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Il Coaching
Definizione
• Deriva dal francese COCHE, termine del XVI secolo, una grande
vettura trainata da cavalli e condotta da un cocchiere. Quest’ultimo,
di fatto, è una persona che accompagna dei viaggiatori da un punto
a un altro. Ciò evoca bene l’aspetto di “traghettatore”, “guida”, che
riveste la funzione del coach.
• Aziende:Il coaching in si caratterizza come un servizio di
consulenza esclusivo per le persone che operano in posizioni
importanti per una organizzazione
• Esso è caratterizzato da un insieme di tecniche finalizzate ad
aiutare la persona a migliorare la propria prestazione, a motivarsi
all’impegno, a sviluppare competenze professionali o personali e a
potenziare la consapevolezza di possederle.
• ll coaching si contraddistingue come un processo di tutoraggio
destinato a favorire un ambiente di crescita e di ottimizzazione del
potenziale di un individuo o di un gruppo di persone. Questo
intervento crea uno spazio dove la persona può “ottimizzare le
proprie carte”, superare gli ostacoli per il raggiungimento di un
obiettivo, far emergere o acquisire nuove abilità ed attuare un piano
di miglioramento della propria performance.
Approccio Integrato

Preparazione tecnica

Preparazione fisica

Preparazione psicologica
Miglioramento complessivo del giocatore

Rapporto tra giocatori

Rapporto allenatore.- giocat.

Rapporto giocat.- società
Aspetti tecnico-didattici Aspetti relazionali
INDICE
- COACHING -
1. Attività giovanile
2. Identità
3. Comunicazione
4. Didattica e Metodologia
5. Conduzione
Attivita' giovanile
1
Coach attività giovanile:
Le MOTIVAZIONI alla pratica sportiva
• Teoria dei bisogni;
• Perchè si sceglie di praticare uno sport;
• Perchè si abbandona uno sport;
• Come variano le motivazioni a seconda
dell'età o a seconda del sesso (maschi -
femmine);
• Come il giocatore vive la gara.
Teoria dei bisogni
• Il comportamento umano è determinato dai bisogni ed ogni
individuo è motivato a soddisfare i propri, da quelli primari
fino ad arrivare all'autorealizzazione
AUTOREALIZZAZIONE
STIMA E CONSIDERAZIONE
APPARTENENZA
SICUREZZA DEL PROPRIO CORPO
FISIOLOGICI PER LA SOPRAVVIVENZA
DELL‘IO
SOCIALI
SOCIALI
FISICI
FISICI
SPORT MOTIVATIONS
• Primarie
– GIOCO
– AGONISMO
• Secondarie
– Successo
– Affiliazione
– Estetiche
– Psicologiche
LEADING MOTIVATIONS
GIOCO =
esigenza fondamentale comune a tutti gli individui
di qualsiasi età e cultura
Basic Motivations
• Divertirsi;
• Acquisire o sviluppare abilità sportive;
• Fare amicizia;
• Mantenere un efficiente stato di forma fisica.
Motivazioni all'abbandono
di una disciplina sportiva
• Incomprensione con l'allenatore / istruttore
• Incomprensione con i compagni
• Infortuni
• Noia degli allenamenti
• Mancanza di valorizzazione
• Emergere di nuovi interessi
Motivaz pratica sportiva
(Maschi-Femmine)
Motivazioni pratica sportiva(Eta')
Fattori di
tensione di un
giocatore
Prestazione,
Esito della gara
Genitori, fidanzato/a,
amici, ecc
Rapporto con i
compagni
Come un ATLETA vive la GARA
Il coach deve riuscire a togliere la maggior
parte delle pressioni
Pubblico
(casa /
trasferta)
Infortuni
Rapporto con
Istruttore, staff
Compiti di un coach
di livello giovanile
• Sviluppare le sue competenze, dall’allenamento fisico alla
preparazione mentale, alla gestione dello stress e delle emozioni;
• stimolare la sua motivazione;
• predisporsi al meglio per la gara, cercando di prevedere anche
situazioni particolari;
• Tenere un rendiconto di ciò che fa attraverso un taccuino-appunti
che riassuma il suo programma e ciò che si è realizzato
settimanalmente
Questo per essere credibile come allenatore e come persona
Farsi delle domande
Ogni squadra è per l'allenatore un insieme di giocatori, ciascuno con una sua
specifica individualità.
Nessun giocatore risulta uguale ad un altro, né per la sua
apparenza esteriore, né per il suo modo di comportarsi, né per il suo
rendimento.
A tale proposito propongo delle domande che possono fungere da “punto di
partenza” per ciascun coach che si prepara a gestire un gruppo
1. Come descriverei il clima che creo con e nella squadra?
2. Come mi comporto con i giocatori che ritengo meno portati o meno capaci di
apprendere?
3. Che tipo di rapporti interpersonali incoraggio nella mia squadra sia
formalmente che informalmente?
4. Come descriverei il mio modo di insegnare ed allenare?
5. Quanto di me stesso/a apro ai miei giocatori?
Quanto sono in grado di accogliere le loro emozioni?
6. Come affronto avvenimenti relazionali nella mia squadra?
IDENTITA'
2
CHI è il COACH?
E DI QUALI STRUMENTI PUO' DISPORRE DAL
PUNTO DI VISTA RELAZIONALE?
IDENTITY
LA CRESCITA ED IL MIGLIORAMENTO DELLA SQUADRA
passando attraverso LO SVILUPPO
delle CAPACITA' INDIVIDUALI
OBJECTIVE

Negli sport di squadra viene esaltato il concetto di gruppo: è
uno di quei chiari esempi di sport in cui le probabilità di vittoria
sono direttamente proporzionali all’altruismo dei giocatori in
campo.

L’identità di una squadra è data dalla sommatoria delle diverse
componenti e da come loro si combinano.
La coesione è definibile come il grado con il quale i membri del
gruppo desiderano rimanere nel gruppo stesso continuando a
voler dare il proprio contributo
Creare coesione
IL COACH è un mestiere complesso
Le diverse funzioni a cui deve assolvere un allenatore sono:
il professionista (idee, programmi, progetti) +
l’insegnante (come trasmettere le conoscenze = metodologia!!!) +
l’educatore (come trasmettere lezioni di sport e di vita ai giocatori) +
lo psicologo (come dare lo stimolo giusto per ogni situazione)
=
l’allenatore
(deve saper integrare queste diverse funzioni assemblandole con le
competenze e le conoscenze specialistiche).
Atleti
Dirigenti società
Pubblico
Gestori impianti
sportivi Mass media,
giornalisti
Organizzazione
trasferte, ecc.
COMPETENZE QUASI DA MANAGER AZIENDALE
COACH RELATIONSHIP
Un coach migliora SEMPRE
Un giocatore invece, no..
PLAYER COACH
Time
Miglioram.
Miglioram.
Time
COSA VUOL DIRE ALLENARE
(provocazione)
Allenare = DECIDERE
Decidere = ESCLUDERE
Escludere = SBAGLIARE
Allenare = SBAGLIARE
DIDATTICA
E METODOLOGIA
3
DIDATTICA
La classica fase didattica usata normalmente per giocatori
evoluti prevede le seguenti percentuali :
• SPIEGAZIONE 20%
• DIMOSTRAZIONE 20%
• CORREZIONE 20%
• USO DELLA VOCE 20%
• POSIZ. in CAMPO 20%
TEACHING METHODOLOGY

Il metodo di insegnamento è diverso per ogni coach

“La squadra rispecchia sempre il carattere e il tipo di
persona che è l’allenatore" -> Istruttori diversi danno
giocatori diversi

Il vero insegnamento deve essere fatto di idee chiare,
spiegazioni semplici (avere padronanza della materia da
insegnare, la conoscenza tecnica) e giusta modalità di
approcio

*****rischio di overcoaching.*****

Sequenza: Spiegazione - Dimostrazione -
Osservazione – Correzione

Uso della voce: durante l'allenamento l'istruttore deve
avere autorità senza essere autoritario. Se la voce è
troppo bassa o troppo alta non l’ascolta nessuno:
modulare la voce SOTTOLINEANDO LE COSE IMPORTANTI
USARE LA VOCE
COME SE FOSSE
UN
EVIDENZIATORE
COMPETENZE PSICO -PEDAGOGICHE
• OSSERVARE
• INTUIRE
• MOTIVARE
• PROGRAMMARE
• VALUTARE
• CORREGGERE
• COMUNICARE
METHODOLOGY EXAMPLE (*)
(*) Finelli, corso per coach aziendale
COMUNICAZIONE
4
"E' più facile guidare le persone che comandarle"
(David Harold Fink, coach)
Migliorare la comunicazione per ottenere
migliori risultati
Gli assiomi della comunicazione
1. Non si può non comunicare
2. il contenuto classifica la relazione Ad esempio, la mamma che ordina al
bambino di andare a fare il bagno esprime, oltre al contenuto (la volontà che
il bambino si lavi), anche la relazione che intercorre tra chi comunica e chi è
oggetto della comunicazione, nel caso particolare quella di
superiore/subordinato.
3. Gli uomini comunicano sia verbalmente che analogicamente (non
verbalmente).
4. tutti gli scambi comunicativi si fondano o sull' uguaglianza o sulla differenza
e quindi possono essere simmetrici o complementari. Si dicono
complementari gli scambi comunicativi in cui i comunicanti non sono sullo
stesso piano ( mamma/bambino, dipendente/datore di lavoro). Sono
simmetrici gli scambi in cui gli interlocutori si considerano sullo stesso piano:
è questo il caso di comunicazioni tra pari grado(marito/moglie, compagni di
classe, fratelli, amici)
5. Nel coaching la comunicazione è assolutamente un mix tra uguaglianza e
differenza, dipende da vari casi che cercheremo di esaminare. SAREBBE UN
GUAIO SE LA COMUNICAZIONE FOSSE SEMPRE UNIVOCA
La comunicazione tra un allenatore ed i suoi atleti riguarda un
ambito relazionale di primaria importanza;
è in questo spazio che si colloca la contrattazione tra le due
volontà: quella dell’atleta e quella del suo istruttore.
In questo spazio si delinea il profilo di un rapporto che può andare
dal totale affidamento alla pregiudiziale sfiducia.
COMUNICAZIONE COACH - GIOCATORE
STRATEGIE DI RELAZIONE
Cosa vuol dire COMUNICARE
EFFICACEMENTE nel BASKET
CREARE UN CLIMA POSITIVO
• Imparare sempre i nomi propri dei giocatori;
• Trovare il tempo e l’attenzione per ciascun giocatore;
• Cercare di personalizzare degli esercizi per evidenziare
le capacità di ognuno;
• Provare a recepire i messaggi che provengono dai
giocatori più che
dare importanza solo ai propri;
• Considerare l’emotività di ognuno e cercare di gestirla
per renderla
motore trainante e non freno dell’attività di
apprendimento.
=
CONTRIBUIRE ALLA COSTRUZIONE
DELL’AUTOSTIMA DEGLI ATLETI
PERCHE' E' IMPORTANTE
COMUNICARE EFFICACEMENTE
EFFICACE
COMUNICAZIONE
MAGGIOR
APPRENDIMENTO MIGLIORE CLIMA
MIGLIORE
PRESTAZIONE
Chi è che comanda qui?
• Un giorno al giocatore hanno detto: “Da domani quello è il tuo
allenatore”
• Tutti gli atleti del mondo (piccoli o grandi) presto o tardi
VERIFICANO la efficienza di questo LEADER IMPOSTO attraverso
vari TEST che ne determinano la consistenza reale ed il rispetto
• Se il test viene superato allora il giocatore consegna la propria
fiducia nelle mani del capobranco e sa che da lui potrà imparare
qualcosa e si potrà fidare:
•Quando accade tutto questo? QUANDO SI VINCE!!!!!
• E' un contratto vero e prorio (non scritto)
LEARNING to COMMUNICATE
Nessun allenatore è istituzionalmente allenato a comunicare bene.
La comunicazione è un’abilità e così come le capacità motorie sono
allenabili, lo è anche la comunicazione.
Così come un giocatore lavora sulla forza esplosiva o sulla
velocità, ecc., anche l'istruttore può apprendere stili comunicativi
più funzionali nella trasmissione di informazioni ai giocatori.
LEARNING TO COACH
• Anche il coach deve allenarsi, non solo da un punto di vista
tecnico-tattico, ma sul ritmo e la gestione di situazioni
difficilmente riproducibili in allenamento:
– Gestione pre-partita;
– Gestione risorse umane (cambi);
– Rapporto collaboratori (staff);
– Gestione situazioni tattiche particolari;
– Gestione time out;
– Gestione situazioni speciali;
– Gestione post partita.
Coaching & Leadership
• Il leader Non è il PIU' BRAVO, ma è colui che aiuta gli altri a DIVENTARE PIU' BRAVI
• Stili di leadership:
– 1 Autoritario-minaccioso Il coach prende in maniera autonoma ed indipendente
tutte le decisioni, egli decide cosa fare, come farlo e quali sono i tempi necessari per
farlo. In questa modalità la comunicazione è unidirezionale, dall’alto al basso, in
quanto il leader non ascolta il parere del gruppo, ma interagisce con esso solo per
comunicare le decisioni prese.
– 2 Autoritario-benevolente La comunicazione con il gruppo, in questa modalità, è
presente in misura maggiore rispetto allo stile precedente, ma la maggior parte delle
decisioni viene comunque presa in autonomia
– 3 Consultativo La comunicazione con il gruppo di lavoro è bidirezionale, in questo
modo è maggiore il contributo dei collaboratori e dello staff al processo decisionale, in
maniera da collaborare con più efficacia al processo.
– 4 Partecipativo L’enfasi qui è sulla costruzione di una rete di comunicazione
efficace. Lo staff e i giocatori sono psicologicamente vicini e collaborano in maniera
costruttiva per risolvere un problema che riguarda l’intera organizzazione. Le
decisioni sono prese in maniera democratica, il parere di tutti viene ascoltato e
tenuto in considerazione per la soluzione del problema
SETTE CRITERI UTILI per UNA
COMUNICAZIONE EFFICACE
1. CAPIRE COMEINSEGNARE QUALCOSA AL GIOCATORE
2. CONTRIBUIRE ALLA COSTRUZIONE DELL’AUTOSTIMA
3. CONSIDERARE I BISOGNI INDIVIDUALI MA SOPRATTUTTODEL GRUPPO
4. CAPIRE QUALI SONO GLI STIMOLI GIUSTI DA FORNIRE AI GIOCATORI
5. COMPRENDERE LE RELAZIONI INTERPERSONALI TRA I GIOCATORI
6. PORSI IN RELAZIONE D’AIUTO DI TIPORESPONSABILE
7. UTILIZZARE I FEED-BACK
STILI di COMUNICAZIONE
Linguaggio Verbale/paraverbale -> ciò che esprimiamo con
le parole, devono essere concetti chiari, precisi, comprensibili,
possibilmente SEMPLICI e non necessariamente dotati di un esasperato
GERGO TECNICO
Linguaggio Non verbale -> ciò che esprime il nostro corpo,
attraverso gli atteggiamenti.
MA Ciò CHE SI COGLIE CON MAGGIORE ENFASI DA PARTE DELL'ATLETA E'
IL LINGUAGGIO EMOTIVO E CORPOREO
Congruenza tra i due livelli
comunicativi (verbale e non
verbale) onde evitare distorsioni
nella comunicazione
Messaggi sbagliati
“Tira bene!”
“Fai canestro!”
“Giochiamo meglio!”
“Non perdere la palla!”
“Non sbagliare!”
Che tipo di comunicazione è?
Evitare di fornire informazioni di natura
GENERICA e INDISTINTA
STRATEGIE INCORAGGIANTI
• Saper ascoltare efficacemente;
• Sapersi concentrare sugli aspetti positivi;
• Saper accettare gli altri;
• Stimolare la cooperazione e i rapporti nella squadra;
• Saper stimolare il “gusto” e la gioia per il lavoro;
• Saper sdrammatizzare le tensioni.
CONDUZIONE
5
La conduzione dell'allenamento e della partita sono due momenti
completamente differenti nell'attività dell'allenatore.
• L'ALLENAMENTO La conduzione dell’allenamento migliora se l’istruttore
ricorda i tre motivi che portano il ragazzo a praticare sport: divertirsi,
giocare, imparare. Più lui riuscirà a realizzare questi tre principi più
successo avrà come insegnante e allenatore.
• LA PARTITA Una volta iniziata la gara il coach, oltre a assistere i suoi
giocatori ed il collettivo nell’esecuzione dei compiti tecnici e tattici
assegnati in precedenza, cercherà di mantenere ottimale l’equilibrio
nervoso tra tensione e tranquillità, elevando una o l’altra componente a
seconda delle fasi che si stanno attraversando nella gara
UNA PERSONA – DUE RUOLI
STILI di CONDUZIONE

l'allenamento mira essenzialmente allo sviluppo della
prestazione e delle capacità psicologiche, tecniche e
tattiche;

in partita un buon allenatore dovrebbe permettere
l'ottima estrinsecazione delle dinamiche di squadra
sviluppate in allenamento: -> il raggiungimento ed il
mantenimento nell’atleta in gara di un equilibrio
emotivo costante che massimizzi il rendimento delle
abilità dell’atleta stesso.
Gestione degli errori:
In allenamento c'è la possibilità di correggere l'errore ponendo
maggiore enfasi sullo stesso e utilizzando il meccanismo delle
ripetizioni/correzioni;
in partita mantenere un atteggiamento il più possibile di
tranquillità e rinforzi positivi nei confronti dei giocatori (tecnica
dell'annullamento della memoria breve)
Linguaggio
• Non si può parlare ai GIOCATORI CON UN
GERGO ESASPERATAMENTE TECNICO
• Usare termini comprensibili che accompagnino
il giocatore alla comprensione del gioco
• Non serve sempre DARE ORDINI in cambio di
comportamenti esecutivi, i giocatori danno di
più se COINVOLTI (spiegando loro il perchè di
un certo movimento, di una certa azione)
• Il COINVOLGIMENTO, l'ATTENZIONE, si
ottengono attraverso sistemi diversi dal
semplice linguaggio verbale
• E' qualcosa che ha a che fare con l'intrinseca
credibilità dell'istruttore di saper farsi
ascoltare
Durante la gara e l'allenamento:
3 principi ispiratori
1. SOTTOLINEARE IL POSITIVO = mostrare apprezzamenti
per le cose buone anziché sottolineare quelli negativi
2. RIDIMENSIONARE = sdrammatizzare gli insuccessi
3. RESPONSABILIZZARE = non telecomandare
Il
TIME OUT
Perchè si chiama un Time out?
• Per “spegnere un fuoco”;
• Per imbastire un'azione decisiva;
• Per fare la rimessa da centrocampo;
• Per “spezzare il ritmo” a un tiratore (“farlo pensare”);
• Per preparare una difesa speciale (un pressing);
• Per “richiamare” qualcosa che non funziona
Perchè NON si deve chiamare un Time out?
• Per far riposare la squadra (abbiamo i cambi);
• Prima di TL a favore (spezza il ritmo);
• Per scrivere sulla lavagnetta cose mai provate;
• Per colmare una nostra ansia;
• Per far vedere che “prendiamo qualche decisione”
• Ricordarsi che un time out NON serve a prendere decisioni
NUOVE, ma solo a ribadire COSE Già VISTE E PROVATE
COME GESTIRE UN MINUTO IMPORTANTE
RESPECT
“Sicuramente non sono l'allenatore più preparato,
ma una cosa ho imparato nella mia carriera: se
non mancherai mai di rispetto a nessuno, i
giocatori crederanno nella causa comune e
profonderanno un impegno ancora maggiore”
TALENTO
• Se seguiamo un clichè preordinato e preconfezionato;
• se osserviamo scrupolosamente la teoria e la didattica;
• se non ci sforziamo anche un po' di pensare con la nostra
testa e - nei limiti del possibile - di sperimentare,
• Saremo certamente degli ottimi istruttori, seri e preparati,
MA NON AVREMO MAI TALENTO
CHE COSA E' IL TALENTO?
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Il basket coaching

  • 2. Definizione • Deriva dal francese COCHE, termine del XVI secolo, una grande vettura trainata da cavalli e condotta da un cocchiere. Quest’ultimo, di fatto, è una persona che accompagna dei viaggiatori da un punto a un altro. Ciò evoca bene l’aspetto di “traghettatore”, “guida”, che riveste la funzione del coach. • Aziende:Il coaching in si caratterizza come un servizio di consulenza esclusivo per le persone che operano in posizioni importanti per una organizzazione • Esso è caratterizzato da un insieme di tecniche finalizzate ad aiutare la persona a migliorare la propria prestazione, a motivarsi all’impegno, a sviluppare competenze professionali o personali e a potenziare la consapevolezza di possederle. • ll coaching si contraddistingue come un processo di tutoraggio destinato a favorire un ambiente di crescita e di ottimizzazione del potenziale di un individuo o di un gruppo di persone. Questo intervento crea uno spazio dove la persona può “ottimizzare le proprie carte”, superare gli ostacoli per il raggiungimento di un obiettivo, far emergere o acquisire nuove abilità ed attuare un piano di miglioramento della propria performance.
  • 3. Approccio Integrato  Preparazione tecnica  Preparazione fisica  Preparazione psicologica Miglioramento complessivo del giocatore  Rapporto tra giocatori  Rapporto allenatore.- giocat.  Rapporto giocat.- società Aspetti tecnico-didattici Aspetti relazionali
  • 4. INDICE - COACHING - 1. Attività giovanile 2. Identità 3. Comunicazione 4. Didattica e Metodologia 5. Conduzione
  • 6. Coach attività giovanile: Le MOTIVAZIONI alla pratica sportiva • Teoria dei bisogni; • Perchè si sceglie di praticare uno sport; • Perchè si abbandona uno sport; • Come variano le motivazioni a seconda dell'età o a seconda del sesso (maschi - femmine); • Come il giocatore vive la gara.
  • 7. Teoria dei bisogni • Il comportamento umano è determinato dai bisogni ed ogni individuo è motivato a soddisfare i propri, da quelli primari fino ad arrivare all'autorealizzazione AUTOREALIZZAZIONE STIMA E CONSIDERAZIONE APPARTENENZA SICUREZZA DEL PROPRIO CORPO FISIOLOGICI PER LA SOPRAVVIVENZA DELL‘IO SOCIALI SOCIALI FISICI FISICI
  • 8. SPORT MOTIVATIONS • Primarie – GIOCO – AGONISMO • Secondarie – Successo – Affiliazione – Estetiche – Psicologiche
  • 9. LEADING MOTIVATIONS GIOCO = esigenza fondamentale comune a tutti gli individui di qualsiasi età e cultura
  • 10. Basic Motivations • Divertirsi; • Acquisire o sviluppare abilità sportive; • Fare amicizia; • Mantenere un efficiente stato di forma fisica.
  • 11. Motivazioni all'abbandono di una disciplina sportiva • Incomprensione con l'allenatore / istruttore • Incomprensione con i compagni • Infortuni • Noia degli allenamenti • Mancanza di valorizzazione • Emergere di nuovi interessi
  • 14. Fattori di tensione di un giocatore Prestazione, Esito della gara Genitori, fidanzato/a, amici, ecc Rapporto con i compagni Come un ATLETA vive la GARA Il coach deve riuscire a togliere la maggior parte delle pressioni Pubblico (casa / trasferta) Infortuni Rapporto con Istruttore, staff
  • 15. Compiti di un coach di livello giovanile • Sviluppare le sue competenze, dall’allenamento fisico alla preparazione mentale, alla gestione dello stress e delle emozioni; • stimolare la sua motivazione; • predisporsi al meglio per la gara, cercando di prevedere anche situazioni particolari; • Tenere un rendiconto di ciò che fa attraverso un taccuino-appunti che riassuma il suo programma e ciò che si è realizzato settimanalmente Questo per essere credibile come allenatore e come persona
  • 16. Farsi delle domande Ogni squadra è per l'allenatore un insieme di giocatori, ciascuno con una sua specifica individualità. Nessun giocatore risulta uguale ad un altro, né per la sua apparenza esteriore, né per il suo modo di comportarsi, né per il suo rendimento. A tale proposito propongo delle domande che possono fungere da “punto di partenza” per ciascun coach che si prepara a gestire un gruppo 1. Come descriverei il clima che creo con e nella squadra? 2. Come mi comporto con i giocatori che ritengo meno portati o meno capaci di apprendere? 3. Che tipo di rapporti interpersonali incoraggio nella mia squadra sia formalmente che informalmente? 4. Come descriverei il mio modo di insegnare ed allenare? 5. Quanto di me stesso/a apro ai miei giocatori? Quanto sono in grado di accogliere le loro emozioni? 6. Come affronto avvenimenti relazionali nella mia squadra?
  • 18. CHI è il COACH? E DI QUALI STRUMENTI PUO' DISPORRE DAL PUNTO DI VISTA RELAZIONALE?
  • 20. LA CRESCITA ED IL MIGLIORAMENTO DELLA SQUADRA passando attraverso LO SVILUPPO delle CAPACITA' INDIVIDUALI OBJECTIVE
  • 21.  Negli sport di squadra viene esaltato il concetto di gruppo: è uno di quei chiari esempi di sport in cui le probabilità di vittoria sono direttamente proporzionali all’altruismo dei giocatori in campo.  L’identità di una squadra è data dalla sommatoria delle diverse componenti e da come loro si combinano. La coesione è definibile come il grado con il quale i membri del gruppo desiderano rimanere nel gruppo stesso continuando a voler dare il proprio contributo Creare coesione
  • 22. IL COACH è un mestiere complesso Le diverse funzioni a cui deve assolvere un allenatore sono: il professionista (idee, programmi, progetti) + l’insegnante (come trasmettere le conoscenze = metodologia!!!) + l’educatore (come trasmettere lezioni di sport e di vita ai giocatori) + lo psicologo (come dare lo stimolo giusto per ogni situazione) = l’allenatore (deve saper integrare queste diverse funzioni assemblandole con le competenze e le conoscenze specialistiche).
  • 23. Atleti Dirigenti società Pubblico Gestori impianti sportivi Mass media, giornalisti Organizzazione trasferte, ecc. COMPETENZE QUASI DA MANAGER AZIENDALE COACH RELATIONSHIP
  • 24. Un coach migliora SEMPRE Un giocatore invece, no.. PLAYER COACH Time Miglioram. Miglioram. Time
  • 25. COSA VUOL DIRE ALLENARE (provocazione) Allenare = DECIDERE Decidere = ESCLUDERE Escludere = SBAGLIARE Allenare = SBAGLIARE
  • 27. DIDATTICA La classica fase didattica usata normalmente per giocatori evoluti prevede le seguenti percentuali : • SPIEGAZIONE 20% • DIMOSTRAZIONE 20% • CORREZIONE 20% • USO DELLA VOCE 20% • POSIZ. in CAMPO 20%
  • 28. TEACHING METHODOLOGY  Il metodo di insegnamento è diverso per ogni coach  “La squadra rispecchia sempre il carattere e il tipo di persona che è l’allenatore" -> Istruttori diversi danno giocatori diversi  Il vero insegnamento deve essere fatto di idee chiare, spiegazioni semplici (avere padronanza della materia da insegnare, la conoscenza tecnica) e giusta modalità di approcio  *****rischio di overcoaching.*****  Sequenza: Spiegazione - Dimostrazione - Osservazione – Correzione  Uso della voce: durante l'allenamento l'istruttore deve avere autorità senza essere autoritario. Se la voce è troppo bassa o troppo alta non l’ascolta nessuno: modulare la voce SOTTOLINEANDO LE COSE IMPORTANTI USARE LA VOCE COME SE FOSSE UN EVIDENZIATORE
  • 29. COMPETENZE PSICO -PEDAGOGICHE • OSSERVARE • INTUIRE • MOTIVARE • PROGRAMMARE • VALUTARE • CORREGGERE • COMUNICARE
  • 30. METHODOLOGY EXAMPLE (*) (*) Finelli, corso per coach aziendale
  • 31.
  • 32.
  • 33.
  • 34.
  • 36. "E' più facile guidare le persone che comandarle" (David Harold Fink, coach) Migliorare la comunicazione per ottenere migliori risultati
  • 37. Gli assiomi della comunicazione 1. Non si può non comunicare 2. il contenuto classifica la relazione Ad esempio, la mamma che ordina al bambino di andare a fare il bagno esprime, oltre al contenuto (la volontà che il bambino si lavi), anche la relazione che intercorre tra chi comunica e chi è oggetto della comunicazione, nel caso particolare quella di superiore/subordinato. 3. Gli uomini comunicano sia verbalmente che analogicamente (non verbalmente). 4. tutti gli scambi comunicativi si fondano o sull' uguaglianza o sulla differenza e quindi possono essere simmetrici o complementari. Si dicono complementari gli scambi comunicativi in cui i comunicanti non sono sullo stesso piano ( mamma/bambino, dipendente/datore di lavoro). Sono simmetrici gli scambi in cui gli interlocutori si considerano sullo stesso piano: è questo il caso di comunicazioni tra pari grado(marito/moglie, compagni di classe, fratelli, amici) 5. Nel coaching la comunicazione è assolutamente un mix tra uguaglianza e differenza, dipende da vari casi che cercheremo di esaminare. SAREBBE UN GUAIO SE LA COMUNICAZIONE FOSSE SEMPRE UNIVOCA
  • 38. La comunicazione tra un allenatore ed i suoi atleti riguarda un ambito relazionale di primaria importanza; è in questo spazio che si colloca la contrattazione tra le due volontà: quella dell’atleta e quella del suo istruttore. In questo spazio si delinea il profilo di un rapporto che può andare dal totale affidamento alla pregiudiziale sfiducia. COMUNICAZIONE COACH - GIOCATORE
  • 39. STRATEGIE DI RELAZIONE Cosa vuol dire COMUNICARE EFFICACEMENTE nel BASKET
  • 40. CREARE UN CLIMA POSITIVO • Imparare sempre i nomi propri dei giocatori; • Trovare il tempo e l’attenzione per ciascun giocatore; • Cercare di personalizzare degli esercizi per evidenziare le capacità di ognuno; • Provare a recepire i messaggi che provengono dai giocatori più che dare importanza solo ai propri; • Considerare l’emotività di ognuno e cercare di gestirla per renderla motore trainante e non freno dell’attività di apprendimento. = CONTRIBUIRE ALLA COSTRUZIONE DELL’AUTOSTIMA DEGLI ATLETI
  • 41. PERCHE' E' IMPORTANTE COMUNICARE EFFICACEMENTE EFFICACE COMUNICAZIONE MAGGIOR APPRENDIMENTO MIGLIORE CLIMA MIGLIORE PRESTAZIONE
  • 42. Chi è che comanda qui? • Un giorno al giocatore hanno detto: “Da domani quello è il tuo allenatore” • Tutti gli atleti del mondo (piccoli o grandi) presto o tardi VERIFICANO la efficienza di questo LEADER IMPOSTO attraverso vari TEST che ne determinano la consistenza reale ed il rispetto • Se il test viene superato allora il giocatore consegna la propria fiducia nelle mani del capobranco e sa che da lui potrà imparare qualcosa e si potrà fidare: •Quando accade tutto questo? QUANDO SI VINCE!!!!! • E' un contratto vero e prorio (non scritto)
  • 43. LEARNING to COMMUNICATE Nessun allenatore è istituzionalmente allenato a comunicare bene. La comunicazione è un’abilità e così come le capacità motorie sono allenabili, lo è anche la comunicazione. Così come un giocatore lavora sulla forza esplosiva o sulla velocità, ecc., anche l'istruttore può apprendere stili comunicativi più funzionali nella trasmissione di informazioni ai giocatori.
  • 44. LEARNING TO COACH • Anche il coach deve allenarsi, non solo da un punto di vista tecnico-tattico, ma sul ritmo e la gestione di situazioni difficilmente riproducibili in allenamento: – Gestione pre-partita; – Gestione risorse umane (cambi); – Rapporto collaboratori (staff); – Gestione situazioni tattiche particolari; – Gestione time out; – Gestione situazioni speciali; – Gestione post partita.
  • 45. Coaching & Leadership • Il leader Non è il PIU' BRAVO, ma è colui che aiuta gli altri a DIVENTARE PIU' BRAVI • Stili di leadership: – 1 Autoritario-minaccioso Il coach prende in maniera autonoma ed indipendente tutte le decisioni, egli decide cosa fare, come farlo e quali sono i tempi necessari per farlo. In questa modalità la comunicazione è unidirezionale, dall’alto al basso, in quanto il leader non ascolta il parere del gruppo, ma interagisce con esso solo per comunicare le decisioni prese. – 2 Autoritario-benevolente La comunicazione con il gruppo, in questa modalità, è presente in misura maggiore rispetto allo stile precedente, ma la maggior parte delle decisioni viene comunque presa in autonomia – 3 Consultativo La comunicazione con il gruppo di lavoro è bidirezionale, in questo modo è maggiore il contributo dei collaboratori e dello staff al processo decisionale, in maniera da collaborare con più efficacia al processo. – 4 Partecipativo L’enfasi qui è sulla costruzione di una rete di comunicazione efficace. Lo staff e i giocatori sono psicologicamente vicini e collaborano in maniera costruttiva per risolvere un problema che riguarda l’intera organizzazione. Le decisioni sono prese in maniera democratica, il parere di tutti viene ascoltato e tenuto in considerazione per la soluzione del problema
  • 46. SETTE CRITERI UTILI per UNA COMUNICAZIONE EFFICACE 1. CAPIRE COMEINSEGNARE QUALCOSA AL GIOCATORE 2. CONTRIBUIRE ALLA COSTRUZIONE DELL’AUTOSTIMA 3. CONSIDERARE I BISOGNI INDIVIDUALI MA SOPRATTUTTODEL GRUPPO 4. CAPIRE QUALI SONO GLI STIMOLI GIUSTI DA FORNIRE AI GIOCATORI 5. COMPRENDERE LE RELAZIONI INTERPERSONALI TRA I GIOCATORI 6. PORSI IN RELAZIONE D’AIUTO DI TIPORESPONSABILE 7. UTILIZZARE I FEED-BACK
  • 47. STILI di COMUNICAZIONE Linguaggio Verbale/paraverbale -> ciò che esprimiamo con le parole, devono essere concetti chiari, precisi, comprensibili, possibilmente SEMPLICI e non necessariamente dotati di un esasperato GERGO TECNICO Linguaggio Non verbale -> ciò che esprime il nostro corpo, attraverso gli atteggiamenti. MA Ciò CHE SI COGLIE CON MAGGIORE ENFASI DA PARTE DELL'ATLETA E' IL LINGUAGGIO EMOTIVO E CORPOREO Congruenza tra i due livelli comunicativi (verbale e non verbale) onde evitare distorsioni nella comunicazione
  • 48. Messaggi sbagliati “Tira bene!” “Fai canestro!” “Giochiamo meglio!” “Non perdere la palla!” “Non sbagliare!” Che tipo di comunicazione è? Evitare di fornire informazioni di natura GENERICA e INDISTINTA
  • 49. STRATEGIE INCORAGGIANTI • Saper ascoltare efficacemente; • Sapersi concentrare sugli aspetti positivi; • Saper accettare gli altri; • Stimolare la cooperazione e i rapporti nella squadra; • Saper stimolare il “gusto” e la gioia per il lavoro; • Saper sdrammatizzare le tensioni.
  • 51. La conduzione dell'allenamento e della partita sono due momenti completamente differenti nell'attività dell'allenatore. • L'ALLENAMENTO La conduzione dell’allenamento migliora se l’istruttore ricorda i tre motivi che portano il ragazzo a praticare sport: divertirsi, giocare, imparare. Più lui riuscirà a realizzare questi tre principi più successo avrà come insegnante e allenatore. • LA PARTITA Una volta iniziata la gara il coach, oltre a assistere i suoi giocatori ed il collettivo nell’esecuzione dei compiti tecnici e tattici assegnati in precedenza, cercherà di mantenere ottimale l’equilibrio nervoso tra tensione e tranquillità, elevando una o l’altra componente a seconda delle fasi che si stanno attraversando nella gara UNA PERSONA – DUE RUOLI
  • 52. STILI di CONDUZIONE  l'allenamento mira essenzialmente allo sviluppo della prestazione e delle capacità psicologiche, tecniche e tattiche;  in partita un buon allenatore dovrebbe permettere l'ottima estrinsecazione delle dinamiche di squadra sviluppate in allenamento: -> il raggiungimento ed il mantenimento nell’atleta in gara di un equilibrio emotivo costante che massimizzi il rendimento delle abilità dell’atleta stesso. Gestione degli errori: In allenamento c'è la possibilità di correggere l'errore ponendo maggiore enfasi sullo stesso e utilizzando il meccanismo delle ripetizioni/correzioni; in partita mantenere un atteggiamento il più possibile di tranquillità e rinforzi positivi nei confronti dei giocatori (tecnica dell'annullamento della memoria breve)
  • 53. Linguaggio • Non si può parlare ai GIOCATORI CON UN GERGO ESASPERATAMENTE TECNICO • Usare termini comprensibili che accompagnino il giocatore alla comprensione del gioco • Non serve sempre DARE ORDINI in cambio di comportamenti esecutivi, i giocatori danno di più se COINVOLTI (spiegando loro il perchè di un certo movimento, di una certa azione) • Il COINVOLGIMENTO, l'ATTENZIONE, si ottengono attraverso sistemi diversi dal semplice linguaggio verbale • E' qualcosa che ha a che fare con l'intrinseca credibilità dell'istruttore di saper farsi ascoltare
  • 54. Durante la gara e l'allenamento: 3 principi ispiratori 1. SOTTOLINEARE IL POSITIVO = mostrare apprezzamenti per le cose buone anziché sottolineare quelli negativi 2. RIDIMENSIONARE = sdrammatizzare gli insuccessi 3. RESPONSABILIZZARE = non telecomandare
  • 56. Perchè si chiama un Time out? • Per “spegnere un fuoco”; • Per imbastire un'azione decisiva; • Per fare la rimessa da centrocampo; • Per “spezzare il ritmo” a un tiratore (“farlo pensare”); • Per preparare una difesa speciale (un pressing); • Per “richiamare” qualcosa che non funziona Perchè NON si deve chiamare un Time out? • Per far riposare la squadra (abbiamo i cambi); • Prima di TL a favore (spezza il ritmo); • Per scrivere sulla lavagnetta cose mai provate; • Per colmare una nostra ansia; • Per far vedere che “prendiamo qualche decisione” • Ricordarsi che un time out NON serve a prendere decisioni NUOVE, ma solo a ribadire COSE Già VISTE E PROVATE COME GESTIRE UN MINUTO IMPORTANTE
  • 57. RESPECT “Sicuramente non sono l'allenatore più preparato, ma una cosa ho imparato nella mia carriera: se non mancherai mai di rispetto a nessuno, i giocatori crederanno nella causa comune e profonderanno un impegno ancora maggiore”
  • 58. TALENTO • Se seguiamo un clichè preordinato e preconfezionato; • se osserviamo scrupolosamente la teoria e la didattica; • se non ci sforziamo anche un po' di pensare con la nostra testa e - nei limiti del possibile - di sperimentare, • Saremo certamente degli ottimi istruttori, seri e preparati, MA NON AVREMO MAI TALENTO CHE COSA E' IL TALENTO? E' CREATIVITA', SPERIMENTAZIONE, CORAGGIO