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L’evoluzione
del
turismo
Il turismo delle élite aristocratiche
Fino all’Ottocento il turismo fu una pratica limitata a pochi benestanti. Nell’aristocrazia
settecentesca europea era di moda il Grand Tour di cui l’Italia era la meta privilegiata. Nel
corso dell’Ottocento gli interessi turistici degli aristocratici si spostarono verso nuove mete:
- Le terme che nel Medioevo erano state dimenticate,
furono poi riscoperte nel Settecento imponendosi
come una moda aristocratica in tutto il continente,
a partire dall’Inghilterra. Una novità di queste strutture
stava nell’offrire consumi accessori (ristoranti, teatri,
sale da gioco).
- Il turismo marittimo. Le località balneari erano
ricercate per gli effetti salubri dell’acqua e
dell’aria di mare, infatti, il bagno in mare non
costituiva il passatempo principale, ma ci si
limitava a una veloce immersione.
- La montagna iniziò a costituire una meta turistica
quando si cominciò a guardarla non più solo come
un luogo minaccioso, ma come un ambiente naturale
che permetteva di unire la contemplazione estetica
al gusto della sfida sportiva. Con le prime scalate
alpinistiche, ad esempio, la conquista della vetta
del monte bianco nel 1786, che segnò la nascita
dell’alpinismo, iniziò a crescere il numero degli
appassionati.
La borghesia e l’invenzione del “tempo libero”
Il culto della famiglia che dominava nella mentalità borghese fino alla metà dell’Ottocento,
dove il turismo rimaneva ancora un lusso aristocratico, fece si che il tempo libero a
disposizione fosse assorbito dai riti della vita familiare (visite, incontri) e dallo svago
cittadino (teatri, circoli, caffè).
Tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento si passò dal turismo
d’élite al turismo di massa, cioè un insieme di attività organizzate industrialmente e
finalizzate a occupare il tempo libero.
La borghesia si convertì al rito della vacanza turistica quando non considerò più le
vacanze come un lusso o uno spreco, ma come un momento piacevole e salutare. Si
affermò anche l’idea “scientifica”, che il “cambiamento d’aria” fosse utile alla salute
fisica e mentale di chi lavorava in città tutto l’anno.
Grazie anche allo sviluppo della ferrovia e del trasporto marittimo i viaggi divennero meno
avventurosi e più economici.
Industria del turismo e “diritto” alle vacanze
Il passo successivo fu l’estensione del turismo anche alle altre classi sociali
soprattutto al proletariato di fabbrica. L’organizzazione dell’attività turistica rimase la
stessa, ma l’estensione del fenomeno alle masse trasformò il turismo in un’attività
industriale, capace di fornire profitti e occupazione. Il viaggio cominciò a essere
considerato un prodotto da vendere al maggior numero possibile di persone.
La diffusione del turismo presso le classi subalterne determinò profondi
cambiamenti di mentalità, primo fra tutti la convinzione che le vacanze fossero un
diritto irrinunciabile e i sistemi scolastici iniziarono ad adeguarsi, prevedendo
periodi di vacanza più lunghi nel corso dell’anno e durante l’estate.
Turismo popolare e consenso totalitario
Dopo la prima guerra mondiale (1914-18), il turismo si sviluppò seguendo una nuova
direzione: il turismo popolare organizzato, favorito dal fatto che all’inizio degli anni
trenta la maggior parte dei lavoratori dei paesi industrializzati europei poteva
usufruire di ferie retribuite.
- I regimi totalitari colsero le potenzialità del turismo come grande occasione per
trasformare la vacanza delle masse in momenti di propaganda e di acquisizione di
consenso al regime. Il nazismo fondò l’organizzazione Kraft durch Freude (Forti
attraverso la Gioia), il fascismo fondò l’Opera nazionale del dopolavoro.
- Il governo italiano non si occupò solo del turismo interno. Già nel 1919 era stato
fondato l’Enit (Ente nazionale delle industrie turistiche), che aveva lo scopo di far
conoscere all’estero, oltre che in Italia, le offerte turistiche del nostro paese. Inoltre, lo
stato adottò politiche di aiuto (finanziamenti e benefici fiscali) per gli imprenditori
impegnati nella costruzione di strutture ricettive. E cosi, alle soglie della Seconda
guerra mondiale, l’Italia poteva vantare un grande numero di strutture ricettive e un
aumento di presenze di turisti stranieri. https://youtu.be/PI-mMx1jhnU
Il boom economico e l’automobile
Il benessere economico del dopoguerra portò con sé una crescita senza precedenti dei
viaggi turistici. Nell’Italia del “miracolo economico”, grande protagonista di questo
fenomeno fu l’automobile di piccola cilindrata, che poteva ormai essere acquistata
anche da impiegati e operai. Cosi, le famiglie cominciarono ad organizzarsi le
vacanze da sole sulle corte e medie distanze, e a sfruttare anche brevi periodi, ad
esempio, il classico “week-end” o i “ponti”, per trascorrere qualche giorno al mare o in
montagna.
La motorizzazione privata divenne sinonimo di libertà: si parte quando si vuole, ci si
può fermare e cambiare strada, si può addirittura cambiare idea e tornare a casa. Ma
il turismo di massa è ben altra cosa rispetto a questo tipo di libertà, è caratterizzato
da grandi quantità di turisti che si muovono tutti assieme per raggiungere gli stessi
posti di villeggiatura e, con poche eccezioni, fare più o meno le stesse cose.
https://youtu.be/hx4dsi8ODlI
I villaggi vacanza
Proprio per rispondere alle esigenze di un numero sempre più consistente di
turisti, si svilupparono i villaggi vacanza per famiglie che, offrendo tariffe
quotidiane forfetarie contenute, riuscivano a far trascorrere le vacanze insieme
a genitori e figli. Questi villaggi si adattarono alla domanda di turismo
balneare, infatti, sorsero in prevalenza lungo le spiagge ed erano molto
spesso gestite da associazioni senza fini di lucro laiche o cattoliche. La
formula dei villaggi turistici per le famiglie raggiunsero presto anche altri paesi
del Mediterraneo, come il Marocco e l’Israele, inducendo il turismo di massa a
uscire dai confini della nazione. In prevalenza il turismo di massa esotico si
avvalse dei viaggi organizzati da compagnie specializzate.
Viaggi standardizzati
Nell’ultimo trentennio del XX secolo il mercato si è impadronito quasi completamente del
turismo: agenzie turistiche, catene alberghiere, tour operator, compagnie aeree
hanno raffinato le tecniche di marketing per confezionare il prodotto più adatto a
catturare il maggior numero di clienti. Sono poi scesi in campo i mezzi di
comunicazione di massa con le loro campagne pubblicitarie, finalizzate non solo a far
conoscere le nuove mete turistiche, ma anche a presentarle come località alla moda.
La vendita di pacchetti che includono tutto hanno via via preso il posto dei viaggi dei
periodi precedenti, considerati per certi versi avventurosi. Anche gli alberghi si sono
standardizzati, da quando le grandi catene americane hanno cominciato a costruire
nei luoghi più frequentati strutture identiche, in grado di fornire in tutti gli angoli del
mondo gli stessi servizi.
Un enorme giro d’affari
Oggi i viaggi e il turismo si possono considerare la più grande industria al mondo, in
grado di dare lavoro a circa il 10% del totale degli occupati. L’economia di interi paesi
si basa in buona parte sulle entrate del turismo e la crescita del prodotto lordo
mondiale ne è fortemente influenzata.
- L’Europa è il maggior mercato turistico del mondo. Un primato frutto della varietà
paesaggistica e della ricchezza culturale.
- L’Italia si trova ai primi posti delle classifiche mondiali dopo Francia, Stati Uniti,
Spagna e Cina. Su un piccolo territorio e ben servito di vie di comunicazione, essa
offre una straordinaria varietà di paesaggi e il più grande patrimonio artistico e
culturale del mondo. Se, però, analizziamo i flussi turistici regionali, vediamo subito
un forte squilibrio: le regioni del centro nord assorbono l’85% dei turisti stranieri e il
78% di quelli italiani. Le regioni del sud, nonostante siano ricche di siti di grande
interesse naturalistico, archeologico e culturale, risentono della carenza di strutture
ricettive e di sistemi di comunicazione, che non consentono la valorizzazione di tutto
il loro potenziale turistico.
Dati turistici riguardanti le regioni italiane:
http://www.hospitalitynews.it/le-regioni-piu-visitate-dagli-stranieri-i-flussi-turistici-in-
uninfografica/
Dati turistici riguardanti Italia e Europa:
http://www.enit.it/it/studi.html
Il turismo responsabile
Un aspetto molto negativo del turismo di massa industrializzato sono i danni che, spesso,
vengono arrecati ai luoghi dove sorgono le strutture turistiche. A questo fenomeno
spesso si accompagna estraneità e diffidenza nei confronti delle popolazioni ospiti.
Contro questi elementi negativi reagisce il cosiddetto
“turismo responsabile”: il turismo responsabile è il turismo attuato secondo i principi di
giustizia sociale ed economica e nel pieno rispetto dell’ambiente e delle culture. Il
turismo responsabile riconosce la centralità della comunità locale ospitante e il suo
diritto ad essere protagonista nello sviluppo turistico sostenibile e socialmente
responsabile del proprio territorio. Opera favorendo la positiva interazione tra
industria del turismo, comunità locali e viaggiatori.
- Non si tratta solo di “buona educazione” individuale, sempre necessaria, ma della
necessità di diffondere una sensibilità collettiva verso questi temi. A ciò si adoperano
oggi diverse associazioni di “turismo alternativo”: turismo sostenibile, ecologico,
solidale, creativo, cooperativo; agriturismo, cicloturismo, trekking ecc. Elementi
comuni a tutte queste forme di turismo sono il rispetto dei diritti delle comunità locali,
dell’ambiente e della natura, la ricerca di un rapporto autentico e non occasionale con
le popolazioni ospitanti.
- Tra i fattori che spiegano la rapida, ma ancora insufficiente, diffusione di questi
modelli di turismo, vi è senza dubbio il web che via via si sta affermando come
strumento privilegiato di informazione e diffusione dei viaggi turistici in generale, con
maggiore incidenza per quelli “responsabili”.
Dati riguardanti gli acquisti dei viaggi sul web degli italiani:
http://www.corriere.it/cultura/14_luglio_03/comprare-vacanze-giungla-web-a9175f84-
02dc-11e4-af6d-a9a93b39a7aa.shtml?refresh_ce-cp
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Storia del Turismo

  • 2. Il turismo delle élite aristocratiche Fino all’Ottocento il turismo fu una pratica limitata a pochi benestanti. Nell’aristocrazia settecentesca europea era di moda il Grand Tour di cui l’Italia era la meta privilegiata. Nel corso dell’Ottocento gli interessi turistici degli aristocratici si spostarono verso nuove mete: - Le terme che nel Medioevo erano state dimenticate, furono poi riscoperte nel Settecento imponendosi come una moda aristocratica in tutto il continente, a partire dall’Inghilterra. Una novità di queste strutture stava nell’offrire consumi accessori (ristoranti, teatri, sale da gioco). - Il turismo marittimo. Le località balneari erano ricercate per gli effetti salubri dell’acqua e dell’aria di mare, infatti, il bagno in mare non costituiva il passatempo principale, ma ci si limitava a una veloce immersione. - La montagna iniziò a costituire una meta turistica quando si cominciò a guardarla non più solo come un luogo minaccioso, ma come un ambiente naturale che permetteva di unire la contemplazione estetica al gusto della sfida sportiva. Con le prime scalate alpinistiche, ad esempio, la conquista della vetta del monte bianco nel 1786, che segnò la nascita dell’alpinismo, iniziò a crescere il numero degli appassionati.
  • 3. La borghesia e l’invenzione del “tempo libero” Il culto della famiglia che dominava nella mentalità borghese fino alla metà dell’Ottocento, dove il turismo rimaneva ancora un lusso aristocratico, fece si che il tempo libero a disposizione fosse assorbito dai riti della vita familiare (visite, incontri) e dallo svago cittadino (teatri, circoli, caffè). Tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento si passò dal turismo d’élite al turismo di massa, cioè un insieme di attività organizzate industrialmente e finalizzate a occupare il tempo libero. La borghesia si convertì al rito della vacanza turistica quando non considerò più le vacanze come un lusso o uno spreco, ma come un momento piacevole e salutare. Si affermò anche l’idea “scientifica”, che il “cambiamento d’aria” fosse utile alla salute fisica e mentale di chi lavorava in città tutto l’anno. Grazie anche allo sviluppo della ferrovia e del trasporto marittimo i viaggi divennero meno avventurosi e più economici.
  • 4. Industria del turismo e “diritto” alle vacanze Il passo successivo fu l’estensione del turismo anche alle altre classi sociali soprattutto al proletariato di fabbrica. L’organizzazione dell’attività turistica rimase la stessa, ma l’estensione del fenomeno alle masse trasformò il turismo in un’attività industriale, capace di fornire profitti e occupazione. Il viaggio cominciò a essere considerato un prodotto da vendere al maggior numero possibile di persone. La diffusione del turismo presso le classi subalterne determinò profondi cambiamenti di mentalità, primo fra tutti la convinzione che le vacanze fossero un diritto irrinunciabile e i sistemi scolastici iniziarono ad adeguarsi, prevedendo periodi di vacanza più lunghi nel corso dell’anno e durante l’estate.
  • 5. Turismo popolare e consenso totalitario Dopo la prima guerra mondiale (1914-18), il turismo si sviluppò seguendo una nuova direzione: il turismo popolare organizzato, favorito dal fatto che all’inizio degli anni trenta la maggior parte dei lavoratori dei paesi industrializzati europei poteva usufruire di ferie retribuite. - I regimi totalitari colsero le potenzialità del turismo come grande occasione per trasformare la vacanza delle masse in momenti di propaganda e di acquisizione di consenso al regime. Il nazismo fondò l’organizzazione Kraft durch Freude (Forti attraverso la Gioia), il fascismo fondò l’Opera nazionale del dopolavoro. - Il governo italiano non si occupò solo del turismo interno. Già nel 1919 era stato fondato l’Enit (Ente nazionale delle industrie turistiche), che aveva lo scopo di far conoscere all’estero, oltre che in Italia, le offerte turistiche del nostro paese. Inoltre, lo stato adottò politiche di aiuto (finanziamenti e benefici fiscali) per gli imprenditori impegnati nella costruzione di strutture ricettive. E cosi, alle soglie della Seconda guerra mondiale, l’Italia poteva vantare un grande numero di strutture ricettive e un aumento di presenze di turisti stranieri. https://youtu.be/PI-mMx1jhnU
  • 6. Il boom economico e l’automobile Il benessere economico del dopoguerra portò con sé una crescita senza precedenti dei viaggi turistici. Nell’Italia del “miracolo economico”, grande protagonista di questo fenomeno fu l’automobile di piccola cilindrata, che poteva ormai essere acquistata anche da impiegati e operai. Cosi, le famiglie cominciarono ad organizzarsi le vacanze da sole sulle corte e medie distanze, e a sfruttare anche brevi periodi, ad esempio, il classico “week-end” o i “ponti”, per trascorrere qualche giorno al mare o in montagna. La motorizzazione privata divenne sinonimo di libertà: si parte quando si vuole, ci si può fermare e cambiare strada, si può addirittura cambiare idea e tornare a casa. Ma il turismo di massa è ben altra cosa rispetto a questo tipo di libertà, è caratterizzato da grandi quantità di turisti che si muovono tutti assieme per raggiungere gli stessi posti di villeggiatura e, con poche eccezioni, fare più o meno le stesse cose. https://youtu.be/hx4dsi8ODlI
  • 7. I villaggi vacanza Proprio per rispondere alle esigenze di un numero sempre più consistente di turisti, si svilupparono i villaggi vacanza per famiglie che, offrendo tariffe quotidiane forfetarie contenute, riuscivano a far trascorrere le vacanze insieme a genitori e figli. Questi villaggi si adattarono alla domanda di turismo balneare, infatti, sorsero in prevalenza lungo le spiagge ed erano molto spesso gestite da associazioni senza fini di lucro laiche o cattoliche. La formula dei villaggi turistici per le famiglie raggiunsero presto anche altri paesi del Mediterraneo, come il Marocco e l’Israele, inducendo il turismo di massa a uscire dai confini della nazione. In prevalenza il turismo di massa esotico si avvalse dei viaggi organizzati da compagnie specializzate.
  • 8. Viaggi standardizzati Nell’ultimo trentennio del XX secolo il mercato si è impadronito quasi completamente del turismo: agenzie turistiche, catene alberghiere, tour operator, compagnie aeree hanno raffinato le tecniche di marketing per confezionare il prodotto più adatto a catturare il maggior numero di clienti. Sono poi scesi in campo i mezzi di comunicazione di massa con le loro campagne pubblicitarie, finalizzate non solo a far conoscere le nuove mete turistiche, ma anche a presentarle come località alla moda. La vendita di pacchetti che includono tutto hanno via via preso il posto dei viaggi dei periodi precedenti, considerati per certi versi avventurosi. Anche gli alberghi si sono standardizzati, da quando le grandi catene americane hanno cominciato a costruire nei luoghi più frequentati strutture identiche, in grado di fornire in tutti gli angoli del mondo gli stessi servizi.
  • 9. Un enorme giro d’affari Oggi i viaggi e il turismo si possono considerare la più grande industria al mondo, in grado di dare lavoro a circa il 10% del totale degli occupati. L’economia di interi paesi si basa in buona parte sulle entrate del turismo e la crescita del prodotto lordo mondiale ne è fortemente influenzata. - L’Europa è il maggior mercato turistico del mondo. Un primato frutto della varietà paesaggistica e della ricchezza culturale. - L’Italia si trova ai primi posti delle classifiche mondiali dopo Francia, Stati Uniti, Spagna e Cina. Su un piccolo territorio e ben servito di vie di comunicazione, essa offre una straordinaria varietà di paesaggi e il più grande patrimonio artistico e culturale del mondo. Se, però, analizziamo i flussi turistici regionali, vediamo subito un forte squilibrio: le regioni del centro nord assorbono l’85% dei turisti stranieri e il 78% di quelli italiani. Le regioni del sud, nonostante siano ricche di siti di grande interesse naturalistico, archeologico e culturale, risentono della carenza di strutture ricettive e di sistemi di comunicazione, che non consentono la valorizzazione di tutto il loro potenziale turistico. Dati turistici riguardanti le regioni italiane: http://www.hospitalitynews.it/le-regioni-piu-visitate-dagli-stranieri-i-flussi-turistici-in- uninfografica/ Dati turistici riguardanti Italia e Europa: http://www.enit.it/it/studi.html
  • 10. Il turismo responsabile Un aspetto molto negativo del turismo di massa industrializzato sono i danni che, spesso, vengono arrecati ai luoghi dove sorgono le strutture turistiche. A questo fenomeno spesso si accompagna estraneità e diffidenza nei confronti delle popolazioni ospiti. Contro questi elementi negativi reagisce il cosiddetto “turismo responsabile”: il turismo responsabile è il turismo attuato secondo i principi di giustizia sociale ed economica e nel pieno rispetto dell’ambiente e delle culture. Il turismo responsabile riconosce la centralità della comunità locale ospitante e il suo diritto ad essere protagonista nello sviluppo turistico sostenibile e socialmente responsabile del proprio territorio. Opera favorendo la positiva interazione tra industria del turismo, comunità locali e viaggiatori. - Non si tratta solo di “buona educazione” individuale, sempre necessaria, ma della necessità di diffondere una sensibilità collettiva verso questi temi. A ciò si adoperano oggi diverse associazioni di “turismo alternativo”: turismo sostenibile, ecologico, solidale, creativo, cooperativo; agriturismo, cicloturismo, trekking ecc. Elementi comuni a tutte queste forme di turismo sono il rispetto dei diritti delle comunità locali, dell’ambiente e della natura, la ricerca di un rapporto autentico e non occasionale con le popolazioni ospitanti. - Tra i fattori che spiegano la rapida, ma ancora insufficiente, diffusione di questi modelli di turismo, vi è senza dubbio il web che via via si sta affermando come strumento privilegiato di informazione e diffusione dei viaggi turistici in generale, con maggiore incidenza per quelli “responsabili”. Dati riguardanti gli acquisti dei viaggi sul web degli italiani: http://www.corriere.it/cultura/14_luglio_03/comprare-vacanze-giungla-web-a9175f84- 02dc-11e4-af6d-a9a93b39a7aa.shtml?refresh_ce-cp realizzato da Aureliano Ester, classe 3b TUR