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TITOLO:
IL FUMETTO NELLA DIDATTICA DELL’ITALIANO A STRANIERI
AUTORE:GIANLUCA APRILE
TUTOR: GRAZIANO SERRAGGIOTTO

I fumetti sono un fenomeno presente ovunque, di solito associato all’adolescenza. Sembrano
esistere in tutte le lingue e le culture, da Est a Ovest. Le loro storie possono spaziare dal visionario
al fantastico fino allo sperimentale e al buffo. Sono comunque di facile lettura, e vanno scambiati,
collezionati o gettati via. Molti fumetti sono come Asterix e Tin-Tin, avventure a puntate per i
giovani che li seguono attentamente tutti i mesi. Con il passare del tempo, come nel caso dei due
che ho citato, sembrano acquistare una vita propria, con personaggi ricorrenti, situazioni complesse,
e frasi che accomunano i lettori, siano essi egiziani, indiani o canadesi, in una specie di setta nella
quale ogni membro conosce e utilizza un intero repertorio di situazioni o linguaggi comuni. Ritengo
che alla maggior parte degli adulti i fumetti appaiono frivoli ed effimeri, e c’è la convinzione che
appena si cresce debbano essere messi da parte per occupazioni più serie. Eppure i fumetti sono letti
da un pubblico molto vasto. Indipendentemente dai dettami letterari e pedagogici il fumetto
rappresenta comunque una lettura a cui intere generazioni si sono avvicinate e si continuano ad
avvicinare volentieri e senza che debbano intervenire pressioni esterne. La sua produzione soddisfa
i gusti e le richieste di diverse fasce di età. Dall’albo solo illustrato per i più piccoli, al giornalino
ricco di rubriche per giocare oltre che per leggere, al fumetto vero e proprio, alle riviste amatoriali,
fino alla produzione per soli adulti. Questa grande varietà di materiale è stata naturalmente oggetto
di numerosi studi e la saggistica ha curato i molti aspetti del medium-fumetto1 come: le origini e la
storia, i generi, i personaggi, la struttura il linguaggio e il disegno, ma ancora carente mi sembrano
gli studi rivolti ad esaminare la possibilità di inserire il fumetto nella didattica e tanto meno nella
didattica dell’italiano a stranieri. Nelle pagine che seguiranno cercherò di dimostrare che il fumetto
oltre ad essere un medium estremamente diffuso nella nostra vita quotidiana, è per sua stessa natura
e linguaggio uno dei materiali più versatili e suggestivi per una didattica della lingua. Spesso nelle
lezioni di italiano come LS/ L2 usiamo il fumetto come momento distensivo o quantomeno per
alleggerire il carico dell’unità didattica. La vignetta, il fumetto, la striscia, ci richiamano alle nostre
letture infantile e adolescenziali; il suo uso viene consigliato esplicitamente nelle unità didattiche
riservate ai bambini o al massimo ad una classe di giovani adulti. Anche a me, personalmente, è
capitato di domandare agli studenti se leggessero fumetti e la maggior parte delle volte la risposta è
stata che i fumetti erano una lettura oramai abbandonata a causa della raggiunta maturità. Tuttavia a
questa risposta chiara e univoca ho affiancato un’altra domanda e cioè se il fumetto può considerarsi
una forma artistica al pari del cinema e della letteratura. A questa seconda domanda la maggioranza
degli studenti ha risposto che sì, il fumetto è una forma d’arte al pari del cinema e della letteratura.
Il fatto di considerare il fumetto un genere riservato all’infanzia-adolescenza e contemporaneamente
un linguaggio artistico pari di dignità al cinema e alla letteratura fa emergere secondo me una
contraddizione o quantomeno una incongruenza nel modo di pensare questa particolare forma
espressiva. Infatti se riconosciamo al fumetto la dignità di un genere artistico dobbiamo
riconoscergli ugualmente una pluralità espressiva, cioè come esiste il cinema e la letteratura per
l’infanzia-adolescenza e un pubblico adulto così il fumetto nel suo essere un “genere” avrà
espressioni rivolte ad un pubblico di bambini, adolescenti e/o adulti. L’idea centrale della mia
ricerca è che non soltanto il fumetto è una cosa troppo seria per essere lasciata ai momenti distensivi
e ludici dell’unità didattica, ma che l’utilizzo di questo particolare genere testuale, se utilizzato nelle
sue potenzialità, può fornire un apporto rilevante all’apprendimento dell’italiano in un contesto di

1
  Tra gli studi che analizzano il fumetto sotto un profilo pedagogico e didattico particolarmente significativi
sono i testi di: A. Faeti, La bicicletta di Dracula e I tesori e le isole nelle edizioni La Nuova Italia Firenze,
rispettivamente del 1985 e 1986 e Dacci questo veleno Mondatori Milano 1998 in cui il fumetto entra a far
parte di un contesto più ampio che lo vede in rapporto con altri generi ed altri media. Per un
approfondimento del rapporto con la scuola E. Detti Il fumetto tra cultura e scuola, La Nuova Italia Firenze
1987, e del rapporto con la didattica crf D.Volpi Didattica a fumetti, La Scuola Brescia 1977.
L2/LS.
Ma che cos’è un fumetto? Secondo la definizione di Ulrich Krafft, “con fumetto si intende
qualunque sequenza di due o più figure, la cui successione non è affiancata dal caso, attraverso le
quali un autore racconta al lettore una storia”2, storia narrata attraverso tipi di rapporti tra il
linguaggio dei fumetti e gli altri linguaggi. Daniele Barbieri, nel suo studio3, individua almeno
quattro modi di rapporto tra linguaggio dei fumetti e altri linguaggi: inclusione (un linguaggio
incluso in un altro)
Il linguaggio del fumetto fa parte del linguaggio generale della narrativa così come ne fanno parte il
cinema e la letteratura. generazione (un linguaggio è generato da un altro) Il linguaggio del fumetto
nasce da altri linguaggi, quali l’illustrazione, la caricatura, la letteratura illustrata, condividendo di
conseguenza con questi linguaggi molte caratteristiche ma contemporaneamente differenziandosi da
ognuno di essi.
 Il fumetto utilizza linguaggi che sono propri della pittura, della fotografia, della grafica (espressioni
alle quali il fumetto è imparentato) e forme espressive condivise dal teatro e dal cinema.
adeguamento (un linguaggio si adegua a un altro)
Succede quando il fumetto mima un altro linguaggio, per esempio quello cinematografico, per
sfruttare quella particolare potenzialità espressiva, piuttosto che produrre al proprio interno delle
potenzialità espressive equivalenti. In sostanza il fumetto “cita” un altro linguaggio.
Come per il linguaggio cinematografico diciamo che i film non sono semplicemente la somma della
lingua parlata più immagini in movimento, così per il fumetto possiamo dire che il suo linguaggio
non è un disegno più un testo scritto.
Sicuramente il fumetto e il film usati nella didattica offrono un potente catalizzatore grazie al loro
linguaggio iconico e la natura stessa di questo messaggio offre notevoli spunti di riflessione alla
didattica dell’italiano. Partendo proprio dal linguaggio iconico possiamo subito dire che comunicare
per immagini è un comunicare con un “codice debole”, intendendo con tale termine un materiale
percettivo con largo margine di ambiguità che promette cospicui fenomeni di distorsione percettiva.
In sostanza il linguaggio per immagini sembra rispecchiare una modalità di pensiero più primitiva
rispetto a quella del pensiero astratto e concettuale, una modalità meno differenziata, meno precisa e
meno logica; il pensiero per immagini appare molto più vicino alle sorgenti emotivo-istintuali, al
pensiero pulsionale dal quale si viene differenziando il pensiero realistico-logico. Dalla psicologia
apprendiamo l’idea che il pensiero per immagini sarebbe quindi simile al “pensiero inconscio”,
dove per “pensiero inconscio” dobbiamo leggere “una maggiore globalità rispetto ai problemi
coscienti”. Mentre la coscienza isola e precisa piccole unità di significato discriminandole per
differenza o contraddizione, l’inconscio ha a che fare con agglomerati di rappresentazioni in cui la
discriminazione è sostituita da tutta una rete associativa di eventi. “La comunicazione di parole
mette in attività nella coscienza tutto un campo semantico che corrisponde alle varie accezioni del
termine, l’immagine invece, mi coglie proprio nel modo inverso: concreto e non generale come il
termine linguistico, mi comunica tutto il complesso di emozioni e significati ad essi connessi, mi
obbliga a cogliere istantaneamente un tutto indiviso di significati e di sentimenti”4. In questo quadro
la civiltà dell’immagine permetterebbe processi di apprendimento più facili, rapidi, spontanei,
incisivi. Negli studi di neurolinguistica si è accertato che il processo di apprendimento linguistico
procede dall’emisfero destro a quello sinistro del nostro cervello e cioè dalle modalità
contestualizzanti e sensoriali a quelle più formali e meccaniche. Allo stesso modo il fumetto come il
film adotta la stessa strategia di comunicazione passando dall’evidenza del messaggio iconico
globale al messaggio analitico scritto/parlato. Semplificando molto potremmo dire che attraverso
l’uso del video nelle nostre classi riusciamo a catalizzare l’attenzione degli studenti su diversi
modelli di lingua parlata-recitata mentre con il fumetto siamo in grado di incentrare l’interesse su
diversi modelli di lingua scritta dai registri aulici a quelli più informali e trascurati, che variano
ovviamente a seconda della nostra scelta di materiale.
2
  U. Krafft, Manuale di lettura del fumetto, Milano 1980, pag. 23.
3
  D. Barbieri, Il linguaggio dei fumetti, Bompiani, Milano 1991.
4
  U. Eco, Apocalittici e integrati.
C’è infine un aspetto significativo del linguaggio del fumetto molto importante nella glottodidattica
e mi riferisco al concetto di “temporalità” che non sempre viene tenuto in debita considerazione
quando si parla di fumetto. “Tempo”, quando si legge un libro, significa almeno due cose:
      tempo di lettura da parte di chi legge
      tempo di svolgimento della vicenda
Nel fumetto, il tempo interno alla storia, ovvero quello vissuto dai personaggi nel loro mondo
fittizio, assume un valore ancora più centrale perché scandito esplicitamente dalla complementarietà
di immagini e parole. La temporalità reale, il “ritmo” col quale noi leggiamo passando da vignetta
in vignetta, è suggerita e quasi imposta in un fumetto ben realizzato da tre ordini di elementi:
l’impaginazione, il montaggio e l’uso di didascalia, balloon e onomatopee visive. Per esempio nel
caso di una vignetta molto grande e nutrita di particolari, noi saremo indotti a soffermarci qui più
che nelle altre vignette, e ciò altererà la nostra percezione del tempo. È soprattutto in riferimento
all’impaginazione che si avverte la differenza con la temporalità nel cinema: se in quest’ultimo il
tempo di lettura è imposto dallo scorrere delle immagini in modo ineluttabile e lo spettatore deve
necessariamente seguire lo svolgersi degli eventi senza aver tempo di soffermarsi su una singola
immagine, nei fumetti al contrario il tempo di lettura e il tempo narrativo sono sì suggeriti, ma non
imposti. Il lettore ha facoltà di interrompere, rallentare, riprendere la storia secondo il suo volere,
senza per questo pregiudicare la comprensione e il godimento della storia. Questa particolarità,
malleabilità del fumetto, è senz’altro un aspetto non secondario nel nostro lavoro di insegnanti. Se
infatti l’uso di film in classe si scontra spesso con ritmi non adeguati alla classe, il fumetto consente
un ritmo individualizzato di lettura in aggiunta ai vantaggi del messaggio iconico prima accennati.
Per finire, a causa del suo basso costo e della sua grande diffusione, il fumetto è indubbiamente un
genere testuale facilmente reperibile ed economico e non necessita di strutture tecnologiche di
supporto.

SESSIONE DI DISCUSSIONE: Luglio 2002 - Anno Accademico2001/2002

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Il fumetto nella didattica dell’italiano a stranieri

  • 1. TITOLO: IL FUMETTO NELLA DIDATTICA DELL’ITALIANO A STRANIERI AUTORE:GIANLUCA APRILE TUTOR: GRAZIANO SERRAGGIOTTO I fumetti sono un fenomeno presente ovunque, di solito associato all’adolescenza. Sembrano esistere in tutte le lingue e le culture, da Est a Ovest. Le loro storie possono spaziare dal visionario al fantastico fino allo sperimentale e al buffo. Sono comunque di facile lettura, e vanno scambiati, collezionati o gettati via. Molti fumetti sono come Asterix e Tin-Tin, avventure a puntate per i giovani che li seguono attentamente tutti i mesi. Con il passare del tempo, come nel caso dei due che ho citato, sembrano acquistare una vita propria, con personaggi ricorrenti, situazioni complesse, e frasi che accomunano i lettori, siano essi egiziani, indiani o canadesi, in una specie di setta nella quale ogni membro conosce e utilizza un intero repertorio di situazioni o linguaggi comuni. Ritengo che alla maggior parte degli adulti i fumetti appaiono frivoli ed effimeri, e c’è la convinzione che appena si cresce debbano essere messi da parte per occupazioni più serie. Eppure i fumetti sono letti da un pubblico molto vasto. Indipendentemente dai dettami letterari e pedagogici il fumetto rappresenta comunque una lettura a cui intere generazioni si sono avvicinate e si continuano ad avvicinare volentieri e senza che debbano intervenire pressioni esterne. La sua produzione soddisfa i gusti e le richieste di diverse fasce di età. Dall’albo solo illustrato per i più piccoli, al giornalino ricco di rubriche per giocare oltre che per leggere, al fumetto vero e proprio, alle riviste amatoriali, fino alla produzione per soli adulti. Questa grande varietà di materiale è stata naturalmente oggetto di numerosi studi e la saggistica ha curato i molti aspetti del medium-fumetto1 come: le origini e la storia, i generi, i personaggi, la struttura il linguaggio e il disegno, ma ancora carente mi sembrano gli studi rivolti ad esaminare la possibilità di inserire il fumetto nella didattica e tanto meno nella didattica dell’italiano a stranieri. Nelle pagine che seguiranno cercherò di dimostrare che il fumetto oltre ad essere un medium estremamente diffuso nella nostra vita quotidiana, è per sua stessa natura e linguaggio uno dei materiali più versatili e suggestivi per una didattica della lingua. Spesso nelle lezioni di italiano come LS/ L2 usiamo il fumetto come momento distensivo o quantomeno per alleggerire il carico dell’unità didattica. La vignetta, il fumetto, la striscia, ci richiamano alle nostre letture infantile e adolescenziali; il suo uso viene consigliato esplicitamente nelle unità didattiche riservate ai bambini o al massimo ad una classe di giovani adulti. Anche a me, personalmente, è capitato di domandare agli studenti se leggessero fumetti e la maggior parte delle volte la risposta è stata che i fumetti erano una lettura oramai abbandonata a causa della raggiunta maturità. Tuttavia a questa risposta chiara e univoca ho affiancato un’altra domanda e cioè se il fumetto può considerarsi una forma artistica al pari del cinema e della letteratura. A questa seconda domanda la maggioranza degli studenti ha risposto che sì, il fumetto è una forma d’arte al pari del cinema e della letteratura. Il fatto di considerare il fumetto un genere riservato all’infanzia-adolescenza e contemporaneamente un linguaggio artistico pari di dignità al cinema e alla letteratura fa emergere secondo me una contraddizione o quantomeno una incongruenza nel modo di pensare questa particolare forma espressiva. Infatti se riconosciamo al fumetto la dignità di un genere artistico dobbiamo riconoscergli ugualmente una pluralità espressiva, cioè come esiste il cinema e la letteratura per l’infanzia-adolescenza e un pubblico adulto così il fumetto nel suo essere un “genere” avrà espressioni rivolte ad un pubblico di bambini, adolescenti e/o adulti. L’idea centrale della mia ricerca è che non soltanto il fumetto è una cosa troppo seria per essere lasciata ai momenti distensivi e ludici dell’unità didattica, ma che l’utilizzo di questo particolare genere testuale, se utilizzato nelle sue potenzialità, può fornire un apporto rilevante all’apprendimento dell’italiano in un contesto di 1 Tra gli studi che analizzano il fumetto sotto un profilo pedagogico e didattico particolarmente significativi sono i testi di: A. Faeti, La bicicletta di Dracula e I tesori e le isole nelle edizioni La Nuova Italia Firenze, rispettivamente del 1985 e 1986 e Dacci questo veleno Mondatori Milano 1998 in cui il fumetto entra a far parte di un contesto più ampio che lo vede in rapporto con altri generi ed altri media. Per un approfondimento del rapporto con la scuola E. Detti Il fumetto tra cultura e scuola, La Nuova Italia Firenze 1987, e del rapporto con la didattica crf D.Volpi Didattica a fumetti, La Scuola Brescia 1977.
  • 2. L2/LS. Ma che cos’è un fumetto? Secondo la definizione di Ulrich Krafft, “con fumetto si intende qualunque sequenza di due o più figure, la cui successione non è affiancata dal caso, attraverso le quali un autore racconta al lettore una storia”2, storia narrata attraverso tipi di rapporti tra il linguaggio dei fumetti e gli altri linguaggi. Daniele Barbieri, nel suo studio3, individua almeno quattro modi di rapporto tra linguaggio dei fumetti e altri linguaggi: inclusione (un linguaggio incluso in un altro) Il linguaggio del fumetto fa parte del linguaggio generale della narrativa così come ne fanno parte il cinema e la letteratura. generazione (un linguaggio è generato da un altro) Il linguaggio del fumetto nasce da altri linguaggi, quali l’illustrazione, la caricatura, la letteratura illustrata, condividendo di conseguenza con questi linguaggi molte caratteristiche ma contemporaneamente differenziandosi da ognuno di essi. Il fumetto utilizza linguaggi che sono propri della pittura, della fotografia, della grafica (espressioni alle quali il fumetto è imparentato) e forme espressive condivise dal teatro e dal cinema. adeguamento (un linguaggio si adegua a un altro) Succede quando il fumetto mima un altro linguaggio, per esempio quello cinematografico, per sfruttare quella particolare potenzialità espressiva, piuttosto che produrre al proprio interno delle potenzialità espressive equivalenti. In sostanza il fumetto “cita” un altro linguaggio. Come per il linguaggio cinematografico diciamo che i film non sono semplicemente la somma della lingua parlata più immagini in movimento, così per il fumetto possiamo dire che il suo linguaggio non è un disegno più un testo scritto. Sicuramente il fumetto e il film usati nella didattica offrono un potente catalizzatore grazie al loro linguaggio iconico e la natura stessa di questo messaggio offre notevoli spunti di riflessione alla didattica dell’italiano. Partendo proprio dal linguaggio iconico possiamo subito dire che comunicare per immagini è un comunicare con un “codice debole”, intendendo con tale termine un materiale percettivo con largo margine di ambiguità che promette cospicui fenomeni di distorsione percettiva. In sostanza il linguaggio per immagini sembra rispecchiare una modalità di pensiero più primitiva rispetto a quella del pensiero astratto e concettuale, una modalità meno differenziata, meno precisa e meno logica; il pensiero per immagini appare molto più vicino alle sorgenti emotivo-istintuali, al pensiero pulsionale dal quale si viene differenziando il pensiero realistico-logico. Dalla psicologia apprendiamo l’idea che il pensiero per immagini sarebbe quindi simile al “pensiero inconscio”, dove per “pensiero inconscio” dobbiamo leggere “una maggiore globalità rispetto ai problemi coscienti”. Mentre la coscienza isola e precisa piccole unità di significato discriminandole per differenza o contraddizione, l’inconscio ha a che fare con agglomerati di rappresentazioni in cui la discriminazione è sostituita da tutta una rete associativa di eventi. “La comunicazione di parole mette in attività nella coscienza tutto un campo semantico che corrisponde alle varie accezioni del termine, l’immagine invece, mi coglie proprio nel modo inverso: concreto e non generale come il termine linguistico, mi comunica tutto il complesso di emozioni e significati ad essi connessi, mi obbliga a cogliere istantaneamente un tutto indiviso di significati e di sentimenti”4. In questo quadro la civiltà dell’immagine permetterebbe processi di apprendimento più facili, rapidi, spontanei, incisivi. Negli studi di neurolinguistica si è accertato che il processo di apprendimento linguistico procede dall’emisfero destro a quello sinistro del nostro cervello e cioè dalle modalità contestualizzanti e sensoriali a quelle più formali e meccaniche. Allo stesso modo il fumetto come il film adotta la stessa strategia di comunicazione passando dall’evidenza del messaggio iconico globale al messaggio analitico scritto/parlato. Semplificando molto potremmo dire che attraverso l’uso del video nelle nostre classi riusciamo a catalizzare l’attenzione degli studenti su diversi modelli di lingua parlata-recitata mentre con il fumetto siamo in grado di incentrare l’interesse su diversi modelli di lingua scritta dai registri aulici a quelli più informali e trascurati, che variano ovviamente a seconda della nostra scelta di materiale. 2 U. Krafft, Manuale di lettura del fumetto, Milano 1980, pag. 23. 3 D. Barbieri, Il linguaggio dei fumetti, Bompiani, Milano 1991. 4 U. Eco, Apocalittici e integrati.
  • 3. C’è infine un aspetto significativo del linguaggio del fumetto molto importante nella glottodidattica e mi riferisco al concetto di “temporalità” che non sempre viene tenuto in debita considerazione quando si parla di fumetto. “Tempo”, quando si legge un libro, significa almeno due cose:  tempo di lettura da parte di chi legge  tempo di svolgimento della vicenda Nel fumetto, il tempo interno alla storia, ovvero quello vissuto dai personaggi nel loro mondo fittizio, assume un valore ancora più centrale perché scandito esplicitamente dalla complementarietà di immagini e parole. La temporalità reale, il “ritmo” col quale noi leggiamo passando da vignetta in vignetta, è suggerita e quasi imposta in un fumetto ben realizzato da tre ordini di elementi: l’impaginazione, il montaggio e l’uso di didascalia, balloon e onomatopee visive. Per esempio nel caso di una vignetta molto grande e nutrita di particolari, noi saremo indotti a soffermarci qui più che nelle altre vignette, e ciò altererà la nostra percezione del tempo. È soprattutto in riferimento all’impaginazione che si avverte la differenza con la temporalità nel cinema: se in quest’ultimo il tempo di lettura è imposto dallo scorrere delle immagini in modo ineluttabile e lo spettatore deve necessariamente seguire lo svolgersi degli eventi senza aver tempo di soffermarsi su una singola immagine, nei fumetti al contrario il tempo di lettura e il tempo narrativo sono sì suggeriti, ma non imposti. Il lettore ha facoltà di interrompere, rallentare, riprendere la storia secondo il suo volere, senza per questo pregiudicare la comprensione e il godimento della storia. Questa particolarità, malleabilità del fumetto, è senz’altro un aspetto non secondario nel nostro lavoro di insegnanti. Se infatti l’uso di film in classe si scontra spesso con ritmi non adeguati alla classe, il fumetto consente un ritmo individualizzato di lettura in aggiunta ai vantaggi del messaggio iconico prima accennati. Per finire, a causa del suo basso costo e della sua grande diffusione, il fumetto è indubbiamente un genere testuale facilmente reperibile ed economico e non necessita di strutture tecnologiche di supporto. SESSIONE DI DISCUSSIONE: Luglio 2002 - Anno Accademico2001/2002