3. Un ramo della linguistica non ortodosso
Interlinguistics is an unorthodox branch of language science. The re-
searchers are found in universities, post-graduate institutes, and the re-
search departments of software companies, but also in libraries, volunteer
language movements, and in their private studies.
Klaus Schubert, 1989
2
4. Che cos’è l’interlinguistica? La vecchia scuola
A new science is developing, Interlinguistics – that branch of the science of
language which deals with the structure and basic ideas of all languages
with the view to the establishing of a norm for interlanguages, i.e. au-
xiliary languages destined for oral and written use between people who
cannot make themselves understood by means of their mother tongues.
Otto Jespersen (1931)
3
5. Le maggiori Lingua Ausiliari Internazionali (LAI)
• Volapük (1879) di Johann Martin Schleyer;
• Esperanto (1887) di Ludovico Lazzaro Zamenhof;
• Latino sine Flexione (1903) di Giuseppe Peano;
• Ido (1908) di Louis de Beaufront e Louis Couturat;
• Occidental (1922) di Edgard de Wahl, poi Interlingue;
• Novial (1928) di Otto Jespersen;
• Basic English (1930) di Charles K. Ogden;
• Interlingua (1951) sostenuta dalla IALA, dopo il lavoro di Alexander Gode
in particolare.
4
7. LAI nella storia delle idee
Sono due i concetti chiave dietro tutte le proposte di LAI:
1. internazionalità
2. neutralità
Come vengono declinati i due concetti dipende dal contesto storico. Questi
aspetti li vediamo ad Amsterdam nel corso Introduction to Interlinguistics (in
inglese).
6
8. Esempio: quale lingua per la comunicazione scientifica?
Prima dell’ascesa dell’inglese come lingua globale, dalla Rivoluzione Scientifica
di Copernico il latino non bastava piú, e alla fine dell’Ottocento diverse lingue
vennero usate per risolvere la ‘Babele scientifica’.
Il volume di Michael D. Gordin Scientific Babel (2015) narra la storia del
francese, tedesco, inglese e russo come lingue scientifiche ma anche del piccolo
ma significativo ruolo a inizio Novecento di esperanto e ido.
A partire dal secondo dopoguerra e soprattutto dopo la caduta dell’URSS,
l’inglese è diventato predominante nella comunicazione scientifica
7
9. La forza del messaggio ideale di Zamenhof
Fonte: Gobbo & Gamberoni 2018
8
17. Il Grande Inverno dell’interlinguistica: 1952-1993
Mentre il movimento esperantista si ritaglia un suo spazio nel periodo della
Guerra Fredda, i rivali sono pochi. Ma progetti diversi di lingue saltano fuori.
In particolare:
Arturo Alfandari Neo 1937 / 1961
Suzette Haden Elgin Láadan 1982
Marc Okrand Klingon 1984
16
18. La proposta di Valter Tauli del 1968
Fonte: V Tauli, Introduction to a Theory of Language Planning, 1968
Legenda
• (C)IL = (Constructed) International Language
• TLP = Theory of Language Planning
17
20. Detlev Blanke (2004) and the scholarly literature
Source: D Blanke, Interlinguistics and Esperanto Studies: Paths to the scholarly literature, 2004
19
21. La scala di Blanke 1985/2006 in pillole
1. lingua progetto: il glottoteta mette la sua creazione nelle mani del
pubblico (con un libro, in sito web, non importa) cercando di convincerlo
ad usarla per qualche scopo. Perde il controllo sulla struttura originale, che
diventa praticamente intoccabile. +1000 lingue progetto registrate.
2. semilingue: il glottoteta riesca formare un movimento di attivisti per la
sua lingua che cerca riconoscimenti. La lingua viene usata per propaganda
e per congressi o festival, ma non su base quotidiana. Circa una dozzina;
momento cruciale: la morte del glottoteta.
3. lingua vivente appieno: il movimento di attivisti diventa abbastanza
grande da elaborare scopi diversi per la lingua che ne espandono i domini
d’uso. Viene usata anche su base quotidiana, in posti di lavoro e famiglie,
che la trasmettono attraverso le generazioni. Esperanto.
22. La definizione Fabrizio A. Pennacchietti 2011
Dopo quattordici anni d’insegnamento universitario di Interlinguistica, mi
piace definire tale disciplina come ‘la scienza dell’intervento co-
sciente dell’uomo sul linguaggio’. [...] Nell’interlinguistica si di-
stinguono due indirizzi: (a) uno storico e retrospettivo, mirante alla de-
scrizione, alla classificazione e allo studio comparativo dei progetti di lin-
gue pianificate [...] (b) un indirizzo teorico e prospettivo mirante alla
soluzione più efficace e razionale possibile del problema della comunica-
zione linguistica internazionale, in alternativa al cosiddetto “darwinismo
linguistico”. (neretto mio)
In: L’esperanto (88) A 50 anni dalla scomparsa di Giorgio Canuto, a cura di D Astori, 2011
21
23. La cattedra di Interlinguistica ed
esperanto all’Università di
Amsterdam
24. Storia della cattedra in pillole
Nel 1950 all’Università di Amsterdam ha inizio un lettorato di esperanto, grazie
a Sigismundo Pragano, un avvocato di Bucarest attivo nel movimento
esperantista dal 1923, insegnante Cseh e traduttore dal rumeno all’esperanto,
rifugiato ad Amsterdam durante la Seconda Guerra Mondiale.
Il lettorato continua nei decenni, finché nel 1996 viene istituita una cattedra
speciale (bijzonder leerstoel) grazie alla Fondazione Middelkoop, intitolata
all’esperantista olandese che aveva tenuto il lettorato dal 1969 al 1978, la quale
lasciò una cospicua eredità per istituire la cattedra.
Il primo cattedratico è stato il noto fonologo Marc van Oostendoorp, a cui poi è
seguito l’ingegnere Wim Jansen.
22
25. La cattedra di Amsterdam dal 2014
Dal 2014 tiene la cattedra Federico Gobbo, già docente di interlinguistica ed
esperanto all’Università di Torino. Lo sponsor principale della cattedra è
l’Associazione Universale Esperanto (UEA).
Co-sponsor è Esperanto Nederland, l’associazione nazionale collegata con
l’UEA.
23
27. La scuola torinese si trasferisce ad Amsterdam
L’interlinguistica è nota a Torino fin da Giuseppe Peano (1858-1932), logico
matematico, che propose il Latino sine Flexione, ma al di fuori della sua attività
accademica.
Fabrizio A. Pennacchietti è stato allievo di Alessandri Bausani ed è professore
emerito a Torino. Il suo insegnamento di Interlinguistica ed Esperantologia,
istituito nel 1994, è durato 15 anni e ha prodotto diverse tesi di laurea
importanti, fino al 2009.
Dal 2011 è stata istituita la cattedra di Pianificazione Linguistica e Lingue
Pianificate, ininterrottamente tenuta da Gobbo fino al 2019.
25
28. Lucien Tesnière e la sintassi strutturale
Lucien Tesnière (1893-1954) fu forse l’ultimo esponente della scuola
strutturalista francofona, che parte con Ferdinand de Saussure. Slavista,
elabora una analisi sintattica innovativa, rispettosa delle lingue dalla ricca
morfologia, che verrà pubblicata postuma presso la Sorbona nel 1959.
A lui dobbiamo due concetti che ora vengono adottati dalla stragrande
maggioranza dei sintatticisti:
1. la valenza, termine mutuato dalla chimica, che permette di distinguere tra
argomenti del verbo (attanti) ed elementi periferici (circostanti);
2. la dipendenza, dove c’è una coppia di morfi con relazione di
reggenza-dipendenza e uso della ricorsione.
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29. Eredità esperantologica in Tesnière
Dall’edizione in inglese del 2015 del volume sulla sintassi strutturale del 1959:
33.2 We adopt the following representations:
O Noun
A Adjective
I Verb
E Adverb
33.3 It should be noted that these four letters correspond to the ends of
the four corresponding types of words in Esperanto: -o for noun, -a for
adjective, -i for infinitive, and -e for adverbs.
27
30. Le grammatiche adposizionali costruttive
Con il matematico Marco Benini, è stata elaborato un modello grammaticale
adposizionale (adgram) a partire dalla proposta tesneriana, descritta in termini
formali attraverso la teoria delle categorie (topologie di Grothendiek). Lo scopo
delle adgram è di avere una struttura leggera e ricorsiva che permetta di
evidenziare fenomeni morfosintattici efficacemente.
Le adgram sfruttano i caratteri grammaticali dell’esperanto usati in origine da
Tesnière e del tutto trascurati dai sintatticisti che sono venuti dopo.
28
31. Un esempio di albero adgrammaticale
The suspect was driving fast becasue he left a long trace of rubber on the road
the
A
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←
ϵ
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1
@
@
@
△
was driving
I2
29
32. Sociolinguistica dell’esperanto
Research about Esperanto and the Esperanto movement has, until very
recently, been related almost without exception to one of three areas: hi-
storical, the linguistic, and the literary. [...] For many social scientists,
even to contemplate a study of the Esperanto Movement constitutes a hi-
ghrisk strategy very different from undertaking the study of other social
movements or group phenomena. To write about the Movement is to invite
association with it.
John Edwards (1986)
30
33. Esperanto lingua familiare
Un tema di interesse recente è l’uso dell’esperanto in famiglia, in Italia studiato
solo da Corsetti. Sono interessanti le motivazioni: a volte i genitori hanno la
stessa L1 in comune ma pensano che il bilinguismo sia un valore in sé cosı́ uno
dei due (il padre, spesso) parla in esperanto; a volte invece è la lingua
dell’innamoramento tra i genitori, e i figli lo acquiscono come competenza
passiva – vedi Mamma Europa sogna in esperanto su Radio 3 Europa (in onda il 5
giugno 2015).
Da un punto psico- e sociolinguistico, si tratta di un fenomeno interessante,
studiato a Leipzig dai colleghi Sabine Fiedler e Cyril Brosch nel contesto del
progetto europeo (7FP) MIME (Mobilità e Inclusione nell’Europa Multilingue)
dove Federico Gobbo ha partecipato come Università di Milano-Bicocca.
31
34. Questioni di genere nell’esperanto: il punto
Quasi tutti i glottoteti erano uomini – due eccezioni notevoli: il Ládaan di
Suzette Haden Elgin dek 1982 e la lingua ignota medievale di Hildegarda von
Bingen.
L’esperanto ha tre generi (maschile, femminile, neutro) con una preferenza per
il maschile: ‘madre’ è patrino, derivato da patro (‘padre), e analogamente
fratino, filino, ecc.
A volte arrivano proposte di cambiamento come ?matro o ?parencoj (invece di
gepatroj per ‘genitori’ ) ma per il momento nessuna si è radicata nell’uso.
32
35. Questioni di genere nell’esperanto: i pronomi
Il sistema pronominale dell’esperanto è preso di peso dall’inglese:
mi (‘I’) ni (‘we’)
vi (‘you’) vi (‘you’)
li (‘he’), ŝi (‘she’), ĝi (‘it’) ili (‘they’)
Si trovano a volte pronomi come ŝli (‘s/he’), iŝi (‘they-women’) o il piú radicale
ri (sottospecificato s/he), cuore della proposta detta riismo (Reguligo kaj
senseksismigo de Esperanto). Oggi ci sono piú esperantisti LGBTQ+ che in
passato, e il tema è molto piú sentito.
33
36. Esperanto e traduzione automatica: i pionieri
I legami tra esperanto e Intelligenza Artificiale sono antichi: Petr Trojanskij,
scienziato sovietico, aveva costruito una macchina per tradurre con l’esperanto
come ponte già negli anni 1930, progetto riscoperto solo nell’anno 2000.
Negli anni 1980 ci fu un progetto olandese chiamato DLT (Distributed
Language Translation) con l’esperanto come ponte. Uno studio di fattibilità fu
commissionato dalla Commissione CE all’azienda privata BSO per 100.000 ECU
(circa 250.000 fiorini olandesi dell’epoca). Un prototipo uscı́ nel 1987.
34
37. Esperanto e tradizione automatica: oggi
Nel 2005, un progetto open source project chiamato Apertium (licenza GPL)
viene lanciato da un consorzio di università spagnole. Viene poi allargato a
lingue non solo iberiche, e include anche l’esperanto.
La compagnia GramTrans, fondata da Eckard Bick, ricercatore alla Southern
Danish University, offre servizi di traduzione essenzialmente tra coppie di
lingue scandinave e l’inglese, ma include anche l’esperanto. `
E basato sulla
Constraint Grammar.
Esperanto è diventato la lingua numero 64 di Google Traduttore nel 2012.
35
38. Il punto di vista del team di Google Traduttore
The Google Translate team was actually surprised about the high qua-
lity of machine translation for Esperanto… For Esperanto, the number
of existing translations is comparatively small. German or Spanish, for
example, have more than 100 times the data; other languages on which
we focus our research efforts have similar amounts of data as Esperan-
to but don’t achieve comparable quality yet. Esperanto was constructed
such that it is easy to learn for humans, and this seems to help automatic
translation as well.
Thorsten Brants, Research Scientist, Google Translate
36
40. La tipologia Gobbo 1998/2017
communication
expression
exoteric
esoteric
<vuoto>
Esperanto
Latino sine Flexione
Ido
Basic English
Novial
Volapük (19th c.)
Interlingua
Interslavic
Lojban
Lincos
“Logic” languages
International Auxiliary Languages
Dothraki
Klingon
Neo-Tolkienian (21st c.)
Volapük (20th c.)
Na’vi
Hollywood Languages
Tolkien’s (20th c.)
Bâl-A I-Balan Toki Pona
Europanto
Gatlòik
Araı̀k
Montessori Secret Languages
41. Lingue di Hollywood
Campo emergente dell’interlinguistica sono le lingue di Hollywood. La prima
fu il Klingon, nell’universo di Star Trek, preparata da Marc Okrand nel 1985.
Klingon è diventato il riferimento per tutte la altre, come il neo-Sindarin o il
Black Speech nei film di Peter Jackson basati sulla Terra-di-Mezzo di Tolkien, o
il Na’vi preparato da Paul R. Frommer per il film Avatar, o il recente Kryptonian
di Christine Schreyer per Man of Steel, il remake di Superman.
David J. Peterson, già studente di interlinguistica alla UC San Diego, è
diventato il primo professionista (“alien language and culture consultant” sul
biglietto da visita!): ha preparato il Dothraki e il Valyrian per Games of Thrones,
e ora Castithan, Irathient e altre per la serie tivú Defiance.
39
42. Le lingue di Hollywood in aula
Gobbo (2014) porta questo tema nelle aule universitarie per primo. Per chi
studia lingue, pianificarne una come se ci fosse un produttore hollywoodiano è
un esercizio interessante di pianificazione linguistica, perché coinvolge molti
aspetti contemporaneamente, dalla fonetica alla pragmatica.
In particolare, tre studentesse di interlinguistica alla UvA, Sophie Brouwer,
Susannah Dijkstra, e Emma Konijn hanno lavorato sulla Lingua Antica del ciclo
Inheritance Cycle di Christopher Paolini. Il lavoro era molto buono, cosı́ gli ho
detto di spedirlo a Paolini per conoscenza.
40
45. Il fascino discreto dell’interlinguistica su tre fronti
• dal punto di vista linguistico, offre una serie di casi studio – in particolare
l’esperanto – che pongono problemi teorici, sociolinguistici e di politiche
linguistiche piuttosto interessanti;
42
46. Il fascino discreto dell’interlinguistica su tre fronti
• dal punto di vista linguistico, offre una serie di casi studio – in particolare
l’esperanto – che pongono problemi teorici, sociolinguistici e di politiche
linguistiche piuttosto interessanti;
• da un punto di vista filosofico, offre una linea di riflessione sulla natura
della conoscenza e la relazione tra linguaggio e mondo (epistemologia) e
anche sulla relazione tra lingua e potere (etica);
42
47. Il fascino discreto dell’interlinguistica su tre fronti
• dal punto di vista linguistico, offre una serie di casi studio – in particolare
l’esperanto – che pongono problemi teorici, sociolinguistici e di politiche
linguistiche piuttosto interessanti;
• da un punto di vista filosofico, offre una linea di riflessione sulla natura
della conoscenza e la relazione tra linguaggio e mondo (epistemologia) e
anche sulla relazione tra lingua e potere (etica);
• da un punto divista dell’informatica, la regolarità di una lingua come
l’esperanto facilita la sua codifica in termini computazionali rispetto alle
lingue storico-naturali.
42
48. Grazie per l’attenzione! Thanks! Dankon!
Federico Gobbo (he/him — lui / li(n))
University of Amsterdam
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