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Venga il tuo Regno!


                                                                   Fr. Anderson A. Pitz, LC
                                                                           Matricola: 7353

                 La civiltà europea nella storia mondiale
              Medioevo, di Giovanni Tabacco e Grado G. Merlo



II. IL MOVIMENTO COMUNALE

La vivacità dei centri urbani e il costituirsi delle loro autonomie

       Brunetto Lattini ispirato in Cicerone definisce la città come in numero di
persone radunati in una stessa località per vivere l‟una accanto all‟altra sotto un
medesimo complesso di norme giuridiche.
       Persone radunate non solo per l‟economia, ma anche per motivi politici e
culturali. Sono elementi perché la dove ci sono più vivacità in queste aree, più fiorì
una città per lungo tempo. Ne sono esempi Italia, Spagna, Francia centro e nord, Paesi
Bassi. Nel XIII secolo ci sono nasciture di città da per tutto, in generale come
agglomerazione di persone con terra come punto comune. Non sono città molto
popolose, difficilmente oltrepasseranno 50.000 abitanti. Si risalteranno Milano e
Verona con popolazione tra 100.000 e 200.000, Firenze, Genova, Napoli, Palermo e
Parigi con 200.000, Colonia e Londra con 40.000. Questi sono i centri più grandi di
Europa. La crescita demografica sempre verrà parallelo allo sviluppo economico.
       L‟origine dei comuni è molto discussa. Ci sono diverse cause proposte:
continuità tra ordinamenti delle città antiche e medievale; istituzione comunale e
organi che regolavano nel Medio Evo l‟arte e mestieri; diritto di mercato e diritto
urbano; lotta tra forze “aristocratiche” e “democratiche”.
       Vivere con una legge comune vuol dire con un diritto uniforme. A molti attirava
l‟idea di libertà, perché abitando un anno in città dava quel titolo. Per costituire un
comune bastava una paga per il permesso del vescovo o del re da parte del borghese.
       A Parigi, per esempio, il re dirigeva la giustizia, in secondo posto (per le
giurisdizioni interne) l‟episcopato ed enti canonicali e religiosi. Il potere restava così
frantumato in nuclei distinti. Nella Francia del nord e Inghilterra, c‟era in “praepositus”
che faceva l‟amministrazione comunale, era un funzionario regio o signorile; oppure il
re sceglieva un sindaco da una lista proposta dai nobili locali. Nella Francia centrale e
Italia, c‟erano i “consoli” che erano magistrati comunali reclutati tra i gruppi
aristocratici, cittadini di tradizione militare (spesso cavalieri) che qualche volta hanno
difeso la città affidati dal vescovo o re, e di origini mercantili. Esercitavano la giustizia
e amministravano la città.
       Nel nord della Francia si chiamavano gli “scabini”, erano 12 eletti per i borghesi.
Il regime consolare era di 2 a 12 per il periodo di un anno, di solito egemonizzati in un
gruppo stretto di famiglie.
       Nel XIII secolo appaiono in Germania i “consules”, con il desiderio di
indipendenza dei borghesi o signori. In questo paese si costituiscono le “civitas imperii”
costituite a giuramento di fedeltà al re, e le “città territoriali o provinciale” che erano
piccole capitali territoriali o provinciali.


Le peculiarità dei ceti e delle istituzioni nelle città italiane
Questa indipendenza dei signori non fu possibile ai comuni italiani.
Continuarono quelli cittadini della piccola aristocrazia regnante. Gli stessi erano
istruiti in diritto e come notai.
      Nel secolo XI il governo era con una “campagna comune” di 6 consoli. I “maiores”
erano rappresentanti della collettività, simpatizzanti dei cittadini, assumono guida
politica della città. Formano un consolato (diversi numero a seconda della città),
dentro un‟aristocrazia militare e mercantile.
       Le città ricevono più autonomia ma i “cives” devono giurare fedeltà
all‟imperatore e i consoli dovevano ricevere periodicamente l‟investitura formale
dell‟ufficio da parte dell‟imperatore. A Parma a un certo punto, mettono un religioso di
fuori della città in modo a non avere nessuno di parte.
       I cittadini lottano per avere qualche potere, qualche autonomia e certi gruppi
riescono qualche rilievo politico (tra Xi e XII secolo). Non sempre le fonti del Medio Evo
permettono vedere queste concessioni unilaterali del signore, i contrasti fra cittadini e
signori.


Mobilità sociale e iniziativa politica delle comunità rurali

       In Spagna, per esempio, morto Alfonso IV di Castiglia nel 1109 e nel contesto
delle lotte per successione, i cittadini di Sahagun, vittime di saccheggi e devastazioni,
costituiscono spontaneamente un‟associazione giurata. Rifiutano prestazioni e i tributi
dovuti ai loro “domini”, attaccano ai signori e ai loro agenti, assaltano le residenze
signorile e le chiese. Presto anche si trasforma in rivolta anticittadina. Si formano
alleanze di nobili contro borghesi, con blocco economico rifiutando di portare frumento
e vino al mercato urbano. Dopo un decennio le comunità rurali ottengono esenzioni e
alcuni privilegi, più o meno estesi, e proprie magistrature.
       Così rimane l‟organizzazione delle città: il “maior” presta giuramento di fedeltà al
signore e ai responsabili davanti agli agenti signorili dei “proventi e redditi” della villa.
Le operazioni di polizia sono affidate ad un “custos” comunale.
       Con forte somma di denaro i cittadini potevano acquistare una carta di “libertà”,
così scioglievano le tasse di imposti, potevano ereditare ai figli, ecc.
       Crescono i piccoli e medi proprietari, grazie alle possibilità offerte dello sviluppo
economico generale e dà posto a iniziative concesse dai signori: attività commerciale e
artigianale a livello locale.
       Nascono così i “comuni rurali” per iniziativa dei contadini per interesse di pura
sovra vivenza, collegati su base vicinale. La “vicinia” è un insieme di abitanti del
medesimo “vicus” di origine più o meno remota, che si organizzano spontaneamente
sulla base di tradizioni antiche, per disciplinare la convivenza civile, coordinare
operazioni agricole, sfruttare l‟incolto di uso comune e regolare l‟uso delle acque.
       Di questa semplice organizzazione passano a rivendicare diritti e incluso
autodifesa davanti a forze signorili. Al “magister” compete la giustizia. In alcuni posti
(come in parte di Germani) dove i signori fanno forti strutture politico-istituzionali, i
contadini non riescono a sviluppare le proprie autonomie.


L'inquadramento cittadino del contado nello sviluppo politico italiano

     Succedono parecchie riscontri tra i contadini con l„aristocrazia militare ma
anche con i cittadini. A Milano regione, c‟e un grande sviluppo nel senso di comuni. Le
comunità urbane si estendono nel territorio della diocesi dei cui la città era al centro.
Nascono allora le “ civitas mater” e i “contattino filii” come nuclei di maggior potere
sugli altri. Sorge l‟intenzione di centralizzare tutto nella città principale che governa in
certo senso l‟economia, la politica, ecc.


Pluralità di apporti ed elementi originali nella formazione della cultura dei ceti
cittadini

      Le città sono naturalmente punti d‟incontri e di produzione di idee ed esperienze.
Si sviluppano le scuole catedrali e monastiche e le prime università. I chierici
insegnano ai nobili, anche a poco a poco i cavalieri diventano letterati.
       La società è divisa in: bellatores, oratores e laboratores. Ci sono anche le
funzioni “ministeriales” come: notai, giuridici nell‟ aristocrazia militare.
       L‟ordine di Predicatori si sviluppa per lo più nelle città perché c‟è una maggiore
popolazione, quindi più peccati. Di lì arrivano alle piccole città.
       Concorre alla formazione della cultura dei ceti cittadini: tradizioni militari
cavaleresche, persistenze folkloriche, ceti intellettuali, ambizioni di classi e gruppi
sociali, esperienze professionali, lotte politiche e divergenze religiose.


III. DALLA FRAMMENTAZIONE DEL POTERE ALLA CONCENTRAZIONE DELLE FORZE

       Attraverso il feudo si supera la frammentazione signorile. Principi, re e
reppublica diedero vita a magistrature periferiche (retori, balivi, sceriff, vicari)
attraverso cui vigilare sui nuclei di poteri locale e esercitare direttamente la
giurisdizione.
       Parallelamente si consolidava l‟autorità del Papa al vertice della cristianità in
forma monarchica possente, costruita sull‟esempio imperiale romano. Il primato
papale con supremazia giuridico-politica della Chiesa di Roma divenne la regola della
cattolicità.


La monarchia papale

      Nel 1123 Calisto II fa un concilio nella basilica di Laterano con circa 300 vescovi,
abati e chierici occidentali, dove il papato si riproponeva con forza al culmine della
“Societas Christiana”. I papi furono formando lungo questi anni seguenti un vero
corpus giuridico fondato nei suoi volontarismi legiferanti.
       Dalla metà del secolo XII erano sempre più numerosi i papi e vescovi giuristi.
Intervenivano nei regni e nella cristianità a integrare carenze e organi. Intervenivano
anche nelle scelte imperiali, re e governanti.
       Bernardo di Chiaravale interpretò questa potestas papale in chiave di ministerio
e servizio più che di dominio e potere. È la famoso ierocrazia.
       Anche nella chiesa nasce un timore che il papa diventasse un sucessore
dell‟imperatore Costantino più che un sucessore di Pietro.
       L‟espressione “curia romana” appare nel fine del XI secolo e indica la “corte
papale”. Corte simile a quella di Carlo Magno, come formidabile strumento di governo.
È così che il cardenalato da 50 nel secolo XI scende a 20: erano consiglieri e agenti del
monarca, facevano la giurisdizione nelle più importanti questioni (cause maiores). Poi
c‟era la “camara” che era il centro di amministrazione e finanziaria. La “cancelleria e
capella” con i chierici adetti al servizio liturgico papale che una volta lo facevano i
cardinali ma adesso erano troppo impegnati nell‟amministrazione e politica. Poi
c‟erano u chierici e i diaconi.
       Il fatto di fare la carriera diventerà un dificile problema al interno della Chiesa.
Queste funzioni portarono a diverse relazioni tra il papa e le famiglie riche. I papi
cominciarono a moversi nelle città italiane e a intervenire direttamente negli affari
locali.
        Le lotte papi-imperatori generaronno degli anti-papi. Nel tempo di Alessandro III
(1159-1177) le lotte con Federico I, il Barbarossa, generò ben 3 anti-papi
contemporaneamente. Seguono i concili Lateranense II (1139) e III (1179) dove fu
deciso che il candidato per essere papa, se non avesse unanimità tra i cardinali,
doveva avere almeno un 2/3 dei voti. Nel concilio di Lione (1274) si finalizò la
legislazione specificando minuciosamente le modalità del conclave (non durare più di
10 giorno per la scelta del nuovo sucessore, completo isolamento, concluso solo ad
elezione avenuta). Nei secoli XIII e XIV la curia romana diventa un imponente apparato
burocratico. Annualmente emite circa 10.000 documenti.
        I papi erano quelli che nominavano i vescovi, ma questi dovevano pagare delle
tasse, anche per le visite ad limina (obligatoria ogni 3 anni). Roma diventa una forza
economica.
        Nasce la “penitenziaria” che si occupava delle macanze indisciplinare:
irregolarità e impedimenti dei matrimoni, penitenze e privilegi, voti religiosi, ecc. Le
cause maggiore si rimetevono alla “Audientia Causarum” o “Audientia sacri palatii”
che amministravano la giustizia civile e penale nelle cause di competenza della Santa
Sede.


La dialettica delle istituzioni ecclesiastiche; lo spontaneo organizzarsi dei
movimenti religiosi e l'impegno romano tra protezione e repressione

       Il secolo XII inizia con tanti problemi per la Chiesa: Gioachino da Fiori, i catari
in fase organizzata. Gli eretici erano separati dalla società, “criminalizzati”. La curia è
molto trasformata, grande influsso mondano e benefici economici. Nascono ordini
secondo il consiglio evangelico di povertà come i valdesi, i mendicanti (nome rifessa
che vivono delle offerte), i francescani.
       C‟è una vera riforma della vita religiosa perché molto influenziata di principi
eretici. È il momento dell?inquisizione: domenicani e minori come delegati papali
contro l‟eterodossia.
       Periodo di intensa lotta per l‟autenticità religiosa. L‟Oridene dei Frati Minori e dei
Domenicani promovono una sobre salente crescita verticale nella società: con i ceti
“popolari”, gruppi di cittadini, famiglie di prestigio.


Potere politico e potere sacerdotale: solidarietà e conflitti

      Non si vede ancora la differenza tra popolo di Dio e popolo laicale. Continuano le
confusione nell‟ora del potere, da una parte e dall‟altra. Tanti problemi di questo
genere porteranno Inocenzo IV a convocare il concilio di Lione (1245). Bonifacio VIII
condannarà le decisioni di Filippo il Bello di imporre tasse al clero senza suo consenso.
Bonifacio VIII proponeva una vera autocrazia (lettere Ausculta, Fili del 1301 e Unam
Sanctam del 1302). Filippo il Bello e Gugliemo di Nogaret propongono convocare un
concilio per liberare la Chiesa da Caetani (Bonifacio VIII). Caetani muore subbito dopo,
nel 1303. Lo stesso accadrà nel 1324 con Ludovico Bavaro, essendo stato scomunicato,
apella ad un concilio accusando il papa di eresia. Mettono i Colonna a Nicolò V nel
1328. Frequenti scontri tra Ludovico e Givanni XXII.


Raccordi feudali, sperimentazioni funzionariali e consolidamenti burocratici
nell'ordinamento pubblico europeo
Nel XI secolo, non si vede un grande sviluppo delle monarchie germaniche
perché ancora c‟è un forte influsso del papa nelle elezioni e per la forte rivalità tra gli
sveva e i guelfi. Il re per avere predominio nel regno doveva: basarsi sulla propria
potenza territoriale, sul patrimonio della sua casata e avere pattegiamenti con altri
principi. Cercano sue autonomie.
      Sorge il “balivato” che era un delegato del re, agiva a suo nome nell‟ambito
amministrativo, militare, finanziario e giuridico.


«Signorie» cittadine e chiusure oligarchiche nell'Italia dei comuni

      Nel XII e XIII secolo nascono le “signorie” all‟interno dei comuni. Erano gruppi di
“signori” che si facevano ai poteri nelle città cui potere del re era debole. I gruppi di
mercatori, per difendere la propria egemonia politica dalle minaccie “si affidavano” a
un dominus il quale poi trasformava questa tuttela in ditatura signoria per la sua
estirpe. Avevano diversi nomi nelle città: “podestà”, “anziano della credenza”, “capitano
generale”, “conservatore della pace”, “signori”.

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Il movimento comunale

  • 1. Venga il tuo Regno! Fr. Anderson A. Pitz, LC Matricola: 7353 La civiltà europea nella storia mondiale Medioevo, di Giovanni Tabacco e Grado G. Merlo II. IL MOVIMENTO COMUNALE La vivacità dei centri urbani e il costituirsi delle loro autonomie Brunetto Lattini ispirato in Cicerone definisce la città come in numero di persone radunati in una stessa località per vivere l‟una accanto all‟altra sotto un medesimo complesso di norme giuridiche. Persone radunate non solo per l‟economia, ma anche per motivi politici e culturali. Sono elementi perché la dove ci sono più vivacità in queste aree, più fiorì una città per lungo tempo. Ne sono esempi Italia, Spagna, Francia centro e nord, Paesi Bassi. Nel XIII secolo ci sono nasciture di città da per tutto, in generale come agglomerazione di persone con terra come punto comune. Non sono città molto popolose, difficilmente oltrepasseranno 50.000 abitanti. Si risalteranno Milano e Verona con popolazione tra 100.000 e 200.000, Firenze, Genova, Napoli, Palermo e Parigi con 200.000, Colonia e Londra con 40.000. Questi sono i centri più grandi di Europa. La crescita demografica sempre verrà parallelo allo sviluppo economico. L‟origine dei comuni è molto discussa. Ci sono diverse cause proposte: continuità tra ordinamenti delle città antiche e medievale; istituzione comunale e organi che regolavano nel Medio Evo l‟arte e mestieri; diritto di mercato e diritto urbano; lotta tra forze “aristocratiche” e “democratiche”. Vivere con una legge comune vuol dire con un diritto uniforme. A molti attirava l‟idea di libertà, perché abitando un anno in città dava quel titolo. Per costituire un comune bastava una paga per il permesso del vescovo o del re da parte del borghese. A Parigi, per esempio, il re dirigeva la giustizia, in secondo posto (per le giurisdizioni interne) l‟episcopato ed enti canonicali e religiosi. Il potere restava così frantumato in nuclei distinti. Nella Francia del nord e Inghilterra, c‟era in “praepositus” che faceva l‟amministrazione comunale, era un funzionario regio o signorile; oppure il re sceglieva un sindaco da una lista proposta dai nobili locali. Nella Francia centrale e Italia, c‟erano i “consoli” che erano magistrati comunali reclutati tra i gruppi aristocratici, cittadini di tradizione militare (spesso cavalieri) che qualche volta hanno difeso la città affidati dal vescovo o re, e di origini mercantili. Esercitavano la giustizia e amministravano la città. Nel nord della Francia si chiamavano gli “scabini”, erano 12 eletti per i borghesi. Il regime consolare era di 2 a 12 per il periodo di un anno, di solito egemonizzati in un gruppo stretto di famiglie. Nel XIII secolo appaiono in Germania i “consules”, con il desiderio di indipendenza dei borghesi o signori. In questo paese si costituiscono le “civitas imperii” costituite a giuramento di fedeltà al re, e le “città territoriali o provinciale” che erano piccole capitali territoriali o provinciali. Le peculiarità dei ceti e delle istituzioni nelle città italiane
  • 2. Questa indipendenza dei signori non fu possibile ai comuni italiani. Continuarono quelli cittadini della piccola aristocrazia regnante. Gli stessi erano istruiti in diritto e come notai. Nel secolo XI il governo era con una “campagna comune” di 6 consoli. I “maiores” erano rappresentanti della collettività, simpatizzanti dei cittadini, assumono guida politica della città. Formano un consolato (diversi numero a seconda della città), dentro un‟aristocrazia militare e mercantile. Le città ricevono più autonomia ma i “cives” devono giurare fedeltà all‟imperatore e i consoli dovevano ricevere periodicamente l‟investitura formale dell‟ufficio da parte dell‟imperatore. A Parma a un certo punto, mettono un religioso di fuori della città in modo a non avere nessuno di parte. I cittadini lottano per avere qualche potere, qualche autonomia e certi gruppi riescono qualche rilievo politico (tra Xi e XII secolo). Non sempre le fonti del Medio Evo permettono vedere queste concessioni unilaterali del signore, i contrasti fra cittadini e signori. Mobilità sociale e iniziativa politica delle comunità rurali In Spagna, per esempio, morto Alfonso IV di Castiglia nel 1109 e nel contesto delle lotte per successione, i cittadini di Sahagun, vittime di saccheggi e devastazioni, costituiscono spontaneamente un‟associazione giurata. Rifiutano prestazioni e i tributi dovuti ai loro “domini”, attaccano ai signori e ai loro agenti, assaltano le residenze signorile e le chiese. Presto anche si trasforma in rivolta anticittadina. Si formano alleanze di nobili contro borghesi, con blocco economico rifiutando di portare frumento e vino al mercato urbano. Dopo un decennio le comunità rurali ottengono esenzioni e alcuni privilegi, più o meno estesi, e proprie magistrature. Così rimane l‟organizzazione delle città: il “maior” presta giuramento di fedeltà al signore e ai responsabili davanti agli agenti signorili dei “proventi e redditi” della villa. Le operazioni di polizia sono affidate ad un “custos” comunale. Con forte somma di denaro i cittadini potevano acquistare una carta di “libertà”, così scioglievano le tasse di imposti, potevano ereditare ai figli, ecc. Crescono i piccoli e medi proprietari, grazie alle possibilità offerte dello sviluppo economico generale e dà posto a iniziative concesse dai signori: attività commerciale e artigianale a livello locale. Nascono così i “comuni rurali” per iniziativa dei contadini per interesse di pura sovra vivenza, collegati su base vicinale. La “vicinia” è un insieme di abitanti del medesimo “vicus” di origine più o meno remota, che si organizzano spontaneamente sulla base di tradizioni antiche, per disciplinare la convivenza civile, coordinare operazioni agricole, sfruttare l‟incolto di uso comune e regolare l‟uso delle acque. Di questa semplice organizzazione passano a rivendicare diritti e incluso autodifesa davanti a forze signorili. Al “magister” compete la giustizia. In alcuni posti (come in parte di Germani) dove i signori fanno forti strutture politico-istituzionali, i contadini non riescono a sviluppare le proprie autonomie. L'inquadramento cittadino del contado nello sviluppo politico italiano Succedono parecchie riscontri tra i contadini con l„aristocrazia militare ma anche con i cittadini. A Milano regione, c‟e un grande sviluppo nel senso di comuni. Le comunità urbane si estendono nel territorio della diocesi dei cui la città era al centro. Nascono allora le “ civitas mater” e i “contattino filii” come nuclei di maggior potere
  • 3. sugli altri. Sorge l‟intenzione di centralizzare tutto nella città principale che governa in certo senso l‟economia, la politica, ecc. Pluralità di apporti ed elementi originali nella formazione della cultura dei ceti cittadini Le città sono naturalmente punti d‟incontri e di produzione di idee ed esperienze. Si sviluppano le scuole catedrali e monastiche e le prime università. I chierici insegnano ai nobili, anche a poco a poco i cavalieri diventano letterati. La società è divisa in: bellatores, oratores e laboratores. Ci sono anche le funzioni “ministeriales” come: notai, giuridici nell‟ aristocrazia militare. L‟ordine di Predicatori si sviluppa per lo più nelle città perché c‟è una maggiore popolazione, quindi più peccati. Di lì arrivano alle piccole città. Concorre alla formazione della cultura dei ceti cittadini: tradizioni militari cavaleresche, persistenze folkloriche, ceti intellettuali, ambizioni di classi e gruppi sociali, esperienze professionali, lotte politiche e divergenze religiose. III. DALLA FRAMMENTAZIONE DEL POTERE ALLA CONCENTRAZIONE DELLE FORZE Attraverso il feudo si supera la frammentazione signorile. Principi, re e reppublica diedero vita a magistrature periferiche (retori, balivi, sceriff, vicari) attraverso cui vigilare sui nuclei di poteri locale e esercitare direttamente la giurisdizione. Parallelamente si consolidava l‟autorità del Papa al vertice della cristianità in forma monarchica possente, costruita sull‟esempio imperiale romano. Il primato papale con supremazia giuridico-politica della Chiesa di Roma divenne la regola della cattolicità. La monarchia papale Nel 1123 Calisto II fa un concilio nella basilica di Laterano con circa 300 vescovi, abati e chierici occidentali, dove il papato si riproponeva con forza al culmine della “Societas Christiana”. I papi furono formando lungo questi anni seguenti un vero corpus giuridico fondato nei suoi volontarismi legiferanti. Dalla metà del secolo XII erano sempre più numerosi i papi e vescovi giuristi. Intervenivano nei regni e nella cristianità a integrare carenze e organi. Intervenivano anche nelle scelte imperiali, re e governanti. Bernardo di Chiaravale interpretò questa potestas papale in chiave di ministerio e servizio più che di dominio e potere. È la famoso ierocrazia. Anche nella chiesa nasce un timore che il papa diventasse un sucessore dell‟imperatore Costantino più che un sucessore di Pietro. L‟espressione “curia romana” appare nel fine del XI secolo e indica la “corte papale”. Corte simile a quella di Carlo Magno, come formidabile strumento di governo. È così che il cardenalato da 50 nel secolo XI scende a 20: erano consiglieri e agenti del monarca, facevano la giurisdizione nelle più importanti questioni (cause maiores). Poi c‟era la “camara” che era il centro di amministrazione e finanziaria. La “cancelleria e capella” con i chierici adetti al servizio liturgico papale che una volta lo facevano i cardinali ma adesso erano troppo impegnati nell‟amministrazione e politica. Poi c‟erano u chierici e i diaconi. Il fatto di fare la carriera diventerà un dificile problema al interno della Chiesa. Queste funzioni portarono a diverse relazioni tra il papa e le famiglie riche. I papi
  • 4. cominciarono a moversi nelle città italiane e a intervenire direttamente negli affari locali. Le lotte papi-imperatori generaronno degli anti-papi. Nel tempo di Alessandro III (1159-1177) le lotte con Federico I, il Barbarossa, generò ben 3 anti-papi contemporaneamente. Seguono i concili Lateranense II (1139) e III (1179) dove fu deciso che il candidato per essere papa, se non avesse unanimità tra i cardinali, doveva avere almeno un 2/3 dei voti. Nel concilio di Lione (1274) si finalizò la legislazione specificando minuciosamente le modalità del conclave (non durare più di 10 giorno per la scelta del nuovo sucessore, completo isolamento, concluso solo ad elezione avenuta). Nei secoli XIII e XIV la curia romana diventa un imponente apparato burocratico. Annualmente emite circa 10.000 documenti. I papi erano quelli che nominavano i vescovi, ma questi dovevano pagare delle tasse, anche per le visite ad limina (obligatoria ogni 3 anni). Roma diventa una forza economica. Nasce la “penitenziaria” che si occupava delle macanze indisciplinare: irregolarità e impedimenti dei matrimoni, penitenze e privilegi, voti religiosi, ecc. Le cause maggiore si rimetevono alla “Audientia Causarum” o “Audientia sacri palatii” che amministravano la giustizia civile e penale nelle cause di competenza della Santa Sede. La dialettica delle istituzioni ecclesiastiche; lo spontaneo organizzarsi dei movimenti religiosi e l'impegno romano tra protezione e repressione Il secolo XII inizia con tanti problemi per la Chiesa: Gioachino da Fiori, i catari in fase organizzata. Gli eretici erano separati dalla società, “criminalizzati”. La curia è molto trasformata, grande influsso mondano e benefici economici. Nascono ordini secondo il consiglio evangelico di povertà come i valdesi, i mendicanti (nome rifessa che vivono delle offerte), i francescani. C‟è una vera riforma della vita religiosa perché molto influenziata di principi eretici. È il momento dell?inquisizione: domenicani e minori come delegati papali contro l‟eterodossia. Periodo di intensa lotta per l‟autenticità religiosa. L‟Oridene dei Frati Minori e dei Domenicani promovono una sobre salente crescita verticale nella società: con i ceti “popolari”, gruppi di cittadini, famiglie di prestigio. Potere politico e potere sacerdotale: solidarietà e conflitti Non si vede ancora la differenza tra popolo di Dio e popolo laicale. Continuano le confusione nell‟ora del potere, da una parte e dall‟altra. Tanti problemi di questo genere porteranno Inocenzo IV a convocare il concilio di Lione (1245). Bonifacio VIII condannarà le decisioni di Filippo il Bello di imporre tasse al clero senza suo consenso. Bonifacio VIII proponeva una vera autocrazia (lettere Ausculta, Fili del 1301 e Unam Sanctam del 1302). Filippo il Bello e Gugliemo di Nogaret propongono convocare un concilio per liberare la Chiesa da Caetani (Bonifacio VIII). Caetani muore subbito dopo, nel 1303. Lo stesso accadrà nel 1324 con Ludovico Bavaro, essendo stato scomunicato, apella ad un concilio accusando il papa di eresia. Mettono i Colonna a Nicolò V nel 1328. Frequenti scontri tra Ludovico e Givanni XXII. Raccordi feudali, sperimentazioni funzionariali e consolidamenti burocratici nell'ordinamento pubblico europeo
  • 5. Nel XI secolo, non si vede un grande sviluppo delle monarchie germaniche perché ancora c‟è un forte influsso del papa nelle elezioni e per la forte rivalità tra gli sveva e i guelfi. Il re per avere predominio nel regno doveva: basarsi sulla propria potenza territoriale, sul patrimonio della sua casata e avere pattegiamenti con altri principi. Cercano sue autonomie. Sorge il “balivato” che era un delegato del re, agiva a suo nome nell‟ambito amministrativo, militare, finanziario e giuridico. «Signorie» cittadine e chiusure oligarchiche nell'Italia dei comuni Nel XII e XIII secolo nascono le “signorie” all‟interno dei comuni. Erano gruppi di “signori” che si facevano ai poteri nelle città cui potere del re era debole. I gruppi di mercatori, per difendere la propria egemonia politica dalle minaccie “si affidavano” a un dominus il quale poi trasformava questa tuttela in ditatura signoria per la sua estirpe. Avevano diversi nomi nelle città: “podestà”, “anziano della credenza”, “capitano generale”, “conservatore della pace”, “signori”.