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Comunicare in pubblico, per
il pubblico
Cosa vi preoccupa
maggiormente?
Questo?
Questo?
Questo?
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stati pessimi oratori»
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• Metodo delle domande – efficace soprattutto con obiezioni
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Gestire le obiezioni
Gestire le obiezioni
• Metodo riflessivo – si riformula all’interlocutore la sintesi
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• Metodo della testimonianza – una persona, o categoria di
persone, fa da “testimonial” per superare l’obiezione
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meglio..”
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vantaggio
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esprimere le sue perplessità, la cosa potrebbe essere anche
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spesso abbiamo, proviamo a verificare se è effettivamente
così, oppure non lo sapremo mai”
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• Metodo della compensazione – se non se ne può fare a
meno, si ammette la veridicità dell’obiezione compensando,
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  • 9. Di base, dev’esserci sempre un obiettivo, oppure è una semplice chiacchierata
  • 10. EMITTENTE (chi comunica) CANALE (mezzo scelto) MESSAGGIO (Ciò che si intende comunicare) DESTINATARIO (pubblici a cui ci si rivolge) CONTESTO (sfondo entro cui avviene il processo) CODICE (linguaggio scelto per comunicare)
  • 11. Informazione Dare forma ad una realtà “oggettiva”, data per scontata Non è prevista alcuna forma di costruzione o negoziazione dei significati L’emittente è il soggetto attivo e si rivolge a soggetti passivi Non ci sono scambi di ruoli Non è prevista alcuna forma di ascolto o feedback
  • 12. L’informazione ha bisogno delle 5 w+ 1h perché deve (dovrebbe) essere: Chiara Inequivocabile Completa Accattivante
  • 13. Un telegiornale e mezz’ora di intervento in una conferenza non prevedono feedback, ma gli obiettivi sono totalmente diversi
  • 14. Lo schema delle 5 w + 1H • Cosa? • Dove? • Quando? • Chi? • Perché? • Come? • È efficace quando si racconta un fatto, non quando si descrive un fenomeno complesso
  • 15. Comunicazione “mettere in comune”, condividere innescare uno scambio di informazioni calibrate sull’interlocutore stabilire un contatto empatico con il destinatario della comunicazione Ascoltare
  • 16. Oltre alle componenti dell’info… Deve trarre vantaggio dall’ascolto
  • 18. «Il più grande problema della comunicazione è l’illusione che sia stata fatta». Daniel Davenport
  • 20. Perché la storia? o Perché ha potere sull’identità e sulla percezione delle cose e, se è costruita bene, diventa tradizione e storia sociale che veicola il sensemaking di soggetti e gruppi. o Ogni organizzazione è una comunità discorsiva che configura e riconfigura la propria realtà percepita attraverso le proprie storie
  • 21. Perché la storia? oPerché la memoria è un dispositivo che funziona su vettori narrativi, attraverso un sistema di ancoraggi e sequenze collegate alla stimolazione sensoriale. oLa memoria arricchisce la realtà di ulteriori significati, di mini racconti personali, che condizionano la maggior parte dei comportamenti presenti e futuri.
  • 22. Una storia si ricorda facilmente perché è al tempo stesso un processo cognitivo ed emozionale, quindi attiva entrambi gli emisferi del cervello e li fa lavorare in sintonia.
  • 23. La carica emotiva generata da una storia libera ossitocina che facilita il rilascio di neurotrasmettitori associati a sensazioni di gratificazione piacere e benessere.
  • 24. La narrazione efficace presenta determinati elementi ed è sempre inserita in un «format» che il pubblico ha bisogno di riconoscere
  • 25. EROE - OBIETTIVO OSTACOLI E CRISI RISORSE E AIUTI MOTIVAZIONI SORPRESE E COPI DI SCENA Il meta-copione dell’eroe LA VITTORIA
  • 26. Da «chiacchiere e distintivo» a «chiacchiere distintive»
  • 27. Come si «crea significato?» • Evidenziazione di un terreno/scenario condiviso • Processi di identificazione con un personaggio • Valorizzazione dei contributi (coinvolgimento e partecipazione) • Sollecitazione di link tra esperienze pregresse e situazione attuale
  • 28. Come si «crea significato?» • Dare voce ai timori (non far sentire le persone sole con le loro dietrologie) • Giocare su più livelli informativi (dati, esempi, emozioni) • Sollecitazione dei valori e delle credenze profonde
  • 29. Verbale: Parole, contenuti.. 7% Para Verbale: Tono di voce, ritmo,volume.. 38% Non Verbale: Prossemica, postura del corpo, espressioni.. 55% I livelli espressivi Albert Mehrabian, con le pinze
  • 30. Il «come» pesa più del «cosa» Questo non vuol dire che il cosa non conti, vuol dire che sottovalutare il come penalizzerà il cosa al punto da farlo sparire
  • 32. Ogni speech va preparato con cura e, soprattutto, interiorizzato.
  • 33. «Normalmente impiego tre settimane a preparare un buon discorso improvvisato». Mark Twain
  • 35. la scaletta per raccontare fenomeni complessi • Il concetto-chiave (è l’equivalente del titolo efficace in scrittura) • Lo scenario e l’analisi dell’andamento • Le interrelazioni • La tesi sostenuta • Focus sulle soluzioni proposte e sul futuro
  • 36. Accorgimenti strutturali • Procedere dal noto verso l’ignoto: partire da numeri risaputi o fatti noti • Procedere dal semplice verso il complesso: aiuta anche il processo decisionale • Procedere dal condiviso al discutibile: evitare una frizione iniziale
  • 37. L’esecuzione è composta di 3 macro momenti •Decollo •Volo •Atterraggio
  • 38. Il decollo In questo momento, più che mai, occorre calarsi nella testa degli ascoltatori e dar loro ciò che vogliono o evitare ciò che temono
  • 40. La struttura del discorso e i «tramite» Decollo (o attacco) • Aneddoti, esempi, racconti, metafore, domande, analogie, citazioni, dati, “rottura di schema”, provocazione, spiazzamento, ecc.
  • 41. La curva dell’attenzione cala dopo 20 minuti circa
  • 42. La struttura del discorso e i «tramite» Volo (o corpo) • Mantenere la rotta – lavorare sulla congruenza • Il pubblico non ricorderà mai tutto ciò che dirai, scegli i punti salienti e insisti su quelli
  • 43. La struttura del discorso e i «tramite» Atterraggio (o chiusura) • Va segnalato • Può essere composto di: breve riassunto, invito all’azione, citazione, domanda, presa di impegno, ecc.
  • 44. I comportamenti no • Le premesse (infinite) • «spero di non annoiarvi…» (perché lo pensi??!) • Escursus storico piazzato all’inizio • Esagerata captatio benevolentiae • «se ci fosse altro tempo…» (non hai calcolato bene i tempi)
  • 45. I principi della persuasione applicati al public speaking
  • 46. Robert Cialdini docet • Reciprocità • Consistenza (impegno) • Meccanismo della riprova sociale • Scarsità • Piacevolezza • Autorevolezza (o credibilità della fonte)
  • 47. Accorgimenti • Dare una sensazione di concretezza (eliminare parti introduttive o interlocutorie) • Se è possibile, alzarsi in piedi • Cercare di guardare subito tutti (dividete un grande uditorio in settori) • Scegliere un abbigliamento adeguato
  • 49. Le obiezioni? Sono utili e naturali Si tratta di un riflesso impiegato per: • Resistere all’invasione del proprio “territorio” • Assimilare lentamente i cambiamenti • Darsi importanza • Ottenere informazioni più precise e complete
  • 50. Quando rispondere all’obiezione • Prima che vengano fatte (il partecipante non la sente come “sua” e non è stimolato a difenderla) • Appena effettuate (in generale, è bene rispondere immediatamente all’obiezione per evitare che monopolizzi l’attenzione) • Mai ( a volte l’obiezione è abbastanza debole e, se non le viene data importanza, cadrà da sola durante la lezione)
  • 51. • Metodo delle domande – efficace soprattutto con obiezioni pretestuose – costringe l’interlocutore a valutare analiticamente e razionalmente la propria obiezione • “cosa intende esattamente per?” • “Nello specifico, quale parte di quello che ho detto la lascia perplesso?” • “In relazione a cosa afferma questo?” • “Può aiutarmi a capire meglio quanto ha appena detto?” Gestire le obiezioni
  • 52. Gestire le obiezioni • Metodo riflessivo – si riformula all’interlocutore la sintesi della sua obiezione sotto forma di domanda • “Certo. Lei si sta chiedendo …” • Il concetto può essere così esasperato, minimizzato, esteso, dettagliato, circoscritto.. • “.. Quindi, se ho capito bene, lei non ha mai concluso una cosa buona in tutta la sua vita..”
  • 53. Gestire le obiezioni • Metodo della testimonianza – una persona, o categoria di persone, fa da “testimonial” per superare l’obiezione • “La pensavo così finché io stesso non ho verificato che il mio pensiero era incompleto … e poi mi sono trovato meglio..”
  • 54. Gestire le obiezioni • Metodo boomerang – si ritorce l’obiezione a nostro vantaggio • “Questa formazione non mi serve” • “Infatti l’idea era quella di farla partecipare perché potesse esprimere le sue perplessità, la cosa potrebbe essere anche utile ai suoi colleghi” • “Credo sia un modo stupido di procedere” • “In effetti, quella della stupidità è una tentazione che spesso abbiamo, proviamo a verificare se è effettivamente così, oppure non lo sapremo mai”
  • 55. Gestire le obiezioni • Metodo della compensazione – se non se ne può fare a meno, si ammette la veridicità dell’obiezione compensando, però, con numerosi vantaggi più rilevanti • “Sotto alcuni aspetti quello che dice è vero, ed è anche vero che …”
  • 56. • Usare espressioni che attribuiscono responsabilità a terze persone • “Temo che l’abbiano informata male” • “E’ un peccato che abbiano cercato di disorientarla così …!” Gestire le obiezioni
  • 57. Oddio, c’ho l’anZia… Dal distress all’eustress
  • 58. Una giusta quantità di stress è indispensabile durante una qualsiasi performance
  • 59. Lo stress si può evitare? No!
  • 60. Un evento è stressante nella misura in cui lo viviamo come tale. Ma siamo in grado di ristrutturare il «frame» di riferimento
  • 61. Ridurre lo stress negativo • Prendere confidenza col luogo dello speech • Arrivare prima e provare tutti i supporti • Essere preparati • Aver creato la propria cassetta degli attrezzi • Aver elaborato il piano B (e pure quello C) • Essere coscienti di non dover prendere le obiezioni sul personale • Viverlo come un ottimo modo per continuare a imparare e restare vivi