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lettera_Kierkegaard.docx
1. Ehi, mi ha fatto molto piacere ricevere una tua lettera. Anche io ho appena
finito di studiare Kierkegaard, e ti dico che mi ha affascinata molto. Tra le
vie esistenziali che propone, chi non esiterebbe a scegliere quella estetica.
E’ quella che si può definire più facile e converrebbe a tutti. Pensiamo ad
una vita senza mai fare una scelta e prendersi responsabilità di alcun tipo,
rincorrere sempre le proprie passioni, senza lasciarsene sfuggire nemmeno
una; sarebbe un po' come fare la “bella vita” e urlare “hakuna matata”. Il
pensatore però ritiene che l’uomo etico è più libero dell’esteta, detta così a
primo impatto sembra impossibile, come fa l’uomo a ritenersi libero se
ogni giorno è costretto ad assumersi responsabilità?. E’ proprio dalla scelta
che deriva la sua libertà, dalla libertà che ha egli stesso di scegliere.
Prendersi delle responsabilità vuol dire quindi avere degli obiettivi, ciò che
è assente per l’esteta. Secondo me, la maggior parte della popolazione di
oggi vive nella vita etica, tutti hanno degli obiettivi e si prendono delle
responsabilità. La vita etica inoltre è quella che, da un significato al
singolo e ci distingue gli uni dagli altri. Ogni giorno impariamo qualcosa
di nuovo se siamo costretti a scegliere, e anche dallo sbaglio della scelta si
impara, dal famoso detto “chi sbaglia impara”. Personalmente è la via che
sceglierei, secondo me non termina nella disperazione, come dice
Kierkegaard, perché se prendiamo delle scelte è perché in quel momento
decidiamo di intraprendere quella strada, certo poi capita a tutti di stufarsi,
ma sono scelte che aiutano a formare la nostra individualità. La via
esistenziale che, credo, tutti quanti escluderebbero sia quella religiosa, se
essa può richiedere azioni incompatibili con le leggi morali. Tu invece
quale via sceglieresti?.
Panzera Alissia