I PRODOTTI DA BIOAGRICOLTURA SOCIALE DELLA LOMBARDIA
Dossier BioAgricoltura Sociale le Aziende Agricole Biologiche e Sociali e i loro prodotti
Progetto realizzato nell’ambito del PSR 2007-2013 Misura 133 - Anno 2012
Il ppt del prof. Francesco Villa (unicat) mostrato durante la prima serata del politalk con il tema: Una politica attenta alle realtà sociali - 26/01/2012
Il ppt del prof. Francesco Villa (unicat) mostrato durante la prima serata del politalk con il tema: Una politica attenta alle realtà sociali - 26/01/2012
L’Agricoltura Sociale nelle politiche pubblicheMarco Garoffolo
L’Agricoltura Sociale nelle politiche pubbliche
Roberto Finuola e Alfonso Pascale
Il Quaderno è stato prodotto nell’ambito delle attività previste nella misura 3.1 del Programma “Creazione di una Rete Nazionale per lo Sviluppo Rurale” del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (Decisione della Commissione Europea n. C(2002) 251 del 19/02/02).
Le attività della rete sono state affidate dal MIPAAF all’ATI composta da INEA e Agriconsulting SpA.
I testi sono di Roberto Finuola e Alfonso Pascale.
La revisione dei testi è stata curata da Manuela Scornaienghi.
La qualità sviluppa l'agricoltura Regione LazioMarco Garoffolo
La qualità sviluppa l'agricoltura
Regione Lazio
C’è un modo oggi di promuovere l’Agricoltura della nostra Regione e così facendo salvaguardareil territorio, lebiodiversità e programmare un modello di sviluppo innovativo esostenibile:avvicinare la campagna alla città, favorendo un dialogo altrimenti conflittuale e antitetico.
Tutto questo può avvenire ricorrendo al rapporto antico e solidale dell’uomo col mondo rurale, al suo legame atavico con la Terra. Ma non si tratta di una visione meramente sentimentale ma di una modalità che ora, alla luce delle esperienze europee in campo,trova sintesi avanzate e economicamente rilevanti.
Stiamo parlando di quella che viene definita Agricoltura sociale ossia quel complesso di esperienze e attività che permettano a persone provate da diverse forme di svantaggio e disagio di trovare nell’impiego in agricoltura una chance
per dare significato alla propria vita, di dare un senso alle proprie capacità attraverso percorsi di inclusione sociale e
lavorativa nonché di servizi educativi, terapeutici e riabilitativi.Tanto più oggi in cui la crisi economica spinge sempre più persone sotto la soglia di povertà e non garantisce le fasce più disagiate e deboli e le persone con disabilità in un loro reinserimento nelmondo del lavoro.
Questa modalità di approccio all’Agricoltura è cresciuta molto in questi ultimi anni e ha trovato forza espansivaper il suo approccio etico e solidale.
Il trend è in forte incremento in tutti i paesi Europei: l’Italia non è da meno.Basti pensare che tra il 2003 e il 2005 c’è stato un aumento del 21% delle attività agricole finalizzate all’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate:un dato in netta controtendenza a quello delle imprese agricole tout court.
Anche il Lazio ha visto affermarsi un modello di agricoltura sociale: ad oggi sono oltre 60 le aziende impegnate su questo fronte.
Si va dalla produzione di olio e vino,all’ortofrutta,dalle piante aromatichee biologiche ai laboratori di zooterapia con diversi animali. Prodotti che oggi trovano mercato e un’attenzione sempre crescente da parte di quel consumo "critico" e "consapevole" che si sviluppa nei segmenti dell'eeconomie solidalie dell’ambientalmente corretto attraverso la vendita diretta, lo sviluppo delle filiere corte, l’espansione dimercatini bio come anche nella ristorazione collettiva e nei gruppi di acquisto solidale.
Costruire il futuro dell'assistenza agli anziani non autosufficienti in Itali...Franco Pesaresi
Questa è la seconda versione - marzo 2021- di una precedente proposta del gennaio 2021 di un progetto che punta ad introdurre una sezione dedicata all'assistenza agli anziani non autosufficienti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
Il Ministero del Lavoro propone un istituto nazionale di contrasto alla povertà.
l Sia è un nuovo schema contro la povertà, è allo stesso tempo universale e selettivo in base alle condizioni economiche.
Continua a leggere l'articolo di Massimo Baldini e Michele Pacifico su http://www.lavoce.info/un-sostegno-contro-la-poverta/
Leggi l'intero documento su http://www.lavoro.gov.it/ConsiglieraNazionale/In_Evidenza/Documents/2013-09-20%20Relazione%20povert%C3%A018settembre2013.pdf
La normativa nazionale sulle prestazioni sociosanitarie. La gestione dell'integrazione sociosanitaria . Le regole per farla funzionare. Chi non riuscisse a scaricare il file, in subordine, può scaricarlo quì: https://mega.nz/fm/hzA2XICK
Il materiale è stato presentato nel corso degli incontri di promozione cooperativa organizzati dalla Cooperativa Sociale La Garganta dell'Aquila. Autore: Dott. For. Marina Paolucci
Servizi in Toscana
- Tutela della salute e servizi: Normativa, Diagnosi, Cura, Riabilitazione, Altro
- I servizi dell'Area disabilità nel territorio toscano: Sanitario e sociale
- Percorsi di cura e riabilitazione in Toscana: cassificazione dei servizi di riabilitazione, tipologia dei servizi e modalità di accesso (Dr.ssa Ensabella)
Dal Centro Nuovo Modello di Sviluppo un dossier, realizzato con la collaborazione grafica di Andrea Rosellini e Margherita Brunori, che ricostruisce con efficacissime infografiche la storia dei cibi che finiscono nei nostri piatti e soprattutto svela quali sono le multinazionali che gestiscono il nostri alimenti interessandosi non certo di salute, qualità, ambiente e meno che mai di sovranità alimentare, ma solo ed esclusivamente badando al loro profitto.
Fonte http://expodeipopoli.it/wp-content/uploads/2015/07/i_padroni_del_nostro_ciboalta.pdf
L’Agricoltura Sociale nelle politiche pubblicheMarco Garoffolo
L’Agricoltura Sociale nelle politiche pubbliche
Roberto Finuola e Alfonso Pascale
Il Quaderno è stato prodotto nell’ambito delle attività previste nella misura 3.1 del Programma “Creazione di una Rete Nazionale per lo Sviluppo Rurale” del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (Decisione della Commissione Europea n. C(2002) 251 del 19/02/02).
Le attività della rete sono state affidate dal MIPAAF all’ATI composta da INEA e Agriconsulting SpA.
I testi sono di Roberto Finuola e Alfonso Pascale.
La revisione dei testi è stata curata da Manuela Scornaienghi.
La qualità sviluppa l'agricoltura Regione LazioMarco Garoffolo
La qualità sviluppa l'agricoltura
Regione Lazio
C’è un modo oggi di promuovere l’Agricoltura della nostra Regione e così facendo salvaguardareil territorio, lebiodiversità e programmare un modello di sviluppo innovativo esostenibile:avvicinare la campagna alla città, favorendo un dialogo altrimenti conflittuale e antitetico.
Tutto questo può avvenire ricorrendo al rapporto antico e solidale dell’uomo col mondo rurale, al suo legame atavico con la Terra. Ma non si tratta di una visione meramente sentimentale ma di una modalità che ora, alla luce delle esperienze europee in campo,trova sintesi avanzate e economicamente rilevanti.
Stiamo parlando di quella che viene definita Agricoltura sociale ossia quel complesso di esperienze e attività che permettano a persone provate da diverse forme di svantaggio e disagio di trovare nell’impiego in agricoltura una chance
per dare significato alla propria vita, di dare un senso alle proprie capacità attraverso percorsi di inclusione sociale e
lavorativa nonché di servizi educativi, terapeutici e riabilitativi.Tanto più oggi in cui la crisi economica spinge sempre più persone sotto la soglia di povertà e non garantisce le fasce più disagiate e deboli e le persone con disabilità in un loro reinserimento nelmondo del lavoro.
Questa modalità di approccio all’Agricoltura è cresciuta molto in questi ultimi anni e ha trovato forza espansivaper il suo approccio etico e solidale.
Il trend è in forte incremento in tutti i paesi Europei: l’Italia non è da meno.Basti pensare che tra il 2003 e il 2005 c’è stato un aumento del 21% delle attività agricole finalizzate all’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate:un dato in netta controtendenza a quello delle imprese agricole tout court.
Anche il Lazio ha visto affermarsi un modello di agricoltura sociale: ad oggi sono oltre 60 le aziende impegnate su questo fronte.
Si va dalla produzione di olio e vino,all’ortofrutta,dalle piante aromatichee biologiche ai laboratori di zooterapia con diversi animali. Prodotti che oggi trovano mercato e un’attenzione sempre crescente da parte di quel consumo "critico" e "consapevole" che si sviluppa nei segmenti dell'eeconomie solidalie dell’ambientalmente corretto attraverso la vendita diretta, lo sviluppo delle filiere corte, l’espansione dimercatini bio come anche nella ristorazione collettiva e nei gruppi di acquisto solidale.
Costruire il futuro dell'assistenza agli anziani non autosufficienti in Itali...Franco Pesaresi
Questa è la seconda versione - marzo 2021- di una precedente proposta del gennaio 2021 di un progetto che punta ad introdurre una sezione dedicata all'assistenza agli anziani non autosufficienti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
Il Ministero del Lavoro propone un istituto nazionale di contrasto alla povertà.
l Sia è un nuovo schema contro la povertà, è allo stesso tempo universale e selettivo in base alle condizioni economiche.
Continua a leggere l'articolo di Massimo Baldini e Michele Pacifico su http://www.lavoce.info/un-sostegno-contro-la-poverta/
Leggi l'intero documento su http://www.lavoro.gov.it/ConsiglieraNazionale/In_Evidenza/Documents/2013-09-20%20Relazione%20povert%C3%A018settembre2013.pdf
La normativa nazionale sulle prestazioni sociosanitarie. La gestione dell'integrazione sociosanitaria . Le regole per farla funzionare. Chi non riuscisse a scaricare il file, in subordine, può scaricarlo quì: https://mega.nz/fm/hzA2XICK
Il materiale è stato presentato nel corso degli incontri di promozione cooperativa organizzati dalla Cooperativa Sociale La Garganta dell'Aquila. Autore: Dott. For. Marina Paolucci
Servizi in Toscana
- Tutela della salute e servizi: Normativa, Diagnosi, Cura, Riabilitazione, Altro
- I servizi dell'Area disabilità nel territorio toscano: Sanitario e sociale
- Percorsi di cura e riabilitazione in Toscana: cassificazione dei servizi di riabilitazione, tipologia dei servizi e modalità di accesso (Dr.ssa Ensabella)
Dal Centro Nuovo Modello di Sviluppo un dossier, realizzato con la collaborazione grafica di Andrea Rosellini e Margherita Brunori, che ricostruisce con efficacissime infografiche la storia dei cibi che finiscono nei nostri piatti e soprattutto svela quali sono le multinazionali che gestiscono il nostri alimenti interessandosi non certo di salute, qualità, ambiente e meno che mai di sovranità alimentare, ma solo ed esclusivamente badando al loro profitto.
Fonte http://expodeipopoli.it/wp-content/uploads/2015/07/i_padroni_del_nostro_ciboalta.pdf
Sarà prossimamente pubblicato sul BURL della Regione Lombardia il provvedimento di adozione del PTCP della provincia di Milano.
Entro il termine di 60 giorni dalla pubblicazione sul BURL si possono presentare osservazioni.
Giorgio Ferraresi - Territorio Bene Comune Intervento al Congresso della Società dei Territorialisti/e Fonte http://produrreterritorio.wordpress.com/2012/01/27/territorio-bene-comune/ferraresi_intervento-congresso/
Milano ha finalmente la sua Food Policy alla cui elaborazione anche tu hai contribuito!
Nella seduta del 5 ottobre scorso il Consiglio Comunale ha infatti approvato il Milan Urban Food Policy Pact e le Linee di Indirizzo della Food Policy di Milano 2015-2020
Il documento individua 4 aree prioritarie emerse nel corso del processo di consultazione della Food Policy:
1) Garantire cibo sano per tutti
2) Promuovere la sostenibilità del sistema alimentare
3) Educare al cibo
4) Lottare contro gli sprechi.
Per ognuna di queste priorità il documento suggerisce una serie di azioni concrete, tra queste favorire l'accesso al cibo sano e all'acqua potabile anche alle fasce più deboli, promuovere l'agricoltura urbana e il cibo locale, sostenere le filiere alimentari corte, aumentare la consapevolezza sugli sprechi con campagne mirate.
Per favorire la diffusione di queste linee di indirizzo il piano istituisce il Consiglio Metropolitano del Cibo, lo strumento attraverso il quale continuare a coinvolgere gli attori del sistema alimentare di Milano e i cittadini sui progetti della Food Policy.
Il testo della delibera è disponibile sul sito della Food Policy di Milano a questo link
Il Consiglio comunale ha anche approvato il Milan Urban Food Policy Pact che sarà firmato da più di 100 città il 15 ottobre prossimo e presentato il 16 ottobre al Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki -moon .
Con questo, e rimandandovi alle future comunicazioni in merito alla Food Policy, cogliamo anche l'occasione per invitarvi al "Feeding the 5000" il pranzo per 5000 persone cucinato con cibo recuperato che avrà luogo Sabato 17 ottobre dalle 12,00 alle 15,00 in Piazza Castello, con il fine di sensibilizzare la popolazione alla lotta contro gli sprechi alimentari.
fonte
http://www.foodpolicymilano.org/wp-content/uploads/2015/10/CC-n.-25-del-5.10.2015.pdf
LA CITTÀ ABBANDONATA Dove sono e come cambiano le periferie italianeMarco Garoffolo
É cominciato così un ampio progetto, denominato «Aree Metropolitane» e
sostenuto dalla Conferenza Episcopale Italiana con i fondi derivanti dall’otto per
mille. Si tratta principalmente di un’indagine vissuta sul campo dai ricercatori e
dagli operatori delle Caritas diocesane; un viaggio nella «città abbandonata» che
è dentro le nostre città, per progettare e cominciare ad agire percorsi di umanizzazione e cambiamento.»
http://www.caritas.it/Documents/39/2754.pdf
n che modo consumatori
consapevoli possono
contribuire allo sviluppo
sostenibile?
Un’analisi a partire dal
consumo alimentare.
Gianluca Brunori, Adanella Rossi,
Francesca Guidi, Alessandra Lari
Analisi del fabbisogno di innovazione per comparti produttiviMarco Garoffolo
Il tema della diffusione dell’innovazione verso le imprese e i territori rurali italiani è diventato da circa un anno una delle questioni più dibattute su ogni tavolo e in ogni evento che riguardi il settore agricolo. Il documento Europa 2020 nel 2010 e le proposte di regolamento relative alle politiche di sviluppo rurale resesi disponibili nel corso del 2011/2012 hanno riportato alla ribalta una questione che era stata lasciata in ombra negli ultimi anni: la conoscenza e l’innovazione sono importanti leve di competitività e sostenibilità. Per dare concretezza e sostegno a tale evidenza, la Commissione europea ha proposto strumenti nuovi (European Innovation Partnership) e potenziato azioni già previste nella programmazione dei Fondi strutturali 2007 -2014 (farm advisory system, formazione professionale, trasferimento innovazione). Agli Stati membri è ora delegato il compito di definire indirizzi, percorsi di azione e risultati attesi. Uno dei rischi nei quali si può incorrere con questi temi è la ridondante presenza in ogni dibattito,
ma la non rilevanza operativa nelle decisioni programmatiche a causa: della difficoltà di definire
con chiarezza i contorni dell’argomento (quale conoscenza, per chi, con quali effetti), del lungo periodo necessario al concretizzarsi degli effetti, della estrema soggettività nell’individuazione di priorità, modalità di intervento e contenuti da parte dei numerosi attori coinvolti.
L’analisi del fabbisogno di innovazione dei principali comparti produttivi proposta nel presente
documento è uno degli strumenti di cui il MIPAAF ha ritenuto utile dotarsi per fare il punto della situazione e per provare ad avviare un confronto partendo dalla descrizione dell’esistente e dal vissuto degli addetti ai lavori.
http://www.sirca.campania.it/wp-content/uploads/2014/01/Analisi-del-fabbisogno-di-innovazione-per-comparti-produttivi.pdf
Extranet Investment Accumulative Fund (EIAF) – это идеальный инструмент для коллективных инвестиций, который вне зависимости от рыночной ситуации показывает стабильную прибыльность на вложенном вами капитале - как на растущем, так и на падающем рынке.
A AVALIAÇÃO QUE PROMOVE O APRENDENTE PARA A VIDAdorjival
Slides usados pelo formando Dorjival Silva na apresentação da Monografia para obtenção da graduação de Licenciatura Plena em Pedagogia pela Faculdade de Educação de Tangará da Serra -MT.
1) A oração pede a Deus ajuda para amar apesar das aflições, servir apesar dos desencantos, e encontrar alegria e inspiração mesmo nos momentos difíceis.
2) Reconhece que no passado semearam discórdia, mas hoje querem seguir a luz de Deus e crescer na vida.
3) Apresenta breve biografia de Divaldo Franco, reconhecido orador espírita que fundou a Mansão do Caminho para acolher crianças carentes.
Este documento fornece um "manual de preservação da espécie mulher" de forma humorística, destacando a importância de respeitar, cuidar e valorizar as mulheres. Ele enfatiza a necessidade de dar carinho, atenção e apoio às mulheres para mantê-las felizes e saudáveis, e alerta sobre os perigos de tratá-las como objetos ou subestimar sua inteligência.
Rayyan Hospitality Management & Consultant Sdn Bhd is a Malaysian company located in Petaling Jaya, Selangor Darul Ehsan that provides hospitality management and consulting services. The contact person for Rayyan Hospitality Management is Muhd Rizal Krishna Balachandran who can be reached at 603 – 7865991 or 010 2984560 or via email at rizal@rayyan.net.my or customersupport@rayyan.net.my.
O documento resume uma apresentação sobre investimentos socialmente responsáveis (SRI) e avaliação de empresas de petróleo e gás. Ele discute o conceito de SRI, iniciativas relacionadas, fundos SRI no Brasil e índices, questões atuais, e propõe perguntas para pesquisa sobre SRI em empresas de petróleo.
O documento discute a regulação hormonal feminina, explicando como o hipotálamo, hipófise e ovários interagem para controlar o ciclo menstrual. Ele lista as funções dos ovários e hormônios envolvidos, como LH, FSH, estrogênio e progesterona, e descreve as fases do ciclo, incluindo maturação folicular, ovulação, fase lútea e menstruação.
Agricoltura sociale per il benessere, l’inclusione e la salute: dove e comeEtifor srl
Autrice intervento: Catie Burlando, Etifor | Valuing Nature
Presentazione realizzata durante il webinar “Forest therapy e Agricoltura Sociale: gestire gli spazi naturali per il nostro benessere” del 24 settembre 2020. Per ulteriori dettagli visita la pagina: https://bit.ly/green4c-2409
Presentazione di Giuliana Colussi all'evento "Green Care: le aree verdi per il benessere, la salute, l’inclusione sociale" del 14 ottobre 2021. L'evento è stato realizzato nell'ambito del progetto europeo Green4C. Scopri di più su greenforcare.eu
Girotondo: un’impresa sociale che pensa al benessere equo e sostenibile dell...Iris Network
Workshop sull’impresa sociale
15-16 settembre 2016, Riva del Garda TN
Roberta Fogli | Cooperativa Sociale Girotondo, Comacchio FE
“Girotondo - Un’impresa sociale che pensa al benessere equo e sostenibile della comunità”
SESSIONE PARALLELA | venerdì 16|09 | ore 9
Gli indicatori sociali: quali implicazioni per la programmazione strategica delle imprese sociali?
A cura di Andrea Bassi (Università di Bologna)
Intervengono:
– Roberta Fogli | Girotondo, Comacchio FE
– Simone Marzocchi | For.B, Forlì FC
– Marco Palamenghi | Comune di Brescia
http://workshop.irisnetwork.it/wis16-sessione-parallela-indicatori-sociali-bes-programmazione-strategica/
PROGETTAZIONE ED IMPLEMENTAZIONE DI STRUMENTI PER LA VALUTAZIONE DI RETI COMP...Marco Garoffolo
Tesi Cirnigliaro Giulio su Progettazione Ed Implementazione Di Strumenti Per La Valutazione Di Reti Complesse Con Proprietà Scale-free.
Barabasi Albert
Interazione, innovazione e collaborazione sono i principi base della Social Innovation, sapientemente riproposti e rielaborati all’interno del testo Il libro bianco dell’innovazione sociale scritto da Robin Murray, Julie Caulier Grice e Geoff Mulgan e curato per l’edizione italiana da Alex Giordano e Adam Arvidsson.
Con un chiaro approccio realistico, dimenticando le teorie e le formule da manuale, il testo vi propone nient’altro che un’attenta e cosciente osservazione dei meccanismi odierni, filtrando il tutto con un forte senso critico volto alla praticità delle soluzioni.
Non si tratta dunque di rimpastare modelli passati e pochi affini alle attuali dinamiche socio- economiche, ma si tratta di una chiara esortazione all’impiego delle risorse di cui noi tutti siamo detentori: dalla sfida per la riduzione delle emissioni di Co2, alla lotta alla povertà fino alla salvaguardia per la salute delle persone.
Murray, Grice e Geoff dalle pagine dell’opera definiscono la Social Innovation come un fenomeno che parte dal basso, dalla società moderna virata dalla spinta dirompente della nuova generazione, fatta di giovani caparbi ed entusiasti, pronti a mettersi in gioco . La Social Innovation dunque è un fenomeno irruente e spontaneo che non impone soluzioni astratte ma nuove e concrete possibilità per il miglioramento degli obiettivi mondiali. Dopo il crollo dei vecchi dogmi sociali , divenuti ormai obsoleti, la società mondiale si è trovata a fare i conti con una repentina decadenza dell’intero apparato socio- economico. Per effetto domino, ciò ha portato ad un consequenziale compromissione del lineare andamento del mercato, ad un incremento vertiginoso dei costi e infine alla necessità di reinventarsi.
La sfida che lancia la Social Innovation è quella di riprendersi gli spazi e di attribuirgli nuovi segmenti di esistenza, rielaborando i vecchi modelli.
Fonte http://www.societing.org/wp-content/uploads/Open-Book.pdf
Comunicazione, Potere e Contropotere nella network societyMarco Garoffolo
Il presente articolo formula una serie di fondate ipotesi sull’interazione tra comunicazione e
rapporti di potere nel contesto tecnologico che caratterizza la network society, o “società in rete”.
Partendo da un corpus selezionato di studi sulla comunicazione e da una serie di case study ed
esempi, si giunge alla conclusione che i media siano divenuti lo spazio sociale ove il potere viene
deliberato. Mostrando il legame diretto tra politica, politica dei media, politica dello scandalo e crisi
della legittimità politica in una prospettiva globale. E avanzando l’idea che lo sviluppo di reti di
comunicazione interattiva orizzontale ha favorito l’affermazione di una nuova forma di
comunicazione, la mass self-communication (comunicazione individuale di massa), attraverso
Internet e le reti di comunicazione wireless. In un tale contesto, politiche insurrezionali e
movimenti sociali sono in grado di intervenire con maggiore efficacia nel nuovo spazio di
comunicazione. Sul quale, però, hanno investito anche i media ufficiali o corporate media e la
politica mainstream. Tutto ciò si è tradotto nella convergenza tra mass media e reti di
comunicazione orizzontale. E, più in generale, in uno storico spostamento della sfera pubblica
dall’universo istituzionale al nuovo spazio di comunicazione.
Fonte http://www.caffeeuropa.it/socinrete/castells.pdf
Non è facile immaginare una società in cui l'organizzazione industriale sia equilibrata e compensata da modi di produzione complementari, distinti e ad alto rendimento. Siamo talmente deformati dalle abitudini industriali che non osiamo più scrutare il campo del possibile, e l'idea di rinunciare alla produzione di massa di tutti gli articoli e servizi è per noi come un ritorno alle catene del passato o al mito del buon selvaggio. Ma se vogliamo ampliare il nostro angolo di visuale, adeguandolo alle dimensioni della realtà, dobbiamo ammettere che non esiste un unico modo di utilizzare le scoperte scientifiche, ma per lo meno due, tra loro antinomici.
C'è un uso della scoperta che conduce alla specializzazione dei compiti, alla istituzionalizzazione dei valori, alla centralizzazione del potere: l'uomo diviene l'accessorio della megamacchina, un ingranaggio della burocrazia. Ma c'è un secondo modo di mettere a frutto I invenzione, che accresce il potere e il sapere di ognuno, consentendo a ognuno di esercitare la propria creatività senza per questo negare lo stesso spazio d'iniziativa e di produttività agli altri.
Se vogliamo poter dire qualcosa sul mondo futuro, disegnare i contorni di una società a venire che non sia iperindustriale, dobbiamo riconoscere l'esistenza di scale e limiti naturali. L'equilibrio della vita si dispiega in varie dimensioni; fragile e complesso, non oltrepassa certi limiti. Esistono delle soglie che non si possono superare. La macchina non ha soppresso la schiavitù umana, ma le ha dato una diversa configurazione. Infatti, superato il limite, lo strumento da servitore diviene despota. Oltrepassata la soglia, la società diventa scuola, ospedale, prigione, e comincia la grande reclusione. Occorre individuare esattamente dove si trova, per ogni componente dell'equilibrio globale, questo limite critico. Sarà allora possibile articolare in modo nuovo la millenaria triade dell'uomo, dello strumento e della società. Chiamo società conviviale una società in cui lo strumento moderno sia utilizzabile dalla persona integrata con la collettività, e non riservato a un corpo di specialisti che lo tiene sotto il proprio controllo. Conviviale è la società in cui prevale la possibilità per ciascuno di usare lo strumento per realizzare le proprie intenzioni.
Fonte http://periferiesurbanes.org/wp-content/uploads/2010/08/La-Convivialit%C3%A0.pdf
A RFID web-based infotracing system for the artisanal Italian cheese quality ...Marco Garoffolo
The aim of this study is the integration of an electronic tracing system with a non-destructive quality analysis system for single product of a typical Italian cheese, prepared with buffalo milk and called “Caciottina massaggiata di Amaseno”, a typical diary product of Lazio Region. The tracing and quality information are combined on a web platform to obtain a complete procedure to develop what we define as an “infotracing system”. Quality analyses (chemical, sensorial and spectrophotometric) were carried out on a total of 23 cheese wheels (8 with TAGs) and for three cheese maturation classes (3, 6 or 9 months after production). Two typologies of RFID tags were tested. Results were screened by Partial Least Squares regressions (PLS) on reflectance values for the prediction of chemical content, while classifica- tion of cheese maturation classes (3, 6 or 9 months) was carried out by Partial Least Squares Discriminant Analysis (PLSDA) on reflectance values. The RFID system turned out as effective, reliable and compatible with the production process tool. A good estimation of maturation degree by spectral and chemical analysis was obtained. Moreover an infotracing web-based system was designed to acquire and link basic information that can be made available to the final consumer or to different food chain actors before or after purchasing, using the RFID code to identify the single and specific cheese product. The projected web-based tracing system could improve the products commerce by increasing the information trans- parency for the consumer.
Con un fatturato di oltre 43 miliardi di euro nel 2013, l’Italia è la terza potenza agricola dell’Unione Europa. A dirlo è Eurostat, che ha da poco diffuso l’edizione 2015 del dossier “Agriculture, forestry and fishery statistics”, un rapporto che descrive non solo la produzione agricola, ma anche l’allevamento, la diffusione delle coltivazioni biologiche e l’inquinamento prodotto da questi settori.
Sul fronte del fatturato a primeggiare è la Francia, che nel 2013 ha sfiorato i 57 miliardi di euro, quindi c’è la Germania con 46,2 miliardi e, come detto, l’Italia. È però interessante notare come siano stati raggiunti questi risultati: Parigi e Berlino, infatti, ci sono arrivati coltivando una superficie maggiore di territorio rispetto a quello italiano e dando lavoro a meno persone. In Francia sono destinati a coltivazione e pascolo qualcosa come 27,7 milioni di ettari di territorio, il dato più alto di tutta l’Unione, sui quali lavorano 725mila persone. Mentre sono 523mila i “contadini” tedeschi, che coltivano una superficie pari a poco meno di 17 milioni di ettari. Tra Trento e Palermo, invece, sono 12 milioni gli ettari utilizzati in agricoltura. E gli occupati raggiungono quota 817mila, il terzo valore più alto dell’UE dopo quelli di Polonia e Romania.
Valorizzazione cereali minori di montagna in provincia di bresciaMarco Garoffolo
In passato, l’importante ruolo svolto dalla coltivazione dei cereali minori (orzo, segale, grano saraceno, frumento ecc.) in zone di montagna - nel rifornimento di farine per il sostentamento delle popolazioni alpine - ha garantito per molti anni la gestione del
territorio. Le colture minori sono specie “antiche”, che hanno avuto un ruolo fondamentale nella storia dell’alimentazione umana, oltre a occupare una posizione strategica
nell’origine delle attuali forme coltivate. Purtroppo, dopo gli anni Cinquanta, la coltivazione dei cereali minori nelle zone di montagna è progressivamente calata, lasciando
spazio a colture più remunerative o, peggio ancora, all’abbandono. Tale evoluzione ha portato un cambiamento del paesaggio: là dove i campi sono pianeggianti sono
stati mantenuti a seminativo o a prato stabile; ma dove le caratteristiche pedologiche e strutturali (terreni poco fertili e con molto scheletro, pendenza elevata, difficoltà di accesso,
appezzamenti poco meccanizzabili) il terreno una volta seminato a segale o frumento ha lasciato il posto al rimboschimento delle superfici. Questo ha comportato un abbassamento della diversificazione visiva del paesaggio, con un impoverimento della
biodiversità vegetale e animale. I cereali minori possono essere definiti come piante rustiche, tolleranti a stress ambientali,
capaci di dare una produzione economicamente valida anche in condizioni di modesta fertilità del terreno. Hanno spesso pregevoli caratteristiche qualitative e nutrizionali, che ne fanno ingredienti principali in preparazioni dietetiche e salutistiche, in gradevoli
preparazioni culinarie attorno alle quali si muovono tradizioni popolari e usanze.
http://www.saporidivallecamonica.it/uploads/docs/512b37a2aade4.pdf
L’industria dei brevetti sta prendendo il controllo sul nostro cibo?Marco Garoffolo
L'industria dei brevetti svende il futuro del nostro cibo!
http://www.semirurali.net/modul…/wfdownloads/singlefile.php…
Per chi lo avesse perso l'anno scorso la Rete Semi Rurali ha tradotto in italiano il rapporto sui brevetti che concernono le sementi a cura della coalizione internazionale No patents on Seeds! Lo spunto per il rapporto nasce dal fatto che l'Epo -Ufficio Europeo per i Brevetti- ha concesso migliaia di brevetti su vegetali e sementi, con un numero crescente di brevetti concessi su piante e sementi ottenuti con metodi di miglioramento genetico convenzionali. Dagli anni '80, in Europa, sono stati concessi 2.400 brevetti su vegetali e 1.400 brevetti su animali. 7.500 brevetti su vegetali e 5.000 su animali sono in attesa di concessione. L'Epo ha già concesso più di 120 brevetti su vegetali ottenuti con metodi convenzionali di miglioramento genetico e circa 1000 altre richieste sono in attesa di concessione. Spesso la portata di questi brevetti è molto ampia e prende in considerazione intere filiere, dalla produzione al consumo.
Rapporto Coop 2015
Potremmo abbozzare il titolo del film prendendo in prestito un tema caro ai sociologi: «La fine del ceto medio». Superando definitivamente la «cetomedizzazione» della società, definizione cara a Giuseppe De Rita che negli anni Novanta la coniò per descrivere la crescita di una piccola borghesia del nord-est basata sulla «fabbrichetta» con simpatie leghiste. Nel tradizionale rapporto Coop sui consumi, diffuso oggi a Milano, emerge uno spaccato sociale interessante perché s’intravede per la prima volta un’Italia dinamica dopo sette anni di Grande Crisi seppur estremamente polarizzata su diverse dicotomie: giovani-vecchi, nord-sud, occupati-disoccupati, uomini-donne. Presto per parlare di scenario sudamericano dove le differenze si acuiscono invece che ridursi grazie allo Stato sociale, eppure la tendenza dei consumi rileva come la spesa al carrello diminuisce nonostante una clamorosa flessione dei prezzi al dettaglio operata da tutti i marchi della grande distribuzione. La cartina di tornasole della sparizione del ceto medio sta tutta nel declino del modello dell’ipermercato: store con grandi metrature all’interno di grossi centri commerciali nella cosiddetta cintura urbana....
Fonte
http://www.corriere.it/economia/15_settembre_03/ecco-l-italia-bipolare-consumi-singhiozzo-db924372-5234-11e5-aea2-071d869373e1.shtml
Exploring the production capacity of rooftop gardens (RTGs) in urban agricult...Marco Garoffolo
Exploring the production capacity of rooftop gardens (RTGs)
in urban agriculture: the potential impact on food and nutrition
security, biodiversity and other ecosystem services
in the city of Bologna
Francesco Orsini & Daniela Gasperi & Livia Marchetti &
Chiara Piovene & Stefano Draghetti & Solange Ramazzotti &
Giovanni Bazzocchi & Giorgio Gianquinto
This document provides an introduction to Alexander Chayanov's book "The Theory of Peasant Co-operatives". It summarizes that Chayanov predicted aspects of Stalin's collectivization program and offered an alternative model of agricultural development based on peasant co-operatives. The book argues that different forms of farming organization need to be combined for co-operatives to succeed. Although written in the 1920s, the concepts are still relevant today for discussions around smallholders, informal economies, and Soviet agricultural restructuring.
This document discusses alternative trade networks and social movements in the food sector. It argues that alternative networks, like organic, fair trade, and local food networks, aim to change power relationships in society by introducing social and environmental values into business. These networks empower participants by reducing costs and risks as the networks develop closed feedback loops and routines between producers, consumers, retailers and other actors. The networks gain power as they become "black boxes" represented by shared symbols like labels. Once established, the networks can either integrate further into conventional systems or help launch new alternative networks, influencing the dominant economic logic.
This document discusses different approaches to marketing, including conventional, post-modern, cognitive, and radical marketing. It proposes that a "radical marketing" approach is needed to account for changing relationships between producers and consumers in alternative agrifood networks (AAFNs). The document uses a case study of a Slow Food presidium that helped valorize raw sheep milk cheese in Italy. Through building producer and consumer networks, the presidium was able to commercially succeed despite initial health authority concerns, demonstrating elements of a radical marketing approach aimed at social transformation rather than just satisfying existing consumer needs.
I sette principi per un’agricoltura sostenibile descritti nel rapporto di Greenpeace sono:
1. restituire il controllo sulla filiera alimentare a chi produce e chi consuma, strappandolo alle multinazionali dell’agrochimica;
2. sovranità alimentare. L'agricoltura sostenibile contribuisce allo sviluppo rurale e alla lotta contro la fame e la povertà, garantendo alle comunità rurali la disponibilità di alimenti sani, sicuri ed economicamente sostenibili;
3. produrre e consumare meglio: è possibile già oggi, senza impattare sull’ambiente e la salute, garantire sicurezza alimentare e, contemporaneamente, lottare contro gli sprechi alimentari. Occorre diminuire il nostro consumo di carne e minimizzare il consumo di suolo
per la produzione di agro-energia. Dobbiamo anche riuscire ad aumentare le rese dove è necessario, ma con pratiche sostenibili;
4. incoraggiare la (bio)diversità lungo tutta la filiera, dal seme al piatto con interventi a tutto campo, dalla produzione sementiera all’educazione al consumo;
5. proteggere e aumentare la fertilità del suolo, promuovendo le pratiche colturali idonee ed eliminando quelle che invece consumano o avvelenano il suolo stesso;
6. consentire agli agricoltori di tenere sotto controllo parassiti e piante infestanti, affermando e promuovendo quelle pratiche (già esistenti) che garantiscono protezione e rese senza l'impiego di costosi pesticidi chimici che possono danneggiare il suolo, l'acqua,
gli ecosistemi e la salute di agricoltori e consumatori;
7. rafforzare la nostra agricoltura, perché si adatti in maniera efficace il sistema di produzione del cibo in un contesto di cambiamenti climatici e di instabilità economica.
Per contribuire alla crescita dell’agricoltura sostenibile, Greenpeace collabora con agricoltori e comunità rurali.
Le piante come indicatori ambientali manuale tecnico scientificoMarco Garoffolo
Il termine ambiente fu usato per la prima volta agli inizi del 1800 dal poeta danese Jens Bagesen in lingua tedesca con la parola Umwelt: questa deriva dai termini “Um” che
significa attorno e “Welt” mondo, quindi tradotto letteralmente sta ad indicare “il mondo che sta attorno”. Questa affermazione sottintende la presenza centrale di un
osservatore, rappresentato da un qualsiasi organismo vivente, e tende a rappresentare il “mondo” intorno ad esso come l’insieme dei fattori abiotici che lo circondano. Ma
risulta evidente che la distinzione tra essere vivente ed ambiente ha solo un significato operazionale dato che essi costituiscono un insieme inscindibile. Un’evoluzione di tale
visione si ha con l’introduzione del concetto di ecosistema dove biotico e abiotico entrano in interazione a formare un sistema più o meno complesso. Ogni variabile fisica, chimica o biologica in grado di influire sull’ecosistema in toto o sulla vita di un singolo organismo che ne fa parte assume il ruolo di fattore ecologico. Genericamente si
identificano fattori abiotici quali luce, temperatura, umidità, chimismo del suolo e delle acque, ecc. e fattori biotici che includono interazioni intra- e interspecifiche tra viventi.
Alla luce di quanto detto si può ridefinire l’ambiente come “qualsiasi condizione che permetta lo svolgimento delle funzioni che vengono indicate come vita” (PIGNATTI e
TREZZA 2000). L’ambiente si estende su uno spazio fisico euclideo definibile secondo i tre assi cartesiani x y z, ma se consideriamo l’insieme di fattori sopracitati che lo
descrivono ci si trova di fronte ad uno spazio multidimensionale (iperspazio) a n variabili: lo spazio ecologico.
I PRODOTTI DA BIOAGRICOLTURA SOCIALE DELLA LOMBARDIA
1. I PRODOTTI DA BIOAGRICOLTURA SOCIALE DELLA LOMBARDIA
Dossier BioAgricoltura Sociale le Aziende Agricole Biologiche e
Sociali e i loro prodotti
Progetto realizzato nell’ambito del PSR 2007-2013 Misura 133 - Anno 2012
Cos’è l’Agricoltura Sociale (AS)
Da diversi anni si assiste, in Italia e altri Paesi europei, a una crescita di aziende agricole che, nel contesto
della Multifunzionalità, praticano attività di Agricoltura Sociale (AS). Pur non essendo ancora codificata in
modo omogeneo sul territorio nazionale, l’AS attiene a tutte quelle pratiche che utilizzano le attività
agricole e il contesto rurale per generare benefici inclusivi e promuovere l’inserimento socio-lavorativo di
soggetti svantaggiati a basso potere contrattuale e a rischio di emarginazione (l.381/91).
2. Il Forum Nazionale Agricoltura Sociale nella sua pluriennale azione di sintesi tra le diverse micro e macro
esperienze diffuse sul territorio ha elaborato una definizione, divenuta anche la base del testo di legge
sull’AS in discussione in Parlamento, che dovrebbe poter definire in modo compiuto le aziende agricole che
vivono questa realtà e poter così dotare il settore di una normativa che possa dare regole certe:
L’AS comprende l’insieme di pratiche svolte su un territorio da aziende agricole, cooperative sociali e altre
organizzazioni del Terzo Settore che coniugano l’utilizzo delle risorse agricole e il processo produttivo
multifunzionale a basso impatto ambientale, prioritariamente e progressivamente con metodo biologico,
con le attività sociali, finalizzate a generare benefici inclusivi, a favorire percorsi terapeutici, riabilitativi e di
cura, a sostenere l’inserimento sociale e lavorativo delle fasce di popolazione svantaggiate e a rischio di
marginalizzazione, e a favorire la coesione sociale, in modo sostanziale e continuativo. Tali attività devono
essere realizzate in cooperazione con i servizi socio-sanitari e gli enti pubblici competenti del territorio e
sottoposte a verifiche periodiche, attraverso un apposito rendiconto sociale.(1)
L’agricoltura sociale come fattore di sviluppo rurale
La definizione di Multifunzionalità dell’OCSE:
“Con il termine di Multifunzionalità si fa riferimento al fatto che un’attività economica può dar luogo a più
prodotti congiunti e, in virtù di questo, può contribuire a raggiungere contemporaneamente vari obiettivi
sociali”.
La definizione normativa di Multifunzionalità in agricoltura:
La Commissione Agricoltura dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico definisce la
Multifunzionalità in agricoltura nel modo seguente:
“Oltre alla sua funzione primaria di produrre cibo e fibre, l’agricoltura può anche disegnare il paesaggio,
proteggere l’ambiente e il territorio e conservare la biodiversità, gestire in maniera sostenibile le risorse,
contribuire alla sopravvivenza socio-economica delle aree rurali, garantire la sicurezza alimentare. Quando
l’agricoltura aggiunge al suo ruolo primario una o più di queste funzioni può essere definita
multifunzionale.”
La definizione quindi fa esplodere la capacità dei processi produttivi agricoli di ottenere molteplici output,
alcuni dei quali sono beni (commodities), altri sono servizi (non-commodities). Alcuni servizi hanno un
mercato (es. agriturismo), altri realizzano beni pubblici (es. paesaggio) e non hanno mercato (noncommodity e non-market outputs). In questa prospettiva la qualità del contesto determina ritrovata
centralità dell’azienda agricola come luogo di rilancio dello sviluppo rurale e dello sviluppo delle comunità.
3. Chiaramente l’Agricoltura Sociale incarna il concetto di Multifunzionalità trasformando l’idea del legislatore
in una moltitudine di esperienze concrete diffuse sul territorio.
Le pratiche di AS
La varietà delle pratiche di AS è ampia e persegue diverse finalità:
-
percorsi di riabilitazione e cura per persone con disabilità psico-fisica attraverso attività
terapeutiche o di co-terapia (ortoterapia, pet-therapy, onoterapia), svolte in collaborazione con i
servizi socio-sanitari del territorio;
-
formazione e inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati;
-
attività “rigenerative”, didattiche e di accoglienza per persone con particolari esigenze (anziani,
minori e giovani in difficoltà o a rischio di devianza, rifugiati, ecc.);
Il fenomeno è andato crescendo in corrispondenza di due fattori concomitanti: da un lato, la crisi del
welfare-state a seguito della crisi economica e finanziaria; dall’altro, la crisi dell’agricoltura “industriale” e la
necessità di affermare un modello di impresa agricola diversificata e multifunzionale.
L’AS interviene sui nuovi bisogni sociali, di protezione e di servizi alla persona provenienti dalle aree rurali e
da quelle urbane e sui processi organizzativi e di innovazione del mondo agricolo. Sull’entità del fenomeno
non esistono dati statistici ufficiali; tuttavia, l’esperienza empirica e diverse fonti, italiane ed europee,
registrano alcuni tratti comuni delle aziende agri-sociali come:
-
la conduzione agricola estensiva e ad alto impiego di manodopera;
-
l’utilizzo del metodo di produzione biologica;
-
il ricorso a canali di vendita di Filiera Corta;
-
la propensione a lavorare in rete in stretto rapporto con il territorio.
Il contesto normativo: la necessità di una legge nazionale
Oggi più che mai si sente la necessità di una legge nazionale che possa dare chiari riferimenti alle regioni.
Regioni che saranno poi chiamate a recepire la legge ed inserirla nell’ambito delle misure di sostegno al
welfare e all’agricoltura in particolare al nuovo Piano di Sviluppo Rurale (P.S.R.) 2014-2020. Una legge
nazionale che possa offrire un quadro regolamentare di base unificante ma non omologante. Una legge
quadro che fissi i principi e le modalità di riconoscimento/accreditamento delle pratiche di Agricoltura
Sociale, evitando di rinchiudere le diverse forme di espressione dell’AS in norme statiche e rigide,
4. rispettando le diversità delle forme e modalità espressione dello stretto rapporto con i fabbisogni sociali del
territorio e delle risorse e vocazioni agricole disponibili a livello locale. Il carattere “soft” della legge tiene
conto della competenza esclusiva delle Regioni in materia di agricoltura e politiche sociali, come previsto
dal Titolo V della Costituzione, mentre per la materia sanitaria la Costituzione prevede la concorrenza della
legislazione statale e regionale. Nello specifico, la Costituzione affida allo Stato (L. 3/2001 - art. 117,
secondo comma, lettera M della Costituzione) “la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP)
concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale” (L. 328/2000),
mentre per le politiche sanitarie la Costituzione inserisce la tutela della salute fra le materie a legislazione
concorrente, ovvero “spetta alle regioni la potestà legislativa, salvo che per la determinazione dei principi
fondamentali, riservata alla legislazione dello stato”. In conseguenza la normativa nazionale relativa al SSN
prevede la definizione di un Piano Sanitario Nazionale, elaborato di concerto con le regioni. In tale ambito
vengono definiti in una commissione mista Stato-Regioni i livelli essenziali di assistenza (LEA) da garantire
su tutto il territorio nazionale. Alle Regioni spetta la definizione, attuazione e gestione con proprie leggi dei
rispettivi piani sanitari regionali. Sono invece di esclusiva competenza statale le materie relative al sistema
tributario e alla previdenza sociale e quindi le definizione delle agevolazioni fiscali e contributive proposte
nelle misure di sostegno all’AS.
Il contesto normativo in Lombardia
Dal 2011 si è assistito a una accelerazione dell’interesse del legislatore rispetto al settore dell’Agricoltura
Sociale. L’Assessorato Agricoltura ha avviato negli ultimi due anni diversi lavori di approfondimento della
realtà del settore. Nel dicembre 2011 con la modifica del Testo Unico dell’Agricoltura viene introdotto per
la prima volta il termine Fattoria Sociale:
Art. 8 bis
(Promozione dell’agricoltura sociale)
1. La Regione promuove le fattorie sociali quali soggetti che svolgono, anche in forma associata, le attività di
cui all’articolo 2135 del Codice Civile e che forniscono in modo continuativo, oltre all’attività agricola,
attività sociali finalizzate alla coesione sociale, favorendo percorsi terapeutici, riabilitativi e di cura,
sostenendo l’inserimento sociale e lavorativo delle fasce di popolazione svantaggiate e a rischio di
marginalizzazione, realizzando attività di natura ricreativa e socializzante per l’infanzia e gli anziani. Tali
attività, che sono svolte nel rispetto delle normative di settore da soggetti in possesso di adeguata
professionalità, hanno carattere di complementarietà rispetto all’attività agricola che è prevalente.
2. I soggetti di cui al comma 1 collaborano in modo integrato con le istituzioni pubbliche e con gli altri soggetti
del terzo settore.
5. In seguito la DG Agricoltura ha costituito un tavolo permanente sull’AS per poter conoscere maggiormente
il fenomeno e poter così incontrare gli attori del settore. Il punto centrale rimane la definizione di Fattoria
Sociale. Proprio per la particolarità e la trasversalità delle differenti esperienze sul territorio lombardo, la
questione rimane a tutt’oggi ancora aperta.
BioAgricoltura Sociale (BioAS): perché Bio è meglio
Il rapporto tra Agricoltura Sociale e agricoltura biologica è molto stretto, non solo per il contesto di
maggiore sicurezza e livelli di benessere che l’agricoltura biologica offre agli operatori, ma anche e
soprattutto per la condivisione di motivazioni etiche e ambientali. Entrambe perseguono la difesa dei beni
comuni e l’affermazione del valore sociale dell’agricoltura eco-sostenibile. Tutte e due, peraltro,
rappresentano i segmenti più dinamici e innovativi del settore primario a fronte della crisi che lo investe da
anni sul piano del reddito, del numero delle imprese e degli addetti.
Agricoltura biologica significa sviluppare un modello di produzione che eviti lo sfruttamento eccessivo delle
risorse naturali, in particolare del suolo, dell'acqua e dell'aria, utilizzando invece tali risorse all’interno di un
modello di sviluppo che possa durare nel tempo. Per salvaguardare la fertilità naturale di un terreno gli
agricoltori biologici utilizzano materiale organico e, ricorrendo ad appropriate tecniche agricole, non lo
sfruttano in modo intensivo; per quanto riguarda i sistemi di allevamento, si pone la massima attenzione al
benessere degli animali, che si nutrono di erba e foraggio biologico e non assumono antibiotici, ormoni o
altre sostanze che stimolino artificialmente la crescita e la produzione di latte.
Ma in questo contesto determinate è la scelta del consumatore, il quale spesso identifica in modo quasi
naturale la scelta di una agricoltura come ambito di nuovo welfare con una agricoltura che produce con
metodi ecosostenibili, rispettosi dell’ambiente e del territorio. Tutto questo associato ad una qualità delle
produzioni legata alla territorialità e alla stagionalità.
6. Per questi motivi l’Agricoltura Sociale (AS) spesso si associa alle produzioni biologiche certificate
diventando, nei fatti, la dimensione qualificante dell’intero settore.
La ricerca
La presente ricerca ha come fine quello di poter inquadrare in modo compiuto sia le aziende agricole
biologiche che praticano Agricoltura Sociale che i loro prodotti. Sono state identificate 28 aziende di cui 25
hanno partecipato al censimento partecipando alla compilazione delle schede aziendali.
L’analisi dell’insieme delle produzioni e dei prodotti, delle filiere di commercializzazione e delle reti di
riferimento hanno consentito di elaborare alcune strategie che possano consentire di strutturare interventi
volti al potenziamento della vendita di prodotti biologici. Questo elemento diventa chiaramente centrale
per poter pensare ad un ampliamento delle superfici destinate al biologico in generale. Ai fini della
mappatura sono state prese in considerazione solo aziende biologiche certificate, configuranti una vera e
propria attività produttiva e un rapporto con il mercato. Pur rientrando nel variegato panorama
dell’Agricoltura Sociale, ai fini dell’indagine non sono state prese in considerazione quelle realtà che
utilizzano l’attività agricola esclusivamente a fini terapeutici (laboratori, orti terapeutici, attività di ospedali
e strutture sanitarie, cooperative di tipo A che effettuano solo attività di assistenza). Sono escluse dalla
mappatura anche le cooperative che si occupano esclusivamente della cura del verde e le piccole realtà che
praticano l’agricoltura senza impiego di sostanze chimiche. Le realtà censite rappresentano quindi un
modello di azienda paradigmatica, altamente innovativa sia in campo produttivo che ambientale. Inoltre la
loro evidente propensione all’innovazione sociale contamina di fatto anche l’aspetto delle filiere di
commercializzazione.
La suddivisione geografica delle aziende BioSociali in Lombardia
Le aziende agricole BioSociali in Lombardia sono complessivamente 28 così suddivise per provincia:
-
Bergamo:
7
-
Brescia:
2
-
Como:
4
-
Milano:
4
-
Mantova:
2
-
Varese:
2
-
Sondrio:
2
-
Lecco:
1
-
Pavia:
4
8. La maggioranza di cooperative sociali evidenzia una forte propensione al lavoro di rete delle aziende.
Importantissima infatti la presenza di un legame solido con il territorio sia in termini di PA che di legami di
tipo Filiera corta. Infatti tutte e 27 le realtà lavorano con i Gruppi di Acquisto Solidale così come emerge dal
grafico successivo.
Le filiere di commercializzazione
-
Gruppi di Acquisto Solidale:
28
-
Spaccio Aziendale:
23
-
Mercatini:
23
-
Mense:
5
-
Ristoranti:
17
-
Grossisti:
8
-
Vendita online:
6
-
GDO:
2
-
Negozi:
7
-
Altro:
4
Filiere di commercializzazione
G.A.S.
Spaccio Aziendale
Mercatini
Mense
Ristoranti
Grossisti
Vendita online
GDO
Negozi
Altro
Fonte: nostra elaborazione
10. Qualche riflessione
I dati raccolti sulle tipologie di prodotto ci consentono di formulare alcune riflessioni inerenti la specificità
delle fattorie bio-sociali.
Tra le tipologie di prodotti più diffuse troviamo gli ortaggi ma anche le confetture, la frutta, le conserve, le
erbe aromatiche e i succhi di frutta; in misura minore le aziende producono vino, pane, formaggio e una
serie di altri prodotti (tisane, erbe da cucina, miele, olio, carne, paté e mostarde).
Si può notare da questi dati che la produzione delle fattorie bio-sociali si orienta generalmente verso
prodotti che richiedono un elevato fabbisogno di manodopera, i cui processi produttivi sono in genere
ripetitivi, in cui la meccanizzazione è ridotta al minimo e i cicli colturali risultano in genere brevi. Quanto
detto è vero soprattutto per gli ortaggi che, considerando anche la valenza terapeutica riabilitativa della
coltivazione di un orto, consentono di valorizzare al meglio le superfici aziendali mediamente ridotte.
Un ulteriore elemento di riflessione è la diversificazione produttiva delle aziende in questione; in
particolare, nelle aziende sono riscontrabili mediamente 3 differenti tipologie produttive.
La diversificazione produttiva ha in primo luogo un’importanza organizzativa, volta a differenziare le attività
in diversi periodi dell’anno, e in secondo luogo una valenza “didattica”, fornendo una più ampia serie di
11. mansioni, sviluppando nei soggetti svantaggiati la capacità ad operare anche in contesti produttivi agricoli
diversi e non ripetitivi.
Il trend: verso una professionalizzazione e una specializzazione per affrontare il mercato
Dal censimento e dalle interviste si può cogliere un trend evidente: il tentativo di una crescita in termini di
qualificazione delle produzioni aumentando il livello di specializzazione e di professionalizzazione dei
processi. In questa direzione si possono apprezzare la crescita di aziende che entrano su mercati specifici
con sempre maggiore forza come, per esempio, il mercato del vino o quello della ristorazione collettiva.
Queste aziende sono la punta di un fenomeno che sta caratterizzando il percorso di molte di queste
aziende. Come evidenziato dal grafico Tipologie aziendali, oltre l’85% delle aziende BioSociali sono
cooperative. Questo rappresenta un elemento di grande forza per molteplici motivi. Intanto la struttura
della cooperativa tende a crescere costantemente in quanto, per statuto, l’eventuale disavanzo economico
deve essere reinvestito nelle attività. Questo evidentemente ha come conseguenza un costante aumento
delle risorse, che vengono utilizzate nella logica della crescita occupazionale per fasce di persone
svantaggiate. Vengono altresì utilizzate anche per la diversificazione e per la qualificazione delle attività.
Cresce il know-how aziendale con l’ingresso di profili professionali sempre più specifici e la necessità di
assumere specialisti che sappiano formare le risorse interne. Un’altra caratteristica interessante è la
strutturazione interna delle cooperative. Essendo queste articolate, nel tempo costruiscono sistemi di
gestione del personale e del controllo delle attività su base piramidale. Il sistema diventa efficiente ed
efficace anche se più “pesante” rispetto alle aziende a gestione familiare o alle imprese profit. La
costruzione articolata a compartimenti (es. amministazione, differenti settori produttivi, etc.) contribuisce
ad una migliore performance complessiva. In ultimo le cooperative per natura tendono a fare rete sul
territorio di riferimento e divengono centri di sistemi di formazione ed informazione. Nel caso specifico le
cooperative sociali che lavorano nell’ambito dell’agricoltura biologica diventano luoghi di diffusione di
buone pratiche agricole improntate all’eco-sostenibilità e alla biodiversità, luoghi di informazione e
formazione per i consumatori rispetto alle tematiche di consumo critico e solidale, luoghi di sviluppo di
iniziative sociali locali.
Un elemento di forza: le aziende al centro di un sistema territoriale
Le fattorie BioSociali, dai dati raccolti col questionario aziendale, sono senza dubbio una realtà dinamica e
soprattutto capace di creare sul territorio un’ampia rete di relazioni. In quasi tutte le aziende sono state
rilevate relazioni con altre cooperative sociali, con le ASL (Azienda Sanitaria Locale) e con gli enti locali
(Comuni, Province, Regione). È stata individuata inoltre un’ampia rete di altre relazioni, sia con soggetti
pubblici che privati, tra cui aziende agricole, università, opere religiose ed istituti di pena, ma anche in
12. misura minore con comunità psichiatriche, associazioni di promozione sociale, associazioni di categoria, CPS
(centro psico - sociali), SIL (servizio inserimento lavorativo) ed industrie.
Strategie per la crescita commerciale e per la valorizzazione dei prodotti
1. Creare una rete di aziende che praticano BioAgricoltura Sociale
Un percorso che si sta verificando localmente e che ha importanti ricadute in termini di aumento di vendita
di prodotti, laddove si sta praticando, è l’aumento delle sinergie delle varie aziende. L’esempio
paradigmatico sono le province di Bergamo e di Como, dove le aziende hanno costruito nel tempo
importanti sinergie per migliorare le capacità di vendita. Le possibilità di commercializzazione date da una
rete di aziende è molteplice: aumento della massa critica di prodotto, aumento delle referenze,
miglioramento dei processi produttivi con sensibili diminuzioni dei costi, pianificazione delle produzioni
(per esempio sull’ortofrutta), acquisti collettivi di beni e strumenti produttivi con una diminuzione dei costi
aziendali. Messa in comune di risorse umane specialistiche (agronomi, consulenti agricoli, consulenti
amministrativi, personale specializzato in ambito socio-assistenziale come psicologi e operatori sociali).
Miglioramento delle capacità progettuali. Messa in comune dei mezzi tecnici (trattori e macchinari
specifici). Al fine di poter creare una rete territoriale c’è bisogno di politiche specifiche che passino da una
graduale aziende di integrazione. Queste politiche spesso sono endogene e nascono in modo
consequenziale allo sviluppo del settore. In altri contesti dove le condizioni sono differenti vanno suscitate
con un’azione esterna e istituzionale che consenta la crescita di consapevolezza dei fattori complessivi del
settore, legati alle logiche di mercato e di commercializzazione. Un esempio di strumento di rete è il blog di
AIAB Lombardia dedicato alla BioAgricoltura Sociale:
http://www.aiablombardia.it/index.php/component/banners/click/18
13. 2. Le piattaforme locali
Al centro di un sistema di aziende che praticano BioAgricoltura Sociale cresce la necessità, per i motivi
esposti al punto 1, di creare luoghi di conferimento prodotto che possano servire un territorio. Le
piattaforme di conferimento nascono in modo informale in quanto le realtà un po’ più strutturate di un
determinato territorio cominciano ad acquistare in modo disarticolato ma costantemente più preciso.
Questo processo ha necessità di essere accompagnato per far crescere l’intero comparto. Le piattaforme
diventano luoghi dove non solo le aziende sociale possono conferire prodotto ma dove anche le piccole e
piccolissime aziende agricole biologiche riconoscano un interlocutore sicuro per il ritiro del prodotto. In
questa direzione è interessante capire quali sono i contesti territoriali che abbiano necessità di un
passaggio di questo tipo. Non necessariamente infatti questi contesti sono identificabili con le province di
riferimento. In qualche caso possiamo parlare di bacini più ampi o trans-provinciali. Come già espresso nel
punto 1 non sempre la necessità di piattaforme o luoghi di conferimento collettivo è evidente e quindi le
realtà territoriali vanno accompagnate ad una maturazione del percorso. Possiamo definire queste
piattaforme di primo livello, ossia piattaforme di servizio ad un determinato territorio. Ma lo sviluppo del
settore dovrebbe portare alla nascita di piattaforme di secondo livello, ossia piattaforme di piattaforme che
possano penetrare mercati più complessi ed articolati. Queste soluzioni sono in parte mutuabili da sistemi
similari come i Desr (Distretti di Economia Solidale) che stanno praticando un percorso di questo tipo.
3. Oltre la Filiera Corta: la ristorazione collettiva come esempio di filiera specializzata
Molti sono i Comuni lombardi che hanno inserito alimenti biologici nei pasti di asili nido, materne,
elementari e medie. Una recente ricerca (fine 2010) condotta da Regione Lombardia con la Facoltà di
Agraria di Milano conferma questa presenza consolidata e diffusa di Bio a scuola, ma soprattutto fa
emergere l’interesse degli enti locali ad aumentare i prodotti e a sperimentare acquisti a filiera corta dai
produttori locali. In questo contesto i prodotti biologici da Agricoltura Sociale rappresentano l’eccellenza. I
problemi legati al presenza di questa tipologia di prodotti nei capitolati delle mense scolastiche o socioospedaliere è legata in modo preliminare alla quantità delle commesse. L’azione preliminare diventa quindi
l’aumento della capacità produttiva o la fornitura collettiva. Nel secondo caso diventa imprescindibile la
presenza di piattaforme di conferimento che possano assicurare quantità adeguate di prodotto, ma anche
standardizzazione delle forniture, standardizzazione dei criteri qualitativi e miglioramento e adeguamento
dei criteri di confezionamento. Questa attività è molto tecnica e richiede una conoscenza dei meccanismi
specifici. Per poter accompagnare le aziende in un mercato così selettivo, è essenziale strutturare un
servizio che fornisca informazioni utili sui prodotti biologici, sulle normative di riferimento, sui menù,
disponibilità e reperibilità dei prodotti biologici sul mercato, sugli aspetti legali e amministrativi .
14. Questo servizio si rivolgerebbe ai soggetti che gestiscono la ristorazione collettiva scolastica: ai Comuni e
alle scuole paritarie, alle ditte che hanno in appalto i servizi, alle aziende agricole che operano sul territorio,
alla cittadinanza interessata e in particolare ai genitori e alle commissioni mensa.
4. Sportello di BioAgricoltura Sociale
Lo Sportello potrebbe funzionare come volano e finestra per il settore. Potrebbe attivare un servizio di
informazione, consulenza e formazione per gli operatori agricoli, sociali e istituzionali sulla BioAgricoltura
Sociale al fine di estendere, consolidare e dare continuità alle pratiche agri-sociali del territorio.
In particolare il Servizio potrebbe fornire consulenza sui seguenti argomenti:
prima informazione e consulenza per l’avvio di un’impresa di tipo agri-sociale (i finanziamenti a cui
può accedere, con attenzione particolare nuovi PSR le leggi di riferimento del settore agricolo e
socio-sanitario, la tipologia di impresa, la struttura, le produzioni più adatte, i rapporti con il
territorio, la costruzione e il rafforzamento del networking)
raccordo tra i bisogni dei soggetti con le diverse tipologie di svantaggio e le opportunità lavorative e
di inclusione sociale;
attivazione e consolidamento di Reti con tutti i soggetti interessati ai diversi livelli, locale, nazionale
e internazionale;
promozione/divulgazione di eventi, progetti e iniziative inerenti l’AS a livello europeo e nazionale
durante fiere, mercatini, meeting ed eventi e relativa attività di comunicazione.
5. Promozione dei Prodotti nelle fiere tematiche e di settore
Oltre ai Mercatini e alle Fiere cittadine espressione della Filiera Corta, è necessaria la promozione dei
prodotti da BioAgricoltura Sociale nelle Fiere Tematiche e di settore specifico. Questo vale per tutte le
aziende ma soprattutto per quelle che hanno volumi interessanti e hanno quindi la necessità di mercati più
ampi nazionali ed internazionali. In questa prospettiva molto interessante è il settore del vino con alcune di
queste aziende che hanno etichette importanti e che stanno crescendo come quantitativi prodotti e
venduti. Per consolidare questo trend è necessario assistere e promuovere i brand più attenti al mercato
della GDO e dei grossisti generalisti, favorendo l’incontro con i buyers di settore. La presenza organizzata
delle aziende di questo settore con una visibilità particolare data da stand dedicati potrebbe favorire la
conoscenza dei prodotti da BioAgricoltura Sociale da parte di un pubblico non coinvolto direttamente nei
percorsi territoriale di riferimento delle aziende.
15. 6. Rendere visibile l’identità: il marchio delle BioFattorie Sociali
Abbiamo già evidenziato come il percorso che definisca quali siano le caratteristiche che accreditino le
aziende che praticano l’Agricoltura Sociale è ancora in itinere. Questo però non impedisce che
autonomamente le aziende possano decidere di dare visibilità al settore con marchi che sottolineino le
caratteristiche che le legano assieme. AIAB per esempio ha elaborato un marchio gratuito che in seguito ad
un audit, ossia ad una valutazione indipendente, possa mettere in evidenza le peculiarità che accomunano
questa particolare tipologia di aziende, al fine di rendere immediata la comprensione al consumatore della
forte componente etica che concorre alla qualità complessiva dei prodotti da BioAgricoltura Sociale. AIAB
quindi nell’autunno del 2013 inizierà in via sperimentale l’assegnazione del bollino/logo di identificazione a
quelle aziende socie che aderiranno e che rispetteranno un disciplinare dedicato e la Carta dei Valori.
Conclusioni
Il mondo delle BioFattorie Sociali è molto particolare, caratterizzato da un alto contenuto etico – valoriale,
radicato in un modo di fare agricoltura, il metodo biologico, che riafferma anche nel processo produttivo
l’identità fortemente ideale che spinge questo gruppo di aziende a coniugare eticità delle produzioni e
inclusione sociale. Ma questo relativamente piccolo gruppo di aziende rappresenta il nuovo paradigma
produttivo che nel tempo crescerà perché i trend di mercato hanno indicatori precisi in merito.
Queste aziende rappresentano già adesso una realtà che si caratterizza per dinamicità e forte radicamento
territoriale. I territori sostengono sempre con maggior forza i loro percorsi e le loro storie perché queste
aziende raccolgono le storie stesse delle comunità in cui sono inserite. La chiave di volta però sono i loro
prodotti: è qui che si gioca la svolta di un settore che sta maturando consapevolezza. I prodotti ottenuti, sia
freschi che trasformati, sono venduti attraverso un’ampia rete di canali commerciali, in alcuni casi anche
innovativi. Dalla ricerca emerge anche l’interesse verso canali quali la vendita con distributori automatici e
l’apertura alle esportazioni verso i paesi nordici. Le quantità prodotte mediamente non sono di grandi
entità, anche se vi sono alcune esperienze consolidate nelle quali i quantitativi e le referenze prodotte
raggiungono numeri interessanti.
Il limite produttivo è in molte aziende un ostacolo allo sviluppo e alla sostenibilità economica dei progetti.
Ma di questo sono consapevoli gli stessi interessati che quindi si muovono nella direzione di aumentare i
quantitativi prodotti e diversificare le linee di commercializzazione.
Quello della BioAgricoltura Sociale è un settore attivo che si caratterizza per la spiccata propensione alla
chiusura
dei
cicli
produttivi
(produzione-trasformazione-commercializzazione)
e
per
la
forte
multifunzionalità: la gran parte delle fattorie sociali svolge altre attività (ristorazione, agriturismo, didattica,
tutela ambientale). Se maggiormente sostenuto e promosso anche con politiche pubbliche dedicate, il
16. settore muove tante sinergie: prospettive di miglioramento di vita a persone in difficoltà, opportunità di
lavoro, ruolo ai territori e alle piccole economie, prodotti buoni, difesa dell’ambiente. Questo settore è
sicuramente un elemento di ricchezza non solo valoriale ma anche occupazionale (con oramai alcune
centinaia di addetti) ed infine economica. In nuce un percorso produttivo di qualità che rappresenta forse il
futuro di molte delle nostre aziende agricole e delle loro comunità rurali.
Ricerca curata da Stefano Frisoli