Giornata di studio, Milano 5 ottobre 2016 - MILeS2016 | Milano - Impresa, Lavoro e Società 2016
In un sistema produttivo estremamente frammentato quale quello italiano, l’attivazione di forme diverse di collaborazione interaziendale rappresenta uno strumento per il superamento di molti limiti tipici della piccola dimensione d’impresa, quali una ridotta propensione all’internazionalizzazione e agli investimenti in innovazione. Nell’analizzare tale fenomeno, il lavoro propone dapprima una mappatura delle diverse tipologie di relazioni tra le imprese e dei “profili relazionali” che ne derivano; successivamente l’analisi si concentra sullo strumento del Contratto di rete, introdotto nell’ordinamento italiano nel 2009 al fine di stimolare la collaborazione tra le imprese intorno a progetti condivisi, lasciando al contempo piena autonomia gestionale alle imprese stesse. Nel fare ciò, il lavoro effettua un confronto tra le caratteristiche strutturali, strategiche e di performance delle imprese aderenti a un contratto di rete e di quelle non in rete, in modo da fornire primi elementi di riflessione sull’efficacia dello strumento.
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La produttività aggregata è vista, da un lato, come risultato delle decisioni tecnologiche e manageriali, fatte dagli imprenditori; d'altro, come la capacità di un'economia di allocare le risorse verso le unità più produttive. Intuitivamente, la produttività aggregata aumenta ogni volta che vengono riallocati i fattori di produzione dall’impresa meno produttiva a quella più produttiva. In questo lavoro ci proponiamo di documentare il contributo dell’efficienza allocativa alla dinamica della produttività aggregata del lavoro in Italia e in Lombardia. La base dati utilizzata per la produzione di tali stime è costituita da un unico set di dati che copre l'universo delle imprese italiane, attive nel settore non-agricolo e non finanziario, per il periodo 2005-2013, costituiscono grazie ad una rinnovata collaborazione tra la Banca d'Italia e l'Istat. L’analisi è realizzata considerando tre tipologie di imprese: permanenti negli anni, entrate e uscite dal sistema produttivo: la componente di riallocazione delle risorse, tra gli operatori permanenti, offre un recupero al calo della produttività media; il contributo netto delle componenti demografiche risulta sempre positivo, in quanto l'uscita di imprese meno produttive compensa l’effetto negativo dell’ingresso di nuove imprese.
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La distribuzione dei contratti di rete sul territorio italiano non è omogenea. Perchè? Sia la spiegazione culturalista (diversa dotazione di capitale sociale e diversa propensione alla cooperazione), sia la spiegazione che fa riferimento alla diversità nella struttura economico-produttiva dei territori non sono soddisfacenti. Il ruolo giocato dalle politiche regionali e dai finanziamenti si dimostra invece cruciale. Veneto ed Emilia-Romagna sono regioni simili per struttura produttiva e dotazione di capitale sociale, ma si registrano interessanti differenze. In Emilia-Romagna i contratti di rete sono stati utilizzati all’interno di un sistema integrato per l’innovazione e l’alta tecnologia per finanziare l’incremento di capitale umano e sociale. Tale sistema ha visto il coinvolgimento di tutti gli attori locali del territorio, con un esito soddisfacente per tutti. In Veneto, i contratti di rete sono il frutto principalmente degli attori privati, manca una forte guida dell’attore pubblico e i finanziamenti sono più modesti, nonostante la molteplicità di iniziative. Il sistema resta maggiormente frammentato rispetto a quello emiliano-romagnolo. L’esito di questi due modelli non è scontato. In entrambe le regioni, gli attori locali rilevano una maggiore disponibilità e capacità degli imprenditori di mettersi in rete, e condividere un progetto, anche a prescindere dai finanziamenti. Paradossalmente però ciò sembra più vero in Veneto che in Emilia-Romagna. Infatti, l’assenza di finanziamenti dedicati ai contratti di rete in Veneto ha reso la motivazione strumentale importante ma non prevalente. Al contrario, in Emilia-Romagna le imprese hanno siglato il contratto di rete perché fortemente incentivate dai finanziamenti e oggi diversi contratti benché formalmente attivi, e quindi calcolati nelle statistiche, di fatto non sono più in essere.
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La produttività aggregata è vista, da un lato, come risultato delle decisioni tecnologiche e manageriali, fatte dagli imprenditori; d'altro, come la capacità di un'economia di allocare le risorse verso le unità più produttive. Intuitivamente, la produttività aggregata aumenta ogni volta che vengono riallocati i fattori di produzione dall’impresa meno produttiva a quella più produttiva. In questo lavoro ci proponiamo di documentare il contributo dell’efficienza allocativa alla dinamica della produttività aggregata del lavoro in Italia e in Lombardia. La base dati utilizzata per la produzione di tali stime è costituita da un unico set di dati che copre l'universo delle imprese italiane, attive nel settore non-agricolo e non finanziario, per il periodo 2005-2013, costituiscono grazie ad una rinnovata collaborazione tra la Banca d'Italia e l'Istat. L’analisi è realizzata considerando tre tipologie di imprese: permanenti negli anni, entrate e uscite dal sistema produttivo: la componente di riallocazione delle risorse, tra gli operatori permanenti, offre un recupero al calo della produttività media; il contributo netto delle componenti demografiche risulta sempre positivo, in quanto l'uscita di imprese meno produttive compensa l’effetto negativo dell’ingresso di nuove imprese.
Giornata di studio, Milano 5 ottobre 2016 - MILeS2016 | Milano - Impresa, Lavoro e Società 2016
La distribuzione dei contratti di rete sul territorio italiano non è omogenea. Perchè? Sia la spiegazione culturalista (diversa dotazione di capitale sociale e diversa propensione alla cooperazione), sia la spiegazione che fa riferimento alla diversità nella struttura economico-produttiva dei territori non sono soddisfacenti. Il ruolo giocato dalle politiche regionali e dai finanziamenti si dimostra invece cruciale. Veneto ed Emilia-Romagna sono regioni simili per struttura produttiva e dotazione di capitale sociale, ma si registrano interessanti differenze. In Emilia-Romagna i contratti di rete sono stati utilizzati all’interno di un sistema integrato per l’innovazione e l’alta tecnologia per finanziare l’incremento di capitale umano e sociale. Tale sistema ha visto il coinvolgimento di tutti gli attori locali del territorio, con un esito soddisfacente per tutti. In Veneto, i contratti di rete sono il frutto principalmente degli attori privati, manca una forte guida dell’attore pubblico e i finanziamenti sono più modesti, nonostante la molteplicità di iniziative. Il sistema resta maggiormente frammentato rispetto a quello emiliano-romagnolo. L’esito di questi due modelli non è scontato. In entrambe le regioni, gli attori locali rilevano una maggiore disponibilità e capacità degli imprenditori di mettersi in rete, e condividere un progetto, anche a prescindere dai finanziamenti. Paradossalmente però ciò sembra più vero in Veneto che in Emilia-Romagna. Infatti, l’assenza di finanziamenti dedicati ai contratti di rete in Veneto ha reso la motivazione strumentale importante ma non prevalente. Al contrario, in Emilia-Romagna le imprese hanno siglato il contratto di rete perché fortemente incentivate dai finanziamenti e oggi diversi contratti benché formalmente attivi, e quindi calcolati nelle statistiche, di fatto non sono più in essere.
Convegno scientifico Imprese che guardano al futuro tra opportunità e nuove sfide
I primi risultati del censimento permanente delle imprese 2019
Milano, 7 febbraio 2020
Piazza degli Affari Palazzo Mezzanotte – Sala parterre
Giornata di studio, Milano 5 ottobre 2016, MILeS2016 | Milano - Impresa, Lavoro e Società 2016
L’intervento ha l’obiettivo presentare il Censimento delle istituzioni non profit 2015, ed evidenziarne le nuove opportunità di analisi. Il censimento si inserisce nella nuova strategia censuaria basata sull’integrazione di Registri statistici e rilevazioni campionarie, che consente da un lato di produrre annualmente dati quantitativi relativi alle caratteristiche strutturali del settore non profit, attraverso il registro statistico; dall’altro rileva e approfondisce, biennalmente, informazioni sugli aspetti peculiari e “qualitativi” delle istituzioni non profit italiane. La base informativa generata dal nuovo approccio metodologico risulta così di grande utilità per la produzione di statistiche territoriali che costituiscono elementi indispensabili per la programmazione, il monitoraggio e la valutazione delle politiche del territorio. Il registro statistico garantirà annualmente dati strutturali al massimo dettaglio territoriale (comunale); le rilevazioni campionarie garantiranno la diffusione biennale, a livello subregionale (es. aree metropolitane) di dati e approfondimenti coerenti con le esigenze della programmazione politica. Il questionario della rilevazione prevede infatti focus su contenuti informativi che restituiscono nuove e interessanti opportunità di analisi. Sarà così possibile proporre una griglia di lettura utile per cogliere il ruolo del settore non profit nei diversi territori e la sua capacità di generare sviluppo economico e coesione sociale. Questo anche al fine di ripensare politiche “per” e “con” il settore, da considerare nella sua duplice veste di soggetto economico da un lato e di attore, ormai protagonista, delle politiche sociali territoriali.
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L’intervento ha l’obiettivo presentare il Censimento delle istituzioni non profit 2015, ed evidenziarne le nuove opportunità di analisi. Il censimento si inserisce nella nuova strategia censuaria basata sull’integrazione di Registri statistici e rilevazioni campionarie, che consente da un lato di produrre annualmente dati quantitativi relativi alle caratteristiche strutturali del settore non profit, attraverso il registro statistico; dall’altro rileva e approfondisce, biennalmente, informazioni sugli aspetti peculiari e “qualitativi” delle istituzioni non profit italiane. La base informativa generata dal nuovo approccio metodologico risulta così di grande utilità per la produzione di statistiche territoriali che costituiscono elementi indispensabili per la programmazione, il monitoraggio e la valutazione delle politiche del territorio. Il registro statistico garantirà annualmente dati strutturali al massimo dettaglio territoriale (comunale); le rilevazioni campionarie garantiranno la diffusione biennale, a livello subregionale (es. aree metropolitane) di dati e approfondimenti coerenti con le esigenze della programmazione politica. Il questionario della rilevazione prevede infatti focus su contenuti informativi che restituiscono nuove e interessanti opportunità di analisi. Sarà così possibile proporre una griglia di lettura utile per cogliere il ruolo del settore non profit nei diversi territori e la sua capacità di generare sviluppo economico e coesione sociale. Questo anche al fine di ripensare politiche “per” e “con” il settore, da considerare nella sua duplice veste di soggetto economico da un lato e di attore, ormai protagonista, delle politiche sociali territoriali.
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Milano, 7 febbraio 2020
Piazza degli Affari Palazzo Mezzanotte – Sala parterre
7 Cocktails with doTERRA essential oilsTonia Nealey
I love to use my oils in the kitchen and in cocktails. These are seven amazing cocktails you can easily enjoy! For more info on doTERRA essential oils, please feel free to contact! me
Virtualizzazione e cloud in italia fotografia del mercato, by EnterENTER S.r.l.
In Italia, qual è lo stato dell'arte reale? La domanda, è realmente matura? Quali le attuali proposte sul piano dell’offerta e le eventuali differenziazioni?
Noi di Enter, abbiamo fatto una ricerca su dati desk e su un campione di 30 operatori che offrono server virtuali e/o server cloud.
Si illustrano gli obiettivi che l’Istat si è posta nel realizzare il Censimento delle industrie e dei servizi 2011, un censimento “virtuale” basato sul sistema dei Registri Statistici sulle Imprese (ASIA). Le nuove metodologie e le nuove fonti amministrative utilizzate hanno consentito di realizzare una base dati statistica di microdati su imprese e occupati. Un quadro di sintesi mostra le variazioni percentuali sul totale per ripartizione geografica, per settore di attività economica e classe di addetti.
La ricchezza del patrimonio informativo del censimento economico è senza precedenti, grazie non solo alle informazioni strutturali tradizionali ma anche agli approfondimenti tematici su Imprese, istituzioni pubbliche e non profit. 20 milioni gli addetti nelle attività produttive extra agricole, 16.5 operano nelle 4.4 milioni di imprese, 2.8 nelle 12 mila istituzioni pubbliche, ma anche 680 mila che operano nelle 301 mila non profit. 800 mila i lavoratori esterni con una distribuzione tra i tre comparti relativamente più omogenea, 4.7 milioni il lavoro volontario del non profit.
L’esposizione si incentra sulla presentazione dei risultati relativi alla regione Lazio dei tre censimenti economici del 2011 (sulle imprese e servizi, sulle istituzioni non profit e sulle istituzioni pubbliche) che l’Istat ha diffuso tramite i propri canali istituzionali.
Sono trattati sia il quadro economico generale, in cui si evidenziano le caratteristiche strutturali e i cambiamenti intervenuti rispetto alle precedenti rilevazioni nelle strutture presenti nel territorio e nel mercato del lavoro. Sono presentati nel dettaglio approfondimenti per tipo di rilevazione censuaria a livello provinciale e settoriale sottolineando gli aspetti innovativi delle rilevazioni. Sono inoltre analizzate le caratteristiche del multiforme mondo del non profit e l’articolazione delle strutture delle amministrazioni pubbliche.
Il Censimento delle industrie e dei servizi 2011 si è svolto in una particolare fase del sistema produttivo italiano e punta a soddisfare nuove esigenze informative. In questa presentazione si illustrano le prime evidenze su imprenditoria, sulla responsabilità della gestione dell’impresa, sulla microimprenditorialità e sull’acquisizione di risorse umane.
La ricchezza del patrimonio informativo del censimento economico è senza precedenti, grazie non solo alle informazioni strutturali tradizionali ma anche agli approfondimenti tematici su Imprese, istituzioni pubbliche e non profit. 20 milioni gli addetti nelle attività produttive extra agricole, 16.5 operano nelle 4.4 milioni di imprese, 2.8 nelle 12 mila istituzioni pubbliche, ma anche 680 mila che operano nelle 301 mila non profit. 800 mila i lavoratori esterni con una distribuzione tra i tre comparti relativamente più omogenea, 4.7 milioni il lavoro volontario del non profit.
La ricchezza del patrimonio informativo del censimento economico è senza precedenti, grazie non solo alle informazioni strutturali tradizionali ma anche agli approfondimenti tematici su Imprese, istituzioni pubbliche e non profit. 20 milioni gli addetti nelle attività produttive extra agricole, 16.5 operano nelle 4.4 milioni di imprese, 2.8 nelle 12 mila istituzioni pubbliche, ma anche 680 mila che operano nelle 301 mila non profit. 800 mila i lavoratori esterni con una distribuzione tra i tre comparti relativamente più omogenea, 4.7 milioni il lavoro volontario del non profit.
La ricchezza del patrimonio informativo del censimento economico è senza precedenti, grazie non solo alle informazioni strutturali tradizionali ma anche agli approfondimenti tematici su Imprese, istituzioni pubbliche e non profit. 20 milioni gli addetti nelle attività produttive extra agricole, 16.5 operano nelle 4.4 milioni di imprese, 2.8 nelle 12 mila istituzioni pubbliche, ma anche 680 mila che operano nelle 301 mila non profit. 800 mila i lavoratori esterni con una distribuzione tra i tre comparti relativamente più omogenea, 4.7 milioni il lavoro volontario del non profit.
La ricchezza del patrimonio informativo del censimento economico è senza precedenti, grazie non solo alle informazioni strutturali tradizionali ma anche agli approfondimenti tematici su Imprese, istituzioni pubbliche e non profit. 20 milioni gli addetti nelle attività produttive extra agricole, 16.5 operano nelle 4.4 milioni di imprese, 2.8 nelle 12 mila istituzioni pubbliche, ma anche 680 mila che operano nelle 301 mila non profit. 800 mila i lavoratori esterni con una distribuzione tra i tre comparti relativamente più omogenea, 4.7 milioni il lavoro volontario del non profit.
SCS: Estratto ricerca sulle società partecipate in Emilia-Romagna SCS Azioninnova S.p.A.
Erano 5.146 le società partecipate dagli Enti Locali in Italia, una cifra diversa rispetto alle 8.000 di cui hanno parlato i media, durante i mesi di lavoro del Commissario Cottarelli. Impiegano oltre 290.000 persone, in settori di riferimento essenziali per la qualità della vita dei cittadini e determinanti per la competitività dei territori.
Ecco i dati inediti della ricerca condotta da SCS Consulting sulle società partecipate in Emilia-Romagna
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Stefano Costa, Cui prodest? Profili e performance delle imprese in rete
1. Cui prodest? Profili e performance delle
imprese in rete
Stefano Costa
ISTAT
DIPS / PSS
MILeS2016 | Milano - Impresa, Lavoro e Società 2016
Milano, 5 ottobre 2016
2. Sommario
1. Una struttura produttiva frammentata ma attraversata da diffuse
relazioni interaziendali
2. Le relazioni: caratteristiche, profili e intensità
3. Il contratto di rete: una prima valutazione delle caratteristiche
strutturali e di performance delle imprese che vi aderiscono (esempio
del potenziale informativo delle basi dati integrate)
Titolo intervento, nome cognome relatore – Luogo, data
3. La frammentazione produttiva è una specificità italiana (molto studiata) nel
contesto europeo:
• Microimprese (meno di 10 addetti): in Italia spiegano il 95% del totale delle
imprese, quasi il 50% degli addetti (media Ue: 29%), circa il 30% del valore
aggiunto (media Ue: circa 20%)
• Grandi imprese (almeno 250 addetti): poche ovunque (0,1% in Italia, 0,2% la
media UE); ma in Italia pesano meno che altrove: poco più del 20% degli
addetti (media Ue: 33%) e il 32% del valore aggiunto (media Ue: oltre
42%).
Titolo intervento, nome cognome relatore – Luogo, data
1
4. Questa struttura è attraversata tuttavia da una fitta rete di relazioni interaziendali
L’indagine multiscopo legata al 9° Censimento dell’industria e dei servizi ha mostrato che:
• Il 63,3% delle imprese italiane con almeno 3 addetti (oltre 662mila unità) dichiara di avere
almeno una relazione con altri soggetti (è «interconnesso»)
• La presenza di relazioni ha chiari elementi dimensionali e settoriali: interessa soprattutto
imprese delle Costruzioni (F) e dell’Industria (B-E); in modo differenziato i Servizi di mercato
(G-N) e relativamente poco i servizi alla persona (P-S)
Fonte: 9° Censimento industria e servizi, Rilevazione diretta sulle imprese
(a) Blu: industria; Grigio: costruzioni; Azzurro: servizi di mercato; Verde: servizi alla persona
Imprese con relazioni (% imprese)
0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100
F D H E C N B J G P L M R K S Q I
Attività economica
0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100
3-9 addetti 10-49 addetti 50-249 addetti 250 addetti e oltre
Classe di addetti
5. • Le relazioni sono diffuse sul territorio (ad esclusione di un solo caso, in nessuna provincia
italiana la percentuale di imprese «interconnesse» scende al di sotto del 50%)….
MILANO 28 NOVEMBRE 2013
Presenza di relazioni (% di imprese interconnesse)
Intensità delle relazioni (media ICO)
• Ma la loro intensità (tenendo conto del numero di relazioni, numero di controparti, presenza
di controparti estere) non è uniforme sul territorio. L’indicatore di connettività varia tra 0
(assenza di relazioni) e 100 (massima connettività; media nazionale = 15,7; cfr. ISTAT,
Relazioni e strategie delle imprese italiane, 2013, www.istat.it)
6. • Una connettività intensa si associa a strategie più competitive. Un
esempio:
• La quota di imprese innovatrici aumenta al crescere del grado di
intensità delle relazioni per le micro e le piccole (ma per medie e grandi
occorre alta intensità per «fare il salto» rispetto alle isolate)
7. • Esistono molte tipologie di relazioni, ma prevalgono di gran lunga i rapporti
«di filiera» come Commessa (74,1% delle imprese interconnesse) e
Subfornitura (56,6%); meno frequenti gli accordi formali (tra il 3,3% del
Franchising e il 7% del Consorzio) e informali (15,6%)
• Le finalità delle relazioni principalmente «difensive», in primis la riduzione
dei costi (oltre 50% delle imprese, in particolare in industria e costruzioni).
Meno frequenti le finalità più «espansive» come l’accesso a nuovi mercati o
l’innovazione (circa 25%) e soprattutto l’internazionalizzazione dell’impresa
(<10%)
• Dal punto di vista funzionale, le relazioni sono «strette»: vengono attivate in
larga maggioranza nell’ambito dell’attività principale dell’impresa. Per le
altre principali funzioni aziendali si attivano in prevalenza accordi formali e
informali, con differenze tra classi dimensionali.
8. PROFILI
RELAZIONALI
% imprese nel
cluster
addetti medi
Settori prevalenti
(Ateco-2)
Regioni prevalenti
Intensità media
delle relazioni
Connesse 15.2 24.8
Costruzioni
Trasporti Terrestri
Commercio all'ingrosso
Software
Emilia- Romagna
Lazio
Toscana
Veneto
25.7
In filiera 21.3 12.5
Costruzioni
Metalli
Macchinari
Comm. all'ingrosso
Legno
Mobili
Lombardia
Veneto
Piemonte
Emilia- Romagna
17.9
Connesse a
bassa intensità
11.2 12.6
Comm. al dettaglio
Comm. all'ingrosso
Ristorazione
Macchinari
Metallo
Piemonte
Emilia-Romagna
Marche
10.1
Connesse
localistiche
15.6 10.2
Costruzioni
Altri servizi alla persona
Trasporti Terrestri
Sicilia
Basilicata
Campania
Lazio
6.8
Isolate 36.7 7.6
Ristorazione
Attività legali e contabili
Comm. al dettaglio
Sanità
Campania
Basilicata
Lazio
0.0
• Una procedura di clustering a classi latenti ripartisce le imprese in 5 «profili
relazionali», individuati in base al numero delle tipologie di relazioni; al numero
delle relazioni; al numero di controparti; alla presenza di controparti estere
9. I «profili relazionali» - 2
(Verde scuro: alto. Verde: medio-alto. Rosa: medio-basso. Rosso: basso. Grigio: assente)
• Le imprese «In filiera» (20% del totale, 30% delle interconnesse) non attivano
accordi ma ricorrono intensamente a relazioni di commessa e subfornitura
PROFILO
RELAZIONALE
Commessa Subfornitura
Accordi
formali
Accordi
informali
N°
tipologie
N°
controparti
Commessa
con l'estero
Subfornitura
con l'estero
Accordi
con
l'estero
Connesse
In filiera
Connesse a
bassa intensità
Connesse
localistiche
Isolate
10. Titolo intervento, nome cognome relatore – Luogo, data
• L’introduzione del Contratto di rete nel 2009 è quindi avvenuta in un contesto già
ampiamente interconnesso.
• Ma chi ha usufruito maggiormente di questa forma contrattuale? Quali tipologie
d’impresa vi hanno fatto maggiore ricorso? Come è cambiato (eventualmente) il
profilo strategico delle imprese che hanno aderito a un contratto di rete?
• Queste valutazioni sono l’oggetto di uno studio congiunto CSC-ISTAT («Reti
d’impresa») di cui riporto oggi risultati relativi alla prima parte (analisi
dell’«identikit di chi si aggrega»). La seconda parte («valutazione degli effetti sulla
performance delle imprese») sarà completata nel corso del 2017.
• L’analisi delle caratteristiche delle imprese in rete ha beneficiato dell’integrazione
dei dati censuari con quelli del nuovo sistema informativo Frame-Sbs che:
integra in un’unica base dati numerose fonti di natura statistica e (soprattutto)
amministrativa
Fornisce informazioni sulla struttura (occupazione, settore, localizzazione) e i
principali risultati economici (fatturato, valore aggiunto, costo del lavoro) di
ciascuna degli oltre 4,4 milioni di imprese italiane, dando fondamenta micro ai
valori macroeconomici
Assicura piena coerenza intertemporale alle stime ufficiali sulle imprese e piena
coerenza tra queste e gli aggregati di Contabilità nazionale
11. Titolo intervento, nome cognome relatore – Luogo, data
Lo studio CSC-ISTAT sui Contratti di rete:
• considera i Contratti stipulati fino ad agosto 2015 (ultimo dato disponibile
all’avvio della ricerca), di cui presenta anche un’approfondita descrizione e una
valutazione giuridica
• Considera le caratteristiche delle imprese al 2011 (anno di riferimento dei dati
censuari; immunità dagli effetti della seconda recessione)
• Esclude le reti stipulate nel 2010 (meno dell’1% del totale)
• Contiene focus sui Contratti di rete nati con esplicite finalità di innovazione e
internazionalizzazione
• Considera le sole Reti di natura contrattuale, escludendo quindi quelle dotate di
soggettività giuridica (perché?)
12. • La crescita delle Reti è stata esponenziale: fino ad agosto 2015 (in
cinque anni) sono state create oltre 2.200 Reti e coinvolte più di 11.000
imprese (oltre 3.000 reti e 15.400 imprese ad agosto 2016).
• Le imprese in Rete con almeno 3 addetti, escluse quelle del comparto
agricolo, al 2011 impiegavano 340.000 addetti, con un fatturato
aggregato di 86 miliardi di euro e un valore aggiunto di oltre 19 miliardi
di euro.
• L’integrazione del Frame-Sbs con i dati Infocamere fornisce
informazioni su oltre 7.300 imprese in Rete (il 75% del totale).
13. Composizione dimensionale (al 2011) delle imprese in Rete per anno di adesione (a)
(a) 2015: gennaio-agosto.
44.5 43.9 45.5 42.4
55.8
45.8
40.7 41.8 43.5
42.8
34.1
41.4
11.3 11.6 9.6 11.0
8.3 10.3
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
2011 2012 2013 2014 2015 Totale
1-9 10-49 50-249 250 e oltre
Prevalgono le imprese micro e piccole, ma la dimensione media delle unità
in rete non è piccola (46 addetti)
Di questo occorre tenere conto nel confrontare imprese in rete e non in
rete, perché a dimensioni diverse sono associati comportamenti diversi
PSM
14. Indizi di complementarità tra Contratto di rete e relazioni interaziendali:
Le imprese che aderiscono a una rete hanno un grado di «connettività» più elevato,
soprattutto le PMI
L’indicatore sintetico di connettività assume valori da 0 (assenza di relazioni) a 100
(massima connettività; media nazionale = 15,7) tenendo conto dell’articolazione delle
relazioni; del numero di controparti; della presenza di controparti estere (cfr. ISTAT,
Relazioni e strategie delle imprese italiane, 2013, www.istat.it)
15. • A una rete aderiscono le imprese di minore dimensione con elevata produttività del
lavoro
• La maggiore produttività riguarda le imprese della Manifattura. Nel caso dei Servizi
non vi sono differenze statisticamente significative
• Finalità diverse per diverse classi dimensionali?
(a) 2015: gennaio-agosto.
0
10
20
30
40
50
60
70
80
1-9 10-49 50-249 250 e oltre totale
Produttività del lavoro per classi di adetti
(migliaia di euro al 2011) (a)
Imprese in Rete Imprese "controllo" non in Rete
16. • Le imprese in rete hanno un mercato di riferimento tendenzialmente più esteso
• Competono più frequentemente delle «non in rete» sui mercati internazionali,
• Nel caso dei Contratti di rete specificamente finalizzati all’internazionalizzazione
questo è ancora più accentuato il Contratto di rete come strumento di
rafforzamento della competitività internazionale (e, nel 40% dei casi, di promozione)
• La maggiore estensione del mercato di riferimento riguarda sostanzialmente le
classi dimensionali inferiori
17. r ricerca
0
10
20
30
40
50
60
Processo Prodotto Marketing Organizzativa
% imprese innovatrici nel 2011, per tipo di innovazione
Imprese "controllo" nonin Rete Imprese inRete Imprese inReti perricerca
• Le imprese in rete hanno una maggiore propensione all’innovazione.
• Questo vale per tutte le forme di innovazione (prodotto, processo, marketing,
organizzativa)
• Nel caso dei Contratti di rete finalizzati alla ricerca tecnico-scientifica, l’adesione alla
rete sembra rispondere a finalità di rafforzare la capacità di innovazione di processo e di
prodotto.
• La maggiore propensione all’innovazione è significativa nelle classi dimensionali
inferiori
18. Principali leve
competitive
Imprese in
Rete
Imprese "controllo"
non in Rete
Prezzo 30.4 33.5
Qualità 83.2 80.8
Flessibilità produttiva 40.9 31.8
Governance
Imprese in
Rete
Imprese "controllo"
non in Rete
Controllo familiare 56.2 58.9
Gestione manageriale 12.9 14.2
• La competitività delle imprese in rete e non in rete fa leva su strumenti diversi:
• le imprese in rete competono meno sul Prezzo, e puntano maggiormente su
Qualità e Flessibilità produttiva
• Questo vale soprattutto per le imprese manifatturiere
• La governance prevede un controllo strettamente familiare in entrambi i casi e una
limitata gestione manageriale…
• …ma non nel caso delle micro e piccole imprese, anche in relazione al
complesso del sistema produttivo (ancora: è una cattiva notizia?)
19. • Come è cambiato nel tempo il profilo di chi ha aderito a un contratto di rete?
• Nel corso degli anni la quota di «Connesse» è scesa dal 75 al 40%. Aumentano le
quote di imprese precedentemente «Isolate» o «In filiera» (cioè che non avevano
accordi formali ma solo commessa e/o subfornitura)
20. ANNI
Controllo
familiare (%)
Gestione
manageriale
(%)
Produttività
(migl. Euro)
Mercato di
riferimento
estero (%)
Grado di
connettività (a)
2011 57.6 12.3 47.4 59.9 23.4
2012 55.9 12.4 48.5 55.2 22.5
2013 56.9 12.2 46.2 54.6 20.8
2014 56.4 14.3 44.6 48.2 20.3
2015 53.6 13.3 42.5 47.1 18.6
Differenza
(2014-15) - (2011-12)
-1.7 1.4 -4.4 -9.9 -3.5
ANNI
Innovazione
di prodotto
(%)
Innovazione
di processo
(%)
Competizione:
Prezzo (%)
Competizione:
Qualità (%)
Competizione:
flessibilità
produttiva (%)
2011 50.5 44.3 31.1 81.6 45.3
2012 53.0 41.8 30.8 83.3 42.9
2013 49.9 42.5 29.9 84.2 42.5
2014 43.4 39.1 30.6 82.3 37.0
2015 44.0 40.1 29.7 83.3 37.5
Differenza
(2014-15) - (2011-12)
-8.0 -3.5 -0.8 0.4 -6.8
(a) Valori da 0 (assenza di relazioni) a 100 (massima intensità di relazioni). Media Italia: 15,7
• Inoltre, tra le imprese entrate in rete dal 2013, rispetto a quelle entrate nel 2011-
2012:
c’è meno controllo familiare e più gestione manageriale
la produttività è più bassa
Il mercato di riferimento meno esteso
Meno innovazione (soprattutto di prodotto) e meno flessibilità produttiva
• Questo vale sia per la manifattura sia per i Servizi (tranne la proiezione
internazionale, che nel terziario aumenta)
21. • Negli anni il contratto di rete ha attratto anche le unità che inizialmente erano
caratterizzate da una performance relativa meno soddisfacente.
E’ una buona o una cattiva notizia?
(un futuro approfondimento) è possibile che lo strumento del contratto di
rete abbia nel tempo reso meno necessario avere raggiunto preventivamente un
profilo individuale “avanzato”, e quindi favoriscano nel tempo un’evoluzione delle
strategie
L’analisi causale degli effetti dell’adesione a un contratto di rete sulla performance
d’impresa è solo all’inizio. Ma un primo indizio c’è:
22. Titolo intervento, nome cognome relatore – Luogo, data
• L’Integrazione dei dati con ulteriori basi dati individuali sui posti di lavoro nelle imprese
(fino al terzo trimestre 2015) mostra che:
a) Appartenere a una rete si associa a una migliore dinamica occupazionale: tra
il 2013 e il 2015 le imprese che già nel 2013 aderivano a un contratto di rete
hanno aumentato l’occupazione dipendente dell’1,7%; quelle non in rete hanno
ridotto i posti di lavoro del 2,1% (cfr. grafico)
b) Inoltre, chi ha aderito a una rete da più tempo, presenta una dinamica
tendenzialmente migliore
23. Titolo intervento, nome cognome relatore – Luogo, data
Lo studio ha permesso di verificare che il contratto
di rete:
In una prima fase ha coinvolto imprese più
produttive (nelle fasce dimensionali inferiori),
più innovatrici, con mercati di riferimento
più ampi (spesso di dimensioni
internazionali), con strette relazioni
interaziendali, che competono su qualità e
flessibilità produttiva.
Nel corso degli ultimi cinque anni il ruolo di
queste caratteristiche è andato in qualche
misura riducendosi.
Ma negli ultimi tre anni l’appartenenza a un
contratto di rete è associata a una migliore
dinamica occupazionale (ancora migliore per
chi aveva aderito da più tempo)
Conclusioni