Bruno Munari fue un diseñador, poeta, escultor y autor de libros infantiles italiano vinculado al movimiento futurista. Desarrolló su trabajo en diversos campos como el diseño gráfico, industrial y la experimentación con materiales y tecnologías. En sus últimos años se interesó por la educación y la psicología infantil, creando libros, juegos y materiales que fomentaban la creatividad en los niños y convertían sus juegos en arte.
Este documento presenta el proceso de diseño de varios proyectos, incluyendo el diseño de un habitáculo para niños, un picnic para un novio, y un diseño 2D de cebras. Describe cada proyecto desde la definición del problema, la recopilación y análisis de datos, la creatividad, materiales, experimentación, y la solución final.
Bruno Munari fue un diseñador, poeta, escultor y autor de libros infantiles italiano vinculado al movimiento futurista. Desarrolló su trabajo en diversos campos como el diseño gráfico, industrial y la experimentación con materiales y tecnologías. En sus últimos años se interesó por la educación y la psicología infantil, creando libros, juegos y materiales que fomentaban la creatividad en los niños y convertían sus juegos en arte.
Este documento presenta el proceso de diseño de varios proyectos, incluyendo el diseño de un habitáculo para niños, un picnic para un novio, y un diseño 2D de cebras. Describe cada proyecto desde la definición del problema, la recopilación y análisis de datos, la creatividad, materiales, experimentación, y la solución final.
Luciano Mariani - Il lato nascosto della competenza: dal prodotto al processoLuciano Mariani
Lo scopo principale di questo contributo è di sostenere la tesi che lo sviluppo di una competenza implica e richiede un’esplorazione e una consapevolezza dei processi sottostanti i compiti attraverso i quali la competenza stessa viene sviluppata e valutata. In altre parole, oltre a che cosa ci si attende che una persona sappia e sappia fare, è importante rendersi conto di chi sia questa persona, di come proceda nell’apprendimento e di dove e perché sia chiamata ad esprimere la competenza in questione.
Questa esplorazione è tanto più necessaria perché, da un lato, si possa incoraggiare il trasferimento delle conoscenze e delle capacità dal contesto originale di apprendimento ad altre situazioni, e perché, dall’altro lato, si possa prendere in carico la sfida delle differenze individuali. Così, stili di apprendimento, intelligenze, attitudini, convinzioni, atteggiamenti e motivazioni, che tanto spesso condizionano la scelta e l’uso di opportune strategie, possono essere rivalutati come parte integrante, non più solo “nascosta”, del processo formativo.
La gestione di una rete così complessa di relazioni richiede una capacità di autoregolazione che può essere favorita da approcci didattici che, partendo dall’esperienza, facciano leva sulla metacognizione per far verbalizzare e socializzare la riflessione sulle pratiche. In tal modo, l’accresciuta consapevolezza della natura degli oggetti di studio, dei processi di apprendimento e di se stessi in quanto persone che imparano può aiutare a capire che, più che possedere una competenza, competenti si è.
Presentazione del libro "I sette saperi necessari all'educazione del futuro" ...Marinella De Simone
Perché consiglio questo libro? Perché è un testo breve, eppure straordinario: è davvero un piccolo libro, ma che racchiude al suo interno, in modo estremamente condensato, buona parte del pensiero di Edgar Morin.
Efficacia creativa sul lavoro. Eroi aziendali e problem solving.Diego Senziani
Questo è un per-corso di formazione con strumenti unici e originali.
La capacità di problem solving creativo distingue i manager efficaci. Il metodo Woodys® si basa sul Pensiero Narrativo: unisce il visual thinking e lo storymaking. Allena a vedere tra le pieghe della realtà, a individuare le opportunità, a immaginare nuove idee e a trovare alternative vie d’uscita ai problemi. Questo per-corso combina la capacità del leader creativo che “vede” ciò che è ancora impre-vedibile con la capacità del manager che organizza le intuizioni attraverso la logica narrativa. Dall’unione di queste capacità nasce lo storymaking manager, un’evoluzione dello storytelling manager, un cre-autore di eroi aziendali, di metafore narrative che affrontano i problemi al livello del pensiero laterale, perché “non si può risolvere un problema con lo stesso modo di pensare che lo ha creato” (A. Einstein).
La competenza è l' insieme, riconosciuto e provato,delle rappresentazioni, conoscenze, capacità e comportamenti mobilizzati e combinati in maniera pertinente in un contesto dato.
Propongo una concezione integrata della visione, in cui occhio e mente (sensazione e modello mentale) sono correlati e interagiscono reciprocamente senza interruzione.
La visione agisce come un sistema, non è un semplice fenomeno connesso al funzionamento dell’occhio.
Questi concetti derivano dagli studi relativi alla Gestalt e dalle osservazioni scientifiche sul fenomeno della vista.
Inoltre, studiando il tema del cambiamento, con riferimento agli studi di Thomas Kuhn sulle rivoluzioni scientifiche, si comprende che conoscenza e visione sono strettamente associate e retroagenti.
Architettura dell'intelligenza per organizzazioni adattativeMarco Calzolari
WIAD 2017 - World Information Architecture Day, Verona
Dopo aver messo l’utente al centro nella progettazione dei servizi, quanto è difficile mettere anche le persone stesse al centro delle nostre organizzazioni, in un periodo in cui la volatilità e l’incertezza del mercato, delle professioni e della tecnologia rendono quasi inefficace ogni pianificazione?
Come possono evolvere le organizzazioni, alimentando prospettive e obiettivi rilevanti, realistici e rigorosi per le persone che ne fanno parte? Allineare le motivazioni delle organizzazioni, dei loro team e dei loro individui è possibile, a patto di trascendere tutta una serie di idee tradizionali sulla gestione delle persone e della loro competenza. Un’architettura del talento diventa sempre più necessaria per le organizzazioni che scelgono di fiorire grazie al potenziale umano.
Permette all’individuo di comprendere il proprio universo interno e di prendere coscienza di quello dell’altro.
Aiuta a capire come gli altri ci vedono e il motivo delle loro relazioni nei nostri confronti.
Facilita l’autoanalisi senza giudizio di valore.
Chiarisce il proprio processo decisionale interno mettendo in luce anche le zone d’ombra che condizionano in modo oscuro.
Non parla di capacità ma piuttosto di energia e e di come questi flussi di energia fluiscono nella nostra mente. Possiamo anche parlare di bilancio energetico.
Luciano Mariani - Il lato nascosto della competenza: dal prodotto al processoLuciano Mariani
Lo scopo principale di questo contributo è di sostenere la tesi che lo sviluppo di una competenza implica e richiede un’esplorazione e una consapevolezza dei processi sottostanti i compiti attraverso i quali la competenza stessa viene sviluppata e valutata. In altre parole, oltre a che cosa ci si attende che una persona sappia e sappia fare, è importante rendersi conto di chi sia questa persona, di come proceda nell’apprendimento e di dove e perché sia chiamata ad esprimere la competenza in questione.
Questa esplorazione è tanto più necessaria perché, da un lato, si possa incoraggiare il trasferimento delle conoscenze e delle capacità dal contesto originale di apprendimento ad altre situazioni, e perché, dall’altro lato, si possa prendere in carico la sfida delle differenze individuali. Così, stili di apprendimento, intelligenze, attitudini, convinzioni, atteggiamenti e motivazioni, che tanto spesso condizionano la scelta e l’uso di opportune strategie, possono essere rivalutati come parte integrante, non più solo “nascosta”, del processo formativo.
La gestione di una rete così complessa di relazioni richiede una capacità di autoregolazione che può essere favorita da approcci didattici che, partendo dall’esperienza, facciano leva sulla metacognizione per far verbalizzare e socializzare la riflessione sulle pratiche. In tal modo, l’accresciuta consapevolezza della natura degli oggetti di studio, dei processi di apprendimento e di se stessi in quanto persone che imparano può aiutare a capire che, più che possedere una competenza, competenti si è.
Presentazione del libro "I sette saperi necessari all'educazione del futuro" ...Marinella De Simone
Perché consiglio questo libro? Perché è un testo breve, eppure straordinario: è davvero un piccolo libro, ma che racchiude al suo interno, in modo estremamente condensato, buona parte del pensiero di Edgar Morin.
Efficacia creativa sul lavoro. Eroi aziendali e problem solving.Diego Senziani
Questo è un per-corso di formazione con strumenti unici e originali.
La capacità di problem solving creativo distingue i manager efficaci. Il metodo Woodys® si basa sul Pensiero Narrativo: unisce il visual thinking e lo storymaking. Allena a vedere tra le pieghe della realtà, a individuare le opportunità, a immaginare nuove idee e a trovare alternative vie d’uscita ai problemi. Questo per-corso combina la capacità del leader creativo che “vede” ciò che è ancora impre-vedibile con la capacità del manager che organizza le intuizioni attraverso la logica narrativa. Dall’unione di queste capacità nasce lo storymaking manager, un’evoluzione dello storytelling manager, un cre-autore di eroi aziendali, di metafore narrative che affrontano i problemi al livello del pensiero laterale, perché “non si può risolvere un problema con lo stesso modo di pensare che lo ha creato” (A. Einstein).
La competenza è l' insieme, riconosciuto e provato,delle rappresentazioni, conoscenze, capacità e comportamenti mobilizzati e combinati in maniera pertinente in un contesto dato.
Propongo una concezione integrata della visione, in cui occhio e mente (sensazione e modello mentale) sono correlati e interagiscono reciprocamente senza interruzione.
La visione agisce come un sistema, non è un semplice fenomeno connesso al funzionamento dell’occhio.
Questi concetti derivano dagli studi relativi alla Gestalt e dalle osservazioni scientifiche sul fenomeno della vista.
Inoltre, studiando il tema del cambiamento, con riferimento agli studi di Thomas Kuhn sulle rivoluzioni scientifiche, si comprende che conoscenza e visione sono strettamente associate e retroagenti.
Architettura dell'intelligenza per organizzazioni adattativeMarco Calzolari
WIAD 2017 - World Information Architecture Day, Verona
Dopo aver messo l’utente al centro nella progettazione dei servizi, quanto è difficile mettere anche le persone stesse al centro delle nostre organizzazioni, in un periodo in cui la volatilità e l’incertezza del mercato, delle professioni e della tecnologia rendono quasi inefficace ogni pianificazione?
Come possono evolvere le organizzazioni, alimentando prospettive e obiettivi rilevanti, realistici e rigorosi per le persone che ne fanno parte? Allineare le motivazioni delle organizzazioni, dei loro team e dei loro individui è possibile, a patto di trascendere tutta una serie di idee tradizionali sulla gestione delle persone e della loro competenza. Un’architettura del talento diventa sempre più necessaria per le organizzazioni che scelgono di fiorire grazie al potenziale umano.
Permette all’individuo di comprendere il proprio universo interno e di prendere coscienza di quello dell’altro.
Aiuta a capire come gli altri ci vedono e il motivo delle loro relazioni nei nostri confronti.
Facilita l’autoanalisi senza giudizio di valore.
Chiarisce il proprio processo decisionale interno mettendo in luce anche le zone d’ombra che condizionano in modo oscuro.
Non parla di capacità ma piuttosto di energia e e di come questi flussi di energia fluiscono nella nostra mente. Possiamo anche parlare di bilancio energetico.
3. LA PRIORITÀ FONDAMENTALE
Bruno Munari
” Tutti sono in grado di complicare, pochi sono in grado di
semplificare. Per semplificare bisogna saper togliere e per
togliere bisogna sapere cosa c’è da togliere”.
E’ molto più difficile semplificare che complicare.
E’ molto più difficile togliere che aggiungere.
E’ molto più difficile procedere per intersezioni
e per incastro che per sommatoria.
Per sapere cosa togliere e perché bisogna disporre
di un PROGETTO ben definito e dagli obiettivi chiari.
3
4. Henri Matisse
Uno splendido esempio di questa
capacità di togliere, che non è
comunque d’ostacolo al riconoscimento
(tutt’altro) è la face de famme del
1935 di Matisse.
Matisse
Pochi tratti essenziali sono sufficienti
per far scattare la nostra capacità di
classificare correttamente questa figura
e di interpretarla come faremmo con
una fotografia ben più ricca di dettagli.
La percezione è selettiva
Anche l’apprendimento lo è.
4
6. PBL : Il Problem Based learning
• Dimensione operativa della conoscenza
Spostare l’attenzione da nozioni a PROBLEMI, PROGETTI,
e ai concetti e alle informazioni necessari per inquadrarli,
elaborarli e risolverli
• Oggi il conoscere assume sempre più lo stato di
progetto e di azione, per cui ci si trova di fronte
a una inscindibilità inedita fra:
PROGETTO, AZIONE e CONOSCENZA
e viceversa.
6
7. Processo nella soluzione dei problemi
P1
Problema
Livello di
interesse
Problema
più avanzato
P2
Attività
didattiche
tradizionali
TT
Tentativo
teorico di
soluzione
EE
Procedura di individuazione
ed eliminazione dell’errore
7
8. DIDATTICA BASATA SU UN “CLIMA DI LABORATORIO”
Le due debolezze da
convertire in un’unica
fortezza sono i problemi e
gli strumenti necessari
per affrontarli.
Arco non è altro che una fortezza
causata da due debolezze, imperò
che l’arco negli edifizi è composto di
due parti di circulo, i quali quarti
circoli ciascuno debolissimo per se
desidera cadere, e opponendosi alla
ruina dell’altro le due debolezze si
convertono in unica fortezza.
(LEONARDO DA VINCI)
Il cuore di una didattica
basata su un clima di
laboratorio sono:
i problemi e i progetti
• destrutturati
• non a soluzione unica
• autentici
8
10. “CLIMA DI LABORATORIO” E CURRICOLO VERTICALE
Un altro aspetto qualificante di questo spazio didattico innovativo
dovrebbe essere la progettazione e la sperimentazione di un curricolo
verticale che, a partire dal nucleo delle competenze di base e
trasversali, sviluppi, secondo un percorso opportunamente studiato,
l’innesto e l’acquisizione delle competenze di indirizzo e
specialistiche.
10
11. LINGUAGGI DEL CORPO E LINGUAGGI DELLA MENTE
Esigenza di una NUOVA ALLEANZA tra:
LINGUAGGI DEL CORPO, orientati verso l’esperienza,
l’attività di laboratorio, la sperimentazione, la pratica,
l’applicazione;
LINGUAGGI DELLA MENTE, orientati verso la padronanza
degli STRUMENTI PER PENSARE.
Solo da questa ALLEANZA può scaturire un corretto approccio
verso l’insegnamento delle scienze, il cui apprendimento implica
che lo studente sia attivo non solo con le MANI, ma anche con
la TESTA, e che abbia una TESTA BEN FATTA, e che abbia per
questo la capacità di diventare l’AUTORE DELLO SVILUPPO
dELL’ESPERIENZA SCIENTIFICA.
11
12. CENTRALITÀ DELL’AMBIENTE DIDATTICO
PRESUPPOSTO INDISPENSABILE DELL’APPRENDIMENTO:
L’AMBIENTE DIDATTICO
Sono necessari percorsi investigativi variegati e multipli per
poter affermare o confutare e contraddire le proprie idee,
così come sono indispensabili i lavori di gruppo e le
presentazioni degli argomenti da parte degli insegnanti e
l’esplicitazione chiara della domande e dei problemi ai
quali si sta cercando di fornire una risposta.
12
13. L’Apprendimento “significativo”
In una didattica basata sulle attività di laboratorio e
su un “clima di laboratorio” l’apprendimento deve
essere:
•
•
•
•
•
•
•
attivo
collaborativo
conversazionale
riflessivo
contestualizzato
intenzionale
costruttivo
13
17. Rappresentazione Artificiale e Semplificata
Definizione di Modello
Il modello è una rappresentazione artificiale e
semplificata del dominio che rappresenta
17
18. Pensare per modelli
Sistema reale caratterizzato da elevata complessità
Modello:
Versione artificiale
e semplificata
Analisi
qualitativa
Risoluzione al
calcolatore
Modellistica
Algoritmi
18
19. SIMULAZIONE: ESEMPIO
La simulazione è uno strumento
sperimentale molto potente. Essa non è
altro che la trasposizione in termini logicomatematico -procedurali di un "modello
concettuale" della realtà
Programma che
permette di simulare
una popolazione di
piante, allo scopo di
mostrare come le
simulazioni possano
essere utili strumenti
per la riproduzione e
comprensione dei
sistemi complessi e
possano essere usate
come laboratori
didattici virtuali.
19
20. Montaigne
“Plutôt une tête bien faite
qu’une tête bien pleine”
(Montaigne)
Formare delle persone capaci d’organizzare le
loro conoscenze piuttosto che d’immagazzinare
un’accumulazione di saperi, anche perché
rincorrere questa accumulazione sta
diventando un compito semplicemente
impossibile.
20
22. LA FINALITA’ CHIAVE
La finalità chiave di una “testa ben fatta” è far emergere e
consolidare la capacità di LEGARE E CONNETTERE LE
CONOSCENZE: L’ARTE DI ORGANIZZARE IL PROPRIO PENSIERO,
DI COLLEGARE E DISTINGUERE AL TEMPO STESSO.
Si tratta di favorire l’attitudine a interrogare, di legare il sapere al
dubbio, di sviluppare la capacità d’integrare il sapere particolare non
soltanto in un contesto globale, ma anche nella propria vita, di stimolare
l’attitudine a porsi i problemi fondamentali della propria condizione e del
proprio tempo.
22
23. ORGANIZZAZIONE CHE CONNETTE
Nelle due figure qui a lato siamo in
presenza di una mancanza (nello spazio
fisico) che tuttavia “regge” e organizza la
percezione visiva.
La percezione del triangolo bianco o
della configurazione irregolare è dovuta
all’organizzazione complessiva delle
figure medesime e alle loro strutture,
cioè all’insieme delle relazioni tra gli
elementi che compaiono in esse.
23
24. L’AUTOSUFFICIENZA CHE SOFFOCA LA PERCEZIONE
E’ sufficiente modificare un poco le strutture
precedenti perché l’effetto scompaia, come
dimostra questa figura, nella quale ciascun
elemento, anziché esigere una relazione con gli
altri, diventa autosufficiente.
Non essendoci più tendenza al completamento,
non si ha più percezione dell’organizzazione.
24
25. ORGANIZING CONCEPTS
Importanza del ricorso a quelli che CORA DIAMOND
(1996) chiama: CONCETTI ORGANIZZATORI.
Questi concetti hanno il potere di generare e
dispiegare articolazioni discorsive e di tenere insieme
visibile e invisibile, in quanto non necessariamente
appaiono nel discorso.
25
26. ORGANIZING CONCEPTS
Simon Weil: “Non sarei nata se ai miei genitori
non fosse accaduto di incontrarsi”.
Qui il termine “caso” non appare nemmeno, ma
è chiaramente il concetto organizzatore di un
discorso etico, ramificato nello spazio discorsivo
che esso stesso genera.
26
27. GLI OBIETTIVI DELLA COLLABORAZIONE
FORMALE, INFORMALE, NON FORMALE
Formare persone capaci di ORGANIZZARE le loro conoscenze,
piuttosto che immagazzinare un accumulo di saperi;
Insegnare la CONDIZIONE UMANA (“Il nostro autentico studio è
quello della condizione umana” (Rousseau Emile);
APPRENDERE A VIVERE (“Vivere è il mestiere che gli voglio
insegnare” (Rousseau Emile);
Rifare una SCUOLA DI CITTADINANZA.
27
28. INNOVAZIONE DIDATTICA E ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO SCOLASTICO
Le innovazioni didattiche proposte richiedono, per acquisire
l’auspicabile livello di operatività e di efficacia, una NUOVA
ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO SCOLASTICO che non solo
incentivi ed estenda l’uso del LABORATORIO, ma trasformi le
stesse aule in laboratori e, soprattutto, SUPERI LE RIGIDITÀ CHE
ATTUALMENTE CARATTERIZZANO LA GESTIONE DEI
TEMPI E DEGLI SPAZI NEGLI ISTITUTI.
28
29. Scienza e Governance, Rapporto elaborato da un Gruppo
internazionale di esperti, nominati dal Direttorato Generale
per la ricerca della Commissione Europea (2007):
“L’innovazione non riguarda solo l’innovazione tecnologica.
Infatti, la maggior parte delle cosiddette innovazioni tecnologiche
consiste in realtà di innovazioni tecno-sociali, dal momento che
le competenze organizzative, le connessioni tra settori diversi
subiscono un analogo e generale rinnovamento.
Tutto ciò è largamente riconosciuto ma non è sempre preso in
considerazione quando le finalità di policy dell’innovazione sono
ridotte a obiettivi politicamente gestibili”.
29