Corso di aggiornamento MIUR - Caserta 20.10.2010
Percorsi didattici per studenti del II ciclo - Principi operativi ed esempi pratici.
Fare didattica con la robotica.
La presentazione di Pietro di Martino (Diparticimento di Matematica dell'Università di PIsa) in occasione del Festival della scienza di Genova sulle tematiche legate al problem-solving.
Corso di aggiornamento MIUR - Caserta 20.10.2010
Percorsi didattici per studenti del II ciclo - Principi operativi ed esempi pratici.
Fare didattica con la robotica.
La presentazione di Pietro di Martino (Diparticimento di Matematica dell'Università di PIsa) in occasione del Festival della scienza di Genova sulle tematiche legate al problem-solving.
La Flipped Classroom - Mettiamo la didattica tradizionale a testa in giùMichele Maffucci
Ma perché proprio la flipped classroom?
Insegno una materia tecnica, in cui il laboratorio è essenziale e mi sono accorto qualche anno fa, da quando incomincia a sperimentare l’uso della robotica in classe, che le metodologie che adottavo per recuperare competenze logiche matematiche o che mi servivano per insegnare ad imparare attraverso il fare, erano molto vicine alle azioni svolte nella metodologia “flipped classroom” la mia azione poteva essere paragonata ad una metodologia “almost flipped classroom”, in altro modo una “quasi classe rovesciata".
Alla mia azione mancavano alcune componenti di interazione on-line che non potevo effettuare in quanto qualche anno fa non tutti i miei allievi avevano un accesso ad internet.
Oggi (ultimi due anni) posso, senza alcun vincolo tecnologico, applicare la metodologia flipped.
La sperimentazione in laboratorio è un’attività che ho sempre svolto e ben si presta a sperimentazioni di flipped classroom in quanto ogni attività di sperimentazione necessita della componente di studio teorico che può essere strutturata attraverso strumenti di carattere tecnologico: video, lezioni on-line, esercizi, simulazioni a computer ed altro da svolgere a casa, mentre la parte di sperimentazione viene svolta in classe, sperimentazioni a livello di gruppo classe che strutturo seguendo il modello esposto nella presentazione: <a>Scienza ed automazione - modulo ROBOTICA</a> e che in questi anni ho migliorato.
Ogni attività di sperimentazione in classe ha una parte di discussione collettiva in cui si analizzano criticità della sperimentazione effettuata e molto spesso mettono in mostra carenze teoriche che devono essere spiegate anche in presenza, il processo iterativo di studio a casa, sperimentazione in classe e discussione e successivi approfondimenti da svolgere on-line porta, per “raffinamenti successivi” al raggiungimento della competenza.
Ritengo che l’attività del “fare” in classe inteso come laboratorio, certamente è la componente più importante, perché tende ad allontanare la passività di fruizione della lezione che si avrebbe in un classica lezione frontale.
Inoltre il confronto continuo tra pari, con l’azione guidata del docente consolidano abilità e competenze.
Progettare il proprio apprendimento a casa, sotto la guida del docente, rende consapevoli del proprio percorso di crescita ed allontana atteggiamenti di sfiducia.
Il docente diventa l’organizzatore di un processo di apprendimento, insegna ad imparare e ad organizzare.
Certamente attività che vanno al di fuori della tradizionale didattica vengono viste da alcuni colleghi come fantasiose o bizzarre e sicuramente sono difficili da sostenere da soli, ma i risultati positivi ottenuti, perseguendo strade “diverse”, incomincia ad essere accettate, ed in ogni caso se l’obiettivo è la felicità degli allievi perché non provarci? :-)
Materiali della conferenza tenuta dalla Prof.ssa Chiara Rezia Loppio durante il Seminario svoltosi a Lodi il 20 marzo 2013 all'interno del progetto GIOCOMATICA, un percorso progettato e gestito dall’Ufficio Rete scolastica e politiche per gli studenti dell’UST di Lodi, nato a seguito dell’accompagnamento alle Indicazioni per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione.
Robot Pet Therapy. Uno strumento didattico per insegnare a saper fareMichele Maffucci
Seminario Didamatica 2011
I benefici della continuità didattica nell’impiego della robotica educativa dall’infanzia alle superiori.
a.s. 2010-2011, sperimentazioni dell’insegnamento della robotica con allievi che si avvalgono del sostegno.
La metodologia che ho sviluppato è un’estensione del metodo di ricerca-azione costruito in 2 anni con gli allievi e le ultime attività svolte hanno portato alla luce inaspettati risultati, dove gli studenti diversamente abili hanno dimostrato di essere una risorsa importantissima per sviluppare la “didattica del fare” per l’intera classe.
La relazione mette in luce gli ambiti di intervento in cui mi sono trovato ad operare per giungere poi ad esempi pratici tuttora in via di sviluppo.
Il percorso che sto affrontando vuole essere un mio personale tentativo nel dar corpo ad una didattica che possa far esprimere e sviluppare i talenti e le peculiarità del patrimonio intellettivo, presente ed alcune volte nascosto, di ogni studente, con il sogno di far interagire queste diverse intelligenze in modo costruttivo a vantaggio del gruppo classe.
La presentazione di Erminia Paradiso, tutor di numerosi progetti di formazione dell'Indire, relativa al suo workshop "Matematica interattiva con Geogebra" al festival futurText, ideato e organizzato dall'Indire e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca a Lucca dal 20 al 22 Novembre 2014.
http://www.futurtext.it/2014/
La Flipped Classroom - Mettiamo la didattica tradizionale a testa in giùMichele Maffucci
Ma perché proprio la flipped classroom?
Insegno una materia tecnica, in cui il laboratorio è essenziale e mi sono accorto qualche anno fa, da quando incomincia a sperimentare l’uso della robotica in classe, che le metodologie che adottavo per recuperare competenze logiche matematiche o che mi servivano per insegnare ad imparare attraverso il fare, erano molto vicine alle azioni svolte nella metodologia “flipped classroom” la mia azione poteva essere paragonata ad una metodologia “almost flipped classroom”, in altro modo una “quasi classe rovesciata".
Alla mia azione mancavano alcune componenti di interazione on-line che non potevo effettuare in quanto qualche anno fa non tutti i miei allievi avevano un accesso ad internet.
Oggi (ultimi due anni) posso, senza alcun vincolo tecnologico, applicare la metodologia flipped.
La sperimentazione in laboratorio è un’attività che ho sempre svolto e ben si presta a sperimentazioni di flipped classroom in quanto ogni attività di sperimentazione necessita della componente di studio teorico che può essere strutturata attraverso strumenti di carattere tecnologico: video, lezioni on-line, esercizi, simulazioni a computer ed altro da svolgere a casa, mentre la parte di sperimentazione viene svolta in classe, sperimentazioni a livello di gruppo classe che strutturo seguendo il modello esposto nella presentazione: <a>Scienza ed automazione - modulo ROBOTICA</a> e che in questi anni ho migliorato.
Ogni attività di sperimentazione in classe ha una parte di discussione collettiva in cui si analizzano criticità della sperimentazione effettuata e molto spesso mettono in mostra carenze teoriche che devono essere spiegate anche in presenza, il processo iterativo di studio a casa, sperimentazione in classe e discussione e successivi approfondimenti da svolgere on-line porta, per “raffinamenti successivi” al raggiungimento della competenza.
Ritengo che l’attività del “fare” in classe inteso come laboratorio, certamente è la componente più importante, perché tende ad allontanare la passività di fruizione della lezione che si avrebbe in un classica lezione frontale.
Inoltre il confronto continuo tra pari, con l’azione guidata del docente consolidano abilità e competenze.
Progettare il proprio apprendimento a casa, sotto la guida del docente, rende consapevoli del proprio percorso di crescita ed allontana atteggiamenti di sfiducia.
Il docente diventa l’organizzatore di un processo di apprendimento, insegna ad imparare e ad organizzare.
Certamente attività che vanno al di fuori della tradizionale didattica vengono viste da alcuni colleghi come fantasiose o bizzarre e sicuramente sono difficili da sostenere da soli, ma i risultati positivi ottenuti, perseguendo strade “diverse”, incomincia ad essere accettate, ed in ogni caso se l’obiettivo è la felicità degli allievi perché non provarci? :-)
Materiali della conferenza tenuta dalla Prof.ssa Chiara Rezia Loppio durante il Seminario svoltosi a Lodi il 20 marzo 2013 all'interno del progetto GIOCOMATICA, un percorso progettato e gestito dall’Ufficio Rete scolastica e politiche per gli studenti dell’UST di Lodi, nato a seguito dell’accompagnamento alle Indicazioni per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione.
Robot Pet Therapy. Uno strumento didattico per insegnare a saper fareMichele Maffucci
Seminario Didamatica 2011
I benefici della continuità didattica nell’impiego della robotica educativa dall’infanzia alle superiori.
a.s. 2010-2011, sperimentazioni dell’insegnamento della robotica con allievi che si avvalgono del sostegno.
La metodologia che ho sviluppato è un’estensione del metodo di ricerca-azione costruito in 2 anni con gli allievi e le ultime attività svolte hanno portato alla luce inaspettati risultati, dove gli studenti diversamente abili hanno dimostrato di essere una risorsa importantissima per sviluppare la “didattica del fare” per l’intera classe.
La relazione mette in luce gli ambiti di intervento in cui mi sono trovato ad operare per giungere poi ad esempi pratici tuttora in via di sviluppo.
Il percorso che sto affrontando vuole essere un mio personale tentativo nel dar corpo ad una didattica che possa far esprimere e sviluppare i talenti e le peculiarità del patrimonio intellettivo, presente ed alcune volte nascosto, di ogni studente, con il sogno di far interagire queste diverse intelligenze in modo costruttivo a vantaggio del gruppo classe.
La presentazione di Erminia Paradiso, tutor di numerosi progetti di formazione dell'Indire, relativa al suo workshop "Matematica interattiva con Geogebra" al festival futurText, ideato e organizzato dall'Indire e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca a Lucca dal 20 al 22 Novembre 2014.
http://www.futurtext.it/2014/
L'Età della Partecipazione, inaugurata dalla Rete, è carica di promesse: cittadinanza attiva, consumo consapevole, creatività diffusa, intelligenza collettiva, saperi condivisi, scambio di conoscenze. Tuttavia, se ci si aspetta di vederla sorgere all'orizzonte come un'alba scontata e inevitabile, si finirà per trasformarla nel suo contrario, producendo una nuova, vasta massa di esclusi
Luciano Mariani - Il lato nascosto della competenza: dal prodotto al processoLuciano Mariani
Lo scopo principale di questo contributo è di sostenere la tesi che lo sviluppo di una competenza implica e richiede un’esplorazione e una consapevolezza dei processi sottostanti i compiti attraverso i quali la competenza stessa viene sviluppata e valutata. In altre parole, oltre a che cosa ci si attende che una persona sappia e sappia fare, è importante rendersi conto di chi sia questa persona, di come proceda nell’apprendimento e di dove e perché sia chiamata ad esprimere la competenza in questione.
Questa esplorazione è tanto più necessaria perché, da un lato, si possa incoraggiare il trasferimento delle conoscenze e delle capacità dal contesto originale di apprendimento ad altre situazioni, e perché, dall’altro lato, si possa prendere in carico la sfida delle differenze individuali. Così, stili di apprendimento, intelligenze, attitudini, convinzioni, atteggiamenti e motivazioni, che tanto spesso condizionano la scelta e l’uso di opportune strategie, possono essere rivalutati come parte integrante, non più solo “nascosta”, del processo formativo.
La gestione di una rete così complessa di relazioni richiede una capacità di autoregolazione che può essere favorita da approcci didattici che, partendo dall’esperienza, facciano leva sulla metacognizione per far verbalizzare e socializzare la riflessione sulle pratiche. In tal modo, l’accresciuta consapevolezza della natura degli oggetti di studio, dei processi di apprendimento e di se stessi in quanto persone che imparano può aiutare a capire che, più che possedere una competenza, competenti si è.
L’Apprendimento Cooperativo (=AC) è un metodo di insegnamento/apprendimento che nasce dalle teorizzazioni sull’interdipendenza sociale e si propone, principalmente, di migliorare l’apprendimento sfruttando tutte le risorse presenti nella classe.
Il numero razionale nella scuola elementareannamcampagna1
Alcuni suggerimenti nella pratica didattica sull'argomento dei numeri razionali prendendo spunto dal materiale messo a disposizione dal Cidi di Roma (www.cidi.it)
Alcuni aspetti sui numeri razionali. Alcune prove Invalsi da utilizzare in classe non come prove ma come attività da svolgere in classe tramite discussione e richieste di argomentazione ragionata. Attività da svolgere in gruppo e con discussioni. Richiesta di esposizione scritta delle proprie ipotesi e successiva lettura.
Come affrontare nella pratica scolastica quotidiana alcuni argomenti in modo più critico. favorire un "contratto didattico" proficuo mediante attività di ricerca e discussione.
1. La creazione di ambiente laboratoriale
nel curricolo scolastico
Aspetti, limiti e possibilità
2. I pregi del nostro lavoro:
E’ uno dei più belli ed importanti
Stabilisce sempre nuove relazioni
Favorisce la comprensione delle nuove
tendenze sociali
Ci costringe a un continuo aggiornamento
Aiuta a capire comportamenti relazionali e
sfumature
…
3. Problematica didattica:
Si crea una situazione non gestibile da noi:
“Per gli alunni rappresentiamo la nostra
disciplina. Siamo identificati con la disciplina
stessa”
Ne consegue che:
Dobbiamo far amare la nostra disciplina
Dobbiamo considerare la nostra disciplina
integrata nelle altre per fare “cultura”
4. Pensiero
creativo
Quando si propone
qualcosa di completamente
nuovo in qualsiasi ambito
Quando si introduce
qualcosa di nuovo in un
quadro di riferimento già
noto
E’ presente allo stato
potenziale in ogni
individuo, si può esprimere
a qualsiasi età
Pensiero
divergente
Quando si ipotizzano
soluzioni diverse a sistemi
consolidati
Si manifesta quando si
lavora in modo “produttivo”
e non solo “riproduttivo”
L’individuo agisce in base
alla propria esigenza
mentale razionale e
consapevole
5. Educazione, creatività e divergenza
L’insegnante ha un ruolo fondamentale nel promuovere la
formazione della personalità degli alunni
Come conciliare l’aspetto educativo con quello della
formazione di un pensiero creativo e/o divergente?
“… L'educazione non è l'insegnamento che forgia e foggia, di sapore
ottocentesco: l'educazione trae dalla persona ciò che ha da sviluppare
di autentico, di proprio. Più propriamente, l'educato è chi conosce il
valore delle cose nella propria vita, chi è in grado di esprimersi nel
riguardo di questo valore non secondo leggi esterne imposte, ma
secondo leggi morali e culturali che con l'educazione hanno iniziato a
respirare scaturendo dal profondo della persona, espressioni del
bambino che maturano conoscendo il mondo, espressioni
dell'adolescente che inizia a fare i conti con sé stesso e con gli altri,
espressioni dell'uomo capace di apprendere ed asserire …. “
6. Educazione, creatività e divergenza
Occorre ricordare che noi forniamo
nell’insegnamento non solo dei contenuti ma
soprattutto:
SCHEMI INTERPRETATIVI DELLA REALTA’
Ogni disciplina ha costruito un sistema di
rappresentazione del mondo o di una parte di esso,
ogni docente deve favorire i processi mentali che
hanno portato a quegli schemi interpretativi.
7. Educazione, creatività e divergenza
Quindi:
la didattica si sposta dal sistema dei soli contenuti
favorendo l’acquisizione dei processi mentali
La didattica “laboratoriale” può accogliere la creatività e
la divergenza da un sistema standardizzato?
Certamente, ma …
Come riconoscere i sistemi che limitano la creatività e
la divergenza dell’alunno?
8. L’età del capitano
In una classe di IV elementare viene posto
questo testo:
«Un pastore ha 12 pecore e 6 capre.
Quanti anni ha il pastore?»
I bambini riconoscono un testo, dei dati
numerici ed una domanda, allora i bambini
danno immediatamente la risposta: 18
9. Il contratto didattico
(dalle opere di Bruno D’amore)
La formazione di un sistema occlusivo.
Da Brousseau
“In una situazione di insegnamento, preparata e
realizzata da un insegnante, l’allievo ha generalmente
come compito di risolvere il problema (matematico) che
gli è presentato, ma l’accesso a questo compito si fa
attraverso un’interpretazione delle domande poste, delle
informazioni fornite, degli obblighi imposti che sono
costanti del modo d’insegnare del maestro. Queste
abitudini (specifiche) del maestro attese dall’allievo e i
comportamenti dell’allievo attesi dal docente
costituiscono il contratto didattico"
10. Il contratto didattico
Il contratto didattico diventa una sorta di struttura rigida, in
cui il dialogo si cristallizza a favore di una visione
precostituita. La visione precostituita diviene ostacolo al
pensiero creativo e/o divergente. La visione precostituita
obbliga l’alunno a mostrare il comportamento che il
docente si aspetta, e il docente conferma sempre più la
restrizione della struttura pensando di aiutare così
l’alunno.
Ma perché accade questo?
11. I timori del docente
In ogni professione esercitata esistono timori alcuni
consapevoli ed altri inconsapevoli.
Nei docenti possono esistere anche questi:
1) Non poter completare un percorso programmato
2) Il timore che l’alunno commetta errori
3) Non corrispondere alle aspettative delle famiglie
4) Non comunicare in modo adeguato
5) Ecc…
12. La paura che l’alunno commetta errori
Ma è proprio il timore che l’alunno commetta errori che porta il
docente a riconsiderare il suo insegnamento alla luce di questo
timore, e procede a:
a) Preparare un insieme di procedure rigide in modo che
l’alunno non abbia ”distrazioni” o “tentazioni” per operare in
modo del tutto personale ed autonomo (procedere per prove ed
errori)
b) Favorire il riconoscimento delle strutture su cui agire
sempre allo stesso modo anche se la conseguenza può essere
la perdita del pensiero critico e lo scollamento dalla realtà
c) Prevedere il sistema dei possibili errori (non negativa di per
sé) ma per preparare adeguati compiti ed esercizi per evitare
che gli alunni possano sbagliare
13. L’errore
Da Karl Popper:
“… Nessuno può evitare di fare errori; la cosa
più grande è imparare da essi …” (1972)
Da Federigo Enriques:
“… Il maestro sa che la comprensione degli
errori dei suoi allievi è la cosa più importante
della sua arte didattica …”
14. L’errore
Dal libro di Rosetta Zan: “Difficoltà in matematica”
la ricercatrice analizza le diverse situazioni
dell’errore, e riferisce:
“… implicita nella preoccupazione di evitare
domande “troppo difficili” c’è spesso la
valorizzazione della correttezza dei prodotti, che
viene considerata più importante dell’attivazione
di processi di pensiero significativi, anche se
come già detto, tale correttezza si può ottenere
banalizzando le richieste e di per sé non
garantisce un effettivo apprendimento …”
Leggere l’articolo “Il bravo insegnante”
di Rosetta Zan
15. Le conseguenze ?
Sugli alunni:
Mancanza di flessibilità
Difficoltà a stabilire percorsi autonomi
Diminuzione dello spirito critico
Adeguamento passivo
Sui docenti:
Senso di frustrazione
Scelta di comportamenti più severi
Banalizzazione dei quesiti
Valutazione poco adeguata
Video su Youtube di Ken Robinson:
“Cambiare i paradigmi dell’educazione”:
http://www.youtube.com/watch?v=SVeNeN4MoNU
16. L’errore
Quindi riflettiamo su questo:
L’errore quindi è uno strumento essenziale per poter
conoscere il pensiero dell’alunno, come ha costruito il
suo mondo, come ha organizzato i dati della sue
conoscenze, come applica nelle situazioni presentate
le conoscenze che è riuscito a strutturare
Ottimo elemento in mano ai docenti per stabilire
procedure diverse di intervento, dall’aumento della
autostima dell’alunno fino alla presentazione di
esperienze significative
17. La comunicazione: ambiguità o certezza?
Esiste un linguaggio “naturale” ed uno “formale”,
nelle nostre discipline utilizziamo linguaggi “specifici”.
Spesso sarebbe utile creare insieme con gli alunni un
GLOSSARIO dei termini specifici. Le inferenze e le
interferenze di ambiguità non verrebbero però
cancellate.
Alcuni ritengono che esistono
discipline con linguaggi così
“precisi” che non possa esistere
quindi ambiguità, come per la
matematica e le materie
scientifiche. Niente di più falso,
così come evidenziato da molti
studi ed esperimenti.
18. Le parole ambigue
La comprensione dei messaggi verbali può essere
condizionata dal significato che l’alunno attribuisce al
termine da noi utilizzato.
Ci sono Parole Pluripotenti, cioè che assumono un
significato diverso a seconda del contesto della frase
Problema, Soluzione, Numeri, Linea, Misura,
Costruzione, Dato, Positivo, Negativo …
Ci sono parole Pluripotenti con contrasto tra
linguaggio naturale e termine disciplinare
Spigolo, Angolo, Dado, Neutro, Frazione …
19. Solo nei problemi di
matematica puoi comprare
60 meloni e nessuno si
chiede cosa diavolo c’è di
sbagliato in te.
Indirizzo su Youtube per il video di Troisi:
https://www.youtube.com/watch?v=C7TaibAXR0E
IL PROBLEMA DEI PROBLEMI
20. Tipico problema che porta gli alunni a considerare
il risultato avulso dalla realtà:
<<Un camion dell’esercito può portare 36 soldati.
Se bisogna trasportare 594 soldati alla loro sede
di addestramento, quanti camion occorrono?>>
Risposta: 594 : 36 = 16 con il resto di 18, oppure
16,5 (camion !!!)
Scoll(eg)amento con la realtà
21. Scoll(eg)amento con la realtà
Altro esempio: 125 invitati ad un ristorante si
dispongono ai tavoli liberamente. Ciascun
tavolo del ristorante può accogliere 8 persone.
Quanti tavoli saranno occupati dagli invitati?
La risposta è 125 : 8 = 15 con il resto di 5 (che sono invitati !!!)
oppure scrivono 15,625
22. Insegnamento-apprendimento
Non si apprende solo tramite trasmissione orale o
scritta di contenuti
Ogni persona inizia presto a fare la sua costruzione
del mondo (teoria costruttivista della realtà) - molto
presto stabilisce comportamenti adeguati o alla
propria sopravvivenza o all’inserimento sociale
Gli individui sviluppano precocemente teorie ingenue
sulla realtà, che modificano a fatica
(misconoscenze).
23. Insegnamento-apprendimento
L’errore commesso dall’alunno sono l’espressione
della sua personale interpretazione del
messaggio ricevuto
Le costruzioni mentali si possono modificare con
l’esperienza diretta
Molta importanza hanno i sistemi introduttivi dei
temi disciplinari utilizzando segni di
comunicazione non standard e anticonvenzionali
al posto di quelli restrittivi e ripetitivi
La figura
rappresenta i
3/4 disegna
l’intero
Superfici
non
consuete
24. Il laboratorio
Il LABORATORIO rappresenta uno spazio non
necessariamente fisico anzi soprattutto mentale, di
ricerca continua sui contenuti e sui concetti.
E' basato sulla relazione docente-discente che si
stabilisce in un ambiente di lavoro, si sviluppa
attraverso la discussione per un apprendimento
concreto e di scoperta.
25. Didattica laboratoriale
Prevede una serie di operazioni:
a) Discussioni aperte su situazioni STIMOLO
b) Esposizione scritta delle IPOTESI
c) Condivisione di PROPOSTE (personali o di
gruppo)
d) Riflessione sulle IDEE di ciascun studente che
può ribadirle o confutarle
e) Proposizione di sempre nuovi aspetti inerenti al
tema in DISCUSSIONE
26. Per noi docenti
Non esistono esperienze da ripetere tipo Copia ed
Incolla
Ogni attività proposta non è salvifica di per sé
Il docente insieme con i suoi studenti deve mettersi
sempre in discussione
Gli alunni devono sempre scrivere le proprie idee
altrimenti resta una semplice esperienza effimera
Il docente non deve mai dare soluzioni, non dà
suggerimenti, non offre risposte ma solo altre
domande
Gli alunni possono cambiare idea e possono vedere
quello che fanno gli altri
27. Per gli alunni
Il lavoro di ricerca sostiene la naturale curiosità
Ogni attività proposta è un’occasione per parlare con i
compagni di contenuti disciplinari
Il docente deve essere percepito come organizzatore
delle ricerche
Gli alunni si chiariscono le idee scrivendole
Il gruppo classe scopre nuovi sistemi di interazione
Le abilità personali vengono percepite dagli altri (pari
e adulti), in senso positivo accrescendo l’autostima
28. Comportamento docente
I docenti sceglieranno laboratori di loro gradimento, e
la loro azione dovrà considerare:
a) I nodi concettuali disciplinari
b) Gli obiettivi formativi
c) Il percorso lineare e non lineare del tema
Inoltre in un laboratorio sarà necessario:
1) Mantenere acceso il livello di discussione
2) Aiutare nella praticità di esecuzione o di
costruzione
3) Dare rinforzi verbali e non verbali alle azioni
collaborative
29. Aspetti metodologici innovativi
Considerazioni
preliminari ad
una
metodologia
laboratoriale
Ricordare
l’importanza del
linguaggio visivo
Considerare il potere delle
parole specie se sono
evocative
Dare valore agli
aspetti emozionali
Dare un “continuum” tra
scuola e fuori scuola
Fornire strumenti
per esercitare il
pensiero critico
Prendere in esame i
rapporti affettivi in ambiti
sociali
30. METODI: La narrazione
L’importanza della narrazione è dimostrata ormai da
tempo … basti pensare alla pubblicità …
Quando si legge una storia ognuno di noi si sente
coinvolto, presentare alcuni temi disciplinari attraverso
una storia o un racconto può fare la differenza.
Si parla di Storytelling: l’arte del narrare.
Le storie si possono leggere ma anche scrivere.
Dal punto di vista didattico sempre più spesso si deve
chiedere agli alunni di scrivere delle storie.
31. METODI: La narrazione
Un esempio sulla narrazione:
In un progetto in gemellaggio con la Spagna sono stati
dati agli alunni una serie di operazioni e fu chiesto loro di
scrivere una storia-problema che si potesse risolvere
con quelle operazioni. Gli alunni divenendo padroni dei
meccanismi di creazione di un testo, cominciarono a
strutturare storie sempre più complesse. La stesura del
racconto-problema portò gli alunni ad essere molto più
critici nella lettura dei testi dei problemi presenti sui libri,
tentando spesso di personalizzarli al punto di inserire nei
testi aggiunte di elementi e altre richieste.
32. METODI: Sistemi aperti
I sistemi aperti permettono all’alunno di sentirsi libero
e senza costrizioni. Alle successive richieste l’alunno
o i gruppi di alunni adottano comportamenti di
ricerca. Man mano che le difficoltà crescono si
attivano sistemi di cooperazione, di confronto, di
analisi
Validità formativa
Gli alunni comprendono che le scelte sono poi
vincolanti cioè occorre accettare le conseguenze,
ma, in alternativa, può mettere in atto sistemi di
cambiamento o ulteriori sistemi di analisi e ricerca
33. METODI: Sistemi aperti
Esempio di attività aperta:
Con due recipienti da 3 e da 5 litri
fare in modo di ottenere in uno di essi 4 litri
Il sistema aperto si presta ad ampliamenti sul
tema da veder anche in curricolo verticale …
34. METODI: Sistemi aperti
Sarebbe interessante proporre agli alunni: “…
ma se raddoppiamo le loro misure di capacità,
cioè con 6 litri e 10 litri, ci sarebbe ancora
difficoltà a poter disporre di 4 litri?”
Gli alunni scoprirebbero che non esistono
difficoltà se viene richiesto un valore pari alla
loro differenza
E così via, il sistema aperto non si chiude
mai …
35. METODI: Sistemi aperti
Esempio di attività aperta:
Prendere in esame alcuni elementi nella sfera di interesse degli
alunni (per esempio i nomi di alcuni personaggi dei cartoni),
chiedere loro di stabilire livelli di preferenze, in ogni livello può
inserire più nomi. Poi si chiede loro di attribuire ad ogni livello un
punteggio. Si accorge che non può mettere lo stesso punteggio in
livelli diversi, altrimenti i livelli non sarebbero più diversi tra loro.
Infine si chiede loro di sommare i punteggi ottenendo un totale. Ora
si chiede di ridare un punteggio ai diversi livelli in modo che il totale
sia un numero stabilito da noi per esempio 10 o 100 oppure … 1.
L’ultima richiesta permette agli alunni di cercare numeri diversi tra
loro ma minori di 1 e la cui somma dia 1.
36. a) Collocare nello spazio e nel tempo
b) Comprendere i messaggi
c) Raggruppare, catalogare, ordinare
Nelle attività in genere è sempre necessario che gli alunni
riconoscano:
1) Chi (soggetto)
2) Cosa (azione)
3) Dove (luogo)
4) Quando (tempo)
5) Perché (dare senso o interpretazione)
Dalle indicazioni nazionali:
1) pag. 17 ; pag. 23; pag. 27; pag. 29; pag. 35
Aspetti curricolari di base
37. Riferimenti e contatti
Ringrazio il Dirigente Scolastico prof.ssa Giuseppina
Palazzo per la fiducia che mi ha accordato
Ringrazio per gli aspetti tecnici ed organizzativi:
la prof.ssa Paola Pelone
Ringrazio tutti i docenti partecipanti al corso
Il mio contatto:
Anna Maria Campagna
campagna17@gmail.com