8. C’è un solo motivo
valido per il quale la
nostra felicità sia più
importante di quella
di qualsiasi altro
essere vivente?
9. Per il Buddhismo la vera
felicità è la
Cessazione della
sofferenza per tutti
gli esseri
10. Fondamenti dell’etica
1. Felicità: ogni
azione, che genera
felicità è giusta
2. Equanimità: la mia
felicità è altrettanto
importante di
quella di ogni altro
essere vivente
11. Il primo discorso
di Buddha, nel
parco delle
Gazzelle, dopo
l’illuminazione,
affronta la
ricerca della
vera felicità
12. Di fronte ad un piccolo gruppo
di persone il Buddha espose le
4 nobili verità:
1. la verità della sofferenza,
2. la verità delle cause della
sofferenza,
3. la verità della cessazione
della sofferenza,
4. la verità del sentiero che
conduce alla liberazione
dalla sofferenza.
14. La parola utilizzata per sofferenza è
Dukha, che non significa soltanto
dolore, ma più ampiamente
situazione insoddisfacente,
incompleta.
La prima nobile verità afferma che
dukha è inseparabile dall’esistenza
degli esseri senzienti.
Questo tutti noi l’abbiamo
sperimentato e non abbiamo
bisogno di dimostrazioni.
15. La nascita è sofferenza,
la vecchiaia è sofferenza,
la malattia è sofferenza,
la morte è sofferenza,
l'unione con ciò che odiamo è sofferenza,
la separazione da ciò che amiamo è sofferenza,
non ottenere ciò che desideriamo è sofferenza.
17. Nulla può accadere senza una
causa.
La seconda nobile verità
afferma che la causa della
sofferenza è la brama: la brama
del piacere dei sensi, la brama
dell’esistere e del divenire e la
brama del non-esistere. Più
precisamente la parola utilizzata
è Tanha, che significa desiderio
egoistico, attaccamento o
avidità.
18. La sofferenza non
è dunque fuori di
noi o dipendente
da una causa
esterna e non è
nemmeno una
punizione: è
semplicemente il
risultato del nostro
errato modo di
vivere.
20. Il nostro desiderio invece si
attacca a forme
impermanenti e si chiude:
vorrebbe conservarle,
possederle, addirittura
tramandarle.
Lasciamo proliferare i
pensieri intorno ai nostri
desideri, lasciamo sorgere
azioni che creano nuove
cause di sofferenza.
21. Osserviamo il nostro
attaccamento al desiderio:
1. pensiamo che qualcosa o
qualcuno ci possa aiutare
ad essere più felici.
2. ci impegniamo per ottenerlo
3. una volta ottenuto, quanto
dura la nostra felicità?
Presto ci accorgiamo che
quella cosa non è sufficiente,
oppure con il tempo si
deteriora, oppure
semplicemente la nostra mente
cerca qualcos’altro da
desiderare.
22. Purtroppo il desiderio
egoistico ci sembra il
mezzo migliore per
ottenere la felicità,
mentre ad ogni desiderio
soddisfatto ne segue uno
più grande da soddisfare,
in una catena infinita.
Alimentata dalla nostra
brama ovvero dal nostro
desiderio di desiderare.
23. Non sono i piaceri
la causa della
sofferenza, ma il
chiudersi della
nostra mente nel
desiderio
25. La sofferenza cesserà quando la nostra mente si
aprirà e lascerà andare l’attaccamento al desiderio
26. È evidente, se ci riflettiamo, che soddisfare un desiderio
dopo l’altro non può portarci alla felicità.
Perché la
catena dei
desideri, che ci
rende schiavi, è
infinita
Perché agire in
modo egoistico
crea cause di
sofferenza
28. I 3 aspetti principali del
sentiero:
1. Rinuncia
2. Corretta visione
3. Mente altruistica
29. Le ricchezze, un corpo perfetto, il sapere, le relazioni
umane, la bellezza… tutto ciò che possiamo
sperimentare è impermanente e destinato ad esaurirsi
senza portarci alla felicità completa
30. Quando sorge un desiderio
possiamo:
• Appagarlo: la cessazione del
desiderio causa piacere, ma
consuma energie e genera
nuovi desideri
• Reprimerlo: la repressione del
desiderio causa sofferenza,
consuma energia e genera
frustrazione
• Rinunciarvi: osservarlo, essere
consapevoli della sua vera
natura di semplice moto della
mente e lasciarlo andare,
aprendo la mente ad una
felicità più grande
31. • La rinuncia al desiderio non può essere una lotta cieca: dobbiamo
comprendere esattamente che cosa non vogliamo lasciar andare
e perché.
• Non possiamo separarci dalle esperienze del samsara, ma
dobbiamo imparare a non afferrarle e dobbiamo essere pronti a
lasciarle andare senza tristezza.
36. La rete della vita
Il samsara non è un insieme di esseri separati, ma un flusso di
fenomeni interdipendenti tra loro ed in cambiamento
continuo
37. C’è un’immagine molto
bella: nelle infinite vite che
hanno preceduto quella
attuale, ogni essere è già
stato nostra madre. Ci ha
amato, curato e
mantenuto in vita con
fatica ed amore.
Infinite madri
39. • Quando comprenderemo
che c’è una relazione
profonda con tutti gli esseri
e che senza gli altri noi non
potremmo nemmeno
esistere,
• Quando comprenderemo
che ogni essere senziente
si è preso cura di noi in
passato,
• Allora vorremo ricambiare
questa gentilezza e non
vorremo più veder soffrire
nessun essere senziente.
Ricambiare
40. • Se oggi qualcuno ci causa
sofferenza dovremmo
riconoscere il fatto che in
passato si è preso cura di noi
e che ora si comporta così a
causa delle sue sofferenze
interiori.
• Dovremmo allora evitare di
accrescere le sue e le nostre
difficoltà con emozioni
negative, quali rabbia e odio
Ridurre la
sofferenza
41. Scambiare se
stessi con gli altri
• Un modo per liberarci
dall’egoismo è
scambiare noi stessi con
gli altri.
• Questo ci renderà
molto più consapevoli
delle difficoltà degli altri
e farà nascere in noi il
desiderio di condividere
le nostre gioie e di
prendere su di noi il loro
dolore.
42. Il progresso nel nostro cammino spirituale
non dipende soltanto dalle cose che
facciamo, ma soprattutto dal nostro
atteggiamento mentale.
Bodhicitta è l’intenzione di aiutare tutti gli
esseri senza distinzioni a raggiungere
l’illuminazione ed è la motivazione più alta
per le nostre azioni
Bodhicitta: la mente altruistica
43. Ogni più piccola
azione con la retta
motivazione crea
karma positivo e
questo crea un
seme di felicità per
noi e la diffonde nel
mondo.
Tutta la felicità del mondo
deriva dall’altruismo
44. Tutti i desideri
soddisfatti
Avere profondi
legami affettivi
Estinzione della sofferenza:
nulla da desiderare
Bodhicitta:
dedicarsi
agli altri
PSICOLOGIA
BUDDHISMO
FELICITÀ
46. Essere grati
Più volte durante il giorno, riflettere
sulle cose positive e sulla bellezza
della nostra vita con grande senso di
gratitudine.
1
47. Osservare con sincerità la nostra
mente e riconoscere come brama,
tutto quello che desideriamo, ma che
non può portarci alla vera felicità
Riconoscere i nostri
desideri egoistici
2
48. Quando sentiamo che ci stiamo
aggrappando troppo ad un desiderio,
possiamo aprire la mente e lasciarlo
andare. Nessun oggetto, nessuna
persona e nessuna condizione
esterna sono indispensabili per la
nostra felicità.
Lasciar andare 3
49. Quando qualcuno ci fa soffrire,
ricordare che in passato si è preso
cura di noi. Riconoscere la sua e la
nostra imperfezione e cercare di
amarlo e di ridurre la sua sofferenza.
Ricordare la gentilezza
degli altri
4
50. Quando accade qualcosa di bello a
qualcuno, saper gioire per lui in modo
completo e puro liberandoci
completamente del nostro egoismo
Gioire per gli altri 5
51. Questa è la domanda principale che
dobbiamo farci tutti i giorni per ogni
essere che incontriamo
Come posso prendermi
cura di te?
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