La dr.ssa Giannini, al Convegno dedicato alla riflessione sull’Alleanza terapeutica propone l’idea di un processo di costruzione di una alleanza con il paziente che in realtà è già esso stesso un percorso terapeutico. Il filo conduttore che sottende tale pensiero è che Il soggetto, il contesto, i significati, vengano posti al centro ed esplorati in una logica che protegga ed incentivi una continua dialettica. Una dialettica introspettiva per il Soggetto ed una dialettica fra gli attori dell’interazione. In questo senso la diade Sé – Altro diviene uno dei focus che consente la riappropriazione di senso del Soggetto della cura ed una una ri-significazione e collocazione di tutto il sistema curante e inviante; mentre la sollecitazione al mantenimento sempre attivo alla riflessione su di Sé, sulla propria esperienza di sofferenza e di crisi da una posizione esistenziale progettuale, autorevole e responsabile su di sé restituisce al paziente, attraverso una riscoperta, il senso di Sé, al di fuori e oltre ogni rappresentazione diagnostica, clinica, giuridica e amministrativa.
Per una farmacia normale. Quale modello di sviluppo-9.pdfHiSkill
Una certezza accomuna oggi tutti i protagonisti della filiera farmaceutica, farmacisti titolari come collaboratori, responsabili delle istituzioni sindacali come degli ordini professionali, rappresentanti dell’industria come consulenti manageriali:
nulla sarà come prima ed il futuro va reinventato
#farmacistiimprenditori #farmacia #businessupgrade
GPMF e Open Dialogue, Strumenti di una PsicoTerapia di ComunitàRaffaele Barone
Slide di Raffaele Barone e Angela Volpe durante il secondo Convegno Nazionale del Laboratorio di Psicoanalisi MultiFamiliare tenuto a Roma 2016.
L'Open Dialogue e il Gruppo di Psicoanalisi MultiFamiliare (GPMF) vengono da tempo applicati nella distretto Calatino Sud-Simeto come strumenti di Psicoterapia di Comunità nella Salute Mentale più Umana.
Un esempio unico ed un esperienza da replicare nei Dipartimenti di Salute Mentale (DSM) Italiani e nel Mondo.
Visita il sito ---> www.RaffaeleBarone.com <--->argomento.
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GPMF e Open Dialogue, Strumenti di una PsicoTerapia di ComunitàRaffaele Barone
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Il rapporto medico di famiglia-cittadino tra prevenzione e spending reviewElisaTese1974
La medicina generale di famiglia rappresenta la maggior risorsa del cambiamento, facendosi parte attiva nell’adeguare competenze e modalità operative in continua evoluzione, filtrando i bisogni espressi dagli assistiti e cogliendo anche quelli inespressi.
Relazione presentata al Convegno nazionale "Donne in Neuroscienze" Palermo 24/25/26 settembre 2015
IO VOLO - Slide corso volontari con esperienzapiccolorifugio
Disabilità e invecchiamento, disabilita' e comorbilita' psichiatrica, slide di Federico Mucelli per progetto IO VOLO di associazione Lucia Schiavinato, Fondazione Piccolo Rifugio, Anffas Sinistra Piave, associazione Sergio Piccin, Volontari x Shelter
FORMAZIONE PER LA CULTURA D’IMPRESA IN ODONTOIATRIALuisa Ghianda
Un contesto odontoiatrico, come ogni realtà organizzativa deve creare un proprio modello di cultura d’impresa, che lo sintetizzi e lo identifichi completamente. Rivedere i propri modelli e aiutare l'equipe sanitaria a crescere, sviluppando risorse psicosociali, sono, a mio avviso, i cardini di un processo che ogni realtà clinica, che voglia potenziare il proprio benessere organizzativo e che non voglia essere soppiantata da realtà più dinamiche, deve tenere in considerazione.
Ecw2016 leaflet ita Identità e cultura delle Group Relations ConferencesVicepresidente Coirag
Le Group Relations Conferences (GRC) sono “organizzazioni formative
temporanee create per esplorare o studiare le tensioni inerenti alla vita di gruppo
con l’impiego di un metodo di apprendimento di tipo esperienziale” (Armstrong
2002).
documento premio_pa-sostenibile-2018 Reti cliniche integrate e strutturateagneverzuri
Presa in carico delle persone affette da malattie croniche
e degli non autosufficienti
Il modello della USL Toscana Sud Est "Le reti cliniche integrate e strutturate"
Pti del piano strategico salute mentale regioneRaffaele Barone
IL PIANO TERAPEUTICO PERSONALIZZATO E' UNO DEGLI ASPETTI IMPORTANTI PREVISTI DAL PIANO STATEGICO SALUTE MENTALE IN SICILIA. L'UTENTE E' CENTRALE NELLA CO-PROGETTAZIONE CON GLI OPERATORI DELLA SALUTE PER IL PROPRIO PIANO DI CURA.
Progressi nelle Comunità Terapeutiche. Riflessioni sulle esperienze Inglesi e...Raffaele Barone
Sintesi per la sessione del mattino: Barone & Bruschetta
La comunità terapeutica nella comunità locale: i limiti,
le risorse del partenariato e della democrazia
R. Villano - Ruolo sociale della farmacia in modernizzazione SsnRaimondo Villano
Conferenza del Segretario Incoming Rotary Club Prof. Dott. R. Villano, già Dirigente nazionale dei Giovani Farmacisti e Premio Aesculapius 1987 sotto Alto patrocinio di Presid. Consiglio Ministri (16 maggio 1990)
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Associazionismo medico e continuità delle cureBruno Agnetti
Associazionismo Medico & Integrazione Socio-Sanitaria
Il ruolo degli Enti Locali nell’ambito dei Servizi alla Persona e alla Famiglia
Bari, 18 giugno 2011
Conferenza di Raimondo Villano dell’8 aprile 1987 nella Sessione di apertura della seconda edizione del
Congresso nazionale “Farmacia Domani” tenutosi al Grand Hotel Vesuvio di Sorrento dall'8 al 12 aprile
1987 con il patrocinio di: Federazione Nazionale Ordini dei Farmacisti FOFI (rappresentata dal Vicepresidente
Dott. Silvio Catapano e dal Direttore Dott. Giuseppe Cipollone) e dalla Federazione Nazionale Unitaria dei
Titolari di Farmacia FEDERFARMA (rappresentata dal Vicepresidente urbano Dott. Renato Grendene).
_________________
Abstract da:
Bollettino A.Gi.Far. Napoli, n. 4, aprile 1987.
2 premio forum pa sanità 2021 template ppt (2)DinaMunno
La pandemia da Covid-19 con l’emergenza sanitaria hanno posto una nuova ed urgente sfida a tutte quelle attività diagnostiche e terapeutiche che richiedono il contatto diretto, operatore sanitario e paziente/utente/cliente. L’emergenza ha richiesto l ’implementazione delle pratiche di lavoro agile non solo per le attività strettamente amministrative ma anche per quelle cliniche di diagnosi e cura. Con specifico riferimento alle attività riabilitative nella U.O.C. di neuropsichiatria infantile della ASL Bari è in fase di realizzazione un progetto che mira a sviluppare nuovi modelli e pratiche diagnostico-terapeutiche che sfruttano le tecnologie digitali. Lo sviluppo della soluzione di digitalizzazione dei processi diagnostico-terapeutici della NPIA si articola nelle seguenti fasi: Analisi dello stato asis:mappatura dei processi, utilizzando sia tecniche di Process Flow Diagram che di Data Flow Diagram; mappatura delle competenze del personale, organizzative e digitali; analisi della disponibilità di accessi sicuri dall’esterno agli applicativi e ai dati nonché disponibilità di software.Implementazione dello stato to be: riprogettazione e digitalizzazione dei processi diagnostico-terapeutici. L'elaborazione dei dati raccolti attraverso le attività di monitoraggio consentirà l'alimentazione di una base di conoscenza indispensabile per la ASL BA con l’obiettivo di ridisegnare gli interventi finalizzati alla promozione della salute, per meglio rispondere agli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile.
Alleanza terapeutica, Autorevolezza di Sé e dinamica di Responsabilità in un Processo Interattivo che Conduce ad un patto
1. Alleanza terapeutica, relazione in cerca d’Autori?
Patrizia Giannini Luca Gaburri Antonello Angelini
L'alleanza terapeutica nelle comunità residenziali. Tra dipendenza Istituzionale e appartenenza sociale.
Milano, 25/09/2015
2. Alleanza terapeutica, Autorevolezza di Sé e dinamica
di Responsabilità in un Processo Interattivo che
Conduce ad un patto.
Patrizia_Giannini
L'alleanza terapeutica nelle comunità residenziali.
Tra dipendenza Istituzionale e appartenenza sociale.
Milano, 25/09/2015
3. I miei colleghi ed io siamo qui per parlarvi di alcuni di quei
processi di alleanza che riguardano la costruzione, l’avvio e
la manutenzione dei trattamenti clinici nelle Comunità
terapeutiche.
4. Il trattamento della sofferenza esistenziale e psichica nella Comunità residenziale per
antonomasia passa attraverso la Relazione.
Una relazione d’aiuto che opera attraverso processi di consenso, di affiliazione ed
alleanza terapeutica appunto. Questo terreno relazionale ha un alto valore intrinseco
nella progettazione di un buon percorso terapeutico; per comprendere meglio
questo valore, ritengo necessario introdurre una breve riflessione sullo scenario
attuale, in Italia, dei trattamenti residenziali, uno scenario che è davvero molto
complesso!
Infatti, diversi fattori si sono sovrapposti su quella che è la Cultura delle Comunità
terapeutiche che ha origine dai lavori di Tom Main e Maxwel Jones del secondo dopo
guerra.
6. In Italia, dopo una prima ondata ideologica a seguito della chiusura degli Ospedali Psichiatrici, le
comunità hanno avuto il compito di accogliere e trattare la patologia mentale al di fuori dei contesti
ospedalieri, accanto ai Servizi di salute mentale, raccogliendo con essi la sfida della residenzialità
psichiatrica, nella rete d’integrazione fra Servizio pubblico e Privato Sociale.
Una sfida rischiosa per il tentativo di non ricreare forme di istituzionalizzazione diverse solo
nella forma e non nella sostanza.
Per questo motivo, è importante mantenere alta la riflessione su alcuni elementi caratterizzanti il vero
spirito sociale e il vero orientamento terapeutico della comunità che cura!
Dello scenario complesso cui accennavo all’inizio voglio sottolineare qui due grandi filoni.
7. Il primo, forse inevitabile in tempi come quello che stiamo attraversando, è quello che riguarda la spesa pubblica e le
scelte politiche ad essa collegate.
L’Italia tutta, ed in particolare molte regioni, negli ultimi anni hanno dovuto fare i conti con problemi di budget di spesa.
Alcune ASL si sono ritrovate ad utilizzare sempre più spesso gli inserimenti comunitari non come parte integrata di un
processo di cura di questi pazienti, anche in fasi meno drammatiche della loro esistenza, ma sovente come ultima
spiaggia!
Senza la reale possibilità di pensare ad un trattamento in progressione, longitudinale, che contempli una visione
progettuale e di continuità di presa in carico entro la quale inserire il trattamento residenziale.
A questa tematica della Spesa, si collegano scelte politiche legate alla regionalizzazione delle spese, che hanno
sostenuto il concetto della territorializzazione della cura. Un concetto che non può avere una validità standardizzata.
La situazione della Persona ha la sua peculiarità. L’esperienza ci dice che così come per alcuni utenti la vicinanza con la
famiglia d’origine e/o il contesto sociale di provenienza è fondamentale, altrettanto, per altri, può esserlo allontanarsi.
Legare la prassi dell’invio alla politica della regionalizzazione delle spese, rischia di deprivare il paziente di una libera
scelta, ed in alcuni casi di un’opportunità di cura specialistica, mirata, pensata costruita su misura per lui. Si crea così il
rischio del primato dell’economia sulla riflessione clinica e sulla soggettivazione della cura.
8. Sempre legate alla pur necessaria politica del contenimento della spesa pubblica, risultano essere alcune scelte regionali
di avviare una omologazione delle strutture deputate alla cura. Se il Privato Sociale ha potuto rappresentare in Italia
per molti anni la possibilità di affiancare al Servizio pubblico strutture che proponessero alcune specificità, se non
addirittura specializzazioni ed eccellenze di metodologia di trattamento, alcune nuove normative di accreditamento
stanno portando ad un appiattimento generale del sistema di cura, che standardizza la risposta e che presuppone
omologate le necessità dei pazienti, o meglio le spese per esse!, portando alla perdita ancora una volta e della Clinica e
del Soggetto, a favore di una gestione della spesa davvero discutibile, se consideriamo che una buona spesa è quella che
fa “risparmiare nel lungo periodo”. Ricerche sull’efficacia terapeutica ci informano che un Soggetto psichiatrico trattato
per tempo, in modo adeguato e coerente ricorre in misura sempre minore a ricoveri o assistenza, portando una minore
spesa sulla Sanità pubblica. Oggi, vengono sempre più proposti requisiti del personale delle comunità terapeutiche sia
nella qualità che nella quantità delle competenze, che favoriscono l’assistenzialità e non la terapeuticità. Il rischio è di
passare dalla psicodinamicità della cura alla staticità della residenzialità! La qualità d’intervento si abbassa, e con
esso tutti i credo insiti nel processo di cura comunitaria che ho evocato poc’anzi. Con il rischio di un implicito richiamo
ad un utilizzo della farmacoterapia in sostituzione di quelle istanze relazionali che inevitabilmente vengono a mancare.
9. Inoltre, secondo filone, soltanto da alcuni anni, sono state ridefinite le funzioni di quello che era il Ministero di
Grazia e Giustizia, che attraverso uno specifico capitolo di spesa finanziava i trattamenti comunitari dei
pazienti con misure cautelari e penali inviandoli ad un gruppo selezionato di Comunità. Oggi le ASL hanno in
carico questa utenza, con l’incarico di predisporre inserimenti comunitari in qualità di misure alternative alla
carcerazione, a volte secondo tempi e logiche che appartengono al sistema penale e non a quello clinico.
10. TAGLI ALLA
SPESA PUBBLICA
REGIONALIZZAZIONE
DELLE SPESE –
TERRITORIALIZZAZIONE DELLA
CURA
OMOGENEITA’ DELL’OFFERTA -
OMOLOGAZIONE DELLE
STRUTTURE
TRATTAMENTI PER
AUTORI DI REATO
NUOVI
SCENARI,
NUOVI
PARADIGMI?
11. La popolazione delle comunità terapeutiche è dunque cambiata notevolmente.
Questo scenario rispetto le ragioni ed i modi di invio dei pazienti, ha favorito la realizzazione di una dinamica della
domanda di accesso molto peculiare.
Prima che il paziente stesso, il servizio inviante sovente non ha avuto modo di predisporsi ad un ingaggio autentico
rispetto al percorso di cura del paziente! Il paziente rischia di essere sempre più in un posizione passiva. Entrano in
gioco nuovi interlocutori e attori del processo di inserimento, avvocati, magistrati, amministratori di sostegno, i quali
devono imparare logiche di risposta e trattamento a loro estranee, nuove!
Credo pertanto che la grande sfida odierna sia il trovare un terreno comune, un linguaggio comune, rappresentazioni
mentali comuni fra gli attori del processo di inserimento comunitario. Ma non solo! In questo contesto che
esternalizza da sé, occorre che essi possano risignificare la propria valenza, che possano recuperare la propria forza e
nel contempo responsabilità di Autori del processo. Co-Autori in una organizzazione complessa quale quella
comunitaria all’interno di uno scenario socio economico politico giuridico complesso!
13. Attori ->Autori.
Il rischio che si crei una dispersione di intenti ed una non integrazione è alto e non può che andare a discapito del
Soggetto della cura.
Per tutto ciò, penso che prioritariamente si tratti di costruire un significato interiorizzato del perché “stare dentro”
un percorso di cura (anche obbligato) da parte della persona stessa. Che essa possa trovare/costruire traccia
dentro di sé di un senso personale di ciò che gli accade.
Parallelamente, penso che la sfida vada vista anche nella direzione dei vari interlocutori/Attori/Autori che hanno
a che fare con il progetto di trattamento; anch’essi, ciascuno nel proprio ruolo, si trovano a fare i conti, oggi, con la
necessità di una sorta di lavoro di ri-significazione del contesto, degli interlocutori e della propria funzione.
In questo modo, il percorso di cura che sempre di più non nasce da “una” domanda, deve trovare un recupero di
senso e di significato che renda Autori della propria esperienza, che può così non restare soltanto subita!
14. Fattori interni Fattori esterni
Organizzazione psichica
Capacità di legame
Funzionamento difensivo
Stile di attaccamento
Transfert
Nuove relazioni oggettuali
Fenomeni intrapsichici
…
…
…
Volontarietà vs obbligatorietà del
trattamento
Pressioni sociali e familiari
Prescrizioni legali
Relazioni con i curanti
…
…
…
Perché «stare dentro»
un percorso di cura?
15. Secondo queste premesse, lavorare sull’alleanza terapeutica comporta un lavoro di costruzione di una nuova
concertazione integrante, di un Nuovo Patto.
Il concetto di motivazione personale in questo scenario risulta anacronistico: infatti, questo concetto rischia di
sottintendere una primaria afflizione di volontà nella situazione esistenziale del Soggetto – come se vi fosse un problema
di mancanza di forza di volontà alla base della sua sofferenza - e implica una sorta di arbitrio morale, una capacità di
scelta, laddove sono in essere invece disturbi e psicopatologie che spesso prescindono un’autentica consapevolezza!
La possibilità di sostituire questi concetti con l’idea di riuscire a costruire una “disponibilità alla cura” permette, oltre ad
una più autentica e realistica comprensione, di non esautorare il paziente dalla propria componente di Responsabilità,
Autorità di Sè e Potere. Infatti, sostituire “Motivazione” con “Disponibilità” al trattamento, richiama ad una Neutralità
Etica ed Ideologica.
Una neutralità che, nel processo di alleanza, rende i Soggetti/Attori/Autori capaci di richiamare alla Responsabilità senza il
peso della Colpa o della Vergogna.
Rende possibile nel modo più autentico e vero la partecipazione intersoggettiva, che consente al Soggetto di affrontare i
propri sentimenti, pensieri e comportamenti passando per il riconoscimento e l’accettazione di questi. Una neutralità
ideologica che in questo modo può coinvolgere tutto il complesso sistema inviante e curante dando origine ad una
coerenza di senso.
16. Motivazione alla cura Disponibilità al trattamento
Neutralità etica ed
ideologica
Coerenza di senso per
l’intero sistema
inviante e curante
Responsabilità
Autorità di Sé
Senso di colpa
e sentimento di
vergogna
Partecipazione intersoggettiva
Libero arbitrio
sulla propria
patologia
Questione di
volontà
17. Ma come lavorare su questa costruzione di disponibilità con il paziente?
L’assunto è che proprio i primi processi di avvicinamento e accoglimento del paziente debbano consentire alla
persona la facoltà di una maggiore autentica presenza a se stesso e, quindi, di conseguenza, al sistema curante.
Riconsiderare oggi un antico tema della psicopatologia sul significato del sintomo (spesso di una matrice complessa
di sintomi), può dunque aiutarci a riportare il vertice d’osservazione sulla soggettività ed il bisogno del paziente.
18.
19. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che la grave carenza nella capacità di simbolizzazione e dunque di
utilizzo della Parola, di questi pazienti multiproblematici, viene sopperita dal sintomo e dal
comportamento, che dunque sono il mezzo a noi più accessibile per contattare quel fragile Mondo
interno.
Ed è proprio la specificità dell'esperienza comunitaria ad offrire lo spazio interpersonale in cui,
attraverso il vivere la quotidianità la Persona possa esportare al di fuori di Sè, mettere a disposizione ed
in gioco quei significati del proprio Mondo Interno, che sono inintellegibili e sovente inconsci, a lui e agli
altri, i quali possono condurre ad una autentica comprensione dello stato e della situazione del paziente.
20. Da qui l’importanza di formulare uno strumento ponte, uno strumento che rappresenti nel contempo sia un primo
lasciapassare su quel Mondo interno, che lo stesso Patto di alleanza che si sta concertando nell’incontro e nella
relazione curante. Uno strumento che ponga cornici di riferimento chiare per tutte le parti in causa e conceda uno
spazio di azione, di riflessione, e di concertazione condiviso, con cui trattare i sintomi ed il comportamento sul
piano dei Significati: il contratto terapeutico.
21. La grave carenza della capacità di simbolizzazione e dunque dell’utilizzo della parola,
viene sopperita dal sintomo e dal comportamento,
che dunque sono il mezzo più accessibile per contattare il fragile Mondo Interno del paziente.
Trattare i sintomi ed il comportamento
sul piano dei Significati
22. Uno strumento, il Contratto Terapeutico, la cui formulazione è insieme Spazio
processuale e traduzione in Parola, appunto!
Il campo intersoggettivo che viene a crearsi fra paziente e curanti pone in una condizione di
parità gli Autori dell’Alleanza terapeutica, favorendo una chiave di lettura per un esame di
realtà condiviso che garantisce così una autonomia dalla Soggettività inevitabile di tutte le
parti in causa.
23. Si chiede al Soggetto un atteggiamento attivo su di sé e sul sistema curante. La persona è aiutata a riflettere su di sé,
sulla propria esperienza di sofferenza e di crisi, ed è sollecitata ad una posizione esistenziale progettuale, autorevole e
responsabile su di sé.
Nel contempo il lavoro sul Contratto trasmette alla persona che ella può essere capita, che il malessere è solo una parte
della sua esperienza mentale; una competenza che non passa attraverso l’uso dell’autorità e della forza, ma attraverso
la comprensione del disturbo e delle condizioni della Persona, man mano condivise, ed espresse, anche da lui stesso,
nello spazio che si crea durante il periodo di progettazione terapeutica.
E tutto ciò contribuisce ad alimentare costantemente due elementi sostanziali sia nel processo di ingaggio che nel corso
della terapia:
il sentimento di speranza, un obiettivo, uno scopo, una meta verso cui tendere;
e l’idea di una strutturazione del processo terapeutico che può sostenere, affidabile, comprensiva, che, pur alimentando
l’autonomia, non lascia soli.
Il residente è sollecitato ad esprimersi intensamente (socialmente, emotivamente e mentalmente) nell’ambito di un
ambiente tutelato.
Il Contratto rappresenta insomma la Negoziazione dell’alleanza terapeutica!
24. SPAZIO PROCESSUALE E
TRADUZIONE IN PAROLA
Contratto
terapeutico
Patto di Alleanza
Campo intersoggettivo
condiviso
Negoziazione dell’Alleanza
Campo fenomenologico
=
scenario comune
25. Infatti, è interessante notare come il tentativo di mantenere sempre elevata la facoltà della persona di
riflettere e mentalizzare su ciò che gli accade, deve essere conciliato con la necessità di mantenere con
autorevolezza il senso del Limite e dell’Altro.
Per questo motivo il Contratto presenta all’utente il setting di trattamento, con anche prescrizioni forti,
determinate, accanto alla possibilità di mantenere sempre aperta la dialettica costruttiva, al fine di non
lasciare mai la persona, in una posizione assolutistica, solitaria, bloccante nelle situazioni che potranno
venirsi a creare!
26. A tale scopo, ogni sezione del Contratto ricondurrà costantemente la persona a porre in essere riflessione,
introspezione e dialettica, laddove ogni evento od esperienza diviene pensabile, dicibile, e dunque
affrontabile!
Un risultato che non può passare, per il suo raggiungimento, da elementi già definiti e definitori
dell’esperienza, e che per questo devono essere lasciati aperti, in questa accezione dunque “indefiniti”,
seppure estremamente delineati e chiari, e dunque ragionevolmente sempre negoziabili.
27. Infatti, il Contratto terapeutico, pur offrendo elementi contenutistici chiari, non si
concentra particolarmente sui contenuti, quanto sui processi, promuovendo
l’interazione delle diverse prospettive all’interno del campo fenomenologico. Un
campo fenomenologico di cui si può fare esperienza come scenario comune!
29. In questo modo il contratto terapeutico obbliga ad un costante esercizio al guardare “realisticamente” il proprio
comportamento, le conseguenze più esplicite e quelle più implicite, Sé e l’Altro. Un continuo spazio interattivo di
riflessione dell’intero sistema curante, e di tutti gli Autori del processo, insieme con il paziente.
Ciò preserva dal rischio di una standardizzazione di interventi e da una normativizzazione fine a se stessa.
E’ l’offerta di un clima relazionale sicuro, entro il quale ciò che può accadere durante il percorso, i movimenti evolutivi
e quelli involutivi, compresi gli acting, le crisi, le rotture relazionali, ed ogni cosa che può scaturire dagli stati emotivi
del paziente e dal suo comportamento, può essere, nella misura più adeguata possibile, rivisitato, ora contenuto, ora
sollecitato all’introspezione, ora accolto e gestito insieme, ora respinto e confrontato, sempre secondo l’ottica
dell’impresa comune e dell’Alleanza.
31. E’ l’offerta di un clima relazionale sicuro, entro il quale ciò che può accadere durante il percorso, i
movimenti evolutivi e quelli involutivi, compresi gli acting, le crisi, le rotture relazionali, ed ogni cosa che
può scaturire dagli stati emotivi del paziente e dal suo comportamento, può essere, nella misura più
adeguata possibile, rivisitato, ora contenuto, ora sollecitato all’introspezione, ora accolto e gestito insieme,
ora respinto e confrontato, sempre secondo l’ottica dell’impresa comune e dell’Alleanza.
33. In conclusione, credo che sia proprio mettendo alla prova il sistema tutto nella capacità del paziente di
entrare in una dialettica dentro Sé e con l’Altro, che si creano i presupposti di una alleanza al trattamento,
la quale si traduce poi in una disponibilità e pian piano in una collaborazione al progetto di cura: una
significazione appunto di esso da parte del soggetto.
34. Una riappropriazione di senso che consente, se precocemente e paritariamente gestita, anche una ri-significazione e
collocazione di tutto il sistema curante e inviante. Vedremo più in specifico nell’intervento di Antonello l’importanza
di un lavoro pre-inserimento sul territorio di origine del paziente.
La stessa attivazione, responsabilizzazione e dialettica deve infatti riguardare i Servizi, le Famiglie, gli eventuali
Avvocati e Giudici, e tutte le altre figure implicate nell’invio, in un processo di integrazione e condivisione alto.
Un processo che restituisca al paziente, attraverso una riscoperta, il senso di Sé, al di fuori e oltre ogni
rappresentazione diagnostica, clinica, giuridica e amministrativa; un focus questo che, a mio avviso, non deve mai
essere una questione ideale, quanto una questione morale.
Grazie dell’attenzione!
Patrizia Giannini
p.giannini@ilporto.org