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Come vivevano le donne nell’antichità?

Sulle donne greche non abbiamo molte informazioni, mancano documenti che ne attestino la reale
condizione; è comunque certo che i Greci fossero piuttosto misogeni e che sancirono l’inferiorità
della donna e la sua esclusione dal mondo che contava.

Dopo i tempi di Omero ci furono figure femminili che si occuparono di filosofia e ad Alessandria
c’era una donna di nome Ipazia che divenne famosa come matematica, astronoma e filosofa e fu
così eccellente da suscitare grandi invidie e cadere vittima di un complotto nel 415 a.C.

Nell’antica Grecia le leggi, la vita politica e la cultura furono elaborate dagli uomini e la donna fu
relegata ad un ruolo passivo, domestico ed educativo. Essa infatti era confinata nella parte più
segreta della casa, il gineceo, passando, col matrimonio, dalla reclusione nella casa paterna a quella
nella casa del marito.

Soltanto con il contatto con l’Egitto, dove la donna gode di una certa considerazione e con la
circolazione di nuove idee filosofiche, le donne Greche avranno una vita un po’ più libera.

Come viveva invece la donna a Roma?

La donna romana dei primi secoli non era indipendente ed era sempre sotto la tutela di un uomo. Il
capo indiscusso era il Pater Familias, con poteri assoluti riconosciuti dalle leggi dello Stato, oppure
il marito a cui era unita in un matrimonio di convenienza spesso con notevoli differenze di età.
Dopo il matrimonio però la donna godeva di un certo rispetto e di maggiore indipendenza e libertà
di movimento, pur se limitata, dato che aveva il governo della casa, vigilava sul lavoro delle
ancelle, era libera di uscire per fare acquisti o visite, per andare alle terme o a teatro.

Nel 195 a.C. le donne romane scesero in piazza per chiedere la abrogazione della Lex Oppia e, con
il passar del tempo, parteciparono sempre più alla vita mondana.

Diversa invece era la condizione della donna nelle popolazioni celtiche: disponeva di libertà ed
autonomia più ampie, non era l’angelo del focolare come a Roma, ma poteva essere anche
capofamiglia se era più ricca rispetto al marito.

Il cristianesimo che penetra nel mondo romano influisce profondamente sulla condizione della
donna e le consente di iniziare una vita rinnovata all’interno della comunità, ma l’insistenza sui
valori morali come la castità e la purezza la riportano al tradizionale ruolo di moglie e madre.

Arrivando ai giorni nostri la Costituzione Italiana ha gettato le fondamenta per l’affermazione del
principio delle pari opportunità fra i sessi.

Per comprenderne la portata bisogna aver presente il clima che la precede: nel corso della prima
guerra mondiale la donne sostituiscono gli uomini partiti per il fronte lavorando nelle industrie e nei
campi.
Poi di nuovo la guerra: le donne tornarono al lavoro e l’impegno di concedere loro il diritto al voto
viene mantenuto.

La Costituzione Italiana all’articolo 3 recita:” Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono
uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni
politiche, di condizioni personali e sociali”. L’articolo 37 sancisce che:” La donna lavoratrice ha gli
stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore”.

La Costituzione ha quindi la normativa futura e anche a livello Europeo si è stabilita la parità fra
uomini e donne nel lavoro: tuttavia la realtà è un po’ diversa e le donne sono ancora piuttosto
discriminate nel lavoro, nella politica e nella società in generale.

Se si pensa ad esempio alle sfere del potere le donne sono vistosamente sottorappresentate senza
contare che sono ancora molte le donne vittime di violenza e che c’è ancora chi non rientra più al
lavoro dopo la maternità.

In generale in molti Stati moderni bisognerebbe intervenire con una legislazione che elimini le
discriminazioni; un salto di qualità è necessario per una democrazia vera e moderna che tenga conto
della presenza della donna e favorisca la cooperazione fra uomini e donne.

Secondo me sono trascorsi molti secoli dal tempo degli antichi Greci e Romani e molte cose sono
cambiate, fra cui appunto la vita della donne.

Negli ultimi cinquant’anni si è sviluppato un grande interesse per la condizione della donna, si è
cercato di fare in modo che goda degli stessi diritti e degli stessi vantaggi dell’uomo, anche se
spesso, purtroppo, rimangono ancora differenze rispetto alle opportunità offerte agli uomini.

A me sembra che in Occidente le donne abbiano raggiunto giustamente la parità, siano apprezzate e
stimate dagli uomini anche se spesso devono faticare il doppio perché devono occuparsi sia della
casa sia del lavoro.

Nel resto del mondo invece ci sono ancora molti Paesi in cui le donne non solo non hanno pari
opportunità, ma vengono spesso maltrattate e subiscono terribili violenze e questo non dovrebbe
proprio accadere.




Z.J.

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  • 1. Come vivevano le donne nell’antichità? Sulle donne greche non abbiamo molte informazioni, mancano documenti che ne attestino la reale condizione; è comunque certo che i Greci fossero piuttosto misogeni e che sancirono l’inferiorità della donna e la sua esclusione dal mondo che contava. Dopo i tempi di Omero ci furono figure femminili che si occuparono di filosofia e ad Alessandria c’era una donna di nome Ipazia che divenne famosa come matematica, astronoma e filosofa e fu così eccellente da suscitare grandi invidie e cadere vittima di un complotto nel 415 a.C. Nell’antica Grecia le leggi, la vita politica e la cultura furono elaborate dagli uomini e la donna fu relegata ad un ruolo passivo, domestico ed educativo. Essa infatti era confinata nella parte più segreta della casa, il gineceo, passando, col matrimonio, dalla reclusione nella casa paterna a quella nella casa del marito. Soltanto con il contatto con l’Egitto, dove la donna gode di una certa considerazione e con la circolazione di nuove idee filosofiche, le donne Greche avranno una vita un po’ più libera. Come viveva invece la donna a Roma? La donna romana dei primi secoli non era indipendente ed era sempre sotto la tutela di un uomo. Il capo indiscusso era il Pater Familias, con poteri assoluti riconosciuti dalle leggi dello Stato, oppure il marito a cui era unita in un matrimonio di convenienza spesso con notevoli differenze di età. Dopo il matrimonio però la donna godeva di un certo rispetto e di maggiore indipendenza e libertà di movimento, pur se limitata, dato che aveva il governo della casa, vigilava sul lavoro delle ancelle, era libera di uscire per fare acquisti o visite, per andare alle terme o a teatro. Nel 195 a.C. le donne romane scesero in piazza per chiedere la abrogazione della Lex Oppia e, con il passar del tempo, parteciparono sempre più alla vita mondana. Diversa invece era la condizione della donna nelle popolazioni celtiche: disponeva di libertà ed autonomia più ampie, non era l’angelo del focolare come a Roma, ma poteva essere anche capofamiglia se era più ricca rispetto al marito. Il cristianesimo che penetra nel mondo romano influisce profondamente sulla condizione della donna e le consente di iniziare una vita rinnovata all’interno della comunità, ma l’insistenza sui valori morali come la castità e la purezza la riportano al tradizionale ruolo di moglie e madre. Arrivando ai giorni nostri la Costituzione Italiana ha gettato le fondamenta per l’affermazione del principio delle pari opportunità fra i sessi. Per comprenderne la portata bisogna aver presente il clima che la precede: nel corso della prima guerra mondiale la donne sostituiscono gli uomini partiti per il fronte lavorando nelle industrie e nei campi.
  • 2. Poi di nuovo la guerra: le donne tornarono al lavoro e l’impegno di concedere loro il diritto al voto viene mantenuto. La Costituzione Italiana all’articolo 3 recita:” Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. L’articolo 37 sancisce che:” La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore”. La Costituzione ha quindi la normativa futura e anche a livello Europeo si è stabilita la parità fra uomini e donne nel lavoro: tuttavia la realtà è un po’ diversa e le donne sono ancora piuttosto discriminate nel lavoro, nella politica e nella società in generale. Se si pensa ad esempio alle sfere del potere le donne sono vistosamente sottorappresentate senza contare che sono ancora molte le donne vittime di violenza e che c’è ancora chi non rientra più al lavoro dopo la maternità. In generale in molti Stati moderni bisognerebbe intervenire con una legislazione che elimini le discriminazioni; un salto di qualità è necessario per una democrazia vera e moderna che tenga conto della presenza della donna e favorisca la cooperazione fra uomini e donne. Secondo me sono trascorsi molti secoli dal tempo degli antichi Greci e Romani e molte cose sono cambiate, fra cui appunto la vita della donne. Negli ultimi cinquant’anni si è sviluppato un grande interesse per la condizione della donna, si è cercato di fare in modo che goda degli stessi diritti e degli stessi vantaggi dell’uomo, anche se spesso, purtroppo, rimangono ancora differenze rispetto alle opportunità offerte agli uomini. A me sembra che in Occidente le donne abbiano raggiunto giustamente la parità, siano apprezzate e stimate dagli uomini anche se spesso devono faticare il doppio perché devono occuparsi sia della casa sia del lavoro. Nel resto del mondo invece ci sono ancora molti Paesi in cui le donne non solo non hanno pari opportunità, ma vengono spesso maltrattate e subiscono terribili violenze e questo non dovrebbe proprio accadere. Z.J.