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IL PRIMO
DOPOGUERRA
L’EUROPA E IL MONDO DOPO LA
PRIMA GUERRA MONDIALE
I trattati di pace
I trattati di pace di Parigi (1919-1920)
cambiarono l’assetto geopolitico europeo
alla ricerca di un nuovo equilibrio dopo la
guerra, ma che portò in realtà ad una
diffusa insoddisfazione. La Germania si
sentiva umiliata dalla riduzione
territoriale e dalla sua divisione con il
corridoio di Danzica; l’Italia non si era
vista riconosciute Fiume e la Dalmazia,
una vittoria mutilata secondo i
nazionalisti.
Un altro problema irrisolto era quello della
nazionalità: non si era infatti rispettato il
principio di autodeterminazione dei popoli
proposto dal presidente degli Stati Uniti
Woodrow Wilson, ma si erano formati una
serie di stati abitati da popolazione spesso in
contrasto tra loro:
• la Iugoslavia costituita da una maggioranza
di Serbi, Croati, Bosniaci, Sloveni e
Montenegrini, diversi per lingua e religione;
• la Polonia, in cui convivevano minoranze
tedesche, specialmente nell’area
occidentale, e una forte presenza russa,
nell’area orientale.
La Società delle Nazioni
Proposta da Wilson nei Quattordici punti, la Società delle
Nazioni fu fondata a Ginevra nel 1920 con l’obbiettivo di
costituire un’organizzazione i cui interessi erano sopra quelli
delle singole nazioni e che fosse in grado di risolvere eventuali
contrasti tra stati tramite la diplomazia. Nel giro di un decennio
tutti gli Stati del mondo entrarono a far parte della Società delle
Nazioni, tuttavia quest’organizzazione non riuscì a garantire una
pace duratura:
• il Senato americano non approvò nel 1920 la proposta del
presidente Wilson di far entrare gli Stati Uniti
nell’organizzazione;
• non disponeva di una forza militare con la quale fermare chi
non rispettasse le direttive.
Il calo demografico e
l’influenza
La guerra aveva causato oltre 8 milioni e mezzo di
morti, di cui 615 000 italiani, e 20 milioni di feriti
gravi, mutilati e invalidi. Ciò contribuì ad un forte calo
demografico, causato anche da una diffusa epidemia,
detta influenza spagnola dal luogo in cui si riteneva si
fossero verificati i primi casi. Questa malattia si era
sviluppata in realtà in Cina all’inizio del 1918 nella
Marina giapponese e nel Nord America: in quell’anno
erano stati trasferiti in Europa dal resto del mondo oltre
a soldati anche lavoratori, quest’ultimi diffusero il virus
anche a causa delle condizioni di miseria dove erano
costretti a vivere.
La crisi economica
La guerra aveva chiesto all’industria di concentrare tutti gli sforzi
produttivi per la creazione di materiale bellico. Era dunque necessaria,
terminata la guerra, una riconversione industriale, tornando al normale
tipo di produzione del tempo di pace.
Si ebbe di conseguenza una crisi dell’industria: le aziende iniziarono a
licenziare o abbassarono i salari, diffondendo povertà e disoccupazione.
Inoltre i debiti contratti dai governi per le spese di guerra li indussero a
stampare nuova carta moneta: ciò provoco inevitabilmente l’inflazione ed
i prezzi aumentarono in modo incontrollabile, a danno dei risparmi e dei
salari dei lavoratori dipendenti e di chi percepiva un reddito basso. A
soffrire di questa particolare situazione fu in particolare il ceto medio:
mentre gli operai potevano contare sulle organizzazioni sindacali che
rivendicavano adeguamenti dei salari al costo della vita, lo stesso non si
poteva dire per la piccola borghesia e gli impiegati.
Il disagio sociale
La guerra aveva trasformato radicalmente anche la società, e le generazioni che la
combatterono vissero un’esperienza senza uguali: per la prima volta dall’unificazione
d’Italia i giovani del Sud si incontrarono con quelli del Nord, per combattere dietro le
trincee, e si erano mobilitati milioni di uomini. La guerra contribuì cioè alla creazione di
una coscienza collettiva e segnò il vero ingresso delle masse nella storia.
Dopo la guerra i conflitti sociali si acuirono: i sindacati e i partiti, consapevoli della propria
forza, si unirono e avanzarono nuove richieste:
• gli operai volevano aumenti di salario e più potere nelle fabbriche;
• i contadini chiedevano la proprietà della terra che lavoravano;
• il ceto medio manifestava il proprio disagio economico, avvicinandosi ai movimenti più
autoritari.
II nuovo ruolo della donna
Con la guerra, che aveva visto lo spostamento degli uomini al fronte, si offrirono
alle donne nuove possibilità sociali ed economiche. Entrarono nel mondo del
lavoro, per sostituire gli uomini nelle fabbriche, pagate in tempo di guerra il
doppio del salario che percepivano in tempo di pace, ottenendo una maggior
indipendenza e disponibilità di denaro, trascorrendo meno tempo in casa e
potendo vestire abiti più corti in luogo dei corpetti e della gonna.
L’assenza dei mariti gli conferiva anche un nuovo ruolo fondamentale nelle
famiglie, prendendo in autonomia le decisioni da capofamiglia che non doveva
più solamente eseguire.
Tutti questi mutamenti influenzarono anche la politica e nel processo di
emancipazione ottennero anche il diritto di voto in Inghilterra (1918), Germania
(1919) e Stati Uniti (1920). Terminato il conflitto si cercò di reinserire i reduci
nei posti di lavoro, così molte donne dovettero tornare ad essere casalinghe, ma il
cambiamento che era iniziato non avrebbe potuto essere arrestato né invertito.
Il problema dei reduci
Non fu semplice per colore che avevano combattuto la
guerra reintegrarsi nella società, complice la crisi
economica che non garantiva posti di lavoro per tutti né
tantomeno adeguate ricompense per persone che erano
disposti a dare la vita per la propria patria: ciò causò un
certo risentimento. Questi uomini reduci si riunirono in
associazioni con un importante ruolo socio-politico nel
dopoguerra, che ebbero come obbiettivo quello di tutelare
gli interessi degli ex combattenti e delle loro famiglie:
chiedendo risarcimenti, pensioni, previdenza sociale ecc.
Queste organizzazioni, dallo schieramento politico vario,
erano più pericolose che altre: è il caso della Federazione
Arditi d’Italia.
Gli Arditi
Gli Arditi, variante italiana delle
Sturmtruppen (“truppe d’assalto”)
tedesche, erano combattenti speciali
che vennero impiegati sul finire della
guerra per azioni temerarie come
assaltare le trincee per aprire la
strada alla fanterie. Erano stati
sottoposti ad una dura preparazione,
con violente simulazioni, e convinti
di essere diversi e più importanti
delle altre truppe, eccitati con il mito
della forza. L’Ardito era il simbolo
della gioventù eroica che sfidava
tutto e tutti per la patria.
La sfiducia nella democrazia
liberale
Tra il 1919 e il 1920 il disagio della popolazione si tradusse in
tutta Europa in una serie di scontri sociali. Gli operai, i contadini
e i ceti medi cittadini avviarono una stagione di lotte e
manifestazioni; di contro i borghesi moderati che temevano una
rottura rivoluzionaria del sistema vigente si spostarono da
posizioni liberali a posizioni di estrema destra appoggiando
quanti proponevano di utilizzare la forza in difesa dell’ordine
sociale esistente.
Così la democrazia liberale vacillò: attaccata
contemporaneamente dall’estrema sinistra e dall’estrema destra.
Il disprezzo per le istituzioni parlamentari, giudicate troppo
deboli, raggiunse un livello allarmante. Il sistema politico resse
solamente in paesi di antica tradizione liberale come la Francia e
l’Inghilterra, mentre negli altri paesi d’Europa si era aperta la
strada a governi di tipo autoritario e alle dittature.
L’Internazionale Comunista
Nel luglio 1920 si tenne a Mosca il Congresso dell’Internazionale Comunista, in occasione del quale Lenin
fissò in un documento ventun punti ritenuti essere le condizioni per l’adesione all’Internazionale,
all’insegna di una totale subordinazione del comunismo europeo al partito sovietico, chiedendo:
• l’estromissione da tutti i posti di responsabilità del movimento operaio di elementi riformisti e centristi,
sostituendoli con comunisti fidati;
• l’approvazione della rottura totale con il riformismo e la politica del “centro” e la propaganda di questa
rottura;
• l’appoggio al movimento delle colonie per la cacciata degli imperialisti;
• il sostegno senza riserve alle repubbliche sovietiche nella lotta ai controrivoluzionari;
• l’assunzione della denominazione “Partito Comunista” di [nome paese], “sezione della Terza
Internazionale Comunista”;
• l’espulsione dal partito di tutti i membri che rifiutano formalmente le norme e le condizioni della
Comintern.
La crescita del
movimento
operaio
L’esperienza della guerra, la crisi
economica, il mito della rivoluzione ed il
desiderio di una società più giusta
rafforzarono il movimento operaio che si
batteva per i diritti dei lavoratori e si
diede un’organizzazione più articolata. La
politica smise di essere una questione
elitaria appartenente ai notabili borghesi e
la classe operaia si rese conto del suo
peso politico, partecipando attivamente
con comizi, cortei e manifestazioni. I
partiti socialisti ottennero importanti
successi elettorali mentre i sindacati
raccoglievano il consenso dei lavoratori.
Il biennio rosso
Tra il 1919 e il 1920 l’Europa fu toccata da un’ondata di
scioperi e agitazioni operaie che chiedevano un aumento dei
salari e la giornata lavorativa di otto ore, quest’ultimo
obbiettivo raggiunto quasi ovunque. Questo periodo di lotte,
chiamato biennio rosso, non si limitò a semplici
rivendicazioni sindacali: gli operai si organizzarono in
consigli operai su modello dei soviet russi e fu messo in
discussione il potere nello Stato e nelle fabbriche. Questo
periodo ebbe sviluppi diversi nei vari paesi:
• In Austria, che dopo la proclamazione della repubblica
era governata dai socialdemocratici, i comunisti tentarono
una rivoluzione ma senza successo.
Il biennio rosso
• In Germania, ancor prima della fine della guerra i consigli degli
operai e dei soldati, che avevano occupato le fabbriche e le sedi dei
giornali, prendevano decisioni nella gestione delle aziende e avevano
un peso politico. L’estrema sinistra era rappresentata dalla Lega di
Spartaco, guidata da Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg, rifiutava la
linea moderata del partito Socialdemocratico e, anche dopo la
proclamazione della repubblica, continuò con proteste in piazza e
tentativi rivoluzionari.
• In Ungheria nel marzo 1919 socialisti e comunisti diedero vita ad una
Repubblica dei Consigli su modello sovietico guidata dal comunista
Bela Kun. Il progetto era di allargare l’esperienza all’Austria ma senza
successo a causa dell’isolamento dei comunisti ungheresi.
• In Italia entro in crisi il sistema politico ma si divise anche il
movimento operaio con la scissione del Partito socialista.
Il fallimento delle
rivoluzioni
L’esperienza rivoluzionaria in Europa fu un fallimento: in tutti i
paesi i tentativi di sovversione furono stroncati con la forza. In
Germania intervenne l’esercito che arrestò ed uccise i
principali responsabili; in Italia l’iniziativa rivoluzionaria
scemò in favore del fascismo; in Austria le elezioni furono
vinte dai conservatori e dai clericali, forti del sostegno delle
masse contadine più reazionarie; infine in Ungheria il
fallimento della repubblica sovietica lasciò il potere alla
controrivoluzione guidata da Miklos Horthy che eliminò
fisicamente l’opposizione comunista ed instaurò il primo
regime autoritario europeo del dopoguerra nell’agosto 1919.
L’Europa delle dittature
In Europa sorsero dittature e regimi totalitari, con poche eccezioni: tra gli stati più importanti
mantennero democrazie liberali sono Francia e Gran Bretagna, dove le classi dirigenti riuscirono
a controllare le frange massimaliste dei partiti socialisti, tuttavia anche in questi stati si ebbe una
forte affermazione delle forze moderate e conservatrici.
Nel resto d’Europa invece il sistema parlamentare si rivelò fragile e non resse alle pressioni per
una svolta autoritaria. L’Ungheria fu il primo paese che sperimentò l’autoritarismo di destra con
l’ammiraglio Horthy che nell’agosto del 1919 impose la sua dittatura abolendo le libertà politiche
e sindacali e reprimendo ogni forma di opposizione.
Nel 1922 Mussolini andò al governo in Italia ed organizzò in pochi anni un regime dittatoriale
che funse da modello per gli altri paesi. Seguirono la Bulgaria (1923), l’Albania (1924), il
Portogallo (1926), la Polonia, i paesi baltici, la Finlandia e la Spagna. La quasi totalità
dell’Europa degli anni Trenta era sottoposta ad un regime totalitario.
Il nazionalismo nelle colonie
Francia e Inghilterra dovettero fronteggiare anche la crescita dei movimenti
indipendentisti e nazionalisti nelle colonie, in Africa e in Asia, che rivendicavano
maggiore autonomia e la partecipazione politica nei propri paesi. I fattori che
determinarono un aumento di questi movimenti furono:
• la pretesa delle colonie di una ricompensa per aver partecipato alla Prima Guerra
Mondiale al fianco dell’Intesa;
• quanti avevano preso parte alla guerra in Occidente aveva conosciuto la democrazia e
si impegnò per esportarla nel proprio paese;
• i Quattordici Punti di Wilson (1919) avevano creato alcune illusioni poiché due di
essi facevano riferimento ai diritti degli indigeni delle colonie;
• l’Unione Sovietica e il Comintern favoriva questi movimenti per liberare gli “schiavi
d’Africa e d’Asia”.
• Il primo dopoguerra vide dunque diffondersi il nazionalismo che avrebbe portato alla
decolonizzazione dopo la seconda guerra mondiale.
La riorganizzazione delle colonie inglesi
La crisi del dopoguerra porto ad una
ristrutturazione dell’impero coloniale
inglese: la Gran Bretagna rinunciò a
parte del controllo politico per
garantirsi il dominio economico. Con
lo Statuto di Westminster riconobbe
infatti la sovranità a quelle colonie
caratterizzate da una forte componente
di popolazione bianca, i dominions
(Canada, Australia, Nuova Zelanda e
Sudafrica), che entrarono
spontaneamente nel Commonwealth,
una libera associazione di comunità
autonome unite dalla fedeltà alla
corona britannica e da vincoli
economici.
La politica coloniale francese
A differenza di quella britannica, la politica
coloniale francese mirava ad assimilare le
colonie ad una “grande Francia”. Questa
politica centralistica generò numerose
opposizioni sia in Medio Oriente (Siria e
Libano) che in Africa settentrionale: in
Marocco, Tunisia e soprattutto Algeria si
diffusero movimenti anticolonialisti alle cui
richieste il governo reagì sempre con una
dura repressione. Anche in Indocina venne
chiesta una maggior partecipazione alla vita
politica, ma le riforme concesse si
rivelarono inadeguate e vi furono tentativi
insurrezionali organizzati dai nazionalisti e
dal Partito comunista indocinese, fondato
nel 1930 da HO Chi Minh.
L’America latina
Negli anni della prima guerra mondiale l’America latina passò sotto
l’influenza degli Stati Uniti che elargivano ingenti prestiti a banche,
stati e organizzazioni. Pur creandosi un rapporto di stretta
dipendenza gli Stati Uniti fecero attenzione a non minare la stabilità
dei governi locali. In alcuni casi furono costretti ad intervenire
militarmente in centroamerica per tutelare i loro interessi.
Maggiore autonomia la avevano gli stati più ricchi del Sud America –
Brasile, Argentina e Cile – che avevano avviato nel corso della
guerra uno sviluppo economico grazie ai capitali stranieri. Tuttavia,
quando con la crisi del 1929 gli investimenti furono ritirati e le
esportazioni diminuirono a causa del protezionismo, anche qui
sorsero difficoltà economiche e tensioni sociali che permisero
l’affermazione di regimi autoritari, dittatoriali e populisti simili ai
fascismi europei, retti da esponenti dell’esercito e appoggiati dalle
oligarchie locali.
Il Messico
Nel 1910 scoppiò una rivoluzione che
pose termine alla dittatura del
generale Porfirio Díaz (1876-1910).
Nel novembre del 1910 un
proprietario liberale del Nord,
Francisco Madero, si mise a capo di
un movimento insurrezionale cui
aderirono gruppi di contadini guidati
da Pancho Villa ed Emiliano
Zapata: fu l’inizio della rivoluzione
messicana che esiliò Díaz e rese
presidente della Repubblica Madero.
Il Messico
Il movimento contadino chiese allora una riforma agraria che
distribuisse la terra ai braccianti. Il nuovo governo dovette
fronteggiare da un lato i radicali di Villa e Zapata e dall’altro i
nostalgici della dittatura. Scoppiò una sanguinosa guerra civile
tra conservatori e radicali, quest’ultimi sostenuti da contadini.
La guerra si risolse con la sconfitta dei radicali e l’elezione
alla presidenza di Venustiano Carranza, un militare, già
seguace di Madero, che nel 1917 promulgò una Costituzione.
Tre anni dopo, nel 1920, Carranza fu però deposto e ucciso dai
suoi generali, e fino al 1934 il Messico fu retto da governi
militari e autoritari. Si consolidò così il modello populista,
caratterizzato dal partito unico al potere.
Guerra Civile
Spagnola
Nascita del Franchismo
01/07/2022
Spagna: monarchia costituzionale
1923: colpo di stato militare che ha dato vita
ad un regime dittatoriale fino al 1930.
Situazione politica in Spagna:
• destra: costituita da cattolici, conservatori e
dalla falange= partito militare che
determinerà la guerra civile
• sinistra: repubblicani (moderati), socialisti
e comunisti (si distinguono al livello di
prassi ma governano insieme, coordinati dal
governo sovietico di Stalin), anarchici,
Poum (internazionalisti e Trotskisti)
01/07/2022
• I partiti comunisti finora hanno avuto il divieto di
formare alleanze con i governi dei vari stati.
Con l'affermarsi del nazismo, Stalin comprende
che si deve rafforzare la presenza dei comunisti al
potere, quindi autorizza i partiti comunisti a
stabilire alleanze con i governi in carica nei vari
stati =fronte popolare.
• Il fronte popolare è presente in Francia, e vincente
in Spagna
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• Biennio 31-33 vittoria fronte popolare
Spagnolo: alle elezioni vince una coalizione
con grande maggioranza di repubblicani:
viene proclamata la Repubblica
A quel punto il regnante Alfonzo XIII decide
di abbandonare il trono e ritirarsi con la sua
famiglia
Il governo è una Repubblica in cui vince la
coalizione dei partiti di sinistra
Le sinistre sono democraticamente elette,
amministrano compiendo degli errori
01/07/2022
Biennio 33-35 (Biennio nigro): vittoria della coalizione di
destra
Il fronte popolare viene sconfitto, non ha saputo amministrare
la Spagna a causa di:
- politica fortemente anticlericale che ha colpito i piccoli
parroci. Spagna troppo cattolica: si ricompattano i cattolici
Modificato l’articolo 26 della loro costituzione: la chiesa
cattolica riduceva qualsiasi altra confessione religiosa ad una
“associazione” privandola di qualsiasi sostegno finanziario e
privilegio
- politica economica che ha impoverito il ceto medio. Riforma
agraria colpisce i piccoli e medi proprietari
- mancanza di appoggio degli anarchici (molto presenti in
spagna, determinano le sorti di vittorie/sconfitte)
• 1936: nuova vittoria dei repubblicani: vince alle
elezioni il governo delle sinistre, ossia fronte
popolare costituito dai partiti di sinistra progressisti
Questa vittoria non è sopportata dalle destre, che si
ricompattano e, coordinate dalla destra militarista
(la FALANGE= forza politico-militare dalla quale
emergono dei generali, tra cui FRANCISCO
FRANCO) decidono di mettere in atto un colpo di
stato partendo dal Marocco (protettorato spagnolo),
coordinandosi con altre città strategiche della
Spagna: inizio della guerra.
Ma, mentre l’esercito è dalla parte del generale
Franco, la marina no: sorge il problema su come
spostarsi dall’altra parte della Spagna.
01/07/2022
Al livello internazionale:
- Il Portogallo, vicino alla Spagna, si schiera con le destre
spagnole
Francia e Inghilterra, rispettano l’accordo al livello
internazionale: decidono di rimanere neutrali e non intervenire.
L’Inghilterra, sotto il cancelliere Lord Chamberlain, mette in atto
una politica di “pacificazione”
- Unione Sovietica, Germania, Italia fascista decidono di
intervenire nella guerra, non rispettano gli accordi.
Germania e Italia, per evitare di provocare un conflitto mondiale,
inviano materiale bellico e mandano delle truppe cosiddette “di
volontari” (in realtà reclutati dei governi) in aiuto della falange
fascista a cominciare dal traghettamento con gli aerei dal
Marocco alla Spagna.
L’Unione Sovietica si impegna a coordinare e ad addestrare le
truppe di volontari provenienti da tutto il mondo, coordinati
nelle brigate internazionali.
Partono volontari da tutto il mondo: America, Inghilterra,
Francia, Italia.
01/07/2022
• Tra i volontari di spicco troviamo:
- ORWELL (nel suo romanzo parla della profonda delusione dei comunismi al potere, lui aveva abbracciato ideologicamente il comunismo
come ideologia egualitaria, sogno di giustizia, uguaglianza, abolizione dei soprusi dei potenti),
- TOGLIATTI (politico segretario del partito comunista molto vicino a Stalin),
- HEMINGWAY,
- NENNI (politico socialista italiano)
Di contro, dall’Italia, partono volontari a favore anche dell’altro schieramento.
Le persone vanno a combattere poiché percepiscono la guerra come difesa dei valori della democrazia, della libertà, contro i fascismi, i
soprusi, le protese dei potenti.
01/07/2022
• 1937: primo scontro tra fascisti e anti-fascisti: Mussolini contro
battaglione Garibaldi
Bombardamento della città basca di Guernica
• Il fronte repubblicano è spezzato al suo interno da pesanti rivalità,
causate dalla sconfitta di un governo legittimo repubblicano
spagnolo:
- Stalinisti (comunisti)= STALIN decide di adottare nella guerra una
politica moderata.
L’idea di molti combattenti del fronte repubblicano è quella di
ripristinare il governo legalmente eletto repubblicano, il governo
legittimo e di trasformare la guerra civile in rivoluzione comunista.
Stalin ha capito che se si presentasse come colui che vuole
realizzare uno stato comunista andrebbe ad inimicarsi, oltre a
Italia e Germania, anche America, Francia ed Inghilterra e
resterebbe isolato.
Stalin nella Guerra Civile Spagnola decide di aiutare militarmente
al fine di restaurare il governo legittimo repubblicano per
ingraziarsi i governi democratici.
Politica di sostegno al governo legittimo.
In questo modo Stalin impedisce che la guerra si trasformi in
rivoluzione comunista, e capisce che il vero nemico è diventato il
nazismo.
- Trotskisti (Poum e anarchici)
01/07/2022
• 1937: scontro armato a Barcellona tra Trotskisti (Poum e anarchici,
miliziani) e comunisti (brigate internazionali).
• Gli scontri porteranno alla lacerazione interna delle forze della sinistra e
alla loro sconfitta.
01/07/2022
Dittatura franchista
01/07/2022
• Con la Vittoria del generale Franco: crollo dei totalitarismi
• 1947 Franco indice un referendum chiedendo ai cittadini
spagnoli quale tipo di governo vogliono; scelgono la
monarchia.
• Garantisce la monarchia e la presenza come capo di stato del
re Juan Carlos (discorso moderato in Parlamento di
accettazione dello status quo)
• Franco concede il referendum perché vuole essere accettato
al livello internazionale.
• Franco diventa “primo ministro” a vita
• Monarchia costituzionale
• Governa fino al 1975, in cui Franco muore di morte naturale

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  • 1. IL PRIMO DOPOGUERRA L’EUROPA E IL MONDO DOPO LA PRIMA GUERRA MONDIALE
  • 2. I trattati di pace I trattati di pace di Parigi (1919-1920) cambiarono l’assetto geopolitico europeo alla ricerca di un nuovo equilibrio dopo la guerra, ma che portò in realtà ad una diffusa insoddisfazione. La Germania si sentiva umiliata dalla riduzione territoriale e dalla sua divisione con il corridoio di Danzica; l’Italia non si era vista riconosciute Fiume e la Dalmazia, una vittoria mutilata secondo i nazionalisti.
  • 3. Un altro problema irrisolto era quello della nazionalità: non si era infatti rispettato il principio di autodeterminazione dei popoli proposto dal presidente degli Stati Uniti Woodrow Wilson, ma si erano formati una serie di stati abitati da popolazione spesso in contrasto tra loro: • la Iugoslavia costituita da una maggioranza di Serbi, Croati, Bosniaci, Sloveni e Montenegrini, diversi per lingua e religione; • la Polonia, in cui convivevano minoranze tedesche, specialmente nell’area occidentale, e una forte presenza russa, nell’area orientale.
  • 4. La Società delle Nazioni Proposta da Wilson nei Quattordici punti, la Società delle Nazioni fu fondata a Ginevra nel 1920 con l’obbiettivo di costituire un’organizzazione i cui interessi erano sopra quelli delle singole nazioni e che fosse in grado di risolvere eventuali contrasti tra stati tramite la diplomazia. Nel giro di un decennio tutti gli Stati del mondo entrarono a far parte della Società delle Nazioni, tuttavia quest’organizzazione non riuscì a garantire una pace duratura: • il Senato americano non approvò nel 1920 la proposta del presidente Wilson di far entrare gli Stati Uniti nell’organizzazione; • non disponeva di una forza militare con la quale fermare chi non rispettasse le direttive.
  • 5. Il calo demografico e l’influenza La guerra aveva causato oltre 8 milioni e mezzo di morti, di cui 615 000 italiani, e 20 milioni di feriti gravi, mutilati e invalidi. Ciò contribuì ad un forte calo demografico, causato anche da una diffusa epidemia, detta influenza spagnola dal luogo in cui si riteneva si fossero verificati i primi casi. Questa malattia si era sviluppata in realtà in Cina all’inizio del 1918 nella Marina giapponese e nel Nord America: in quell’anno erano stati trasferiti in Europa dal resto del mondo oltre a soldati anche lavoratori, quest’ultimi diffusero il virus anche a causa delle condizioni di miseria dove erano costretti a vivere.
  • 6. La crisi economica La guerra aveva chiesto all’industria di concentrare tutti gli sforzi produttivi per la creazione di materiale bellico. Era dunque necessaria, terminata la guerra, una riconversione industriale, tornando al normale tipo di produzione del tempo di pace. Si ebbe di conseguenza una crisi dell’industria: le aziende iniziarono a licenziare o abbassarono i salari, diffondendo povertà e disoccupazione. Inoltre i debiti contratti dai governi per le spese di guerra li indussero a stampare nuova carta moneta: ciò provoco inevitabilmente l’inflazione ed i prezzi aumentarono in modo incontrollabile, a danno dei risparmi e dei salari dei lavoratori dipendenti e di chi percepiva un reddito basso. A soffrire di questa particolare situazione fu in particolare il ceto medio: mentre gli operai potevano contare sulle organizzazioni sindacali che rivendicavano adeguamenti dei salari al costo della vita, lo stesso non si poteva dire per la piccola borghesia e gli impiegati.
  • 7. Il disagio sociale La guerra aveva trasformato radicalmente anche la società, e le generazioni che la combatterono vissero un’esperienza senza uguali: per la prima volta dall’unificazione d’Italia i giovani del Sud si incontrarono con quelli del Nord, per combattere dietro le trincee, e si erano mobilitati milioni di uomini. La guerra contribuì cioè alla creazione di una coscienza collettiva e segnò il vero ingresso delle masse nella storia. Dopo la guerra i conflitti sociali si acuirono: i sindacati e i partiti, consapevoli della propria forza, si unirono e avanzarono nuove richieste: • gli operai volevano aumenti di salario e più potere nelle fabbriche; • i contadini chiedevano la proprietà della terra che lavoravano; • il ceto medio manifestava il proprio disagio economico, avvicinandosi ai movimenti più autoritari.
  • 8. II nuovo ruolo della donna Con la guerra, che aveva visto lo spostamento degli uomini al fronte, si offrirono alle donne nuove possibilità sociali ed economiche. Entrarono nel mondo del lavoro, per sostituire gli uomini nelle fabbriche, pagate in tempo di guerra il doppio del salario che percepivano in tempo di pace, ottenendo una maggior indipendenza e disponibilità di denaro, trascorrendo meno tempo in casa e potendo vestire abiti più corti in luogo dei corpetti e della gonna. L’assenza dei mariti gli conferiva anche un nuovo ruolo fondamentale nelle famiglie, prendendo in autonomia le decisioni da capofamiglia che non doveva più solamente eseguire. Tutti questi mutamenti influenzarono anche la politica e nel processo di emancipazione ottennero anche il diritto di voto in Inghilterra (1918), Germania (1919) e Stati Uniti (1920). Terminato il conflitto si cercò di reinserire i reduci nei posti di lavoro, così molte donne dovettero tornare ad essere casalinghe, ma il cambiamento che era iniziato non avrebbe potuto essere arrestato né invertito.
  • 9. Il problema dei reduci Non fu semplice per colore che avevano combattuto la guerra reintegrarsi nella società, complice la crisi economica che non garantiva posti di lavoro per tutti né tantomeno adeguate ricompense per persone che erano disposti a dare la vita per la propria patria: ciò causò un certo risentimento. Questi uomini reduci si riunirono in associazioni con un importante ruolo socio-politico nel dopoguerra, che ebbero come obbiettivo quello di tutelare gli interessi degli ex combattenti e delle loro famiglie: chiedendo risarcimenti, pensioni, previdenza sociale ecc. Queste organizzazioni, dallo schieramento politico vario, erano più pericolose che altre: è il caso della Federazione Arditi d’Italia.
  • 10. Gli Arditi Gli Arditi, variante italiana delle Sturmtruppen (“truppe d’assalto”) tedesche, erano combattenti speciali che vennero impiegati sul finire della guerra per azioni temerarie come assaltare le trincee per aprire la strada alla fanterie. Erano stati sottoposti ad una dura preparazione, con violente simulazioni, e convinti di essere diversi e più importanti delle altre truppe, eccitati con il mito della forza. L’Ardito era il simbolo della gioventù eroica che sfidava tutto e tutti per la patria.
  • 11. La sfiducia nella democrazia liberale Tra il 1919 e il 1920 il disagio della popolazione si tradusse in tutta Europa in una serie di scontri sociali. Gli operai, i contadini e i ceti medi cittadini avviarono una stagione di lotte e manifestazioni; di contro i borghesi moderati che temevano una rottura rivoluzionaria del sistema vigente si spostarono da posizioni liberali a posizioni di estrema destra appoggiando quanti proponevano di utilizzare la forza in difesa dell’ordine sociale esistente. Così la democrazia liberale vacillò: attaccata contemporaneamente dall’estrema sinistra e dall’estrema destra. Il disprezzo per le istituzioni parlamentari, giudicate troppo deboli, raggiunse un livello allarmante. Il sistema politico resse solamente in paesi di antica tradizione liberale come la Francia e l’Inghilterra, mentre negli altri paesi d’Europa si era aperta la strada a governi di tipo autoritario e alle dittature.
  • 12. L’Internazionale Comunista Nel luglio 1920 si tenne a Mosca il Congresso dell’Internazionale Comunista, in occasione del quale Lenin fissò in un documento ventun punti ritenuti essere le condizioni per l’adesione all’Internazionale, all’insegna di una totale subordinazione del comunismo europeo al partito sovietico, chiedendo: • l’estromissione da tutti i posti di responsabilità del movimento operaio di elementi riformisti e centristi, sostituendoli con comunisti fidati; • l’approvazione della rottura totale con il riformismo e la politica del “centro” e la propaganda di questa rottura; • l’appoggio al movimento delle colonie per la cacciata degli imperialisti; • il sostegno senza riserve alle repubbliche sovietiche nella lotta ai controrivoluzionari; • l’assunzione della denominazione “Partito Comunista” di [nome paese], “sezione della Terza Internazionale Comunista”; • l’espulsione dal partito di tutti i membri che rifiutano formalmente le norme e le condizioni della Comintern.
  • 13. La crescita del movimento operaio L’esperienza della guerra, la crisi economica, il mito della rivoluzione ed il desiderio di una società più giusta rafforzarono il movimento operaio che si batteva per i diritti dei lavoratori e si diede un’organizzazione più articolata. La politica smise di essere una questione elitaria appartenente ai notabili borghesi e la classe operaia si rese conto del suo peso politico, partecipando attivamente con comizi, cortei e manifestazioni. I partiti socialisti ottennero importanti successi elettorali mentre i sindacati raccoglievano il consenso dei lavoratori.
  • 14. Il biennio rosso Tra il 1919 e il 1920 l’Europa fu toccata da un’ondata di scioperi e agitazioni operaie che chiedevano un aumento dei salari e la giornata lavorativa di otto ore, quest’ultimo obbiettivo raggiunto quasi ovunque. Questo periodo di lotte, chiamato biennio rosso, non si limitò a semplici rivendicazioni sindacali: gli operai si organizzarono in consigli operai su modello dei soviet russi e fu messo in discussione il potere nello Stato e nelle fabbriche. Questo periodo ebbe sviluppi diversi nei vari paesi: • In Austria, che dopo la proclamazione della repubblica era governata dai socialdemocratici, i comunisti tentarono una rivoluzione ma senza successo.
  • 15. Il biennio rosso • In Germania, ancor prima della fine della guerra i consigli degli operai e dei soldati, che avevano occupato le fabbriche e le sedi dei giornali, prendevano decisioni nella gestione delle aziende e avevano un peso politico. L’estrema sinistra era rappresentata dalla Lega di Spartaco, guidata da Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg, rifiutava la linea moderata del partito Socialdemocratico e, anche dopo la proclamazione della repubblica, continuò con proteste in piazza e tentativi rivoluzionari. • In Ungheria nel marzo 1919 socialisti e comunisti diedero vita ad una Repubblica dei Consigli su modello sovietico guidata dal comunista Bela Kun. Il progetto era di allargare l’esperienza all’Austria ma senza successo a causa dell’isolamento dei comunisti ungheresi. • In Italia entro in crisi il sistema politico ma si divise anche il movimento operaio con la scissione del Partito socialista.
  • 16. Il fallimento delle rivoluzioni L’esperienza rivoluzionaria in Europa fu un fallimento: in tutti i paesi i tentativi di sovversione furono stroncati con la forza. In Germania intervenne l’esercito che arrestò ed uccise i principali responsabili; in Italia l’iniziativa rivoluzionaria scemò in favore del fascismo; in Austria le elezioni furono vinte dai conservatori e dai clericali, forti del sostegno delle masse contadine più reazionarie; infine in Ungheria il fallimento della repubblica sovietica lasciò il potere alla controrivoluzione guidata da Miklos Horthy che eliminò fisicamente l’opposizione comunista ed instaurò il primo regime autoritario europeo del dopoguerra nell’agosto 1919.
  • 17. L’Europa delle dittature In Europa sorsero dittature e regimi totalitari, con poche eccezioni: tra gli stati più importanti mantennero democrazie liberali sono Francia e Gran Bretagna, dove le classi dirigenti riuscirono a controllare le frange massimaliste dei partiti socialisti, tuttavia anche in questi stati si ebbe una forte affermazione delle forze moderate e conservatrici. Nel resto d’Europa invece il sistema parlamentare si rivelò fragile e non resse alle pressioni per una svolta autoritaria. L’Ungheria fu il primo paese che sperimentò l’autoritarismo di destra con l’ammiraglio Horthy che nell’agosto del 1919 impose la sua dittatura abolendo le libertà politiche e sindacali e reprimendo ogni forma di opposizione. Nel 1922 Mussolini andò al governo in Italia ed organizzò in pochi anni un regime dittatoriale che funse da modello per gli altri paesi. Seguirono la Bulgaria (1923), l’Albania (1924), il Portogallo (1926), la Polonia, i paesi baltici, la Finlandia e la Spagna. La quasi totalità dell’Europa degli anni Trenta era sottoposta ad un regime totalitario.
  • 18. Il nazionalismo nelle colonie Francia e Inghilterra dovettero fronteggiare anche la crescita dei movimenti indipendentisti e nazionalisti nelle colonie, in Africa e in Asia, che rivendicavano maggiore autonomia e la partecipazione politica nei propri paesi. I fattori che determinarono un aumento di questi movimenti furono: • la pretesa delle colonie di una ricompensa per aver partecipato alla Prima Guerra Mondiale al fianco dell’Intesa; • quanti avevano preso parte alla guerra in Occidente aveva conosciuto la democrazia e si impegnò per esportarla nel proprio paese; • i Quattordici Punti di Wilson (1919) avevano creato alcune illusioni poiché due di essi facevano riferimento ai diritti degli indigeni delle colonie; • l’Unione Sovietica e il Comintern favoriva questi movimenti per liberare gli “schiavi d’Africa e d’Asia”. • Il primo dopoguerra vide dunque diffondersi il nazionalismo che avrebbe portato alla decolonizzazione dopo la seconda guerra mondiale.
  • 19. La riorganizzazione delle colonie inglesi La crisi del dopoguerra porto ad una ristrutturazione dell’impero coloniale inglese: la Gran Bretagna rinunciò a parte del controllo politico per garantirsi il dominio economico. Con lo Statuto di Westminster riconobbe infatti la sovranità a quelle colonie caratterizzate da una forte componente di popolazione bianca, i dominions (Canada, Australia, Nuova Zelanda e Sudafrica), che entrarono spontaneamente nel Commonwealth, una libera associazione di comunità autonome unite dalla fedeltà alla corona britannica e da vincoli economici.
  • 20. La politica coloniale francese A differenza di quella britannica, la politica coloniale francese mirava ad assimilare le colonie ad una “grande Francia”. Questa politica centralistica generò numerose opposizioni sia in Medio Oriente (Siria e Libano) che in Africa settentrionale: in Marocco, Tunisia e soprattutto Algeria si diffusero movimenti anticolonialisti alle cui richieste il governo reagì sempre con una dura repressione. Anche in Indocina venne chiesta una maggior partecipazione alla vita politica, ma le riforme concesse si rivelarono inadeguate e vi furono tentativi insurrezionali organizzati dai nazionalisti e dal Partito comunista indocinese, fondato nel 1930 da HO Chi Minh.
  • 21. L’America latina Negli anni della prima guerra mondiale l’America latina passò sotto l’influenza degli Stati Uniti che elargivano ingenti prestiti a banche, stati e organizzazioni. Pur creandosi un rapporto di stretta dipendenza gli Stati Uniti fecero attenzione a non minare la stabilità dei governi locali. In alcuni casi furono costretti ad intervenire militarmente in centroamerica per tutelare i loro interessi. Maggiore autonomia la avevano gli stati più ricchi del Sud America – Brasile, Argentina e Cile – che avevano avviato nel corso della guerra uno sviluppo economico grazie ai capitali stranieri. Tuttavia, quando con la crisi del 1929 gli investimenti furono ritirati e le esportazioni diminuirono a causa del protezionismo, anche qui sorsero difficoltà economiche e tensioni sociali che permisero l’affermazione di regimi autoritari, dittatoriali e populisti simili ai fascismi europei, retti da esponenti dell’esercito e appoggiati dalle oligarchie locali.
  • 22. Il Messico Nel 1910 scoppiò una rivoluzione che pose termine alla dittatura del generale Porfirio Díaz (1876-1910). Nel novembre del 1910 un proprietario liberale del Nord, Francisco Madero, si mise a capo di un movimento insurrezionale cui aderirono gruppi di contadini guidati da Pancho Villa ed Emiliano Zapata: fu l’inizio della rivoluzione messicana che esiliò Díaz e rese presidente della Repubblica Madero.
  • 23. Il Messico Il movimento contadino chiese allora una riforma agraria che distribuisse la terra ai braccianti. Il nuovo governo dovette fronteggiare da un lato i radicali di Villa e Zapata e dall’altro i nostalgici della dittatura. Scoppiò una sanguinosa guerra civile tra conservatori e radicali, quest’ultimi sostenuti da contadini. La guerra si risolse con la sconfitta dei radicali e l’elezione alla presidenza di Venustiano Carranza, un militare, già seguace di Madero, che nel 1917 promulgò una Costituzione. Tre anni dopo, nel 1920, Carranza fu però deposto e ucciso dai suoi generali, e fino al 1934 il Messico fu retto da governi militari e autoritari. Si consolidò così il modello populista, caratterizzato dal partito unico al potere.
  • 24. Guerra Civile Spagnola Nascita del Franchismo 01/07/2022
  • 25. Spagna: monarchia costituzionale 1923: colpo di stato militare che ha dato vita ad un regime dittatoriale fino al 1930. Situazione politica in Spagna: • destra: costituita da cattolici, conservatori e dalla falange= partito militare che determinerà la guerra civile • sinistra: repubblicani (moderati), socialisti e comunisti (si distinguono al livello di prassi ma governano insieme, coordinati dal governo sovietico di Stalin), anarchici, Poum (internazionalisti e Trotskisti) 01/07/2022
  • 26. • I partiti comunisti finora hanno avuto il divieto di formare alleanze con i governi dei vari stati. Con l'affermarsi del nazismo, Stalin comprende che si deve rafforzare la presenza dei comunisti al potere, quindi autorizza i partiti comunisti a stabilire alleanze con i governi in carica nei vari stati =fronte popolare. • Il fronte popolare è presente in Francia, e vincente in Spagna 01/07/2022
  • 27. • Biennio 31-33 vittoria fronte popolare Spagnolo: alle elezioni vince una coalizione con grande maggioranza di repubblicani: viene proclamata la Repubblica A quel punto il regnante Alfonzo XIII decide di abbandonare il trono e ritirarsi con la sua famiglia Il governo è una Repubblica in cui vince la coalizione dei partiti di sinistra Le sinistre sono democraticamente elette, amministrano compiendo degli errori 01/07/2022
  • 28. Biennio 33-35 (Biennio nigro): vittoria della coalizione di destra Il fronte popolare viene sconfitto, non ha saputo amministrare la Spagna a causa di: - politica fortemente anticlericale che ha colpito i piccoli parroci. Spagna troppo cattolica: si ricompattano i cattolici Modificato l’articolo 26 della loro costituzione: la chiesa cattolica riduceva qualsiasi altra confessione religiosa ad una “associazione” privandola di qualsiasi sostegno finanziario e privilegio - politica economica che ha impoverito il ceto medio. Riforma agraria colpisce i piccoli e medi proprietari - mancanza di appoggio degli anarchici (molto presenti in spagna, determinano le sorti di vittorie/sconfitte)
  • 29. • 1936: nuova vittoria dei repubblicani: vince alle elezioni il governo delle sinistre, ossia fronte popolare costituito dai partiti di sinistra progressisti Questa vittoria non è sopportata dalle destre, che si ricompattano e, coordinate dalla destra militarista (la FALANGE= forza politico-militare dalla quale emergono dei generali, tra cui FRANCISCO FRANCO) decidono di mettere in atto un colpo di stato partendo dal Marocco (protettorato spagnolo), coordinandosi con altre città strategiche della Spagna: inizio della guerra. Ma, mentre l’esercito è dalla parte del generale Franco, la marina no: sorge il problema su come spostarsi dall’altra parte della Spagna. 01/07/2022
  • 30. Al livello internazionale: - Il Portogallo, vicino alla Spagna, si schiera con le destre spagnole Francia e Inghilterra, rispettano l’accordo al livello internazionale: decidono di rimanere neutrali e non intervenire. L’Inghilterra, sotto il cancelliere Lord Chamberlain, mette in atto una politica di “pacificazione” - Unione Sovietica, Germania, Italia fascista decidono di intervenire nella guerra, non rispettano gli accordi. Germania e Italia, per evitare di provocare un conflitto mondiale, inviano materiale bellico e mandano delle truppe cosiddette “di volontari” (in realtà reclutati dei governi) in aiuto della falange fascista a cominciare dal traghettamento con gli aerei dal Marocco alla Spagna. L’Unione Sovietica si impegna a coordinare e ad addestrare le truppe di volontari provenienti da tutto il mondo, coordinati nelle brigate internazionali. Partono volontari da tutto il mondo: America, Inghilterra, Francia, Italia. 01/07/2022
  • 31. • Tra i volontari di spicco troviamo: - ORWELL (nel suo romanzo parla della profonda delusione dei comunismi al potere, lui aveva abbracciato ideologicamente il comunismo come ideologia egualitaria, sogno di giustizia, uguaglianza, abolizione dei soprusi dei potenti), - TOGLIATTI (politico segretario del partito comunista molto vicino a Stalin), - HEMINGWAY, - NENNI (politico socialista italiano) Di contro, dall’Italia, partono volontari a favore anche dell’altro schieramento. Le persone vanno a combattere poiché percepiscono la guerra come difesa dei valori della democrazia, della libertà, contro i fascismi, i soprusi, le protese dei potenti. 01/07/2022
  • 32. • 1937: primo scontro tra fascisti e anti-fascisti: Mussolini contro battaglione Garibaldi Bombardamento della città basca di Guernica • Il fronte repubblicano è spezzato al suo interno da pesanti rivalità, causate dalla sconfitta di un governo legittimo repubblicano spagnolo: - Stalinisti (comunisti)= STALIN decide di adottare nella guerra una politica moderata. L’idea di molti combattenti del fronte repubblicano è quella di ripristinare il governo legalmente eletto repubblicano, il governo legittimo e di trasformare la guerra civile in rivoluzione comunista. Stalin ha capito che se si presentasse come colui che vuole realizzare uno stato comunista andrebbe ad inimicarsi, oltre a Italia e Germania, anche America, Francia ed Inghilterra e resterebbe isolato. Stalin nella Guerra Civile Spagnola decide di aiutare militarmente al fine di restaurare il governo legittimo repubblicano per ingraziarsi i governi democratici. Politica di sostegno al governo legittimo. In questo modo Stalin impedisce che la guerra si trasformi in rivoluzione comunista, e capisce che il vero nemico è diventato il nazismo. - Trotskisti (Poum e anarchici) 01/07/2022
  • 33. • 1937: scontro armato a Barcellona tra Trotskisti (Poum e anarchici, miliziani) e comunisti (brigate internazionali). • Gli scontri porteranno alla lacerazione interna delle forze della sinistra e alla loro sconfitta. 01/07/2022
  • 34. Dittatura franchista 01/07/2022 • Con la Vittoria del generale Franco: crollo dei totalitarismi • 1947 Franco indice un referendum chiedendo ai cittadini spagnoli quale tipo di governo vogliono; scelgono la monarchia. • Garantisce la monarchia e la presenza come capo di stato del re Juan Carlos (discorso moderato in Parlamento di accettazione dello status quo) • Franco concede il referendum perché vuole essere accettato al livello internazionale. • Franco diventa “primo ministro” a vita • Monarchia costituzionale • Governa fino al 1975, in cui Franco muore di morte naturale