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PIANO DI AZIONE
AMBIENTALE DI ROMA
           Documento preliminare



                       a cura di




                    coordinamento
 DIPARTIMENTO POLITICHE DELLA QUALITÀ    AMBIENTALE

                  con il contributo di
Coordinamento generale:
Mirella Di Giovine e Gianni Squitieri

Coordinamento scientifico:
Giulio Conte e Mario Zambrini

Hanno elaborato il documento:
Pierluigi Alari, Maria Berrini, Duccio Bianchi, Giovanni Cafiero, Claudio Cesaretti, Giulio Con-
te, Stefano Donati, Paolo Frankl, Maurizio Paffetti, Roberta Pignatelli, Giorgio Shultze, Sabina
Vannucci, Carlo Vigevano, Mario Zambrini

Hanno curato le elaborazioni cartografiche:
Paolo Anella, Paolo Rossini

Realizzazione grafica e impaginazione:
TheSign Immagine & Comunicazione, Roma, tel. 320.77.20

Stampa:
Editrice Le Balze, Montepulciano (SI)

Si ringraziano per la collaborazione e il materiale fornito:
Comune di Roma:
Segreteria vicesindaco
Dipartimento della qualità ambientale - ufficio tutela ambiente
Dipartimento politiche economiche e attività produttive
Dipartimento politiche del bilancio e delle risorse
Dipartimento alle politiche culturali - Sovrintendenza musei, gallerie monumenti e scavi -uffi-
cio monumenti medioevali e moderni -ufficio ville e parchi storici -ufficio Carta dell'Agro ro-
mano - ufficio diritti animali-ufficio sport e turismo
Dipartimento politiche della mobilità e dei trasporti - servizi aree intermodali e area pianifica-
zione - area attuazione e gestione - ufficio controllo inquinamento atmosferico e acustico
Dipartimento politiche educative e formative - ufficio città a misura dei bambini e delle bambi-
ne
Dipartimento Lavori pubblici e manutenzione urbana - ufficio speciale sottosuolo e manuten-
zione programmata - ufficio speciale opere a scomputo
Dipartimento politiche del territorio - ufficio per la riqualificazione delle periferie - ufficio spe-
ciale piano regolatore -laboratori di quartiere - ufficio speciale città storica.
ACEA; AMA; ATAC; COTRAL
Ministero per i beni culturali e ambientali - Ispettore ai beni paesaggistici - Soprintendenza ar-
cheologica - Istituto centrale del restauro
Regione Lazio -Assessorato allo sviluppo del sistema agricolo e rurale
Provincia di Roma-Assessorato ambiente,Ufficio tutela acque
Autorità di Bacino del Tevere
Italia Nostra; Legambiente; WWF
Agenzia Romana per la preparazione del Giubileo; ANIT; ARSIAL; Associazione Civita; Bonifica
s.p.a; ENEL; Ferrovie dello Stato; ISTAT; SMTs.p.a; STA s.p.a sistemi di trasporto; Studio Grafi-
co Orecchio; Università degli studi Roma III

Un ringraziamento particolare a:
M. Anelli; E. Antonucci; F. Bandarin; G. Barozzi; E. Barsotti; M. Bartoletti; S. Bianchi; L. Bignami;
G. Bologna; M. Cagnoni; G. Calenda; M. Cammarota; A. Campitelli; A. Canofani; L. Cardilli; G.
Castelli; B. Cignini; C. Coraggio; L. D’Amico; M Degli Effetti; R. Delli Santi; B. Eramo; M. Fagio-
li; M. Fiori; R. Funiciello; S. Giovenali; G. Lancia; L. Lombardi; P. Malenotti; C. Maltese; M. Ma-
nieri Elia; G. Mantovani; M. Marcelloni; D. Modigliani; A. Montenero; M. Mustè; L. Niccolai.;
G. Noia; A. Onorati; B. Panico; P. Paolillo; T. Rago; B. Salsedo; N. Savarese; F. Scoppola.; E. Sil-
lato; A. Sorokin; M. Spada; G. Taccari; I. Terranova; G. Villetti; G. Zompetta


Roma, Giugno 1997
Premessa




       Negli ultimi anni la città di Roma ha assunto un ruolo sempre più im-
   portante nel processo mondiale di riconversione dello sviluppo urbano ver-
   so la sostenibilità. Dopo la firma della Carta di Aalborg sulle Città Sostenibili
   e la Conferenza Mediterranea per l’Agenda 21 Locale, ospitata qui in Cam-
   pidoglio nel 1995, come Sindaco di Roma ho portato il contributo della cit-
   tà a due importanti appuntamenti dove si sono delineate le strategie
   internazionali per la sostenibilità urbana: la Conferenza dell’ONU, Habitat
   II, tenutasi lo scorso giugno ad Istanbul e la Conferenza Europea delle Città
   Sostenibili, svoltasi nel settembre scorso a Lisbona.
       Le conclusioni di questo importante dibattito internazionale hanno an-
   cora una volta sottolineato il ruolo centrale delle città nelle strategie globali
   per lo sviluppo sostenibile: le città infatti hanno dimostrato con azioni con-
   crete la loro capacità di recepire il mandato della Conferenza di Rio de Ja-
   neiro sull’Ambiente e lo Sviluppo.
       È per questo che oggi, in occasione della Conferenza che ospitiamo “Rio-
   Roma-New York: la sfida delle città sostenibili”, rivolgiamo un appello alla
   Sessione speciale dell’Assemblea Generale dell’ONU, che si riunirà tra po-
   chi giorni a New York per fare il punto sull’attuazione dei mandati di Rio,
   perché sia riconosciuto il ruolo fondamentale delle città nel processo verso
   lo sviluppo sostenibile.
       L’efficacia dell’azione delle città è merito, soprattutto, della possibilità di
   interazione diretta con i cittadini, che solo il livello locale consente: è ormai
   dimostrato che una vera riconversione dei processi economici e sociali pas-
   sa necessariamente attraverso il coinvolgimento del mondo scientifico e
   produttivo, delle forze sociali e dei cittadini. Le autorità locali hanno quindi
   la grande opportunità di favorire tale coinvolgimento attraverso l’informa-
   zione dei cittadini e la loro partecipazione alle scelte.
       È in questo senso che deve essere interpretato questo documento prelimi-
   nare per la redazione del Piano di Azione Ambientale , con cui l’amministra-
   zione di Roma propone ai suoi cittadini un importante strumento di
   confronto per decidere insieme lo sviluppo futuro della città; uno sviluppo
   orientato alla valorizzazione dell’immenso patrimonio storico e ambientale
   di Roma, che è stato definitivamente posto sotto tutela dal nuovo piano ur-
   banistico approvato nel mese di maggio dal Consiglio Comunale, con cui
   sono destinati a verde i due terzi del vasto territorio romano.
       Perché ciò sia possibile, però, è necessario valorizzare anche le altre gran-
   di ricchezze di questa città. Innanzitutto il patrimonio tecnico scientifico
   delle sue università e degli enti di ricerca pubblici e privati: l’innovazione
   scientifica e tecnologica, a cui questa amministrazione ha già ampiamente
   ricorso, dovrà rappresentare uno degli assi portanti del Piano di Azione Am-
   bientale. In secondo luogo dovrà emergere la capacità operativa e proget-
   tuale delle forze economiche e sociali: le imprese, i lavoratori, le associazioni
   di cittadini.
       Questo documento, oltre ad individuare i possibili obiettivi per il futuro,
   rende anche esplicita la “strategia della sostenibilità” che ha sotteso l’azione


                                                                                         7
di governo della città negli ultimi anni: per questo voglio anche ringraziare,
    oltre ai miei collaboratori della Giunta, tutti i funzionari e i tecnici di questa
    amministrazione e delle aziende municipalizzate che con il loro impegno
    hanno consentito di avviare Roma sulla strada che porta alla “città sosteni-
    bile”.

    13 Giugno 1997

                                                                   Francesco Rutelli




8
Introduzione




        La Conferenza delle Nazioni Unite sull’Ambiente e lo Sviluppo, tenutasi
    a Rio de Janeiro nel 1992 ha sottolineato l’importante ruolo dell’azione lo-
    cale, e in particolare delle città, per avviare il pianeta verso lo sviluppo so-
    stenibile. Per questo motivo, il documento conclusivo della conferenza,
    l’Agenda 21, chiedeva alle città di tutto il mondo di definire ciascuna un
    proprio “Piano di Azione Ambientale”.
        Il Piano di Azione Ambientale è un programma di azioni volte a miglio-
    rare le condizioni dell’ambiente urbano e la qualità della vita dei cittadini.
    Il compito di definire e poi attuare il piano non è dell’autorità locale, ma di
    tutti gli attori della scena urbana: istituzioni, mondo scientifico, imprese,
    sindacati, associazioni di cittadini. Infatti, l’efficacia del piano dipende dalla
    sua capacità di attivare tutti i soggetti che interagiscono sulla scena urbana,
    orientandone le scelte ed i comportamenti verso un obiettivo comune.
        Il documento che segue è uno strumento di lavoro, un testo pensato per
    facilitare il confronto tra l’amministrazione e gli altri attori della scena ur-
    bana, in modo da arrivare il prima possibile alla definizione del Piano di
    Azione Ambientale.
        Il documento è suddiviso in tre parti; la prima definisce il processo che
    l’amministrazione vuole adottare per arrivare alla definizione del piano:
    tale processo, che in seguito alla Conferenza di Rio viene chiamato Agenda
    21 locale, prevede la costituzione di un “forum”, dove discutere gli orienta-
    menti generali, e di gruppi di lavoro tematici, dove approfondire gli aspetti
    tecnici.
        La seconda parte invece descrive in modo sintetico i principali problemi
    ambientali, individuati sulla base della Relazione sullo Stato dell’Ambiente, e
    definisce possibili obiettivi operativi e linee d’azione.
        Nella terza parte infine si traccia il resoconto delle azioni già avviate
    dall’amministrazione, individuando i principali problemi ancora aperti.
        Il documento esprime un punto di vista, quello dell’amministrazione,
    che dovrà necessariamente essere completato prima di giungere alla defini-
    zione del Piano di Azione Ambientale: obiettivi generali, obiettivi operativi,
    indicatori e linee di azione individuate devono essere quindi considerate
    come proposte da discutere e da integrare attraverso il processo partecipa-
    tivo.
        Il documento è focalizzato sugli aspetti strettamente ambientali, lascian-
    do in secondo piano gli aspetti sociali: infatti, l’eccezionale ricchezza del pa-
    trimonio storico naturale del territorio di Roma e la necessità di attivare
    una strategia per tutelarlo e valorizzarlo ci ha indotto a dare priorità alla so-
    luzione dei problemi ambientali, lasciando ad una fase successiva l’appro-
    fondimento degli aspetti sociali. Il documento, infine, non definisce
    priorità e tempi delle azioni da avviare, che dovranno essere concordate
    nell’ambito del Forum. Cionostante, ci preme sottolineare come la politica
    attuata negli ultimi quattro anni ed in particolare la profonda riforma
    dell’assetto urbano sfociata nel Piano delle Certezze, renda evidenti alcune
    linee di azioni prioritarie che saranno l’oggetto dei prossimi mesi di attività


                                                                                         9
del Consiglio Comunale. Innanzitutto appare necessario definire rapida-
     mente l’assetto della città in trasformazione, con particolare riguardo alla
     mobilità: l’ormai prossima presentazione in Giunta del Piano Generale del
     Traffico Urbano e l’avvio di undici programmi di recupero urbano costitu-
     iscono certamente due strumenti fondamentali in questo senso. Nello stes-
     so tempo si impone la necessità di valorizzare l’immenso territorio della
     cintura verde ora tutelato, promuovendo le attività agricole, turistiche e
     quant’altro possa contribuire a far conoscere il patrimonio unico al mondo
     dell’agro romano: è in questo senso che deve essere intesa l’iniziativa che
     lanciamo oggi, di proporre il sistema del verde di Roma come riserva della
     biosfera dell’UNESCO.


     Giugno 1997

                            Domenico Cecchini, Loredana De Petris, Walter Tocci




10
Sommario




Parte I. Roma verso l’Agenda 21 locale. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
      1. Le Agende 21 nell’esperienza internazionale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
            .. La Carta di Aalborg . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
            .. L’Agenda 21 Locale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
            .. I principali elementi costitutivi dell’Agenda 21 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
            .. Le Agende 21 nel mondo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
            .. La situazione italiana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
            .. Verso la realizzazione dell’Agenda 21 di Roma . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
                    ... La Relazione sullo Stato dell’Ambiente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
                    ... L’osservatorio ambientale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
                    ... Il documento preliminare per la redazione del Piano di Azione Ambientale . . . . . . . . . .
            .. Il processo partecipativo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
            .. Impostazione del Piano di Azione Ambientale di Roma . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
                    ... Articolazione procedurale e settoriale del Piano d’Azione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
                    ... Partecipazione e confronto con le parti coinvolte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
            .. Definizione degli obiettivi generali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
                    ... Proposta preliminare di obiettivi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
            .. Il processo di definizione degli obiettivi generali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 

Parte II. Obiettivi e linee d’intervento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
      1. Conservazione della biodiversità e delle aree agricole . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
           .. Obiettivi generali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
           .. Stato attuale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
                 ... L’agricoltura nel Comune di Roma . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
           .. Obiettivi operativi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
                 ... Indicatori sulla conservazione della biodiverità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
                 ... Individuazione degli ambiti operativi e delle linee di intervento . . . . . . . . . . . . . . . . . .
                 ... Proposta di obiettivi operativi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 

      2. Mobilità qualità dell’aria, rumore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
           .. Obiettivi generali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
           .. Stato attuale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
           .. Obiettivi operativi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
                 ... Relazioni fra il modello della mobilità e gli indicatori/parametri di sostenibilità. . . . . . .
                 ... Selezione degli indicatori / Definizione degli obiettivi operativi . . . . . . . . . . . . . . . . . .
                 ... Individuazione degli ambiti operativi e delle linee di intervento . . . . . . . . . . . . . . . . . .
                 ... I principi di un approccio demand-side al governo della mobilità urbana . . . . . . . . . . . 

      3. Gestione delle acque . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
           .. Obiettivi generali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
                 ... Uso sostenibile dell’acqua . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .


                                                                                                                                             11
... Conservazione della qualità delle acque . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
              .. Stato attuale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
                    ... Il bilancio idrico del sistema di approvvigionamento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
                    ... Le dispersioni d’acqua nel sistema di approvvigionamento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
                    ... Gli effetti delle dispersioni nel sottosuolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
                    ... I consumi idrici a Roma. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
                    ... La crescita del fabbisogno idrico nell’area romana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
                    ... Allagamenti e rigurgiti delle fogne . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
                    ... La situazione idrologica ed idrogeologica del Tevere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
                    ... Qualità delle acque superficiali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
                    ... Capacità di depurazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
                    ... Efficienza degli impianti di depurazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
              .. Obiettivi operativi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
                    ... Selezione degli indicatori e degli obiettivi operativi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
                    ... Individuazione degli ambiti operativi e delle linee di intervento . . . . . . . . . . . . . . . . . 

     4. Gestione dei rifiuti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
          .. Obiettivi generali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
          .. Stato attuale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
          .. Obiettivi operativi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
                ... Obiettivi operativi, indicatori e parametri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
                ... La riduzione dei rifiuti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
                ... Sicurezza ed economia dello smaltimento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
                ... Valorizzazione e recupero . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
                ... Minimizzazione degli impatti dello smaltimento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 

     5. Politica energetica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
          .. Obiettivi generali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
          .. Stato attuale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
          .. Obiettivi operativi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
                 ... Gli obiettivi quantificati negli Studi preliminari al Piano Energetico . . . . . . . . . . . . . . 
                 ... Potenziale tecnico delle fonti rinnovabili e assimilate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
                 ... Risparmio energetico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
                 ... Integrazione con gli strumenti urbanistici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 

     6. Riqualificazione dell’ambiente urbano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
           .. Obiettivi generali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
           .. Stato attuale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
                 ... Qualità urbana: centro e periferia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
                 ... Individuazione degli ambiti operativi e delle linee di intervento . . . . . . . . . . . . . . . . 

     7. Difesa e valorizzazione dell’eredità storica e culturale . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
           .. Obiettivi generali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
           .. Stato attuale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
                 ... Il contesto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
                 ... La gestione del patrimonio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
                 ... Il turismo e il tempo libero . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
           .. Obiettivi operativi: conservazione del patrimonio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
                    ... Indicatori per l’individuazione delle caratteristiche e dello stato di conservazione
                           del patrimonio culturale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
                    ... Individuazione degli ambiti operativi e linee d’intervento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
              .. Obiettivi operativi: contenimento dell’impatto antropico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
                    ... Fattori di pressione del turismo e tempo libero sull’ambiente . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
                    ... Individuazione degli ambiti operativi e delle linee d’intervento . . . . . . . . . . . . . . . . . .
              .. Obiettivi operativi: conservazione dell’identità culturale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
                    ... Individuazione degli ambiti operativi e delle linee di intervento . . . . . . . . . . . . . . . . 



12
Parte III. Politiche in atto a livello comunale . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
     1. Conservazione della biodiversità e delle aree agricole . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
             .. Identificazione e perimetrazione
                  del “Sistema del Verde”
             .. Il verde nella città in trasformazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
                    ... Piani dei parchi e di utilizzo delle ville . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
                    ... Nuove norme sulle zone agricole . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
                    ... Interventi pilota di restauro ambientale, valorizzazione e riqualificazione . . . . . . . . . .
                    ... Il bando “punti verdi di qualità”. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
                    ... L’agriturismo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
                    ... Principali problemi aperti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 

     2. Mobilità, qualità dell’aria, rumore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
          .. Riequilibrio della ripartizione modale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
                ... Il modello strutturale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
                ... La regola d’uso. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
          .. Mitigazione degli impatti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
                ... Inquinamento atmosferico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
                ... Inquinamento acustico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
          .. Principali problemi aperti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
                ... Programmazione di settore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
                ... Integrazione con la Pianificazione Territoriale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 

     3. Gestione delle acque . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
          .. L’approvvigionamento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
          .. La riduzione dell’utenza “a bocca tarata”. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
          .. Gli interventi per la riduzione delle perdite di rete. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
          .. Gli interventi per il ripristino della circolazione superficiale delle acque . . . . . . . . . . . . . 
          .. Il sistema della depurazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
                 ... Nuovi impianti e nuovi collettori previsti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
                 ... Principali problemi aperti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 

     4. Gestione dei rifiuti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
          .. Programma di miglioramento della logistica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
          .. Raccolta differenziata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
          .. Recupero energetico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
          .. Tariffazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
          .. Piano per la localizzazione delle attività di demolizione e rottamazione di autoveicoli . . . . 
          .. Interventi di controllo e mitigazione degli impatti della discarica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
          .. Principali problemi aperti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 

     5. Politiche energetiche. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
          .. Solare fotovoltaico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
          .. Risparmio energetico nel riscaldamento invernale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
          .. Risparmio energetico nel raffrescamento estivo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
                ... Introduzione di tecnologie per il risparmio di energia elettrica . . . . . . . . . . . . . . . . . .
          .. Progetti integrati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
          .. Altre azioni di carattere generale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
                ... Manuale per l’uso razionale delle risorse energetiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
                ... Progetto Altener . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
          .. Principali problemi aperti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 

     6. Riqualificazione dell’ambiente urbano. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
           .. Il sistema del verde . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 




                                                                                                                                           13
.. Gli interventi per la città consolidata: uso efficente del patrimonio edilizio
                  e tutela delle aree libere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .   
             .. La riqualificazione della città in trasformazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .                
             .. Principali problemi aperti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .       
             .. La crescita della città a bassa densità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .        

     7. Difesa e valorizzazione dell’eredità storica e culturale . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
           .. Programmi per la città storica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
             .. Azioni per il coordinamento nella gestione del patrimonio
                   e la razionalizzazione degli interventi “fisici” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
             .. Campagne di informazione e divulgazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
             .. Interventi di restauro di beni e monumenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
             .. Interventi per la riqualificazione di aree simboliche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
             .. Interventi per la conservazione della continuità ambientale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
             .. La mobilità nella città storica: programmi e interventi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
             .. Interventi che favoriscono il decentramento, la valorizzazione dei beni culturali diffusi
                   e periferici e la presenza di poli di qualità alternativi al centro storico . . . . . . . . . . . . . . . .
             .. Organizzazione dell’afflusso e del deflusso delle visite e degli eventi culturali . . . . . . . . . 
             .. Interventi per la prevenzione delle concentrazioni derivanti da turismo
                   e tempo libero . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
             .. Granti eventi:Giubileo, L.651/96 programmi e azioni per il triennio ‘97, ‘98, ‘99
                   sui beni culturali. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 




14
Parte I.
Roma verso
l’Agenda 21 locale




                     15
Parte I. Roma verso l’Agenda 21 locale




16
1. Le Agende 21
   nell’esperienza
   internazionale



.. La carta di Aalborg
        Nel maggio 1994 è stata organizzata una prima Conferenza sulle Città So-
    stenibili (cosponsorizzata dalla Comunità Europea), che si è tenuta ad Aal-
    borg (Danimarca). Non si è trattato della prima iniziativa in questo senso,
    poiché già da tempo diversi networks di città si sono mossi intorno alla te-
    matica ambientale. Tra questi vanno citati ICLEI (ché è stata l’organizzatri-
    ce della Conferenza di Aalborg), EUROCITIES,UTO, the Council of
    European Municipalities and Regions (CEMR), WHO-Health Cities
    Network, Car Free Cities. Ma la Conferenza di Aalborg ha assunto un peso
    particolarmente significativo perché è riuscita a far convergere al suo inter-
    no molte delle esperienze esistenti. La Conferenza, sulla base di tre giorni di
    lavoro, 36 workshops e più di 600 partecipanti coinvolti da 30 stati europei,
    ha predisposto una Carta di impegni e ha rivolto l’invito a firmarla a tutte
    le città che intendono impegnarsi nella direzione della sostenibilità. La Car-
    ta definisce il concetto di sostenibilità, individua le responsabilità ambien-
    tali delle città e le impegna a sviluppare politiche ed azioni orientate verso
    la realizzazione di “città sostenibili”.
        In particolare, il punto I.6 della “Carta di Aalborg” (L’economia urbana
    verso un modello sostenibile) individua le linee prioritarie per una politica
    di sviluppo sostenibile delle città:
   Le città riconoscono che il capitale di risorse naturali, atmosfera, suolo, ac-
    qua e foreste, è divenuto il fattore limitante del loro sviluppo economico e che
    pertanto è necessario investire in questo capitale. Ciò comporta in ordine di
    priorità:
         1. Investire nella conservazione del rimanente capitale naturale, ovve-
             ro acque di falda, suoli, habitat per le specie rare;
         2. Favorire la crescita del capitale naturale riducendo l’attuale livello di
             sfruttamento, in particolare per quanto riguarda le energie non rin-
             novabili;
         3. Investire per ridurre la pressione sul capitale di risorse naturali esi-
             stenti attraverso un’espansione di quelle destinate ad usi antropici,
             ad esempio gli spazi verdi per attività ricreative all’interno della città,
             in modo da ridurre la pressione sulle foreste naturali;
         4. Migliorare l’efficienza dell’uso finale dei prodotti, ad esempio utiliz-
             zando edifici efficienti dal punto di vista energetico e modalità di
             trasporto urbano non nocive per l’ambiente.



.. L’Agenda 21 Locale
        Un’Agenda Locale può essere descritta come uno sforzo comune, all’in-
     terno di una città, per raggiungere il massimo del consenso tra tutti gli attori
     sociali riguardo la definizione e l’attuazione di un piano di azione ambien-
     tale da avviare entro il 2000, ma che guardi, appunto, al XXI secolo.

                                                                                           17
Parte I. Roma verso l’Agenda 21 locale

              Il concetto di Agenda 21 Locale si riferisce dunque sia al processo di de-
          finizione degli obiettivi ambientali che al processo di costruzione delle con-
          dizioni per metterli in pratica: consenso, interesse, sinergie, risorse umane
          e finanziarie.
              Un’Agenda 21 Locale deve quindi definire la propria filosofia di fondo,
          le strategie, gli obiettivi, gli strumenti, le azioni, i criteri e i metodi di valu-
          tazione dei risultati. Nello stesso tempo l’Agenda 21 Locale deve essere un
          processo partecipativo e democratico che coinvolga tutti i settori nella sua
          definizione e attuazione.
              Questa impostazione trova la sua legittimità in molti documenti ufficiali
          prodotti dalla Comunità europea e internazionale.
              Il Quinto Programma di Azione Ambientale della Commissione delle
          Comunità Europee (Towards Sustainability, CEC) riconosce che le autorità
          locali hanno “un importante ruolo da giocare per assicurare la sostenibilità
          dello sviluppo attraverso l’esercizio delle loro funzioni statutarie come au-
          torità competenti per molte delle Direttive e Regolamenti e nel contesto
          della applicazione pratica del principio di sussidiarietà”.
              Inoltre, nel capitolo sull’Ambiente Urbano, si dichiara che “La Politica
          della Comunità deve incoraggiare le autorità locali a affrontare la sfida dei
          problemi ambientali posti oggi dalla città e deve aiutarle a trovare la miglio-
          re strada per farlo”. E, riferendosi al nuovo Trattato dell’Unione Europea,
          si stabilisce che, per creare una maggiore unione tra i cittadini europei “le
          decisioni vanno prese il più vicino possibile ai cittadini”. Un importante
          principio, sancito dal Quinto Programma, è quello della “condivisione di
          responsabilità” o “partnership” tra i diversi attori sociali coinvolti dai pro-
          blemi ambientali (imprese, associazioni, governi). Il programma è stato re-
          centemente sottoposto a revisione e il capitolo sull’Ambiente Urbano ha
          assunto una maggiore importanza.
              Nel Libro Verde sull’Ambiente Urbano l’Unione Europea (UE, 1990) ri-
          conosce anche gli ostacoli per una efficace politica ambientale urbana: “c’é
          una crescente consapevolezza del fatto che un’efficace politica ambientale
          richiede di sostituire l’approccio settoriale dei problemi con un alto livello
          di integrazione. Questo se si vuole evitare il semplice spostarsi di un proble-
          ma da un settore all’altro. Comunque il tema dell’integrazione deve essere
          affrontato avviando un’integrazione delle procedure di definizione delle
          politiche, di valutazione di impatto, di pianificazione, di finanziamento e
          attuazione. Alla fine di questo processo, comunque, i risultati saranno tran-
          sitori se non si aiuterà il pubblico a riconoscere la dimensione quotidiana
          dei problemi ambientali e se non si costruiranno le strutture per mettere in
          pratica questa consapevolezza”. Il Libro Verde continua: “Poche città pos-
          siedono un quadro istituzionale che gli permetta il coordinamento degli in-
          vestimenti, dello sviluppo e delle strategie ambientali.”
              Ne consegue che le autorità locali dovrebbero essere incoraggiate ad in-
          dirizzare la loro azione ambientale verso la più stretta collaborazione possi-
          bile con tutti i settori della comunità locale.
              Nel capitolo 28 dell’Agenda 21 approvata a Rio de Janeiro nel 1992, i lea-
          ders del mondo invitano tutte le autorità locali a intraprendere il processo
          consultivo con le loro popolazioni ed a cercare il consenso su una Agenda
          21 Locale entro il 1996: “Ogni autorità locale deve aprire un dialogo con i
          propri cittadini, con le associazioni locali e con le imprese private ed adot-
          tare una Agenda 21 Locale. Attraverso la consultazione e la costruzione di
          consenso, le autorità locali possono imparare dalla comunità locale e dalle
          imprese e possono acquisire le informazioni necessarie per la formulazione
          delle migliori strategie. Il processo di consultazione può aumentare la con-
          sapevolezza ambientale delle famiglie. I programmi, le politiche e le leggi as-
          sunte dalla amministrazione locale potrebbero essere valutate e modificate
          sulla base dei nuovi piani locali così adottati. Queste strategie possono esse-



18
1. Le Agende 21 nell’esperienza internazionale

    re utilizzate anche per supportare le proposte di finanziamento locale, re-
    gionale e internazionale.”



.. I principali elementi costitutivi
     dell’Agenda 21
       In sintesi si può dire che i principali elementi o fasi che costituiscono il
    processo di costruzione dell’Agenda 21 Locale sono:
        • L’attivazione del Forum: tutti gli interessi e i poteri coinvolti a livello
            locale vengono coordinati all’interno di un Forum che ha il compito
            di orientare il processo di elaborazione dell’Agenda 21 e di monito-
            rarne l’applicazione
        • La consultazione permanente: l’avvio di un processo di consulta-
            zione della comunità locale allo scopo di individuarne i bisogni, di
            definire le risorse che ogni parte può mettere in gioco, di indivi-
            duare i potenziali conflitti da gestire tra interessi diversi.
        • L’Audit urbano e la redazione del Rapporto sullo Stato dell’Am-
            biente: la raccolta di tutti i dati di base sull’ambiente fisico, sociale
            ed economico. Un vero e proprio Audit urbano che serva a costru-
            ire, attraverso indicatori ambientali, il Rapporto sullo stato
            dell’ambiente su cui si svilupperà la discussione per la redazione
            dell’Agenda 21 Locale. Anche questa fase va verificata e costruita
            con il contributo del Forum.
        • I Target: la definizione di obiettivi, quanto più concreti o addirit-
            tura quantificabili, da associare a precise scadenze temporali
        • Il Piano di Azione Ambientale: il programma di azioni concrete
            necessarie per raggiungere gli obiettivi adottati, completo della defi-
            nizione degli “attori” che saranno responsabili dell’attuazione, delle
            risorse finanziarie, degli strumenti di supporto.
        • Il Reporting: il mantenimento di procedure di controllo perma-
            nente sull’attuazione e sull’efficacia del Piano di azione. La reda-
            zione periodica di rapporti che individuino i miglioramenti ed i
            peggioramenti della situazione ambientale e che servano a suggerire
            eventuali aggiustamenti del Piano di azione.



.. Le Agende 21 nel mondo
        Per promuovere questi obiettivi, dopo la conferenza di Rio, l’ONU ha
    costituito una Commissione per lo Sviluppo Sostenibile che ha il compito
    di monitorare e promuovere l’attuazione dell’Agenda 21 in tutti i paesi.Tra
    le città nordamericane che si stanno impegnando in questa direzione, spic-
    cano la città di Seattle, nello stato di Washington-USA e la città di Hamil-
    ton, in Canada. Seattle è stata tra le prime città a sperimentare la messa a
    punto di un Rapporto Annuale sullo Stato dell’Ambiente, integrando tra
    loro indicatori relativi all’ambiente fisico e all’ambiente socio-economico.
    Su questa base vengono via via monitorati i miglioramenti od i peggiora-
    menti dell’ambiente urbano e vengono avviate politiche ed azioni positive.
    La costruzione della prima Agenda 21 Locale è il risultato di un processo
    durato circa tre anni che ha coinvolto i principali settori della macchina e
    dei servizi comunali. La partecipazione di comitati, associazioni e gruppi di
    interesse è stata incredibilmente ampia. Hamilton-Wentworth ha istituito
    nel 1991 la Task Force sullo Sviluppo sostenibile e ha coinvolto tutti i rap-
    presentanti dei diversi settori. Più di mille cittadini sono stati così coinvolti
    nell’ideazione di “Vision 2020” un piano di azione che è diventato una linea
    guida per tutti i settori di intervento della municipalità fino a quello della


                                                                                                   19
Parte I. Roma verso l’Agenda 21 locale

          definizione delle priorità di bilancio. La città intende mantenere aggiornata
          la sua base dati istituendo un Rapporto annuale sullo sviluppo sostenibile.
          Verrà riformata la procedura di costruzione del bilancio municipale sulla
          base del piano Vision 2020 e verrà stabilita un’agenzia con forti rapporti
          con i cittadini per attuare il piano di azione.
              In Europa, con la Conferenza di Aalborg, si è dato il via alla Campagna
          Europea Città Sostenibili. La Campagna ha compiuto ormai molti passi. La
          Carta di impegni (La Carta di Aalborg) è stata ormai sottoscritta da più di
          240 città. Nello stesso periodo il Gruppo di Esperti di Ambiente Urbano,
          istituito dalla DGXI per continuare l’opera avviata dalla Commissione nei
          primi anni ‘90 con la redazione del Libro Verde sull’Ambiente Urbano, ha
          consolidato il proprio ruolo e realizzato azioni importanti. Il Gruppo ha
          rappresentato uno stimolo perché tutte le politiche europee di settore assu-
          messero la tematica dell’ambiente urbano come aspetto importante. Sono
          state così definite proposte ed osservazioni, con l’obiettivo di orientare più
          correttamente i finanziamenti europei o per ottenere che la revisione in cor-
          so del 5° Programma di Azione Ambientale assumesse la tematica urbana.
          Il Gruppo ha predisposto un rapporto denso di proposte (circa 300 pagine,
          dal titolo Città Europee Sostenibili) e ha contribuito alla definizione degli
          obiettivi e dei contenuti della campagna europea. Contemporaneamente ha
          affidato ad Iclei ed Euronet la predisposizione di un Servizio Informativo
          (Local Sustainability - Information Service), accessibile e aggiornabile via
          Internet, in grado di disseminare i documenti e le iniziative della Commis-
          sione Europea in materia di ambiente urbano e di presentare le esperienze
          di “buone pratiche” messe in atto da tante città europee.
              La 2ª Conferenza europea delle Città Sostenibili, che si è tenuta a Lisbo-
          na, il 6, il 7 e l’8 ottobre del 1996, è stata l’occasione per fare un primo bi-
          lancio della Campagna e per rilanciare l’iniziativa. Il bilancio è positivo, per
          il maggior numero di amministrazioni locali coinvolte (più di mille parte-
          cipanti alla Conferenza), per l’allargarsi della campagna ad amministrazioni
          di scala sovracomunale, per la presenza dei nuovi membri dell’Unione e di
          numerose città dell’Est. Ma soprattutto Lisbona ha segnato il passaggio
          “dall’impegno all’azione concreta”. Moltissime città, una volta sottoscritta
          la carta di Aalborg hanno effettivamente attivato un percorso di coinvolgi-
          mento delle loro comunità e di progettazione e realizzazione di azioni con-
          crete. Le Agende 21 Locali sono diventate così l’occasione per lanciare
          programmi di rinnovo edilizio nei centri e nelle periferie urbane, basati su
          interventi fortemente integrati, mirati a praticare tutte le soluzioni tecnolo-
          giche e gestionali utili a risparmiare e riciclare risorse naturali, garantire
          l’accessibilità con mezzi pubblici o non inquinanti, migliorare la conviven-
          za sociale e la qualità della vita di tutti. Vedono così la luce programmi in-
          novativi in materia di gestione dei rifiuti, utilizzo di energie rinnovabili,
          integrazione tra aree urbane e aree naturali. La partecipazione pubblica rie-
          sce ad essere lo strumento per valorizzare e attivare risorse sociali (consen-
          so, volontariato, capacità imprenditoriali, ecc.) indispensabili per il
          successo delle iniziative previste dall’Agenda 21 locale. La pubblica ammi-
          nistrazione si comporta come un soggetto trasparente, capace di produrre,
          circolare e migliorare l’informazione ambientale necessaria ad aumentare la
          consapevolezza sociale.
              La scheda in “Tab. 1. Rassegna di alcune esperienze partecipative in di-
          verse città del mondo (Tavola 1 di 2)” a pagina 21, presenta una breve ras-
          segna di buone pratiche per la partecipazione, esperienze di informazione
          ai cittadini e loro coinvolgimento nel processo di elaborazione del piano
          d’azione ambientale.




20
1. Le Agende 21 nell’esperienza internazionale

Tab. 1. Rassegna di alcune esperienze partecipative in diverse città del mon-
do (Tavola 1 di 2)
                  A livello nazionale, la UK local authority associations, al fine di assistere le autorità locali nell’ intraprendere
                  il processo AL21, ha promosso varie iniziative, tra cui:
                  - la redazione di un documento guida intitolato” schema per la sostenibilità locale” ,
                  - l’edizione di un “pacchetto” di video training ad indirizzo dello staff delle autorità locali,
                  - l’organizzazione di una serie di tavole rotonde per definire le linee guida per lo sviluppo sostenibile su varie
                  aspetti tra cui quelli della Partecipazione della comunità e della Educazione ed accrescimento della consa-
                  pevolezza.
                  L’UK local authority associations ha inoltre redatto un documento sulla “Partecipazione della comunità
                  nella AGENDA 21 LOCALE” indirizzato alle comunità locali dell’UK,che si propone come una guida che
  GRAN BRETAGNA




                  delinea i principi della partecipazione e definisce i possibili strumenti per l’attivazione ed il mantenimento
                  del processo partecipativo.
                  In questro documento vengono riportati alcuni esempi di buone pratiche partecipative come iniziative in
                  campo del turismo verde, dell’autocostruzione, riciclo, corsi di aggiornamenti e risparmio energetico. Nu-
                  merosi Business environmental club sono nati in Gran Bretagna per riunire agenzie private, pubbliche e vo-
                  lontarie e per scambiarsi esperienze, informazioni, idee ed altre iniziative basate sull’espressione artistica
                  vista come mezzo, aperto a tutti, sia di comunicazione che di qualificazione degli spazi.
                  A Leeds, è stata creata l’ associazione “Leeds City initiative”: un forum volontario di 125 organizzazioni e
                  il “Leeds environmental business forum” comprendente 175 strutture direttive tra cui lo stesso Consiglio
                  comunale che informano sulle iniziative intraprese attraverso un Newsletter che esce 4 volte. Inoltre, dato
                  che è stata riconosciuta la necessità di consultare più direttamente coloro che non fanno parte delle associa-
                  zioni, l’amministrazione della città ha intrapreso sul territorio una campagna di 4000 interviste dirette a
                  verificare cosa la gente pensa realmente del luogo in cui vive ed ha allestito una conferenza locale per foca-
                  lizzare la visione della città nei prossimi 100 anni.


                  La città di Madrid ha elaborato il documento Madrid 21 del ‘94, sottoponento i principi e gli obiettivi pre-
                  sentati nel documento ad un aperto dibattito con gli attori sociali ed istituzionali coinvolti in tema di svi-
                  luppo sostenibile.Questo ha dato luogo ad una nuova versione del documento Madrid 21.
                  Simultaneamente all’approvazione formale del Piano da parte del governo regionale è stata creata una com-
                  missione sullo sviluppo sostenibile che se ne sarebbe occupata.
                  Dopo le elezioni ed il cambiamento del governo regionale, il processo di Piano, inteso in senso globale, non
                  è stato ripreso anche se alcuni programmi settoriali previsti come parte di esso stanno comunque progre-
                  dendo.
  SPAGNA




                  L’esperienza di Madrid mette in evidenza l’importanza di un coinvolgimento nel processo di piano dei
                  raggruppamenti politici, ed il raggiungimento di un riconoscimento globale dei principi di sostenibilità
                  che possa non essere rimesso discussione e che porti il dibattito sulla scelta dei temi e sulle priorità, (istanze
                  che possono logicamente variare secondo le opzioni politiche adottate in ogni momento), evitando che il
                  processo stesso si interrompa .
                  La considerazione che scaturisce da questa esperienza è che il coinvolgimento nei processi di piano dei rag-
                  gruppamenti politici può essere raggiunto soltanto informando profondamente la società; i cittadini chie-
                  deranno ai politici ad agli attori sociali di agire di conseguenza e di affrontare la problematica ambientale
                  nel suo complesso con il sostegno sociale.
  DANIMARCA




                  Nella contea di Storstrom il processo è stato promosso l”eco-passport”, una sorta di “premio” pensato per
                  la promozione del processo LA21. Si tratta di una lista di azioni praticabili dai singoli cittadini: l”eco-pas-
                  sport” può essere ottenuto se si corrisponde ad un numero da 8 a 18 dei suggerimenti proposti nella lista.




                                                                                                                                   21
Parte I. Roma verso l’Agenda 21 locale

Tab. 1. Rassegna di alcune esperienze partecipative in diverse città del mon-
do (Tavola 2 di 2)
                 Nella piccola città di Nybro Il processo AG21 comincia nel ‘93 con una relazione sullo stato dell’ambiente
                 distribuita gratuitamente ai politici, affari ed industria scuole ed a chiunque ne abbia fatto richiesta.
                 La relazione sullo stato dell’ambiente è stata utilizzata nelle scuole come materiale didattico e parallelamen-
                 te è stata avviata una campagna di comunicazione con i cittadini, basata sulla Relazione, attraverso seminari
                 pubblici ad indirizzo degli insegnanti, circoli di ricerca, conferenze, gare e corsi di educazione ambientale
                 per politici e dipendenti comunali.
                 Sono stati quindi creati Gruppi di lavoro per produrre idee per l’Agenda 21 a cui hanno partecipato giovani,
     SVEZIA




                 organizzazioni ambientaliste industrie, piccole compagnie, negozi, le chiese, i sindacati, i partiti politici, i
                 consumatori e il servizio sanitario. Le proposte ed idee provenienti dai gruppi sono state quindi discusse di
                 nuovo dal gruppo di coordinamento e sono state fatte circolare per essere commentate, tra le NGO, comi-
                 tati, società.
                 Altre azioni intraprese volte al coinvolgimento sono state una mostra ambientale, una gara per bambini , la
                 messa a punto di un sistema di sovvenzioni per il compost, per riciclo di materiali edili e sono stati istituiti
                 degli Eco-teams, gruppi di 4-5 persone che, con il sostegno e la consulenza di rappresentanti del comune
                 definiscono i loro obiettivi e cooperano per la riduzione dei rifiuti, risparmio di energia ed acqua, ottimiz-
                 zazione dei trasporti e scelta di prodotti non dannosi per l’ambiente.


                 Tra le buone pratiche orientate al cambiamento dello stile di vita, la Norvegia, nell’ambito di un programma
                 ministeriale sullo sviluppo sostenibile e consumi, ha attivato nel 1996 un progetto denominato “comunità
                 locali sostenibili” che si fonda sulla crescita della consapevolezza a livello dei consumatori.L’obiettivo del
                 progetto è quello di attivare iniziative pratiche per ridurre consumi, inquinamento e produzione di rifiuti,
                 a livello di famiglie, mondo degli affari, organizzazioni e strutture pubbliche.
                 Tra le azioni promosse:
     NORVEGIA




                 - In ogni municipalità 30 famiglie registrano i loro consumi all’inizio del progetto e dopo un anno. L’indi-
                 viduazione e la rimozione degli ostacoli che le famiglie incontrano nel loro intento di riduzione consumi
                 fanno parte del programma.
                 - Alle famiglie è stato distribuito un foglio con 30 proposte di cambiamento del loro stile di vita, tra le quali
                 gli si chiede di sceglierne 5.
                 -È stata incentivata l’istituzione di servizi ambientali nell’ambito di associazioni giovanili quali scouts, con-
                 gregazioni,etc
                 -Infine l’amministrazione pubblica dà rimborsi spesa a coloro che usano la bicicletta anziché l’automobile
                 per lavoro.




                .. La situazione italiana
                        Pur scontando grande distanza dalle città inglesi che in più di 70 hanno
                     sottoscritto la Carta di Aalborg, in Italia le autorità locali firmatarie della
                     Carta di Aalborg non sono poche (15 e altre sono in via di sottoscriverla) se
                     paragonate con altri paesi. Ma il ritardo si riscontra nella messa in pratica
                     degli impegni sottoscritti. In Italia ancora non esiste una città che abbia
                     portato a termine, nei modi richiesti, la redazione dell’Agenda 21 locale. Ma
                     è anche vero che qualcuna si sta muovendo. Per esempio Bologna, che ha
                     ottenuto per questo motivo uno degli “Ecolabel” assegnati nel corso della
                     Conferenza di Lisbona Ma anche Modena, Roma, Venezia, Milano, Torino
                     stanno muovendo i primi passi o comunque si sono dichiarate intenzionate
                     ad avviare l’Agenda 21 Locale.
                        Anche i casi di “buone pratiche” raccolti dall’Osservatorio Ecosistema
                     Urbano di Legambiente - Comune di Ferrara costituiscono una traccia da
                     seguire per individuare, valutare e, se il caso, valorizzare gli esempi positivi.
                     Sarebbe importante disporre e aggiornare continuamente questa banca dati
                     dei casi italiani, sul modello di quanto sta realizzando la DGXI a scala euro-
                     pea. Alcune città italiane, per esempio, hanno avviato iniziative interessanti


22
1. Le Agende 21 nell’esperienza internazionale

      (studi o piani energetico-ambientali integrati, in attuazione della Legge 10/
      91 e per il contenimento delle emissioni di CO2: per es. Roma, Padova, To-
      rino, Livorno, Rovigo, Bologna, Sesto San Giovanni, Palermo e altre).
          Il Ministero dell’Ambiente ha dichiarato la sua intenzione di svolgere il
      proprio ruolo a supporto della sostenibilità urbana. Con l’obiettivo di so-
      stenere la campagna italiana, è infatti stato costituito con decreto ministe-
      riale un “Gruppo di lavoro per le città ecosostenibili” che intende
      interloquire con soggetti diversi (associazioni ambientaliste, professionali,
      sindacali, imprenditoriali, e pubbliche amministrazioni). Il mandato del
      Gruppo è quello di fornire al Ministro “indicazioni di priorità e proposte di
      iniziative” per promuovere azioni di informazione, coordinamento, diffu-
      sione e sostegno delle esperienze positive per la sostenibilità locale. Dopo le
      prime riunioni è stata infatti fornita al Ministero una proposta di lavoro,
      con indicazioni concrete su possibili iniziative da attivare.
          Altre iniziative che potrebbero contribuire a questo percorso sono state
      avviate da altri Ministeri. Tra queste va segnalata l’iniziativa in corso presso
      il Ministero del Lavori Pubblici, relativa al sostegno finanziario di “Progetti
      Sperimentali” di rinnovo urbano.



.. Verso la realizzazione dell’Agenda 21 di
     Roma
         L’amministrazione di Roma ha deciso di avviare la sua Agenda 21 locale,
      formalizzando così un percorso di consultazione della comunità urbana che
      era già stato avviato informalmente attraverso i numerosi incontri pubblici
      sulle scelte di politica ambientale operate.
         Per dare corso al processo di Agenda 21 locale l’amministazione si è do-
      tata di alcuni strumenti essenziali: la Relazione sullo stato dell’Ambiente del
      territorio comunale, l’osservatorio ambientale, il documento preliminare
      per la redazione del Piano di Azione ambientale.


... La Relazione sullo stato dell’ambiente
         Costituisce il primo passo essenziale per avviare il processo di Agenda 21
      locale. La “prima edizione” della Relazione ha la funzione di verificare le at-
      tuali condizioni dell’ambiente urbano e le carenze informative che è neces-
      sario colmare. L’amministrazione ha deciso di realizzare la prima edizione
      della Relazione coinvolgendo già in fase di elaborazione soggetti esterni del
      mondo scientifico, introducendo quindi un elemento di confronto già nella
      stesura del documento.
         Sulla base dei risultati del processo partecipativo, durante il quale la Re-
      lazione sarà discussa approfonditamente, sarà possibile individuare le ca-
      renze informative che è necessario colmare e stabilire eventuali accordi tra
      amministrazioni, istituzioni scientifiche, associazioni o altri enti per ade-
      guare il quadro informativo. Tali carenze saranno individuate anche in base
      agli obiettivi fissati dal Piano di Azione Ambientale e ai relativi indicatori per
      verificarne il raggiungimento.


... L’osservatorio ambientale
          È un organismo permanente insediato presso il Dipartimento Ambiente,
      la cui funzione sarà la raccolta di tutti i dati sullo stato dell’ambiente, rilevati
      dall’amministrazione, dalle aziende municipalizzate e dalle amministrazio-
      ni pubbliche competenti (ad es. Autorità di Bacino e ARPA). Potranno es-


                                                                                                       23
Parte I. Roma verso l’Agenda 21 locale

           sere definiti accordi anche con le università ed altri enti di ricerca perché
           anche i risultati di studi realizzati da tali enti sul territorio di Roma, siano
           messi a disposizione dell’osservatorio.


     ... Il Documento preliminare per la redazione del Piano
            di Azione Ambientale
              Il Documento preliminare per la redazione del Piano di Azione Ambien-
           tale è lo strumento che consente di avere una visione d’insieme dei problemi
           ambientali della città, delle azioni e delle scelte sin qui operate dall’ammini-
           strazione e dei principali problemi ancora da affrontare. Ecco in sintesi gli
           elementi essenziali del Piano di Azione Ambientale.
              La definizione di obiettivi generali di “sostenibilità”: anche se l’idea della
           “città sostenibile” è ormai piuttosto ben definita dalla letteratura esistente
           (vedi European Sustainable Cities) non è sempre semplice definire chiara-
           mente gli obiettivi che si vogliono raggiungere. Esistono però sia riferimenti
           normativi che esperienze in corso in cui tali obiettivi di sostenibilità sono
           chiari e, in alcuni casi, quantificabili attraverso indicatori specifici.
              La proposta di obiettivi generali e operativi per la città di Roma e le linee
           di azione possibili per raggiungerli: si individuano i possibili obiettivi e, se
           possibile, gli indicatori per misurarne il raggiungimento. Sulla base delle
           esperienze internazionali e dei vincoli esistenti, si definiscono possibili stra-
           tegie per il raggiungimento degli obiettivi.
              La verifica delle azioni attivate e previste e degli strumenti disponibili:
           l’amministrazione ha già avviato azioni che utilizzano strumenti di diverso
           tipo (piani urbanistici o di settore, le norme, gli incentivi) per introdurre
           “elementi di sostenibilità” (tecnologie innovative, “best practices”). Il Piano
           di Azione individua inoltre i principali problemi aperti e alcune ipotesi di
           priorità di azioni da sottoporre al Forum.



     .. Il processo partecipativo
              La partecipazione dei cittadini al processo dell’Agenda 21 è indispensa-
          bile, non solo per garantire il consenso di tutti gli attori urbani circa gli
          obiettivi e le priorità del Piano di Azione Ambientale, ma anche perché molte
          delle azioni previste dal piano richiedono l’impegno diretto di ogni singolo
          cittadino. La partecipazione, quindi, deve essere un processo che opera su
          più livelli, ciascuno con una sua specifica finalità.
              Per facilitare la partecipazione dei diversi “attori urbani” al processo di
          Agenda 21 locale e coinvolgere nel processo tutti i cittadini l’amministazio-
          ne prevede le seguenti attività:
         Consultazione:
              Il Forum civico sarà costituito da una rappresentanza della comunità,
          completa ma selezionata, di circa 100 partecipanti. Il Forum ha funzione di
          consultazione sulle linee generali di elaborazione del Piano d’Azione Am-
          bientale (PAA) e di definizione e proposizione di strategie partecipative.
              I gruppi di lavoro tematici, composti da rappresentanti dell’Amministra-
          zione, da esperti del settore e da membri del Forum civico interessati alle te-
          matiche specifiche. I gruppi di lavoro saranno luoghi di consultazione,
          dibattito ed approfondimento tecnico specifici dove il mondo scientifico ed
          i cittadini, attraverso le loro rappresentanze, potranno ottenere informazio-
          ni specifiche settoriali ed ove potranno far pervenire richieste, informazioni
          e proposte ad indirizzo dell’Amministrazione e del Forum civico.
         Informazione:
              Gli Sportelli informativi , localizzati presso gli URP circoscrizionali, po-
          tranno essere postazioni ove sia consentito l’accesso a tutti i livelli della co-


24
Tab. 2. Il processo partecipativo nell’Agenda 21 per Roma
      Obiettivi                                   Azioni                                                          Strumenti                                                                 Interlocutori               Soggetti promotori
                                                                                                                                                                               Le rappresentanze dei cittadini e i
                                                                                                                                                                                                                        Amministrazione
                                                                 — Istituzione del Forum, ricerca di persone chiave nei vari ambiti per la creazione di gruppi di la-          comitati locali; i gruppi di interesse
                                                                                                                                                                                                                        per il coordinamen-
                                                                 voro , promuovere la costituzione di gruppi di interesse il cui lavoro possa essere coordinato con il         (associazioni ambientaliste e sinda-
                                                Consultare                                                                                                                                                              to e l’avvio dei pro-
                                                                 Piano d’Azione, con i lavoro per la relazione annuale sullo stato dell’ambiente e con i progetti di co-       cati etc.); le imprese (singole impre-
                                                                                                                                                                                                                        cessi di
                                                                 operazione internazionale.                                                                                    se, camere di commercio,
                                                                                                                                                                                                                        consultazione
                                                                                                                                                                               associazioni di settore, etc.)
                                                                 — Attraverso, pubblicazioni, sportelli informativi, banca dati, pubblicità sulle azioni previste dal
                                                                 Piano, diffusione di questionari , convegni, mostre altri eventi artistici e culturali, visite guidate,
                                                                                                                                                                                                                        Amministrazione
                                                                 — Divulgazione della relazione sullo stato dell’ambiente
                                                Informare                                                                                                                      La cittadinanza a tutti i livelli        Potenziali sponsor
                                                                 — Pubblicazione e diffusione di news letter ed inviti ad attività promosse nell’ambito del processo
                                                                                                                                                                                                                        interessati
                                                                 Agenda 21 locale, distribuiti presso i punti occasionali e stabili di aggregazione sociale (eventi cul-
                                                                 turali , biblioteche, librerie, chiese etc.)




                     e
                                                                 — Stages, corsi per le scuole, per i politici e i dipendenti dell’amministrazione,                            Partecipanti al Forum ed ai gruppi di Amministrazio-
                                                 Educare         — Prevedere una sezione di materiale didattico nella pubblicazione della Relazione sullo stato                lavoro, Politici, Dipendenti dell’am- ne,università, asso-
                                                                 dell’ambiente e del programma di piamo d’azione                                                               ministrazione, Insegnanti, Studenti   ciazioni culturali




          PARTECIPAZIONE
                                                                                                                                                                                                                        Amministrazione,




      Crescita della consapevolezza
                                                                                                                                                                                                                        aziende municipa-
                                                                 — Possibilità di conoscere gli esiti dei processi a cui si richiede di partecipare (Vedi raccolta diffe-      Varie categorie di cittadini, docenti,
                                                 Motivare                                                                                                                                                               lizzate
                                                                 renziata etc) organizzando visite guidate , distribuendo fogli informativi, etc                               scuole, associazioni,etc.
                                                                                                                                                                                                                        laboratori di quar-
                                                                                                                                                                                                                        tiere
                                                                 Promozione di progetti che abbiano il fine di portare nuove persone nel processo Agenda21; stu-               Piccole e medie imprese, associazio-     Amministrazione,
                                               Dimostrare        diare l’aspetto divulgativo e partecipativo nell’ambito di progetti esistenti o in via di realizzazione       ni ambientaliste, associazioni pro-      Associazioni am-
                                                                 che possano corrispondere a tale requisito                                                                    fessionali etc.                          bientaliste
                                               Accessibilità Decentramento a livello di quartiere o circoscrizioni, mediante strutture di coordinamento (vedi la-
                                                                                                                                                                                                                        Laboratori di quar-
                                               dell’Ammi- boratori di quartiere) di iniziative, riconducibili al processo Agenda 21, promosse dagli abitanti del               La cittadinanza a tutti i livelli
                                                                                                                                                                                                                        tiere, circoscrizioni
                                               nistrazione quartiere.Coordinamento con le circoscrizioni per la creazione di sportelli informativi “Agenda 21”
                                                 offerta di      Creare incentivi a livello sia di imprese che di cittadini, a mezzo di gare, bandi di qualità o, per i cit-
                                                                                                                                                                               Imprese e cittadinanza                   Amministrazione
                                                 incentivi       tadini di rimborsi, sgravi sulle tasse comunali, accessi gratuiti, (vedi eco passport ) etc
                                                                 Configurare diverse azioni in base alla individuazione dei destinatari del messaggio: promozione di
                                                                                                                                                                               La cittadinanza suddivisa per cate-
                                               offerta di tipi   progetti pilota a livello di quartiere, di condominio, o individuali, coinvolgimento dei gruppi gio-
                                                                                                                                                                               gorie in base alle potenziali disponi-   Amministrazione
                                               e di livelli di   vanili, dei pensionati, costituzione di eco teams per la valutazione ed il controllo dei processi di con-
                                                                                                                                                                               bilità di coinvolgimento
                                                coinvolgi-       sumo energetico o produzione di rifiuti




                PARTECIPAZIONE
                                               mento diver-       Sostegno da parte dell’amministrazione delle iniziative in campo ambientale esistenti a livello di as-
                                                   sificati                                                                                                                    Associazioni, scuole università, co-




           e cambiamento dello stile di vita
                                                                 sociazioni, imprese, quartiere, università, scuole etc.e creazione di sinergie tra esse e quanto definito                                              Amministrazione
                                                                                                                                                                               mitati di quartiere etc
                                                                 dal Piano d’azione e dai programmi per la partecipazioneal processo Agenda 21.




25
                                                                                                                                                                                                                                                1. Le Agende 21 nell’esperienza internazionale
Parte I. Roma verso l’Agenda 21 locale

           munità a materiale informativo e promozionale sulle azioni promosse e
           proposte dall’amministrazione comunale nell’ambito dell’Agenda XII loca-
           le di Roma.
          Coinvolgimento:
               Uffici di coordinamento delle azioni a livello di quartiere: è prevista la
           partecipazione diretta dei cittadini nella forma di dialogo interattivo in am-
           biti ristretti come i laboratori municipali di quartiere autogestiti che, oltre
           a partecipare ai processi decisionali nell’ambito del miglioramento urbano
           attraverso progetti di rilevanza per il quartiere, potranno rappresentare un
           punto di riferimento per progetti di educazione ambientale e dimostrativi.



     .. Impostazione del Piano di
          Azione Ambientale di Roma

     ... Articolazione procedurale e settoriale del Piano
            d’Azione

               L’ipotesi metodologica assunta nell’ambito del presente rapporto si arti-
           cola essenzialmente in tre fasi di azione, schematicamente riconducibili alle
           parti in cui il rapporto stesso è articolato.
               L’articolazione funzionale e settoriale è in estrema sintesi riconducibile
           ai seguenti passaggi:
               1. Selezione degli obiettivi generali dell’agenda 21, individuazione dei
                   settori di intervento connessi, determinazione delle funzioni obiet-
                   tivo quantitative e/o qualitative, a loro volta articolate in relazione
                   all’orizzonte temporale (di breve, medio e lungo termine).
               2. Selezione degli obiettivi operativi (funzionali agli obiettivi strategici
                   generali) per ognuno dei settori di intervento individuati e dei rela-
                   tivi indicatori prestazionali; analisi sistemica del settore, individua-
                   zione dei parametri critici, traduzione degli obiettivi operativi in
                   ambiti gestionali e linee di intervento finalizzate alla gestione soste-
                   nibile dei parametri precedentemente individuati.
               3. Analisi delle politiche in atto e valutazione della coerenza con le linee
                   di intervento e gli obiettivi operativi settoriali; analisi degli strumen-
                   ti di governo del territorio e delle risorse previsti dalle vigenti nor-
                   mative; verifica dello stato di attuazione delle politiche in atto a
                   livello comunale e del livello di implementazione degli strumenti di
                   governo previsti.


     ... Partecipazione e confronto con le parti coinvolte
               È evidente la necessità di costruire il percorso sopra schematizzato in una
           continua e non formale interazione con le parti sociali a diverso titolo inte-
           ressate all’implementazione del Piano per lo sviluppo sostenibile, nonchè
           con le articolazioni operative a diverso titolo coinvolte nelle politiche di so-
           stenibilità urbana (amministrazione comunale, aziende municipalizzate,
           aziende USL, ARPA, enti di ricerca, ecc.).
               La continua interazione fra i soggetti di cui sopra è infatti fondamentale
           ai fini della selezione e della determinazione di obiettivi strategici da un lato,
           e della definizione di linee di intervento operative efficacemente implemen-
           tabili nei più generali strumenti di governo territoriale e settoriale dall’altro.
               In questo senso deve essere interpretata la funzione del forum civico e
           dei gruppi di lavoro tematici. Il primo, attivo fin dalle primissime fasi, inte-


26
1. Le Agende 21 nell’esperienza internazionale

     ragisce con l’intera procedura sommariamente descritta, discutendo e vali-
     dando da un lato gli obiettivi generali, e promuovendo dall’altro le
     opportune procedure di monitoraggio e controllo della progressiva imple-
     mentazione del piano. Quanto ai gruppi di lavoro tematici, ad essi dovreb-
     bero essere ricondotte le fasi istruttorie di ogni settore di intervento,
     laddove gli obiettivi strategici assunti devono essere tradotti in obiettivi
     operativi e conseguentemente in linee di intervento. È in questa fase che an-
     dranno verificati i vincoli endogeni di ogni settore, che andranno esplorate
     le aree di sovrapposizione e di sinergia fra i diversi settori, che verranno de-
     finite le linee di intervento operative concretamente attuabili nell’ambito
     della programmazione e della gestione di ogni settore.



.. Definizione degli obiettivi generali

... Proposta preliminare di obiettivi

         Preliminarmente all’avvio della procedura sinteticamente descritta, si è
     ritenuto opportuno indicare - in prima ipotesi - i possibili obiettivi generali
     ai quali ricondurre la nozione di sostenibilità urbana in vista della predispo-
     sizione del Piano di Azione.
         Gli obiettivi generali di sostenibilità a partire dai quali selezionare gli
     obiettivi che il Piano di Azione dovrà assumere sono stati articolati in:
         1. Obiettivi di sostenibilità «globali», in quanto riferiti a funzioni
             obiettivo di tutela delle risorse a loro volta determinate a scala nazio-
             nale o sovranazionale. Possono essere ricondotti a questo primo rag-
             gruppamento gli obiettivi concernenti:
                 – La limitazione dei consumi di energia e l’incremento del
                     ricorso a fonti rinnovabili
                 – La limitazione delle emissioni di gas climalteranti
                 – La riduzione delle emissioni di inquinanti atmosferici
                 – La riduzione dei consumi idrici
                 – La riduzione dei rifiuti prodotti
                 – L’incremento del riciclaggio dei rifiuti raccolti
         2. Obiettivi di sostenibilità «locali», in quanto riferiti a funzioni obiet-
             tivo specificamente determinate in relazione al raggiungimento di li-
             velli ottimali di qualità urbana e dunque riconducibili alla generica
             nozione di «qualità» dell’ambiente urbano. Sono riconducibili a
             questo secondo raggruppamento gli obiettivi concernenti:
                 – La qualità dell’aria (concentrazioni inquinanti atmosferici)
                 – Il livello di inquinamento acustico urbano
                 – La situazione sanitaria e la sicurezza dei cittadini
                 – La qualità delle acque
                 – La tutela della natura e delle aree agricole
                 – La dotazione di verde urbano e la più generale qualità
                     dell’ambiente urbano
                 – La conservazione dell’eredità culturale
         È evidente come l’articolazione proposta non possa essere intesa in ter-
     mini assoluti, essendo facilmente individuabili diverse aree di sovrapposi-
     zione e di dipendenza, anche funzionale, fra diversi obiettivi appartenenti
     al medesimo raggruppamento ovvero a due differenti raggruppamenti.
     Nondimeno, è opportuno mantenere l’articolazione proposta quanto
     meno in fase di selezione e definizione degli obiettivi, in quanto mentre gli
     obiettivi «locali» si prestano ad essere governati (e dunque controllati e mo-
     nitorati) a scala urbana (ovvero metropolitana e/o regionale), gli obiettivi



                                                                                                    27
Parte I. Roma verso l’Agenda 21 locale

Fig. 1. Procedura per l’attuazione del Piano di Azione Ambientale



                     SETTORI DI AZIONE/OBIETTIVI STRATEGICI GLOBALI E LOCALI




                                                                 RIFERIMENTI NORMATIVI:
                                                                     - Unione Europea
               Instruttoria                                             - Nazionali
               preliminare                                              - Regionali



                                                          OBIETTIVI QUANTITATIVI PROPOSTI:
                                                                  - Unione Europea
                                                              - Organismi internazionali
                                                                    - Ag. 21 locali
                                                                        - Altri

             Consultazione
            e partecipazione                                         Strumenti di piano
                pubblica                                                e di gestione
                                                                        previsti dalle
                                                                       norme vigenti



                                                            SETTORI E SOGGETTI COINVOLTI:
                                                                   - Amministratori
                Decisione,                                         - Municipalizzate
             individuazione                                      - Enti e Associazioni
                                                                           - ...
               dei soggetti
               responsabili,
                attivazione
                 del piano                                    DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI
                                                                   QUANTITATIVI PER
                                                                L’AGENDA 21 DI ROMA:
                                                                    - breve termine
                                                                 - medio/lungo termine



                IMPLEMENTAZIONE DEL PIANO, MONITORAGGIO DEGLI INDICATORI
               VALUTAZIONE DELLE AZIONI IN RELAZIONE AGLI OBIETTIVI ADOTTATI




            «globali» devono necessariamente inserirsi entro un più generale contesto
            di azioni perseguite a livello nazionale o sovranazionale.
                Ne consegue che, mentre gli obiettivi «globali» potranno essere definiti
            e quantificati in relazione ad opzioni assunte a livello nazionale o interna-
            zionale, gli obiettivi «locali» dovrebbero essere determinati in funzione del-
            le specifiche condizioni della città di Roma, sia per quanto concerne la
            situazione di base (cfr. la Relazione sullo Stato dell’Ambiente), sia per quan-
            to concerne le specifiche esigenze che la particolarità del contesto territoria-
            le ed ambientale potrebbe giustificare.


28
1. Le Agende 21 nell’esperienza internazionale


.. Il processo di definizione degli obiettivi
      generali
         La matrice rappresentata nelle tabelle seguenti, e proposta in forma pre-
     liminare, ricomprende sinteticamente l’approccio proposto per la selezione
     degli obiettivi strategici ai quali finalizzare il Piano di Azione Ambientale.
         Tale approccio è anche rappresentabile in termini di procedura, laddove
     il progressivo affinamento della generale elencazione di obiettivi di sosteni-
     bilità in un set di obiettivi quantificati e collocati negli opportuni orizzonti
     temporali: in “Fig. 1. Procedura per l’attuazione del Piano di Azione Am-
     bientale” a pagina 28, sono visualizzate le diverse fasi procedurali ricompre-
     se nella matrice, dalla delimitazione delle aree obiettivo generali alla
     definizione degli obiettivi strategici del Piano d’Azione Ambientale ed alla
     sua successiva implementazione.
         Più in particolare, le informazioni riportate nella matrice preliminare, e
     lo sviluppo logico dell’approccio metodologico in essa rappresentato, sono
     da ricondurre alle seguenti sotto-fasi della prima fase di predisposizione del
     Piano di Azione.
         Le aree obiettivo generali (la prima colonna di ogni tabella), articolate in
     «Obiettivi globali» ed «Obiettivi locali» sono proposte sulla base di un’ana-
     lisi preliminare delle criticità ambientali maggiormente significative
     nell’ambito urbano e metropolitano, e delle linee di intervento proposte nei
     documenti e nelle esperienze internazionali ad oggi maturate in tema di
     pianificazione sostenibile dello sviluppo urbano.
         Nondimeno, la proposta deve essere verificata nell’ambito delle proce-
     dure di confronto pubblico, ed in particolare essa può essere validata e/o in-
     tegrata e modificata dal forum civico, al quale viene sottoposta quale ipotesi
     preliminare.
         Nell’area “Riferimenti Normativi” della Tab. 3. viene proposta una pri-
     ma rassegna di indicazioni eventualmente presenti a livello europeo e na-
     zionale, nell’ambito dei quali delimitare un primo quadro di riferimento
     circa le linee di intervento, le politiche strategiche, gli obiettivi ed i valori li-
     mite e soglia afferenti ciascuna area obiettivo.
         Nell’area successiva (Strumenti) viene proposta, sempre con riferimento
     ad ognuna delle aree obiettivo generali, una prima rassegna di strumenti di
     programmazione e gestionali previsti dalle normative settoriali vigenti a li-
     vello nazionale.
         La Tab. 4. evidenzia i settori dell’amministrazione comunale e delle
     aziende municipalizzate interessate alla definizione delle linee di intervento.
     La concreta possibilità di orientare le politiche settoriali ad una logica di so-
     stenibilità dello sviluppo urbano si gioca, con tutta evidenza, anche e sopra-
     tutto nella capacità di interagire fin dalle prime fasi del processo con i
     soggetti istituzionali a diverso titolo preposti alle politiche di settore, ma an-
     che alla costruzione di un processo realmente partecipato, che consenta di
     definire obiettivi strategici sui quali sia effettivamente possibile coinvolgere
     l’intera cittadinanza.
         Nella Tab. 5. sono riportate sinteticamente le fonti internazionali alle
     quali fare riferimento per selezionare i possibili obiettivi di sostenibilità da
     assumere per ogni area obiettivo generale. Si tratta prevalentemente, ed in
     prima ipotesi) di obiettivi quantificati contenuti in documenti di program-
     mazione elaborati in ambito europeo, di obiettivi assunti in altre esperienze
     di Agenda 21 fra le più significative a livello internazionale, di target quali-
     tativi previsti dalle diverse norme di settore.
         Infine la Tab. 6. dovrà riportare, opportunamente articolati in funzione
     dei diversi orizzonti temporali, gli obiettivi strategici selezionati alla fine del
     processo sopra descritto. Su questi obiettivi saranno quindi definite e cali-
     brati gli obiettivi operativi di ogni settore, e le conseguenti linee di interven-


                                                                                                      29
Parte I. Roma verso l’Agenda 21 locale

          to per la realizzazione del Piano d’Azione Ambientale. È dunque opportuno
          che tali obiettivi siano, pur nella generalità dell’approccio che ne caratteriz-
          za la selezione, sufficientemente definiti, in termini qualitativi se non quan-
          titativi, con particolare riferimento ad una preliminare verifica di fattibilità
          nell’ambito delle politiche in atto o in progetto da parte dell’Amministra-
          zione




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  • 1. PIANO DI AZIONE AMBIENTALE DI ROMA Documento preliminare a cura di coordinamento DIPARTIMENTO POLITICHE DELLA QUALITÀ AMBIENTALE con il contributo di
  • 2. Coordinamento generale: Mirella Di Giovine e Gianni Squitieri Coordinamento scientifico: Giulio Conte e Mario Zambrini Hanno elaborato il documento: Pierluigi Alari, Maria Berrini, Duccio Bianchi, Giovanni Cafiero, Claudio Cesaretti, Giulio Con- te, Stefano Donati, Paolo Frankl, Maurizio Paffetti, Roberta Pignatelli, Giorgio Shultze, Sabina Vannucci, Carlo Vigevano, Mario Zambrini Hanno curato le elaborazioni cartografiche: Paolo Anella, Paolo Rossini Realizzazione grafica e impaginazione: TheSign Immagine & Comunicazione, Roma, tel. 320.77.20 Stampa: Editrice Le Balze, Montepulciano (SI) Si ringraziano per la collaborazione e il materiale fornito: Comune di Roma: Segreteria vicesindaco Dipartimento della qualità ambientale - ufficio tutela ambiente Dipartimento politiche economiche e attività produttive Dipartimento politiche del bilancio e delle risorse Dipartimento alle politiche culturali - Sovrintendenza musei, gallerie monumenti e scavi -uffi- cio monumenti medioevali e moderni -ufficio ville e parchi storici -ufficio Carta dell'Agro ro- mano - ufficio diritti animali-ufficio sport e turismo Dipartimento politiche della mobilità e dei trasporti - servizi aree intermodali e area pianifica- zione - area attuazione e gestione - ufficio controllo inquinamento atmosferico e acustico Dipartimento politiche educative e formative - ufficio città a misura dei bambini e delle bambi- ne Dipartimento Lavori pubblici e manutenzione urbana - ufficio speciale sottosuolo e manuten- zione programmata - ufficio speciale opere a scomputo Dipartimento politiche del territorio - ufficio per la riqualificazione delle periferie - ufficio spe- ciale piano regolatore -laboratori di quartiere - ufficio speciale città storica. ACEA; AMA; ATAC; COTRAL Ministero per i beni culturali e ambientali - Ispettore ai beni paesaggistici - Soprintendenza ar- cheologica - Istituto centrale del restauro Regione Lazio -Assessorato allo sviluppo del sistema agricolo e rurale Provincia di Roma-Assessorato ambiente,Ufficio tutela acque Autorità di Bacino del Tevere Italia Nostra; Legambiente; WWF Agenzia Romana per la preparazione del Giubileo; ANIT; ARSIAL; Associazione Civita; Bonifica s.p.a; ENEL; Ferrovie dello Stato; ISTAT; SMTs.p.a; STA s.p.a sistemi di trasporto; Studio Grafi- co Orecchio; Università degli studi Roma III Un ringraziamento particolare a: M. Anelli; E. Antonucci; F. Bandarin; G. Barozzi; E. Barsotti; M. Bartoletti; S. Bianchi; L. Bignami; G. Bologna; M. Cagnoni; G. Calenda; M. Cammarota; A. Campitelli; A. Canofani; L. Cardilli; G. Castelli; B. Cignini; C. Coraggio; L. D’Amico; M Degli Effetti; R. Delli Santi; B. Eramo; M. Fagio- li; M. Fiori; R. Funiciello; S. Giovenali; G. Lancia; L. Lombardi; P. Malenotti; C. Maltese; M. Ma- nieri Elia; G. Mantovani; M. Marcelloni; D. Modigliani; A. Montenero; M. Mustè; L. Niccolai.; G. Noia; A. Onorati; B. Panico; P. Paolillo; T. Rago; B. Salsedo; N. Savarese; F. Scoppola.; E. Sil- lato; A. Sorokin; M. Spada; G. Taccari; I. Terranova; G. Villetti; G. Zompetta Roma, Giugno 1997
  • 3. Premessa Negli ultimi anni la città di Roma ha assunto un ruolo sempre più im- portante nel processo mondiale di riconversione dello sviluppo urbano ver- so la sostenibilità. Dopo la firma della Carta di Aalborg sulle Città Sostenibili e la Conferenza Mediterranea per l’Agenda 21 Locale, ospitata qui in Cam- pidoglio nel 1995, come Sindaco di Roma ho portato il contributo della cit- tà a due importanti appuntamenti dove si sono delineate le strategie internazionali per la sostenibilità urbana: la Conferenza dell’ONU, Habitat II, tenutasi lo scorso giugno ad Istanbul e la Conferenza Europea delle Città Sostenibili, svoltasi nel settembre scorso a Lisbona. Le conclusioni di questo importante dibattito internazionale hanno an- cora una volta sottolineato il ruolo centrale delle città nelle strategie globali per lo sviluppo sostenibile: le città infatti hanno dimostrato con azioni con- crete la loro capacità di recepire il mandato della Conferenza di Rio de Ja- neiro sull’Ambiente e lo Sviluppo. È per questo che oggi, in occasione della Conferenza che ospitiamo “Rio- Roma-New York: la sfida delle città sostenibili”, rivolgiamo un appello alla Sessione speciale dell’Assemblea Generale dell’ONU, che si riunirà tra po- chi giorni a New York per fare il punto sull’attuazione dei mandati di Rio, perché sia riconosciuto il ruolo fondamentale delle città nel processo verso lo sviluppo sostenibile. L’efficacia dell’azione delle città è merito, soprattutto, della possibilità di interazione diretta con i cittadini, che solo il livello locale consente: è ormai dimostrato che una vera riconversione dei processi economici e sociali pas- sa necessariamente attraverso il coinvolgimento del mondo scientifico e produttivo, delle forze sociali e dei cittadini. Le autorità locali hanno quindi la grande opportunità di favorire tale coinvolgimento attraverso l’informa- zione dei cittadini e la loro partecipazione alle scelte. È in questo senso che deve essere interpretato questo documento prelimi- nare per la redazione del Piano di Azione Ambientale , con cui l’amministra- zione di Roma propone ai suoi cittadini un importante strumento di confronto per decidere insieme lo sviluppo futuro della città; uno sviluppo orientato alla valorizzazione dell’immenso patrimonio storico e ambientale di Roma, che è stato definitivamente posto sotto tutela dal nuovo piano ur- banistico approvato nel mese di maggio dal Consiglio Comunale, con cui sono destinati a verde i due terzi del vasto territorio romano. Perché ciò sia possibile, però, è necessario valorizzare anche le altre gran- di ricchezze di questa città. Innanzitutto il patrimonio tecnico scientifico delle sue università e degli enti di ricerca pubblici e privati: l’innovazione scientifica e tecnologica, a cui questa amministrazione ha già ampiamente ricorso, dovrà rappresentare uno degli assi portanti del Piano di Azione Am- bientale. In secondo luogo dovrà emergere la capacità operativa e proget- tuale delle forze economiche e sociali: le imprese, i lavoratori, le associazioni di cittadini. Questo documento, oltre ad individuare i possibili obiettivi per il futuro, rende anche esplicita la “strategia della sostenibilità” che ha sotteso l’azione 7
  • 4. di governo della città negli ultimi anni: per questo voglio anche ringraziare, oltre ai miei collaboratori della Giunta, tutti i funzionari e i tecnici di questa amministrazione e delle aziende municipalizzate che con il loro impegno hanno consentito di avviare Roma sulla strada che porta alla “città sosteni- bile”. 13 Giugno 1997 Francesco Rutelli 8
  • 5. Introduzione La Conferenza delle Nazioni Unite sull’Ambiente e lo Sviluppo, tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992 ha sottolineato l’importante ruolo dell’azione lo- cale, e in particolare delle città, per avviare il pianeta verso lo sviluppo so- stenibile. Per questo motivo, il documento conclusivo della conferenza, l’Agenda 21, chiedeva alle città di tutto il mondo di definire ciascuna un proprio “Piano di Azione Ambientale”. Il Piano di Azione Ambientale è un programma di azioni volte a miglio- rare le condizioni dell’ambiente urbano e la qualità della vita dei cittadini. Il compito di definire e poi attuare il piano non è dell’autorità locale, ma di tutti gli attori della scena urbana: istituzioni, mondo scientifico, imprese, sindacati, associazioni di cittadini. Infatti, l’efficacia del piano dipende dalla sua capacità di attivare tutti i soggetti che interagiscono sulla scena urbana, orientandone le scelte ed i comportamenti verso un obiettivo comune. Il documento che segue è uno strumento di lavoro, un testo pensato per facilitare il confronto tra l’amministrazione e gli altri attori della scena ur- bana, in modo da arrivare il prima possibile alla definizione del Piano di Azione Ambientale. Il documento è suddiviso in tre parti; la prima definisce il processo che l’amministrazione vuole adottare per arrivare alla definizione del piano: tale processo, che in seguito alla Conferenza di Rio viene chiamato Agenda 21 locale, prevede la costituzione di un “forum”, dove discutere gli orienta- menti generali, e di gruppi di lavoro tematici, dove approfondire gli aspetti tecnici. La seconda parte invece descrive in modo sintetico i principali problemi ambientali, individuati sulla base della Relazione sullo Stato dell’Ambiente, e definisce possibili obiettivi operativi e linee d’azione. Nella terza parte infine si traccia il resoconto delle azioni già avviate dall’amministrazione, individuando i principali problemi ancora aperti. Il documento esprime un punto di vista, quello dell’amministrazione, che dovrà necessariamente essere completato prima di giungere alla defini- zione del Piano di Azione Ambientale: obiettivi generali, obiettivi operativi, indicatori e linee di azione individuate devono essere quindi considerate come proposte da discutere e da integrare attraverso il processo partecipa- tivo. Il documento è focalizzato sugli aspetti strettamente ambientali, lascian- do in secondo piano gli aspetti sociali: infatti, l’eccezionale ricchezza del pa- trimonio storico naturale del territorio di Roma e la necessità di attivare una strategia per tutelarlo e valorizzarlo ci ha indotto a dare priorità alla so- luzione dei problemi ambientali, lasciando ad una fase successiva l’appro- fondimento degli aspetti sociali. Il documento, infine, non definisce priorità e tempi delle azioni da avviare, che dovranno essere concordate nell’ambito del Forum. Cionostante, ci preme sottolineare come la politica attuata negli ultimi quattro anni ed in particolare la profonda riforma dell’assetto urbano sfociata nel Piano delle Certezze, renda evidenti alcune linee di azioni prioritarie che saranno l’oggetto dei prossimi mesi di attività 9
  • 6. del Consiglio Comunale. Innanzitutto appare necessario definire rapida- mente l’assetto della città in trasformazione, con particolare riguardo alla mobilità: l’ormai prossima presentazione in Giunta del Piano Generale del Traffico Urbano e l’avvio di undici programmi di recupero urbano costitu- iscono certamente due strumenti fondamentali in questo senso. Nello stes- so tempo si impone la necessità di valorizzare l’immenso territorio della cintura verde ora tutelato, promuovendo le attività agricole, turistiche e quant’altro possa contribuire a far conoscere il patrimonio unico al mondo dell’agro romano: è in questo senso che deve essere intesa l’iniziativa che lanciamo oggi, di proporre il sistema del verde di Roma come riserva della biosfera dell’UNESCO. Giugno 1997 Domenico Cecchini, Loredana De Petris, Walter Tocci 10
  • 7. Sommario Parte I. Roma verso l’Agenda 21 locale. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  1. Le Agende 21 nell’esperienza internazionale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  .. La Carta di Aalborg . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  .. L’Agenda 21 Locale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  .. I principali elementi costitutivi dell’Agenda 21 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  .. Le Agende 21 nel mondo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  .. La situazione italiana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. Verso la realizzazione dell’Agenda 21 di Roma . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ... La Relazione sullo Stato dell’Ambiente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ... L’osservatorio ambientale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ... Il documento preliminare per la redazione del Piano di Azione Ambientale . . . . . . . . . . .. Il processo partecipativo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. Impostazione del Piano di Azione Ambientale di Roma . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  ... Articolazione procedurale e settoriale del Piano d’Azione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  ... Partecipazione e confronto con le parti coinvolte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  .. Definizione degli obiettivi generali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ... Proposta preliminare di obiettivi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. Il processo di definizione degli obiettivi generali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  Parte II. Obiettivi e linee d’intervento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  1. Conservazione della biodiversità e delle aree agricole . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. Obiettivi generali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. Stato attuale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ... L’agricoltura nel Comune di Roma . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. Obiettivi operativi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  ... Indicatori sulla conservazione della biodiverità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  ... Individuazione degli ambiti operativi e delle linee di intervento . . . . . . . . . . . . . . . . . . ... Proposta di obiettivi operativi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  2. Mobilità qualità dell’aria, rumore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  .. Obiettivi generali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  .. Stato attuale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  .. Obiettivi operativi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ... Relazioni fra il modello della mobilità e gli indicatori/parametri di sostenibilità. . . . . . . ... Selezione degli indicatori / Definizione degli obiettivi operativi . . . . . . . . . . . . . . . . . . ... Individuazione degli ambiti operativi e delle linee di intervento . . . . . . . . . . . . . . . . . . ... I principi di un approccio demand-side al governo della mobilità urbana . . . . . . . . . . .  3. Gestione delle acque . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. Obiettivi generali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ... Uso sostenibile dell’acqua . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11
  • 8. ... Conservazione della qualità delle acque . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  .. Stato attuale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  ... Il bilancio idrico del sistema di approvvigionamento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  ... Le dispersioni d’acqua nel sistema di approvvigionamento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  ... Gli effetti delle dispersioni nel sottosuolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  ... I consumi idrici a Roma. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  ... La crescita del fabbisogno idrico nell’area romana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  ... Allagamenti e rigurgiti delle fogne . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  ... La situazione idrologica ed idrogeologica del Tevere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  ... Qualità delle acque superficiali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  ... Capacità di depurazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  ... Efficienza degli impianti di depurazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  .. Obiettivi operativi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  ... Selezione degli indicatori e degli obiettivi operativi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  ... Individuazione degli ambiti operativi e delle linee di intervento . . . . . . . . . . . . . . . . .  4. Gestione dei rifiuti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  .. Obiettivi generali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  .. Stato attuale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  .. Obiettivi operativi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  ... Obiettivi operativi, indicatori e parametri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  ... La riduzione dei rifiuti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  ... Sicurezza ed economia dello smaltimento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  ... Valorizzazione e recupero . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  ... Minimizzazione degli impatti dello smaltimento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  5. Politica energetica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  .. Obiettivi generali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  .. Stato attuale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  .. Obiettivi operativi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  ... Gli obiettivi quantificati negli Studi preliminari al Piano Energetico . . . . . . . . . . . . . .  ... Potenziale tecnico delle fonti rinnovabili e assimilate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  ... Risparmio energetico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  ... Integrazione con gli strumenti urbanistici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  6. Riqualificazione dell’ambiente urbano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  .. Obiettivi generali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  .. Stato attuale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  ... Qualità urbana: centro e periferia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  ... Individuazione degli ambiti operativi e delle linee di intervento . . . . . . . . . . . . . . . .  7. Difesa e valorizzazione dell’eredità storica e culturale . . . . . . . . . . . . . . . . . .  .. Obiettivi generali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  .. Stato attuale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  ... Il contesto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  ... La gestione del patrimonio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  ... Il turismo e il tempo libero . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  .. Obiettivi operativi: conservazione del patrimonio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ... Indicatori per l’individuazione delle caratteristiche e dello stato di conservazione del patrimonio culturale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ... Individuazione degli ambiti operativi e linee d’intervento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. Obiettivi operativi: contenimento dell’impatto antropico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ... Fattori di pressione del turismo e tempo libero sull’ambiente . . . . . . . . . . . . . . . . . .  ... Individuazione degli ambiti operativi e delle linee d’intervento . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. Obiettivi operativi: conservazione dell’identità culturale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  ... Individuazione degli ambiti operativi e delle linee di intervento . . . . . . . . . . . . . . . .  12
  • 9. Parte III. Politiche in atto a livello comunale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1. Conservazione della biodiversità e delle aree agricole . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. Identificazione e perimetrazione del “Sistema del Verde” .. Il verde nella città in trasformazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ... Piani dei parchi e di utilizzo delle ville . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ... Nuove norme sulle zone agricole . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  ... Interventi pilota di restauro ambientale, valorizzazione e riqualificazione . . . . . . . . . . ... Il bando “punti verdi di qualità”. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  ... L’agriturismo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  ... Principali problemi aperti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  2. Mobilità, qualità dell’aria, rumore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  .. Riequilibrio della ripartizione modale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  ... Il modello strutturale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  ... La regola d’uso. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  .. Mitigazione degli impatti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  ... Inquinamento atmosferico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  ... Inquinamento acustico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. Principali problemi aperti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ... Programmazione di settore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ... Integrazione con la Pianificazione Territoriale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  3. Gestione delle acque . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. L’approvvigionamento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. La riduzione dell’utenza “a bocca tarata”. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  .. Gli interventi per la riduzione delle perdite di rete. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  .. Gli interventi per il ripristino della circolazione superficiale delle acque . . . . . . . . . . . . .  .. Il sistema della depurazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  ... Nuovi impianti e nuovi collettori previsti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  ... Principali problemi aperti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  4. Gestione dei rifiuti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  .. Programma di miglioramento della logistica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  .. Raccolta differenziata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  .. Recupero energetico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  .. Tariffazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  .. Piano per la localizzazione delle attività di demolizione e rottamazione di autoveicoli . . . .  .. Interventi di controllo e mitigazione degli impatti della discarica . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  .. Principali problemi aperti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  5. Politiche energetiche. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. Solare fotovoltaico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. Risparmio energetico nel riscaldamento invernale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  .. Risparmio energetico nel raffrescamento estivo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  ... Introduzione di tecnologie per il risparmio di energia elettrica . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. Progetti integrati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  .. Altre azioni di carattere generale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ... Manuale per l’uso razionale delle risorse energetiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ... Progetto Altener . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. Principali problemi aperti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  6. Riqualificazione dell’ambiente urbano. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  .. Il sistema del verde . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  13
  • 10. .. Gli interventi per la città consolidata: uso efficente del patrimonio edilizio e tutela delle aree libere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  .. La riqualificazione della città in trasformazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  .. Principali problemi aperti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  .. La crescita della città a bassa densità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  7. Difesa e valorizzazione dell’eredità storica e culturale . . . . . . . . . . . . . . . . . .  .. Programmi per la città storica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  .. Azioni per il coordinamento nella gestione del patrimonio e la razionalizzazione degli interventi “fisici” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  .. Campagne di informazione e divulgazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  .. Interventi di restauro di beni e monumenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  .. Interventi per la riqualificazione di aree simboliche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  .. Interventi per la conservazione della continuità ambientale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  .. La mobilità nella città storica: programmi e interventi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. Interventi che favoriscono il decentramento, la valorizzazione dei beni culturali diffusi e periferici e la presenza di poli di qualità alternativi al centro storico . . . . . . . . . . . . . . . . .. Organizzazione dell’afflusso e del deflusso delle visite e degli eventi culturali . . . . . . . . .  .. Interventi per la prevenzione delle concentrazioni derivanti da turismo e tempo libero . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  .. Granti eventi:Giubileo, L.651/96 programmi e azioni per il triennio ‘97, ‘98, ‘99 sui beni culturali. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  14
  • 12. Parte I. Roma verso l’Agenda 21 locale 16
  • 13. 1. Le Agende 21 nell’esperienza internazionale .. La carta di Aalborg Nel maggio 1994 è stata organizzata una prima Conferenza sulle Città So- stenibili (cosponsorizzata dalla Comunità Europea), che si è tenuta ad Aal- borg (Danimarca). Non si è trattato della prima iniziativa in questo senso, poiché già da tempo diversi networks di città si sono mossi intorno alla te- matica ambientale. Tra questi vanno citati ICLEI (ché è stata l’organizzatri- ce della Conferenza di Aalborg), EUROCITIES,UTO, the Council of European Municipalities and Regions (CEMR), WHO-Health Cities Network, Car Free Cities. Ma la Conferenza di Aalborg ha assunto un peso particolarmente significativo perché è riuscita a far convergere al suo inter- no molte delle esperienze esistenti. La Conferenza, sulla base di tre giorni di lavoro, 36 workshops e più di 600 partecipanti coinvolti da 30 stati europei, ha predisposto una Carta di impegni e ha rivolto l’invito a firmarla a tutte le città che intendono impegnarsi nella direzione della sostenibilità. La Car- ta definisce il concetto di sostenibilità, individua le responsabilità ambien- tali delle città e le impegna a sviluppare politiche ed azioni orientate verso la realizzazione di “città sostenibili”. In particolare, il punto I.6 della “Carta di Aalborg” (L’economia urbana verso un modello sostenibile) individua le linee prioritarie per una politica di sviluppo sostenibile delle città:  Le città riconoscono che il capitale di risorse naturali, atmosfera, suolo, ac- qua e foreste, è divenuto il fattore limitante del loro sviluppo economico e che pertanto è necessario investire in questo capitale. Ciò comporta in ordine di priorità: 1. Investire nella conservazione del rimanente capitale naturale, ovve- ro acque di falda, suoli, habitat per le specie rare; 2. Favorire la crescita del capitale naturale riducendo l’attuale livello di sfruttamento, in particolare per quanto riguarda le energie non rin- novabili; 3. Investire per ridurre la pressione sul capitale di risorse naturali esi- stenti attraverso un’espansione di quelle destinate ad usi antropici, ad esempio gli spazi verdi per attività ricreative all’interno della città, in modo da ridurre la pressione sulle foreste naturali; 4. Migliorare l’efficienza dell’uso finale dei prodotti, ad esempio utiliz- zando edifici efficienti dal punto di vista energetico e modalità di trasporto urbano non nocive per l’ambiente. .. L’Agenda 21 Locale Un’Agenda Locale può essere descritta come uno sforzo comune, all’in- terno di una città, per raggiungere il massimo del consenso tra tutti gli attori sociali riguardo la definizione e l’attuazione di un piano di azione ambien- tale da avviare entro il 2000, ma che guardi, appunto, al XXI secolo. 17
  • 14. Parte I. Roma verso l’Agenda 21 locale Il concetto di Agenda 21 Locale si riferisce dunque sia al processo di de- finizione degli obiettivi ambientali che al processo di costruzione delle con- dizioni per metterli in pratica: consenso, interesse, sinergie, risorse umane e finanziarie. Un’Agenda 21 Locale deve quindi definire la propria filosofia di fondo, le strategie, gli obiettivi, gli strumenti, le azioni, i criteri e i metodi di valu- tazione dei risultati. Nello stesso tempo l’Agenda 21 Locale deve essere un processo partecipativo e democratico che coinvolga tutti i settori nella sua definizione e attuazione. Questa impostazione trova la sua legittimità in molti documenti ufficiali prodotti dalla Comunità europea e internazionale. Il Quinto Programma di Azione Ambientale della Commissione delle Comunità Europee (Towards Sustainability, CEC) riconosce che le autorità locali hanno “un importante ruolo da giocare per assicurare la sostenibilità dello sviluppo attraverso l’esercizio delle loro funzioni statutarie come au- torità competenti per molte delle Direttive e Regolamenti e nel contesto della applicazione pratica del principio di sussidiarietà”. Inoltre, nel capitolo sull’Ambiente Urbano, si dichiara che “La Politica della Comunità deve incoraggiare le autorità locali a affrontare la sfida dei problemi ambientali posti oggi dalla città e deve aiutarle a trovare la miglio- re strada per farlo”. E, riferendosi al nuovo Trattato dell’Unione Europea, si stabilisce che, per creare una maggiore unione tra i cittadini europei “le decisioni vanno prese il più vicino possibile ai cittadini”. Un importante principio, sancito dal Quinto Programma, è quello della “condivisione di responsabilità” o “partnership” tra i diversi attori sociali coinvolti dai pro- blemi ambientali (imprese, associazioni, governi). Il programma è stato re- centemente sottoposto a revisione e il capitolo sull’Ambiente Urbano ha assunto una maggiore importanza. Nel Libro Verde sull’Ambiente Urbano l’Unione Europea (UE, 1990) ri- conosce anche gli ostacoli per una efficace politica ambientale urbana: “c’é una crescente consapevolezza del fatto che un’efficace politica ambientale richiede di sostituire l’approccio settoriale dei problemi con un alto livello di integrazione. Questo se si vuole evitare il semplice spostarsi di un proble- ma da un settore all’altro. Comunque il tema dell’integrazione deve essere affrontato avviando un’integrazione delle procedure di definizione delle politiche, di valutazione di impatto, di pianificazione, di finanziamento e attuazione. Alla fine di questo processo, comunque, i risultati saranno tran- sitori se non si aiuterà il pubblico a riconoscere la dimensione quotidiana dei problemi ambientali e se non si costruiranno le strutture per mettere in pratica questa consapevolezza”. Il Libro Verde continua: “Poche città pos- siedono un quadro istituzionale che gli permetta il coordinamento degli in- vestimenti, dello sviluppo e delle strategie ambientali.” Ne consegue che le autorità locali dovrebbero essere incoraggiate ad in- dirizzare la loro azione ambientale verso la più stretta collaborazione possi- bile con tutti i settori della comunità locale. Nel capitolo 28 dell’Agenda 21 approvata a Rio de Janeiro nel 1992, i lea- ders del mondo invitano tutte le autorità locali a intraprendere il processo consultivo con le loro popolazioni ed a cercare il consenso su una Agenda 21 Locale entro il 1996: “Ogni autorità locale deve aprire un dialogo con i propri cittadini, con le associazioni locali e con le imprese private ed adot- tare una Agenda 21 Locale. Attraverso la consultazione e la costruzione di consenso, le autorità locali possono imparare dalla comunità locale e dalle imprese e possono acquisire le informazioni necessarie per la formulazione delle migliori strategie. Il processo di consultazione può aumentare la con- sapevolezza ambientale delle famiglie. I programmi, le politiche e le leggi as- sunte dalla amministrazione locale potrebbero essere valutate e modificate sulla base dei nuovi piani locali così adottati. Queste strategie possono esse- 18
  • 15. 1. Le Agende 21 nell’esperienza internazionale re utilizzate anche per supportare le proposte di finanziamento locale, re- gionale e internazionale.” .. I principali elementi costitutivi dell’Agenda 21 In sintesi si può dire che i principali elementi o fasi che costituiscono il processo di costruzione dell’Agenda 21 Locale sono: • L’attivazione del Forum: tutti gli interessi e i poteri coinvolti a livello locale vengono coordinati all’interno di un Forum che ha il compito di orientare il processo di elaborazione dell’Agenda 21 e di monito- rarne l’applicazione • La consultazione permanente: l’avvio di un processo di consulta- zione della comunità locale allo scopo di individuarne i bisogni, di definire le risorse che ogni parte può mettere in gioco, di indivi- duare i potenziali conflitti da gestire tra interessi diversi. • L’Audit urbano e la redazione del Rapporto sullo Stato dell’Am- biente: la raccolta di tutti i dati di base sull’ambiente fisico, sociale ed economico. Un vero e proprio Audit urbano che serva a costru- ire, attraverso indicatori ambientali, il Rapporto sullo stato dell’ambiente su cui si svilupperà la discussione per la redazione dell’Agenda 21 Locale. Anche questa fase va verificata e costruita con il contributo del Forum. • I Target: la definizione di obiettivi, quanto più concreti o addirit- tura quantificabili, da associare a precise scadenze temporali • Il Piano di Azione Ambientale: il programma di azioni concrete necessarie per raggiungere gli obiettivi adottati, completo della defi- nizione degli “attori” che saranno responsabili dell’attuazione, delle risorse finanziarie, degli strumenti di supporto. • Il Reporting: il mantenimento di procedure di controllo perma- nente sull’attuazione e sull’efficacia del Piano di azione. La reda- zione periodica di rapporti che individuino i miglioramenti ed i peggioramenti della situazione ambientale e che servano a suggerire eventuali aggiustamenti del Piano di azione. .. Le Agende 21 nel mondo Per promuovere questi obiettivi, dopo la conferenza di Rio, l’ONU ha costituito una Commissione per lo Sviluppo Sostenibile che ha il compito di monitorare e promuovere l’attuazione dell’Agenda 21 in tutti i paesi.Tra le città nordamericane che si stanno impegnando in questa direzione, spic- cano la città di Seattle, nello stato di Washington-USA e la città di Hamil- ton, in Canada. Seattle è stata tra le prime città a sperimentare la messa a punto di un Rapporto Annuale sullo Stato dell’Ambiente, integrando tra loro indicatori relativi all’ambiente fisico e all’ambiente socio-economico. Su questa base vengono via via monitorati i miglioramenti od i peggiora- menti dell’ambiente urbano e vengono avviate politiche ed azioni positive. La costruzione della prima Agenda 21 Locale è il risultato di un processo durato circa tre anni che ha coinvolto i principali settori della macchina e dei servizi comunali. La partecipazione di comitati, associazioni e gruppi di interesse è stata incredibilmente ampia. Hamilton-Wentworth ha istituito nel 1991 la Task Force sullo Sviluppo sostenibile e ha coinvolto tutti i rap- presentanti dei diversi settori. Più di mille cittadini sono stati così coinvolti nell’ideazione di “Vision 2020” un piano di azione che è diventato una linea guida per tutti i settori di intervento della municipalità fino a quello della 19
  • 16. Parte I. Roma verso l’Agenda 21 locale definizione delle priorità di bilancio. La città intende mantenere aggiornata la sua base dati istituendo un Rapporto annuale sullo sviluppo sostenibile. Verrà riformata la procedura di costruzione del bilancio municipale sulla base del piano Vision 2020 e verrà stabilita un’agenzia con forti rapporti con i cittadini per attuare il piano di azione. In Europa, con la Conferenza di Aalborg, si è dato il via alla Campagna Europea Città Sostenibili. La Campagna ha compiuto ormai molti passi. La Carta di impegni (La Carta di Aalborg) è stata ormai sottoscritta da più di 240 città. Nello stesso periodo il Gruppo di Esperti di Ambiente Urbano, istituito dalla DGXI per continuare l’opera avviata dalla Commissione nei primi anni ‘90 con la redazione del Libro Verde sull’Ambiente Urbano, ha consolidato il proprio ruolo e realizzato azioni importanti. Il Gruppo ha rappresentato uno stimolo perché tutte le politiche europee di settore assu- messero la tematica dell’ambiente urbano come aspetto importante. Sono state così definite proposte ed osservazioni, con l’obiettivo di orientare più correttamente i finanziamenti europei o per ottenere che la revisione in cor- so del 5° Programma di Azione Ambientale assumesse la tematica urbana. Il Gruppo ha predisposto un rapporto denso di proposte (circa 300 pagine, dal titolo Città Europee Sostenibili) e ha contribuito alla definizione degli obiettivi e dei contenuti della campagna europea. Contemporaneamente ha affidato ad Iclei ed Euronet la predisposizione di un Servizio Informativo (Local Sustainability - Information Service), accessibile e aggiornabile via Internet, in grado di disseminare i documenti e le iniziative della Commis- sione Europea in materia di ambiente urbano e di presentare le esperienze di “buone pratiche” messe in atto da tante città europee. La 2ª Conferenza europea delle Città Sostenibili, che si è tenuta a Lisbo- na, il 6, il 7 e l’8 ottobre del 1996, è stata l’occasione per fare un primo bi- lancio della Campagna e per rilanciare l’iniziativa. Il bilancio è positivo, per il maggior numero di amministrazioni locali coinvolte (più di mille parte- cipanti alla Conferenza), per l’allargarsi della campagna ad amministrazioni di scala sovracomunale, per la presenza dei nuovi membri dell’Unione e di numerose città dell’Est. Ma soprattutto Lisbona ha segnato il passaggio “dall’impegno all’azione concreta”. Moltissime città, una volta sottoscritta la carta di Aalborg hanno effettivamente attivato un percorso di coinvolgi- mento delle loro comunità e di progettazione e realizzazione di azioni con- crete. Le Agende 21 Locali sono diventate così l’occasione per lanciare programmi di rinnovo edilizio nei centri e nelle periferie urbane, basati su interventi fortemente integrati, mirati a praticare tutte le soluzioni tecnolo- giche e gestionali utili a risparmiare e riciclare risorse naturali, garantire l’accessibilità con mezzi pubblici o non inquinanti, migliorare la conviven- za sociale e la qualità della vita di tutti. Vedono così la luce programmi in- novativi in materia di gestione dei rifiuti, utilizzo di energie rinnovabili, integrazione tra aree urbane e aree naturali. La partecipazione pubblica rie- sce ad essere lo strumento per valorizzare e attivare risorse sociali (consen- so, volontariato, capacità imprenditoriali, ecc.) indispensabili per il successo delle iniziative previste dall’Agenda 21 locale. La pubblica ammi- nistrazione si comporta come un soggetto trasparente, capace di produrre, circolare e migliorare l’informazione ambientale necessaria ad aumentare la consapevolezza sociale. La scheda in “Tab. 1. Rassegna di alcune esperienze partecipative in di- verse città del mondo (Tavola 1 di 2)” a pagina 21, presenta una breve ras- segna di buone pratiche per la partecipazione, esperienze di informazione ai cittadini e loro coinvolgimento nel processo di elaborazione del piano d’azione ambientale. 20
  • 17. 1. Le Agende 21 nell’esperienza internazionale Tab. 1. Rassegna di alcune esperienze partecipative in diverse città del mon- do (Tavola 1 di 2) A livello nazionale, la UK local authority associations, al fine di assistere le autorità locali nell’ intraprendere il processo AL21, ha promosso varie iniziative, tra cui: - la redazione di un documento guida intitolato” schema per la sostenibilità locale” , - l’edizione di un “pacchetto” di video training ad indirizzo dello staff delle autorità locali, - l’organizzazione di una serie di tavole rotonde per definire le linee guida per lo sviluppo sostenibile su varie aspetti tra cui quelli della Partecipazione della comunità e della Educazione ed accrescimento della consa- pevolezza. L’UK local authority associations ha inoltre redatto un documento sulla “Partecipazione della comunità nella AGENDA 21 LOCALE” indirizzato alle comunità locali dell’UK,che si propone come una guida che GRAN BRETAGNA delinea i principi della partecipazione e definisce i possibili strumenti per l’attivazione ed il mantenimento del processo partecipativo. In questro documento vengono riportati alcuni esempi di buone pratiche partecipative come iniziative in campo del turismo verde, dell’autocostruzione, riciclo, corsi di aggiornamenti e risparmio energetico. Nu- merosi Business environmental club sono nati in Gran Bretagna per riunire agenzie private, pubbliche e vo- lontarie e per scambiarsi esperienze, informazioni, idee ed altre iniziative basate sull’espressione artistica vista come mezzo, aperto a tutti, sia di comunicazione che di qualificazione degli spazi. A Leeds, è stata creata l’ associazione “Leeds City initiative”: un forum volontario di 125 organizzazioni e il “Leeds environmental business forum” comprendente 175 strutture direttive tra cui lo stesso Consiglio comunale che informano sulle iniziative intraprese attraverso un Newsletter che esce 4 volte. Inoltre, dato che è stata riconosciuta la necessità di consultare più direttamente coloro che non fanno parte delle associa- zioni, l’amministrazione della città ha intrapreso sul territorio una campagna di 4000 interviste dirette a verificare cosa la gente pensa realmente del luogo in cui vive ed ha allestito una conferenza locale per foca- lizzare la visione della città nei prossimi 100 anni. La città di Madrid ha elaborato il documento Madrid 21 del ‘94, sottoponento i principi e gli obiettivi pre- sentati nel documento ad un aperto dibattito con gli attori sociali ed istituzionali coinvolti in tema di svi- luppo sostenibile.Questo ha dato luogo ad una nuova versione del documento Madrid 21. Simultaneamente all’approvazione formale del Piano da parte del governo regionale è stata creata una com- missione sullo sviluppo sostenibile che se ne sarebbe occupata. Dopo le elezioni ed il cambiamento del governo regionale, il processo di Piano, inteso in senso globale, non è stato ripreso anche se alcuni programmi settoriali previsti come parte di esso stanno comunque progre- dendo. SPAGNA L’esperienza di Madrid mette in evidenza l’importanza di un coinvolgimento nel processo di piano dei raggruppamenti politici, ed il raggiungimento di un riconoscimento globale dei principi di sostenibilità che possa non essere rimesso discussione e che porti il dibattito sulla scelta dei temi e sulle priorità, (istanze che possono logicamente variare secondo le opzioni politiche adottate in ogni momento), evitando che il processo stesso si interrompa . La considerazione che scaturisce da questa esperienza è che il coinvolgimento nei processi di piano dei rag- gruppamenti politici può essere raggiunto soltanto informando profondamente la società; i cittadini chie- deranno ai politici ad agli attori sociali di agire di conseguenza e di affrontare la problematica ambientale nel suo complesso con il sostegno sociale. DANIMARCA Nella contea di Storstrom il processo è stato promosso l”eco-passport”, una sorta di “premio” pensato per la promozione del processo LA21. Si tratta di una lista di azioni praticabili dai singoli cittadini: l”eco-pas- sport” può essere ottenuto se si corrisponde ad un numero da 8 a 18 dei suggerimenti proposti nella lista. 21
  • 18. Parte I. Roma verso l’Agenda 21 locale Tab. 1. Rassegna di alcune esperienze partecipative in diverse città del mon- do (Tavola 2 di 2) Nella piccola città di Nybro Il processo AG21 comincia nel ‘93 con una relazione sullo stato dell’ambiente distribuita gratuitamente ai politici, affari ed industria scuole ed a chiunque ne abbia fatto richiesta. La relazione sullo stato dell’ambiente è stata utilizzata nelle scuole come materiale didattico e parallelamen- te è stata avviata una campagna di comunicazione con i cittadini, basata sulla Relazione, attraverso seminari pubblici ad indirizzo degli insegnanti, circoli di ricerca, conferenze, gare e corsi di educazione ambientale per politici e dipendenti comunali. Sono stati quindi creati Gruppi di lavoro per produrre idee per l’Agenda 21 a cui hanno partecipato giovani, SVEZIA organizzazioni ambientaliste industrie, piccole compagnie, negozi, le chiese, i sindacati, i partiti politici, i consumatori e il servizio sanitario. Le proposte ed idee provenienti dai gruppi sono state quindi discusse di nuovo dal gruppo di coordinamento e sono state fatte circolare per essere commentate, tra le NGO, comi- tati, società. Altre azioni intraprese volte al coinvolgimento sono state una mostra ambientale, una gara per bambini , la messa a punto di un sistema di sovvenzioni per il compost, per riciclo di materiali edili e sono stati istituiti degli Eco-teams, gruppi di 4-5 persone che, con il sostegno e la consulenza di rappresentanti del comune definiscono i loro obiettivi e cooperano per la riduzione dei rifiuti, risparmio di energia ed acqua, ottimiz- zazione dei trasporti e scelta di prodotti non dannosi per l’ambiente. Tra le buone pratiche orientate al cambiamento dello stile di vita, la Norvegia, nell’ambito di un programma ministeriale sullo sviluppo sostenibile e consumi, ha attivato nel 1996 un progetto denominato “comunità locali sostenibili” che si fonda sulla crescita della consapevolezza a livello dei consumatori.L’obiettivo del progetto è quello di attivare iniziative pratiche per ridurre consumi, inquinamento e produzione di rifiuti, a livello di famiglie, mondo degli affari, organizzazioni e strutture pubbliche. Tra le azioni promosse: NORVEGIA - In ogni municipalità 30 famiglie registrano i loro consumi all’inizio del progetto e dopo un anno. L’indi- viduazione e la rimozione degli ostacoli che le famiglie incontrano nel loro intento di riduzione consumi fanno parte del programma. - Alle famiglie è stato distribuito un foglio con 30 proposte di cambiamento del loro stile di vita, tra le quali gli si chiede di sceglierne 5. -È stata incentivata l’istituzione di servizi ambientali nell’ambito di associazioni giovanili quali scouts, con- gregazioni,etc -Infine l’amministrazione pubblica dà rimborsi spesa a coloro che usano la bicicletta anziché l’automobile per lavoro. .. La situazione italiana Pur scontando grande distanza dalle città inglesi che in più di 70 hanno sottoscritto la Carta di Aalborg, in Italia le autorità locali firmatarie della Carta di Aalborg non sono poche (15 e altre sono in via di sottoscriverla) se paragonate con altri paesi. Ma il ritardo si riscontra nella messa in pratica degli impegni sottoscritti. In Italia ancora non esiste una città che abbia portato a termine, nei modi richiesti, la redazione dell’Agenda 21 locale. Ma è anche vero che qualcuna si sta muovendo. Per esempio Bologna, che ha ottenuto per questo motivo uno degli “Ecolabel” assegnati nel corso della Conferenza di Lisbona Ma anche Modena, Roma, Venezia, Milano, Torino stanno muovendo i primi passi o comunque si sono dichiarate intenzionate ad avviare l’Agenda 21 Locale. Anche i casi di “buone pratiche” raccolti dall’Osservatorio Ecosistema Urbano di Legambiente - Comune di Ferrara costituiscono una traccia da seguire per individuare, valutare e, se il caso, valorizzare gli esempi positivi. Sarebbe importante disporre e aggiornare continuamente questa banca dati dei casi italiani, sul modello di quanto sta realizzando la DGXI a scala euro- pea. Alcune città italiane, per esempio, hanno avviato iniziative interessanti 22
  • 19. 1. Le Agende 21 nell’esperienza internazionale (studi o piani energetico-ambientali integrati, in attuazione della Legge 10/ 91 e per il contenimento delle emissioni di CO2: per es. Roma, Padova, To- rino, Livorno, Rovigo, Bologna, Sesto San Giovanni, Palermo e altre). Il Ministero dell’Ambiente ha dichiarato la sua intenzione di svolgere il proprio ruolo a supporto della sostenibilità urbana. Con l’obiettivo di so- stenere la campagna italiana, è infatti stato costituito con decreto ministe- riale un “Gruppo di lavoro per le città ecosostenibili” che intende interloquire con soggetti diversi (associazioni ambientaliste, professionali, sindacali, imprenditoriali, e pubbliche amministrazioni). Il mandato del Gruppo è quello di fornire al Ministro “indicazioni di priorità e proposte di iniziative” per promuovere azioni di informazione, coordinamento, diffu- sione e sostegno delle esperienze positive per la sostenibilità locale. Dopo le prime riunioni è stata infatti fornita al Ministero una proposta di lavoro, con indicazioni concrete su possibili iniziative da attivare. Altre iniziative che potrebbero contribuire a questo percorso sono state avviate da altri Ministeri. Tra queste va segnalata l’iniziativa in corso presso il Ministero del Lavori Pubblici, relativa al sostegno finanziario di “Progetti Sperimentali” di rinnovo urbano. .. Verso la realizzazione dell’Agenda 21 di Roma L’amministrazione di Roma ha deciso di avviare la sua Agenda 21 locale, formalizzando così un percorso di consultazione della comunità urbana che era già stato avviato informalmente attraverso i numerosi incontri pubblici sulle scelte di politica ambientale operate. Per dare corso al processo di Agenda 21 locale l’amministazione si è do- tata di alcuni strumenti essenziali: la Relazione sullo stato dell’Ambiente del territorio comunale, l’osservatorio ambientale, il documento preliminare per la redazione del Piano di Azione ambientale. ... La Relazione sullo stato dell’ambiente Costituisce il primo passo essenziale per avviare il processo di Agenda 21 locale. La “prima edizione” della Relazione ha la funzione di verificare le at- tuali condizioni dell’ambiente urbano e le carenze informative che è neces- sario colmare. L’amministrazione ha deciso di realizzare la prima edizione della Relazione coinvolgendo già in fase di elaborazione soggetti esterni del mondo scientifico, introducendo quindi un elemento di confronto già nella stesura del documento. Sulla base dei risultati del processo partecipativo, durante il quale la Re- lazione sarà discussa approfonditamente, sarà possibile individuare le ca- renze informative che è necessario colmare e stabilire eventuali accordi tra amministrazioni, istituzioni scientifiche, associazioni o altri enti per ade- guare il quadro informativo. Tali carenze saranno individuate anche in base agli obiettivi fissati dal Piano di Azione Ambientale e ai relativi indicatori per verificarne il raggiungimento. ... L’osservatorio ambientale È un organismo permanente insediato presso il Dipartimento Ambiente, la cui funzione sarà la raccolta di tutti i dati sullo stato dell’ambiente, rilevati dall’amministrazione, dalle aziende municipalizzate e dalle amministrazio- ni pubbliche competenti (ad es. Autorità di Bacino e ARPA). Potranno es- 23
  • 20. Parte I. Roma verso l’Agenda 21 locale sere definiti accordi anche con le università ed altri enti di ricerca perché anche i risultati di studi realizzati da tali enti sul territorio di Roma, siano messi a disposizione dell’osservatorio. ... Il Documento preliminare per la redazione del Piano di Azione Ambientale Il Documento preliminare per la redazione del Piano di Azione Ambien- tale è lo strumento che consente di avere una visione d’insieme dei problemi ambientali della città, delle azioni e delle scelte sin qui operate dall’ammini- strazione e dei principali problemi ancora da affrontare. Ecco in sintesi gli elementi essenziali del Piano di Azione Ambientale. La definizione di obiettivi generali di “sostenibilità”: anche se l’idea della “città sostenibile” è ormai piuttosto ben definita dalla letteratura esistente (vedi European Sustainable Cities) non è sempre semplice definire chiara- mente gli obiettivi che si vogliono raggiungere. Esistono però sia riferimenti normativi che esperienze in corso in cui tali obiettivi di sostenibilità sono chiari e, in alcuni casi, quantificabili attraverso indicatori specifici. La proposta di obiettivi generali e operativi per la città di Roma e le linee di azione possibili per raggiungerli: si individuano i possibili obiettivi e, se possibile, gli indicatori per misurarne il raggiungimento. Sulla base delle esperienze internazionali e dei vincoli esistenti, si definiscono possibili stra- tegie per il raggiungimento degli obiettivi. La verifica delle azioni attivate e previste e degli strumenti disponibili: l’amministrazione ha già avviato azioni che utilizzano strumenti di diverso tipo (piani urbanistici o di settore, le norme, gli incentivi) per introdurre “elementi di sostenibilità” (tecnologie innovative, “best practices”). Il Piano di Azione individua inoltre i principali problemi aperti e alcune ipotesi di priorità di azioni da sottoporre al Forum. .. Il processo partecipativo La partecipazione dei cittadini al processo dell’Agenda 21 è indispensa- bile, non solo per garantire il consenso di tutti gli attori urbani circa gli obiettivi e le priorità del Piano di Azione Ambientale, ma anche perché molte delle azioni previste dal piano richiedono l’impegno diretto di ogni singolo cittadino. La partecipazione, quindi, deve essere un processo che opera su più livelli, ciascuno con una sua specifica finalità. Per facilitare la partecipazione dei diversi “attori urbani” al processo di Agenda 21 locale e coinvolgere nel processo tutti i cittadini l’amministazio- ne prevede le seguenti attività:  Consultazione: Il Forum civico sarà costituito da una rappresentanza della comunità, completa ma selezionata, di circa 100 partecipanti. Il Forum ha funzione di consultazione sulle linee generali di elaborazione del Piano d’Azione Am- bientale (PAA) e di definizione e proposizione di strategie partecipative. I gruppi di lavoro tematici, composti da rappresentanti dell’Amministra- zione, da esperti del settore e da membri del Forum civico interessati alle te- matiche specifiche. I gruppi di lavoro saranno luoghi di consultazione, dibattito ed approfondimento tecnico specifici dove il mondo scientifico ed i cittadini, attraverso le loro rappresentanze, potranno ottenere informazio- ni specifiche settoriali ed ove potranno far pervenire richieste, informazioni e proposte ad indirizzo dell’Amministrazione e del Forum civico.  Informazione: Gli Sportelli informativi , localizzati presso gli URP circoscrizionali, po- tranno essere postazioni ove sia consentito l’accesso a tutti i livelli della co- 24
  • 21. Tab. 2. Il processo partecipativo nell’Agenda 21 per Roma Obiettivi Azioni Strumenti Interlocutori Soggetti promotori Le rappresentanze dei cittadini e i Amministrazione — Istituzione del Forum, ricerca di persone chiave nei vari ambiti per la creazione di gruppi di la- comitati locali; i gruppi di interesse per il coordinamen- voro , promuovere la costituzione di gruppi di interesse il cui lavoro possa essere coordinato con il (associazioni ambientaliste e sinda- Consultare to e l’avvio dei pro- Piano d’Azione, con i lavoro per la relazione annuale sullo stato dell’ambiente e con i progetti di co- cati etc.); le imprese (singole impre- cessi di operazione internazionale. se, camere di commercio, consultazione associazioni di settore, etc.) — Attraverso, pubblicazioni, sportelli informativi, banca dati, pubblicità sulle azioni previste dal Piano, diffusione di questionari , convegni, mostre altri eventi artistici e culturali, visite guidate, Amministrazione — Divulgazione della relazione sullo stato dell’ambiente Informare La cittadinanza a tutti i livelli Potenziali sponsor — Pubblicazione e diffusione di news letter ed inviti ad attività promosse nell’ambito del processo interessati Agenda 21 locale, distribuiti presso i punti occasionali e stabili di aggregazione sociale (eventi cul- turali , biblioteche, librerie, chiese etc.) e — Stages, corsi per le scuole, per i politici e i dipendenti dell’amministrazione, Partecipanti al Forum ed ai gruppi di Amministrazio- Educare — Prevedere una sezione di materiale didattico nella pubblicazione della Relazione sullo stato lavoro, Politici, Dipendenti dell’am- ne,università, asso- dell’ambiente e del programma di piamo d’azione ministrazione, Insegnanti, Studenti ciazioni culturali PARTECIPAZIONE Amministrazione, Crescita della consapevolezza aziende municipa- — Possibilità di conoscere gli esiti dei processi a cui si richiede di partecipare (Vedi raccolta diffe- Varie categorie di cittadini, docenti, Motivare lizzate renziata etc) organizzando visite guidate , distribuendo fogli informativi, etc scuole, associazioni,etc. laboratori di quar- tiere Promozione di progetti che abbiano il fine di portare nuove persone nel processo Agenda21; stu- Piccole e medie imprese, associazio- Amministrazione, Dimostrare diare l’aspetto divulgativo e partecipativo nell’ambito di progetti esistenti o in via di realizzazione ni ambientaliste, associazioni pro- Associazioni am- che possano corrispondere a tale requisito fessionali etc. bientaliste Accessibilità Decentramento a livello di quartiere o circoscrizioni, mediante strutture di coordinamento (vedi la- Laboratori di quar- dell’Ammi- boratori di quartiere) di iniziative, riconducibili al processo Agenda 21, promosse dagli abitanti del La cittadinanza a tutti i livelli tiere, circoscrizioni nistrazione quartiere.Coordinamento con le circoscrizioni per la creazione di sportelli informativi “Agenda 21” offerta di Creare incentivi a livello sia di imprese che di cittadini, a mezzo di gare, bandi di qualità o, per i cit- Imprese e cittadinanza Amministrazione incentivi tadini di rimborsi, sgravi sulle tasse comunali, accessi gratuiti, (vedi eco passport ) etc Configurare diverse azioni in base alla individuazione dei destinatari del messaggio: promozione di La cittadinanza suddivisa per cate- offerta di tipi progetti pilota a livello di quartiere, di condominio, o individuali, coinvolgimento dei gruppi gio- gorie in base alle potenziali disponi- Amministrazione e di livelli di vanili, dei pensionati, costituzione di eco teams per la valutazione ed il controllo dei processi di con- bilità di coinvolgimento coinvolgi- sumo energetico o produzione di rifiuti PARTECIPAZIONE mento diver- Sostegno da parte dell’amministrazione delle iniziative in campo ambientale esistenti a livello di as- sificati Associazioni, scuole università, co- e cambiamento dello stile di vita sociazioni, imprese, quartiere, università, scuole etc.e creazione di sinergie tra esse e quanto definito Amministrazione mitati di quartiere etc dal Piano d’azione e dai programmi per la partecipazioneal processo Agenda 21. 25 1. Le Agende 21 nell’esperienza internazionale
  • 22. Parte I. Roma verso l’Agenda 21 locale munità a materiale informativo e promozionale sulle azioni promosse e proposte dall’amministrazione comunale nell’ambito dell’Agenda XII loca- le di Roma.  Coinvolgimento: Uffici di coordinamento delle azioni a livello di quartiere: è prevista la partecipazione diretta dei cittadini nella forma di dialogo interattivo in am- biti ristretti come i laboratori municipali di quartiere autogestiti che, oltre a partecipare ai processi decisionali nell’ambito del miglioramento urbano attraverso progetti di rilevanza per il quartiere, potranno rappresentare un punto di riferimento per progetti di educazione ambientale e dimostrativi. .. Impostazione del Piano di Azione Ambientale di Roma ... Articolazione procedurale e settoriale del Piano d’Azione L’ipotesi metodologica assunta nell’ambito del presente rapporto si arti- cola essenzialmente in tre fasi di azione, schematicamente riconducibili alle parti in cui il rapporto stesso è articolato. L’articolazione funzionale e settoriale è in estrema sintesi riconducibile ai seguenti passaggi: 1. Selezione degli obiettivi generali dell’agenda 21, individuazione dei settori di intervento connessi, determinazione delle funzioni obiet- tivo quantitative e/o qualitative, a loro volta articolate in relazione all’orizzonte temporale (di breve, medio e lungo termine). 2. Selezione degli obiettivi operativi (funzionali agli obiettivi strategici generali) per ognuno dei settori di intervento individuati e dei rela- tivi indicatori prestazionali; analisi sistemica del settore, individua- zione dei parametri critici, traduzione degli obiettivi operativi in ambiti gestionali e linee di intervento finalizzate alla gestione soste- nibile dei parametri precedentemente individuati. 3. Analisi delle politiche in atto e valutazione della coerenza con le linee di intervento e gli obiettivi operativi settoriali; analisi degli strumen- ti di governo del territorio e delle risorse previsti dalle vigenti nor- mative; verifica dello stato di attuazione delle politiche in atto a livello comunale e del livello di implementazione degli strumenti di governo previsti. ... Partecipazione e confronto con le parti coinvolte È evidente la necessità di costruire il percorso sopra schematizzato in una continua e non formale interazione con le parti sociali a diverso titolo inte- ressate all’implementazione del Piano per lo sviluppo sostenibile, nonchè con le articolazioni operative a diverso titolo coinvolte nelle politiche di so- stenibilità urbana (amministrazione comunale, aziende municipalizzate, aziende USL, ARPA, enti di ricerca, ecc.). La continua interazione fra i soggetti di cui sopra è infatti fondamentale ai fini della selezione e della determinazione di obiettivi strategici da un lato, e della definizione di linee di intervento operative efficacemente implemen- tabili nei più generali strumenti di governo territoriale e settoriale dall’altro. In questo senso deve essere interpretata la funzione del forum civico e dei gruppi di lavoro tematici. Il primo, attivo fin dalle primissime fasi, inte- 26
  • 23. 1. Le Agende 21 nell’esperienza internazionale ragisce con l’intera procedura sommariamente descritta, discutendo e vali- dando da un lato gli obiettivi generali, e promuovendo dall’altro le opportune procedure di monitoraggio e controllo della progressiva imple- mentazione del piano. Quanto ai gruppi di lavoro tematici, ad essi dovreb- bero essere ricondotte le fasi istruttorie di ogni settore di intervento, laddove gli obiettivi strategici assunti devono essere tradotti in obiettivi operativi e conseguentemente in linee di intervento. È in questa fase che an- dranno verificati i vincoli endogeni di ogni settore, che andranno esplorate le aree di sovrapposizione e di sinergia fra i diversi settori, che verranno de- finite le linee di intervento operative concretamente attuabili nell’ambito della programmazione e della gestione di ogni settore. .. Definizione degli obiettivi generali ... Proposta preliminare di obiettivi Preliminarmente all’avvio della procedura sinteticamente descritta, si è ritenuto opportuno indicare - in prima ipotesi - i possibili obiettivi generali ai quali ricondurre la nozione di sostenibilità urbana in vista della predispo- sizione del Piano di Azione. Gli obiettivi generali di sostenibilità a partire dai quali selezionare gli obiettivi che il Piano di Azione dovrà assumere sono stati articolati in: 1. Obiettivi di sostenibilità «globali», in quanto riferiti a funzioni obiettivo di tutela delle risorse a loro volta determinate a scala nazio- nale o sovranazionale. Possono essere ricondotti a questo primo rag- gruppamento gli obiettivi concernenti: – La limitazione dei consumi di energia e l’incremento del ricorso a fonti rinnovabili – La limitazione delle emissioni di gas climalteranti – La riduzione delle emissioni di inquinanti atmosferici – La riduzione dei consumi idrici – La riduzione dei rifiuti prodotti – L’incremento del riciclaggio dei rifiuti raccolti 2. Obiettivi di sostenibilità «locali», in quanto riferiti a funzioni obiet- tivo specificamente determinate in relazione al raggiungimento di li- velli ottimali di qualità urbana e dunque riconducibili alla generica nozione di «qualità» dell’ambiente urbano. Sono riconducibili a questo secondo raggruppamento gli obiettivi concernenti: – La qualità dell’aria (concentrazioni inquinanti atmosferici) – Il livello di inquinamento acustico urbano – La situazione sanitaria e la sicurezza dei cittadini – La qualità delle acque – La tutela della natura e delle aree agricole – La dotazione di verde urbano e la più generale qualità dell’ambiente urbano – La conservazione dell’eredità culturale È evidente come l’articolazione proposta non possa essere intesa in ter- mini assoluti, essendo facilmente individuabili diverse aree di sovrapposi- zione e di dipendenza, anche funzionale, fra diversi obiettivi appartenenti al medesimo raggruppamento ovvero a due differenti raggruppamenti. Nondimeno, è opportuno mantenere l’articolazione proposta quanto meno in fase di selezione e definizione degli obiettivi, in quanto mentre gli obiettivi «locali» si prestano ad essere governati (e dunque controllati e mo- nitorati) a scala urbana (ovvero metropolitana e/o regionale), gli obiettivi 27
  • 24. Parte I. Roma verso l’Agenda 21 locale Fig. 1. Procedura per l’attuazione del Piano di Azione Ambientale SETTORI DI AZIONE/OBIETTIVI STRATEGICI GLOBALI E LOCALI RIFERIMENTI NORMATIVI: - Unione Europea Instruttoria - Nazionali preliminare - Regionali OBIETTIVI QUANTITATIVI PROPOSTI: - Unione Europea - Organismi internazionali - Ag. 21 locali - Altri Consultazione e partecipazione Strumenti di piano pubblica e di gestione previsti dalle norme vigenti SETTORI E SOGGETTI COINVOLTI: - Amministratori Decisione, - Municipalizzate individuazione - Enti e Associazioni - ... dei soggetti responsabili, attivazione del piano DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI QUANTITATIVI PER L’AGENDA 21 DI ROMA: - breve termine - medio/lungo termine IMPLEMENTAZIONE DEL PIANO, MONITORAGGIO DEGLI INDICATORI VALUTAZIONE DELLE AZIONI IN RELAZIONE AGLI OBIETTIVI ADOTTATI «globali» devono necessariamente inserirsi entro un più generale contesto di azioni perseguite a livello nazionale o sovranazionale. Ne consegue che, mentre gli obiettivi «globali» potranno essere definiti e quantificati in relazione ad opzioni assunte a livello nazionale o interna- zionale, gli obiettivi «locali» dovrebbero essere determinati in funzione del- le specifiche condizioni della città di Roma, sia per quanto concerne la situazione di base (cfr. la Relazione sullo Stato dell’Ambiente), sia per quan- to concerne le specifiche esigenze che la particolarità del contesto territoria- le ed ambientale potrebbe giustificare. 28
  • 25. 1. Le Agende 21 nell’esperienza internazionale .. Il processo di definizione degli obiettivi generali La matrice rappresentata nelle tabelle seguenti, e proposta in forma pre- liminare, ricomprende sinteticamente l’approccio proposto per la selezione degli obiettivi strategici ai quali finalizzare il Piano di Azione Ambientale. Tale approccio è anche rappresentabile in termini di procedura, laddove il progressivo affinamento della generale elencazione di obiettivi di sosteni- bilità in un set di obiettivi quantificati e collocati negli opportuni orizzonti temporali: in “Fig. 1. Procedura per l’attuazione del Piano di Azione Am- bientale” a pagina 28, sono visualizzate le diverse fasi procedurali ricompre- se nella matrice, dalla delimitazione delle aree obiettivo generali alla definizione degli obiettivi strategici del Piano d’Azione Ambientale ed alla sua successiva implementazione. Più in particolare, le informazioni riportate nella matrice preliminare, e lo sviluppo logico dell’approccio metodologico in essa rappresentato, sono da ricondurre alle seguenti sotto-fasi della prima fase di predisposizione del Piano di Azione. Le aree obiettivo generali (la prima colonna di ogni tabella), articolate in «Obiettivi globali» ed «Obiettivi locali» sono proposte sulla base di un’ana- lisi preliminare delle criticità ambientali maggiormente significative nell’ambito urbano e metropolitano, e delle linee di intervento proposte nei documenti e nelle esperienze internazionali ad oggi maturate in tema di pianificazione sostenibile dello sviluppo urbano. Nondimeno, la proposta deve essere verificata nell’ambito delle proce- dure di confronto pubblico, ed in particolare essa può essere validata e/o in- tegrata e modificata dal forum civico, al quale viene sottoposta quale ipotesi preliminare. Nell’area “Riferimenti Normativi” della Tab. 3. viene proposta una pri- ma rassegna di indicazioni eventualmente presenti a livello europeo e na- zionale, nell’ambito dei quali delimitare un primo quadro di riferimento circa le linee di intervento, le politiche strategiche, gli obiettivi ed i valori li- mite e soglia afferenti ciascuna area obiettivo. Nell’area successiva (Strumenti) viene proposta, sempre con riferimento ad ognuna delle aree obiettivo generali, una prima rassegna di strumenti di programmazione e gestionali previsti dalle normative settoriali vigenti a li- vello nazionale. La Tab. 4. evidenzia i settori dell’amministrazione comunale e delle aziende municipalizzate interessate alla definizione delle linee di intervento. La concreta possibilità di orientare le politiche settoriali ad una logica di so- stenibilità dello sviluppo urbano si gioca, con tutta evidenza, anche e sopra- tutto nella capacità di interagire fin dalle prime fasi del processo con i soggetti istituzionali a diverso titolo preposti alle politiche di settore, ma an- che alla costruzione di un processo realmente partecipato, che consenta di definire obiettivi strategici sui quali sia effettivamente possibile coinvolgere l’intera cittadinanza. Nella Tab. 5. sono riportate sinteticamente le fonti internazionali alle quali fare riferimento per selezionare i possibili obiettivi di sostenibilità da assumere per ogni area obiettivo generale. Si tratta prevalentemente, ed in prima ipotesi) di obiettivi quantificati contenuti in documenti di program- mazione elaborati in ambito europeo, di obiettivi assunti in altre esperienze di Agenda 21 fra le più significative a livello internazionale, di target quali- tativi previsti dalle diverse norme di settore. Infine la Tab. 6. dovrà riportare, opportunamente articolati in funzione dei diversi orizzonti temporali, gli obiettivi strategici selezionati alla fine del processo sopra descritto. Su questi obiettivi saranno quindi definite e cali- brati gli obiettivi operativi di ogni settore, e le conseguenti linee di interven- 29
  • 26. Parte I. Roma verso l’Agenda 21 locale to per la realizzazione del Piano d’Azione Ambientale. È dunque opportuno che tali obiettivi siano, pur nella generalità dell’approccio che ne caratteriz- za la selezione, sufficientemente definiti, in termini qualitativi se non quan- titativi, con particolare riferimento ad una preliminare verifica di fattibilità nell’ambito delle politiche in atto o in progetto da parte dell’Amministra- zione 30