SlideShare a Scribd company logo
1 of 39
Download to read offline
Indice del volume
Presentazione
di Saverio Russo
Introduzione
di Giuliano Volpe e Maria José Strazzulla
Marina Mazzei per la tutela, la conoscenza e la gestione del
patrimonio archeologico della Daunia
di Giuseppe Andreassi
Il contributo di Marina Mazzei nelle ricerche in Daunia
di Bruno d’Agostino
Un’esperienza di vita tra passato e presente
di Enzo Lippolis
Gli ipogei di Trinitapoli: parures d’elite ed oggetti d’arte
di Anna maria Tunzi Sisto
Angelo Angelucci e le prime esplorazioni archeologiche nel
Gargano
di Vittorio Russi
L’archeologia degli Italici fra prassi e teoria: trent’anni di ricerche in Basilicata
di Angelo Bottini
La Daunia Vetus oggi. Aspetti della cultura di Minervino
Murge e di Ascoli Satriano dall’età del Ferro all’età ellenistica
di Marisa Corrente e Laura Maggio
La Daunia nel quadro del commercio adriatico arcaico
di Maria Cecilia D’Ercole
Notes sur les vêtements féminins complexes figurés sur les
stèles dauniennes
di Stéphane Verger
Scavi dell’Università di Innsbruck sul Colle Serpente ad
Ascoli Satriano dal 1997 al 2002
di Astrid Larcher e Florian Martin Mueller
Monumenti, commemorazione e memoria in Daunia: la collina del Serpente di Ascoli Satriano tra età arcaica e conquista romana
di Massimo Osanna
Le scoperte della Daunia e il contributo di Marina Mazzei
alla conoscenza della pittura ellenistica
di Angela Pontrandolfo
La pittura funeraria della Daunia: elementi iconografici caratteristici nel contesto della pittura apula, magnogreca e
mediterranea preromana (IV-III sec. a.C.)
di Stephan Steingräber
Philippos Laos
di Françoise-Hélène Massa-Pairault
Immagine, cultura e società in Daunia e in Peucezia nel IV
secolo a.C.
di Claude Pouzadoux
Contesti della ceramica tardo-apula: il ‘caso Arpi’ e la Lucania
di Maurizio Gualtieri

Dall’abitato alla città. La romanizzazione della Daunia attraverso l’evoluzione dei sistemi insediativi
di Maria Luisa Marchi
Persistenze e innovazioni nelle modalità insediative della
valle dell’Ofanto tra fine IV e I sec. a.C.
di Roberto Goffredo
Tarda Antichità e Altomedievo in Daunia: alle origini delle
indagini archeologiche
di Cosimo D’Angela
Nuove acquisizioni sull’architettura canosina al tempo del
vescovo Sabino
di Raffaella Cassano
Nuove indagini archeologiche sul Monte Albano di Lucera
(campagna di scavo 2004)
di Marco Fabbri
Itinerari di ricerca archeologica nel Medioevo di Capitanata: problemi scientifici, esigenze di tutela, programmi di
politica dei beni culturali
di Pasquale Favia
Le colonie latine e la romanizzazione della Puglia
di Francesco Grelle
Una mensa iscritta e altre epigrafi inedite dall’Apulia e dall’Irpinia
di Marina Silvestrini
Le città della Daunia e l’epigrafia. Progetti di ricerca
di Vincenzo Morizio
Gli spazi pubblici delle città dell’Apulia et Calabria nelle testimonianze epigrafiche dai Severi a Teodosio
di Marcella Chelotti
Archeologia e Tutela in Daunia
di Pier Giovanni Guzzo
Marina Mazzei e la lotta contro il traffico illegale dei beni
archeologici
di Daniel Graepler
Il ruolo dell’Università nel sistema della tutela
di Francesco D’Andria
Per una ‘archeologia globale dei paesaggi’ della Daunia. Tra
archeologia, metodologia e politica dei beni culturali
di Giuliano Volpe
Strategie di ricerca e tutela dell’insediamento neolitico lungo
l’Ofanto
di Francesca Radina
Contributo alla ricerca sulla ricostruzione dell’ambiente archeologico nei Musei della Puglia
di Andrea Zifferero e Maria Rosaria Acquaviva
Beni Culturali, Accademia di Belle Arti e Scuola: i progetti
e gli sviluppi operativi di educazione museale nelle Marche
di Luisa Cataldo e Edvige Percossi Serenelli

Mito e danza su vasi apuli da Arpi
di Luigi Todisco

Il Castello-Museo Nazionale di Manfredonia. Politiche e strategie di funzionamento: memoria e progetti futuri
di Ginerva d’Onofrio

Archeologia dei luoghi di culto della Daunia: spunti di riflessione
di Maria José Strazzulla

La catalogazione per la tutela dei beni culturali della Provincia di Foggia
di Assunta Cocchiaro e Laura Masiello

Edipuglia srl, via Dalmazia 22/b - 70127 Bari-S. Spirito
tel. 080. 5333056-5333057 (fax) - http: //www.edipuglia.it - e-mail: edipuglia@email.it
Insulae Diomedeae
Collana di ricerche storiche e archeologiche

8

STORIA E ARCHEOLOGIA
DELLA DAUNIA
In ricordo di Marina Mazzei
Atti delle Giornate di studio
(Foggia 19-21 maggio 2005)
a cura di
Giuliano Volpe, Maria José Strazzulla e Danilo Leone

ESTRATTO

Bari 2008
Contributo alla ricerca
sulla ricostruzione dell’ambiente archeologico
nei musei della Puglia
di Andrea Zifferero * e Maria Rosaria Acquaviva **

I criteri e le finalità di una ricerca sui Musei della Puglia

*
Università di Siena;
zifferero@unisi.it.
**
acquaviv81@yahoo.it.

Con grande piacere aderisco all’invito di Giuliano Volpe nel ricordare la figura e l’opera appassionata di Marina Mazzei, introducendo uno scritto, alla cui elaborazione la studiosa scomparsa ha dato il suo contributo. L’idea di affidare un
lavoro di tesi triennale sulla ricostruzione dell’ambiente archeologico nei musei
della Puglia alla giovane autrice che firma il lavoro, Maria Rosaria Acquaviva, è
frutto di una precisa scelta didattica. L’esperienza di chi scrive, infatti, consolidata in dieci anni di docenza nella materia della Museologia e Museografia, all’interno dei Corsi di Laurea senesi in Scienze dei Beni Archeologici e in Archeologia, rappresenta un osservatorio privilegiato per capire e tentare di interpretare le
direzioni, le innovazioni di metodo applicate a singoli casi, gli orientamenti della
comunità scientifica in materia di valorizzazione dei beni culturali. Tanto per
sgombrare il campo da illusioni o fraintendimenti, è opportuno premettere che il
panorama italiano, a livello di teoria dell’allestimento museale, è ancora molto
deludente: la pratica doverosa della gestione del progetto museologico da parte
del principale decisore, cioè dell’archeologo che ha condotto lo scavo, riordinato
una raccolta di reperti o assemblato e ricostruito un paesaggio archeologico, è
quasi sempre subordinata, a parte rare eccezioni, all’inevitabile frammentazione
del contesto e dei significati indotta da un progetto museografico non adeguato.
Eppure l’archeologia contemporanea dovrebbe ormai aver raggiunto quello spessore minimo di riflessione teorica, tale da maturare la consapevolezza che esporre
significa ordinare i reperti secondo una chiave di lettura suggerita, in misura
minore, dagli stessi oggetti e dalle condizioni del loro ritrovamento, in misura
maggiore dai significati espressi dal contesto culturale e storico di riferimento. In
altre parole, il successo espositivo di un reperto dipende in gran parte dalla qualità
e dalla quantità delle relazioni che l’archeologo, estensore del piano museologico
dell’allestimento, riuscirà a trasmettere all’architetto responsabile del progetto
museografico. Non vi è alcun bisogno di essere seguaci dell’archeologia postprocessuale per capire, per esempio, l’importanza del simbolismo nel rituale funerario etrusco e le interrelazioni dell’architettura dei tumuli con la proiezione in terra
dello spazio celeste. Un corredo funerario può offrire innumerevoli soluzioni
espositive: dalla più povera, all’interno di una vetrina a parallelepipedo con ripiani, un allestimento in grado di spezzare relazioni, deprimere simboli e nascondere
significati, a quella più complessa che, al contrario, li esalta, nel riproporre la
posizione degli oggetti all’interno dello spazio sepolcrale ricostruito nella sala del
museo, nel far emergere il rapporto tra spazio interno e spazio esterno alla tomba,
nel riferire la tomba al contesto più ampio della necropoli. Questo costituisce l’obiettivo principale della riflessione museologica; questo è il prodotto del progetto
museologico, che ha soltanto nell’archeologo il principale, se non l’unico, referente. I rapporti tra gli oggetti nella cornice dei contesti, i significati delle ideologie, dei rituali e dei culti, le forme di produzione, accumulazione e consumo, l’acquisizione o il cambiamento dei sistemi alimentari riscontrabili nella ceramica
473

STORIA E ARCHEOLOGIA DELLA DAUNIA. In ricordo di Marina Mazzei - © 2008 · Edipuglia s.r.l. - www.edipuglia.it
Andrea Zifferero - Maria Rosaria Acquaviva

1

Paradisi et al. 1996.

domestica, la veicolazione e la circolazione delle merci, le forme di commercio e
scambio, sono i fenomeni e i processi riversabili nel progetto museologico: soltanto dopo averne chiarite e definite le linee guida, il progetto museologico deve
essere discusso e concordato con il referente museografico. Tali passaggi sono
necessari per giungere a un allestimento di qualità, all’interno del quale l’ambiente archeologico possa trovare una corretta e naturale espressione ed ostensione.
Sarebbe certo riduttivo, tuttavia, pensare di esaurire il lavoro museologico in una
variegata proposta di significati, frutto di una riflessione metodologica ben condotta: il criterio museologico alla base dell’allestimento, infatti, deve essere spiegato al visitatore, il più delle volte ignaro del contesto culturale degli oggetti esposti. Soltanto così si porterà a termine una mediazione complessa, il cui esito non è
mai scontato e da cui dipende il successo o meno dell’esposizione museale. Il rapporto costante, sempre dialettico e spesso fecondo, tra i due termini, museologia e
museografia, è uno dei motivi di fondo dell’insegnamento senese, che viene proposto attraverso uno specifico taglio archeologico. La difficoltà di identificare
argomenti idonei, affrontabili con qualche utilità formativa nella tesi conclusiva
del triennio da parte di giovani laureandi, insieme alla verificata impossibilità di
proporre argomenti troppo complessi come lo sviluppo di una progettazione
museale sotto il profilo museologico, ha spinto lo scrivente nella direzione esemplata dal lavoro di Maria Rosaria Acquaviva: l’indagine ragionata della forma
degli allestimenti, effettuata con il riconoscimento degli elementi museologici traslati nella corrispondente forma museografica. Questa pratica si è rivelata, col
tempo e l’esperienza, una buona pratica, estremamente proficua dal punto di vista
didattico perché permette al laureando di apprendere un metodo di lavoro sistematico e al tempo stesso di assumere un atteggiamento critico di fronte all’allestimento, distinto nelle sue componenti di base: l’articolazione del percorso espositivo rispetto alla natura delle collezioni e rispetto allo spazio offerto dal museo; la
qualità dei contenuti e dei supporti del relativo sistema informativo.
Il tutto avviene con la compilazione di una scheda che è giunta alla sua redazione più o meno definitiva, attraverso una serie di miglioramenti dettati dall’avvicendarsi delle tesi e dall’esperienza accumulata. Le voci della scheda, riproposte in
grande sintesi dall’autrice, aiutano il compilatore a interpretare l’allestimento nei
dettagli, con l’aiuto del responsabile scientifico del museo. I primi tentativi hanno
tracciato una griglia di operatività a livello nazionale, utile a definire un censimento
degli allestimenti mirati alla ricostruzione dell’ambiente archeologico: si è perciò
lavorato con l’esclusivo invio della scheda per mezzo della posta elettronica, unitamente alla richiesta di attenzione da parte dello scrivente, indirizzata al direttore o al
responsabile scientifico del museo, a cui era richiesto di riempire personalmente e in
maniera il più possibile esaustiva i campi. Questo modello di operatività ha condotto a discreti risultati statistici, utili in termini di censimento e sufficientemente omogenei da costituire una primissima e grossolana banca dati di riferimento. È così
nato il database dei Parchi archeologici italiani, la cui versione digitale è in preparazione, cui è seguito un pregevole lavoro sui Centri Visita, nuova e più dinamica
forma di contenitore di servizi museali, derivata nei suoi tratti essenziali dal mondo
anglosassone, in forte espansione nel nostro Paese e legata ai Parchi naturali ma in
qualche caso impiegata con successo anche nei Parchi archeologici 1.
Qualche dato sui Centri Visita può essere utile per sottolineare i limiti del
metodo: la ricerca è stata effettuata esclusivamente attraverso il web, sul quale

474
STORIA E ARCHEOLOGIA DELLA DAUNIA. In ricordo di Marina Mazzei - © 2008 · Edipuglia s.r.l. - www.edipuglia.it
Contributo alla ricerca sulla ricostruzione dell’ambiente archeologico nei musei della Puglia

2

Del Re 2006.
3
Lenzi, Zifferero 2004;
Masiello 2005.
4
Desidero esprimere i più
sinceri ringraziamenti nei confronti di quanti, a vario titolo,
hanno contribuito alla realizzazione di questo contributo. La
dott.ssa Marina Mazzei ha partecipato attivamente alle fasi
iniziali del lavoro di censimento, fornendomi indicazioni sull’organizzazione dei poli
museali della Provincia di Foggia. Devo profonda riconoscenza al prof. Andrea Zifferero che
mi ha indirizzato e seguito in
tutte le fasi dell’indagine
museologica alla base di questo
contributo. Sono grata al prof.
Giuliano Volpe, per i preziosi
consigli ricevuti, alla prof.ssa
Grazia Semeraro per la disponibilità accordatami, a tutti i
funzionari della Soprintendenza ai Beni Archeologici della
Puglia da me contattati, in particolar modo, dott. Arcangelo
Alessio, Assunta Cocchiaro,
Angela Cinquepalmi, Marisa
Corrente, Medica Assunta
Orlando, Francesca Radina,
Anna Maria Tunzi Sisto,
Gemma Russo, Donata Venturo, per la cortese collaborazione prestata ai fini di questa
indagine. Ringrazio tutti i
Direttori e i Responsabili
Scientifici dei musei contattati,
per l’interesse dimostrato nei
confronti di questa ricerca e per
la fattiva collaborazione, concedendomi di pubblicare le
immagini delle ricostruzioni
esposte; non ultimo, il dott.
Andrea Ciacci per aver migliorato la forma e il contenuto di
questo contributo.
5
Il panorama d’indagine ha
preso in considerazione non
solo le “strutture museali” in
senso lato ma ogni tipologia
espositiva, come i centri di
documentazione, le mostre permanenti, i centri visita di aree
archeologiche, le raccolte
comunali, il museo diffuso, in
quanto strutture che ospitano
esposizioni destinate alla documentazione della storia di un
comprensorio. L’indagine ha
omesso tutti i restanti musei,

sono stati individuati 315 Centri Visita sparsi sul territorio nazionale: ad essi è
stata inviata via posta elettronica o, in qualche caso, attraverso la posta cartacea,
la scheda di censimento. I dati sono stati elaborati sulla base di 117 schede ritornate al mittente, corrispondenti al 37% dei Centri Visita attivi in Italia 2.
Come si può osservare, la prospettiva di potenziale analisi dei fenomeni è
molto limitata, sotto il profilo statistico, dalla percentuale delle adesioni al censimento. Tale consapevolezza, cresciuta insieme al tentativo di censire fenomeni
museali sui quali esistono dati esigui o difficilmente controllabili, come, p.es.,
sugli allestimenti storici, hanno ben presto portato a individuare nella scala regionale il livello idoneo di analisi. Un’indagine sugli allestimenti effettuata su questa
scala, infatti, riesce a documentare, grazie a sopralluoghi e controlli che abbattono
drasticamente la percentuale degli insuccessi (dovuti a schede non ritornate o mal
compilate, all’assenza di personale competente a reperire le informazioni richieste
ecc.) in fase di censimento. L’impegno di responsabilità assunto dal laureando (di
solito proveniente dalla Regione in cui effettua la raccolta delle informazioni),
diviene perciò strategico per ottenere risultati congrui, adatti a un commento di
tipo museologico e museografico. Una chiave di lettura di dettaglio ancora maggiore si può ottenere con una prospettiva di indagine mirata alla singola Provincia,
che è quella ideale per conoscere, p.es., le forme di gestione museale e/o le reti
costituite dai sistemi museali. Il fatto di affidare l’indagine a livello provinciale ad
un gruppo di laureandi conduce spesso ad un confronto dei dati censiti in fase
avanzata del lavoro, con effetti molto rilevanti dal punto di vista didattico, in termini di stimolo e sviluppo di capacità critiche di valutazione e commento, sollecitate dall’attività seminariale. Arrivo quindi alla conclusione, sottolineando come
la riflessione sugli allestimenti possa apportare nuovi elementi al dialogo tra
discipline umanistiche e tecniche, reso sempre più necessario dal progressivo affinarsi degli strumenti di analisi delle comunità antiche, di cui dispone oggi l’archeologia. Nel caso di una ricerca condotta sugli allestimenti storici ancora presenti nei musei italiani, si è giunti a considerare l’identità di musei miracolosamente conservati nell’allestimento originale, spesso ottocentesco, in qualche caso
addirittura settecentesco, quale espressione del pensiero scientifico dell’epoca, di
cui la forma museale esemplificava e traduceva i principi. Questa riflessione non
è caduta nel vuoto, se il lavoro dell’architetto di oggi ha inteso conservare, in un
vero e proprio restauro conservativo di alcune sale del Museo Topografico dell’Etruria a Firenze, la sintesi del pensiero archeologico e lo spirito originale dell’allestimento voluto da Luigi Adriano Milani alla fine dell’Ottocento 3.
(A.Z.)
Questo contributo 4 presenta gli esiti di una ricerca il più possibile sistematica
sui musei istituiti nella Regione Puglia che ospitano ed espongono raccolte
archeologiche 5 e propone un’analisi museologica degli standard qualitativi degli
allestimenti museali, con particolare attenzione all’utilizzo di ricostruzioni dell’ambiente archeologico, che costituiscono un valido supporto per la contestualizalcuni purtroppo dismessi (p. es. il Museo “Meo-Evoli” di Monopoli (BA), altri chiusi al pubblico per il trasferimento delle collezioni da un ente privato a uno pubblico (p. es. la Collezione
“Martini Carissimo” di Oria (BR) o il Museo “Romanazzi-Carducci” di Putignano) e altri ancora in fase di progettazione.

475
STORIA E ARCHEOLOGIA DELLA DAUNIA. In ricordo di Marina Mazzei - © 2008 · Edipuglia s.r.l. - www.edipuglia.it
1. - Scheda di censimento delle
ricostruzioni dell’ambiente
archeologico nei musei della
Regione Puglia.

6
Questo contributo nasce
come sintesi di un elaborato di
tesi triennale in Scienze dei
Beni Archeologici (“Le ricostruzioni dell’ambiente archeologico nei musei della Regione
Puglia”), discusso nell’A.A.
2003/2004 dalla scrivente, nell’ambito dell’insegnamento di
Museologia e Museografia dell’Università degli Studi di
Siena.
7
Lugli 1992; Boralevi,
Pedone 1995; Prete 1998, 1125; Forti 1998, 92-93 e 111145; Zifferero 1999, 407-441;
Tomea Gavazzoli 2003, Donati
2003.
8
Di Valerio 1999, Forti
1998, 92-93 e 111-145.
9
In questa nota sono contenute tutte le referenze di guide,
monografie, notiziari, cataloghi
di mostre, articoli e contributi
vari relativi ai musei presi in
considerazione. Riguardo alle
guide ai musei della Puglia, cfr.
De Juliis 1979; Regione Puglia
1997; Angiuli 1998; Appiano
2002, Natali 2004; alle guide e
cataloghi delle mostre: Fazia
1987; Alessio 1988; Mazzei
1995; Cocchiaro 1996; Jatta
1996²; Defacendis 1999; Russo
1999; Ciancio 2000; Caligiuri
2002; Cinquepalmi, Cocchiaro
2002; Riccardi 2003; a notiziari, articoli e contributi vari sulla
problematica museale in
Puglia, cfr.: L’Abbate 2001,
116-125; Cassiano 2001, 106110; Fazia 2001, 111-115; Pietropaolo 2001, 130-133; De
Paulis 2003, 83-88.
10
Sono ancora pochi i musei
che dispongono di un proprio
sito web. Al momento le norme
per la strutturazione di siti
internet museali sono costituite
soltanto dall’atto d’indirizzo
sui criteri tecnico-scientifici e
sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (art.
150, comma 6, D.L. n.
112/1998) promulgato dal

zazione di alcuni reperti e la documentazione, all’interno di un percorso espositivo, di un sito archeologico 6.
Il momento allestitivo esprime la sintesi più delicata dell’intero processo
conoscitivo, di cui deve farsi promotore un museo ed è finalizzato ad elaborare un
corretto messaggio comunicativo attraverso l’esposizione delle collezioni, dei
supporti informativi e di un apparato ricostruttivo dei contesti illustrati 7.
I visitatori con poca familiarità con gli oggetti esposti stabiliscono un forte
legame con le caratteristiche fisiche dello spazio allestito, creando punti di riferimento per pianificare il proprio circuito cognitivo.
L’oggetto musealizzato, a seguito del distacco dal proprio contesto d’origine e
la conseguente perdita di parte della sua identità, mostra di sé solo ciò che è percepibile visivamente, cioè la forma ed è grazie al supporto di adeguati strumenti
didattici, in primis gli apparati ricostruttivi, che acquista un nuovo linguaggio,
«una sorta di metalinguaggio, che sostituisce quello perduto con cui aveva comunicato quando era in uso», interpretato dall’intervento museologico allo scopo di
ricontestualizzare un originale ambiente archeologico 8.

Materiali e metodi
Ai fini di un’analisi museologica descrittiva è stata elaborata una scheda di
censimento, che prevede la compilazione di quattro campi informativi: i dati
“anagrafici” del museo, la tipologia delle raccolte archeologiche esposte, suddivise per macro-periodi, la tipologia delle ricostruzioni degli ambienti archeologici, i
criteri d’ordinamento degli spazi espositivi e la loro superficie (fig. 1).
Il reperimento delle informazioni è il risultato di una consultazione preliminare
di guide ai musei, su scala nazionale e regionale, collane, monografie, cataloghi,
articoli sui musei archeologici della Puglia 9, presenti in letteratura e di una ricerca
sul Web attraverso motori di ricerca specifici 10. Successivamente sono stati contattati i Responsabili Scientifici e gli organi amministrativi di competenza degli Enti
locali. ed è stata effettuata una visita autoptica per il 60% dei musei campionati.
Sono state individuate 69 istituzioni a cui è stata inviata la scheda sinottica: il
campione d’indagine è di 61 schede compilate, pari al 90% del totale dei musei
presi in considerazione.
Le schede sinottiche sono state inserite all’interno di un database informatico,
attraverso una maschera d’immissione dati, impostata secondo lo sviluppo della
scheda sinottica.
È stata, infine, realizzata una carta tematica della Regione Puglia in cui è possibile visualizzare tutti i musei censiti, suddivisi per Province e per tipologia d’or-

476
STORIA E ARCHEOLOGIA DELLA DAUNIA. In ricordo di Marina Mazzei - © 2008 · Edipuglia s.r.l. - www.edipuglia.it
2. - Carta sinottica delle strutture museali della Regione Puglia prese in considerazione per questo censimento:
1) Apricena (FG): Museo Civico; 2) San Severo (FG): Museo Civico; 3) Celenza Valfortore (FG): Raccolta Archeologica Comunale; 4) Troia
(FG): Museo Civico; 5) Lucera (FG): Museo Archeologico Civico “Giuseppe Fiorelli”; 6) Foggia: Museo Civico-Pinacoteca; 7) Foggia: Museo
Provinciale del “Territorio della Capitanata”; 8) Vico del Gargano (FG): Antiquarium Civico; 9) Vieste (FG): Museo Civico Archeologico
“Michele Petrone”; 10) Mattinata (FG): Collezione “Matteo Sansone”; 11) Mattinata (FG): Museo Civico; 12) Rignano Garganico: Museo
Civico di Grotta Paglicci; 13) Foggia (fraz.Arpinova FG): Passo Archeologico di Passo di Corvo; 14) Manfredonia (FG): Centro Visite del Parco
Archeologico di Siponto; 15) Manfredonia (FG): Museo Archeologico Nazionale; 16) Bovino (FG): Museo Civico “Carlo G. Nicastro”; 17)
Ascoli Satriano (FG): Museo Civico “Pasquale Rosario”; 18) Trinitapoli (FG): Museo Civico; 19) San Ferdinando di Puglia (FG): Museo Civico; 20) Barletta (BA): Antiquarium di Canne della Battaglia; 21) Canosa di Puglia (BA): Mostra Archeologica Permanente (Palazzo Sinesi); 22)
Canosa di Puglia (BA): Museo Civico; 23) Minervino Murge (BA): Museo Archeologico Civico; 24) Barletta (BA): Museo Civico Archeologico; 25) Trani (BA): Museo Diocesano; 26) Bisceglie (BA): Museo Archeologico Civico “Francesco Saverio Majellaro”; 27) Giovinazzo (BA):
Raccolta Archeologica Pro Loco; 28) Ruvo di Puglia (BA): Museo Archeologico Nazionale “Giovanni Jatta”; 29) Bitonto (BA): Museo Civico
“E. Rogadeo”; 30) Bitonto (BA): Museo Archeologico della Fondazione “De Palo-Ungaro”; 31) Bari: Museo Archeologico Provinciale; 32) Bari:
Museo Diocesano; 33) Gravina in Puglia (BA): Museo Archeologico Civico; 34) Gravina in Puglia (BA): Museo della Fondazione “Ettore
Pomarici Santomasi”; 35) Altamura (BA): Museo Archeologico Statale; 36) Acquaviva delle Fonti (BA): Mostra Archeologica Permanente; 37)
Rutigliano (BA): Museo Archeologico Civico “G. e P. Didonna”; 38) Conversano (BA): Museo Civico; 39) Gioia del Colle (BA): Museo
Archeologico Nazionale; 40) Fasano (BR): Museo Archeologico Nazionale di Egnazia; 41) Ostuni (BR): Museo di Civiltà Preclassiche della Murgia Meridionale; 42) Ceglie Messapica (BR): Museo Archeologico Comunale; 43) Latiano (BR): Museo della Fondazione “Ribezzi- Petrosillo”;
44) Mesagne (BR): Museo Archeologico Civico “Ugo Granafei”; 45) Brindisi: Area Archeologica “San Pietro degli Schiavoni”; 46) Brindisi:
Museo Archeologico Provinciale “Francesco Ribezzo”; 47) Oria (BR): Centro di Documentazione Messapica; 48) Grottaglie (TA): Museo delle
Ceramiche; 49) Taranto: Museo Archeologico Nazionale “Luigi Viola”; 50) Manduria (TA): Mostra Archeologica Permanente “Oltre le Mura”;
51) Manduria (TA): Raccolta Archeologica Comunale “Gatti”; 52) Avetrana (TA): Mostra Archeologica Permanente; 53) Lecce: Museo Archeologico-Pinacoteca Provinciale “Sigismondo Castromediano”; 54) Lecce: Museo del Teatro Romano- Fondazione “Memmo”; 55) Cavallino (LE):
Museo Diffuso “Sigismondo Castromediano”; 56) Maglie (LE): Museo Civico di Paleontologia e Paletnologia “Decio De Lorentiis”; 57) Muro
Leccese (LE): Museo Civico di “Borgo Terra”; 58) Gallipoli (LE): Museo Civico “Emanuele Barba”; 59) Alezio (LE): Museo Civico Messapico;
60) Poggiardo-Vaste (LE): Museo della Civiltà Messapica; 61) Ugento (LE): Museo Civico di Archeologia e Paleontologia “Salvatore Zecca”.

dinamento giuridico, in cui sono distinti i musei che, in ambito allestitivo, presentino solo raccolte archeologiche da quelli che espongano anche ricostruzioni dell’ambiente archeologico e da quelli attualmente chiusi al pubblico (fig. 2).

La nascita dei musei archeologici nella Regione Puglia: dalle collezioni antiquarie al museo diffuso
Ministero per i Beni e le Attività Culturali e da alcuni cenni
relativi alle tecnologie in uso
per la comunicazione museale
nel D.M. 25/7/2000. Cfr. Lamberti 2003, 14-16.
11
Guzzo 1999, 65-76.

L’istituzione di collezioni e di musei archeologici in Puglia è un fenomeno che
si manifesta relativamente tardi, rispetto al contesto italiano, intorno alla prima
metà del XIX secolo (figg. 3-4-5) 11.
Nel 1820 è istituita a Ruvo di Puglia (BA) una Collezione privata per volere
dell’archeologo Giovanni Jatta senior, in cui i vasi sono sistemati secondo un criterio di “bellezza” seguendo il gusto dell’epoca. Il Museo Jatta è tra i pochi in Ita477

STORIA E ARCHEOLOGIA DELLA DAUNIA. In ricordo di Marina Mazzei - © 2008 · Edipuglia s.r.l. - www.edipuglia.it
3. - Il grafico illustra l’istituzione dei musei che presentano
raccolte archeologiche nella
Regione Puglia, in funzione del
tempo, a partire dagli anni
Venti del XIX secolo.

4. - Il grafico illustra la suddivisione per Province dei musei
archeologici della Regione
Puglia.

5. - Il grafico a torta illustra le
tipologie di ordinamento giuridico dei musei archeologici
della Regione Puglia.

478
STORIA E ARCHEOLOGIA DELLA DAUNIA. In ricordo di Marina Mazzei - © 2008 · Edipuglia s.r.l. - www.edipuglia.it
Contributo alla ricerca sulla ricostruzione dell’ambiente archeologico nei musei della Puglia

12

Zifferero 2004, 59-81.
Morigi Govi, Mottola
Molfino 1996; Visser Travagli
2004, 50-58.
13

lia che conserva ancora oggi la disposizione originaria, di matrice collezionisticoantiquaria. Nel 1991 lo Stato ha provveduto ad acquistarlo, istituendo il Museo
Archeologico Nazionale “Giovanni Jatta” 12.
Nella seconda metà dell’Ottocento, come conseguenza delle leggi eversive del
1866 che permisero la soppressione degli enti ecclesiastici e l’incameramento da
parte del demanio dei loro beni, affidati alle Province, nasce nel 1875 il Museo
Archeologico Provinciale di Bari.
Il Museo-Pinacoteca “Sigismondo Castromediano” di Lecce fu istituito nel
1868 con delibera della Provincia di Terra d’Otranto, per volere del Duca di
Cavallino al quale è ora dedicato e nel 1967 è passato in gestione alla Provincia di
Lecce.
In questi anni sono istituiti tra i più notevoli musei civici e statali, che costituiscono la “pietra miliare” per la realtà archeologica museale pugliese: il Museo
Archeologico Nazionale “Luigi Viola” di Taranto, il Museo Civico “Giuseppe
Fiorelli” di Lucera, il Museo Civico di Foggia, il Museo Civico Archeologico di
Canosa, il Museo Civico di Barletta e la Casa-Museo “Ettore Pomarici Santomasi” di Gravina in Puglia.
Dopo la stasi degli anni a cavallo e immediatamente successivi ai conflitti
mondiali, un deciso incremento dell’istituzione di musei civici si manifesta
negli anni Settanta, come risposta all’attuazione dell’ordinamento regionale
nel 1970 e al trasferimento alle Regioni delle funzioni amministrative statali
in materia di musei e biblioteche d’enti locali, stabilito nel D.P.R. 14/1/1972
n. 3 13.
Un particolare cenno merita una categoria di musei gestiti dagli Enti privati e
dalle Fondazioni, le case-museo, che costituiscono una tipologia espositiva unica
nel loro genere. Si tratta di dimore storiche di famiglie agiate, di rilevante interesse storico-artistico, in quanto “contenitori” di suppellettili, mobili d’epoca e delle
più varie collezioni: archeologiche, numismatiche, gallerie d’arte, collezioni d’abiti d’epoca, d’armi, di libri e di pergamene antiche, di strumenti vari, esposti
secondo criteri tipologici tipici del collezionismo antiquario.
In Puglia esistono tre realtà di spiccato pregio come il Palazzo Jatta a Ruvo di
Puglia (BA) che ospita anche il Museo Archeologico Nazionale, il Museo della
Fondazione “Ettore Pomarici Santomasi” di Gravina in Puglia (BA) e il Museo
della Fondazione “Ribezzi-Petrosillo” di Latiano (BR), di recente istituzione.
È interessante rilevare come negli ultimi dieci anni nella Regione siano stati
istituiti undici musei civici, come risposta ad una politica legislativa di matrice
federalista che ha riconosciuto la funzione di valorizzazione alle Regioni e agli
Enti Locali, con la L. 59/1997, la cd. “legge Bassanini”, e il conseguente D. Lgs.
112/1998.
Talvolta questi musei nascono all’interno di programmi di riqualificazione del
territorio, che promuovono lo sviluppo di un turismo culturale. Analogamente
sta maturando, però, un motivo di riscoperta autentica della cultura locale, che
muove dal recupero dell’identità come reazione all’omologazione culturale: è
fondamentale studiare una comunicazione rivolta agli stessi membri della
comunità, che ne sono i principali fruitori, per poi rivolgerla a pubblici esterni,
di tipo turistico.
Nel 2003 è stato inaugurato il Museo Diffuso “Sigismondo Castromediano” di
Cavallino (LE), progettato dall’Università degli Studi di Lecce, con due finalità:
479

STORIA E ARCHEOLOGIA DELLA DAUNIA. In ricordo di Marina Mazzei - © 2008 · Edipuglia s.r.l. - www.edipuglia.it
Andrea Zifferero - Maria Rosaria Acquaviva

diventare un “Cantiere Scuola” per gli studenti della Facoltà di Beni Culturali e la
Scuola di Specializzazione in Archeologia dell’Ateneo leccese, e un Parco
archeologico per il recupero e la valorizzazione del sito di Cavallino, un insediamento messapico fortificato d’età arcaica.
L’aspetto particolarmente innovativo del Museo Diffuso consiste nel suo
approccio metodologico, che concilia, all’interno dei percorsi museali, l’archeologia con il paesaggio rurale e con le trasformazioni operate dall’uomo nel corso dei
secoli, promuovendone la risorsa storico-ambientale nell’offerta turistica.
È stata realizzata all’ingresso del Museo Diffuso una piattaforma sopraelevata
per una fruizione dall’alto dell’intero sito archeologico, un “balcone sulla storia”come lo ha definito il prof. Francesco D’Andria, Responsabile Scientifico del progetto, - dove è stato installato un totem multimediale per effettuare una visita guidata virtuale a 360°, attraverso il touch-screen. L’installazione della postazione
rientra nel progetto «Land-Lab. Laboratorio Multimediale di Ricerca, Formazione
e Comunicazione sui Paesaggi archeologici» (cfr § 4.2.6. e n. 24).
Alcuni risultati dell’indagine museologica

14
Morigi Govi, Mottola
Molfino 1996; Cabasino 1999,
515-526; L’Abbate 2001, 116125.
15
La questione degli scavi
clandestini ad opera dei tombaroli e del commercio europeo e
soprattutto transoceanico dei
corredi sepolcrali di numerose
necropoli è il principale male
di cui ha sofferto nei secoli
scorsi il patrimonio archeologico pugliese, la cui tutela è
garantita dalla Soprintendenza
non senza qualche difficoltà.
Cfr: Graepler, Mazzei 1996;
Pessia 2005, 60-63.

Gli allestimenti e le problematiche legate alle ricostruzioni dell’ambiente archeologico
In Puglia, la maggioranza dei musei istituiti più di un secolo fa si è formata a
seguito di collezioni private, il cui gusto antiquario e collezionistico si ripropone
ancora oggi nelle esposizioni, con criteri espositivi a prevalente carattere tipologico, in mobili o vetrine d’epoca che non consentono, pertanto, di allestire un percorso espositivo adattabile alle esigenze del pubblico e integrato con supporti
didattici, ormai considerati funzionali ai moderni principi d’allestimento museale.
Altra problematica comune a molti musei, soprattutto civici, è d’essere ospitati in sedi storiche, cosa che comporta una serie di condizionamenti, dovuti ai
vincoli di tutela dello stesso immobile e l’assenza di figure professionali competenti per una gestione scientifica e allo stesso tempo manageriale del museo
in questione 14.
Talvolta si tratta di reperti archeologici sequestrati e frutto di scavi clandestini,
prevalentemente corredi tombali, di cui è possibile conoscere eventualmente la
provenienza, ma di cui è stata irrimediabilmente perduta una documentazione
stratigrafica, necessaria per ricostruire l’architettura tombale e i processi legati al
culto e al rituale funerario 15.
Sino agli anni Ottanta, i musei esponevano le proprie collezioni nei medesimi
allestimenti realizzati al momento dell’istituzione: il riallestimento delle sale
espositive, in una veste museografica moderna, è avvenuto soprattutto nell’ultimo
quindicennio (fig. 6).
Nell’ultimo decennio, inoltre, si è riscontrata una crescita lineare dei plastici,
dei calchi, degli strumenti interattivi, delle ricostruzioni 3D e di quelle virtuali (fig.
7). Leggendo e confrontando gli stessi dati per Province, si osserva come i musei
della Provincia di Bari, seguiti da quelli delle Province di Foggia e Lecce detengano il primato della maggiore presenza di ricostruzioni, all’interno dei percorsi
espositivi, mentre quelli di Brindisi presentano esclusivamente un numero consistente di plastici e calchi. I musei presi in considerazione per la Provincia di Taranto presentano ben poche ricostruzioni e sono completamente privi dei nuovi stru-

480
STORIA E ARCHEOLOGIA DELLA DAUNIA. In ricordo di Marina Mazzei - © 2008 · Edipuglia s.r.l. - www.edipuglia.it
Contributo alla ricerca sulla ricostruzione dell’ambiente archeologico nei Musei della Puglia

6. - Il grafico mette a confronto
la data dell’ultimo allestimento
delle sale espositive (colonne
in grigio scuro) con la data dell’istituzione del medesimo
museo (colonne in grigio chiaro).

7. - Il grafico illustra l’introduzione delle varie tipologie ricostruttive dell’ambiente archeologico nei percorsi museali
dagli anni Cinquanta ad oggi.

menti informatici. Tale risultato è indice di una mancanza di strutture museali
adeguate, per esempio la
chiusura temporanea del
Museo Archeologico Nazionale “Luigi Viola” di Ta- 8. - Il grafico illustra la presenza delle varie tipologie ricostruttive dell’ambiente archeologico all’interno dei percorranto, dal gennaio 2000, per si museali, confrontate per Province.
lavori di ristrutturazione e
l’allestimento poco adeguato di una piccola parte del materiale archeologico presso
Palazzo Pantaleo e, più in generale, uno scarso impegno ad una programmazione
culturale integrata (fig. 8).
481

STORIA E ARCHEOLOGIA DELLA DAUNIA. In ricordo di Marina Mazzei - © 2008 · Edipuglia s.r.l. - www.edipuglia.it
Andrea Zifferero - Maria Rosaria Acquaviva

Di fondamentale importanza si sono rivelate le ricerche sistematiche condotte
negli ultimi decenni dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici della Puglia,
molto spesso affidate ad équipes d’archeologi degli Atenei pugliesi, in collaborazione con altre prestigiose Università italiane ed internazionali, che hanno portato
alla luce un cospicuo patrimonio di dati sul popolamento di questa Regione.
Gli studi e i risultati di tali ricerche sono confluiti come mostre permanenti
all’interno dei musei locali e talvolta hanno dato origine all’istituzione ex novo di
musei che documentano la storia del proprio territorio, come il Museo Civico
“Borgo Terra” di Muro Leccese (LE) e il Museo Diffuso “Sigismondo Castromediano” di Cavallino (LE).

Le ricostruzioni dell’ambiente archeologico
16

Questo genere di spettacolo fu inventato in Inghilterra
verso il 1796 e poi fu modificato da due distinti pittori francesi, Bouton e Daguerre, ed ebbe
luogo per la prima volta in
Parigi nel luglio del 1822 con
l’esposizione di un quadro rappresentante l’interno della Cattedrale di Cantorbery.
17
Angela 1988, 130-132.
18
I due diorami sono stati
commissionati nel 2002 ad un
noto Studio di grafica di Firenze, la “Inklink”, dal Dipartimento di Beni Culturali dell’Università degli Studi di Lecce,
in occasione dell’allestimento
della mostra “Klaohi Zis: il
culto di Zeus a Ugento”, in cui
è stata esposta, dopo 41 anni
dalla sua scoperta, la statuetta
bronzea di Zeus Stilita, conservata presso il Museo Archeologico Nazionale di Taranto; l’inaspettato successo della
mostra ha consentito di ottenere la realizzazione di un calco
da esporre all’interno di un percorso museale dedicato al culto
locale della divinità.
19
D’Andria, Dell’Aglio
2002, 48-57.
20
Forti 1998, 92-93. Le
riproduzioni in scala, secondo
Alfredo Forti, hanno lo stesso
valore esplicativo delle ricostruzioni reali ed un forte
impatto emotivo sul visitatore.
La loro eterogeneità di dimensione impedisce confronti e
riferimenti concreti e li oggettiva ad informazione scientifica.

I diorami. Il termine diorama (dal greco di£ √r£w “guardare attraverso”) si
riferisce ad una forma di ostensione che presenta alla vista dello spettatore, situato nel centro di una sala di forma circolare, l’immagine di grandi fenomeni della
natura, del complesso di una città, di una veduta pittoresca, dell’interno di un
ambiente ecc. 16.
Oggi con diorama s’intende di solito un modello tridimensionale che riproduce
fedelmente un certo scenario: presenta, in genere, una forma ad anfiteatro con una
parete a semicerchio con raffigurazioni grafiche; uno degli aspetti più interessanti
nel diorama è la continuità tra gli oggetti tridimensionali esposti e quelli bidimensionali dipinti 17.
Questo espediente è stato introdotto nell’ambiente museologico d’alcuni paesi
europei e nord-americani, come una particolare tipologia ricostruttiva; è stato utilizzato tra gli anni Venti e Cinquanta all’interno di musei naturalistici o paleontologici,
in cui prevaleva il gusto per l’esotico e solo negli ultimi anni ha abbracciato altre
discipline, tra cui la Preistoria.
Il diorama è poco frequente all’interno degli allestimenti di raccolte archeologiche, giacché in Italia il suo utilizzo è piuttosto tardo, ed è assente nei musei
archeologici della Puglia.
Fa eccezione il Museo Civico di Archeologia e Paleontologia “Salvatore
Zecca” di Ugento (LE), attualmente chiuso al pubblico per lavori di ristrutturazione della sede, che espone due diorami “alla francese”, vale a dire due enormi
opere pittoriche che occupano per intero due pareti di una sala espositiva, ricreando uno sfondo suggestivo, ad impatto tridimensionale, con l’intento di riprodurre
il contesto d’appartenenza degli oggetti esposti 18.
I due diorami riproducono scene di vita quotidiana riguardanti il culto di Zeus,
raffiguranti il temenos all’interno del quale si svolgevano i sacrifici e le libagioni
in onore della divinità 19 (fig. 9).
I plastici. Il plastico è la rappresentazione in scala naturale o ridotta, in rilievo,
in gesso o in altro materiale di un contesto archeologico, sia esso un sito, un edificio, una particolare struttura architettonica o un qualunque oggetto archeologico 20.
Si tratta di un supporto informativo, di grande presa per il pubblico per l’immediatezza della comunicazione: per questa ragione, insieme ai costi di realizza-

482
STORIA E ARCHEOLOGIA DELLA DAUNIA. In ricordo di Marina Mazzei - © 2008 · Edipuglia s.r.l. - www.edipuglia.it
Contributo alla ricerca sulla ricostruzione dell’ambiente archeologico nei musei della Puglia

9. - Visione d’insieme dei due
diorami “alla francese” che
documentano il culto messapico della divinità all’interno del
recinto sacro, con scene di libagione e di sacrificio (Museo
Civico di Archeologia e Paleontologia “Salvatore Zecca” di
Ugento, Lecce).

zione, è una delle tipologie più utilizzate; permette, inoltre, di introdurre le riproduzioni in scala di contesti archeologici non visitabili o non più visibili nella loro
interezza o di ricostruzioni di un determinato territorio.
Sono 18 i musei archeologici pugliesi che espongono uno o più plastici all’interno delle sale espositive, pari al 29% del totale dei musei censiti. Complessivamente sono esposti 28 plastici, tra i quali i due più antichi sono stati realizzati nel
1960 per il primo allestimento dell’Antiquarium di Canne della Battaglia (BA) e
riproducono l’area dell’Acropoli e lo schieramento dell’esercito annibalico durante la Seconda Guerra Punica.
I restanti plastici sono stati realizzati dagli anni Novanta e riproducono principalmente ambienti archeologici d’età preistorica, protostorica e classica: villaggi,
capanne, necropoli o singole tombe oppure situazioni di scavo e siti archeologici.
Il Museo Civico di “Borgo Terra” di Muro Leccese (LE), inaugurato nell’aprile
2004, espone al centro della sala principale un plastico ricostruttivo che riproduce
in scala 1: 20 il borgo medievale fortificato, denominato “Borgo Terra”, prima del
cruento attacco sferrato dai Turchi Ottomani alla città d’Otranto nel 1480. Nel
1999, in occasione del restauro del Palazzo del Principe, un’équipe del prof. Paul
Arthur ha condotto indagini stratigrafiche che hanno permesso di conoscere le
dinamiche storiche del Salento in quel periodo di trapasso tra Medioevo e Rinascimento. L’Università di Lecce ha curato la realizzazione di una mostra permanente,
la prima del genere in Puglia, sulla storia di un borgo medievale (fig. 10).

21

Il primo calco fu realizzato a Pompei nel 1863: a Giuseppe Fiorelli, direttore degli
scavi, si deve l’idea di riempire
con del gesso liquido le cavità
lasciate dal disfacimento dei
corpi e degli altri materiali
organici nelle pomici.

I calchi. Il calco è una tipologia di ricostruzione piuttosto semplice da realizzare, in quanto si ottiene una copia dell’oggetto originale attraverso il riempimento dell’impronta ricavata, calcandovi sopra materiale molle 21.
Il calco rappresenta una tipologia ricostruttiva di largo consumo: è principalmente usata per riprodurre oggetti che non possono essere direttamente musealizzati, come sepolture in fase di scavo, fornaci o reperti in materiale facilmente
deperibile o in cattivo stato di conservazione.
Nel territorio regionale analizzato sono 17 i musei che espongono al loro interno
uno o più calchi, pari al 24% del totale dei musei censiti. In tutto sono presenti 45
483

STORIA E ARCHEOLOGIA DELLA DAUNIA. In ricordo di Marina Mazzei - © 2008 · Edipuglia s.r.l. - www.edipuglia.it
Andrea Zifferero - Maria Rosaria Acquaviva

10. - Particolare del plastico ricostruttivo del borgo medievale
fortificato di “Borgo Terra”
(XV sec. d.C. ) realizzato dallo
Studio RomaTre s.c.a.r.l. (Museo Civico di “Borgo Terra” di
Muro Leccese, Lecce).

calchi, realizzati soprattutto a partire dagli anni Ottanta, che riproducono ceramiche,
fornaci, statue-stele ma soprattutto sepolture d’età preistorica.
Ad esempio, il Museo Archeologico Nazionale di Manfredonia ha realizzato
nel 2001 tre calchi di stele daunie per la fruizione dell’utenza non vedente, accentuando i rilievi delle decorazioni affinché possano essere percepite grazie al tatto.

22
Becchetti, Lanciano 1999,
443-450.

Le stratigrafie. Le stratigrafie sono rappresentazioni grafiche o ricostruzioni
reali delle sezioni del terreno, indagate durante lo scavo archeologico, per mettere
in luce la stratificazione geologica e antropica, dovuta alla frequentazione umana
in un determinato sito, distinguendo gli strati di matrice differente contenenti
reperti utili per stabilire una cronologia relativa.
Si tratta di un artificio ricostruttivo alquanto specifico, di non immediata percezione per un pubblico ‘non addetto ai lavori’, richiedendo precise conoscenze di
stratigrafia e dei processi di sedimentazione dei depositi archeologici 22.
Ciononostante, se d’immediata interpretazione grafica, la stratigrafia ha un
valore didattico potenzialmente elevato perché rende visivamente l’idea di come
si siano susseguite le varie facies culturali dando luogo a stratificazioni del terreno, osservabili nei bacini stratigrafici che sono indagati durante le campagne di
scavo archeologico.
Sono stati individuati solo tre musei che presentano ricostruzioni stratigrafiche
d’ambiente archeologico, pari al 5% del totale dei musei censiti: si tratta dell’Antiquarium di Canne della Battaglia (BA), del Museo Civico Archeologico “Francesco Majellaro” di Bisceglie (BA) e del Centro Visita del Parco Archeologico di
Siponto a Manfredonia (FG).
La più antica stratigrafia risale al 1960 ed è quell’esposta presso l’Antiquarium
di Canne. La colonna stratigrafica riproduce in dimensioni reali il saggio eseguito
nei pressi della Porta dell’Acropoli del vicus di Canne, nel corso degli scavi condotti da Fernanda Tinè Bertocchi e costituisce una testimonianza del primo allestimen-

484
STORIA E ARCHEOLOGIA DELLA DAUNIA. In ricordo di Marina Mazzei - © 2008 · Edipuglia s.r.l. - www.edipuglia.it
Contributo alla ricerca sulla ricostruzione dell’ambiente archeologico nei musei della Puglia

11. - Visione d’insieme della
sezione stratigrafica degli scavi
preistorici della grotta S. Croce
e del calco dell’impronta di una
stuoia in fibre vegetali rinvenuta negli strati di frequentazione
neolitica (Museo Civico Archeologico “F. Saverio Majellaro” di Bisceglie, Bari)

23
24

Caligiuri 2002.
Prete 1998, 11-25 e 44-58.

to, realizzato negli anni Sessanta. Sono documentati 15
livelli stratigrafici e 4 strati
principali, per un’altezza
complessiva di 3,50 metri;
all’interno di ciascuno strato
sono stati riprodotti i vari
reperti rinvenuti, tra cui
quelli ceramici, utili per fornire una cronologia relativa
della sedimentazione dello
strato. Sono presenti livelli
che testimoniano la presenza di un insediamento indigeno dall’età preistorica a
quella medievale.
Il Museo Civico
Archeologico “Francesco
S. Majellaro” di Bisceglie
(BA) espone accanto ai
reperti rinvenuti nella
Grotta di Santa Croce, di
cui si conoscono gli strati
di frequentazione tra l’Età del Bronzo e il Paleolitico Medio, la sequenza stratigrafica della trincea effettuata dagli scavi diretti da Luigi Cardini e Francesco
Saverio Majellaro negli anni Cinquanta, ripresi nel 1997 in un lavoro di sinergia
tra la Soprintendenza ai Beni Archeologici della Puglia e l’Università degli Studi
di Bari e di Siena. Alla base dei livelli neolitici della colonna stratigrafica è stato
posizionato il calco di una sensazionale scoperta avvenuta con la ripresa degli
scavi nel 1997: una stuoia in fibre vegetali, conservatasi pressoché intatta, risalente alla prima metà del V millennio (fig. 11) 23.
Le ambientazioni e le ricostruzioni 3D. Queste due tipologie ricostruttive sono
analizzate insieme, giacché si equivalgono nel loro intento di riprodurre verosimilmente un contesto archeologico: la prima lo fa riallestendo quello che doveva
essere il contesto naturale e antropico, la seconda, ricostruendolo così come doveva essere in origine grazie anche all’ausilio dei reperti archeologici, delle fonti
scritte e iconografiche.
Tali ricostruzioni, che presentano indubbi pregi ai fini della comunicazione, servono ad attirare la curiosità del visitatore, attivando i processi interpretativi degli
oggetti esposti, pur incorrendo nel rischio di ricreare un effetto scenografico, con il
risultato di distrarre l’attenzione del visitatore dalla percezione del singolo oggetto.
È necessario, infatti, che la lettura di un simile apparato ricostruttivo avvenga
“ricontestualizzando” l’oggetto all’interno del percorso espositivo, integrandolo
con le altre testimonianze esposte per documentare i processi storici e umani 24.
Il soggetto principalmente ricostruito è il contesto sepolcrale, nelle sue varie
tipologie.
Le ambientazioni esposte sono complessivamente 18 e sono presenti in 13
485

STORIA E ARCHEOLOGIA DELLA DAUNIA. In ricordo di Marina Mazzei - © 2008 · Edipuglia s.r.l. - www.edipuglia.it
Andrea Zifferero - Maria Rosaria Acquaviva

12. - Particolare della ricostruzione di un telaio verticale di
VI-IV secolo a.C. all’interno
dell’ambientazione di un’ipotetica stanza del telaio di una
casa greca di età classica
(Museo Archeologico Nazionale di Gioia del Colle, Bari).

25
Gli affreschi, acquistati
dallo Stato italiano nel 1956,
sono stati distaccati dalle pareti
della grotta originaria dall’Istituto Centrale del Restauro di
Roma, e dallo stesso restaurati
sino al 1958. Hanno rappresentato l’Italia all’Esposizione
Universale di Bruxelles nel
1958, riscuotendo grande successo. In seguito sono stati
esposti ai Mercati Traianei a
Roma, ad Atene, a Bari ed a
Lecce per ritornare a Gravina
nel 1968, dove sono tuttora
conservati, presso il locale
museo.

musei, pari al 21% del totale dei musei censiti: si tratta di una tipologia ricostruttiva introdotta nei musei della Puglia soltanto nell’ultimo decennio.
La prima realizzazione è stata una sepoltura con corredo tombale, databile al IVIII sec. a.C., ricostruita nel Museo Civico di San Severo (FG) e realizzata nel 1995.
Il Museo Archelogico Nazionale di Gioia del Colle (BA) espone un’ambientazione, realizzata nel 2004 per la mostra “I fili della meraviglia” nell’ambito dell’iniziativa ministeriale “Moda Costume Bellezza nell’Italia antica”, che riproduce
verosimilmente una stanza del telaio di una casa greca d’età classica, con la ricostruzione di un telaio verticale di VI-IV sec. a.C. (fig. 12).
Le ricostruzioni 3D privilegiano i complessi architettonici e gli ambienti tombali: sono presenti in 12 musei, pari al 18% del totale dei musei censiti e sono
state introdotte dalla fine degli anni Novanta.
La più antica ricostruzione tridimensionale è stata realizzata nel 1968 in due vani
al piano terra del Museo della Fondazione “E. Pomarici Santomasi” di Gravina in
Puglia (BA) e riguarda un intero complesso architettonico ipogeico: la Cripta rupestre di San Vito Vecchio, con affreschi bizantineggianti datati al XIII-XIV secolo 25.
Il Museo Civico di Foggia, nella sezione archeologica dedicata a Marina Mazzei in cui è ripercorsa la storia della Daunia antica, propone grazie ad un moderno
allestimento museografico la ricostruzione tridimensionale di due importanti
testimonianze provenienti da Arpi, un importante centro dauno, fondato nel IX
secolo. La prima riguarda la Tomba dei Cavalieri (fine IV sec. a.C.), caratterizzata da importanti pitture che rimandano alla tradizione pittorica d’influenza campana, ed è stata interamente smontata e ricostruita all’interno di una sala al piano
terra del museo. La seconda riguarda l’Ipogeo della Medusa (III-II sec. a.C.), di
cui è stata ricostruita la camera funeraria e l’ingresso monumentale, inserendo gli
elementi architettonici conservati.

486
STORIA E ARCHEOLOGIA DELLA DAUNIA. In ricordo di Marina Mazzei - © 2008 · Edipuglia s.r.l. - www.edipuglia.it
Contributo alla ricerca sulla ricostruzione dell’ambiente archeologico nei musei della Puglia

13. - Ricostruzione grafica virtuale dell’ingresso e della
camera sepolcrale dell’Ipogeo
della Medusa (III-II sec. a.C.)
(Museo Civico di Foggia).

Il museo, inoltre, presenta un plastico ricostruttivo del villaggio neolitico trincerato (5000-3500 a.C.) rinvenuto in località Passo di Corvo, dove è stata ricostruita una capanna neolitica, a grandezza naturale, con pozzi, covoni di fieno, silos e
recinti per gli animali 26. All’interno di una sala è stata installata una postazione
informatica per la visita guidata virtuale della sezione archeologica del museo.

26

Lo scavo venne iniziato
negli anni ’60 da John
Bradford, autore della scoperta
dei villaggi trincerati del Tavoliere grazie all’interpretazione
di foto aeree, e fu completato
tra il 1965 e il 1982 con un’esplorazione sistematica condotta dal prof. Santo Tinè dell’Università degli Studi di Genova.
È stato realizzato negli anni ’90
il Parco Archeologico in cui è
possibile osservare dall’alto le
tracce archeologiche dei resti
dei fossati circolari a “C” e i
resti di una capanna rettangolare absidata, con pavimento
lastricato, muri con zoccolo in
pietra realizzato con la tecnica
“a spina di pesce” e tetto a doppio spiovente.

La comunicazione multimediale: le ricostruzioni virtuali e gli strumenti interattivi. I sistemi interattivi, introdotti all’interno dell’esposizione museale nell’ultimo decennio, si rivelano uno strumento didattico funzionale a un grado di coinvolgimento percettivo maggiore del pubblico, favorendo un processo d’apprendimento differenziato e adeguato all’interesse dell’utente.
Le ricostruzioni virtuali sono una tipologia di supporto didattico, introdotto
nei musei della Puglia a partire dalla fine degli anni Novanta: attraverso lo studio
del contesto archeologico e naturalistico, l’analisi dei dati e dei materiali rinvenuti e utilizzando le potenzialità degli strumenti informatici, consentono di riprodurre integralmente strutture non più visibili o parzialmente distrutte o di ricostruire,
ad esempio, ambienti in grotta, villaggi, complessi architettonici, attraverso illustrazioni grafiche o filmati multimediali.
I musei che presentano ricostruzioni virtuali corrispondono al 10% del totale
dei musei censiti.
Le ricostruzioni grafiche, contenute all’interno dei pannelli esplicativi, restano il
mezzo più versatile ed efficace per una divulgazione didattica, soprattutto per i costi
contenuti di realizzazione, pur avendo minore impatto emotivo nel visitatore (fig. 13).
Queste ultime sono, inoltre, utilizzate come base per le applicazioni multimediali: percorsi multimediali, ricostruzioni 3d, animazioni, video o dvd.
487

STORIA E ARCHEOLOGIA DELLA DAUNIA. In ricordo di Marina Mazzei - © 2008 · Edipuglia s.r.l. - www.edipuglia.it
Andrea Zifferero - Maria Rosaria Acquaviva

27
Riguardo al progetto
“Landlab” cfr. D’Andria F., Semeraro G. 2006, The LandLab
project. Multimedia Laboratory
for research, education and
communication regarding archaeological landscapes, in Archaeological Computing Newsletter, 64, June 19-22 oppure visita l’indirizzo: http:// landlab.unile.it.

Il Museo Civico di “Borgo Terra” di Muro Leccese (LE) offre al visitatore la
possibilità di “passeggiare” virtualmente tra i vicoli del sito fortificato di Borgo
Terra, la cui ricostruzione virtuale è stata curata dal Laboratorio d’Archeologia
Medievale dell’Università degli Studi di Lecce: sono stati realizzati alcuni filmati
multimediali che riproducono la vita quotidiana all’interno del Borgo, l’impianto
urbanistico, le attività produttive e quelle commerciali. È possibile visionare dei
trailers all’interno del sito web del museo.
Il Museo Civico di Paleontologia e Paletnologia “D. de Lorentiis” di Maglie
(LE), espone contenuti di rigore scientifico con linguaggi diversificati e con un
allestimento museografico fortemente didattico, grazie a un ambiente distensivo,
quasi ludico, che permette al visitatore di ripercorrere le tappe dell’evoluzione del
Salento meridionale dall’epoca cretacica sino alle soglie dell’età del Ferro, aprendo cassetti, sbirciando in fori luminosi, ascoltando il commento di una ricostruzione audiovisiva, giocando con la multimedialità delle stazioni informatiche.
In genere, per “strumenti interattivi” s’intende una tipologia di strumenti tecnologici avanzati e presenti all’interno di musei tecnico-scientifici. In questo caso
si fa riferimento a quegli strumenti informatici di recente introduzione all’interno
delle sale espositive dei musei archeologici: le postazioni PC o i totem che consentono al visitatore di interagire mediante il “touch-screen”, al fine di effettuare
una visita virtuale tra le sale del museo o visionare filmati o altro materiale d’approfondimento.
Dal 1999 sono solo 11 i musei archeologici della Puglia, corrispondenti al
18% del totale dei musei indagati, ad aver introdotto all’interno delle sale espositive le postazioni informatiche o i totem.
Alcuni di questi totem rientrano in uno degli obiettivi della comunicazione
multimediale, una delle attività di un progetto avviato dall’Università degli Studi
di Lecce nel 2003, che ha come scopo la valorizzazione e fruizione del Patrimonio
culturale, storico-artistico e archeologico della Puglia e della Sicilia, mediante
l’utilizzo di tecnologie avanzate.
Si tratta del progetto “LAND-LAB Laboratorio multimediale di ricerca, formazione e comunicazione sui Paesaggi archeologici” che, oltre alla realizzazione
di un Sistema Informativo multimediale, promuove la comunicazione dei beni
culturali, attraverso la ricostruzione scientifica dei contesti archeologici e dei paesaggi antichi e la realizzazione di “prodotti di comunicazione diversificati” a
seconda del tipo di fruizione e della tipologia d’utente 27.
Ad esempio, per il Museo Provinciale “S. Castromediano” di Lecce sono stati
progettati nuovi totem multimediali a “didattica aumentata”, interattivi, con visione stereoscopica e con un doppio livello informativo: un primo livello con informazioni generiche e un secondo livello, più approfondito e scientifico, che prevede la possibilità di consultare schede d’approfondimento. È prevista, inoltre, l’installazione di un “periscopio virtuale” che permette di esplorare un modello 3D in
“stereoscopia naturale”, attraverso il movimento del proprio corpo ed utilizzando
una consolle ergonomica per il controllo della navigazione.
È stato raggiunto un accordo con le istituzioni pubbliche delle aree coinvolte
nell’attività di ricerca (Province di Brindisi, Lecce, Taranto) per l’installazione di
una serie di totem multimediali, all’interno dei musei locali, che permettono al
visitatore di conoscere i risultati delle attività promosse dal progetto e di visionare
contenuti multimediali interattivi dei principali siti archeologici, oggetto delle

488
STORIA E ARCHEOLOGIA DELLA DAUNIA. In ricordo di Marina Mazzei - © 2008 · Edipuglia s.r.l. - www.edipuglia.it
Contributo alla ricerca sulla ricostruzione dell’ambiente archeologico nei musei della Puglia

attività di ricerca. I musei che dispongono, o disporranno a breve di questi totem
sono il Museo Diffuso di Cavallino (LE), il Museo Archeologico della Civiltà
Messapica di Vaste (LE), di Acquarica (LE), il Centro di Documentazione Messapica di Oria (BR).
Sono state realizzate delle applicazioni multimediali fruibili attraverso i totem
e sottoforma di trailers sull’home page del sito web: si tratta di video tradizionali
o stereoscopici sui principali insediamenti messapici indagati e ricostruiti, un
film-layer sul mestiere dell’archeologo e un modello interattivo 3d di un quartiere
della città messapica di Cavallino nel VI secolo, interamente navigabile e con
schede d’approfondimento.

Prospettive future

28
La nuova Provincia è stata
istituita con la L. 148/2004:
diventerà operativa secondo i
termini di legge nel 2008 ed è
attualmente in attesa dello Statuto. La Provincia comprende
10 comuni. Di questi, sette provengono dalla Provincia di
Bari: Andria, Barletta, Bisceglie, Canosa di Puglia, Minervino Murge, Spinazzola e
Trani; altri tre dalla provincia
di Foggia: Margherita di
Savoia, San Ferdinando di
Puglia e Trinitapoli.

Considerando il livello attuale, gli standard qualitativi degli allestimenti
museali pugliesi possono subire un decisivo miglioramento, ai fini della comunicazione e fruizione, grazie alle moderne tecnologie multimediali: gli stimoli alla
crescita si presenteranno ogni volta che i musei saranno coinvolti dagli Enti locali
e dagli Enti di ricerca in progetti di programmazione culturale che mettono in
moto processi dinamici d’interazione col pubblico e con il territorio che li ospita.
In un futuro ormai prossimo sono molti gli eventi, le iniziative, i fattori che
modificheranno i risultati di questa indagine conoscitiva e, in generale, il panorama museale della Regione.
Sono elevate le aspettative per la riapertura al pubblico di alcuni musei, che rappresentano le “pietre miliari” del panorama museale pugliese: si tratta del Museo
Archeologico Nazionale di Taranto, la cui riapertura è ormai prossima, il Museo
Archeologico Provinciale di Bari e il Museo Civico “G. Fiorelli” di Lucera (FG).
Un altro potenziale miglioramento o senz’altro un cambiamento può derivare
dalla costituzione della sesta provincia pugliese, la Provincia di Barletta-AndriaTrani (BT) che potrebbe, pertanto, comportare l’esigenza di affermare la propria
ragion d’essere attraverso l’identità culturale del comprensorio, promuovendo il
proprio patrimonio culturale 28.
Sono diverse le iniziative in cantiere o già in corso di realizzazione per l’istituzione di nuovi centri museali. La Regione ha concesso i finanziamenti al Comune
di Trani (BA), per la realizzazione di un percorso turistico integrato che prevede
l’istituzione di un museo archeologico nell’ala nord del Monastero di Santa Maria
di Colonna e al Comune di Ginosa (TA) per il nuovo allestimento del Museo Civico del Territorio per l’istituzione del Sistema “Conca delle Gravine”, che prevede
un circuito museale costituito da un museo centrale, collocato a Ginosa, e da poli
periferici, presso i Comuni di Laterza e Castellaneta.
Il Comune di San Vito dei Normanni (BR) ha ottenuto il finanziamento per il
progetto di “Museo Diffuso” per l’insediamento arcaico messapico in località
Castello d’Alceste, interessato da anni da campagne di scavo condotte dal Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Lecce. Il progetto prevede la realizzazione di strutture didattico-illustrative, di laboratori e dell’archeodromo, tutte
rivolte ai visitatori e agli addetti ai lavori e mira a diventare un modello di parco
archeologico d’avanguardia in grado di proporre temi di fruizione attuali.
Ad Altamura (BA) è in progettazione la costituzione della “Fondazione del489

STORIA E ARCHEOLOGIA DELLA DAUNIA. In ricordo di Marina Mazzei - © 2008 · Edipuglia s.r.l. - www.edipuglia.it
Andrea Zifferero - Maria Rosaria Acquaviva

29
Bagdadli 1998; Kotler
1999; Bagdadli 2001.
30
Il concetto di “museo diffuso”, rielaborato dall’architetto Fredi Drugman sul finire
degli anni Novanta, è stato
impiegato ufficialmente per la
prima volta in una legge della
Regione Marche del 1997.
Sulle problematiche relative al
Museo Diffuso, cfr. Davis
2002; Kotler 1999; Steiner
2004.
31
De Varine, Jalla (ed.)
2005. L’esperienza degli ecomusei nasce in Francia all’inizio degli anni Cinquanta, grazie all’intuizione del museologo Henri Riviére. Diffusi dapprima in Francia e in Canada,
sperimentati poi in molti altri
paesi europei e in situazioni
territoriali diverse, si stanno
affacciando sulla scena italiana
solo negli ultimi anni come una
delle forme più innovative
nella difficile coniugazione di
conservazione e sviluppo, cultura e ambiente, identità locale
e turismo. La Regione Piemonte, per prima, ha creato le premesse per tutelare e valorizzare
le specificità del proprio territorio approvando la legge istitutiva degli ecomusei L.R.
31/1995.

l’Uomo di Altamura e delle Orme dei Dinosauri” e la creazione del “Museo dell’Uomo” presso Palazzo Baldassarre, insieme alla tutela e alla promozione della
cava Pontrelli, dove sono visibili le “orme” per permettere la fruizione di questo
bene culturale, che possa fungere da volano per lo sviluppo culturale e turistico
della Regione.
Per un miglioramento degli aspetti gestionali dei musei, sarebbe auspicabile la
creazione di networks museali, che si sono rivelati una strategia risolutiva per
alcune Province e Regioni italiane centro-settentrionali 29.
La Provincia di Lecce ha approvato nel 2005 il progetto “Sistema dei Musei”,
denominato “Atlante 2005: Sistema Museale Provinciale”, finanziato dalla Regione Puglia che sarà presumibilmente realizzato entro il 2008.
Da alcuni anni e in misura crescente, l’attenzione di chi si dedica alla valorizzazione del patrimonio culturale è stata attratta dal patrimonio non musealizzato,
presente “sul territorio”, che comprende anche la cosiddetta cultura immateriale e
il paesaggio antropico.
Oggi è sicuramente acquisita la consapevolezza che il paesaggio costituisce
una componente fondamentale del patrimonio culturale, sia a livello di tutela che
a livello di valorizzazione e quindi di progettazione culturale: da qui la crescente
nascita di musei diffusi ed ecomusei.
L’espressione “museo diffuso” è un concetto italiano piuttosto recente, nato
per esprimere lo stretto rapporto che intercorre tra il museo e il territorio ed è, in
un certo senso, “fratello minore” del concetto di ecomuseo 30.
La definizione più appropriata per definire un ecomuseo resta quella dell’etnografo e museologo Henri Rivière: “Uno specchio dove la popolazione si possa
guardare per riconoscersi e nel quale possa cercare i valori delle proprie radici” 31.
Quindi ecomuseo come documentazione dell’ambiente naturale, storico, culturale, etnografico, economico di una determinata zona che invece di essere rinchiuso tra le mura di un edificio è distribuito nell’ambiente, in maniera reale, nella
realtà specifica che lo ha sviluppato e conservato nel corso della storia.
In questo senso, la Puglia ha avviato una nuova politica di programmazione
culturale del territorio, promossa grazie alla comunione d’intenti delle istituzioni
pubbliche, delle Università locali, della Soprintendenza ai Beni Archeologici
della Puglia e, non ultime, delle Fondazioni.
Tra le iniziative svoltesi nel 2006, va ricordato il Convegno «Archeologia,
paesaggi, ambiente: per una nuova politica dello studio, gestione e valorizzazione
culturale del territorio» tenutosi il 1 ottobre a Bari, all’interno della manifestazione «Mediterre. Fiera dei Parchi del Mediterraneo», e il Workshop Nazionale sulla
Valorizzazione del Territorio «Il paesaggio culturale nella riqualificazione del territorio», tenutosi a Cavallino (LE) il 6-7 dicembre, con la presentazione del progetto del «Sistema Ecomuseale Salentino (S.E.SA)»: una chiave di sviluppo,
quella del rapporto tra archeologia, paesaggio e ambiente, sempre più strategica
per il futuro della ricerca e della tutela nella Regione.
(M.R.A.)

Le foto sono a cura dell’autore: la foto n. 12 è stata realizzata su concessione della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia; tutte le altre su gentile concessione dei Responsabili dei Musei, che cordialmente ringrazio

490
STORIA E ARCHEOLOGIA DELLA DAUNIA. In ricordo di Marina Mazzei - © 2008 · Edipuglia s.r.l. - www.edipuglia.it
Contributo alla ricerca sulla ricostruzione dell’ambiente archeologico nei musei della Puglia

Abbreviazioni bibliografiche
Alessio A. (ed.) 1988, Il museo di Taranto; cento anni
di archeologia, Taranto.
Angela A. 1988, Musei e mostre a misura d’uomo,
Roma.
Angiuli E. (ed.) 1998, I Musei del territorio, Bari.
Appiano A. 2002, Musei in tasca. Guida all’arte e
all’archeologia in Italia, Roma.
Bagdadli S. 1998, Il museo come azienda. Management
e organizzazione territoriale al servizio della cultura, Milano.
Bagdadli S. 2001, Le reti dei musei. L’organizzazione a
rete per i beni culturali in Italia e all’estero, Milano.
Baldacci V. 2004, Il sistema dei beni culturali in Italia,
Firenze.
Becchetti E.A., Lanciano P. 1999, La decodificazione
dei dati scientifici, l’uso del linguaggio e il percorso
espositivo, in Francovich R., Zifferero A. 1999
(vedi), 443-450.
Boralevi A., Pedone M. (eds.) 1995, L. Becherucci.
Lezioni di Museologia (1969-1980), Firenze.
Cabasino E. 1999, Percorsi formativi e nuovi profili
professionali per la gestione dei beni culturali e
ambientali in Italia, in Francovich R., Zifferero A.
(vedi), 515-526.
Caligiuri R. (ed.) 2002, Guida del Museo Civico
Archeologico “F. S. Majellaro”, Quaderni del
Museo Civico, 1, Bisceglie.
Camera di Commercio di Lecce (ed.) 2001, Salento.
Fascino Mediterraneo, Lecce.
Cassiano A. 2001, Il museo provinciale di Lecce, in
Gelao C. (vedi), 106-110.
Ciancio A. (ed.) 2000, Museo Civico Archeologico.
Gravina in Puglia, Gravina.
Cinquepalmi A., Cocchiaro A. (eds.) 2002, Egnazia.
Trenta secoli di storia, Bari.
Cocchiaro A. (ed.) 1996, Brindisi romana. L’area
archeologica di San Pietro degli Schiavoni, Brindisi.
D’Andria F., Dell’Aglio A. (eds.) 2002, Klaohi Zis: il
culto di Zeus a Ugento, Cavallino.
D’Andria F. (ed.) 2005, Cavallino. Pietre, case e città
della Messapia arcaica, La mostra, Mottola.
D’Andria F., Semeraro G. 2006, The LandLab project.
Multimedia Laboratory for research, education and
communication regarding archaeological landscapes, in Archaeological Computing Newsletter, 64,
19-22.
Davis P. 2002, Musei e ambiente naturale, Bologna.
De Varine H., Jalla D. (eds.) 2005, Le radici del futuro.
Il patrimonio culturale al servizio dello sviluppo
locale, Bologna.
De Juliis E. (ed.) 1979, I musei della Regione Puglia,
Bari.
Defacendis S. 1999, San Ferdinando di Puglia. Gli Ipo-

gei di Terra di Corte e il Museo Civico, San Ferdinando di Puglia.
Debbia S., Grossi R. (eds.) 1998, Cantiere Cultura.
Beni culturali e turismo come risorsa di sviluppo
locale: progetti, strategie, esperienze, Milano.
Del Re A. 2006, Centri Visita ai raggi X, Parchi, 49,
2006, 29-40.
De Paulis N. 2003, Ugento e l’amata statua di Zeus,
Archeologia Viva, XXII, 101, 83-88.
Di Valerio F. (ed.) 1999, Contesto e identità. Gli oggetti fuori e dentro i musei, Bologna.
Donati F. 2003, L’archeologia e i suoi musei, Pisa.
Fazia G. 1987, Il museo civico di Foggia, Milano.
Fazia G. 2001, Il museo civico di Foggia, in Gelao C.
(vedi), 111-115.
Fazia G. 2002, Foggia. Luoghi e itinerari alla scoperta
della città e dei dintorni, Milano.
Forti A. 1998, Orientamenti di museografia, Firenze.
Francovich R., Zifferero A. (eds.) 1999, Musei e Parchi
Archeologici, IX Ciclo di Lezioni sulla Ricerca
Applicata in Campo Archeologico, Firenze.
Gelao C. (ed.) 2001, Musei 2000, Formazione universitaria e professionalità museale. Problematiche di
gestione dei musei centro-meridionali, Atti del
XXV Convegno Nazionale A.N.M.L.I. (Bari 9-11
Novembre 2000), Firenze.
Giannichedda E. 2001, La conoscenza archeologica
come criterio per una valorizzazione del territorio:
il caso ligure, in Di Gangi G., Lebole M.C. (eds.)
2001, La gestione del territorio. Memoria, partecipazione, sviluppo della ricerca, Cuneo, 163-174.
Graepler D., Mazzei M. (eds.) 1996, Provenienza: sconosciuta! Tombaroli, mercanti e collezionisti: l’Italia archeologica allo sbaraglio, Bari.
Guzzo P.G. 1999, Il Museo archeologico: quadro istituzionale e possibili scenari di sviluppo in Europa in
Francovich R., Zifferero A. (vedi), 65-76.
Jatta G. 1996², Catalogo del Museo Jatta. Con breve
spiegazione dei monumenti da servir di guida ai
curiosi, (Iˆ ed. Napoli 1869), Bari.
Kotler N. e P. (eds.) 1999, Marketing dei musei. Obiettivi, traguardi, risorse, Torino.
L’Abbate V. 2001, Il museo civico di Conversano, in
Gelao C. (vedi), 116-125.
Lamberti C. 2003, Il web del museo: proposte per uno
standard, Nuova Museologia, 9, 14-16.
Lenzi F., Zifferero A. (eds.) 2004, Archeologia del
Museo. I caratteri originali del museo e la sua documentazione storica fra conservazione e fruizione,
Atti del Convegno (Ferrara 5-6 aprile 2002), Bologna.
Lugli A. 1992, Museologia, Milano.
Maggi M. 2001, Ecomusei, Musei del territorio, musei
d’identità, Nuova Museologia, 5, 9-11.
491

STORIA E ARCHEOLOGIA DELLA DAUNIA. In ricordo di Marina Mazzei - © 2008 · Edipuglia s.r.l. - www.edipuglia.it
Andrea Zifferero - Maria Rosaria Acquaviva

Masiello E. 2005, Firenze. Il restauro e il riallestimento
della Sala X del Museo Archeologico Nazionale,
Notiziario della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, 1, 2005, 467-470.
Mazzei M. (ed.) 1995, Manfredonia Castello. Museo
Nazionale, Foggia.
Morigi Govi C., Mottola Molfino A. M. (eds.) 1996, La
gestione dei Musei Civici. Pubblico o privato?,
Torino.
Mottola Molfino A. M. 2004, L’etica dei musei. Un
viaggio tra passato e futuro dei musei alle soglie del
terzo millennio, Torino.
Natali V. (ed.) 2004, Musei di Puglia. Guida ai musei e
alle aree archeologiche della Puglia, Bari.
Paradisi S., Traverso E., Zifferero A., Archeologia nel
parco, Archeo 210, 1996, 62-85.
Pessia L. 2005, Gli scavi archeologici clandestini,
Ribalta di Puglia, 26, 60-63.
Pietropaolo L. 2001, Il museo civico di Lucera, in Gelao
C. (vedi), 130-133.
Prete C. 1998, Aperto al pubblico. Comunicazione e
servizi educativi nei musei, Firenze.

Regione Puglia (ed.) 1997, Il semprinsieme dei Musei di
Puglia, Molfetta.
Riccardi A. 2003, Gli antichi Peucezi a Bitonto. Documenti ed immagini della necropoli di via Traiana,
Bari.
Russo S. (ed.) 1999, Museo del Territorio. Provincia di
Foggia, Foggia.
Steiner F. 2004, Costruire il paesaggio, Milano.
Tomea Gavazzoli M. L. 2003, Manuale di Museologia,
Milano.
Touring Club Italiano (ed.) 2001, Guide d’Italia. Lecce
e Provincia, Milano.
Visser Travagli A.M. 2004, Il museo civico: attualità di
un modello superato, in Lenzi F., Zifferero A.
(vedi), 50-58.
Zifferero A. 1999, La comunicazione nei musei e nei
parchi: aspetti metodologici e orientamenti attuali,
in Francovich R., Zifferero A. (vedi), 407-441.
Zifferero A. 2004, Allestimenti museografici e identità
storica dei musei, in Lenzi F., Zifferero A. (vedi),
59-81.

492
STORIA E ARCHEOLOGIA DELLA DAUNIA. In ricordo di Marina Mazzei - © 2008 · Edipuglia s.r.l. - www.edipuglia.it
ARCHAIA
Case Studies on Research Planning,
Characterisation, Conservation
and Management of
Archaeological Sites
Edited by

Nicolò Marchetti
Ingolf Thuesen

BAR International Series 1877
2008
This title published by
Archaeopress
Publishers of British Archaeological Reports
Gordon House
276 Banbury Road
Oxford OX2 7ED
England
bar@archaeopress.com
www.archaeopress.com

BAR S1877

ARCHAIA: Case Studies on Research Planning, Characterisation, Conservation and Management of
Archaeological Sites

© the individual authors 2008
ISBN 978 1 4073 0357 4
Layout editing: Ivano Devoti
Text editing: Benedetta Panciroli
Revision of the English texts: Richard Hugh Barnes, Rachael J. Dann, Inge Demant Mortensen
Editorial assistant: Susanne Kerner

Printed in England by Alden HenDi, Oxfordshire
All BAR titles are available from:
Hadrian Books Ltd
122 Banbury Road
Oxford
OX2 7BP
England
bar@hadrianbooks.co.uk

The current BAR catalogue with details of all titles in print, prices and means of payment is available
free from Hadrian Books or may be downloaded from www.archaeopress.com
From archaeological parks to the

enhancement of archaeological landscapes:

new directions in Italian heritage management
 

Andrea Zifferero
Abstract
The purpose of this study is to highlight the current state of archaeological parks in Italy. Despite the relevant wealth of Italian archaeological and environmental heritage, Italian legislation has not yet produced an acceptable juridical framework that correctly identifies
nature, function, purpose and management solutions of archaeological parks. The results prospected by environmental conservation
seem to better fit the needs of archaeology. Our work analyses the potential role of archaeological research using multidisciplinary
perspectives, for creating new integrated forms of environmental/archaeological conservation and enhancement. Some projects are
presented to the reader, in order to illustrate the results of an integrated investigation of vegetation surrounding the archaeological sites,
directed to define the steps of domestication of plants, through the analysis of germplasm. These experiences lead to new, integrated
proposals for the protection of both cultural and environmental heritage.

1. The purpose of this contribution
Terms such presentation or even better interpretation have
a long tradition in the topic of European and overseas archaeological practice: their use is closely related to the
results of the archaeological investigations made public.
These terms fit into the framework of British archaeology,
from around the beginning of the 1970s, in the practice of
communicating the topics of nature and wilderness to the
increasing number of visitors to the US national parks, after World War II (Binks et al. 1988; Gross and Zimmerman
2002: 32-33; Gross et al. 2006).
A gradual introduction of these topics into the practices of
European archaeology led us to explain the wide and rapid
establishment of the visitor centres inside archaeological
sites and parks: if the centre is the hub of the park’s interpretive program where trained staff help the visitors start
their trip with the aid of exhibits, relief models, audio-visual programs and publications, the success of such actions
in the field of archaeology is evident (Mills 1999; Gross
1999: 483).
The difficult practice of attracting visitors to an archaeological site to its contents and significance has stimulated
a wide range of contributions, starting from the complicate
challenge produced by the site: we can say, beyond any
reasonable doubt, that actual interpretation in archaeology
spread to European countries from Britain, both in theory
and in practice (Zifferero 2003).
In contemporary society, archaeological parks are the tools
to promote any conservation-based action, allowing at the
same time the diffusion of the environmental, historical
and cultural values of an area. Their existence and operation play a strategic role in landscape planning and management: the relationship between scientific research and
conservation such as urban and landscape planning finds
great support in archaeology, following an awareness that
is slowly spreading in Italy. Archaeology may possibly
share contacts with disciplines that rule urban and land-

scape planning, not only in terms of developing policies
that include archaeology at the base of public works, urban planning and soils government: its main role, as I shall
try to show, is in the conservation and increasing value of
ancient landscapes survival within the contemporary landscape (Lenzi 1999).
The subject of archaeological parks in Italy was discussed
about ten years ago, on occasion of the 9th Summer School
in Archaeology at the Certosa di Pontignano, promoted by
the University of Siena, devoted to the theme of Museums and Archaeological Parks (Francovich and Zifferero
1999).
The scientific discussion started from the exceedingly low
profile of the archaeological park within current Italian
legislation on archaeological heritage; at the same time,
the first experience in planning and laying out archaeological parks offered the chance for the first up-to-date review
of the subject. In those years, some high profile regional
projects, originating from the framework of regional governments like the System of Archaeological Parks in Sicily
(L.R. 20/2000, ‘Sistema Integrato di Parchi Archeologici
in Sicilia’), were proposed to the scientific community.

2. Archaeological Parks in Italy: a
synthesis
The actual mainstream of conservation in Italy points towards the planning and active management of the environment, attempting to create a balance between humans and
nature: the tool for conservation of the wilderness is the
national law on protected areas (L. 394/1991), which inspired the whole section of laws promoted by Italian regional councils. Current policy in the conservation of nature has developed a different trend, that has abandoned
the exclusive ecological interest to consider a park a useful
tool to protect biodiversity and local and traditional human
approaches to obtain resources from the environment in
Andrea Zifferero

order to survive. A shared definition of the park in Italy is
‘the juridical-administrative asset of a territory with special environmental and human features, that are protected
in a compatible reciprocity rule’ (Giacomini and Romani
1992: 65).
A natural park is then a way to govern a territory, in which
humans and nature may find a balance. The pathway of
the archaeological park, on the contrary is certainly much
more tormented: the problem is worth a brief digression.
A formal definition of archaeological park was introduced
in Italy in 1999 within the new comprehensive law on cultural and landscape heritage (T.U. 490/1999, Article 99c):
the archaeological park is part of a territory with relevant
archaeological characteristics, such as historical, landscape
or environmental features, organized like an open-air museum, with the support of planned pathways and teaching
aids. This definition has been transcribed in the actual law
on cultural and landscape heritage (D.L. 42/2004, ‘Codice
dei Beni Culturali e del Paesaggio’, Article 101e).
The national law has come later than in some regional
councils (e.g., among them the formal institution of archaeological parks in the Marche Region, in Central Italy:
L.R. 16/1994), that issued local laws strongly inspired by
the first national law on the conservation of landscapes,
even in presence of monuments (L. 431/1985) and by the
already mentioned national law on environmental conservation (L. 394/1991).
This definition has certainly made progress inside the national law, even though it still lacks a more defined profile,
being a juridical and institutional subject. This gap causes
a serious weakness in the profile and management of archaeological parks, still in need of real autonomy in terms
of management and development.
The profile of the archaeological park introduced in 1999
defines a close relationship of the archaeological site with
both landscape and environment: a feature that, under the
same legislation, distinguishes the park from the site (area
archeologica): in the same paragraph (T.U. 490/1999, Article 99b), the archaeological site is defined as a site comprehending the remains of a building complex, originally
defined by its function and final destination.
It is intuitive, therefore, that a park has to be connected with
landscape and environment: under different conditions it is
merely an area archeologica. A further difference between
park and site is the association of the park with the action
of conservation and diffusion of its values to the public, a
very different and distinctive element in comparison with
the site. In this section of the law the park is clearly assimilated to an open-air museum, whose features, purposes
and organization have a long and persisting tradition in
Northern Europe, if compared with the archaeology of the
Mediterranean area (Ruggieri Tricoli 2000: 114-145).
The concept of enhancement (valorizzazione), such as the
close relationship between a site and the environment (in
the sense of nature, before landscape), has clearly derived
from the sensibility to nature introduced by the national
law 112/1998, related to cultural features (D.L. 112/1998,
Article 148).
The definition of both the site (area archeologica) and archaeological park (parco archeologico) expresses the concept of the value of a single public good, therefore bringing

value from the historical, artistic or archaeological point
of view. In this vision a special importance was reserved
to the single monument, without considering its environment, or landscape. This concept, coming from the laws
promoted during the Fascist era, was developed by 1985
as a deeper sensitivity towards the context of the object to
be protected.
This new law (L. 431/1985) acknowledged the Italian
Constitution in 1948 (Article 9), concerning the protection of landscape by the Italian Republic. Law 431/1985
marks a sensible step forward: the landscape is identified
as a natural context of human communities, which have
transformed and shaped it in the course of time. Therefore,
it is not necessary that the landscape be protected due to
the presence of natural beauty, providing a dynamic context that maintains the traces of the actions of human communities through the centuries. In the same law, historical
and Cultural Heritage are protected in archaeological sites
(zone di interesse archeologico), being zones of relevant
natural interest (Zifferero 1999a).
This trend is definitively accepted in Law 394/1991, enacted to give the basic juridical indication of a park aimed
at protecting the environment: there it is clearly indicated
what a natural park is, how it may be created and implemented, who may be the promoter, how it may be managed
and how it may be funded to survive.
The main purpose of this law is clearly the protection of the
natural environment through conservation of animal and
vegetal species, in their biological and geological context:
nevertheless, though lacking an explicit indication and juridical definition of archaeological/cultural parks, in this
law special attention is devoted to establish an equilibrium
between the management of natural resources, in order to
reach a specific integration between human communities
and the environment, through the protection of anthropological, archaeological, historical and architectural values,
such as agriculture, use of woods and traditional pastoral
activities (L. 394/1991, Article 1b).
The recent ‘Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio’ has
evidenced the limited importance of archaeological parks
in Italian legislation. It should be said that the analysis
of the archaeological landscape, such as the analysis of
changes introduced in the natural environment by human
communities, has gained more importance: the formation,
development and abandonment of landscape has become
the main topic of many regional projects (Tozzini 2005,
Tozzini 2007, Tosco 2007).
At the same time, subjects like urban archaeology, both in
the analysis of the centres and peripheries of cities, have
contributed to introduce a landscape sensitivity even in the
perception of urban or peripheral open spaces, usually set
aside for gardens, fields, intensive cultivations like vineyards and olive groves (Ricci 2002).
From a scientific point of view, we are now close to considering archaeology as an important way to interpret the
evolution of human landscape, such as the effects of human approach to natural environment: this new sensitivity
towards the use of landscape in an historical perception,
up to the consideration of contemporary landscape as the
result of human approaches to nature, has sharpened the
tools of archaeology towards a more complete approach to

258
From archaeological parks to the enhancement of archaeological landscapes: new directions in Italian heritage management

these topics (Cambi and Terrenato 2007).
The common interest in the disciplines regulating the conservation of landscape has established, in the last decade, a
bond with archaeology, even if the concept of the archaeological park has remained, as we have already seen, at a
distance. The protection of the aesthetic values of an area
was already covered in Law 1497/1939, through the tool
of the landscape territorial plan (piano territoriale paesistico). The delicate matter of the conservation of landscape,
such as the development of urban cities and towns was
transferred from the State to the Regions in the 1970s. Notwithstanding a more efficient control on protection and enhancement of landscape which should have been promoted
by Law 431/1985, introducing a mandatory landscape plan
for Regions, the relationship between centre (the State) and
peripheries (Regions and townships) was troublesome in
terms of landscape protection. A possible solution towards
the establishment of general rules to protect landscape was
carried out by the T.U. 490/1999, Articles 149-150: the
Regions introduced a specific rule on territories including
natural landscape or even archaeological features, adopting specific plans (landscape or urban plans), in order to
promote conservation and the enhancement of those values. These plans are considered by the State as priorities in
the development of local governments, and the townships
are obliged to include them in their urban planning.
A further step towards a more organic consideration of the
subject was promoted by the ‘Codice dei Beni Culturali e
del Paesaggio’: in this juridical corpus the lawyer tried to
transfer the imposition of bans in order to protect Cultural
Heritage and landscape to the adoption of conservation
and development tools, accepted and promoted on different levels of government (State, Regions, townships). The
definition of ‘Cultural Heritage’ goes beyond the classical
division inside Italian law of cultural and landscape/natural
heritage: both are considered Cultural Heritage and State,
Regions and local administrations must collaborate to their
conservation and enhancement, through integrated plans
(D.L. 42/2004, Article 2).
Here the term landscape heritage replaces the term natural
heritage, showing the importance and priority of defence
and conservation of human landscape if compared with the
conservation of natural heritage and need of local communities development. Landscape is defined as homogeneous part of a territory, whose features derive from nature
and from human history in a integrated relationship (D.L.
42/2004, Article 131).
The new perspective of this corpus is therefore more dynamic and moves towards an integrated and sustainable
vision of cultural and natural heritage. Among landscape
heritage (beni paesaggistici), are considered areas of archaeological interest (D.L. 42/2004, Article 142).
The main tool for protection in the ‘Codice’ is the landscape plan (piano paesaggistico): each Region must organize its own plan, subdividing its features on different
levels of protection. Only the heritage defined by each plan
will be protected and enhanced by the authorities: the plan
becomes the principal tool for local government and its action prevails on the urban tools of local townships.
The very few cases of active archaeological parks in Italy
are complex realities which are worthy of brief analysis.

One of the most relevant case studies is the Val di Cornia Parks system (Livorno). Located in Tuscany, along
the Tyrrhenian coast, the Val di Cornia Parks system is
entirely promoted by local administrations (townships of
Piombino, Campiglia Marittima, Suvereto, San Vincenzo
and Sassetta), in a vast district, characterized by a small
population, concentrated for the most part at Piombino and
strongly connected to the iron industry. The privatization
of the national iron industry in the 1980s produced a major
unemployment crisis, that induced local administrations to
address local development elsewhere (Casini and Zucconi
2003).
In the 1980s the wealth of natural, archaeological and
industrial heritage in the area suggested the fundamental
planning of an integrated park system. The connection of
local townships in a Land Coordination Committee (Comitato di Coordinamento Territoriale), whose purpose was
to integrate actions in terms of the creation of coordinated
infrastructures for development, investing both urban and
landscape areas, has led to the implementation of park
projects (both natural and archaeological), for submission
to EU funding, and to create at the same time a public management agency (Parchi Val di Cornia Spa), with a mission
of directing and controlling the development of projects
and monitoring expenses. At the same time, the agency has
had a strategic role in the promotion of other public investments for the parks. Nowadays the agency directs all
activities, under the surveillance of the local townships,
providing services for the management of the natural and
archaeological parks. The active parks at the moment are
the Parco Archeominerario di San Silvestro (Campiglia
Marittima), the Parco Archeologico di Baratti e Populonia
(Piombino), the Parco Costiero della Sterpaia (Piombino), the Parco Costiero di Rimigliano (San Vincenzo), the
Parco Naturale Interprovinciale di Montioni (Campiglia
Marittima, Piombino and Suvereto, in the province of Livorno, Follonica and Massa Marittima in the province of
Grosseto): each park expresses a specific vocation, according to its main features.
All the parks are considered autonomous cost centres, being at the same time organized by the agency into two divisions, archaeological and environmental. The experience
and the financial results of the agency, created in 1993, has
clearly shown that:
1.	 the agency’s actions, organized as a private agency,
even though it belongs to the local townships, with
its own technical and administrative personnel, have
developed extensive planning for the Val di Cornia,
with excellent results in terms of projects funded by
the Tuscany Region and EU;
2.	 the conservation and enhancement of the local environment and archaeological heritage has increased
and elongated the tourist season in the Val di Cornia
district;
3.	 park activity has stimulated and promoted employment in businesses connected to environmental and
archaeological tourism in the parks (guided tours and
assistance to schools with special activities like experimental archaeology, opening of bookshops, restaurants and hostels);
4.	 park activity has enhanced the management of marine

259
Ldb Officina Musei_Zifferano 01
Ldb Officina Musei_Zifferano 01
Ldb Officina Musei_Zifferano 01
Ldb Officina Musei_Zifferano 01
Ldb Officina Musei_Zifferano 01
Ldb Officina Musei_Zifferano 01
Ldb Officina Musei_Zifferano 01
Ldb Officina Musei_Zifferano 01
Ldb Officina Musei_Zifferano 01
Ldb Officina Musei_Zifferano 01
Ldb Officina Musei_Zifferano 01
Ldb Officina Musei_Zifferano 01

More Related Content

What's hot

Innovare il patrimonio immateriale della banda per rigenerare la comunità_Ema...
Innovare il patrimonio immateriale della banda per rigenerare la comunità_Ema...Innovare il patrimonio immateriale della banda per rigenerare la comunità_Ema...
Innovare il patrimonio immateriale della banda per rigenerare la comunità_Ema...EsperoSrl
 
Riscoprire la città: percorsi di partecipazione e interpretazione del patrimo...
Riscoprire la città: percorsi di partecipazione e interpretazione del patrimo...Riscoprire la città: percorsi di partecipazione e interpretazione del patrimo...
Riscoprire la città: percorsi di partecipazione e interpretazione del patrimo...EsperoSrl
 
Il programma di Restauro-Musei
Il programma di Restauro-MuseiIl programma di Restauro-Musei
Il programma di Restauro-MuseiEstensecom
 
Tracce di una roma periferica
Tracce di una roma perifericaTracce di una roma periferica
Tracce di una roma perifericaAndrea Ciantar
 
A cosa serve il (nostro) museo
A cosa serve il (nostro) museoA cosa serve il (nostro) museo
A cosa serve il (nostro) museoCeciliaSodano
 
GAMPS - Progetto Nuovo Allestimento
GAMPS - Progetto Nuovo AllestimentoGAMPS - Progetto Nuovo Allestimento
GAMPS - Progetto Nuovo AllestimentoAndrea Di Cencio
 
Monsignor gianni carrù “strepitus silentii… le notti delle catacombe”
Monsignor gianni carrù “strepitus silentii… le notti delle catacombe”Monsignor gianni carrù “strepitus silentii… le notti delle catacombe”
Monsignor gianni carrù “strepitus silentii… le notti delle catacombe”DailyFocusNews
 
Storia,stele e antichi mestieri
Storia,stele e antichi mestieriStoria,stele e antichi mestieri
Storia,stele e antichi mestieriChiara Salvatori
 

What's hot (8)

Innovare il patrimonio immateriale della banda per rigenerare la comunità_Ema...
Innovare il patrimonio immateriale della banda per rigenerare la comunità_Ema...Innovare il patrimonio immateriale della banda per rigenerare la comunità_Ema...
Innovare il patrimonio immateriale della banda per rigenerare la comunità_Ema...
 
Riscoprire la città: percorsi di partecipazione e interpretazione del patrimo...
Riscoprire la città: percorsi di partecipazione e interpretazione del patrimo...Riscoprire la città: percorsi di partecipazione e interpretazione del patrimo...
Riscoprire la città: percorsi di partecipazione e interpretazione del patrimo...
 
Il programma di Restauro-Musei
Il programma di Restauro-MuseiIl programma di Restauro-Musei
Il programma di Restauro-Musei
 
Tracce di una roma periferica
Tracce di una roma perifericaTracce di una roma periferica
Tracce di una roma periferica
 
A cosa serve il (nostro) museo
A cosa serve il (nostro) museoA cosa serve il (nostro) museo
A cosa serve il (nostro) museo
 
GAMPS - Progetto Nuovo Allestimento
GAMPS - Progetto Nuovo AllestimentoGAMPS - Progetto Nuovo Allestimento
GAMPS - Progetto Nuovo Allestimento
 
Monsignor gianni carrù “strepitus silentii… le notti delle catacombe”
Monsignor gianni carrù “strepitus silentii… le notti delle catacombe”Monsignor gianni carrù “strepitus silentii… le notti delle catacombe”
Monsignor gianni carrù “strepitus silentii… le notti delle catacombe”
 
Storia,stele e antichi mestieri
Storia,stele e antichi mestieriStoria,stele e antichi mestieri
Storia,stele e antichi mestieri
 

Similar to Ldb Officina Musei_Zifferano 01

Presentazione_Scavi_UniUD_2017_programma_Def2_yLfpW9f.pdf
Presentazione_Scavi_UniUD_2017_programma_Def2_yLfpW9f.pdfPresentazione_Scavi_UniUD_2017_programma_Def2_yLfpW9f.pdf
Presentazione_Scavi_UniUD_2017_programma_Def2_yLfpW9f.pdfalegrifa72
 
Fondo gallerie storiche romane - Destinazione Donna - catalogo della mostra
Fondo gallerie storiche romane - Destinazione Donna - catalogo della mostraFondo gallerie storiche romane - Destinazione Donna - catalogo della mostra
Fondo gallerie storiche romane - Destinazione Donna - catalogo della mostraAlessandro Califano, PhD
 
Gep programma 2020_0
Gep programma 2020_0Gep programma 2020_0
Gep programma 2020_0mauvet52
 
Progetto theta programma attività
Progetto theta programma attivitàProgetto theta programma attività
Progetto theta programma attivitàredazione gioianet
 
Il culto san giacomo
Il culto san giacomoIl culto san giacomo
Il culto san giacomost3fy_182
 
#BMO15 | Di archeologia, Maremma, internet e altre amenità | Alessandro Fichera
#BMO15 | Di archeologia, Maremma, internet e altre amenità | Alessandro Fichera#BMO15 | Di archeologia, Maremma, internet e altre amenità | Alessandro Fichera
#BMO15 | Di archeologia, Maremma, internet e altre amenità | Alessandro FicheraOfficina Turistica
 
Presentation about educational project made up some museums of Sapienza Unive...
Presentation about educational project made up some museums of Sapienza Unive...Presentation about educational project made up some museums of Sapienza Unive...
Presentation about educational project made up some museums of Sapienza Unive...Luca Caliciotti
 
Gep programma 2018
Gep programma 2018Gep programma 2018
Gep programma 2018mauvet52
 
Giuliano Volpe, Libero accesso e riforma dei beni culturali
Giuliano Volpe, Libero accesso e riforma dei beni culturaliGiuliano Volpe, Libero accesso e riforma dei beni culturali
Giuliano Volpe, Libero accesso e riforma dei beni culturaliPatrimonio culturale FVG
 
Catalogo dei Musei della Lessinia
Catalogo dei Musei della LessiniaCatalogo dei Musei della Lessinia
Catalogo dei Musei della LessiniaEmanuel Righetto
 
Calendario formazione L'Officina dello storico 2013-14
Calendario formazione L'Officina dello storico 2013-14Calendario formazione L'Officina dello storico 2013-14
Calendario formazione L'Officina dello storico 2013-14officinadellostorico
 

Similar to Ldb Officina Musei_Zifferano 01 (20)

Presentazione_Scavi_UniUD_2017_programma_Def2_yLfpW9f.pdf
Presentazione_Scavi_UniUD_2017_programma_Def2_yLfpW9f.pdfPresentazione_Scavi_UniUD_2017_programma_Def2_yLfpW9f.pdf
Presentazione_Scavi_UniUD_2017_programma_Def2_yLfpW9f.pdf
 
Fondo gallerie storiche romane - Destinazione Donna - catalogo della mostra
Fondo gallerie storiche romane - Destinazione Donna - catalogo della mostraFondo gallerie storiche romane - Destinazione Donna - catalogo della mostra
Fondo gallerie storiche romane - Destinazione Donna - catalogo della mostra
 
Fondo gallerie storiche romane - Destinazione Donna - catalogo della mostra
Fondo gallerie storiche romane - Destinazione Donna - catalogo della mostraFondo gallerie storiche romane - Destinazione Donna - catalogo della mostra
Fondo gallerie storiche romane - Destinazione Donna - catalogo della mostra
 
Gep programma 2020_0
Gep programma 2020_0Gep programma 2020_0
Gep programma 2020_0
 
Progetto theta programma attività
Progetto theta programma attivitàProgetto theta programma attività
Progetto theta programma attività
 
Programma iris asp-21feb2013_col
Programma iris asp-21feb2013_colProgramma iris asp-21feb2013_col
Programma iris asp-21feb2013_col
 
Straordinariamente Vercelli
Straordinariamente VercelliStraordinariamente Vercelli
Straordinariamente Vercelli
 
Settimanadellacultura
SettimanadellaculturaSettimanadellacultura
Settimanadellacultura
 
Il culto san giacomo
Il culto san giacomoIl culto san giacomo
Il culto san giacomo
 
Sacris Artis Mutina Splendor
Sacris Artis Mutina SplendorSacris Artis Mutina Splendor
Sacris Artis Mutina Splendor
 
#BMO15 | Di archeologia, Maremma, internet e altre amenità | Alessandro Fichera
#BMO15 | Di archeologia, Maremma, internet e altre amenità | Alessandro Fichera#BMO15 | Di archeologia, Maremma, internet e altre amenità | Alessandro Fichera
#BMO15 | Di archeologia, Maremma, internet e altre amenità | Alessandro Fichera
 
Presentation about educational project made up some museums of Sapienza Unive...
Presentation about educational project made up some museums of Sapienza Unive...Presentation about educational project made up some museums of Sapienza Unive...
Presentation about educational project made up some museums of Sapienza Unive...
 
Gep programma 2018
Gep programma 2018Gep programma 2018
Gep programma 2018
 
Aula Verde
Aula VerdeAula Verde
Aula Verde
 
Programma PDA 2012
Programma PDA 2012Programma PDA 2012
Programma PDA 2012
 
Giuliano Volpe, Libero accesso e riforma dei beni culturali
Giuliano Volpe, Libero accesso e riforma dei beni culturaliGiuliano Volpe, Libero accesso e riforma dei beni culturali
Giuliano Volpe, Libero accesso e riforma dei beni culturali
 
Programma seminario 21-02-2013
Programma seminario 21-02-2013Programma seminario 21-02-2013
Programma seminario 21-02-2013
 
Programma seminaio 21-02-2013
Programma seminaio 21-02-2013Programma seminaio 21-02-2013
Programma seminaio 21-02-2013
 
Catalogo dei Musei della Lessinia
Catalogo dei Musei della LessiniaCatalogo dei Musei della Lessinia
Catalogo dei Musei della Lessinia
 
Calendario formazione L'Officina dello storico 2013-14
Calendario formazione L'Officina dello storico 2013-14Calendario formazione L'Officina dello storico 2013-14
Calendario formazione L'Officina dello storico 2013-14
 

More from laboratoridalbasso

Ldb Rural in Action_CurandiKatz
Ldb Rural in Action_CurandiKatz Ldb Rural in Action_CurandiKatz
Ldb Rural in Action_CurandiKatz laboratoridalbasso
 
Ldb Rural in Action_Coppola 01
Ldb Rural in Action_Coppola 01Ldb Rural in Action_Coppola 01
Ldb Rural in Action_Coppola 01laboratoridalbasso
 
Ldb Rural in Action_Coppola 02
Ldb Rural in Action_Coppola 02Ldb Rural in Action_Coppola 02
Ldb Rural in Action_Coppola 02laboratoridalbasso
 
Ldb Asola, non Verba_Santanocito02
Ldb Asola, non Verba_Santanocito02Ldb Asola, non Verba_Santanocito02
Ldb Asola, non Verba_Santanocito02laboratoridalbasso
 
Ldb Asola, non Verba_Santanocito01
Ldb Asola, non Verba_Santanocito01Ldb Asola, non Verba_Santanocito01
Ldb Asola, non Verba_Santanocito01laboratoridalbasso
 
#LdbStorytelling_Rural in Action
#LdbStorytelling_Rural in Action#LdbStorytelling_Rural in Action
#LdbStorytelling_Rural in Actionlaboratoridalbasso
 
Tre anni di Laboratori dal Basso
Tre anni di Laboratori dal BassoTre anni di Laboratori dal Basso
Tre anni di Laboratori dal Bassolaboratoridalbasso
 
Ldb valecoricerca_indolfi_brevetti_3
Ldb valecoricerca_indolfi_brevetti_3Ldb valecoricerca_indolfi_brevetti_3
Ldb valecoricerca_indolfi_brevetti_3laboratoridalbasso
 

More from laboratoridalbasso (20)

Ldb Rural in Action_CurandiKatz
Ldb Rural in Action_CurandiKatz Ldb Rural in Action_CurandiKatz
Ldb Rural in Action_CurandiKatz
 
Ldb Rural in Action_Coppola 01
Ldb Rural in Action_Coppola 01Ldb Rural in Action_Coppola 01
Ldb Rural in Action_Coppola 01
 
Ldb Rural in Action_Coppola 02
Ldb Rural in Action_Coppola 02Ldb Rural in Action_Coppola 02
Ldb Rural in Action_Coppola 02
 
Ldb neetneedeu panetta 08
Ldb neetneedeu panetta 08 Ldb neetneedeu panetta 08
Ldb neetneedeu panetta 08
 
Ldb neetneedeu panetta 07
Ldb neetneedeu panetta 07 Ldb neetneedeu panetta 07
Ldb neetneedeu panetta 07
 
Ldb neetneedeu panetta 06
Ldb neetneedeu panetta 06 Ldb neetneedeu panetta 06
Ldb neetneedeu panetta 06
 
Ldb neetneedeu panetta 05
Ldb neetneedeu panetta 05 Ldb neetneedeu panetta 05
Ldb neetneedeu panetta 05
 
Ldb neetneedeu panetta 04
Ldb neetneedeu panetta 04 Ldb neetneedeu panetta 04
Ldb neetneedeu panetta 04
 
Ldb neetneedeu panetta 03
Ldb neetneedeu panetta 03 Ldb neetneedeu panetta 03
Ldb neetneedeu panetta 03
 
Ldb neetneedeu cavalhro 01
Ldb neetneedeu cavalhro 01Ldb neetneedeu cavalhro 01
Ldb neetneedeu cavalhro 01
 
Ldb neetneedeu panetta 01
Ldb neetneedeu panetta 01 Ldb neetneedeu panetta 01
Ldb neetneedeu panetta 01
 
Ldb neetneedeu_mola 01
Ldb neetneedeu_mola 01Ldb neetneedeu_mola 01
Ldb neetneedeu_mola 01
 
Ldb neetneedeu panetta 02
Ldb neetneedeu panetta 02Ldb neetneedeu panetta 02
Ldb neetneedeu panetta 02
 
Ldb Asola, non Verba_Santanocito02
Ldb Asola, non Verba_Santanocito02Ldb Asola, non Verba_Santanocito02
Ldb Asola, non Verba_Santanocito02
 
Ldb Asola, non Verba_Santanocito01
Ldb Asola, non Verba_Santanocito01Ldb Asola, non Verba_Santanocito01
Ldb Asola, non Verba_Santanocito01
 
Ldb Asola Non Verba_Attanasio
Ldb Asola Non Verba_AttanasioLdb Asola Non Verba_Attanasio
Ldb Asola Non Verba_Attanasio
 
#LdbStorytelling_Rural in Action
#LdbStorytelling_Rural in Action#LdbStorytelling_Rural in Action
#LdbStorytelling_Rural in Action
 
Tre anni di Laboratori dal Basso
Tre anni di Laboratori dal BassoTre anni di Laboratori dal Basso
Tre anni di Laboratori dal Basso
 
Ldb valecoricerca_lentini_web
Ldb valecoricerca_lentini_webLdb valecoricerca_lentini_web
Ldb valecoricerca_lentini_web
 
Ldb valecoricerca_indolfi_brevetti_3
Ldb valecoricerca_indolfi_brevetti_3Ldb valecoricerca_indolfi_brevetti_3
Ldb valecoricerca_indolfi_brevetti_3
 

Ldb Officina Musei_Zifferano 01

  • 1. Indice del volume Presentazione di Saverio Russo Introduzione di Giuliano Volpe e Maria José Strazzulla Marina Mazzei per la tutela, la conoscenza e la gestione del patrimonio archeologico della Daunia di Giuseppe Andreassi Il contributo di Marina Mazzei nelle ricerche in Daunia di Bruno d’Agostino Un’esperienza di vita tra passato e presente di Enzo Lippolis Gli ipogei di Trinitapoli: parures d’elite ed oggetti d’arte di Anna maria Tunzi Sisto Angelo Angelucci e le prime esplorazioni archeologiche nel Gargano di Vittorio Russi L’archeologia degli Italici fra prassi e teoria: trent’anni di ricerche in Basilicata di Angelo Bottini La Daunia Vetus oggi. Aspetti della cultura di Minervino Murge e di Ascoli Satriano dall’età del Ferro all’età ellenistica di Marisa Corrente e Laura Maggio La Daunia nel quadro del commercio adriatico arcaico di Maria Cecilia D’Ercole Notes sur les vêtements féminins complexes figurés sur les stèles dauniennes di Stéphane Verger Scavi dell’Università di Innsbruck sul Colle Serpente ad Ascoli Satriano dal 1997 al 2002 di Astrid Larcher e Florian Martin Mueller Monumenti, commemorazione e memoria in Daunia: la collina del Serpente di Ascoli Satriano tra età arcaica e conquista romana di Massimo Osanna Le scoperte della Daunia e il contributo di Marina Mazzei alla conoscenza della pittura ellenistica di Angela Pontrandolfo La pittura funeraria della Daunia: elementi iconografici caratteristici nel contesto della pittura apula, magnogreca e mediterranea preromana (IV-III sec. a.C.) di Stephan Steingräber Philippos Laos di Françoise-Hélène Massa-Pairault Immagine, cultura e società in Daunia e in Peucezia nel IV secolo a.C. di Claude Pouzadoux Contesti della ceramica tardo-apula: il ‘caso Arpi’ e la Lucania di Maurizio Gualtieri Dall’abitato alla città. La romanizzazione della Daunia attraverso l’evoluzione dei sistemi insediativi di Maria Luisa Marchi Persistenze e innovazioni nelle modalità insediative della valle dell’Ofanto tra fine IV e I sec. a.C. di Roberto Goffredo Tarda Antichità e Altomedievo in Daunia: alle origini delle indagini archeologiche di Cosimo D’Angela Nuove acquisizioni sull’architettura canosina al tempo del vescovo Sabino di Raffaella Cassano Nuove indagini archeologiche sul Monte Albano di Lucera (campagna di scavo 2004) di Marco Fabbri Itinerari di ricerca archeologica nel Medioevo di Capitanata: problemi scientifici, esigenze di tutela, programmi di politica dei beni culturali di Pasquale Favia Le colonie latine e la romanizzazione della Puglia di Francesco Grelle Una mensa iscritta e altre epigrafi inedite dall’Apulia e dall’Irpinia di Marina Silvestrini Le città della Daunia e l’epigrafia. Progetti di ricerca di Vincenzo Morizio Gli spazi pubblici delle città dell’Apulia et Calabria nelle testimonianze epigrafiche dai Severi a Teodosio di Marcella Chelotti Archeologia e Tutela in Daunia di Pier Giovanni Guzzo Marina Mazzei e la lotta contro il traffico illegale dei beni archeologici di Daniel Graepler Il ruolo dell’Università nel sistema della tutela di Francesco D’Andria Per una ‘archeologia globale dei paesaggi’ della Daunia. Tra archeologia, metodologia e politica dei beni culturali di Giuliano Volpe Strategie di ricerca e tutela dell’insediamento neolitico lungo l’Ofanto di Francesca Radina Contributo alla ricerca sulla ricostruzione dell’ambiente archeologico nei Musei della Puglia di Andrea Zifferero e Maria Rosaria Acquaviva Beni Culturali, Accademia di Belle Arti e Scuola: i progetti e gli sviluppi operativi di educazione museale nelle Marche di Luisa Cataldo e Edvige Percossi Serenelli Mito e danza su vasi apuli da Arpi di Luigi Todisco Il Castello-Museo Nazionale di Manfredonia. Politiche e strategie di funzionamento: memoria e progetti futuri di Ginerva d’Onofrio Archeologia dei luoghi di culto della Daunia: spunti di riflessione di Maria José Strazzulla La catalogazione per la tutela dei beni culturali della Provincia di Foggia di Assunta Cocchiaro e Laura Masiello Edipuglia srl, via Dalmazia 22/b - 70127 Bari-S. Spirito tel. 080. 5333056-5333057 (fax) - http: //www.edipuglia.it - e-mail: edipuglia@email.it
  • 2. Insulae Diomedeae Collana di ricerche storiche e archeologiche 8 STORIA E ARCHEOLOGIA DELLA DAUNIA In ricordo di Marina Mazzei Atti delle Giornate di studio (Foggia 19-21 maggio 2005) a cura di Giuliano Volpe, Maria José Strazzulla e Danilo Leone ESTRATTO Bari 2008
  • 3. Contributo alla ricerca sulla ricostruzione dell’ambiente archeologico nei musei della Puglia di Andrea Zifferero * e Maria Rosaria Acquaviva ** I criteri e le finalità di una ricerca sui Musei della Puglia * Università di Siena; zifferero@unisi.it. ** acquaviv81@yahoo.it. Con grande piacere aderisco all’invito di Giuliano Volpe nel ricordare la figura e l’opera appassionata di Marina Mazzei, introducendo uno scritto, alla cui elaborazione la studiosa scomparsa ha dato il suo contributo. L’idea di affidare un lavoro di tesi triennale sulla ricostruzione dell’ambiente archeologico nei musei della Puglia alla giovane autrice che firma il lavoro, Maria Rosaria Acquaviva, è frutto di una precisa scelta didattica. L’esperienza di chi scrive, infatti, consolidata in dieci anni di docenza nella materia della Museologia e Museografia, all’interno dei Corsi di Laurea senesi in Scienze dei Beni Archeologici e in Archeologia, rappresenta un osservatorio privilegiato per capire e tentare di interpretare le direzioni, le innovazioni di metodo applicate a singoli casi, gli orientamenti della comunità scientifica in materia di valorizzazione dei beni culturali. Tanto per sgombrare il campo da illusioni o fraintendimenti, è opportuno premettere che il panorama italiano, a livello di teoria dell’allestimento museale, è ancora molto deludente: la pratica doverosa della gestione del progetto museologico da parte del principale decisore, cioè dell’archeologo che ha condotto lo scavo, riordinato una raccolta di reperti o assemblato e ricostruito un paesaggio archeologico, è quasi sempre subordinata, a parte rare eccezioni, all’inevitabile frammentazione del contesto e dei significati indotta da un progetto museografico non adeguato. Eppure l’archeologia contemporanea dovrebbe ormai aver raggiunto quello spessore minimo di riflessione teorica, tale da maturare la consapevolezza che esporre significa ordinare i reperti secondo una chiave di lettura suggerita, in misura minore, dagli stessi oggetti e dalle condizioni del loro ritrovamento, in misura maggiore dai significati espressi dal contesto culturale e storico di riferimento. In altre parole, il successo espositivo di un reperto dipende in gran parte dalla qualità e dalla quantità delle relazioni che l’archeologo, estensore del piano museologico dell’allestimento, riuscirà a trasmettere all’architetto responsabile del progetto museografico. Non vi è alcun bisogno di essere seguaci dell’archeologia postprocessuale per capire, per esempio, l’importanza del simbolismo nel rituale funerario etrusco e le interrelazioni dell’architettura dei tumuli con la proiezione in terra dello spazio celeste. Un corredo funerario può offrire innumerevoli soluzioni espositive: dalla più povera, all’interno di una vetrina a parallelepipedo con ripiani, un allestimento in grado di spezzare relazioni, deprimere simboli e nascondere significati, a quella più complessa che, al contrario, li esalta, nel riproporre la posizione degli oggetti all’interno dello spazio sepolcrale ricostruito nella sala del museo, nel far emergere il rapporto tra spazio interno e spazio esterno alla tomba, nel riferire la tomba al contesto più ampio della necropoli. Questo costituisce l’obiettivo principale della riflessione museologica; questo è il prodotto del progetto museologico, che ha soltanto nell’archeologo il principale, se non l’unico, referente. I rapporti tra gli oggetti nella cornice dei contesti, i significati delle ideologie, dei rituali e dei culti, le forme di produzione, accumulazione e consumo, l’acquisizione o il cambiamento dei sistemi alimentari riscontrabili nella ceramica 473 STORIA E ARCHEOLOGIA DELLA DAUNIA. In ricordo di Marina Mazzei - © 2008 · Edipuglia s.r.l. - www.edipuglia.it
  • 4. Andrea Zifferero - Maria Rosaria Acquaviva 1 Paradisi et al. 1996. domestica, la veicolazione e la circolazione delle merci, le forme di commercio e scambio, sono i fenomeni e i processi riversabili nel progetto museologico: soltanto dopo averne chiarite e definite le linee guida, il progetto museologico deve essere discusso e concordato con il referente museografico. Tali passaggi sono necessari per giungere a un allestimento di qualità, all’interno del quale l’ambiente archeologico possa trovare una corretta e naturale espressione ed ostensione. Sarebbe certo riduttivo, tuttavia, pensare di esaurire il lavoro museologico in una variegata proposta di significati, frutto di una riflessione metodologica ben condotta: il criterio museologico alla base dell’allestimento, infatti, deve essere spiegato al visitatore, il più delle volte ignaro del contesto culturale degli oggetti esposti. Soltanto così si porterà a termine una mediazione complessa, il cui esito non è mai scontato e da cui dipende il successo o meno dell’esposizione museale. Il rapporto costante, sempre dialettico e spesso fecondo, tra i due termini, museologia e museografia, è uno dei motivi di fondo dell’insegnamento senese, che viene proposto attraverso uno specifico taglio archeologico. La difficoltà di identificare argomenti idonei, affrontabili con qualche utilità formativa nella tesi conclusiva del triennio da parte di giovani laureandi, insieme alla verificata impossibilità di proporre argomenti troppo complessi come lo sviluppo di una progettazione museale sotto il profilo museologico, ha spinto lo scrivente nella direzione esemplata dal lavoro di Maria Rosaria Acquaviva: l’indagine ragionata della forma degli allestimenti, effettuata con il riconoscimento degli elementi museologici traslati nella corrispondente forma museografica. Questa pratica si è rivelata, col tempo e l’esperienza, una buona pratica, estremamente proficua dal punto di vista didattico perché permette al laureando di apprendere un metodo di lavoro sistematico e al tempo stesso di assumere un atteggiamento critico di fronte all’allestimento, distinto nelle sue componenti di base: l’articolazione del percorso espositivo rispetto alla natura delle collezioni e rispetto allo spazio offerto dal museo; la qualità dei contenuti e dei supporti del relativo sistema informativo. Il tutto avviene con la compilazione di una scheda che è giunta alla sua redazione più o meno definitiva, attraverso una serie di miglioramenti dettati dall’avvicendarsi delle tesi e dall’esperienza accumulata. Le voci della scheda, riproposte in grande sintesi dall’autrice, aiutano il compilatore a interpretare l’allestimento nei dettagli, con l’aiuto del responsabile scientifico del museo. I primi tentativi hanno tracciato una griglia di operatività a livello nazionale, utile a definire un censimento degli allestimenti mirati alla ricostruzione dell’ambiente archeologico: si è perciò lavorato con l’esclusivo invio della scheda per mezzo della posta elettronica, unitamente alla richiesta di attenzione da parte dello scrivente, indirizzata al direttore o al responsabile scientifico del museo, a cui era richiesto di riempire personalmente e in maniera il più possibile esaustiva i campi. Questo modello di operatività ha condotto a discreti risultati statistici, utili in termini di censimento e sufficientemente omogenei da costituire una primissima e grossolana banca dati di riferimento. È così nato il database dei Parchi archeologici italiani, la cui versione digitale è in preparazione, cui è seguito un pregevole lavoro sui Centri Visita, nuova e più dinamica forma di contenitore di servizi museali, derivata nei suoi tratti essenziali dal mondo anglosassone, in forte espansione nel nostro Paese e legata ai Parchi naturali ma in qualche caso impiegata con successo anche nei Parchi archeologici 1. Qualche dato sui Centri Visita può essere utile per sottolineare i limiti del metodo: la ricerca è stata effettuata esclusivamente attraverso il web, sul quale 474 STORIA E ARCHEOLOGIA DELLA DAUNIA. In ricordo di Marina Mazzei - © 2008 · Edipuglia s.r.l. - www.edipuglia.it
  • 5. Contributo alla ricerca sulla ricostruzione dell’ambiente archeologico nei musei della Puglia 2 Del Re 2006. 3 Lenzi, Zifferero 2004; Masiello 2005. 4 Desidero esprimere i più sinceri ringraziamenti nei confronti di quanti, a vario titolo, hanno contribuito alla realizzazione di questo contributo. La dott.ssa Marina Mazzei ha partecipato attivamente alle fasi iniziali del lavoro di censimento, fornendomi indicazioni sull’organizzazione dei poli museali della Provincia di Foggia. Devo profonda riconoscenza al prof. Andrea Zifferero che mi ha indirizzato e seguito in tutte le fasi dell’indagine museologica alla base di questo contributo. Sono grata al prof. Giuliano Volpe, per i preziosi consigli ricevuti, alla prof.ssa Grazia Semeraro per la disponibilità accordatami, a tutti i funzionari della Soprintendenza ai Beni Archeologici della Puglia da me contattati, in particolar modo, dott. Arcangelo Alessio, Assunta Cocchiaro, Angela Cinquepalmi, Marisa Corrente, Medica Assunta Orlando, Francesca Radina, Anna Maria Tunzi Sisto, Gemma Russo, Donata Venturo, per la cortese collaborazione prestata ai fini di questa indagine. Ringrazio tutti i Direttori e i Responsabili Scientifici dei musei contattati, per l’interesse dimostrato nei confronti di questa ricerca e per la fattiva collaborazione, concedendomi di pubblicare le immagini delle ricostruzioni esposte; non ultimo, il dott. Andrea Ciacci per aver migliorato la forma e il contenuto di questo contributo. 5 Il panorama d’indagine ha preso in considerazione non solo le “strutture museali” in senso lato ma ogni tipologia espositiva, come i centri di documentazione, le mostre permanenti, i centri visita di aree archeologiche, le raccolte comunali, il museo diffuso, in quanto strutture che ospitano esposizioni destinate alla documentazione della storia di un comprensorio. L’indagine ha omesso tutti i restanti musei, sono stati individuati 315 Centri Visita sparsi sul territorio nazionale: ad essi è stata inviata via posta elettronica o, in qualche caso, attraverso la posta cartacea, la scheda di censimento. I dati sono stati elaborati sulla base di 117 schede ritornate al mittente, corrispondenti al 37% dei Centri Visita attivi in Italia 2. Come si può osservare, la prospettiva di potenziale analisi dei fenomeni è molto limitata, sotto il profilo statistico, dalla percentuale delle adesioni al censimento. Tale consapevolezza, cresciuta insieme al tentativo di censire fenomeni museali sui quali esistono dati esigui o difficilmente controllabili, come, p.es., sugli allestimenti storici, hanno ben presto portato a individuare nella scala regionale il livello idoneo di analisi. Un’indagine sugli allestimenti effettuata su questa scala, infatti, riesce a documentare, grazie a sopralluoghi e controlli che abbattono drasticamente la percentuale degli insuccessi (dovuti a schede non ritornate o mal compilate, all’assenza di personale competente a reperire le informazioni richieste ecc.) in fase di censimento. L’impegno di responsabilità assunto dal laureando (di solito proveniente dalla Regione in cui effettua la raccolta delle informazioni), diviene perciò strategico per ottenere risultati congrui, adatti a un commento di tipo museologico e museografico. Una chiave di lettura di dettaglio ancora maggiore si può ottenere con una prospettiva di indagine mirata alla singola Provincia, che è quella ideale per conoscere, p.es., le forme di gestione museale e/o le reti costituite dai sistemi museali. Il fatto di affidare l’indagine a livello provinciale ad un gruppo di laureandi conduce spesso ad un confronto dei dati censiti in fase avanzata del lavoro, con effetti molto rilevanti dal punto di vista didattico, in termini di stimolo e sviluppo di capacità critiche di valutazione e commento, sollecitate dall’attività seminariale. Arrivo quindi alla conclusione, sottolineando come la riflessione sugli allestimenti possa apportare nuovi elementi al dialogo tra discipline umanistiche e tecniche, reso sempre più necessario dal progressivo affinarsi degli strumenti di analisi delle comunità antiche, di cui dispone oggi l’archeologia. Nel caso di una ricerca condotta sugli allestimenti storici ancora presenti nei musei italiani, si è giunti a considerare l’identità di musei miracolosamente conservati nell’allestimento originale, spesso ottocentesco, in qualche caso addirittura settecentesco, quale espressione del pensiero scientifico dell’epoca, di cui la forma museale esemplificava e traduceva i principi. Questa riflessione non è caduta nel vuoto, se il lavoro dell’architetto di oggi ha inteso conservare, in un vero e proprio restauro conservativo di alcune sale del Museo Topografico dell’Etruria a Firenze, la sintesi del pensiero archeologico e lo spirito originale dell’allestimento voluto da Luigi Adriano Milani alla fine dell’Ottocento 3. (A.Z.) Questo contributo 4 presenta gli esiti di una ricerca il più possibile sistematica sui musei istituiti nella Regione Puglia che ospitano ed espongono raccolte archeologiche 5 e propone un’analisi museologica degli standard qualitativi degli allestimenti museali, con particolare attenzione all’utilizzo di ricostruzioni dell’ambiente archeologico, che costituiscono un valido supporto per la contestualizalcuni purtroppo dismessi (p. es. il Museo “Meo-Evoli” di Monopoli (BA), altri chiusi al pubblico per il trasferimento delle collezioni da un ente privato a uno pubblico (p. es. la Collezione “Martini Carissimo” di Oria (BR) o il Museo “Romanazzi-Carducci” di Putignano) e altri ancora in fase di progettazione. 475 STORIA E ARCHEOLOGIA DELLA DAUNIA. In ricordo di Marina Mazzei - © 2008 · Edipuglia s.r.l. - www.edipuglia.it
  • 6. 1. - Scheda di censimento delle ricostruzioni dell’ambiente archeologico nei musei della Regione Puglia. 6 Questo contributo nasce come sintesi di un elaborato di tesi triennale in Scienze dei Beni Archeologici (“Le ricostruzioni dell’ambiente archeologico nei musei della Regione Puglia”), discusso nell’A.A. 2003/2004 dalla scrivente, nell’ambito dell’insegnamento di Museologia e Museografia dell’Università degli Studi di Siena. 7 Lugli 1992; Boralevi, Pedone 1995; Prete 1998, 1125; Forti 1998, 92-93 e 111145; Zifferero 1999, 407-441; Tomea Gavazzoli 2003, Donati 2003. 8 Di Valerio 1999, Forti 1998, 92-93 e 111-145. 9 In questa nota sono contenute tutte le referenze di guide, monografie, notiziari, cataloghi di mostre, articoli e contributi vari relativi ai musei presi in considerazione. Riguardo alle guide ai musei della Puglia, cfr. De Juliis 1979; Regione Puglia 1997; Angiuli 1998; Appiano 2002, Natali 2004; alle guide e cataloghi delle mostre: Fazia 1987; Alessio 1988; Mazzei 1995; Cocchiaro 1996; Jatta 1996²; Defacendis 1999; Russo 1999; Ciancio 2000; Caligiuri 2002; Cinquepalmi, Cocchiaro 2002; Riccardi 2003; a notiziari, articoli e contributi vari sulla problematica museale in Puglia, cfr.: L’Abbate 2001, 116-125; Cassiano 2001, 106110; Fazia 2001, 111-115; Pietropaolo 2001, 130-133; De Paulis 2003, 83-88. 10 Sono ancora pochi i musei che dispongono di un proprio sito web. Al momento le norme per la strutturazione di siti internet museali sono costituite soltanto dall’atto d’indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (art. 150, comma 6, D.L. n. 112/1998) promulgato dal zazione di alcuni reperti e la documentazione, all’interno di un percorso espositivo, di un sito archeologico 6. Il momento allestitivo esprime la sintesi più delicata dell’intero processo conoscitivo, di cui deve farsi promotore un museo ed è finalizzato ad elaborare un corretto messaggio comunicativo attraverso l’esposizione delle collezioni, dei supporti informativi e di un apparato ricostruttivo dei contesti illustrati 7. I visitatori con poca familiarità con gli oggetti esposti stabiliscono un forte legame con le caratteristiche fisiche dello spazio allestito, creando punti di riferimento per pianificare il proprio circuito cognitivo. L’oggetto musealizzato, a seguito del distacco dal proprio contesto d’origine e la conseguente perdita di parte della sua identità, mostra di sé solo ciò che è percepibile visivamente, cioè la forma ed è grazie al supporto di adeguati strumenti didattici, in primis gli apparati ricostruttivi, che acquista un nuovo linguaggio, «una sorta di metalinguaggio, che sostituisce quello perduto con cui aveva comunicato quando era in uso», interpretato dall’intervento museologico allo scopo di ricontestualizzare un originale ambiente archeologico 8. Materiali e metodi Ai fini di un’analisi museologica descrittiva è stata elaborata una scheda di censimento, che prevede la compilazione di quattro campi informativi: i dati “anagrafici” del museo, la tipologia delle raccolte archeologiche esposte, suddivise per macro-periodi, la tipologia delle ricostruzioni degli ambienti archeologici, i criteri d’ordinamento degli spazi espositivi e la loro superficie (fig. 1). Il reperimento delle informazioni è il risultato di una consultazione preliminare di guide ai musei, su scala nazionale e regionale, collane, monografie, cataloghi, articoli sui musei archeologici della Puglia 9, presenti in letteratura e di una ricerca sul Web attraverso motori di ricerca specifici 10. Successivamente sono stati contattati i Responsabili Scientifici e gli organi amministrativi di competenza degli Enti locali. ed è stata effettuata una visita autoptica per il 60% dei musei campionati. Sono state individuate 69 istituzioni a cui è stata inviata la scheda sinottica: il campione d’indagine è di 61 schede compilate, pari al 90% del totale dei musei presi in considerazione. Le schede sinottiche sono state inserite all’interno di un database informatico, attraverso una maschera d’immissione dati, impostata secondo lo sviluppo della scheda sinottica. È stata, infine, realizzata una carta tematica della Regione Puglia in cui è possibile visualizzare tutti i musei censiti, suddivisi per Province e per tipologia d’or- 476 STORIA E ARCHEOLOGIA DELLA DAUNIA. In ricordo di Marina Mazzei - © 2008 · Edipuglia s.r.l. - www.edipuglia.it
  • 7. 2. - Carta sinottica delle strutture museali della Regione Puglia prese in considerazione per questo censimento: 1) Apricena (FG): Museo Civico; 2) San Severo (FG): Museo Civico; 3) Celenza Valfortore (FG): Raccolta Archeologica Comunale; 4) Troia (FG): Museo Civico; 5) Lucera (FG): Museo Archeologico Civico “Giuseppe Fiorelli”; 6) Foggia: Museo Civico-Pinacoteca; 7) Foggia: Museo Provinciale del “Territorio della Capitanata”; 8) Vico del Gargano (FG): Antiquarium Civico; 9) Vieste (FG): Museo Civico Archeologico “Michele Petrone”; 10) Mattinata (FG): Collezione “Matteo Sansone”; 11) Mattinata (FG): Museo Civico; 12) Rignano Garganico: Museo Civico di Grotta Paglicci; 13) Foggia (fraz.Arpinova FG): Passo Archeologico di Passo di Corvo; 14) Manfredonia (FG): Centro Visite del Parco Archeologico di Siponto; 15) Manfredonia (FG): Museo Archeologico Nazionale; 16) Bovino (FG): Museo Civico “Carlo G. Nicastro”; 17) Ascoli Satriano (FG): Museo Civico “Pasquale Rosario”; 18) Trinitapoli (FG): Museo Civico; 19) San Ferdinando di Puglia (FG): Museo Civico; 20) Barletta (BA): Antiquarium di Canne della Battaglia; 21) Canosa di Puglia (BA): Mostra Archeologica Permanente (Palazzo Sinesi); 22) Canosa di Puglia (BA): Museo Civico; 23) Minervino Murge (BA): Museo Archeologico Civico; 24) Barletta (BA): Museo Civico Archeologico; 25) Trani (BA): Museo Diocesano; 26) Bisceglie (BA): Museo Archeologico Civico “Francesco Saverio Majellaro”; 27) Giovinazzo (BA): Raccolta Archeologica Pro Loco; 28) Ruvo di Puglia (BA): Museo Archeologico Nazionale “Giovanni Jatta”; 29) Bitonto (BA): Museo Civico “E. Rogadeo”; 30) Bitonto (BA): Museo Archeologico della Fondazione “De Palo-Ungaro”; 31) Bari: Museo Archeologico Provinciale; 32) Bari: Museo Diocesano; 33) Gravina in Puglia (BA): Museo Archeologico Civico; 34) Gravina in Puglia (BA): Museo della Fondazione “Ettore Pomarici Santomasi”; 35) Altamura (BA): Museo Archeologico Statale; 36) Acquaviva delle Fonti (BA): Mostra Archeologica Permanente; 37) Rutigliano (BA): Museo Archeologico Civico “G. e P. Didonna”; 38) Conversano (BA): Museo Civico; 39) Gioia del Colle (BA): Museo Archeologico Nazionale; 40) Fasano (BR): Museo Archeologico Nazionale di Egnazia; 41) Ostuni (BR): Museo di Civiltà Preclassiche della Murgia Meridionale; 42) Ceglie Messapica (BR): Museo Archeologico Comunale; 43) Latiano (BR): Museo della Fondazione “Ribezzi- Petrosillo”; 44) Mesagne (BR): Museo Archeologico Civico “Ugo Granafei”; 45) Brindisi: Area Archeologica “San Pietro degli Schiavoni”; 46) Brindisi: Museo Archeologico Provinciale “Francesco Ribezzo”; 47) Oria (BR): Centro di Documentazione Messapica; 48) Grottaglie (TA): Museo delle Ceramiche; 49) Taranto: Museo Archeologico Nazionale “Luigi Viola”; 50) Manduria (TA): Mostra Archeologica Permanente “Oltre le Mura”; 51) Manduria (TA): Raccolta Archeologica Comunale “Gatti”; 52) Avetrana (TA): Mostra Archeologica Permanente; 53) Lecce: Museo Archeologico-Pinacoteca Provinciale “Sigismondo Castromediano”; 54) Lecce: Museo del Teatro Romano- Fondazione “Memmo”; 55) Cavallino (LE): Museo Diffuso “Sigismondo Castromediano”; 56) Maglie (LE): Museo Civico di Paleontologia e Paletnologia “Decio De Lorentiis”; 57) Muro Leccese (LE): Museo Civico di “Borgo Terra”; 58) Gallipoli (LE): Museo Civico “Emanuele Barba”; 59) Alezio (LE): Museo Civico Messapico; 60) Poggiardo-Vaste (LE): Museo della Civiltà Messapica; 61) Ugento (LE): Museo Civico di Archeologia e Paleontologia “Salvatore Zecca”. dinamento giuridico, in cui sono distinti i musei che, in ambito allestitivo, presentino solo raccolte archeologiche da quelli che espongano anche ricostruzioni dell’ambiente archeologico e da quelli attualmente chiusi al pubblico (fig. 2). La nascita dei musei archeologici nella Regione Puglia: dalle collezioni antiquarie al museo diffuso Ministero per i Beni e le Attività Culturali e da alcuni cenni relativi alle tecnologie in uso per la comunicazione museale nel D.M. 25/7/2000. Cfr. Lamberti 2003, 14-16. 11 Guzzo 1999, 65-76. L’istituzione di collezioni e di musei archeologici in Puglia è un fenomeno che si manifesta relativamente tardi, rispetto al contesto italiano, intorno alla prima metà del XIX secolo (figg. 3-4-5) 11. Nel 1820 è istituita a Ruvo di Puglia (BA) una Collezione privata per volere dell’archeologo Giovanni Jatta senior, in cui i vasi sono sistemati secondo un criterio di “bellezza” seguendo il gusto dell’epoca. Il Museo Jatta è tra i pochi in Ita477 STORIA E ARCHEOLOGIA DELLA DAUNIA. In ricordo di Marina Mazzei - © 2008 · Edipuglia s.r.l. - www.edipuglia.it
  • 8. 3. - Il grafico illustra l’istituzione dei musei che presentano raccolte archeologiche nella Regione Puglia, in funzione del tempo, a partire dagli anni Venti del XIX secolo. 4. - Il grafico illustra la suddivisione per Province dei musei archeologici della Regione Puglia. 5. - Il grafico a torta illustra le tipologie di ordinamento giuridico dei musei archeologici della Regione Puglia. 478 STORIA E ARCHEOLOGIA DELLA DAUNIA. In ricordo di Marina Mazzei - © 2008 · Edipuglia s.r.l. - www.edipuglia.it
  • 9. Contributo alla ricerca sulla ricostruzione dell’ambiente archeologico nei musei della Puglia 12 Zifferero 2004, 59-81. Morigi Govi, Mottola Molfino 1996; Visser Travagli 2004, 50-58. 13 lia che conserva ancora oggi la disposizione originaria, di matrice collezionisticoantiquaria. Nel 1991 lo Stato ha provveduto ad acquistarlo, istituendo il Museo Archeologico Nazionale “Giovanni Jatta” 12. Nella seconda metà dell’Ottocento, come conseguenza delle leggi eversive del 1866 che permisero la soppressione degli enti ecclesiastici e l’incameramento da parte del demanio dei loro beni, affidati alle Province, nasce nel 1875 il Museo Archeologico Provinciale di Bari. Il Museo-Pinacoteca “Sigismondo Castromediano” di Lecce fu istituito nel 1868 con delibera della Provincia di Terra d’Otranto, per volere del Duca di Cavallino al quale è ora dedicato e nel 1967 è passato in gestione alla Provincia di Lecce. In questi anni sono istituiti tra i più notevoli musei civici e statali, che costituiscono la “pietra miliare” per la realtà archeologica museale pugliese: il Museo Archeologico Nazionale “Luigi Viola” di Taranto, il Museo Civico “Giuseppe Fiorelli” di Lucera, il Museo Civico di Foggia, il Museo Civico Archeologico di Canosa, il Museo Civico di Barletta e la Casa-Museo “Ettore Pomarici Santomasi” di Gravina in Puglia. Dopo la stasi degli anni a cavallo e immediatamente successivi ai conflitti mondiali, un deciso incremento dell’istituzione di musei civici si manifesta negli anni Settanta, come risposta all’attuazione dell’ordinamento regionale nel 1970 e al trasferimento alle Regioni delle funzioni amministrative statali in materia di musei e biblioteche d’enti locali, stabilito nel D.P.R. 14/1/1972 n. 3 13. Un particolare cenno merita una categoria di musei gestiti dagli Enti privati e dalle Fondazioni, le case-museo, che costituiscono una tipologia espositiva unica nel loro genere. Si tratta di dimore storiche di famiglie agiate, di rilevante interesse storico-artistico, in quanto “contenitori” di suppellettili, mobili d’epoca e delle più varie collezioni: archeologiche, numismatiche, gallerie d’arte, collezioni d’abiti d’epoca, d’armi, di libri e di pergamene antiche, di strumenti vari, esposti secondo criteri tipologici tipici del collezionismo antiquario. In Puglia esistono tre realtà di spiccato pregio come il Palazzo Jatta a Ruvo di Puglia (BA) che ospita anche il Museo Archeologico Nazionale, il Museo della Fondazione “Ettore Pomarici Santomasi” di Gravina in Puglia (BA) e il Museo della Fondazione “Ribezzi-Petrosillo” di Latiano (BR), di recente istituzione. È interessante rilevare come negli ultimi dieci anni nella Regione siano stati istituiti undici musei civici, come risposta ad una politica legislativa di matrice federalista che ha riconosciuto la funzione di valorizzazione alle Regioni e agli Enti Locali, con la L. 59/1997, la cd. “legge Bassanini”, e il conseguente D. Lgs. 112/1998. Talvolta questi musei nascono all’interno di programmi di riqualificazione del territorio, che promuovono lo sviluppo di un turismo culturale. Analogamente sta maturando, però, un motivo di riscoperta autentica della cultura locale, che muove dal recupero dell’identità come reazione all’omologazione culturale: è fondamentale studiare una comunicazione rivolta agli stessi membri della comunità, che ne sono i principali fruitori, per poi rivolgerla a pubblici esterni, di tipo turistico. Nel 2003 è stato inaugurato il Museo Diffuso “Sigismondo Castromediano” di Cavallino (LE), progettato dall’Università degli Studi di Lecce, con due finalità: 479 STORIA E ARCHEOLOGIA DELLA DAUNIA. In ricordo di Marina Mazzei - © 2008 · Edipuglia s.r.l. - www.edipuglia.it
  • 10. Andrea Zifferero - Maria Rosaria Acquaviva diventare un “Cantiere Scuola” per gli studenti della Facoltà di Beni Culturali e la Scuola di Specializzazione in Archeologia dell’Ateneo leccese, e un Parco archeologico per il recupero e la valorizzazione del sito di Cavallino, un insediamento messapico fortificato d’età arcaica. L’aspetto particolarmente innovativo del Museo Diffuso consiste nel suo approccio metodologico, che concilia, all’interno dei percorsi museali, l’archeologia con il paesaggio rurale e con le trasformazioni operate dall’uomo nel corso dei secoli, promuovendone la risorsa storico-ambientale nell’offerta turistica. È stata realizzata all’ingresso del Museo Diffuso una piattaforma sopraelevata per una fruizione dall’alto dell’intero sito archeologico, un “balcone sulla storia”come lo ha definito il prof. Francesco D’Andria, Responsabile Scientifico del progetto, - dove è stato installato un totem multimediale per effettuare una visita guidata virtuale a 360°, attraverso il touch-screen. L’installazione della postazione rientra nel progetto «Land-Lab. Laboratorio Multimediale di Ricerca, Formazione e Comunicazione sui Paesaggi archeologici» (cfr § 4.2.6. e n. 24). Alcuni risultati dell’indagine museologica 14 Morigi Govi, Mottola Molfino 1996; Cabasino 1999, 515-526; L’Abbate 2001, 116125. 15 La questione degli scavi clandestini ad opera dei tombaroli e del commercio europeo e soprattutto transoceanico dei corredi sepolcrali di numerose necropoli è il principale male di cui ha sofferto nei secoli scorsi il patrimonio archeologico pugliese, la cui tutela è garantita dalla Soprintendenza non senza qualche difficoltà. Cfr: Graepler, Mazzei 1996; Pessia 2005, 60-63. Gli allestimenti e le problematiche legate alle ricostruzioni dell’ambiente archeologico In Puglia, la maggioranza dei musei istituiti più di un secolo fa si è formata a seguito di collezioni private, il cui gusto antiquario e collezionistico si ripropone ancora oggi nelle esposizioni, con criteri espositivi a prevalente carattere tipologico, in mobili o vetrine d’epoca che non consentono, pertanto, di allestire un percorso espositivo adattabile alle esigenze del pubblico e integrato con supporti didattici, ormai considerati funzionali ai moderni principi d’allestimento museale. Altra problematica comune a molti musei, soprattutto civici, è d’essere ospitati in sedi storiche, cosa che comporta una serie di condizionamenti, dovuti ai vincoli di tutela dello stesso immobile e l’assenza di figure professionali competenti per una gestione scientifica e allo stesso tempo manageriale del museo in questione 14. Talvolta si tratta di reperti archeologici sequestrati e frutto di scavi clandestini, prevalentemente corredi tombali, di cui è possibile conoscere eventualmente la provenienza, ma di cui è stata irrimediabilmente perduta una documentazione stratigrafica, necessaria per ricostruire l’architettura tombale e i processi legati al culto e al rituale funerario 15. Sino agli anni Ottanta, i musei esponevano le proprie collezioni nei medesimi allestimenti realizzati al momento dell’istituzione: il riallestimento delle sale espositive, in una veste museografica moderna, è avvenuto soprattutto nell’ultimo quindicennio (fig. 6). Nell’ultimo decennio, inoltre, si è riscontrata una crescita lineare dei plastici, dei calchi, degli strumenti interattivi, delle ricostruzioni 3D e di quelle virtuali (fig. 7). Leggendo e confrontando gli stessi dati per Province, si osserva come i musei della Provincia di Bari, seguiti da quelli delle Province di Foggia e Lecce detengano il primato della maggiore presenza di ricostruzioni, all’interno dei percorsi espositivi, mentre quelli di Brindisi presentano esclusivamente un numero consistente di plastici e calchi. I musei presi in considerazione per la Provincia di Taranto presentano ben poche ricostruzioni e sono completamente privi dei nuovi stru- 480 STORIA E ARCHEOLOGIA DELLA DAUNIA. In ricordo di Marina Mazzei - © 2008 · Edipuglia s.r.l. - www.edipuglia.it
  • 11. Contributo alla ricerca sulla ricostruzione dell’ambiente archeologico nei Musei della Puglia 6. - Il grafico mette a confronto la data dell’ultimo allestimento delle sale espositive (colonne in grigio scuro) con la data dell’istituzione del medesimo museo (colonne in grigio chiaro). 7. - Il grafico illustra l’introduzione delle varie tipologie ricostruttive dell’ambiente archeologico nei percorsi museali dagli anni Cinquanta ad oggi. menti informatici. Tale risultato è indice di una mancanza di strutture museali adeguate, per esempio la chiusura temporanea del Museo Archeologico Nazionale “Luigi Viola” di Ta- 8. - Il grafico illustra la presenza delle varie tipologie ricostruttive dell’ambiente archeologico all’interno dei percorranto, dal gennaio 2000, per si museali, confrontate per Province. lavori di ristrutturazione e l’allestimento poco adeguato di una piccola parte del materiale archeologico presso Palazzo Pantaleo e, più in generale, uno scarso impegno ad una programmazione culturale integrata (fig. 8). 481 STORIA E ARCHEOLOGIA DELLA DAUNIA. In ricordo di Marina Mazzei - © 2008 · Edipuglia s.r.l. - www.edipuglia.it
  • 12. Andrea Zifferero - Maria Rosaria Acquaviva Di fondamentale importanza si sono rivelate le ricerche sistematiche condotte negli ultimi decenni dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici della Puglia, molto spesso affidate ad équipes d’archeologi degli Atenei pugliesi, in collaborazione con altre prestigiose Università italiane ed internazionali, che hanno portato alla luce un cospicuo patrimonio di dati sul popolamento di questa Regione. Gli studi e i risultati di tali ricerche sono confluiti come mostre permanenti all’interno dei musei locali e talvolta hanno dato origine all’istituzione ex novo di musei che documentano la storia del proprio territorio, come il Museo Civico “Borgo Terra” di Muro Leccese (LE) e il Museo Diffuso “Sigismondo Castromediano” di Cavallino (LE). Le ricostruzioni dell’ambiente archeologico 16 Questo genere di spettacolo fu inventato in Inghilterra verso il 1796 e poi fu modificato da due distinti pittori francesi, Bouton e Daguerre, ed ebbe luogo per la prima volta in Parigi nel luglio del 1822 con l’esposizione di un quadro rappresentante l’interno della Cattedrale di Cantorbery. 17 Angela 1988, 130-132. 18 I due diorami sono stati commissionati nel 2002 ad un noto Studio di grafica di Firenze, la “Inklink”, dal Dipartimento di Beni Culturali dell’Università degli Studi di Lecce, in occasione dell’allestimento della mostra “Klaohi Zis: il culto di Zeus a Ugento”, in cui è stata esposta, dopo 41 anni dalla sua scoperta, la statuetta bronzea di Zeus Stilita, conservata presso il Museo Archeologico Nazionale di Taranto; l’inaspettato successo della mostra ha consentito di ottenere la realizzazione di un calco da esporre all’interno di un percorso museale dedicato al culto locale della divinità. 19 D’Andria, Dell’Aglio 2002, 48-57. 20 Forti 1998, 92-93. Le riproduzioni in scala, secondo Alfredo Forti, hanno lo stesso valore esplicativo delle ricostruzioni reali ed un forte impatto emotivo sul visitatore. La loro eterogeneità di dimensione impedisce confronti e riferimenti concreti e li oggettiva ad informazione scientifica. I diorami. Il termine diorama (dal greco di£ √r£w “guardare attraverso”) si riferisce ad una forma di ostensione che presenta alla vista dello spettatore, situato nel centro di una sala di forma circolare, l’immagine di grandi fenomeni della natura, del complesso di una città, di una veduta pittoresca, dell’interno di un ambiente ecc. 16. Oggi con diorama s’intende di solito un modello tridimensionale che riproduce fedelmente un certo scenario: presenta, in genere, una forma ad anfiteatro con una parete a semicerchio con raffigurazioni grafiche; uno degli aspetti più interessanti nel diorama è la continuità tra gli oggetti tridimensionali esposti e quelli bidimensionali dipinti 17. Questo espediente è stato introdotto nell’ambiente museologico d’alcuni paesi europei e nord-americani, come una particolare tipologia ricostruttiva; è stato utilizzato tra gli anni Venti e Cinquanta all’interno di musei naturalistici o paleontologici, in cui prevaleva il gusto per l’esotico e solo negli ultimi anni ha abbracciato altre discipline, tra cui la Preistoria. Il diorama è poco frequente all’interno degli allestimenti di raccolte archeologiche, giacché in Italia il suo utilizzo è piuttosto tardo, ed è assente nei musei archeologici della Puglia. Fa eccezione il Museo Civico di Archeologia e Paleontologia “Salvatore Zecca” di Ugento (LE), attualmente chiuso al pubblico per lavori di ristrutturazione della sede, che espone due diorami “alla francese”, vale a dire due enormi opere pittoriche che occupano per intero due pareti di una sala espositiva, ricreando uno sfondo suggestivo, ad impatto tridimensionale, con l’intento di riprodurre il contesto d’appartenenza degli oggetti esposti 18. I due diorami riproducono scene di vita quotidiana riguardanti il culto di Zeus, raffiguranti il temenos all’interno del quale si svolgevano i sacrifici e le libagioni in onore della divinità 19 (fig. 9). I plastici. Il plastico è la rappresentazione in scala naturale o ridotta, in rilievo, in gesso o in altro materiale di un contesto archeologico, sia esso un sito, un edificio, una particolare struttura architettonica o un qualunque oggetto archeologico 20. Si tratta di un supporto informativo, di grande presa per il pubblico per l’immediatezza della comunicazione: per questa ragione, insieme ai costi di realizza- 482 STORIA E ARCHEOLOGIA DELLA DAUNIA. In ricordo di Marina Mazzei - © 2008 · Edipuglia s.r.l. - www.edipuglia.it
  • 13. Contributo alla ricerca sulla ricostruzione dell’ambiente archeologico nei musei della Puglia 9. - Visione d’insieme dei due diorami “alla francese” che documentano il culto messapico della divinità all’interno del recinto sacro, con scene di libagione e di sacrificio (Museo Civico di Archeologia e Paleontologia “Salvatore Zecca” di Ugento, Lecce). zione, è una delle tipologie più utilizzate; permette, inoltre, di introdurre le riproduzioni in scala di contesti archeologici non visitabili o non più visibili nella loro interezza o di ricostruzioni di un determinato territorio. Sono 18 i musei archeologici pugliesi che espongono uno o più plastici all’interno delle sale espositive, pari al 29% del totale dei musei censiti. Complessivamente sono esposti 28 plastici, tra i quali i due più antichi sono stati realizzati nel 1960 per il primo allestimento dell’Antiquarium di Canne della Battaglia (BA) e riproducono l’area dell’Acropoli e lo schieramento dell’esercito annibalico durante la Seconda Guerra Punica. I restanti plastici sono stati realizzati dagli anni Novanta e riproducono principalmente ambienti archeologici d’età preistorica, protostorica e classica: villaggi, capanne, necropoli o singole tombe oppure situazioni di scavo e siti archeologici. Il Museo Civico di “Borgo Terra” di Muro Leccese (LE), inaugurato nell’aprile 2004, espone al centro della sala principale un plastico ricostruttivo che riproduce in scala 1: 20 il borgo medievale fortificato, denominato “Borgo Terra”, prima del cruento attacco sferrato dai Turchi Ottomani alla città d’Otranto nel 1480. Nel 1999, in occasione del restauro del Palazzo del Principe, un’équipe del prof. Paul Arthur ha condotto indagini stratigrafiche che hanno permesso di conoscere le dinamiche storiche del Salento in quel periodo di trapasso tra Medioevo e Rinascimento. L’Università di Lecce ha curato la realizzazione di una mostra permanente, la prima del genere in Puglia, sulla storia di un borgo medievale (fig. 10). 21 Il primo calco fu realizzato a Pompei nel 1863: a Giuseppe Fiorelli, direttore degli scavi, si deve l’idea di riempire con del gesso liquido le cavità lasciate dal disfacimento dei corpi e degli altri materiali organici nelle pomici. I calchi. Il calco è una tipologia di ricostruzione piuttosto semplice da realizzare, in quanto si ottiene una copia dell’oggetto originale attraverso il riempimento dell’impronta ricavata, calcandovi sopra materiale molle 21. Il calco rappresenta una tipologia ricostruttiva di largo consumo: è principalmente usata per riprodurre oggetti che non possono essere direttamente musealizzati, come sepolture in fase di scavo, fornaci o reperti in materiale facilmente deperibile o in cattivo stato di conservazione. Nel territorio regionale analizzato sono 17 i musei che espongono al loro interno uno o più calchi, pari al 24% del totale dei musei censiti. In tutto sono presenti 45 483 STORIA E ARCHEOLOGIA DELLA DAUNIA. In ricordo di Marina Mazzei - © 2008 · Edipuglia s.r.l. - www.edipuglia.it
  • 14. Andrea Zifferero - Maria Rosaria Acquaviva 10. - Particolare del plastico ricostruttivo del borgo medievale fortificato di “Borgo Terra” (XV sec. d.C. ) realizzato dallo Studio RomaTre s.c.a.r.l. (Museo Civico di “Borgo Terra” di Muro Leccese, Lecce). calchi, realizzati soprattutto a partire dagli anni Ottanta, che riproducono ceramiche, fornaci, statue-stele ma soprattutto sepolture d’età preistorica. Ad esempio, il Museo Archeologico Nazionale di Manfredonia ha realizzato nel 2001 tre calchi di stele daunie per la fruizione dell’utenza non vedente, accentuando i rilievi delle decorazioni affinché possano essere percepite grazie al tatto. 22 Becchetti, Lanciano 1999, 443-450. Le stratigrafie. Le stratigrafie sono rappresentazioni grafiche o ricostruzioni reali delle sezioni del terreno, indagate durante lo scavo archeologico, per mettere in luce la stratificazione geologica e antropica, dovuta alla frequentazione umana in un determinato sito, distinguendo gli strati di matrice differente contenenti reperti utili per stabilire una cronologia relativa. Si tratta di un artificio ricostruttivo alquanto specifico, di non immediata percezione per un pubblico ‘non addetto ai lavori’, richiedendo precise conoscenze di stratigrafia e dei processi di sedimentazione dei depositi archeologici 22. Ciononostante, se d’immediata interpretazione grafica, la stratigrafia ha un valore didattico potenzialmente elevato perché rende visivamente l’idea di come si siano susseguite le varie facies culturali dando luogo a stratificazioni del terreno, osservabili nei bacini stratigrafici che sono indagati durante le campagne di scavo archeologico. Sono stati individuati solo tre musei che presentano ricostruzioni stratigrafiche d’ambiente archeologico, pari al 5% del totale dei musei censiti: si tratta dell’Antiquarium di Canne della Battaglia (BA), del Museo Civico Archeologico “Francesco Majellaro” di Bisceglie (BA) e del Centro Visita del Parco Archeologico di Siponto a Manfredonia (FG). La più antica stratigrafia risale al 1960 ed è quell’esposta presso l’Antiquarium di Canne. La colonna stratigrafica riproduce in dimensioni reali il saggio eseguito nei pressi della Porta dell’Acropoli del vicus di Canne, nel corso degli scavi condotti da Fernanda Tinè Bertocchi e costituisce una testimonianza del primo allestimen- 484 STORIA E ARCHEOLOGIA DELLA DAUNIA. In ricordo di Marina Mazzei - © 2008 · Edipuglia s.r.l. - www.edipuglia.it
  • 15. Contributo alla ricerca sulla ricostruzione dell’ambiente archeologico nei musei della Puglia 11. - Visione d’insieme della sezione stratigrafica degli scavi preistorici della grotta S. Croce e del calco dell’impronta di una stuoia in fibre vegetali rinvenuta negli strati di frequentazione neolitica (Museo Civico Archeologico “F. Saverio Majellaro” di Bisceglie, Bari) 23 24 Caligiuri 2002. Prete 1998, 11-25 e 44-58. to, realizzato negli anni Sessanta. Sono documentati 15 livelli stratigrafici e 4 strati principali, per un’altezza complessiva di 3,50 metri; all’interno di ciascuno strato sono stati riprodotti i vari reperti rinvenuti, tra cui quelli ceramici, utili per fornire una cronologia relativa della sedimentazione dello strato. Sono presenti livelli che testimoniano la presenza di un insediamento indigeno dall’età preistorica a quella medievale. Il Museo Civico Archeologico “Francesco S. Majellaro” di Bisceglie (BA) espone accanto ai reperti rinvenuti nella Grotta di Santa Croce, di cui si conoscono gli strati di frequentazione tra l’Età del Bronzo e il Paleolitico Medio, la sequenza stratigrafica della trincea effettuata dagli scavi diretti da Luigi Cardini e Francesco Saverio Majellaro negli anni Cinquanta, ripresi nel 1997 in un lavoro di sinergia tra la Soprintendenza ai Beni Archeologici della Puglia e l’Università degli Studi di Bari e di Siena. Alla base dei livelli neolitici della colonna stratigrafica è stato posizionato il calco di una sensazionale scoperta avvenuta con la ripresa degli scavi nel 1997: una stuoia in fibre vegetali, conservatasi pressoché intatta, risalente alla prima metà del V millennio (fig. 11) 23. Le ambientazioni e le ricostruzioni 3D. Queste due tipologie ricostruttive sono analizzate insieme, giacché si equivalgono nel loro intento di riprodurre verosimilmente un contesto archeologico: la prima lo fa riallestendo quello che doveva essere il contesto naturale e antropico, la seconda, ricostruendolo così come doveva essere in origine grazie anche all’ausilio dei reperti archeologici, delle fonti scritte e iconografiche. Tali ricostruzioni, che presentano indubbi pregi ai fini della comunicazione, servono ad attirare la curiosità del visitatore, attivando i processi interpretativi degli oggetti esposti, pur incorrendo nel rischio di ricreare un effetto scenografico, con il risultato di distrarre l’attenzione del visitatore dalla percezione del singolo oggetto. È necessario, infatti, che la lettura di un simile apparato ricostruttivo avvenga “ricontestualizzando” l’oggetto all’interno del percorso espositivo, integrandolo con le altre testimonianze esposte per documentare i processi storici e umani 24. Il soggetto principalmente ricostruito è il contesto sepolcrale, nelle sue varie tipologie. Le ambientazioni esposte sono complessivamente 18 e sono presenti in 13 485 STORIA E ARCHEOLOGIA DELLA DAUNIA. In ricordo di Marina Mazzei - © 2008 · Edipuglia s.r.l. - www.edipuglia.it
  • 16. Andrea Zifferero - Maria Rosaria Acquaviva 12. - Particolare della ricostruzione di un telaio verticale di VI-IV secolo a.C. all’interno dell’ambientazione di un’ipotetica stanza del telaio di una casa greca di età classica (Museo Archeologico Nazionale di Gioia del Colle, Bari). 25 Gli affreschi, acquistati dallo Stato italiano nel 1956, sono stati distaccati dalle pareti della grotta originaria dall’Istituto Centrale del Restauro di Roma, e dallo stesso restaurati sino al 1958. Hanno rappresentato l’Italia all’Esposizione Universale di Bruxelles nel 1958, riscuotendo grande successo. In seguito sono stati esposti ai Mercati Traianei a Roma, ad Atene, a Bari ed a Lecce per ritornare a Gravina nel 1968, dove sono tuttora conservati, presso il locale museo. musei, pari al 21% del totale dei musei censiti: si tratta di una tipologia ricostruttiva introdotta nei musei della Puglia soltanto nell’ultimo decennio. La prima realizzazione è stata una sepoltura con corredo tombale, databile al IVIII sec. a.C., ricostruita nel Museo Civico di San Severo (FG) e realizzata nel 1995. Il Museo Archelogico Nazionale di Gioia del Colle (BA) espone un’ambientazione, realizzata nel 2004 per la mostra “I fili della meraviglia” nell’ambito dell’iniziativa ministeriale “Moda Costume Bellezza nell’Italia antica”, che riproduce verosimilmente una stanza del telaio di una casa greca d’età classica, con la ricostruzione di un telaio verticale di VI-IV sec. a.C. (fig. 12). Le ricostruzioni 3D privilegiano i complessi architettonici e gli ambienti tombali: sono presenti in 12 musei, pari al 18% del totale dei musei censiti e sono state introdotte dalla fine degli anni Novanta. La più antica ricostruzione tridimensionale è stata realizzata nel 1968 in due vani al piano terra del Museo della Fondazione “E. Pomarici Santomasi” di Gravina in Puglia (BA) e riguarda un intero complesso architettonico ipogeico: la Cripta rupestre di San Vito Vecchio, con affreschi bizantineggianti datati al XIII-XIV secolo 25. Il Museo Civico di Foggia, nella sezione archeologica dedicata a Marina Mazzei in cui è ripercorsa la storia della Daunia antica, propone grazie ad un moderno allestimento museografico la ricostruzione tridimensionale di due importanti testimonianze provenienti da Arpi, un importante centro dauno, fondato nel IX secolo. La prima riguarda la Tomba dei Cavalieri (fine IV sec. a.C.), caratterizzata da importanti pitture che rimandano alla tradizione pittorica d’influenza campana, ed è stata interamente smontata e ricostruita all’interno di una sala al piano terra del museo. La seconda riguarda l’Ipogeo della Medusa (III-II sec. a.C.), di cui è stata ricostruita la camera funeraria e l’ingresso monumentale, inserendo gli elementi architettonici conservati. 486 STORIA E ARCHEOLOGIA DELLA DAUNIA. In ricordo di Marina Mazzei - © 2008 · Edipuglia s.r.l. - www.edipuglia.it
  • 17. Contributo alla ricerca sulla ricostruzione dell’ambiente archeologico nei musei della Puglia 13. - Ricostruzione grafica virtuale dell’ingresso e della camera sepolcrale dell’Ipogeo della Medusa (III-II sec. a.C.) (Museo Civico di Foggia). Il museo, inoltre, presenta un plastico ricostruttivo del villaggio neolitico trincerato (5000-3500 a.C.) rinvenuto in località Passo di Corvo, dove è stata ricostruita una capanna neolitica, a grandezza naturale, con pozzi, covoni di fieno, silos e recinti per gli animali 26. All’interno di una sala è stata installata una postazione informatica per la visita guidata virtuale della sezione archeologica del museo. 26 Lo scavo venne iniziato negli anni ’60 da John Bradford, autore della scoperta dei villaggi trincerati del Tavoliere grazie all’interpretazione di foto aeree, e fu completato tra il 1965 e il 1982 con un’esplorazione sistematica condotta dal prof. Santo Tinè dell’Università degli Studi di Genova. È stato realizzato negli anni ’90 il Parco Archeologico in cui è possibile osservare dall’alto le tracce archeologiche dei resti dei fossati circolari a “C” e i resti di una capanna rettangolare absidata, con pavimento lastricato, muri con zoccolo in pietra realizzato con la tecnica “a spina di pesce” e tetto a doppio spiovente. La comunicazione multimediale: le ricostruzioni virtuali e gli strumenti interattivi. I sistemi interattivi, introdotti all’interno dell’esposizione museale nell’ultimo decennio, si rivelano uno strumento didattico funzionale a un grado di coinvolgimento percettivo maggiore del pubblico, favorendo un processo d’apprendimento differenziato e adeguato all’interesse dell’utente. Le ricostruzioni virtuali sono una tipologia di supporto didattico, introdotto nei musei della Puglia a partire dalla fine degli anni Novanta: attraverso lo studio del contesto archeologico e naturalistico, l’analisi dei dati e dei materiali rinvenuti e utilizzando le potenzialità degli strumenti informatici, consentono di riprodurre integralmente strutture non più visibili o parzialmente distrutte o di ricostruire, ad esempio, ambienti in grotta, villaggi, complessi architettonici, attraverso illustrazioni grafiche o filmati multimediali. I musei che presentano ricostruzioni virtuali corrispondono al 10% del totale dei musei censiti. Le ricostruzioni grafiche, contenute all’interno dei pannelli esplicativi, restano il mezzo più versatile ed efficace per una divulgazione didattica, soprattutto per i costi contenuti di realizzazione, pur avendo minore impatto emotivo nel visitatore (fig. 13). Queste ultime sono, inoltre, utilizzate come base per le applicazioni multimediali: percorsi multimediali, ricostruzioni 3d, animazioni, video o dvd. 487 STORIA E ARCHEOLOGIA DELLA DAUNIA. In ricordo di Marina Mazzei - © 2008 · Edipuglia s.r.l. - www.edipuglia.it
  • 18. Andrea Zifferero - Maria Rosaria Acquaviva 27 Riguardo al progetto “Landlab” cfr. D’Andria F., Semeraro G. 2006, The LandLab project. Multimedia Laboratory for research, education and communication regarding archaeological landscapes, in Archaeological Computing Newsletter, 64, June 19-22 oppure visita l’indirizzo: http:// landlab.unile.it. Il Museo Civico di “Borgo Terra” di Muro Leccese (LE) offre al visitatore la possibilità di “passeggiare” virtualmente tra i vicoli del sito fortificato di Borgo Terra, la cui ricostruzione virtuale è stata curata dal Laboratorio d’Archeologia Medievale dell’Università degli Studi di Lecce: sono stati realizzati alcuni filmati multimediali che riproducono la vita quotidiana all’interno del Borgo, l’impianto urbanistico, le attività produttive e quelle commerciali. È possibile visionare dei trailers all’interno del sito web del museo. Il Museo Civico di Paleontologia e Paletnologia “D. de Lorentiis” di Maglie (LE), espone contenuti di rigore scientifico con linguaggi diversificati e con un allestimento museografico fortemente didattico, grazie a un ambiente distensivo, quasi ludico, che permette al visitatore di ripercorrere le tappe dell’evoluzione del Salento meridionale dall’epoca cretacica sino alle soglie dell’età del Ferro, aprendo cassetti, sbirciando in fori luminosi, ascoltando il commento di una ricostruzione audiovisiva, giocando con la multimedialità delle stazioni informatiche. In genere, per “strumenti interattivi” s’intende una tipologia di strumenti tecnologici avanzati e presenti all’interno di musei tecnico-scientifici. In questo caso si fa riferimento a quegli strumenti informatici di recente introduzione all’interno delle sale espositive dei musei archeologici: le postazioni PC o i totem che consentono al visitatore di interagire mediante il “touch-screen”, al fine di effettuare una visita virtuale tra le sale del museo o visionare filmati o altro materiale d’approfondimento. Dal 1999 sono solo 11 i musei archeologici della Puglia, corrispondenti al 18% del totale dei musei indagati, ad aver introdotto all’interno delle sale espositive le postazioni informatiche o i totem. Alcuni di questi totem rientrano in uno degli obiettivi della comunicazione multimediale, una delle attività di un progetto avviato dall’Università degli Studi di Lecce nel 2003, che ha come scopo la valorizzazione e fruizione del Patrimonio culturale, storico-artistico e archeologico della Puglia e della Sicilia, mediante l’utilizzo di tecnologie avanzate. Si tratta del progetto “LAND-LAB Laboratorio multimediale di ricerca, formazione e comunicazione sui Paesaggi archeologici” che, oltre alla realizzazione di un Sistema Informativo multimediale, promuove la comunicazione dei beni culturali, attraverso la ricostruzione scientifica dei contesti archeologici e dei paesaggi antichi e la realizzazione di “prodotti di comunicazione diversificati” a seconda del tipo di fruizione e della tipologia d’utente 27. Ad esempio, per il Museo Provinciale “S. Castromediano” di Lecce sono stati progettati nuovi totem multimediali a “didattica aumentata”, interattivi, con visione stereoscopica e con un doppio livello informativo: un primo livello con informazioni generiche e un secondo livello, più approfondito e scientifico, che prevede la possibilità di consultare schede d’approfondimento. È prevista, inoltre, l’installazione di un “periscopio virtuale” che permette di esplorare un modello 3D in “stereoscopia naturale”, attraverso il movimento del proprio corpo ed utilizzando una consolle ergonomica per il controllo della navigazione. È stato raggiunto un accordo con le istituzioni pubbliche delle aree coinvolte nell’attività di ricerca (Province di Brindisi, Lecce, Taranto) per l’installazione di una serie di totem multimediali, all’interno dei musei locali, che permettono al visitatore di conoscere i risultati delle attività promosse dal progetto e di visionare contenuti multimediali interattivi dei principali siti archeologici, oggetto delle 488 STORIA E ARCHEOLOGIA DELLA DAUNIA. In ricordo di Marina Mazzei - © 2008 · Edipuglia s.r.l. - www.edipuglia.it
  • 19. Contributo alla ricerca sulla ricostruzione dell’ambiente archeologico nei musei della Puglia attività di ricerca. I musei che dispongono, o disporranno a breve di questi totem sono il Museo Diffuso di Cavallino (LE), il Museo Archeologico della Civiltà Messapica di Vaste (LE), di Acquarica (LE), il Centro di Documentazione Messapica di Oria (BR). Sono state realizzate delle applicazioni multimediali fruibili attraverso i totem e sottoforma di trailers sull’home page del sito web: si tratta di video tradizionali o stereoscopici sui principali insediamenti messapici indagati e ricostruiti, un film-layer sul mestiere dell’archeologo e un modello interattivo 3d di un quartiere della città messapica di Cavallino nel VI secolo, interamente navigabile e con schede d’approfondimento. Prospettive future 28 La nuova Provincia è stata istituita con la L. 148/2004: diventerà operativa secondo i termini di legge nel 2008 ed è attualmente in attesa dello Statuto. La Provincia comprende 10 comuni. Di questi, sette provengono dalla Provincia di Bari: Andria, Barletta, Bisceglie, Canosa di Puglia, Minervino Murge, Spinazzola e Trani; altri tre dalla provincia di Foggia: Margherita di Savoia, San Ferdinando di Puglia e Trinitapoli. Considerando il livello attuale, gli standard qualitativi degli allestimenti museali pugliesi possono subire un decisivo miglioramento, ai fini della comunicazione e fruizione, grazie alle moderne tecnologie multimediali: gli stimoli alla crescita si presenteranno ogni volta che i musei saranno coinvolti dagli Enti locali e dagli Enti di ricerca in progetti di programmazione culturale che mettono in moto processi dinamici d’interazione col pubblico e con il territorio che li ospita. In un futuro ormai prossimo sono molti gli eventi, le iniziative, i fattori che modificheranno i risultati di questa indagine conoscitiva e, in generale, il panorama museale della Regione. Sono elevate le aspettative per la riapertura al pubblico di alcuni musei, che rappresentano le “pietre miliari” del panorama museale pugliese: si tratta del Museo Archeologico Nazionale di Taranto, la cui riapertura è ormai prossima, il Museo Archeologico Provinciale di Bari e il Museo Civico “G. Fiorelli” di Lucera (FG). Un altro potenziale miglioramento o senz’altro un cambiamento può derivare dalla costituzione della sesta provincia pugliese, la Provincia di Barletta-AndriaTrani (BT) che potrebbe, pertanto, comportare l’esigenza di affermare la propria ragion d’essere attraverso l’identità culturale del comprensorio, promuovendo il proprio patrimonio culturale 28. Sono diverse le iniziative in cantiere o già in corso di realizzazione per l’istituzione di nuovi centri museali. La Regione ha concesso i finanziamenti al Comune di Trani (BA), per la realizzazione di un percorso turistico integrato che prevede l’istituzione di un museo archeologico nell’ala nord del Monastero di Santa Maria di Colonna e al Comune di Ginosa (TA) per il nuovo allestimento del Museo Civico del Territorio per l’istituzione del Sistema “Conca delle Gravine”, che prevede un circuito museale costituito da un museo centrale, collocato a Ginosa, e da poli periferici, presso i Comuni di Laterza e Castellaneta. Il Comune di San Vito dei Normanni (BR) ha ottenuto il finanziamento per il progetto di “Museo Diffuso” per l’insediamento arcaico messapico in località Castello d’Alceste, interessato da anni da campagne di scavo condotte dal Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Lecce. Il progetto prevede la realizzazione di strutture didattico-illustrative, di laboratori e dell’archeodromo, tutte rivolte ai visitatori e agli addetti ai lavori e mira a diventare un modello di parco archeologico d’avanguardia in grado di proporre temi di fruizione attuali. Ad Altamura (BA) è in progettazione la costituzione della “Fondazione del489 STORIA E ARCHEOLOGIA DELLA DAUNIA. In ricordo di Marina Mazzei - © 2008 · Edipuglia s.r.l. - www.edipuglia.it
  • 20. Andrea Zifferero - Maria Rosaria Acquaviva 29 Bagdadli 1998; Kotler 1999; Bagdadli 2001. 30 Il concetto di “museo diffuso”, rielaborato dall’architetto Fredi Drugman sul finire degli anni Novanta, è stato impiegato ufficialmente per la prima volta in una legge della Regione Marche del 1997. Sulle problematiche relative al Museo Diffuso, cfr. Davis 2002; Kotler 1999; Steiner 2004. 31 De Varine, Jalla (ed.) 2005. L’esperienza degli ecomusei nasce in Francia all’inizio degli anni Cinquanta, grazie all’intuizione del museologo Henri Riviére. Diffusi dapprima in Francia e in Canada, sperimentati poi in molti altri paesi europei e in situazioni territoriali diverse, si stanno affacciando sulla scena italiana solo negli ultimi anni come una delle forme più innovative nella difficile coniugazione di conservazione e sviluppo, cultura e ambiente, identità locale e turismo. La Regione Piemonte, per prima, ha creato le premesse per tutelare e valorizzare le specificità del proprio territorio approvando la legge istitutiva degli ecomusei L.R. 31/1995. l’Uomo di Altamura e delle Orme dei Dinosauri” e la creazione del “Museo dell’Uomo” presso Palazzo Baldassarre, insieme alla tutela e alla promozione della cava Pontrelli, dove sono visibili le “orme” per permettere la fruizione di questo bene culturale, che possa fungere da volano per lo sviluppo culturale e turistico della Regione. Per un miglioramento degli aspetti gestionali dei musei, sarebbe auspicabile la creazione di networks museali, che si sono rivelati una strategia risolutiva per alcune Province e Regioni italiane centro-settentrionali 29. La Provincia di Lecce ha approvato nel 2005 il progetto “Sistema dei Musei”, denominato “Atlante 2005: Sistema Museale Provinciale”, finanziato dalla Regione Puglia che sarà presumibilmente realizzato entro il 2008. Da alcuni anni e in misura crescente, l’attenzione di chi si dedica alla valorizzazione del patrimonio culturale è stata attratta dal patrimonio non musealizzato, presente “sul territorio”, che comprende anche la cosiddetta cultura immateriale e il paesaggio antropico. Oggi è sicuramente acquisita la consapevolezza che il paesaggio costituisce una componente fondamentale del patrimonio culturale, sia a livello di tutela che a livello di valorizzazione e quindi di progettazione culturale: da qui la crescente nascita di musei diffusi ed ecomusei. L’espressione “museo diffuso” è un concetto italiano piuttosto recente, nato per esprimere lo stretto rapporto che intercorre tra il museo e il territorio ed è, in un certo senso, “fratello minore” del concetto di ecomuseo 30. La definizione più appropriata per definire un ecomuseo resta quella dell’etnografo e museologo Henri Rivière: “Uno specchio dove la popolazione si possa guardare per riconoscersi e nel quale possa cercare i valori delle proprie radici” 31. Quindi ecomuseo come documentazione dell’ambiente naturale, storico, culturale, etnografico, economico di una determinata zona che invece di essere rinchiuso tra le mura di un edificio è distribuito nell’ambiente, in maniera reale, nella realtà specifica che lo ha sviluppato e conservato nel corso della storia. In questo senso, la Puglia ha avviato una nuova politica di programmazione culturale del territorio, promossa grazie alla comunione d’intenti delle istituzioni pubbliche, delle Università locali, della Soprintendenza ai Beni Archeologici della Puglia e, non ultime, delle Fondazioni. Tra le iniziative svoltesi nel 2006, va ricordato il Convegno «Archeologia, paesaggi, ambiente: per una nuova politica dello studio, gestione e valorizzazione culturale del territorio» tenutosi il 1 ottobre a Bari, all’interno della manifestazione «Mediterre. Fiera dei Parchi del Mediterraneo», e il Workshop Nazionale sulla Valorizzazione del Territorio «Il paesaggio culturale nella riqualificazione del territorio», tenutosi a Cavallino (LE) il 6-7 dicembre, con la presentazione del progetto del «Sistema Ecomuseale Salentino (S.E.SA)»: una chiave di sviluppo, quella del rapporto tra archeologia, paesaggio e ambiente, sempre più strategica per il futuro della ricerca e della tutela nella Regione. (M.R.A.) Le foto sono a cura dell’autore: la foto n. 12 è stata realizzata su concessione della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia; tutte le altre su gentile concessione dei Responsabili dei Musei, che cordialmente ringrazio 490 STORIA E ARCHEOLOGIA DELLA DAUNIA. In ricordo di Marina Mazzei - © 2008 · Edipuglia s.r.l. - www.edipuglia.it
  • 21. Contributo alla ricerca sulla ricostruzione dell’ambiente archeologico nei musei della Puglia Abbreviazioni bibliografiche Alessio A. (ed.) 1988, Il museo di Taranto; cento anni di archeologia, Taranto. Angela A. 1988, Musei e mostre a misura d’uomo, Roma. Angiuli E. (ed.) 1998, I Musei del territorio, Bari. Appiano A. 2002, Musei in tasca. Guida all’arte e all’archeologia in Italia, Roma. Bagdadli S. 1998, Il museo come azienda. Management e organizzazione territoriale al servizio della cultura, Milano. Bagdadli S. 2001, Le reti dei musei. L’organizzazione a rete per i beni culturali in Italia e all’estero, Milano. Baldacci V. 2004, Il sistema dei beni culturali in Italia, Firenze. Becchetti E.A., Lanciano P. 1999, La decodificazione dei dati scientifici, l’uso del linguaggio e il percorso espositivo, in Francovich R., Zifferero A. 1999 (vedi), 443-450. Boralevi A., Pedone M. (eds.) 1995, L. Becherucci. Lezioni di Museologia (1969-1980), Firenze. Cabasino E. 1999, Percorsi formativi e nuovi profili professionali per la gestione dei beni culturali e ambientali in Italia, in Francovich R., Zifferero A. (vedi), 515-526. Caligiuri R. (ed.) 2002, Guida del Museo Civico Archeologico “F. S. Majellaro”, Quaderni del Museo Civico, 1, Bisceglie. Camera di Commercio di Lecce (ed.) 2001, Salento. Fascino Mediterraneo, Lecce. Cassiano A. 2001, Il museo provinciale di Lecce, in Gelao C. (vedi), 106-110. Ciancio A. (ed.) 2000, Museo Civico Archeologico. Gravina in Puglia, Gravina. Cinquepalmi A., Cocchiaro A. (eds.) 2002, Egnazia. Trenta secoli di storia, Bari. Cocchiaro A. (ed.) 1996, Brindisi romana. L’area archeologica di San Pietro degli Schiavoni, Brindisi. D’Andria F., Dell’Aglio A. (eds.) 2002, Klaohi Zis: il culto di Zeus a Ugento, Cavallino. D’Andria F. (ed.) 2005, Cavallino. Pietre, case e città della Messapia arcaica, La mostra, Mottola. D’Andria F., Semeraro G. 2006, The LandLab project. Multimedia Laboratory for research, education and communication regarding archaeological landscapes, in Archaeological Computing Newsletter, 64, 19-22. Davis P. 2002, Musei e ambiente naturale, Bologna. De Varine H., Jalla D. (eds.) 2005, Le radici del futuro. Il patrimonio culturale al servizio dello sviluppo locale, Bologna. De Juliis E. (ed.) 1979, I musei della Regione Puglia, Bari. Defacendis S. 1999, San Ferdinando di Puglia. Gli Ipo- gei di Terra di Corte e il Museo Civico, San Ferdinando di Puglia. Debbia S., Grossi R. (eds.) 1998, Cantiere Cultura. Beni culturali e turismo come risorsa di sviluppo locale: progetti, strategie, esperienze, Milano. Del Re A. 2006, Centri Visita ai raggi X, Parchi, 49, 2006, 29-40. De Paulis N. 2003, Ugento e l’amata statua di Zeus, Archeologia Viva, XXII, 101, 83-88. Di Valerio F. (ed.) 1999, Contesto e identità. Gli oggetti fuori e dentro i musei, Bologna. Donati F. 2003, L’archeologia e i suoi musei, Pisa. Fazia G. 1987, Il museo civico di Foggia, Milano. Fazia G. 2001, Il museo civico di Foggia, in Gelao C. (vedi), 111-115. Fazia G. 2002, Foggia. Luoghi e itinerari alla scoperta della città e dei dintorni, Milano. Forti A. 1998, Orientamenti di museografia, Firenze. Francovich R., Zifferero A. (eds.) 1999, Musei e Parchi Archeologici, IX Ciclo di Lezioni sulla Ricerca Applicata in Campo Archeologico, Firenze. Gelao C. (ed.) 2001, Musei 2000, Formazione universitaria e professionalità museale. Problematiche di gestione dei musei centro-meridionali, Atti del XXV Convegno Nazionale A.N.M.L.I. (Bari 9-11 Novembre 2000), Firenze. Giannichedda E. 2001, La conoscenza archeologica come criterio per una valorizzazione del territorio: il caso ligure, in Di Gangi G., Lebole M.C. (eds.) 2001, La gestione del territorio. Memoria, partecipazione, sviluppo della ricerca, Cuneo, 163-174. Graepler D., Mazzei M. (eds.) 1996, Provenienza: sconosciuta! Tombaroli, mercanti e collezionisti: l’Italia archeologica allo sbaraglio, Bari. Guzzo P.G. 1999, Il Museo archeologico: quadro istituzionale e possibili scenari di sviluppo in Europa in Francovich R., Zifferero A. (vedi), 65-76. Jatta G. 1996², Catalogo del Museo Jatta. Con breve spiegazione dei monumenti da servir di guida ai curiosi, (Iˆ ed. Napoli 1869), Bari. Kotler N. e P. (eds.) 1999, Marketing dei musei. Obiettivi, traguardi, risorse, Torino. L’Abbate V. 2001, Il museo civico di Conversano, in Gelao C. (vedi), 116-125. Lamberti C. 2003, Il web del museo: proposte per uno standard, Nuova Museologia, 9, 14-16. Lenzi F., Zifferero A. (eds.) 2004, Archeologia del Museo. I caratteri originali del museo e la sua documentazione storica fra conservazione e fruizione, Atti del Convegno (Ferrara 5-6 aprile 2002), Bologna. Lugli A. 1992, Museologia, Milano. Maggi M. 2001, Ecomusei, Musei del territorio, musei d’identità, Nuova Museologia, 5, 9-11. 491 STORIA E ARCHEOLOGIA DELLA DAUNIA. In ricordo di Marina Mazzei - © 2008 · Edipuglia s.r.l. - www.edipuglia.it
  • 22. Andrea Zifferero - Maria Rosaria Acquaviva Masiello E. 2005, Firenze. Il restauro e il riallestimento della Sala X del Museo Archeologico Nazionale, Notiziario della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, 1, 2005, 467-470. Mazzei M. (ed.) 1995, Manfredonia Castello. Museo Nazionale, Foggia. Morigi Govi C., Mottola Molfino A. M. (eds.) 1996, La gestione dei Musei Civici. Pubblico o privato?, Torino. Mottola Molfino A. M. 2004, L’etica dei musei. Un viaggio tra passato e futuro dei musei alle soglie del terzo millennio, Torino. Natali V. (ed.) 2004, Musei di Puglia. Guida ai musei e alle aree archeologiche della Puglia, Bari. Paradisi S., Traverso E., Zifferero A., Archeologia nel parco, Archeo 210, 1996, 62-85. Pessia L. 2005, Gli scavi archeologici clandestini, Ribalta di Puglia, 26, 60-63. Pietropaolo L. 2001, Il museo civico di Lucera, in Gelao C. (vedi), 130-133. Prete C. 1998, Aperto al pubblico. Comunicazione e servizi educativi nei musei, Firenze. Regione Puglia (ed.) 1997, Il semprinsieme dei Musei di Puglia, Molfetta. Riccardi A. 2003, Gli antichi Peucezi a Bitonto. Documenti ed immagini della necropoli di via Traiana, Bari. Russo S. (ed.) 1999, Museo del Territorio. Provincia di Foggia, Foggia. Steiner F. 2004, Costruire il paesaggio, Milano. Tomea Gavazzoli M. L. 2003, Manuale di Museologia, Milano. Touring Club Italiano (ed.) 2001, Guide d’Italia. Lecce e Provincia, Milano. Visser Travagli A.M. 2004, Il museo civico: attualità di un modello superato, in Lenzi F., Zifferero A. (vedi), 50-58. Zifferero A. 1999, La comunicazione nei musei e nei parchi: aspetti metodologici e orientamenti attuali, in Francovich R., Zifferero A. (vedi), 407-441. Zifferero A. 2004, Allestimenti museografici e identità storica dei musei, in Lenzi F., Zifferero A. (vedi), 59-81. 492 STORIA E ARCHEOLOGIA DELLA DAUNIA. In ricordo di Marina Mazzei - © 2008 · Edipuglia s.r.l. - www.edipuglia.it
  • 23. ARCHAIA Case Studies on Research Planning, Characterisation, Conservation and Management of Archaeological Sites Edited by Nicolò Marchetti Ingolf Thuesen BAR International Series 1877 2008
  • 24. This title published by Archaeopress Publishers of British Archaeological Reports Gordon House 276 Banbury Road Oxford OX2 7ED England bar@archaeopress.com www.archaeopress.com BAR S1877 ARCHAIA: Case Studies on Research Planning, Characterisation, Conservation and Management of Archaeological Sites © the individual authors 2008 ISBN 978 1 4073 0357 4 Layout editing: Ivano Devoti Text editing: Benedetta Panciroli Revision of the English texts: Richard Hugh Barnes, Rachael J. Dann, Inge Demant Mortensen Editorial assistant: Susanne Kerner Printed in England by Alden HenDi, Oxfordshire All BAR titles are available from: Hadrian Books Ltd 122 Banbury Road Oxford OX2 7BP England bar@hadrianbooks.co.uk The current BAR catalogue with details of all titles in print, prices and means of payment is available free from Hadrian Books or may be downloaded from www.archaeopress.com
  • 25. From archaeological parks to the enhancement of archaeological landscapes: new directions in Italian heritage management   Andrea Zifferero Abstract The purpose of this study is to highlight the current state of archaeological parks in Italy. Despite the relevant wealth of Italian archaeological and environmental heritage, Italian legislation has not yet produced an acceptable juridical framework that correctly identifies nature, function, purpose and management solutions of archaeological parks. The results prospected by environmental conservation seem to better fit the needs of archaeology. Our work analyses the potential role of archaeological research using multidisciplinary perspectives, for creating new integrated forms of environmental/archaeological conservation and enhancement. Some projects are presented to the reader, in order to illustrate the results of an integrated investigation of vegetation surrounding the archaeological sites, directed to define the steps of domestication of plants, through the analysis of germplasm. These experiences lead to new, integrated proposals for the protection of both cultural and environmental heritage. 1. The purpose of this contribution Terms such presentation or even better interpretation have a long tradition in the topic of European and overseas archaeological practice: their use is closely related to the results of the archaeological investigations made public. These terms fit into the framework of British archaeology, from around the beginning of the 1970s, in the practice of communicating the topics of nature and wilderness to the increasing number of visitors to the US national parks, after World War II (Binks et al. 1988; Gross and Zimmerman 2002: 32-33; Gross et al. 2006). A gradual introduction of these topics into the practices of European archaeology led us to explain the wide and rapid establishment of the visitor centres inside archaeological sites and parks: if the centre is the hub of the park’s interpretive program where trained staff help the visitors start their trip with the aid of exhibits, relief models, audio-visual programs and publications, the success of such actions in the field of archaeology is evident (Mills 1999; Gross 1999: 483). The difficult practice of attracting visitors to an archaeological site to its contents and significance has stimulated a wide range of contributions, starting from the complicate challenge produced by the site: we can say, beyond any reasonable doubt, that actual interpretation in archaeology spread to European countries from Britain, both in theory and in practice (Zifferero 2003). In contemporary society, archaeological parks are the tools to promote any conservation-based action, allowing at the same time the diffusion of the environmental, historical and cultural values of an area. Their existence and operation play a strategic role in landscape planning and management: the relationship between scientific research and conservation such as urban and landscape planning finds great support in archaeology, following an awareness that is slowly spreading in Italy. Archaeology may possibly share contacts with disciplines that rule urban and land- scape planning, not only in terms of developing policies that include archaeology at the base of public works, urban planning and soils government: its main role, as I shall try to show, is in the conservation and increasing value of ancient landscapes survival within the contemporary landscape (Lenzi 1999). The subject of archaeological parks in Italy was discussed about ten years ago, on occasion of the 9th Summer School in Archaeology at the Certosa di Pontignano, promoted by the University of Siena, devoted to the theme of Museums and Archaeological Parks (Francovich and Zifferero 1999). The scientific discussion started from the exceedingly low profile of the archaeological park within current Italian legislation on archaeological heritage; at the same time, the first experience in planning and laying out archaeological parks offered the chance for the first up-to-date review of the subject. In those years, some high profile regional projects, originating from the framework of regional governments like the System of Archaeological Parks in Sicily (L.R. 20/2000, ‘Sistema Integrato di Parchi Archeologici in Sicilia’), were proposed to the scientific community. 2. Archaeological Parks in Italy: a synthesis The actual mainstream of conservation in Italy points towards the planning and active management of the environment, attempting to create a balance between humans and nature: the tool for conservation of the wilderness is the national law on protected areas (L. 394/1991), which inspired the whole section of laws promoted by Italian regional councils. Current policy in the conservation of nature has developed a different trend, that has abandoned the exclusive ecological interest to consider a park a useful tool to protect biodiversity and local and traditional human approaches to obtain resources from the environment in
  • 26. Andrea Zifferero order to survive. A shared definition of the park in Italy is ‘the juridical-administrative asset of a territory with special environmental and human features, that are protected in a compatible reciprocity rule’ (Giacomini and Romani 1992: 65). A natural park is then a way to govern a territory, in which humans and nature may find a balance. The pathway of the archaeological park, on the contrary is certainly much more tormented: the problem is worth a brief digression. A formal definition of archaeological park was introduced in Italy in 1999 within the new comprehensive law on cultural and landscape heritage (T.U. 490/1999, Article 99c): the archaeological park is part of a territory with relevant archaeological characteristics, such as historical, landscape or environmental features, organized like an open-air museum, with the support of planned pathways and teaching aids. This definition has been transcribed in the actual law on cultural and landscape heritage (D.L. 42/2004, ‘Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio’, Article 101e). The national law has come later than in some regional councils (e.g., among them the formal institution of archaeological parks in the Marche Region, in Central Italy: L.R. 16/1994), that issued local laws strongly inspired by the first national law on the conservation of landscapes, even in presence of monuments (L. 431/1985) and by the already mentioned national law on environmental conservation (L. 394/1991). This definition has certainly made progress inside the national law, even though it still lacks a more defined profile, being a juridical and institutional subject. This gap causes a serious weakness in the profile and management of archaeological parks, still in need of real autonomy in terms of management and development. The profile of the archaeological park introduced in 1999 defines a close relationship of the archaeological site with both landscape and environment: a feature that, under the same legislation, distinguishes the park from the site (area archeologica): in the same paragraph (T.U. 490/1999, Article 99b), the archaeological site is defined as a site comprehending the remains of a building complex, originally defined by its function and final destination. It is intuitive, therefore, that a park has to be connected with landscape and environment: under different conditions it is merely an area archeologica. A further difference between park and site is the association of the park with the action of conservation and diffusion of its values to the public, a very different and distinctive element in comparison with the site. In this section of the law the park is clearly assimilated to an open-air museum, whose features, purposes and organization have a long and persisting tradition in Northern Europe, if compared with the archaeology of the Mediterranean area (Ruggieri Tricoli 2000: 114-145). The concept of enhancement (valorizzazione), such as the close relationship between a site and the environment (in the sense of nature, before landscape), has clearly derived from the sensibility to nature introduced by the national law 112/1998, related to cultural features (D.L. 112/1998, Article 148). The definition of both the site (area archeologica) and archaeological park (parco archeologico) expresses the concept of the value of a single public good, therefore bringing value from the historical, artistic or archaeological point of view. In this vision a special importance was reserved to the single monument, without considering its environment, or landscape. This concept, coming from the laws promoted during the Fascist era, was developed by 1985 as a deeper sensitivity towards the context of the object to be protected. This new law (L. 431/1985) acknowledged the Italian Constitution in 1948 (Article 9), concerning the protection of landscape by the Italian Republic. Law 431/1985 marks a sensible step forward: the landscape is identified as a natural context of human communities, which have transformed and shaped it in the course of time. Therefore, it is not necessary that the landscape be protected due to the presence of natural beauty, providing a dynamic context that maintains the traces of the actions of human communities through the centuries. In the same law, historical and Cultural Heritage are protected in archaeological sites (zone di interesse archeologico), being zones of relevant natural interest (Zifferero 1999a). This trend is definitively accepted in Law 394/1991, enacted to give the basic juridical indication of a park aimed at protecting the environment: there it is clearly indicated what a natural park is, how it may be created and implemented, who may be the promoter, how it may be managed and how it may be funded to survive. The main purpose of this law is clearly the protection of the natural environment through conservation of animal and vegetal species, in their biological and geological context: nevertheless, though lacking an explicit indication and juridical definition of archaeological/cultural parks, in this law special attention is devoted to establish an equilibrium between the management of natural resources, in order to reach a specific integration between human communities and the environment, through the protection of anthropological, archaeological, historical and architectural values, such as agriculture, use of woods and traditional pastoral activities (L. 394/1991, Article 1b). The recent ‘Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio’ has evidenced the limited importance of archaeological parks in Italian legislation. It should be said that the analysis of the archaeological landscape, such as the analysis of changes introduced in the natural environment by human communities, has gained more importance: the formation, development and abandonment of landscape has become the main topic of many regional projects (Tozzini 2005, Tozzini 2007, Tosco 2007). At the same time, subjects like urban archaeology, both in the analysis of the centres and peripheries of cities, have contributed to introduce a landscape sensitivity even in the perception of urban or peripheral open spaces, usually set aside for gardens, fields, intensive cultivations like vineyards and olive groves (Ricci 2002). From a scientific point of view, we are now close to considering archaeology as an important way to interpret the evolution of human landscape, such as the effects of human approach to natural environment: this new sensitivity towards the use of landscape in an historical perception, up to the consideration of contemporary landscape as the result of human approaches to nature, has sharpened the tools of archaeology towards a more complete approach to 258
  • 27. From archaeological parks to the enhancement of archaeological landscapes: new directions in Italian heritage management these topics (Cambi and Terrenato 2007). The common interest in the disciplines regulating the conservation of landscape has established, in the last decade, a bond with archaeology, even if the concept of the archaeological park has remained, as we have already seen, at a distance. The protection of the aesthetic values of an area was already covered in Law 1497/1939, through the tool of the landscape territorial plan (piano territoriale paesistico). The delicate matter of the conservation of landscape, such as the development of urban cities and towns was transferred from the State to the Regions in the 1970s. Notwithstanding a more efficient control on protection and enhancement of landscape which should have been promoted by Law 431/1985, introducing a mandatory landscape plan for Regions, the relationship between centre (the State) and peripheries (Regions and townships) was troublesome in terms of landscape protection. A possible solution towards the establishment of general rules to protect landscape was carried out by the T.U. 490/1999, Articles 149-150: the Regions introduced a specific rule on territories including natural landscape or even archaeological features, adopting specific plans (landscape or urban plans), in order to promote conservation and the enhancement of those values. These plans are considered by the State as priorities in the development of local governments, and the townships are obliged to include them in their urban planning. A further step towards a more organic consideration of the subject was promoted by the ‘Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio’: in this juridical corpus the lawyer tried to transfer the imposition of bans in order to protect Cultural Heritage and landscape to the adoption of conservation and development tools, accepted and promoted on different levels of government (State, Regions, townships). The definition of ‘Cultural Heritage’ goes beyond the classical division inside Italian law of cultural and landscape/natural heritage: both are considered Cultural Heritage and State, Regions and local administrations must collaborate to their conservation and enhancement, through integrated plans (D.L. 42/2004, Article 2). Here the term landscape heritage replaces the term natural heritage, showing the importance and priority of defence and conservation of human landscape if compared with the conservation of natural heritage and need of local communities development. Landscape is defined as homogeneous part of a territory, whose features derive from nature and from human history in a integrated relationship (D.L. 42/2004, Article 131). The new perspective of this corpus is therefore more dynamic and moves towards an integrated and sustainable vision of cultural and natural heritage. Among landscape heritage (beni paesaggistici), are considered areas of archaeological interest (D.L. 42/2004, Article 142). The main tool for protection in the ‘Codice’ is the landscape plan (piano paesaggistico): each Region must organize its own plan, subdividing its features on different levels of protection. Only the heritage defined by each plan will be protected and enhanced by the authorities: the plan becomes the principal tool for local government and its action prevails on the urban tools of local townships. The very few cases of active archaeological parks in Italy are complex realities which are worthy of brief analysis. One of the most relevant case studies is the Val di Cornia Parks system (Livorno). Located in Tuscany, along the Tyrrhenian coast, the Val di Cornia Parks system is entirely promoted by local administrations (townships of Piombino, Campiglia Marittima, Suvereto, San Vincenzo and Sassetta), in a vast district, characterized by a small population, concentrated for the most part at Piombino and strongly connected to the iron industry. The privatization of the national iron industry in the 1980s produced a major unemployment crisis, that induced local administrations to address local development elsewhere (Casini and Zucconi 2003). In the 1980s the wealth of natural, archaeological and industrial heritage in the area suggested the fundamental planning of an integrated park system. The connection of local townships in a Land Coordination Committee (Comitato di Coordinamento Territoriale), whose purpose was to integrate actions in terms of the creation of coordinated infrastructures for development, investing both urban and landscape areas, has led to the implementation of park projects (both natural and archaeological), for submission to EU funding, and to create at the same time a public management agency (Parchi Val di Cornia Spa), with a mission of directing and controlling the development of projects and monitoring expenses. At the same time, the agency has had a strategic role in the promotion of other public investments for the parks. Nowadays the agency directs all activities, under the surveillance of the local townships, providing services for the management of the natural and archaeological parks. The active parks at the moment are the Parco Archeominerario di San Silvestro (Campiglia Marittima), the Parco Archeologico di Baratti e Populonia (Piombino), the Parco Costiero della Sterpaia (Piombino), the Parco Costiero di Rimigliano (San Vincenzo), the Parco Naturale Interprovinciale di Montioni (Campiglia Marittima, Piombino and Suvereto, in the province of Livorno, Follonica and Massa Marittima in the province of Grosseto): each park expresses a specific vocation, according to its main features. All the parks are considered autonomous cost centres, being at the same time organized by the agency into two divisions, archaeological and environmental. The experience and the financial results of the agency, created in 1993, has clearly shown that: 1. the agency’s actions, organized as a private agency, even though it belongs to the local townships, with its own technical and administrative personnel, have developed extensive planning for the Val di Cornia, with excellent results in terms of projects funded by the Tuscany Region and EU; 2. the conservation and enhancement of the local environment and archaeological heritage has increased and elongated the tourist season in the Val di Cornia district; 3. park activity has stimulated and promoted employment in businesses connected to environmental and archaeological tourism in the parks (guided tours and assistance to schools with special activities like experimental archaeology, opening of bookshops, restaurants and hostels); 4. park activity has enhanced the management of marine 259