La sindrome da deficit dell’attenzione e iperattivita’- ADHDEmanuel Mian
Conferenza tenuta dal dr. Emanuel Mian, psicologo e giudice onorario minorile presso la Corte d'Appello del Tribunale di Trieste riguardo l'ADHD - Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder), che è la sigla della sindrome da deficit di attenzione e iperattività.
Esso è un disturbo del comportamento caratterizzato da inattenzione, impulsività e iperattività motoria che rende difficoltoso e in alcuni casi impedisce il normale sviluppo e integrazione sociale dei bambini.
La violenza di genere non ha passaporto, non ha residenza, né fede religiosa: la violenza contro le donne è una manifestazione delle relazioni di potere storicamente disuguali tra uomini e donne e produce danni e sofferenze fisiche, sessuali e/o psicologiche, ivi compresa la minaccia di tali atti, la coercizione e la privazione arbitraria di qualunque forma di libertà, fino ad arrivare al furto irreparabile della vita stessa.
La sindrome da deficit dell’attenzione e iperattivita’- ADHDEmanuel Mian
Conferenza tenuta dal dr. Emanuel Mian, psicologo e giudice onorario minorile presso la Corte d'Appello del Tribunale di Trieste riguardo l'ADHD - Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder), che è la sigla della sindrome da deficit di attenzione e iperattività.
Esso è un disturbo del comportamento caratterizzato da inattenzione, impulsività e iperattività motoria che rende difficoltoso e in alcuni casi impedisce il normale sviluppo e integrazione sociale dei bambini.
La violenza di genere non ha passaporto, non ha residenza, né fede religiosa: la violenza contro le donne è una manifestazione delle relazioni di potere storicamente disuguali tra uomini e donne e produce danni e sofferenze fisiche, sessuali e/o psicologiche, ivi compresa la minaccia di tali atti, la coercizione e la privazione arbitraria di qualunque forma di libertà, fino ad arrivare al furto irreparabile della vita stessa.
Dott.ssa Chiara Magaudda, dott.ssa Eleonora Mattei: L'intervento ABA in class...Istituto Walden
Intervento della dott.ssa Chiara Magaudda e della dott.ssa Eleonora Mattei al 5 Convegno Nazionale Autismi organizzato dal Centro Studi Erickson (Rimini, 14 e 15 ottobre 2016)
Università degli Studi di Milano-Bicocca
Dipartimento di Informatica, Sistemistica e Comunicazione
Laurea Magistrale in Teoria e Tecnologia della Comunicazione
Corso di Strumenti e Applicazioni del Web
a.a. 2016/2017
Approfondimento sul tema del cyberbullismo
Psicologia dei gruppi: punti di forza e punti di debolezzaAda Moscarella
Psicologia dei gruppi: punti di forza e punti di debolezza.
di Ada Moscarella, psicologa, mediatrice familiare
http://mifacciobene.wordpress.com
www.psicologicampani.it
www.ampsico.it
E’ necessaria una adeguata preparazione nei campi della comunicazione interpersonale, della relazione, della gestione delle emozioni e dei conflitti. Finora nessuno ha provveduto a inserire nei curricula formativi degli insegnanti tali importanti qualità; né la scuola né l'università hanno pensato a dare loro una qualsivoglia preparazione in tali campi e sarebbe pertanto opportuno inserire questi temi come prioritari nei programmi di formazione e aggiornamento.
Dott.ssa Chiara Magaudda, dott.ssa Eleonora Mattei: L'intervento ABA in class...Istituto Walden
Intervento della dott.ssa Chiara Magaudda e della dott.ssa Eleonora Mattei al 5 Convegno Nazionale Autismi organizzato dal Centro Studi Erickson (Rimini, 14 e 15 ottobre 2016)
Università degli Studi di Milano-Bicocca
Dipartimento di Informatica, Sistemistica e Comunicazione
Laurea Magistrale in Teoria e Tecnologia della Comunicazione
Corso di Strumenti e Applicazioni del Web
a.a. 2016/2017
Approfondimento sul tema del cyberbullismo
Psicologia dei gruppi: punti di forza e punti di debolezzaAda Moscarella
Psicologia dei gruppi: punti di forza e punti di debolezza.
di Ada Moscarella, psicologa, mediatrice familiare
http://mifacciobene.wordpress.com
www.psicologicampani.it
www.ampsico.it
E’ necessaria una adeguata preparazione nei campi della comunicazione interpersonale, della relazione, della gestione delle emozioni e dei conflitti. Finora nessuno ha provveduto a inserire nei curricula formativi degli insegnanti tali importanti qualità; né la scuola né l'università hanno pensato a dare loro una qualsivoglia preparazione in tali campi e sarebbe pertanto opportuno inserire questi temi come prioritari nei programmi di formazione e aggiornamento.
Presentazione di approfondimento sul rapporto dei giovani con la violenza, e sul fenomeno del bullismo realizzata da Michela Pantini, Riccardo Mancini, Valerio Rossi della classe IIIA Istituto Comprensivo Giovanni Paolo II Affile (Rm)
Giunto alla VII edizione, ha coinvolto, lo scorso anno, 1000 scuole. Il “Joyce” aderisce per la prima volta con due classi seconde (A e E) del Liceo delle Scienze Umane.
La proposta educativa Unicef, “L’albero dei diritti”, sostenuta dal MIUR, comprende percorsi sull’inclusione e sulle pari opportunità di bambini e adolescenti.
La violenza sulle donne può essere definita come un abuso di potere e di controllo, che si manifesta attraverso il sopruso fisico, sessuale, psicologico ed economico.
IL MOBBING - Dott.ssa Alessandra MenelaoDrughe .it
Gli esseri umani vorrebbero vivere in un mondo luminoso, colorato, dorato, candido, splendente, roseo, morbido, caldo, avvolgente, armonioso, succoso, dolce e appetibile. E invece viviamo in una selva oscura, ombrosa, opaca, ruvida, disarmonica, increspata, indurita, fredda, dissonante, nauseante e rancida.
Da un'indagine emerge un dato in controtendenza: la violenza giovanile -per i giovani- è più che altro una questione di violenza assistita e, al più, subita.
Poco produttivo dunque –sul piano formativo- proporre training sulla violenza agita (per quanto sia di quest’ultima che le cronache e le statistiche parlino come fenomeno in crescendo).
Molto più urgente (ma anche efficace) lavorare sull’ esperienza di violenza assistita e/o subita.
2. Cosa vuol dire violenza diCosa vuol dire violenza di
genere?genere?
3. Violenza di genereViolenza di genere
AssuntiAssunti
NON ESISTONO GIUSTIFICAZIONI AD ALCUN TIPO DI VIOLENZA
LA DONNA NON È MAI RESPONSABILE DELLA VIOLENZA CHE SUBISCE
NON C’È DONNA CHE MERITI DI SUBIRE VIOLENZA
4. Perchè la violenza di genere?Perchè la violenza di genere?
Spesso la Donna non riesce a dare un nome al
comportamento del partner.
Viene colpita nell’autostima, inizia a diventare fragile.
Non sa se è colpa sua o se è cosi che funziona la realtà
5. Falsi mitiFalsi miti
Luoghi comuniLuoghi comuni
Sulle donne…
Va in giro vestita in un modo tale che se l’è cercata (provoca)
“Se lui la picchia ci sarà un motivo, no?”
“Vedrai che se lei proprio non voleva, non sarebbe successo”
“Si è ricordata di andare dalla polizia troppo tardi, di sicuro
non è vero”
6. False credenzeFalse credenze
La maggior parte delle violenze contro le donne sono ad
opera di sconosciuti.
La violenza accade solo in contesti sociali svantaggiati.
Gli uomini violenti non riescono a controllare i loro
comportamenti.
E’ sempre meglio tener unita la famiglia per il bene dei figli.
I violenti sono malati.
7. Gli STEREOTIPI sul maltrattanteGli STEREOTIPI sul maltrattante
l’aggressività è un istinto maschile
si tratta di uomini con problemi psichiatrici
si tratta di uomini con problemi di dipendenze
la malattia,l’alcool, le droghe sono la causa della violenza
La maggior parte degli uomini violenti sono stranieri (differenze
culturali) e/o emarginati
effetti:
si “giustifica” il violento (attenuanti)
si attenua illusoriamente la percezione del rischio.
10. Violenza fisicaViolenza fisica
Spintonare, tirare i capelli
Dare schiaffi, pugni, calci
Colpire con oggetti
Strangolare
Ustionare
Ferire con un coltello
Infliggere mutilazioni genitali
Torturare
Uccidere
11. Violenza sessualeViolenza sessuale (1)(1)
Battute e prese in giro a sfondo sessuale
Fissare insistentemente e in modo allusivo
Esibizionismo
Telefonate oscene
12. Violenza sessualeViolenza sessuale (2)(2)
Rapporti sessuali imposti
Stupro
Gravidanze o aborti imposti
Tratta delle donne e sfruttamento sessuale
13. Violenza psicologicaViolenza psicologica
Battute e prese in giro dirette ad umiliare
Minacce, e in particolare minacce di violenza
Isolamento e controllo
Insulti, anche di fronte ad altre persone
In generale: comportamenti che danneggiano
l’identità e l’autostima della donna, la sua
possibilità di benessere, soprattutto se
persistenti.
14. Violenza economicaViolenza economica
Controllo dello stipendio della donna o delle
entrate familiari, impedendole qualsiasi decisione
in merito
Divieto o costrizione a lavorare, obbligo a lasciare
il lavoro
Costrizione a firmare documenti, a intraprendere
iniziative economiche, a volte truffe
15. Violenza spiritualeViolenza spirituale
Distruzione dei valori e della fede religiosa di una
donna attraverso la ridicolizzazione sistematica
Costringere una donna con la violenza o il ricatto
a fare cose contrarie ai suoi valori, o a non fare
cose obbligatorie nella sua religione
17. StalkingStalking
Detto anche “sindrome del molestatore assillante”: ogni forma di
comportamento anomalo e fastidioso verso una persona, costituito
da comunicazioni intrusive oppure da comportamenti volti a
controllare la pro-pria vittima.
Esempi: telefonate e lettere anonime, sms ed e-mail assillanti, invio di
fiori, pedinamenti, appostamenti, sorveglianza sotto casa,
violazione di domicilio, mi-nacce di violenza, aggressioni, fino ad
omicidio o tentato omicidio.
18. Perché la donna maltrattata non se nePerché la donna maltrattata non se ne
va?va?
Paura delle reazioni del partner
Paura di non essere creduta e/o sostenuta
Mancanza di risorse materiali
Senso d’isolamento sociale/familiare
Colpevolizzazione da parte della famiglia, delle istituzioni, dei
conoscenti
Sfiducia nella esistenza di un’alternativa percorribile
Tenere unita la famiglia
Minimizzazione (ormai è passata)
19. Il ciclo della violenzaIl ciclo della violenza
Lenore Walker, 1979Lenore Walker, 1979
1° FASE: COSTRUZIONE DELLA TENSIONE
Compaiono i primi conflitti e forte tensione psicologica.Compaiono i primi conflitti e forte tensione psicologica.
Minacce, insulti, denigrazioni,
controllo sulla vita quotidiana…..
Inizia nella donna uno stato di allerta e accumulo di stress.Inizia nella donna uno stato di allerta e accumulo di stress.
20. Il ciclo della violenzaIl ciclo della violenza
Lenore Walker, 1979Lenore Walker, 1979
2° FASE: SCOPPIO DELLA VIOLENZA
In questa fase i maltrattamenti diventanoIn questa fase i maltrattamenti diventano sempre più gravisempre più gravi
con rapida escalation.con rapida escalation.
Il molestatore utilizzaIl molestatore utilizza strategie di controllostrategie di controllo basate sullabasate sulla
minaccia e sull’intimidazione.minaccia e sull’intimidazione.
Nella fase acuta la vittima spesso cercaNella fase acuta la vittima spesso cerca AiutoAiuto..
21. Il ciclo della violenzaIl ciclo della violenza
Lenore Walker, 1979Lenore Walker, 1979
3° FASE: LUNA DI MIELE
Il violento è colto da paura, senso di colpasenso di colpa, timore di, timore di
reazioni da parte della donna.reazioni da parte della donna.
SiSi giustifica,giustifica, offre delleoffre delle spiegazionspiegazioni.i.
Attraverso leAttraverso le scusescuse, il, il pentimento, le promessepentimento, le promesse didi
cambiamentocambiamento chiede e ottiene ilchiede e ottiene il perdonoperdono
23. Le conseguenze psicologicheLe conseguenze psicologiche
della violenzadella violenza
Ogni ciclo successivo aumenta di intensità
Vengono minati il senso di sicurezza e la fiducia in sé e
negli altri senso di impotenza
Isolamento, confusione e difficoltà a prendere decisioni
Ansia e paura generalizzata (attacchi di panico)
Depressione e tentativi di suicidio
Disturbi alimentari anoressia e bulimia
Assunzione di droghe o di alcool, Disturbi del sonno
La violenza agisce quindi in modo subdolo e silente senza che la donna se
ne renda conto finendo per morire dentro
24. Violenza assistitaViolenza assistita
Qualsiasi atto di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale ed
economica compiuta su figure di riferimento o su altre figure
significative, adulte o minori; di tale violenza il/la bambino/a
può fare esperienza direttamente (quando essa avviene nel
suo campo percettivo), indirettamente (quando il minore è a
conoscenza della violenza) e/o percependone gli effetti.
(C.I.S.M.A.I., 1999)
25. Conseguenze sul minoreConseguenze sul minore
Riproducibilità: chi assiste abitualmente a violenza e si “abitua” a vivere
in un contesto violento tende poi ad agire comportamenti violenti.
I comportamenti violenti possono venir percepiti come “normali”.
I bambini tendono ad interiorizzare i modelli comportamentali genitoriali
e possono identificarsi con il genitore maltrattante.
Rischio di venir puniti per questo dal padre violento e/o di venir colpiti
accidentalmente quando fungono da “scudi”.
26. Uscire dalla violenzaUscire dalla violenza
si puòsi può
Cosa fareCosa fare??
1. Ammettere il problema
2. Non minimizzare - non provare a farcela
da soli
1. Chiedere aiuto
2. Denunciare all’autorità
27. La nascita dei centri antiviolenza eLa nascita dei centri antiviolenza e
delle case rifugiodelle case rifugio
Hanno origine nei movimenti femministi degli anni ’70; in
Europa, il primo centro apre a Londra nel 1972.
Sono nati come risposta politica e sociale al fenomeno della
violenza contro le donne.
In Italia nascono alla fine degli anni ’80: Casa delle Donne di
Bologna, Casa delle Donne Maltrattate di Milano.
Negli anni ’90 i Centri cominciano a essere riconosciuti e
finanziati dalle Istituzioni.
Oggi in Italia si contano circa un centinaio di Centri
Antiviolenza, una cinquantina dei quali possiede una casa
rifugio.
28. CENTRO ANTIVIOLENZACENTRO ANTIVIOLENZA
FABIANAFABIANA
Chi Siamo
Siamo un gruppo di donne (assistenti sociali, psicologhe,
avvocato, professionisti) che hanno operato la scelta di
utilizzare la relazione di genere e le loro differenti
professionalità per mettere in campo percorsi di aiuto a tutte le
donne che si trovano a vivere situazioni di difficoltà od a subire
qualunque forma di violenza (dal maltrattamento all’abuso
sessuale, dalla deprivazione economica alla violenza di tipo
psicologico), attraverso il Centro Antiviolenza “Fabiana”
30. Le attività delLe attività del
Centro AntiviolenzaCentro Antiviolenza
Colloqui di accoglienza
Informazioni legali
Consulenze sociali e psicologiche
Intermediazione con altri servizi
Ricerca ospitalità in casa emergenza e/o rifugio segreto
Formazione per operatori del centro e dei servizi
Formazione nelle scuole
Divulgazione materiali informativi
31. CENTRO ANTIVIOLENZACENTRO ANTIVIOLENZA
FABIANAFABIANA
Modalità di accesso
Il punto di contatto con il centro può avvenire sia tramite telefono, sia tramite invio di
altri servizi, sia presentandosi direttamente. (Accesso diretto)
Il Centro non prende in carico minorenni. Il Centro si occupa dei figli delle donne
vittime di violenza per le esigenza strettamente collegate al percorso della donna.
1) Servizio Telefonico
Il servizio telefonico, interfacciando le donne con il Centro Antiviolenza, garantisce
l’accesso ai suoi servizi e fornisce una prima risposta informativa ai bisogni rilevati,
con particolare riguardo alla messa in sicurezza della donna.
32. Organizzazione e modalità operativeOrganizzazione e modalità operative
La consulenza sociale
L’intervento sociale comprenderà delle attività il cui impegno sarà quello di
informare, ascoltare ed accompagnare le donne all’interno di un percorso
di recupero sociale, questo verrà fatto attraverso:
1. Colloqui preliminari e pronta accoglienza per individuare i bisogni e fornire le
prime informazioni utili
2. Affiancamento della donna nella fruizione dei servizi pubblici o privati, nel rispetto
dell’identità culturale e della libera scelta di ciascuna
3. Assistenza
4. Conoscenze ed informazioni sulle dinamiche della violenza, sulla prevenzione e sul
contrasto di essa
5. Inserimento in strutture residenziali protette per donne
33. Organizzazione e modalità operativeOrganizzazione e modalità operative
La consulenza psicologica
Tra gli interventi previsti, quello psicologico comprende una serie di
tecniche professionali e l’applicazione di specifiche metodiche
psicoterapeutiche che considerano centrale la partecipazione attiva delle
donne nell’affrontare la sua problematica.
Tali attività saranno:
1. Consulenza psicologica
2. Elaborazione di percorsi personalizzati di uscita dalla violenza, basati sull’analisi
delle specifiche situazioni, tesi a rafforzare la fiducia della donna nelle proprie
capacità e risorse, e a favorire nuovi progetti di vita e di autonomia
3. Promozione e valorizzazione di esperienze di Self-help (auto-mutuo-aiuto) tra
donne
4. Supporto psicologico
5. Psicoterapia dei traumi
34. Organizzazione e modalità operativeOrganizzazione e modalità operative
La consulenza legale
L’intervento legale comprende una serie di azioni legali e consulenze atte ad
informare ed accompagnare le donne, dal punto di vista legale, nei vari
percorsi da intraprendere.
Tali attività riguarderanno:
1. Colloqui informativi e orientativi, di carattere legale
2. Consulenze legali
3. Acquisizione delle normative a favore delle donne vittime di violenza di genere
4. Possibilità di sporgere denuncia
5. Accompagnamento nel percorso legale
35. E se non vogliamo che la morte di queste donne rimanga un lutto
senza riparo, dobbiamo considerare che il nostro sistema deve
necessariamente cambiare e sintonizzarsi su questa grave
problematica.
Ed è per questo che noi stessi, la scuola, le istituzioni, i servizi
pubblici dovremmo riuscire a sollecitare le coscienze di tutti e a
sviluppare la conoscenza del fenomeno:
è il passo indispensabile per dare risposte alla sofferenza e alle
difficoltà pratiche delle donne vittime di violenza
è la strada maestra per sviluppare programmi specifici
d’intervento concreto, per contrastare, prevenire e punire i
comportamenti degli aggressori
36. Commentare è difficile e il rischio diCommentare è difficile e il rischio di
dire cose scontate è piuttosto alto.dire cose scontate è piuttosto alto.
………… Una cosa vale la pena di ripetere:Una cosa vale la pena di ripetere:
che il fenomeno si combatteche il fenomeno si combatte
cominciandocominciando
concon la denunciala denuncia..