Web per la
didattica.
Introduzione
Corso in Digital Education
Prof.ssa Elena Valentini
Roma, 11 luglio 2014
Tema dell’incontro
• Modalità di impiego del web nella didattica
– Legami con la progettazione di prodotti multimediali per la
formazione on line e l’instructional design
– Rapporto con i contesti d’uso (scolastico)
Pagina 2
Teoria del carico cognitivo e
altre teorie dell’apprendimento
«multimediale»
Le teorie
dell’apprendimento
Modelli didattici
Web 2.0 e strumenti
per la didattica
Agenda dell’incontro
• Modalità di impiego del web nella didattica
• Le teorie dell’apprendimento: focus sulla Teoria del
carico cognitivo e altre teorie dell’ «apprendimento
multimediale»
• Didattica e web 2.0
• Alcuni esempi e suggerimenti di uso del web nella
«didattica 2.0»
Pagina 3
Per iniziare
• Quali obiettivi ci poniamo?
•Processi di apprendimento alla pari («cultura
partecipativa informale», Jenkins H.2006) e ruolo
nell’informal learning
Pagina 5
I modelli didattici. Da erogative ad active
Erogative Active
Uso trasmissivo
della rete
Uso collaborativo
della rete
Fonte: Calvani, Ranieri, 2002
Quali teorie dell’apprendimento?
Quali ruoli per il discente?
Pagina 6
I modelli didattici
Modello interattività/collaborazione
Fonte: White Paper sul tema Distributed Learning:
Approaches, Technologies and Solutions
LIVELLO DELLA
COLLABORAZIONE
Pagina 7
LIVELLO DELLA
COLLABORAZIONE
I modelli didattici
Modello interattività/collaborazione “aggiornato”
Apprendimento
organizzativo
Community Network Centered
Knowledge
management
Pagina 8
I modelli didattici
Usi della rete nella didattica
Fonte: Trentin G. 2003
I modelli didattici
Modalità di impiego delle tecnologie nella didattica
Fonte: G. Trentin, 2011
Pagina 10
«insieme di assunzioni ipotetiche sulla struttura non
osservabile di un oggetto o di un sistema e stabilite
a partire dalle loro proprietà empiriche»
Dizionario Treccani
• processo di traduzione tra la teoria e la realtà
• spiegazione e analisi della teoria attraverso un
linguaggio appartenente alla logica, alla matematica
o alla statistica
Cos’è un modello?
A cosa servono questi modelli?
Pagina 11
• I modelli sono idealtipi
“il modello è per definizione quello in cui non c’è niente da
cambiare, quello che funziona alla perfezione; mentre la realtà
vediamo bene che non funziona e che si spappola da tutte le
parti; dunque non resta che costringerla a prendere la forma
del modello con le buone o con le cattive”
Mario Rotta
• I modelli possono essere utili
– come riferimento per una consapevole progettazione
didattica a priori (rispetto a ruolo discenti, obiettivi e
modalità didattica)
– come strumenti di interpretazione degli scenari a posteriori
A cosa servono questi modelli?
• Grandi scuole della psicologia del Novecento
– Comportamentismo
– Cognitivismo
– Costruttivismo
– … il Connettivismo (George Siemens) come quarto
paradigma?
Progettazione didattica e teorie dell’apprendimento
Comportamentismo
Influenza sulla progettazione didattica
Definizione degli obiettivi di apprendimento in termini di performance
Progettazione didattica e teorie dell’apprendimento
Concezione dell’apprendimento
Cognitivismo
Influenza sulla progettazione didattica
Ipertesti
Utilizzo di metafore
Utilizzo del problem
solving e di simulazioni
Valutazione centrata non solo sui risultati anche sul processo di apprendimento
Concezione dell’apprendimento
Progettazione didattica e teorie dell’apprendimento
Costruttivismo
Influenza sulla progettazione didattica
modalità che propongano rappresentazioni differenziate della stessa realtà
problematica della trasferibilità e della “contestualizzazione” dell’apprendimento
«collaborative learning»
Fonte: Trentin, 2012
Concezione dell’apprendimento
Progettazione didattica e teorie dell’apprendimento
Comportamentismo
• B. F. Skinner, I. Pavlov, J. B.Watson, C. Hull, E.Thorndike.
Cognitivismo
• E. C. Tolman, C. Hull
• J. Dewey
• W. Kohler (Psicologia della gestalt), K.J.W. Craick, G.A. Miller,
E. Galanter, K. Pribram, U. Neisser
• L. Vygotsky, J. Piaget, J. Bruner, S. Papert
Costruttivismo
• D. H.Jonassen, D. Kolb, D. Merril, H. Gardner
Lettura storico-evolutiva ma non solo
Quali strategie privilegiare nel progettare un intervento formativo
basato su web e multimedia?
Pagina 16
Progettazione didattica e teorie dell’apprendimento
Pagina 17
I modelli didattici
Modello interattività/collaborazione
Fonte: White Paper sul tema Distributed Learning:
Approaches, Technologies and Solutions
LIVELLO DELLA
COLLABORAZIONE
Pagina 18
Variazione della presenza dei paradigmi di apprendimento nei vari gradi di istruzione
Fonte: Pozzi, 2011
Progettazione didattica e teorie dell’apprendimento
Una riflessione critica su questo schema …
Pagina 19
Modelli di apprendimento, evoluzione dei discenti
Fonte: Adattamento da Pozzi, 2011
Progettazione didattica e teorie dell’apprendimento
Teorie dell’ «apprendimento multimediale»
• Cosa si intende per apprendimento multimediale?
«L’apprendimento tramite i multimedia ha luogo
quando le persone costruiscono rappresentazioni
mentali da parole (linguaggio parlato o testo
scritto) e immagini (illustrazioni, foto, animazioni o
video). Come si può vedere in questa definizione,
multimedia si riferisce alla presentazione di parole
e immagini, mentre learning si riferisce alla
costruzione della conoscenza da parte dei
discenti»
Fonte: Mayer, 2005
Teorie dell’ «apprendimento multimediale»
• Cosa si intende per apprendimento multimediale?
– Non solo apprendimento via pc e web
– attività di elaborazione attiva delle informazioni presentate
in diversi formati (immagine, testo, suono...)
• Multimedialità
– Formato di presentazione dei contenuti tramite diversi
canali sensoriali
– Processo cognitivo attraverso il quale contenuti
provenienti da canali sensoriali diversi vengono elaborati
in un’unica rappresentazione mentale
Fonte: Garavaglia, Magni, 2012
• Teoria del carico cognitivo (John Sweller e Paul
Chandler)
• Teoria cognitiva dell’apprendimento multimediale
(Richard Mayer)
•Teoria della doppia codifica (Allan Paivio)
•Teoria delle rappresentazioni multimediali (Wolfgang
Schnotz)
Teorie dell’ «apprendimento multimediale»
La teoria del carico cognitivo
– Inizi anni ’80
– John Sweller e Paul Chandler
– La teoria del carico cognitivo e gli schemi mentali
– Legame con la teoria cognitiva dell’apprendimento
multimediale
Pagina 23
La teoria del carico cognitivo
• Gli assunti di base:
– Considerazione dei limiti nella capacità di
elaborazione delle informazioni della memoria
di lavoro umana
– Concezione dell’apprendimento come
costruzione di schemi mentali
– Cosa sono e quali caratteristiche hanno gli
schemi mentali?
• Flessibilità
• Differenza tra esperti e non esperti
• Funzione degli schemi mentali
Pagina 25
La teoria del carico cognitivo
Fonte: Garavaglia, Magni, 2012
La teoria del carico cognitivo
Fonte: Garavaglia, Magni, 2012
• Memoria come costruzione attiva di conoscenza
• Collegamento tra passato, presente e futuro
La teoria del carico cognitivo
La teoria del carico cognitivo
• Studi di Miller sulla quantità di informazione che la
memoria è in grado di elaborare
• Il supporto degli schemi
• Il ruolo dello schema (rif. a «esperto»)
Es. quale tra queste due affermazioni è corretta?
1. Il nonno del fratello di mio padre è il figlio del fratello
di mio nonno
2. Il nonno del fratello di mio padre è il padre del
fratello di mio nonno
Pagina 29
Fonte: Bonaiuti, 2010
La teoria del carico cognitivo
Il nonno del fratello di mio padre è il padre del fratello di mio
nonno
• Come costruire schemi corretti?
• Cos’è il carico cognitivo?
Pagina 30
«quantità totale di attività mentale imposta alla
memoria di lavoro in un dato compito di apprendimento»
• Carico cognitivo troppo basso o alto
Fonte: Landriscina, 2009
La teoria del carico cognitivo
La teoria del carico cognitivo
Tre tipi di carico cognitivo
•Intrinseco: dovuto all’interazione tra natura del
contenuto da apprendere e livello di expertise dello
studente
•Estraneo: dovuto a caratteristiche del formato
didattico non direttamente collegate con la costruzione
o l’automazione di schemi mentali
•Pertinente: dovuto allo sviluppo degli schemi cognitivi
richiesti per l’apprendimento
Bisognerebbe progettare ambienti di apprendimento
tendendo ad aumentare il carico cognitivo pertinente e
diminuire quello estraneo.
Fonte: Landriscina, 2009
La teoria del carico cognitivo
Fattori che influenzano la configurazione del carico
cognitivo in un compito di apprendimento
Fonte: Landriscina, 2009
CONTENUTI STUDENTI
ISTRUZIONE
Carico cognitivo e multimedia
•Questa teoria nasce occupandosi di problem solving
•Influenza del formato di presentazione dei contenuti
Pagina 33
Relazioni tra gli elementi multimediali
Fonte: Landriscina, 2007
La teoria del carico cognitivo
Effetti individuati studiando il formato
•Effetto dell’attenzione divisa
•Effetto delle modalità
•Effetto della ridondanza
La teoria del carico cognitivo
• Effetto dell’attenzione divisa
“La separazione di elementi che devono essere
elaborati insieme per la comprensione provoca un
carico cognitivo non necessario al processo di
apprendimento”.
Causato da
- Separazione testo/immagine (diversi esempi)
- Uso di testi, immagini e suoni irrilevanti o gratuiti
Fonte: Landriscina, 2007
Pagina 35
La teoria del carico cognitivo
Pagina 36
La teoria del carico cognitivo. Strategie per
ridurre il carico cognitivo
Fare attenzione a non dividere l’attenzione
Fonte: Garavaglia, Magni, 2012
Pagina 37
La teoria del carico cognitivo
• Effetto delle modalità
“Quando agli studenti sono presentate due fonti di
informazione, che si riferiscono l’una all’altra e che
non sono comprensibili isolatamente,
l’apprendimento migliora quando una fonte di
informazione è presentata in modo visivo e l’altra
in modo uditivo”.
Quando si attiva l’effetto modalità?
- Spiegazione uditiva indispensabile
- Immagine non troppo complessa
- Con immagine complessa audio e indicatori visivi
>>> valutazione dei costi di sviluppo per l’audio
• Effetto della ridondanza
“L’apprendimento peggiora se lo studente deve
elaborare simultaneamente due fonti di
informazione che hanno lo stesso contenuto”
Testo parlato che legge identico testo scritto
(vs credenza che ridondanza abbia effetto positivo)
Fonte: Landriscina, 2007
Pagina 38
La teoria del carico cognitivo
22 giugno 2011Incontro Label Formazione Pagina 39
La teoria del carico cognitivo. Strategie per
ridurre il carico cognitivo
Evitare la ridondanza delle informazioni
Fonte: Garavaglia, Magni, 2012
Interazione tra gli effetti: rapporto tra testo scritto e parlato
Se testo scritto e parlato sono identici si ha una situazione
di ridondanza, da evitare perché peggiorativa
dell’apprendimento.
Invece, se il testo scritto è in forma di parole chiave o
brevi segmenti di frase, il testo scritto può aiutare la
comprensione e l’organizzazione del testo ascoltato in
audio. Le parole che compaiono a video devono però
essere presenti anche in audio e gli elementi testuali
devono comparire in sincronia con i segmenti audio
corrispondenti
Fonte: Landriscina, 2007
Pagina 40
La teoria del carico cognitivo
• Qual è l’obiettivo della progettazione didattica
rispetto alla gestione del carico cognitivo?
– Adattare il carico cognitivo intrinseco al livello di expertise
dello studente
– Ridurre il carico cognitivo estraneo
– Creare le condizioni per un carico cognitivo pertinente
elevato
La teoria del carico cognitivo
• Strategie per diminuire il carico cognitivo estraneo:
intervenire su …
La teoria del carico cognitivo
– Modalità di impiego degli elementi multimediali (presenza eccessiva)
– Metodi didattici alla base di un ambiente di apprendimento
– Backward fading (legame con teoria dell’apprendistato cognitivo di Collins)
– Critica di metodi di apprendimento «autentico»
Pagina 43
La teoria del carico cognitivo
Fornire esercizi svolti a supporto del compito da svolgere
Fonte: Garavaglia, Magni, 2012
• Quando la multimedialità è fonte di carico cognitivo
estraneo?
Pagina 44
– Testi, immagini o suoni non sono direttamente collegati ai contenuti da apprendere
– Il testo scritto non è spazialmente contiguo con le immagini
– Il testo narrato in audio non è temporalmente continuo con le animazioni
– Lo studente deve ascoltare un testo narrato in audio e leggere lo stesso testo scritto
– Le animazioni sono difficili da seguire e da comprendere
– Lo studente non può controllare il ritmo di presentazione delle informazioni
La teoria del carico cognitivo
Per riassumere
Motivi: lo studente deve
•impiegare le sue capacità mentali per elaborare
informazioni irrilevanti
•dividere la sua attenzione tra fonti di informazione
non integrate tra loro
•elaborare simultaneamente due fonti di informazione
che hanno lo stesso contenuto.
Pagina 45
La teoria del carico cognitivo
Strategie per diminuire il carico cognitivo
intrinseco
•Chunking (segmentare contenuti, soprattutto
quelli complessi)
•Sequencing (attenzione all’ordine di
presentazione)
•Pacing
– livello di controllo dello studente sul ritmo di
presentazione delle info (animazioni e filmati)
Fonte: Landriscina, 2007
La teoria del carico cognitivo
• Strategie per aumentare il carico cognitivo
pertinente
– Incoraggiare costruzione di schemi
– Aumentare variabilità dei problemi da risolvere
– Offrire occasioni per rivedere concetti attraverso
l’applicazione
Fonte: Landriscina, 2007
La teoria del carico cognitivo
• Effetto inverso dell’expertise
“I metodi didattici che aiutano l’apprendimento dei
novizi possono avere un effetto negativo
sull’apprendimento degli esperti”.
Per uno studente poco esperto, testo parlato migliore
del testo scritto.
Cautela nell’impiego di approcci basati sul problem
solving
Fonte: Landriscina, 2007
La teoria del carico cognitivo
La teoria della doppia codifica
• Allan Paivio
Pagina 50
La teoria della doppia codifica
Fonte: Garavaglia, Magni, 2012
Principi utili ai fini della progettazione multimediale (e
non solo)
•Il ricordo è migliore per le figure rispetto al testo,
perché sono elaborate da entrambi i sistemi
•Quando si presenta una lista di parole e immagini
ripetute, vengono ricordate meglio le figure.
La teoria della doppia codifica
Fonte: Garavaglia, Magni, 2012
La teoria cognitiva dell'apprendimento
multimediale
• Richard Mayer
22 giugno 2011 Pagina 53
Fonte: tratto e riadattato da Mayer, 2005b in Coinu, 2008
La teoria cognitiva dell'apprendimento
multimediale
La teoria cognitiva dell'apprendimento multimediale
Fonte: Garavaglia, Magni, 2012
Principi utili ai fini della progettazione multimediale (e
non solo)
•Multimediale: si apprende meglio da una
presentazione che associa testo ad immagini rispetto
ad una che utilizza solo testo o sole illustrazioni.
•Vicinanza spaziale e temporale: si apprende meglio
se parole e immagini sono vicine sulla pagina o sullo
schermo
La teoria cognitiva dell'apprendimento multimediale
Fonte: Garavaglia, Magni, 2012
Principi utili ai fini della progettazione multimediale (e
non solo)
•Rilevanza o coerenza del materiale: si apprende
meglio quando le informazioni da gestire nello stesso
momento non sono eccessive.
•Modalità diversa: serve innanzitutto non
sovraccaricare un unico senso ma suddividere le
informazioni su entrambi i canali sensoriali.
La teoria cognitiva dell'apprendimento multimediale
Fonte: Garavaglia, Magni, 2012
Principi utili ai fini della progettazione multimediale (e
non solo)
•Ridondanza: se l’informazione è presentata in troppi
formati non favorisce l’apprendimento
•Personalizzazione: si apprende meglio da una
spiegazione in stile non-formale rispetto ad uno stile
formale.
La teoria cognitiva dell'apprendimento multimediale
Fonte: Garavaglia, Magni, 2012
La teoria delle rappresentazioni multimediali
• Wolfgang Schnotz
Fonte: Garavaglia, Magni, 2012
Teoria delle rappresentazioni multimediali
Fonte: Garavaglia, Magni, 2012
Teoria delle rappresentazioni multimediali
Fonte: Garavaglia, Magni, 2012
Teoria delle rappresentazioni multimediali
Il testo influenza la comprensione e quindi la costruzione del modello mentale
Fonte: Garavaglia, Magni, 2012
Le teorie dell’ apprendimenti multimediale
Limiti delle teorie presentate
«non forniscono una descrizione accurata di come le
informazioni contemporaneamente percepite da
diversi canali sensoriali vengano integrate,
permettendo quindi all'evento multimediale di essere
percepito come un insieme di oggetti.»
Fonte: Garavaglia, Magni, 2012
Le teorie dell’ apprendimenti multimediale
Limiti delle teorie presentate
«Hanno infatti cercato di spiegare l'apprendimento
multimediale descrivendo i processi cognitivi che
entrano "in azione" quando un'informazione
proveniente dall'esterno deve essere codificata.
L'attenzione però non deve essere posta unicamente
sul processo di codifica»
Fonte: Garavaglia, Magni, 2012
Le teorie dell’ apprendimenti multimediale
Limiti delle teorie presentate
«il momento fondamentale perché ci sia un buon
apprendimento non è l'attivazione di un canale
piuttosto che di un altro, ma l'attivazione di processi di
elaborazione dell'informazione, ovvero:
•la comprensione del significato del messaggio;
•la costruzione di un modello mentale integrato;
•le strategie di memorizzazione;
•le strategie di recupero e riutilizzo di quanto
appreso.»
Fonte: Garavaglia, Magni, 2012
• Quali presupposti e principi?
Il Web 2.0
Alcuni presupposti e principi
• Condivisione, collaborazione (garantisce il controllo)
e partecipazione
•Contenuti più importanti dei contenitori
•Utente che genera contenuti e non (più) semplice
fruitore
Il Web 2.0
Alcuni presupposti e principi
•Si ridefiniscono le barriere e le distinzioni
produttori/editore/fruitori
•Non solo i contenuti, ma anche la loro rilevanza si
basa sugli utenti
•Applicazioni dal desktop al Web
•Facilità di accesso e impiego degli strumenti di rete
Il Web 2.0
Gli strumenti del web 2.0 (e non solo) per la
didattica
• Blogging
• Wiki
• Social newtorking
• Podcasting
• Collaborating
• Multimedia sharing
• Social gaming
• Social tagging
Repetto, 2011
Blog
• Del docente: aggiornamenti, materiali didattici, ecc.
• Dello studente: diario, esercitazioni, confronto
• Di classe: racconti, condivisione, partecipazione
Fonte: Policaro, 2012
Blog
Possibili finalità e attività
•Pubblicare lavori, ricerche, commenti,
approfondimenti
•Vetrina per percorsi, progetti, corsi, ecc.
•Prendere appunti collettivamente
•Assegnare compiti e task
Fonte: Policaro, 2012
Blog
Wiki
Lavoro di gruppo e Scrittura collaborativa
Gli studenti collaborano per costruire nuovi saperi
Raccoglitore di conoscenze in continuo
aggiornamento
Attività
•Scrivere, modificare, aggiungere, aggiornare
contenuto
Fonte: Policaro, 2012
Wiki
Fonte: Policaro, 2012
Social network
Social network
Possibili usi nella didattica
•Condivisione presentazioni
•Condivisione di materiali
•Ricerca e approfondimento per tag
•Archivio materiali didattici della classe
•Assegnare compiti da svolgere elaborando
presentazioni
Fonte: Policaro, 2012
Social network
Social network
Possibili usi nella didattica
•Condivisione di cosa si sta leggendo
•Condivisione di cosa si è già letto
•Ricerca di libri che si vorrebbe leggere
•Esplorare librerie di altri lettori
•Esprimere gradimento sui libri
•Gruppi di lettura per categorie
Fonte: Policaro, 2012
Social network
• Gruppi ad hoc per proseguire una discussione o
l’approfondimento degli argomenti affrontati in
classe
Vantaggi e svantaggi
• Relazione alla pari
• Valorizzazione della dimensione informale
Fonte: Policaro, 2012
Social web nella didattica
La cassetta degli attrezzi delle competenze
•Partecipazione
•Impegno
•Motivazione
•Continuità
•Tempo
•Produzione di contenuti
•Scambio di informazioni
•Monitoraggio
•Gestione del pubblico e del privato
Fonte: Policaro, 2012
Limiti
•Possibile invasione degli spazi di socializzazione dei
ragazzi
•Overload informativo/comunicativo e eccesso di
multitasking
•Lo scambio deve essere reciproco e non
monodirezionale
Social web nella didattica
Fonte: Policaro, 2012
Didattica 2.0. Organizzare l’apprendimento
collaborativo in rete
• Scelta della strategia collaborativa
• Dimensionamento numerico dei gruppi
• Assetto organizzativo dei gruppi
• Definizione di regole, ruoli e funzioni
• Tempistica delle attività
• Strutturazione logica della comunicazione
• Scelta delle tecnologie di groupware
• Definizione degli strumenti sw per la produzione
degli eventuali elaborati
Fonte: Trentin, 2011
Didattica 2.0. Organizzare l’apprendimento
collaborativo in rete
• Scelta della strategia collaborativa
• Dimensionamento numerico dei gruppi
• Assetto organizzativo dei gruppi
• Definizione di regole, ruoli e funzioni
• Tempistica delle attività
• Strutturazione logica della comunicazione
• Scelta delle tecnologie di groupware
• Definizione degli strumenti sw per la produzione
degli eventuali elaborati
Fonte: Trentin, 2011
Strategie collaborative
•Sequenziale
•Parallela
•Di Reciprocità
Didattica 2.0. Organizzare l’apprendimento
collaborativo in rete
Fonte: Trentin, 2011
Strategie collaborative
•Sequenziale
Ogni componente del gruppo, a turno, agisce sul
semilavorato apportandovi il proprio contributo
Didattica 2.0. Organizzare l’apprendimento
collaborativo in rete
Fonte: Trentin, 2011
Strategie collaborative
•Parallela
Ogni componente del gruppo lavora in autonomia su
una parte specifica del prodotto complessivo
Didattica 2.0. Organizzare l’apprendimento
collaborativo in rete
Fonte: Trentin, 2011
Strategie collaborative
•Di Reciprocità
•I componenti del gruppo lavorano in regime di forte
interdipendenza su ognuna delle parti del prodotto
complessivo
Didattica 2.0. Organizzare l’apprendimento
collaborativo in rete
Fonte: Trentin, 2011
Pagina 87
• Stefania Bocconi, Guglielmo Trentin, Wiki supporting formal and
informal learning, Nova Science Publishers Inc., 2012
• Antonio Calvani, Teorie dell'istruzione e carico cognitivo. Modelli per
una scuola efficace, Erickson, 2009
• Antonio Calvani (a cura di), Tecnologia, scuola, processi cognitivi.
Per una ecologia dell'apprendere, Franco Angeli, 2007, 2009
• Antonio Calvani, “Connettivismo: nuovo paradigma o ammaliante pot-
pourri?” in Je-LKS, Journal of e-learning and Knowledge Society, n.1,
2008
• Stephen Downes, “Connective knowledge”, disponibile on line
all’indirizzo http://www.downes.ca/cgi-bin/page.cgi?post=33034
• Andrea Garavaglia, Alessandro Magni, Le teorie dell’apprendimento
multimediale, 2012
• Paul Gee, Come un videogioco. Insegnare e apprendere nella scuola
digitale, Cortina, Milano, 2013
Bibliografia
Bibliografia
• Franco Landriscina, “Ma si fanno i conti con il carico cognitivo?»,
Journal of E-Learning and Knowledge Management, vol. 3, (1) 2007
• Franco Landriscina, La simulazione nell’apprendimento, Erickson,
2009
• Sonia Livingstone., Ragazzi online. Crescere con internet nella
società digitale, Vita e Pensiero, Milano, 2010
• Veronica Mobilio, Elena Valentini, “La dimensione formale e informale
dell’apprendimento. Il contributo di una prospettiva pluridisciplinare
allo studio della didattica universitaria on line”, in Maria Beatrice
Ligorio, Elvis Mazzoni, Mirella Casini Schaerf e Aurelio Simone (a
cura di), Manuale di didattica universitaria on line, Scriptaweb, Napoli,
2011
• Marco Pozzi, Il connettivismo come nuovo paradigma di
apprendimento per i fondamenti della didattica universitaria, in Maria
Beatrice Ligorio, Elvis Mazzoni, Mirella Casini Schaerf e Aurelio
Simone (a cura di), Manuale di didattica universitaria on line,
Scriptaweb, Napoli, 2011
Pagina 88
Pagina 89
Bibliografia
• Roberto Maragliano, Pedagogie dell'e-learning, Laterza, 2004
• Roul Nacamulli (a cura di), La formazione, il cemento e la rete. E-
learning, management delle conoscenze e processi di sviluppo
organizzativo, Fondazione IBM Italia, Etas, Milano, 2003
• Caterina Policaro, Il web 2.0 e la didattica, 2012
• Manuela Repetto, Strumenti 2.0 per la didattica, 2011
• Pier Cesare Rivoltella, Simona Ferrari, A scuola con i media digitali.
Problemi, didattiche, strumenti, Vita e Pensiero, Milano, 2010
• Pier Cesare Rivoltella, Fare didattica con gli EAS, La Scuola,
Brescia, 2013
• Guglielmo Trentin, Apprendimento in rete e condivisione delle
conoscenze, Franco Angeli, Milano, 2004
• Guglielmo Trentin, La sostenibilità didattico-formativa dell’e-learning,
Franco Angeli, Milano, 2008
• Guglielmo Trentin, Nuove Tecnologie e Didattica l’evoluzione dei
modelli di insegnamento/apprendimento nella formazione continua e
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• George Siemens, Learning Ecology, Communities, and Networks.
Extending the classroom, 2003,
http://www.elearnspace.org/Articles/learning_communities.htm
• George Siemens, Connectivism: A Learning Theory foe the Digital
Age, 2004 http://www.elearnspace.org/Articles/connectivism.htm.
• George Siemens, Connectivism: A Learning Theory for the Digital
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http://www.itdl.org/journal/jan_05/Jan_05.pdf#page=7
• George Siemens, Knowing Knowledge,
2006http://ltc.umanitoba.ca/KnowingKnowledge/index.php/Main_Pag
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• George Siemens, Learning and Knowing in Networks: Changing roles
for educators and designers. University of Georgia IT Forum, 2008
• Elena Valentini, Università nella rete-mondo · Elena Valentini. Franco
Angeli, 2008
Pagina 90
Bibliografia
Grazie per l’attenzione!
elena.valentini@uniroma1.it

Web per la didattica - intro

  • 1.
    Web per la didattica. Introduzione Corsoin Digital Education Prof.ssa Elena Valentini Roma, 11 luglio 2014
  • 2.
    Tema dell’incontro • Modalitàdi impiego del web nella didattica – Legami con la progettazione di prodotti multimediali per la formazione on line e l’instructional design – Rapporto con i contesti d’uso (scolastico) Pagina 2 Teoria del carico cognitivo e altre teorie dell’apprendimento «multimediale» Le teorie dell’apprendimento Modelli didattici Web 2.0 e strumenti per la didattica
  • 3.
    Agenda dell’incontro • Modalitàdi impiego del web nella didattica • Le teorie dell’apprendimento: focus sulla Teoria del carico cognitivo e altre teorie dell’ «apprendimento multimediale» • Didattica e web 2.0 • Alcuni esempi e suggerimenti di uso del web nella «didattica 2.0» Pagina 3
  • 4.
    Per iniziare • Qualiobiettivi ci poniamo? •Processi di apprendimento alla pari («cultura partecipativa informale», Jenkins H.2006) e ruolo nell’informal learning
  • 5.
    Pagina 5 I modellididattici. Da erogative ad active Erogative Active Uso trasmissivo della rete Uso collaborativo della rete Fonte: Calvani, Ranieri, 2002 Quali teorie dell’apprendimento? Quali ruoli per il discente?
  • 6.
    Pagina 6 I modellididattici Modello interattività/collaborazione Fonte: White Paper sul tema Distributed Learning: Approaches, Technologies and Solutions LIVELLO DELLA COLLABORAZIONE
  • 7.
    Pagina 7 LIVELLO DELLA COLLABORAZIONE Imodelli didattici Modello interattività/collaborazione “aggiornato” Apprendimento organizzativo Community Network Centered Knowledge management
  • 8.
    Pagina 8 I modellididattici Usi della rete nella didattica Fonte: Trentin G. 2003
  • 9.
    I modelli didattici Modalitàdi impiego delle tecnologie nella didattica Fonte: G. Trentin, 2011
  • 10.
    Pagina 10 «insieme diassunzioni ipotetiche sulla struttura non osservabile di un oggetto o di un sistema e stabilite a partire dalle loro proprietà empiriche» Dizionario Treccani • processo di traduzione tra la teoria e la realtà • spiegazione e analisi della teoria attraverso un linguaggio appartenente alla logica, alla matematica o alla statistica Cos’è un modello? A cosa servono questi modelli?
  • 11.
    Pagina 11 • Imodelli sono idealtipi “il modello è per definizione quello in cui non c’è niente da cambiare, quello che funziona alla perfezione; mentre la realtà vediamo bene che non funziona e che si spappola da tutte le parti; dunque non resta che costringerla a prendere la forma del modello con le buone o con le cattive” Mario Rotta • I modelli possono essere utili – come riferimento per una consapevole progettazione didattica a priori (rispetto a ruolo discenti, obiettivi e modalità didattica) – come strumenti di interpretazione degli scenari a posteriori A cosa servono questi modelli?
  • 12.
    • Grandi scuoledella psicologia del Novecento – Comportamentismo – Cognitivismo – Costruttivismo – … il Connettivismo (George Siemens) come quarto paradigma? Progettazione didattica e teorie dell’apprendimento
  • 13.
    Comportamentismo Influenza sulla progettazionedidattica Definizione degli obiettivi di apprendimento in termini di performance Progettazione didattica e teorie dell’apprendimento Concezione dell’apprendimento
  • 14.
    Cognitivismo Influenza sulla progettazionedidattica Ipertesti Utilizzo di metafore Utilizzo del problem solving e di simulazioni Valutazione centrata non solo sui risultati anche sul processo di apprendimento Concezione dell’apprendimento Progettazione didattica e teorie dell’apprendimento
  • 15.
    Costruttivismo Influenza sulla progettazionedidattica modalità che propongano rappresentazioni differenziate della stessa realtà problematica della trasferibilità e della “contestualizzazione” dell’apprendimento «collaborative learning» Fonte: Trentin, 2012 Concezione dell’apprendimento Progettazione didattica e teorie dell’apprendimento
  • 16.
    Comportamentismo • B. F.Skinner, I. Pavlov, J. B.Watson, C. Hull, E.Thorndike. Cognitivismo • E. C. Tolman, C. Hull • J. Dewey • W. Kohler (Psicologia della gestalt), K.J.W. Craick, G.A. Miller, E. Galanter, K. Pribram, U. Neisser • L. Vygotsky, J. Piaget, J. Bruner, S. Papert Costruttivismo • D. H.Jonassen, D. Kolb, D. Merril, H. Gardner Lettura storico-evolutiva ma non solo Quali strategie privilegiare nel progettare un intervento formativo basato su web e multimedia? Pagina 16 Progettazione didattica e teorie dell’apprendimento
  • 17.
    Pagina 17 I modellididattici Modello interattività/collaborazione Fonte: White Paper sul tema Distributed Learning: Approaches, Technologies and Solutions LIVELLO DELLA COLLABORAZIONE
  • 18.
    Pagina 18 Variazione dellapresenza dei paradigmi di apprendimento nei vari gradi di istruzione Fonte: Pozzi, 2011 Progettazione didattica e teorie dell’apprendimento Una riflessione critica su questo schema …
  • 19.
    Pagina 19 Modelli diapprendimento, evoluzione dei discenti Fonte: Adattamento da Pozzi, 2011 Progettazione didattica e teorie dell’apprendimento
  • 20.
    Teorie dell’ «apprendimentomultimediale» • Cosa si intende per apprendimento multimediale? «L’apprendimento tramite i multimedia ha luogo quando le persone costruiscono rappresentazioni mentali da parole (linguaggio parlato o testo scritto) e immagini (illustrazioni, foto, animazioni o video). Come si può vedere in questa definizione, multimedia si riferisce alla presentazione di parole e immagini, mentre learning si riferisce alla costruzione della conoscenza da parte dei discenti» Fonte: Mayer, 2005
  • 21.
    Teorie dell’ «apprendimentomultimediale» • Cosa si intende per apprendimento multimediale? – Non solo apprendimento via pc e web – attività di elaborazione attiva delle informazioni presentate in diversi formati (immagine, testo, suono...) • Multimedialità – Formato di presentazione dei contenuti tramite diversi canali sensoriali – Processo cognitivo attraverso il quale contenuti provenienti da canali sensoriali diversi vengono elaborati in un’unica rappresentazione mentale Fonte: Garavaglia, Magni, 2012
  • 22.
    • Teoria delcarico cognitivo (John Sweller e Paul Chandler) • Teoria cognitiva dell’apprendimento multimediale (Richard Mayer) •Teoria della doppia codifica (Allan Paivio) •Teoria delle rappresentazioni multimediali (Wolfgang Schnotz) Teorie dell’ «apprendimento multimediale»
  • 23.
    La teoria delcarico cognitivo – Inizi anni ’80 – John Sweller e Paul Chandler – La teoria del carico cognitivo e gli schemi mentali – Legame con la teoria cognitiva dell’apprendimento multimediale Pagina 23
  • 24.
    La teoria delcarico cognitivo • Gli assunti di base: – Considerazione dei limiti nella capacità di elaborazione delle informazioni della memoria di lavoro umana – Concezione dell’apprendimento come costruzione di schemi mentali – Cosa sono e quali caratteristiche hanno gli schemi mentali? • Flessibilità • Differenza tra esperti e non esperti • Funzione degli schemi mentali
  • 25.
    Pagina 25 La teoriadel carico cognitivo Fonte: Garavaglia, Magni, 2012
  • 26.
    La teoria delcarico cognitivo Fonte: Garavaglia, Magni, 2012
  • 27.
    • Memoria comecostruzione attiva di conoscenza • Collegamento tra passato, presente e futuro La teoria del carico cognitivo
  • 28.
    La teoria delcarico cognitivo • Studi di Miller sulla quantità di informazione che la memoria è in grado di elaborare • Il supporto degli schemi • Il ruolo dello schema (rif. a «esperto») Es. quale tra queste due affermazioni è corretta? 1. Il nonno del fratello di mio padre è il figlio del fratello di mio nonno 2. Il nonno del fratello di mio padre è il padre del fratello di mio nonno
  • 29.
    Pagina 29 Fonte: Bonaiuti,2010 La teoria del carico cognitivo Il nonno del fratello di mio padre è il padre del fratello di mio nonno
  • 30.
    • Come costruireschemi corretti? • Cos’è il carico cognitivo? Pagina 30 «quantità totale di attività mentale imposta alla memoria di lavoro in un dato compito di apprendimento» • Carico cognitivo troppo basso o alto Fonte: Landriscina, 2009 La teoria del carico cognitivo
  • 31.
    La teoria delcarico cognitivo Tre tipi di carico cognitivo •Intrinseco: dovuto all’interazione tra natura del contenuto da apprendere e livello di expertise dello studente •Estraneo: dovuto a caratteristiche del formato didattico non direttamente collegate con la costruzione o l’automazione di schemi mentali •Pertinente: dovuto allo sviluppo degli schemi cognitivi richiesti per l’apprendimento Bisognerebbe progettare ambienti di apprendimento tendendo ad aumentare il carico cognitivo pertinente e diminuire quello estraneo. Fonte: Landriscina, 2009
  • 32.
    La teoria delcarico cognitivo Fattori che influenzano la configurazione del carico cognitivo in un compito di apprendimento Fonte: Landriscina, 2009 CONTENUTI STUDENTI ISTRUZIONE
  • 33.
    Carico cognitivo emultimedia •Questa teoria nasce occupandosi di problem solving •Influenza del formato di presentazione dei contenuti Pagina 33 Relazioni tra gli elementi multimediali Fonte: Landriscina, 2007 La teoria del carico cognitivo
  • 34.
    Effetti individuati studiandoil formato •Effetto dell’attenzione divisa •Effetto delle modalità •Effetto della ridondanza La teoria del carico cognitivo
  • 35.
    • Effetto dell’attenzionedivisa “La separazione di elementi che devono essere elaborati insieme per la comprensione provoca un carico cognitivo non necessario al processo di apprendimento”. Causato da - Separazione testo/immagine (diversi esempi) - Uso di testi, immagini e suoni irrilevanti o gratuiti Fonte: Landriscina, 2007 Pagina 35 La teoria del carico cognitivo
  • 36.
    Pagina 36 La teoriadel carico cognitivo. Strategie per ridurre il carico cognitivo Fare attenzione a non dividere l’attenzione Fonte: Garavaglia, Magni, 2012
  • 37.
    Pagina 37 La teoriadel carico cognitivo • Effetto delle modalità “Quando agli studenti sono presentate due fonti di informazione, che si riferiscono l’una all’altra e che non sono comprensibili isolatamente, l’apprendimento migliora quando una fonte di informazione è presentata in modo visivo e l’altra in modo uditivo”. Quando si attiva l’effetto modalità? - Spiegazione uditiva indispensabile - Immagine non troppo complessa - Con immagine complessa audio e indicatori visivi >>> valutazione dei costi di sviluppo per l’audio
  • 38.
    • Effetto dellaridondanza “L’apprendimento peggiora se lo studente deve elaborare simultaneamente due fonti di informazione che hanno lo stesso contenuto” Testo parlato che legge identico testo scritto (vs credenza che ridondanza abbia effetto positivo) Fonte: Landriscina, 2007 Pagina 38 La teoria del carico cognitivo
  • 39.
    22 giugno 2011IncontroLabel Formazione Pagina 39 La teoria del carico cognitivo. Strategie per ridurre il carico cognitivo Evitare la ridondanza delle informazioni Fonte: Garavaglia, Magni, 2012
  • 40.
    Interazione tra glieffetti: rapporto tra testo scritto e parlato Se testo scritto e parlato sono identici si ha una situazione di ridondanza, da evitare perché peggiorativa dell’apprendimento. Invece, se il testo scritto è in forma di parole chiave o brevi segmenti di frase, il testo scritto può aiutare la comprensione e l’organizzazione del testo ascoltato in audio. Le parole che compaiono a video devono però essere presenti anche in audio e gli elementi testuali devono comparire in sincronia con i segmenti audio corrispondenti Fonte: Landriscina, 2007 Pagina 40 La teoria del carico cognitivo
  • 41.
    • Qual èl’obiettivo della progettazione didattica rispetto alla gestione del carico cognitivo? – Adattare il carico cognitivo intrinseco al livello di expertise dello studente – Ridurre il carico cognitivo estraneo – Creare le condizioni per un carico cognitivo pertinente elevato La teoria del carico cognitivo
  • 42.
    • Strategie perdiminuire il carico cognitivo estraneo: intervenire su … La teoria del carico cognitivo – Modalità di impiego degli elementi multimediali (presenza eccessiva) – Metodi didattici alla base di un ambiente di apprendimento – Backward fading (legame con teoria dell’apprendistato cognitivo di Collins) – Critica di metodi di apprendimento «autentico»
  • 43.
    Pagina 43 La teoriadel carico cognitivo Fornire esercizi svolti a supporto del compito da svolgere Fonte: Garavaglia, Magni, 2012
  • 44.
    • Quando lamultimedialità è fonte di carico cognitivo estraneo? Pagina 44 – Testi, immagini o suoni non sono direttamente collegati ai contenuti da apprendere – Il testo scritto non è spazialmente contiguo con le immagini – Il testo narrato in audio non è temporalmente continuo con le animazioni – Lo studente deve ascoltare un testo narrato in audio e leggere lo stesso testo scritto – Le animazioni sono difficili da seguire e da comprendere – Lo studente non può controllare il ritmo di presentazione delle informazioni La teoria del carico cognitivo Per riassumere
  • 45.
    Motivi: lo studentedeve •impiegare le sue capacità mentali per elaborare informazioni irrilevanti •dividere la sua attenzione tra fonti di informazione non integrate tra loro •elaborare simultaneamente due fonti di informazione che hanno lo stesso contenuto. Pagina 45 La teoria del carico cognitivo
  • 46.
    Strategie per diminuireil carico cognitivo intrinseco •Chunking (segmentare contenuti, soprattutto quelli complessi) •Sequencing (attenzione all’ordine di presentazione) •Pacing – livello di controllo dello studente sul ritmo di presentazione delle info (animazioni e filmati) Fonte: Landriscina, 2007 La teoria del carico cognitivo
  • 47.
    • Strategie peraumentare il carico cognitivo pertinente – Incoraggiare costruzione di schemi – Aumentare variabilità dei problemi da risolvere – Offrire occasioni per rivedere concetti attraverso l’applicazione Fonte: Landriscina, 2007 La teoria del carico cognitivo
  • 48.
    • Effetto inversodell’expertise “I metodi didattici che aiutano l’apprendimento dei novizi possono avere un effetto negativo sull’apprendimento degli esperti”. Per uno studente poco esperto, testo parlato migliore del testo scritto. Cautela nell’impiego di approcci basati sul problem solving Fonte: Landriscina, 2007 La teoria del carico cognitivo
  • 49.
    La teoria delladoppia codifica • Allan Paivio
  • 50.
    Pagina 50 La teoriadella doppia codifica Fonte: Garavaglia, Magni, 2012
  • 51.
    Principi utili aifini della progettazione multimediale (e non solo) •Il ricordo è migliore per le figure rispetto al testo, perché sono elaborate da entrambi i sistemi •Quando si presenta una lista di parole e immagini ripetute, vengono ricordate meglio le figure. La teoria della doppia codifica Fonte: Garavaglia, Magni, 2012
  • 52.
    La teoria cognitivadell'apprendimento multimediale • Richard Mayer
  • 53.
    22 giugno 2011Pagina 53 Fonte: tratto e riadattato da Mayer, 2005b in Coinu, 2008 La teoria cognitiva dell'apprendimento multimediale
  • 54.
    La teoria cognitivadell'apprendimento multimediale Fonte: Garavaglia, Magni, 2012
  • 55.
    Principi utili aifini della progettazione multimediale (e non solo) •Multimediale: si apprende meglio da una presentazione che associa testo ad immagini rispetto ad una che utilizza solo testo o sole illustrazioni. •Vicinanza spaziale e temporale: si apprende meglio se parole e immagini sono vicine sulla pagina o sullo schermo La teoria cognitiva dell'apprendimento multimediale Fonte: Garavaglia, Magni, 2012
  • 56.
    Principi utili aifini della progettazione multimediale (e non solo) •Rilevanza o coerenza del materiale: si apprende meglio quando le informazioni da gestire nello stesso momento non sono eccessive. •Modalità diversa: serve innanzitutto non sovraccaricare un unico senso ma suddividere le informazioni su entrambi i canali sensoriali. La teoria cognitiva dell'apprendimento multimediale Fonte: Garavaglia, Magni, 2012
  • 57.
    Principi utili aifini della progettazione multimediale (e non solo) •Ridondanza: se l’informazione è presentata in troppi formati non favorisce l’apprendimento •Personalizzazione: si apprende meglio da una spiegazione in stile non-formale rispetto ad uno stile formale. La teoria cognitiva dell'apprendimento multimediale Fonte: Garavaglia, Magni, 2012
  • 58.
    La teoria dellerappresentazioni multimediali • Wolfgang Schnotz Fonte: Garavaglia, Magni, 2012
  • 59.
    Teoria delle rappresentazionimultimediali Fonte: Garavaglia, Magni, 2012
  • 60.
    Teoria delle rappresentazionimultimediali Fonte: Garavaglia, Magni, 2012
  • 61.
    Teoria delle rappresentazionimultimediali Il testo influenza la comprensione e quindi la costruzione del modello mentale Fonte: Garavaglia, Magni, 2012
  • 62.
    Le teorie dell’apprendimenti multimediale Limiti delle teorie presentate «non forniscono una descrizione accurata di come le informazioni contemporaneamente percepite da diversi canali sensoriali vengano integrate, permettendo quindi all'evento multimediale di essere percepito come un insieme di oggetti.» Fonte: Garavaglia, Magni, 2012
  • 63.
    Le teorie dell’apprendimenti multimediale Limiti delle teorie presentate «Hanno infatti cercato di spiegare l'apprendimento multimediale descrivendo i processi cognitivi che entrano "in azione" quando un'informazione proveniente dall'esterno deve essere codificata. L'attenzione però non deve essere posta unicamente sul processo di codifica» Fonte: Garavaglia, Magni, 2012
  • 64.
    Le teorie dell’apprendimenti multimediale Limiti delle teorie presentate «il momento fondamentale perché ci sia un buon apprendimento non è l'attivazione di un canale piuttosto che di un altro, ma l'attivazione di processi di elaborazione dell'informazione, ovvero: •la comprensione del significato del messaggio; •la costruzione di un modello mentale integrato; •le strategie di memorizzazione; •le strategie di recupero e riutilizzo di quanto appreso.» Fonte: Garavaglia, Magni, 2012
  • 65.
    • Quali presuppostie principi? Il Web 2.0
  • 66.
    Alcuni presupposti eprincipi • Condivisione, collaborazione (garantisce il controllo) e partecipazione •Contenuti più importanti dei contenitori •Utente che genera contenuti e non (più) semplice fruitore Il Web 2.0
  • 67.
    Alcuni presupposti eprincipi •Si ridefiniscono le barriere e le distinzioni produttori/editore/fruitori •Non solo i contenuti, ma anche la loro rilevanza si basa sugli utenti •Applicazioni dal desktop al Web •Facilità di accesso e impiego degli strumenti di rete Il Web 2.0
  • 68.
    Gli strumenti delweb 2.0 (e non solo) per la didattica • Blogging • Wiki • Social newtorking • Podcasting • Collaborating • Multimedia sharing • Social gaming • Social tagging Repetto, 2011
  • 69.
    Blog • Del docente:aggiornamenti, materiali didattici, ecc. • Dello studente: diario, esercitazioni, confronto • Di classe: racconti, condivisione, partecipazione Fonte: Policaro, 2012
  • 70.
    Blog Possibili finalità eattività •Pubblicare lavori, ricerche, commenti, approfondimenti •Vetrina per percorsi, progetti, corsi, ecc. •Prendere appunti collettivamente •Assegnare compiti e task Fonte: Policaro, 2012
  • 71.
  • 72.
    Wiki Lavoro di gruppoe Scrittura collaborativa Gli studenti collaborano per costruire nuovi saperi Raccoglitore di conoscenze in continuo aggiornamento Attività •Scrivere, modificare, aggiungere, aggiornare contenuto Fonte: Policaro, 2012
  • 73.
  • 74.
  • 75.
    Social network Possibili usinella didattica •Condivisione presentazioni •Condivisione di materiali •Ricerca e approfondimento per tag •Archivio materiali didattici della classe •Assegnare compiti da svolgere elaborando presentazioni Fonte: Policaro, 2012
  • 76.
  • 77.
    Social network Possibili usinella didattica •Condivisione di cosa si sta leggendo •Condivisione di cosa si è già letto •Ricerca di libri che si vorrebbe leggere •Esplorare librerie di altri lettori •Esprimere gradimento sui libri •Gruppi di lettura per categorie Fonte: Policaro, 2012
  • 78.
    Social network • Gruppiad hoc per proseguire una discussione o l’approfondimento degli argomenti affrontati in classe Vantaggi e svantaggi • Relazione alla pari • Valorizzazione della dimensione informale Fonte: Policaro, 2012
  • 79.
    Social web nelladidattica La cassetta degli attrezzi delle competenze •Partecipazione •Impegno •Motivazione •Continuità •Tempo •Produzione di contenuti •Scambio di informazioni •Monitoraggio •Gestione del pubblico e del privato Fonte: Policaro, 2012
  • 80.
    Limiti •Possibile invasione deglispazi di socializzazione dei ragazzi •Overload informativo/comunicativo e eccesso di multitasking •Lo scambio deve essere reciproco e non monodirezionale Social web nella didattica Fonte: Policaro, 2012
  • 81.
    Didattica 2.0. Organizzarel’apprendimento collaborativo in rete • Scelta della strategia collaborativa • Dimensionamento numerico dei gruppi • Assetto organizzativo dei gruppi • Definizione di regole, ruoli e funzioni • Tempistica delle attività • Strutturazione logica della comunicazione • Scelta delle tecnologie di groupware • Definizione degli strumenti sw per la produzione degli eventuali elaborati Fonte: Trentin, 2011
  • 82.
    Didattica 2.0. Organizzarel’apprendimento collaborativo in rete • Scelta della strategia collaborativa • Dimensionamento numerico dei gruppi • Assetto organizzativo dei gruppi • Definizione di regole, ruoli e funzioni • Tempistica delle attività • Strutturazione logica della comunicazione • Scelta delle tecnologie di groupware • Definizione degli strumenti sw per la produzione degli eventuali elaborati Fonte: Trentin, 2011
  • 83.
    Strategie collaborative •Sequenziale •Parallela •Di Reciprocità Didattica2.0. Organizzare l’apprendimento collaborativo in rete Fonte: Trentin, 2011
  • 84.
    Strategie collaborative •Sequenziale Ogni componentedel gruppo, a turno, agisce sul semilavorato apportandovi il proprio contributo Didattica 2.0. Organizzare l’apprendimento collaborativo in rete Fonte: Trentin, 2011
  • 85.
    Strategie collaborative •Parallela Ogni componentedel gruppo lavora in autonomia su una parte specifica del prodotto complessivo Didattica 2.0. Organizzare l’apprendimento collaborativo in rete Fonte: Trentin, 2011
  • 86.
    Strategie collaborative •Di Reciprocità •Icomponenti del gruppo lavorano in regime di forte interdipendenza su ognuna delle parti del prodotto complessivo Didattica 2.0. Organizzare l’apprendimento collaborativo in rete Fonte: Trentin, 2011
  • 87.
    Pagina 87 • StefaniaBocconi, Guglielmo Trentin, Wiki supporting formal and informal learning, Nova Science Publishers Inc., 2012 • Antonio Calvani, Teorie dell'istruzione e carico cognitivo. Modelli per una scuola efficace, Erickson, 2009 • Antonio Calvani (a cura di), Tecnologia, scuola, processi cognitivi. Per una ecologia dell'apprendere, Franco Angeli, 2007, 2009 • Antonio Calvani, “Connettivismo: nuovo paradigma o ammaliante pot- pourri?” in Je-LKS, Journal of e-learning and Knowledge Society, n.1, 2008 • Stephen Downes, “Connective knowledge”, disponibile on line all’indirizzo http://www.downes.ca/cgi-bin/page.cgi?post=33034 • Andrea Garavaglia, Alessandro Magni, Le teorie dell’apprendimento multimediale, 2012 • Paul Gee, Come un videogioco. Insegnare e apprendere nella scuola digitale, Cortina, Milano, 2013 Bibliografia
  • 88.
    Bibliografia • Franco Landriscina,“Ma si fanno i conti con il carico cognitivo?», Journal of E-Learning and Knowledge Management, vol. 3, (1) 2007 • Franco Landriscina, La simulazione nell’apprendimento, Erickson, 2009 • Sonia Livingstone., Ragazzi online. Crescere con internet nella società digitale, Vita e Pensiero, Milano, 2010 • Veronica Mobilio, Elena Valentini, “La dimensione formale e informale dell’apprendimento. Il contributo di una prospettiva pluridisciplinare allo studio della didattica universitaria on line”, in Maria Beatrice Ligorio, Elvis Mazzoni, Mirella Casini Schaerf e Aurelio Simone (a cura di), Manuale di didattica universitaria on line, Scriptaweb, Napoli, 2011 • Marco Pozzi, Il connettivismo come nuovo paradigma di apprendimento per i fondamenti della didattica universitaria, in Maria Beatrice Ligorio, Elvis Mazzoni, Mirella Casini Schaerf e Aurelio Simone (a cura di), Manuale di didattica universitaria on line, Scriptaweb, Napoli, 2011 Pagina 88
  • 89.
    Pagina 89 Bibliografia • RobertoMaragliano, Pedagogie dell'e-learning, Laterza, 2004 • Roul Nacamulli (a cura di), La formazione, il cemento e la rete. E- learning, management delle conoscenze e processi di sviluppo organizzativo, Fondazione IBM Italia, Etas, Milano, 2003 • Caterina Policaro, Il web 2.0 e la didattica, 2012 • Manuela Repetto, Strumenti 2.0 per la didattica, 2011 • Pier Cesare Rivoltella, Simona Ferrari, A scuola con i media digitali. Problemi, didattiche, strumenti, Vita e Pensiero, Milano, 2010 • Pier Cesare Rivoltella, Fare didattica con gli EAS, La Scuola, Brescia, 2013 • Guglielmo Trentin, Apprendimento in rete e condivisione delle conoscenze, Franco Angeli, Milano, 2004 • Guglielmo Trentin, La sostenibilità didattico-formativa dell’e-learning, Franco Angeli, Milano, 2008 • Guglielmo Trentin, Nuove Tecnologie e Didattica l’evoluzione dei modelli di insegnamento/apprendimento nella formazione continua e a distanza, 2012
  • 90.
    • George Siemens,Learning Ecology, Communities, and Networks. Extending the classroom, 2003, http://www.elearnspace.org/Articles/learning_communities.htm • George Siemens, Connectivism: A Learning Theory foe the Digital Age, 2004 http://www.elearnspace.org/Articles/connectivism.htm. • George Siemens, Connectivism: A Learning Theory for the Digital Age. International Journal of Instructional Technology & Distance Learning, 2005, Vo. 2 No. 1, http://www.itdl.org/journal/jan_05/Jan_05.pdf#page=7 • George Siemens, Knowing Knowledge, 2006http://ltc.umanitoba.ca/KnowingKnowledge/index.php/Main_Pag e • George Siemens, Learning and Knowing in Networks: Changing roles for educators and designers. University of Georgia IT Forum, 2008 • Elena Valentini, Università nella rete-mondo · Elena Valentini. Franco Angeli, 2008 Pagina 90 Bibliografia
  • 91.