2. Origini del Buddhismo
Il Buddismo è una delle tre religioni principali della Cina, insieme al Taoismo e
Confucianesimo. Il termine Buddha in lingua pali significa "chi conosce o
raggiunge l'illuminazione". Il fondatore fu un uomo di cui storicamente si sa
pochissimo, e i cui insegnamenti furono sistematizzati centinaia di anni dopo la
sua morte. Si sa che visse e predicò in India nel VI secolo.
Il Buddismo non ha una teologia o una divinità; guarda con autentica schiettezza
alla nostra condizione di esseri umani, non ha nulla a che fare con il credere
vero qualcosa perchè lo si desidera intensamente, nella maniera più assoluta.
Tutto ciò che il Budda ha insegnato è basato sulla sua osservazione diretta delle
cose così come sono e può essere verificato dalla nostra sperimentazione.
3. Alla base del Buddismo vi è il convincimento che ogni individuo possieda un
potenziale positivo illimitato e il potere di cambiare in meglio la propria vita.
Attraverso la pratica buddista le persone possono diventare più felici e realizzate
e, di conseguenza, dare un contributo in tal senso alla società. Il Buddismo
insegna che c’è una Legge (il Dharma) che sottende ogni cosa nell’universo, e che
tutte le forme di vita sono interconnesse. Sostiene inoltre che noi siamo i soli
responsabili della direzione che prendono le nostre vite: un cambiamento nel
nostro cuore o nel nostro modo di pensare porta inevitabilmente a un
cambiamento delle circostanze esterne, influenza il luogo in cui viviamo e le
persone che ci circondano.
4. Introduzione alla Felicità
Quando pensiamo alla felicità la colleghiamo ad un evento passato che ci ha reso felici o a
qualcosa che ancora deve venire nel tempo. Troppo spesso mettiamo in relazione la felicità al
passato, che ormai non c’è più, o a un futuro che ancora deve venire. Nel Buddismo si parla di
felicità relativa e felicità assoluta. La felicità relativa è sempre collegata ad un evento esterno
e condiziona il nostro umore e la nostra vita perché oggi c’è e tra un attimo le condizioni possono
cambiare. La felicità assoluta, invece, è una condizione di felicità interiore che non è
condizionata da nulla, sgorga da dentro e non è legata a nessun evento. Tutti tendiamo a cercare
la felicità relativa perché siamo abituati così ed è anche più facile. Il Buddismo parla, infatti, di
dieci stati vitali o possiamo chiamarli dieci stati d’animo che condizionano la nostra vita:
I Dieci Mondi
Inferno: significa disperazione.
Avidità: non averne mai abbastanza.
Animalità: essere istintivi.
Collera: essere arroganti e in cerca di conflitti.
Umanità: essere passivi di fronte alle esperienze che la vita porta incontro.
Estasi: essere felici per un obiettivo raggiunto per poi volerne conseguirne un altro.
Apprendimento: riguarda il mondo dello studio e delle conoscenze.
Illuminazione Parziale: è il mondo delle intuizioni; riguarda coloro che cercano di raggiungere
l'illuminazione senza gli insegnamenti del Buddha.
5. Buddità: è la condizione vitale più alta in assoluto, caratterizzata da altruismo
e compassione. Può essere compreso solo sperimentandolo.
Esso è uno stato di gioia infinita per il solo fatto di essere vivi, qui i problemi
non sono più problemi ma occasioni, i conflitti non sono più conflitti ma occasioni
di crescita. Per raggiungere questo stato, viene usata una pratica semplicissima:
quella di recitare il mantra Nam Myoho Renge Kyo davanti all’oggetto di culto il
Gohonzon, una pergamena. La recitazione di questa frase ti mette a ritmo con
l’universo interno ed esterno e ti aiuta a tirare fuori questo stato vitale che
normalmente non emerge perchè non crediamo che esista. Infatti, sicuramente
leggendo gli altri stati vitali chiunque si rispecchia in uno di questi, mentre
credere che ci sia uno stato così perfetto di gioia pura sembra impossibile.
Eppure esiste.
6. LE QUATTRO NOBILI VERITA'
Il primo insegnamento impartito dal Budda in seguito alla propria
illuminazione e felicità fu sulle Quattro Nobili Verità.
PRIMA NOBILE VERITA'
La Prima Nobile Verità si occupa di qualcosa che ogni essere vivente può
facilmente verificare per esperienza: la sofferenza "c'è".
Il Buddismo non si occupa del Cielo, o di luoghi immaginari e metafisici,
ma parte da TE, dalla tua esperienza. Il Buddismo invita ad effettuare
una ricerca personale su esperienze e sensazioni che sono alla portata
di tutti.
La sofferenza, in qualche forma, è ovunque, sia nell'uomo che in tutti
gli esseri viventi, e in un certo senso anche nelle cose, negli oggetti,
nel mondo, nell'universo. Tutto si può rovinare, consumare, logorare.
Tutto è soggetto a mancanza-eccesso, a perdita, a morte.
7. SECONDA NOBILE VERITA'
La seconda nobile verità è che la sofferenza ha una causa. Soffriamo perchè
siamo costantemente in lotta per la sopravvivenza. Cerchiamo continuamente
di provare la nostra esistenza. Possiamo anche essere estremamente umili e
autodispregiativi, ma anche questo è un modo di definire sé stessi, di essere
definiti dalla propria umiltà. Quanto più ci sforziamo di affermare noi stessi
e le nostre relazioni, tanto più dolorosa diviene la nostra esperienza.
TERZA NOBILE VERITA'
La terza nobile verità è che si può porre fine alla causa della sofferenza. La
nostra lotta per sopravvivere e il nostro sforzo di provare la nostra esistenza
e rendere immutabili le nostre relazioni non sono necessari. Noi e il mondo
possiamo andare avanti tranquillamente senza tutti questi atteggiamenti
superflui. Potremmo essere dei semplici, diretti e schietti esseri umani.
Potremmo creare delle relazioni semplici con il nostro mondo, il nostro caffè,
il nostro coniuge o gli amici. Questo si può fare se abbandoniamo le nostre
aspettative su come le cose dovrebbero essere.
8. QUARTA NOBILE VERITA'
La quarta nobile verità tratta il modo, il sentiero, che conduce
all'eliminazione della causa delle sofferenze e dell'infelicità. Il nodo
centrale di questo sentiero è la meditazione. Qui meditazione è intesa
come pratica della concentrazione-attenzione/consapevolezza. Si fissa
l'attenzione sulle cose con cui siamo abituati a torturarci, si diviene
concentrati nell'abbandonare le aspettative su come le cose dovrebbero
essere e da questo emerge la consapevolezza di come le cose siano
realmente. Si inizia a sviluppare la comprensione che le cose sono
piuttosto semplici, nella realtà, e che riusciamo a cavarcela benissimo con
noi stessi e con gli altri nel momento stesso in cui smettiamo di essere
contorti e manipolativi.
9. NICHIREN DAISHOIN
Nichiren è stato un monaco buddhista, fondatore del
Buddhismo Nichiren, una delle maggiori correnti del
Buddhismo giapponese.
Il Buddismo di Nichiren Daishonin fornisce una via per manifestare la
saggezza illimitata e l’energia vitale della Buddità inerente alla vita,
che ogni essere umano può percorrere indipendentemente dalle
circostanze in cui si trova.
Ogni persona ha il potere di superare qualsiasi difficoltà, vivere
un’esistenza di valore e influenzare positivamente la comunità in cui
vive e il mondo intero.
10. Al centro del Buddismo di Nichiren c’è l’invocazione Nam-
myoho-renge-kyo e un oggetto di culto, denominato
Gohonzon.
Tre sono gli elementi basilari della pratica del Buddismo di
Nichiren Daishonin: recitare la frase Nam-myoho-renge-kyo
come preghiera per sé e per gli altri; studiare i suoi
insegnamenti e sforzarsi per condividerli e diffondere il
punto di vista del Buddismo sulla dignità e potenzialità di
ogni forma di vita. Gli appartenenti alla Soka Gakkai
seguono una pratica quotidiana la mattina e la sera,
denominata Gongyo, che consiste nella recitazione di Nam-
myoho-renge-kyo e di parti del Sutra del Loto.
11. Non c’è vera felicità per gli esseri umani
al di fuori del recitare Nam-myohorenge-
kyo. Il sutra afferma: «…e là gli esseri
viventi sono felici e a proprio agio».
Potrebbe forse indicare qualcosa di diverso
dalla gioia senza limiti della Legge?