Analisi del fabbisogno di innovazione per comparti produttiviMarco Garoffolo
Il tema della diffusione dell’innovazione verso le imprese e i territori rurali italiani è diventato da circa un anno una delle questioni più dibattute su ogni tavolo e in ogni evento che riguardi il settore agricolo. Il documento Europa 2020 nel 2010 e le proposte di regolamento relative alle politiche di sviluppo rurale resesi disponibili nel corso del 2011/2012 hanno riportato alla ribalta una questione che era stata lasciata in ombra negli ultimi anni: la conoscenza e l’innovazione sono importanti leve di competitività e sostenibilità. Per dare concretezza e sostegno a tale evidenza, la Commissione europea ha proposto strumenti nuovi (European Innovation Partnership) e potenziato azioni già previste nella programmazione dei Fondi strutturali 2007 -2014 (farm advisory system, formazione professionale, trasferimento innovazione). Agli Stati membri è ora delegato il compito di definire indirizzi, percorsi di azione e risultati attesi. Uno dei rischi nei quali si può incorrere con questi temi è la ridondante presenza in ogni dibattito,
ma la non rilevanza operativa nelle decisioni programmatiche a causa: della difficoltà di definire
con chiarezza i contorni dell’argomento (quale conoscenza, per chi, con quali effetti), del lungo periodo necessario al concretizzarsi degli effetti, della estrema soggettività nell’individuazione di priorità, modalità di intervento e contenuti da parte dei numerosi attori coinvolti.
L’analisi del fabbisogno di innovazione dei principali comparti produttivi proposta nel presente
documento è uno degli strumenti di cui il MIPAAF ha ritenuto utile dotarsi per fare il punto della situazione e per provare ad avviare un confronto partendo dalla descrizione dell’esistente e dal vissuto degli addetti ai lavori.
http://www.sirca.campania.it/wp-content/uploads/2014/01/Analisi-del-fabbisogno-di-innovazione-per-comparti-produttivi.pdf
Dal Centro Nuovo Modello di Sviluppo un dossier, realizzato con la collaborazione grafica di Andrea Rosellini e Margherita Brunori, che ricostruisce con efficacissime infografiche la storia dei cibi che finiscono nei nostri piatti e soprattutto svela quali sono le multinazionali che gestiscono il nostri alimenti interessandosi non certo di salute, qualità, ambiente e meno che mai di sovranità alimentare, ma solo ed esclusivamente badando al loro profitto.
Fonte http://expodeipopoli.it/wp-content/uploads/2015/07/i_padroni_del_nostro_ciboalta.pdf
Sarà prossimamente pubblicato sul BURL della Regione Lombardia il provvedimento di adozione del PTCP della provincia di Milano.
Entro il termine di 60 giorni dalla pubblicazione sul BURL si possono presentare osservazioni.
I PRODOTTI DA BIOAGRICOLTURA SOCIALE DELLA LOMBARDIAMarco Garoffolo
I PRODOTTI DA BIOAGRICOLTURA SOCIALE DELLA LOMBARDIA
Dossier BioAgricoltura Sociale le Aziende Agricole Biologiche e Sociali e i loro prodotti
Progetto realizzato nell’ambito del PSR 2007-2013 Misura 133 - Anno 2012
Giorgio Ferraresi - Territorio Bene Comune Intervento al Congresso della Società dei Territorialisti/e Fonte http://produrreterritorio.wordpress.com/2012/01/27/territorio-bene-comune/ferraresi_intervento-congresso/
Milano ha finalmente la sua Food Policy alla cui elaborazione anche tu hai contribuito!
Nella seduta del 5 ottobre scorso il Consiglio Comunale ha infatti approvato il Milan Urban Food Policy Pact e le Linee di Indirizzo della Food Policy di Milano 2015-2020
Il documento individua 4 aree prioritarie emerse nel corso del processo di consultazione della Food Policy:
1) Garantire cibo sano per tutti
2) Promuovere la sostenibilità del sistema alimentare
3) Educare al cibo
4) Lottare contro gli sprechi.
Per ognuna di queste priorità il documento suggerisce una serie di azioni concrete, tra queste favorire l'accesso al cibo sano e all'acqua potabile anche alle fasce più deboli, promuovere l'agricoltura urbana e il cibo locale, sostenere le filiere alimentari corte, aumentare la consapevolezza sugli sprechi con campagne mirate.
Per favorire la diffusione di queste linee di indirizzo il piano istituisce il Consiglio Metropolitano del Cibo, lo strumento attraverso il quale continuare a coinvolgere gli attori del sistema alimentare di Milano e i cittadini sui progetti della Food Policy.
Il testo della delibera è disponibile sul sito della Food Policy di Milano a questo link
Il Consiglio comunale ha anche approvato il Milan Urban Food Policy Pact che sarà firmato da più di 100 città il 15 ottobre prossimo e presentato il 16 ottobre al Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki -moon .
Con questo, e rimandandovi alle future comunicazioni in merito alla Food Policy, cogliamo anche l'occasione per invitarvi al "Feeding the 5000" il pranzo per 5000 persone cucinato con cibo recuperato che avrà luogo Sabato 17 ottobre dalle 12,00 alle 15,00 in Piazza Castello, con il fine di sensibilizzare la popolazione alla lotta contro gli sprechi alimentari.
fonte
http://www.foodpolicymilano.org/wp-content/uploads/2015/10/CC-n.-25-del-5.10.2015.pdf
LA CITTÀ ABBANDONATA Dove sono e come cambiano le periferie italianeMarco Garoffolo
É cominciato così un ampio progetto, denominato «Aree Metropolitane» e
sostenuto dalla Conferenza Episcopale Italiana con i fondi derivanti dall’otto per
mille. Si tratta principalmente di un’indagine vissuta sul campo dai ricercatori e
dagli operatori delle Caritas diocesane; un viaggio nella «città abbandonata» che
è dentro le nostre città, per progettare e cominciare ad agire percorsi di umanizzazione e cambiamento.»
http://www.caritas.it/Documents/39/2754.pdf
Analisi del fabbisogno di innovazione per comparti produttiviMarco Garoffolo
Il tema della diffusione dell’innovazione verso le imprese e i territori rurali italiani è diventato da circa un anno una delle questioni più dibattute su ogni tavolo e in ogni evento che riguardi il settore agricolo. Il documento Europa 2020 nel 2010 e le proposte di regolamento relative alle politiche di sviluppo rurale resesi disponibili nel corso del 2011/2012 hanno riportato alla ribalta una questione che era stata lasciata in ombra negli ultimi anni: la conoscenza e l’innovazione sono importanti leve di competitività e sostenibilità. Per dare concretezza e sostegno a tale evidenza, la Commissione europea ha proposto strumenti nuovi (European Innovation Partnership) e potenziato azioni già previste nella programmazione dei Fondi strutturali 2007 -2014 (farm advisory system, formazione professionale, trasferimento innovazione). Agli Stati membri è ora delegato il compito di definire indirizzi, percorsi di azione e risultati attesi. Uno dei rischi nei quali si può incorrere con questi temi è la ridondante presenza in ogni dibattito,
ma la non rilevanza operativa nelle decisioni programmatiche a causa: della difficoltà di definire
con chiarezza i contorni dell’argomento (quale conoscenza, per chi, con quali effetti), del lungo periodo necessario al concretizzarsi degli effetti, della estrema soggettività nell’individuazione di priorità, modalità di intervento e contenuti da parte dei numerosi attori coinvolti.
L’analisi del fabbisogno di innovazione dei principali comparti produttivi proposta nel presente
documento è uno degli strumenti di cui il MIPAAF ha ritenuto utile dotarsi per fare il punto della situazione e per provare ad avviare un confronto partendo dalla descrizione dell’esistente e dal vissuto degli addetti ai lavori.
http://www.sirca.campania.it/wp-content/uploads/2014/01/Analisi-del-fabbisogno-di-innovazione-per-comparti-produttivi.pdf
Dal Centro Nuovo Modello di Sviluppo un dossier, realizzato con la collaborazione grafica di Andrea Rosellini e Margherita Brunori, che ricostruisce con efficacissime infografiche la storia dei cibi che finiscono nei nostri piatti e soprattutto svela quali sono le multinazionali che gestiscono il nostri alimenti interessandosi non certo di salute, qualità, ambiente e meno che mai di sovranità alimentare, ma solo ed esclusivamente badando al loro profitto.
Fonte http://expodeipopoli.it/wp-content/uploads/2015/07/i_padroni_del_nostro_ciboalta.pdf
Sarà prossimamente pubblicato sul BURL della Regione Lombardia il provvedimento di adozione del PTCP della provincia di Milano.
Entro il termine di 60 giorni dalla pubblicazione sul BURL si possono presentare osservazioni.
I PRODOTTI DA BIOAGRICOLTURA SOCIALE DELLA LOMBARDIAMarco Garoffolo
I PRODOTTI DA BIOAGRICOLTURA SOCIALE DELLA LOMBARDIA
Dossier BioAgricoltura Sociale le Aziende Agricole Biologiche e Sociali e i loro prodotti
Progetto realizzato nell’ambito del PSR 2007-2013 Misura 133 - Anno 2012
Giorgio Ferraresi - Territorio Bene Comune Intervento al Congresso della Società dei Territorialisti/e Fonte http://produrreterritorio.wordpress.com/2012/01/27/territorio-bene-comune/ferraresi_intervento-congresso/
Milano ha finalmente la sua Food Policy alla cui elaborazione anche tu hai contribuito!
Nella seduta del 5 ottobre scorso il Consiglio Comunale ha infatti approvato il Milan Urban Food Policy Pact e le Linee di Indirizzo della Food Policy di Milano 2015-2020
Il documento individua 4 aree prioritarie emerse nel corso del processo di consultazione della Food Policy:
1) Garantire cibo sano per tutti
2) Promuovere la sostenibilità del sistema alimentare
3) Educare al cibo
4) Lottare contro gli sprechi.
Per ognuna di queste priorità il documento suggerisce una serie di azioni concrete, tra queste favorire l'accesso al cibo sano e all'acqua potabile anche alle fasce più deboli, promuovere l'agricoltura urbana e il cibo locale, sostenere le filiere alimentari corte, aumentare la consapevolezza sugli sprechi con campagne mirate.
Per favorire la diffusione di queste linee di indirizzo il piano istituisce il Consiglio Metropolitano del Cibo, lo strumento attraverso il quale continuare a coinvolgere gli attori del sistema alimentare di Milano e i cittadini sui progetti della Food Policy.
Il testo della delibera è disponibile sul sito della Food Policy di Milano a questo link
Il Consiglio comunale ha anche approvato il Milan Urban Food Policy Pact che sarà firmato da più di 100 città il 15 ottobre prossimo e presentato il 16 ottobre al Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki -moon .
Con questo, e rimandandovi alle future comunicazioni in merito alla Food Policy, cogliamo anche l'occasione per invitarvi al "Feeding the 5000" il pranzo per 5000 persone cucinato con cibo recuperato che avrà luogo Sabato 17 ottobre dalle 12,00 alle 15,00 in Piazza Castello, con il fine di sensibilizzare la popolazione alla lotta contro gli sprechi alimentari.
fonte
http://www.foodpolicymilano.org/wp-content/uploads/2015/10/CC-n.-25-del-5.10.2015.pdf
LA CITTÀ ABBANDONATA Dove sono e come cambiano le periferie italianeMarco Garoffolo
É cominciato così un ampio progetto, denominato «Aree Metropolitane» e
sostenuto dalla Conferenza Episcopale Italiana con i fondi derivanti dall’otto per
mille. Si tratta principalmente di un’indagine vissuta sul campo dai ricercatori e
dagli operatori delle Caritas diocesane; un viaggio nella «città abbandonata» che
è dentro le nostre città, per progettare e cominciare ad agire percorsi di umanizzazione e cambiamento.»
http://www.caritas.it/Documents/39/2754.pdf
PROGETTAZIONE ED IMPLEMENTAZIONE DI STRUMENTI PER LA VALUTAZIONE DI RETI COMP...Marco Garoffolo
Tesi Cirnigliaro Giulio su Progettazione Ed Implementazione Di Strumenti Per La Valutazione Di Reti Complesse Con Proprietà Scale-free.
Barabasi Albert
Interazione, innovazione e collaborazione sono i principi base della Social Innovation, sapientemente riproposti e rielaborati all’interno del testo Il libro bianco dell’innovazione sociale scritto da Robin Murray, Julie Caulier Grice e Geoff Mulgan e curato per l’edizione italiana da Alex Giordano e Adam Arvidsson.
Con un chiaro approccio realistico, dimenticando le teorie e le formule da manuale, il testo vi propone nient’altro che un’attenta e cosciente osservazione dei meccanismi odierni, filtrando il tutto con un forte senso critico volto alla praticità delle soluzioni.
Non si tratta dunque di rimpastare modelli passati e pochi affini alle attuali dinamiche socio- economiche, ma si tratta di una chiara esortazione all’impiego delle risorse di cui noi tutti siamo detentori: dalla sfida per la riduzione delle emissioni di Co2, alla lotta alla povertà fino alla salvaguardia per la salute delle persone.
Murray, Grice e Geoff dalle pagine dell’opera definiscono la Social Innovation come un fenomeno che parte dal basso, dalla società moderna virata dalla spinta dirompente della nuova generazione, fatta di giovani caparbi ed entusiasti, pronti a mettersi in gioco . La Social Innovation dunque è un fenomeno irruente e spontaneo che non impone soluzioni astratte ma nuove e concrete possibilità per il miglioramento degli obiettivi mondiali. Dopo il crollo dei vecchi dogmi sociali , divenuti ormai obsoleti, la società mondiale si è trovata a fare i conti con una repentina decadenza dell’intero apparato socio- economico. Per effetto domino, ciò ha portato ad un consequenziale compromissione del lineare andamento del mercato, ad un incremento vertiginoso dei costi e infine alla necessità di reinventarsi.
La sfida che lancia la Social Innovation è quella di riprendersi gli spazi e di attribuirgli nuovi segmenti di esistenza, rielaborando i vecchi modelli.
Fonte http://www.societing.org/wp-content/uploads/Open-Book.pdf
Comunicazione, Potere e Contropotere nella network societyMarco Garoffolo
Il presente articolo formula una serie di fondate ipotesi sull’interazione tra comunicazione e
rapporti di potere nel contesto tecnologico che caratterizza la network society, o “società in rete”.
Partendo da un corpus selezionato di studi sulla comunicazione e da una serie di case study ed
esempi, si giunge alla conclusione che i media siano divenuti lo spazio sociale ove il potere viene
deliberato. Mostrando il legame diretto tra politica, politica dei media, politica dello scandalo e crisi
della legittimità politica in una prospettiva globale. E avanzando l’idea che lo sviluppo di reti di
comunicazione interattiva orizzontale ha favorito l’affermazione di una nuova forma di
comunicazione, la mass self-communication (comunicazione individuale di massa), attraverso
Internet e le reti di comunicazione wireless. In un tale contesto, politiche insurrezionali e
movimenti sociali sono in grado di intervenire con maggiore efficacia nel nuovo spazio di
comunicazione. Sul quale, però, hanno investito anche i media ufficiali o corporate media e la
politica mainstream. Tutto ciò si è tradotto nella convergenza tra mass media e reti di
comunicazione orizzontale. E, più in generale, in uno storico spostamento della sfera pubblica
dall’universo istituzionale al nuovo spazio di comunicazione.
Fonte http://www.caffeeuropa.it/socinrete/castells.pdf
Non è facile immaginare una società in cui l'organizzazione industriale sia equilibrata e compensata da modi di produzione complementari, distinti e ad alto rendimento. Siamo talmente deformati dalle abitudini industriali che non osiamo più scrutare il campo del possibile, e l'idea di rinunciare alla produzione di massa di tutti gli articoli e servizi è per noi come un ritorno alle catene del passato o al mito del buon selvaggio. Ma se vogliamo ampliare il nostro angolo di visuale, adeguandolo alle dimensioni della realtà, dobbiamo ammettere che non esiste un unico modo di utilizzare le scoperte scientifiche, ma per lo meno due, tra loro antinomici.
C'è un uso della scoperta che conduce alla specializzazione dei compiti, alla istituzionalizzazione dei valori, alla centralizzazione del potere: l'uomo diviene l'accessorio della megamacchina, un ingranaggio della burocrazia. Ma c'è un secondo modo di mettere a frutto I invenzione, che accresce il potere e il sapere di ognuno, consentendo a ognuno di esercitare la propria creatività senza per questo negare lo stesso spazio d'iniziativa e di produttività agli altri.
Se vogliamo poter dire qualcosa sul mondo futuro, disegnare i contorni di una società a venire che non sia iperindustriale, dobbiamo riconoscere l'esistenza di scale e limiti naturali. L'equilibrio della vita si dispiega in varie dimensioni; fragile e complesso, non oltrepassa certi limiti. Esistono delle soglie che non si possono superare. La macchina non ha soppresso la schiavitù umana, ma le ha dato una diversa configurazione. Infatti, superato il limite, lo strumento da servitore diviene despota. Oltrepassata la soglia, la società diventa scuola, ospedale, prigione, e comincia la grande reclusione. Occorre individuare esattamente dove si trova, per ogni componente dell'equilibrio globale, questo limite critico. Sarà allora possibile articolare in modo nuovo la millenaria triade dell'uomo, dello strumento e della società. Chiamo società conviviale una società in cui lo strumento moderno sia utilizzabile dalla persona integrata con la collettività, e non riservato a un corpo di specialisti che lo tiene sotto il proprio controllo. Conviviale è la società in cui prevale la possibilità per ciascuno di usare lo strumento per realizzare le proprie intenzioni.
Fonte http://periferiesurbanes.org/wp-content/uploads/2010/08/La-Convivialit%C3%A0.pdf
A RFID web-based infotracing system for the artisanal Italian cheese quality ...Marco Garoffolo
The aim of this study is the integration of an electronic tracing system with a non-destructive quality analysis system for single product of a typical Italian cheese, prepared with buffalo milk and called “Caciottina massaggiata di Amaseno”, a typical diary product of Lazio Region. The tracing and quality information are combined on a web platform to obtain a complete procedure to develop what we define as an “infotracing system”. Quality analyses (chemical, sensorial and spectrophotometric) were carried out on a total of 23 cheese wheels (8 with TAGs) and for three cheese maturation classes (3, 6 or 9 months after production). Two typologies of RFID tags were tested. Results were screened by Partial Least Squares regressions (PLS) on reflectance values for the prediction of chemical content, while classifica- tion of cheese maturation classes (3, 6 or 9 months) was carried out by Partial Least Squares Discriminant Analysis (PLSDA) on reflectance values. The RFID system turned out as effective, reliable and compatible with the production process tool. A good estimation of maturation degree by spectral and chemical analysis was obtained. Moreover an infotracing web-based system was designed to acquire and link basic information that can be made available to the final consumer or to different food chain actors before or after purchasing, using the RFID code to identify the single and specific cheese product. The projected web-based tracing system could improve the products commerce by increasing the information trans- parency for the consumer.
Con un fatturato di oltre 43 miliardi di euro nel 2013, l’Italia è la terza potenza agricola dell’Unione Europa. A dirlo è Eurostat, che ha da poco diffuso l’edizione 2015 del dossier “Agriculture, forestry and fishery statistics”, un rapporto che descrive non solo la produzione agricola, ma anche l’allevamento, la diffusione delle coltivazioni biologiche e l’inquinamento prodotto da questi settori.
Sul fronte del fatturato a primeggiare è la Francia, che nel 2013 ha sfiorato i 57 miliardi di euro, quindi c’è la Germania con 46,2 miliardi e, come detto, l’Italia. È però interessante notare come siano stati raggiunti questi risultati: Parigi e Berlino, infatti, ci sono arrivati coltivando una superficie maggiore di territorio rispetto a quello italiano e dando lavoro a meno persone. In Francia sono destinati a coltivazione e pascolo qualcosa come 27,7 milioni di ettari di territorio, il dato più alto di tutta l’Unione, sui quali lavorano 725mila persone. Mentre sono 523mila i “contadini” tedeschi, che coltivano una superficie pari a poco meno di 17 milioni di ettari. Tra Trento e Palermo, invece, sono 12 milioni gli ettari utilizzati in agricoltura. E gli occupati raggiungono quota 817mila, il terzo valore più alto dell’UE dopo quelli di Polonia e Romania.
Valorizzazione cereali minori di montagna in provincia di bresciaMarco Garoffolo
In passato, l’importante ruolo svolto dalla coltivazione dei cereali minori (orzo, segale, grano saraceno, frumento ecc.) in zone di montagna - nel rifornimento di farine per il sostentamento delle popolazioni alpine - ha garantito per molti anni la gestione del
territorio. Le colture minori sono specie “antiche”, che hanno avuto un ruolo fondamentale nella storia dell’alimentazione umana, oltre a occupare una posizione strategica
nell’origine delle attuali forme coltivate. Purtroppo, dopo gli anni Cinquanta, la coltivazione dei cereali minori nelle zone di montagna è progressivamente calata, lasciando
spazio a colture più remunerative o, peggio ancora, all’abbandono. Tale evoluzione ha portato un cambiamento del paesaggio: là dove i campi sono pianeggianti sono
stati mantenuti a seminativo o a prato stabile; ma dove le caratteristiche pedologiche e strutturali (terreni poco fertili e con molto scheletro, pendenza elevata, difficoltà di accesso,
appezzamenti poco meccanizzabili) il terreno una volta seminato a segale o frumento ha lasciato il posto al rimboschimento delle superfici. Questo ha comportato un abbassamento della diversificazione visiva del paesaggio, con un impoverimento della
biodiversità vegetale e animale. I cereali minori possono essere definiti come piante rustiche, tolleranti a stress ambientali,
capaci di dare una produzione economicamente valida anche in condizioni di modesta fertilità del terreno. Hanno spesso pregevoli caratteristiche qualitative e nutrizionali, che ne fanno ingredienti principali in preparazioni dietetiche e salutistiche, in gradevoli
preparazioni culinarie attorno alle quali si muovono tradizioni popolari e usanze.
http://www.saporidivallecamonica.it/uploads/docs/512b37a2aade4.pdf
L’industria dei brevetti sta prendendo il controllo sul nostro cibo?Marco Garoffolo
L'industria dei brevetti svende il futuro del nostro cibo!
http://www.semirurali.net/modul…/wfdownloads/singlefile.php…
Per chi lo avesse perso l'anno scorso la Rete Semi Rurali ha tradotto in italiano il rapporto sui brevetti che concernono le sementi a cura della coalizione internazionale No patents on Seeds! Lo spunto per il rapporto nasce dal fatto che l'Epo -Ufficio Europeo per i Brevetti- ha concesso migliaia di brevetti su vegetali e sementi, con un numero crescente di brevetti concessi su piante e sementi ottenuti con metodi di miglioramento genetico convenzionali. Dagli anni '80, in Europa, sono stati concessi 2.400 brevetti su vegetali e 1.400 brevetti su animali. 7.500 brevetti su vegetali e 5.000 su animali sono in attesa di concessione. L'Epo ha già concesso più di 120 brevetti su vegetali ottenuti con metodi convenzionali di miglioramento genetico e circa 1000 altre richieste sono in attesa di concessione. Spesso la portata di questi brevetti è molto ampia e prende in considerazione intere filiere, dalla produzione al consumo.
Rapporto Coop 2015
Potremmo abbozzare il titolo del film prendendo in prestito un tema caro ai sociologi: «La fine del ceto medio». Superando definitivamente la «cetomedizzazione» della società, definizione cara a Giuseppe De Rita che negli anni Novanta la coniò per descrivere la crescita di una piccola borghesia del nord-est basata sulla «fabbrichetta» con simpatie leghiste. Nel tradizionale rapporto Coop sui consumi, diffuso oggi a Milano, emerge uno spaccato sociale interessante perché s’intravede per la prima volta un’Italia dinamica dopo sette anni di Grande Crisi seppur estremamente polarizzata su diverse dicotomie: giovani-vecchi, nord-sud, occupati-disoccupati, uomini-donne. Presto per parlare di scenario sudamericano dove le differenze si acuiscono invece che ridursi grazie allo Stato sociale, eppure la tendenza dei consumi rileva come la spesa al carrello diminuisce nonostante una clamorosa flessione dei prezzi al dettaglio operata da tutti i marchi della grande distribuzione. La cartina di tornasole della sparizione del ceto medio sta tutta nel declino del modello dell’ipermercato: store con grandi metrature all’interno di grossi centri commerciali nella cosiddetta cintura urbana....
Fonte
http://www.corriere.it/economia/15_settembre_03/ecco-l-italia-bipolare-consumi-singhiozzo-db924372-5234-11e5-aea2-071d869373e1.shtml
Exploring the production capacity of rooftop gardens (RTGs) in urban agricult...Marco Garoffolo
Exploring the production capacity of rooftop gardens (RTGs)
in urban agriculture: the potential impact on food and nutrition
security, biodiversity and other ecosystem services
in the city of Bologna
Francesco Orsini & Daniela Gasperi & Livia Marchetti &
Chiara Piovene & Stefano Draghetti & Solange Ramazzotti &
Giovanni Bazzocchi & Giorgio Gianquinto
n che modo consumatori
consapevoli possono
contribuire allo sviluppo
sostenibile?
Un’analisi a partire dal
consumo alimentare.
Gianluca Brunori, Adanella Rossi,
Francesca Guidi, Alessandra Lari
I sette principi per un’agricoltura sostenibile descritti nel rapporto di Greenpeace sono:
1. restituire il controllo sulla filiera alimentare a chi produce e chi consuma, strappandolo alle multinazionali dell’agrochimica;
2. sovranità alimentare. L'agricoltura sostenibile contribuisce allo sviluppo rurale e alla lotta contro la fame e la povertà, garantendo alle comunità rurali la disponibilità di alimenti sani, sicuri ed economicamente sostenibili;
3. produrre e consumare meglio: è possibile già oggi, senza impattare sull’ambiente e la salute, garantire sicurezza alimentare e, contemporaneamente, lottare contro gli sprechi alimentari. Occorre diminuire il nostro consumo di carne e minimizzare il consumo di suolo
per la produzione di agro-energia. Dobbiamo anche riuscire ad aumentare le rese dove è necessario, ma con pratiche sostenibili;
4. incoraggiare la (bio)diversità lungo tutta la filiera, dal seme al piatto con interventi a tutto campo, dalla produzione sementiera all’educazione al consumo;
5. proteggere e aumentare la fertilità del suolo, promuovendo le pratiche colturali idonee ed eliminando quelle che invece consumano o avvelenano il suolo stesso;
6. consentire agli agricoltori di tenere sotto controllo parassiti e piante infestanti, affermando e promuovendo quelle pratiche (già esistenti) che garantiscono protezione e rese senza l'impiego di costosi pesticidi chimici che possono danneggiare il suolo, l'acqua,
gli ecosistemi e la salute di agricoltori e consumatori;
7. rafforzare la nostra agricoltura, perché si adatti in maniera efficace il sistema di produzione del cibo in un contesto di cambiamenti climatici e di instabilità economica.
Per contribuire alla crescita dell’agricoltura sostenibile, Greenpeace collabora con agricoltori e comunità rurali.
Le piante come indicatori ambientali manuale tecnico scientificoMarco Garoffolo
Il termine ambiente fu usato per la prima volta agli inizi del 1800 dal poeta danese Jens Bagesen in lingua tedesca con la parola Umwelt: questa deriva dai termini “Um” che
significa attorno e “Welt” mondo, quindi tradotto letteralmente sta ad indicare “il mondo che sta attorno”. Questa affermazione sottintende la presenza centrale di un
osservatore, rappresentato da un qualsiasi organismo vivente, e tende a rappresentare il “mondo” intorno ad esso come l’insieme dei fattori abiotici che lo circondano. Ma
risulta evidente che la distinzione tra essere vivente ed ambiente ha solo un significato operazionale dato che essi costituiscono un insieme inscindibile. Un’evoluzione di tale
visione si ha con l’introduzione del concetto di ecosistema dove biotico e abiotico entrano in interazione a formare un sistema più o meno complesso. Ogni variabile fisica, chimica o biologica in grado di influire sull’ecosistema in toto o sulla vita di un singolo organismo che ne fa parte assume il ruolo di fattore ecologico. Genericamente si
identificano fattori abiotici quali luce, temperatura, umidità, chimismo del suolo e delle acque, ecc. e fattori biotici che includono interazioni intra- e interspecifiche tra viventi.
Alla luce di quanto detto si può ridefinire l’ambiente come “qualsiasi condizione che permetta lo svolgimento delle funzioni che vengono indicate come vita” (PIGNATTI e
TREZZA 2000). L’ambiente si estende su uno spazio fisico euclideo definibile secondo i tre assi cartesiani x y z, ma se consideriamo l’insieme di fattori sopracitati che lo
descrivono ci si trova di fronte ad uno spazio multidimensionale (iperspazio) a n variabili: lo spazio ecologico.
PROGETTAZIONE ED IMPLEMENTAZIONE DI STRUMENTI PER LA VALUTAZIONE DI RETI COMP...Marco Garoffolo
Tesi Cirnigliaro Giulio su Progettazione Ed Implementazione Di Strumenti Per La Valutazione Di Reti Complesse Con Proprietà Scale-free.
Barabasi Albert
Interazione, innovazione e collaborazione sono i principi base della Social Innovation, sapientemente riproposti e rielaborati all’interno del testo Il libro bianco dell’innovazione sociale scritto da Robin Murray, Julie Caulier Grice e Geoff Mulgan e curato per l’edizione italiana da Alex Giordano e Adam Arvidsson.
Con un chiaro approccio realistico, dimenticando le teorie e le formule da manuale, il testo vi propone nient’altro che un’attenta e cosciente osservazione dei meccanismi odierni, filtrando il tutto con un forte senso critico volto alla praticità delle soluzioni.
Non si tratta dunque di rimpastare modelli passati e pochi affini alle attuali dinamiche socio- economiche, ma si tratta di una chiara esortazione all’impiego delle risorse di cui noi tutti siamo detentori: dalla sfida per la riduzione delle emissioni di Co2, alla lotta alla povertà fino alla salvaguardia per la salute delle persone.
Murray, Grice e Geoff dalle pagine dell’opera definiscono la Social Innovation come un fenomeno che parte dal basso, dalla società moderna virata dalla spinta dirompente della nuova generazione, fatta di giovani caparbi ed entusiasti, pronti a mettersi in gioco . La Social Innovation dunque è un fenomeno irruente e spontaneo che non impone soluzioni astratte ma nuove e concrete possibilità per il miglioramento degli obiettivi mondiali. Dopo il crollo dei vecchi dogmi sociali , divenuti ormai obsoleti, la società mondiale si è trovata a fare i conti con una repentina decadenza dell’intero apparato socio- economico. Per effetto domino, ciò ha portato ad un consequenziale compromissione del lineare andamento del mercato, ad un incremento vertiginoso dei costi e infine alla necessità di reinventarsi.
La sfida che lancia la Social Innovation è quella di riprendersi gli spazi e di attribuirgli nuovi segmenti di esistenza, rielaborando i vecchi modelli.
Fonte http://www.societing.org/wp-content/uploads/Open-Book.pdf
Comunicazione, Potere e Contropotere nella network societyMarco Garoffolo
Il presente articolo formula una serie di fondate ipotesi sull’interazione tra comunicazione e
rapporti di potere nel contesto tecnologico che caratterizza la network society, o “società in rete”.
Partendo da un corpus selezionato di studi sulla comunicazione e da una serie di case study ed
esempi, si giunge alla conclusione che i media siano divenuti lo spazio sociale ove il potere viene
deliberato. Mostrando il legame diretto tra politica, politica dei media, politica dello scandalo e crisi
della legittimità politica in una prospettiva globale. E avanzando l’idea che lo sviluppo di reti di
comunicazione interattiva orizzontale ha favorito l’affermazione di una nuova forma di
comunicazione, la mass self-communication (comunicazione individuale di massa), attraverso
Internet e le reti di comunicazione wireless. In un tale contesto, politiche insurrezionali e
movimenti sociali sono in grado di intervenire con maggiore efficacia nel nuovo spazio di
comunicazione. Sul quale, però, hanno investito anche i media ufficiali o corporate media e la
politica mainstream. Tutto ciò si è tradotto nella convergenza tra mass media e reti di
comunicazione orizzontale. E, più in generale, in uno storico spostamento della sfera pubblica
dall’universo istituzionale al nuovo spazio di comunicazione.
Fonte http://www.caffeeuropa.it/socinrete/castells.pdf
Non è facile immaginare una società in cui l'organizzazione industriale sia equilibrata e compensata da modi di produzione complementari, distinti e ad alto rendimento. Siamo talmente deformati dalle abitudini industriali che non osiamo più scrutare il campo del possibile, e l'idea di rinunciare alla produzione di massa di tutti gli articoli e servizi è per noi come un ritorno alle catene del passato o al mito del buon selvaggio. Ma se vogliamo ampliare il nostro angolo di visuale, adeguandolo alle dimensioni della realtà, dobbiamo ammettere che non esiste un unico modo di utilizzare le scoperte scientifiche, ma per lo meno due, tra loro antinomici.
C'è un uso della scoperta che conduce alla specializzazione dei compiti, alla istituzionalizzazione dei valori, alla centralizzazione del potere: l'uomo diviene l'accessorio della megamacchina, un ingranaggio della burocrazia. Ma c'è un secondo modo di mettere a frutto I invenzione, che accresce il potere e il sapere di ognuno, consentendo a ognuno di esercitare la propria creatività senza per questo negare lo stesso spazio d'iniziativa e di produttività agli altri.
Se vogliamo poter dire qualcosa sul mondo futuro, disegnare i contorni di una società a venire che non sia iperindustriale, dobbiamo riconoscere l'esistenza di scale e limiti naturali. L'equilibrio della vita si dispiega in varie dimensioni; fragile e complesso, non oltrepassa certi limiti. Esistono delle soglie che non si possono superare. La macchina non ha soppresso la schiavitù umana, ma le ha dato una diversa configurazione. Infatti, superato il limite, lo strumento da servitore diviene despota. Oltrepassata la soglia, la società diventa scuola, ospedale, prigione, e comincia la grande reclusione. Occorre individuare esattamente dove si trova, per ogni componente dell'equilibrio globale, questo limite critico. Sarà allora possibile articolare in modo nuovo la millenaria triade dell'uomo, dello strumento e della società. Chiamo società conviviale una società in cui lo strumento moderno sia utilizzabile dalla persona integrata con la collettività, e non riservato a un corpo di specialisti che lo tiene sotto il proprio controllo. Conviviale è la società in cui prevale la possibilità per ciascuno di usare lo strumento per realizzare le proprie intenzioni.
Fonte http://periferiesurbanes.org/wp-content/uploads/2010/08/La-Convivialit%C3%A0.pdf
A RFID web-based infotracing system for the artisanal Italian cheese quality ...Marco Garoffolo
The aim of this study is the integration of an electronic tracing system with a non-destructive quality analysis system for single product of a typical Italian cheese, prepared with buffalo milk and called “Caciottina massaggiata di Amaseno”, a typical diary product of Lazio Region. The tracing and quality information are combined on a web platform to obtain a complete procedure to develop what we define as an “infotracing system”. Quality analyses (chemical, sensorial and spectrophotometric) were carried out on a total of 23 cheese wheels (8 with TAGs) and for three cheese maturation classes (3, 6 or 9 months after production). Two typologies of RFID tags were tested. Results were screened by Partial Least Squares regressions (PLS) on reflectance values for the prediction of chemical content, while classifica- tion of cheese maturation classes (3, 6 or 9 months) was carried out by Partial Least Squares Discriminant Analysis (PLSDA) on reflectance values. The RFID system turned out as effective, reliable and compatible with the production process tool. A good estimation of maturation degree by spectral and chemical analysis was obtained. Moreover an infotracing web-based system was designed to acquire and link basic information that can be made available to the final consumer or to different food chain actors before or after purchasing, using the RFID code to identify the single and specific cheese product. The projected web-based tracing system could improve the products commerce by increasing the information trans- parency for the consumer.
Con un fatturato di oltre 43 miliardi di euro nel 2013, l’Italia è la terza potenza agricola dell’Unione Europa. A dirlo è Eurostat, che ha da poco diffuso l’edizione 2015 del dossier “Agriculture, forestry and fishery statistics”, un rapporto che descrive non solo la produzione agricola, ma anche l’allevamento, la diffusione delle coltivazioni biologiche e l’inquinamento prodotto da questi settori.
Sul fronte del fatturato a primeggiare è la Francia, che nel 2013 ha sfiorato i 57 miliardi di euro, quindi c’è la Germania con 46,2 miliardi e, come detto, l’Italia. È però interessante notare come siano stati raggiunti questi risultati: Parigi e Berlino, infatti, ci sono arrivati coltivando una superficie maggiore di territorio rispetto a quello italiano e dando lavoro a meno persone. In Francia sono destinati a coltivazione e pascolo qualcosa come 27,7 milioni di ettari di territorio, il dato più alto di tutta l’Unione, sui quali lavorano 725mila persone. Mentre sono 523mila i “contadini” tedeschi, che coltivano una superficie pari a poco meno di 17 milioni di ettari. Tra Trento e Palermo, invece, sono 12 milioni gli ettari utilizzati in agricoltura. E gli occupati raggiungono quota 817mila, il terzo valore più alto dell’UE dopo quelli di Polonia e Romania.
Valorizzazione cereali minori di montagna in provincia di bresciaMarco Garoffolo
In passato, l’importante ruolo svolto dalla coltivazione dei cereali minori (orzo, segale, grano saraceno, frumento ecc.) in zone di montagna - nel rifornimento di farine per il sostentamento delle popolazioni alpine - ha garantito per molti anni la gestione del
territorio. Le colture minori sono specie “antiche”, che hanno avuto un ruolo fondamentale nella storia dell’alimentazione umana, oltre a occupare una posizione strategica
nell’origine delle attuali forme coltivate. Purtroppo, dopo gli anni Cinquanta, la coltivazione dei cereali minori nelle zone di montagna è progressivamente calata, lasciando
spazio a colture più remunerative o, peggio ancora, all’abbandono. Tale evoluzione ha portato un cambiamento del paesaggio: là dove i campi sono pianeggianti sono
stati mantenuti a seminativo o a prato stabile; ma dove le caratteristiche pedologiche e strutturali (terreni poco fertili e con molto scheletro, pendenza elevata, difficoltà di accesso,
appezzamenti poco meccanizzabili) il terreno una volta seminato a segale o frumento ha lasciato il posto al rimboschimento delle superfici. Questo ha comportato un abbassamento della diversificazione visiva del paesaggio, con un impoverimento della
biodiversità vegetale e animale. I cereali minori possono essere definiti come piante rustiche, tolleranti a stress ambientali,
capaci di dare una produzione economicamente valida anche in condizioni di modesta fertilità del terreno. Hanno spesso pregevoli caratteristiche qualitative e nutrizionali, che ne fanno ingredienti principali in preparazioni dietetiche e salutistiche, in gradevoli
preparazioni culinarie attorno alle quali si muovono tradizioni popolari e usanze.
http://www.saporidivallecamonica.it/uploads/docs/512b37a2aade4.pdf
L’industria dei brevetti sta prendendo il controllo sul nostro cibo?Marco Garoffolo
L'industria dei brevetti svende il futuro del nostro cibo!
http://www.semirurali.net/modul…/wfdownloads/singlefile.php…
Per chi lo avesse perso l'anno scorso la Rete Semi Rurali ha tradotto in italiano il rapporto sui brevetti che concernono le sementi a cura della coalizione internazionale No patents on Seeds! Lo spunto per il rapporto nasce dal fatto che l'Epo -Ufficio Europeo per i Brevetti- ha concesso migliaia di brevetti su vegetali e sementi, con un numero crescente di brevetti concessi su piante e sementi ottenuti con metodi di miglioramento genetico convenzionali. Dagli anni '80, in Europa, sono stati concessi 2.400 brevetti su vegetali e 1.400 brevetti su animali. 7.500 brevetti su vegetali e 5.000 su animali sono in attesa di concessione. L'Epo ha già concesso più di 120 brevetti su vegetali ottenuti con metodi convenzionali di miglioramento genetico e circa 1000 altre richieste sono in attesa di concessione. Spesso la portata di questi brevetti è molto ampia e prende in considerazione intere filiere, dalla produzione al consumo.
Rapporto Coop 2015
Potremmo abbozzare il titolo del film prendendo in prestito un tema caro ai sociologi: «La fine del ceto medio». Superando definitivamente la «cetomedizzazione» della società, definizione cara a Giuseppe De Rita che negli anni Novanta la coniò per descrivere la crescita di una piccola borghesia del nord-est basata sulla «fabbrichetta» con simpatie leghiste. Nel tradizionale rapporto Coop sui consumi, diffuso oggi a Milano, emerge uno spaccato sociale interessante perché s’intravede per la prima volta un’Italia dinamica dopo sette anni di Grande Crisi seppur estremamente polarizzata su diverse dicotomie: giovani-vecchi, nord-sud, occupati-disoccupati, uomini-donne. Presto per parlare di scenario sudamericano dove le differenze si acuiscono invece che ridursi grazie allo Stato sociale, eppure la tendenza dei consumi rileva come la spesa al carrello diminuisce nonostante una clamorosa flessione dei prezzi al dettaglio operata da tutti i marchi della grande distribuzione. La cartina di tornasole della sparizione del ceto medio sta tutta nel declino del modello dell’ipermercato: store con grandi metrature all’interno di grossi centri commerciali nella cosiddetta cintura urbana....
Fonte
http://www.corriere.it/economia/15_settembre_03/ecco-l-italia-bipolare-consumi-singhiozzo-db924372-5234-11e5-aea2-071d869373e1.shtml
Exploring the production capacity of rooftop gardens (RTGs) in urban agricult...Marco Garoffolo
Exploring the production capacity of rooftop gardens (RTGs)
in urban agriculture: the potential impact on food and nutrition
security, biodiversity and other ecosystem services
in the city of Bologna
Francesco Orsini & Daniela Gasperi & Livia Marchetti &
Chiara Piovene & Stefano Draghetti & Solange Ramazzotti &
Giovanni Bazzocchi & Giorgio Gianquinto
n che modo consumatori
consapevoli possono
contribuire allo sviluppo
sostenibile?
Un’analisi a partire dal
consumo alimentare.
Gianluca Brunori, Adanella Rossi,
Francesca Guidi, Alessandra Lari
I sette principi per un’agricoltura sostenibile descritti nel rapporto di Greenpeace sono:
1. restituire il controllo sulla filiera alimentare a chi produce e chi consuma, strappandolo alle multinazionali dell’agrochimica;
2. sovranità alimentare. L'agricoltura sostenibile contribuisce allo sviluppo rurale e alla lotta contro la fame e la povertà, garantendo alle comunità rurali la disponibilità di alimenti sani, sicuri ed economicamente sostenibili;
3. produrre e consumare meglio: è possibile già oggi, senza impattare sull’ambiente e la salute, garantire sicurezza alimentare e, contemporaneamente, lottare contro gli sprechi alimentari. Occorre diminuire il nostro consumo di carne e minimizzare il consumo di suolo
per la produzione di agro-energia. Dobbiamo anche riuscire ad aumentare le rese dove è necessario, ma con pratiche sostenibili;
4. incoraggiare la (bio)diversità lungo tutta la filiera, dal seme al piatto con interventi a tutto campo, dalla produzione sementiera all’educazione al consumo;
5. proteggere e aumentare la fertilità del suolo, promuovendo le pratiche colturali idonee ed eliminando quelle che invece consumano o avvelenano il suolo stesso;
6. consentire agli agricoltori di tenere sotto controllo parassiti e piante infestanti, affermando e promuovendo quelle pratiche (già esistenti) che garantiscono protezione e rese senza l'impiego di costosi pesticidi chimici che possono danneggiare il suolo, l'acqua,
gli ecosistemi e la salute di agricoltori e consumatori;
7. rafforzare la nostra agricoltura, perché si adatti in maniera efficace il sistema di produzione del cibo in un contesto di cambiamenti climatici e di instabilità economica.
Per contribuire alla crescita dell’agricoltura sostenibile, Greenpeace collabora con agricoltori e comunità rurali.
Le piante come indicatori ambientali manuale tecnico scientificoMarco Garoffolo
Il termine ambiente fu usato per la prima volta agli inizi del 1800 dal poeta danese Jens Bagesen in lingua tedesca con la parola Umwelt: questa deriva dai termini “Um” che
significa attorno e “Welt” mondo, quindi tradotto letteralmente sta ad indicare “il mondo che sta attorno”. Questa affermazione sottintende la presenza centrale di un
osservatore, rappresentato da un qualsiasi organismo vivente, e tende a rappresentare il “mondo” intorno ad esso come l’insieme dei fattori abiotici che lo circondano. Ma
risulta evidente che la distinzione tra essere vivente ed ambiente ha solo un significato operazionale dato che essi costituiscono un insieme inscindibile. Un’evoluzione di tale
visione si ha con l’introduzione del concetto di ecosistema dove biotico e abiotico entrano in interazione a formare un sistema più o meno complesso. Ogni variabile fisica, chimica o biologica in grado di influire sull’ecosistema in toto o sulla vita di un singolo organismo che ne fa parte assume il ruolo di fattore ecologico. Genericamente si
identificano fattori abiotici quali luce, temperatura, umidità, chimismo del suolo e delle acque, ecc. e fattori biotici che includono interazioni intra- e interspecifiche tra viventi.
Alla luce di quanto detto si può ridefinire l’ambiente come “qualsiasi condizione che permetta lo svolgimento delle funzioni che vengono indicate come vita” (PIGNATTI e
TREZZA 2000). L’ambiente si estende su uno spazio fisico euclideo definibile secondo i tre assi cartesiani x y z, ma se consideriamo l’insieme di fattori sopracitati che lo
descrivono ci si trova di fronte ad uno spazio multidimensionale (iperspazio) a n variabili: lo spazio ecologico.