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Il Dialogo
ARRICCHIRE LO SPAZIO DIALOGICO
CON IL MODELLO TIMEOUT
DOTT.SSA NINA SAARINEN
Programma
1. Sintonizzazione
2. Orientamento allo spazio dialogico
3. Il modello Timeout
4. Dialogo:pratica
5. Riflessioni sul ruolo del facilitatore
Conclusione
Partiamo dallo spazio dialogico come bussola che nel suo insieme apre alle opportunità dialogiche.
Prima attivazione/sintonizzazione: che cosa è il tempo per me? un approfondimento riflessivo in tre tempi in
coppia. Condivisione in dialogo con tutti I partecipanti delle riflessioni emerse nel susseguirsi delle tre
domande. Tutte le dimensioni sono esplorabili in profondità, emerge un tutt’uno, le dimensioni sono
interdipendenti.
Le dimensioni dello spazio dialogico di Tom Arnkil 2019
In che modo il modello timeout arricchisce lo spazio dialogico?
LO SPAZIO DIALOGICO DI TOM ERIK ARNKIL
• Spazio fisico – stare in un cerchio è un modo per poter vedere-ascoltare tutti, si incorpora
l’esperienza dialogica nell’interezza che inlcude lo spazio fisico, c’è un’immediata sintonizzazione
corporea del sistema nervoso.
• Spazio nel tempo – un tempo per ascoltare e sentirsi ascoltati, lasciarsi coinvolgere nei
pensieri, emozioni e sentimenti che ermergono, l’importanza della sintonizzazione a cui
dovremmo dedicare molto più tempo dell’abituale.
• Spazio sociale – chi e come invitiamo, chi invita? Abbiamo presenze orizzontali e verticali,
degli stakeholders. Nella polifonia risuonano gli aspetti demografici, geografici, culturali. Come
individuare la rete: “Chiudete gli occhi è visualizzate le persone a cui vi rivolgereste in caso di
perdita lavoro, separazione divorzio, lutti, malattie gravi? Questa è la vostra rete.Professionisti?
• Spazio discorsivo – il non sapere già, le espressioni sono nel contempo sia risposte sia
inviti, siamo aperti ad essere trasformati insieme, lasciamo il discorso monologico “se solo l’altro
pensasse come me, tutto andrebbe al meglio” I turni di parola permettono di scoprire il proprio
dialogo interiore nel silenzio e apre all’ascolto dell’altro; al pensare insieme. Interrompere l’altro è
interrompere l’ascolto di Sè, diviene una barriera per giungere a pensare; per pensare insieme.
• Spazio mentale – l’altro è di più di quello che mai possiamo afferrare, sapere, l’unicità può
emergere solo nella polifonia grazie alle differenze e nel rispetto incondizionato dell’altro.
Tom Arnkil prende spunto da Ba per descrivere
lo spazio dialogico –
l’ideogramma giapponese Kanji
BA - l’ideogramma giapponese Kanji
• Ba è un ideogramma Kanji la cui parte sinistra significa terra, acqua
bollente o ciò che sta salendo e la cui parte destra significa abilitare.
• Da un lato indica un potenziale e dall'altro una specie di motore che
dà una direzione. La parte destra dell'ideogramma si riferisce alla
filosofia yin e yang della trasformazione permanente.
• La realtà è un susseguirsi di eventi che scorre senza sosta,
scriveva Kitaro Nishida, il filosofo giapponese.
• Uno spazio fisico dove giace un potere nascosto, dove si può
ricevere energia quando ci si immerge.
• Ba è un momento in cui si può vivere un processo di trasformazione
ma anche un emergente.
• Ba è una sorta di atmosfera che rimanda a un particolare
sentimento legato allo spazio e al tempo condivisi di una comunità.
• Ba potrebbe essere assimilato a una sorta di livello di coscienza.
Ikujiro Nonaka – studioso delle organizzazioni ,
della conoscenza
• Per Ikujiro Nonaka, un ba potrebbe essere pensato come uno spazio
condiviso per le relazioni emergenti.
• Questo spazio può essere fisico (ad es. ufficio, spazio commerciale),
mentale (ad es. esperienze condivise, idee, ideali) o qualsiasi combinazione
di essi.
• Ciò che differenzia ba da qualsiasi normale interazione umana è il concetto
di creazione della conoscenza.
• Ba fornisce una prospettiva trascendentale che integra la trasformazione.
• Ba può anche essere pensato come il riconoscimento del Sé in tutto.
Secondo la teoria dell'esistenzialismo, ba è un contesto che racchiude un
significato. Pertanto, consideriamo ba uno spazio condiviso che funge da
base per la creazione di conoscenza.
Il modello timeout come uno spazio dialogico
Come mai abbiamo bisogno del
dialogo?
Mondo complesso Discussione accesa Crisi della democrazia
Come mai abbiamo bisogno del dialogo?
Nel modello Timeout è cruciale condividere:
• la definizione di che cosa intendiamo per dialogo
(definizione non per nulla scontata per le persone)
• le regole come responsabilità di tutti
• le carte volte a facilitare il dialogo per il
facilitatore,
per aver cura del dialogo.
DIALOGO
• Il dialogo è una forma specifica di conversazione che differisce dalla normale
conversazione (semplice scambio), dibattito (chi ha ragione/ torto-
giusto/sbagliato), negoziazione (trovare una soluzione, prendere una decisione)
o ricerca di consenso (mirare all’unanimità).
• Lo scopo del dialogo è di acquisire una migliore comprensione:
dell'argomento, delle altre persone, di sé stessi.
• Nel dialogo riflettiamo sul significato delle cose attraverso le nostre
esperienze individuali; siamo interessati di come lo stesso argomento evoca
diverse esperienze nei partecipanti.
• Nel dialogo cerchiamo di massimizzare l'uguaglianza e la libertà di
espressione dei partecipanti.
”IL MOVIMENTO PER IL DIALOGO”
IN FINLANDIA
Origine e sfondo culturale
Mediazione internazionale dei conflitti (presidente Martti Ahtisaari)
Il dialogo aperto come Sistema di trattamento nell'assistenza psichiatrica
(professor Jaakko Seikkula)
Dialoghi di anticipazione “del futuro” nel servizio sociale (professor Tom Arnkil)
Supervisione dialogica (Aretai Ltd. e Dialogue Academy)
Recenti sviluppi
Modello Timeout (Fondo finlandese per l'innovazione SITRA)
Timeout Foundation
Dialoghi nazionali finlandesi: durante la crisi della pandemia
Centinaia di organizzazioni hanno iniziato a utilizzare il dialogo e a formare
il proprio personale alle abilità di dialogo
LE REGOLE DI BASE DEL DIALOGO TIMEOUT
Ascolta, non interrompere, non avviare conversazioni
collaterali.
Partecipa e usa un linguaggio comune, quotidiano.
Condividi la tua esperienza.
Rivolgiti alle persone e chiedi loro cosa pensano.
Sii presente e favorisci un clima rispetto e di fiducia.
Cerca e costruisci. Affronta con coraggio gli eventuali
conflitti e fai emergere ciò che si trova nascosto.
Esempi di dialoghi Timeout
• Emarginazione
• Cambiamento climatico: cosa ci impedisce di agire?
• Opportunità di lavoro
• Politica di protezione dei minori
• Significato moderno di "essere un finlandese”
• In che modo il pensionamento dal lavoro influisce sul benessere
mentale?
• Spazi pubblici nella città di Espoo
• Buona vita nella Lapponia rurale (Finlandia settentrionale) nel 2030
• Intelligenza artificiale
• Va bene mangiare carne?
• Immigrazione
• Potenza dell’energia:la fusione
• Dialoghi nazionali finlandesi: Corona crisi
Partecipanti finora ...
50.000 persone
300 organizzazioni
• Connettere delle persone diverse
• Ascoltare le esperienze individuali
• Imparare gli uni dagli altri
• Esplorare degli argomenti sensibili
• Sviluppare delle idee
• Preparare le decisioni
Timeout è un opportunità per:
Vantaggi del Timeout
• Offre una bassa soglia di
coinvolgimento
• Possibilità di riunire persone con
background diversi
• Incontro tra pari
• Maggiore empatia e fiducia
• Approfondisce la comprensione degli
argomenti discussi
• Esplorazione sicura delle tensioni
• Maggiore impegno per le soluzioni,
per un obiettivo comune e il
processo decisionale (il dialogo
precede il momento delle decisioni –
decision making)
WWW.TIMEOUTDIALOGUE.FI
CARTE PER FACILITARE
PER DIALOGO
Strumenti pratici: pianificare e facilitare i dialoghi
GUIDA DEL
FORMATORE
SI T R A S T U DIES 197 O C OTO B E R 2 0 2 1
TIMEOUT
INSTRUCTOR’S
GUIDE
Hannele Laaksolahti and Kai Alhanen
Open source: gratuiti e modificabili - liberi
I TO I AR I DIALOGO EL
ALE T TTE E T TTI I
PARTECIPA TI O O LLO TE O
PIA O
Sintonizzarsi consente di incontrarsi in un clima di fiducia, nel quale tutte e tutti i partecipanti
sono sullo stesso piano. La sintonizzazione sposta l'attenzione da altre questioni al momento
presente: lo spazio, le altre persone, l'argomento in discussione. È necessario utilizzare un
tempo adeguato per sintonizzarsi al fine di creare un'atmosfera di fiducia in cui chi partecipa sia
in grado di a condividere le reciproche esperienze.
Chi sei e cosa oggi?
Quali sono le che ti vengono in mente quando pensi a questo argomento?
Quali o associ all'argomento?
Com'è parlare di questo insieme ? In che modo
influenzano il tuo modo di approcciare questo tema?
Qual è di questo dialogo?
7
ODI PER APPROFO DIRE LA CO ER A IO E
CO A FARE CO A DIRE
Trova un argomento specifico sul quale il gruppo possa
discutere in modo più approfondito.
“Abbiamo discusso degli argomenti A, B e C. Per
proseguire nel dialogo con maggiore profondità, su
quale argomento vi piacerebbe focalizzarvi?”
Chiedi ai partecipanti su quali tematiche vorrebbero
migliorare la propria comprensione.
"Quali temi ciascuno di voi vorrebbe comprendere
meglio?"
Incoraggia a far emergere punti di vista che non sono
ancora stati considerati. Possono anche essere motivo di
conflitto o di difficoltà.
"Vi viene in mente qualcosa di cui non abbiamo ancora
discusso in relazione a questo argomento?"
Per orientare la discussione da un livello generale alle
esperienze delle e dei partecipanti, racconta una tua
esperienza personale relativa all'argomento.
"Questa conversazione mi ricorda una mia esperienza in cui
xxxx ... Qualcuna o qualcuno ha esperienze simili o anche
completamente diverse che hanno a che fare col nostro
argomento?"
Aiuta il gruppo ad affrontare su un piano emotivo le
esperienze legate al tema.
"Cosa emerge dentro di voi in relazione a questo
argomento? Che tipo di emozioni evoca questo tema?"
Osserva l'atmosfera della conversazione e il livello di dialogo.
Pensi che le partecipanti e i partecipanti trovino la discussione
interessante e importante?
"Penso che stiamo ancora parlando ad un livello piuttosto
generale. Come potremmo approfondire questa
conversazione? Quale argomento dovremmo approfondire?"
10
CO CL DERE IL DIALOGO
C
Qual è stata la scoperta più importante che hai fatto in questa
conversazione? Dove dovrebbe proseguire questo dialogo e chi dovrebbe
continuarlo?
Abbiamo preso in considerazione temi utili?
Abbiamo considerato diversi punti di vista?
Il nostro dialogo è stato costruttivo?
La nostra comprensione dell'argomento è migliorata?
19
Il dialogo come modalità partecipativa inclusiva
1. I gruppi scelgono uno dei seguenti temi:
a) i piccoli cambiamenti dialogici come sentieri
verso i cambiamenti più grandi
b) l’invito al dialogo come parte cruciale del
processo dialogico
c) il silenzio nel dialogo
1. Concordare l'ordine; tre membri del gruppo
fungono da facilitatori per 15 minuti
(carte 7, 10, 19)
1. Una persona funge da segretario
LE NOSTRE ESPERIENZE DEL MODELLO TIMEOUT
– IL FOCUS SULLA FACILITAZIONE
Il doppio ruolo del facilitatore nel timeout che nel dialgo può portare il proprio punto di vista ha stimolato molte riflessioni:
• L’opportunità per il facilitatore di osservare e ascoltare con maggiore attenzione il divenire del dialogo
• La difficoltà del doppio ruolo; stare dentro e stare fuori, ascoltare sè - ascoltando gli altri, stare nell’interregno, percepito
anche come un piacevole allenamento, entrare e uscire con naturalezza
• Valutare come facilitatore se i propri punti di vista fossero a sostegno del dialogo
• Il piacere come facilitatore di sentirsi parte del gruppo
• Il piacere di condividere la faciltazione fra I tre partecipanti, osservando diversi stili
( sintonizzazione-approfondimento-conclusione)
• L’apertura nella sintonizzazione è intrisa di maggiore incertezza
• Accorgersi come il gruppo si orienta da sè – “non coglieva le mie proposte”
• Riflettere sulla differenza fra facilitare e condurre: quanto si orienta il gruppo?
• Preoocupazione di non lasciare uno spazio equo ai partecipanti, saper attivare I silenziosi
• Mi è piaciuto tantissimo avere una traccia; ho sempre avuto timore di questo ruolo, invece qui ho sentito che
C’è la posso fare
• Accresce la fiducia nel gruppo, nel processo del dialogo, nel suo essere come un’onda
LE NOSTRE ESPERIENZE DEL MODELLO TIMEOUT
– IL FOCUS SUL SENTIRSI FACILITATI
• Un fluire facile del dialogo anche senza una sequenza ma a random
• Mi sentivo in uno spazio sicuro
• Tranquillità
• Tempo per le parole – rilassante
• Piacevole; tutti si ascoltavano e riportavano parole degli altri
• Sentire il fluire delle riflessioni, le tante esperienze rilanciavano altre
• Ci si concentra maggiormente su ciò che si dice
• Ci si riporta al tema
• La sorpresa di come su un tema ci fossero tanti punti di vista, molte sfaccettature
• Una nuova comprensione, nuove idee rispetto ai temi
• Un sentimento di gioco di squadra
• Non giudizio, non trarre conclusioni, piacevole curiosità
• Mi piace tanto, sentire di stare al proprio posto
IL RUOLO DEL SEGRETARIO
https://www.sitra.fi/en/publications/lockdown-dialogues/
https://valtioneuvosto.fi/en/-/10623/summary-of-lockdown-
dialogues-gives-an-overview-of-the-current-situation-in-society
https://oecd-opsi.org/wp-
content/uploads/2021/09/Anticipatory-Innovation-
Governance-in-Finland.pdf
• Difficoltà nello scrivere “tutto”
• Stare in silenzio fino alla fine
• Opportunità di seguire il dialogo – a volte era difficile trovare un significato perchè le rilflessioni erano poste
In modo aperto, I partecipanti si capivano ma a scrivere nasceva la questione scrivo ciò che dicono o cosa intendono
• Come scrivere e come mai scrivere?
• Avere degli osservatori?
Timeout è stato utilizzato in ambito dell’esperienza finlandese:
Esempi di come trarre dagli appunti un report:
I TEMI - IL SILENZIO
Il silenzio è sempre un momento pesante da reggere, viene quasi l’emergenza di interrompere questo momento.
Il percorso finito mi ha permesso di tollerarlo di più e di accettarlo.Per dargli un signficato bisognerebbe che tutto
il gruppo condividesse questa impostazione.
Molto difficile avere dei momenti di silenzio spesso capita che ci si sovrapponga.Lo si vive più con l’utenza quasi mai
con I colleghi. A volte pensare riflettere su quello che sta avvenendo diventa necessario. Il silenzio capita raramente
in ambito lavorativo la dove presente ha un suo significato ricco di contenuti, soprattutto nei colloqui con il paziente e mi fa
arrabbiare quando questo momento viene interrotto.
Il silenzio è anche un momento di rispetto.
Evoca un momento di tristezza, quando non viene data questa opportunità; l’approccio dialogico permette maggiore
attenzione e rispetto verso le persone.
Ho scelto questo tema perchè è quello meno affrontato nel corso degli anni della formazione.Nel mio equipe l’obbligo
di dover parlare, generalmente quelle che di solito rimanevano in silenzio, molti si sono mostrati in difficoltà e si sono
Rifiutati di parlare.La regola che la persona poteva anche rimanere in silenzio non è stata esplicitata.
L’imporatanza di non interrompere l’altro, ascoltare il proprio silenzio interiore che permette all’altro di comunicare
per poi comunicare alla propria volta.
Il silenzio è un valore?
Ai pasti in famiglia colgo il momento del silenzio per poter parlare.
Sento la necessità del silenzio sopratutto in questo momento in ambito lavorativo dove ormai c’è un esigenza da parte
di tutti in maniera frenetica di sovrapporsi e dire la propria parola anche in modo noioso.
Non c’è rispetto per il silenzio, il rispetto per questo momento non viene visto e considerato come valore aggiunto,
in famiglia se non si parla; come mai non parli? Al lavoro se non hai niente da dire, parlo io.
E’ faticoso non vedere rispettato il proprio bisogno di silenzio.
Mi sono accorto che se sto in silenzio oltre a conoscere gli altri, mi faccio spazio dentro.Il silenzio può essere anche
un momento di crescita, in gruppo, perchè il silenzio da solo mi da da fare ed è un pò scomodo.
Il dover imporre il silenzio, la sua necessità come valore, in ambito lavorativo non è facile ci vuole tempo essere direttivi
ma non troppo.
Ci vuole empatia per riconoscere il silenzio, tutti siamo vittime e carnefici non lo concediamo, non lo rispettiamo.
Non viene mai data l’indicazione del tempo di parola a ciascuno, riconoscendo il silenzio come momento integrante
del dialogo.
In che modo posso conoscere quella posizione di silenzio? La coesistenza del silenzio nelle riunioni.
Il silenzio mi ha sempre messo a disagio nell’infanzia e nell’adolescenza, un vuoto da riempire di pensiero. La mia mamma
parlava con il silenzio, toglieva la relazione, silenzio come mancanza, non come ricchezza.
Ascolto quando in silenzio quando l’altro parla, senza interrompere, ma qualcuno è in silenzio mettendosi all’esterno, non
in relazione. Nell’equipe si sta il silenzio per ripartire dopo un momento di analisi per riflettere meglio.
A volte il silenzio è molto rumoroso, leggo troppe cose nel silenzio.
Il silenzio come forma di preghiera, il silenzio degli innamorati, se colto è quasi più profondo delle parole. Il silenzio non
esiste come assenza, è assenza di parola, comunica, non si può non comunicare.
Il silenzio provoca rabbia, chi dice non a parole, poi dice, perchè quella persona non vuole esporsi?
Il silenzio è come nella musica, suono/pausa, è se il silenzio fuori è ricco o per me troppo forte la musica non riesce bene,
come si definiscono le pause, indicate dal direttore d’orchestra?
Per fare in modo che il silenzio non diventi persecutorio “non parla ma chi sa cosa pensa?” possiamo dire all’inzio
che il silenzio è ammesso, potrebbe avere un senso e un valore esplicitarla come regola del dialogo.
Nel dialogo nei momenti di silenzio ho fatica a stare nel silenzio, mi piacerebbe intervenire, vorrei riempire lo spazio di
silenzio, vorrei trovare soluzioni d’istinto.
Nel dialogo è rimbombante, opprimente, in alcuni dialoghi si apprezza in altri risuona tantissimo più delle parole.
Adoro il silenzio, nel tempo che dedico a me stessa. Nel dialgo a volte sortisce disagio, può far pensare a tante cose.
Può mettere in difficoltà chi ascolta, da spazio all’immaginazione.Può essere destabilizzante, rumoroso.
Il silenzio può essere ostile, di sedimantazione, tempo per ragionare su qualcosa di meditato. Nel tempo ho cercato di
Viverlo diversamente, stare insieme per ripensare a quello detto dall’altro.
Quando pensi di aver detto tutto dopo un momento di silenzio per esperienza vengono fuori le idee più interessanti
è curioso perchè emerge quello che pensano gli altri.
Oggi molto faticoso ma necessario per capire come viene letto dall’altro. Se dò un significato e lo condivido, elimino le
interpretazioni soggettive che potrebbero creare incomprensioni.
Evoca la soggettività e arricchisce I punti di vista altrui.
Spesso si riempie il silenzio con soluzioni e risposte in una logica prestazionale, invece di dare spazio per l’altro
di emergere, perchè le cose decantino.
Bisogna approfondire la potenzialità del silenzio.
PER CHI VOLESSE APPROFONDIRE
https://www.timeoutdialogue.fi/timeout-material-in-italian/
RIASSUNTO DELLE DIMENSIONI
DELLO SPAZIO DIALOGICO
– ARTICOLO DI TOM ARNKIL 2019
• Il contesto fisico non è così innocente come potrebbe sembrare: "incarna" le idee.
• Chi è interessato a Foucault penserà alla genealogia: per esempio, quale “teoria” degli
incontri e delle comunicazioni umane si “solidifica” nella disposizione fisica data.
• Per i dialoghi, vogliamo trovare un luogo di incontro appropriato, percepito come sicuro e
organizzarlo in modo da assicurare che tutti si vedano e si ascoltino, garantendo la
flessibilità per delle discussioni in piccoli gruppi.
• Gli spazi e le disposizioni fisiche non consentono o inibiscono la dialogicità in quanto tale,
ma possono aumentare o ostacolare le possibilità in modo significativo.
• Hai partecipato a seminari in auditorium con le presentazioni sul podio, senza spazi di
discussione? Queste potrebbero non essere la combinazione di spazi fisici più favorevole al
dialogo.
LO SPAZIO FISICO
• Un dialogo profondo richiederà più di un paio di minuti, anche tra due sole persone, e più
tempo con più persone presenti a discutere di questioni importanti e soprattutto affinchè
tutte le voci possano essere apprezzate ed ascoltate.
• Differiscono nella frequenza con più incontri (come nel Dialogo Aperto) o con un solo
incontro (come nel Dialogo Anticipatorio).
• I partecipanti hanno un tempo pari di parola, tutti possono sentirsi ascoltati e ascoltare
• Vi è la separazione tra parlare e ascoltare, questo attiva il dialogo interiore e l’ascolto
responsivo; ci si ascolta entrando in contatto con sè per poter ascoltare l’altro.
Questa pratica, originariamente ispirata dal lavoro di Tom Andersen, mira a creare spazio per
l'ascolto di voci sia esterne che interne.
LO SPAZIO NEL TEMPO
Spazio sociale di presenza: creazione di un ambiente sicuro e accogliente, un’atmosfera che incoraggia
una sensazione di «noi qui ora insieme»
• La relazione è il punto di partenza
• L'aspetto dell'inclusione e dell'esclusione è fondamentale
• Chi sono le persone significative?
• Chi li indica e perché?
• Una polifonia di voci è presente anche nei dialoghi fra due persone
• Oltre a partecipare ai dialoghi tra le persone presenti, ogni partecipante partecipa a dialoghi con le
proprie voci interiori.
Integrare lavoro professionale e piani d'azione:
1. Orizzontale: competenza, funzione, pari.
2. Verticale: grado, classe, anzianità, autorità, potere.
3. Stakeholder: partner, circoscrizioni elettorali, catena del valore, comunità.
4. Demografia: genere, generazione, nazionalità, cultura, personalità, ideologia.
5. Geografico: posizione, regione, mercati, distanza.
LO SPAZIO SOCIALE
• Tutte le espressioni, non solo quelle verbali, sono simultaneamente
una risposta e un invito a rispondere (Bakthin, 1984):
• Nel discorso autoritario gli enunciati sono finiti senza che l'ascoltatore
si unisca per svilupparli, non richiedono o accolgono altri enunciati per
modificarli. “Dovresti riconoscere l'autorità di chi parla e gli altri sono
invitati ad assorbire le idee”.
• Nel discorso dialogico, invece, gli enunciati sono aperti e invitano a
modifiche e persino a giocarci.
LO SPAZIO DISCORSIVO
• I partecipanti sperimentano nelle risposte di essere trattati come
persone uniche, degne di essere ascoltate invece di percepirsi come
meri destinatari:
• L’unicità psicologica (Shotter, 1993)
• Importanza della differenza per la dialogicità (Bakhtin, 1984)
• L'Altro è sempre più di quanto si possa afferrare (Levinas, 2004)
• Lascia spazio all'intuizione
• Abbiate la certezza di non sapere
• Rispetterò incondizionatamente la tua alterità»
vs Ti ascolterò, se...
• Rispettare gli individui relazionali unici
• Evitare forti convinzioni e discorsi autoritari
• Essere consapevoli dei rischi delle categorizzazioni
LO SPAZIO MENTALE
• Le emozioni sono contagiose
• Come corpo sono incarnata nelle relazioni, ci sintonizziamo l'uno
con l'altro senza sforzi e tutto il tempo (Seikkula et al, 2015)
• Anche se non possiamo leggerci i sentimenti a vicenda, possiamo
provarli
• Comprensione più ricca se rimaniamo aperti a più voci (natura
polifonica della verità)
• Essere rispettosi, curiosi ed empatici
• Prerequisiti ed esiti delle pratiche dialogiche
LO SPAZIO MENTALE
• Ai partecipanti dovrebbe essere data la possibilità di pensare da soli
• Includi riflessioni
• Tutti hanno la possibilità di condividere
• Usa i nomi degli altri
• Parla solo una persona alla volta
• Non esiste un'unica risposta giusta
• Essere consapevoli - nel momento presente
• Disporre il luogo fisico per renderlo adatto al dialogo
• Assicurarsi che ci sia tempo adeguato e che sia “distribuito” in modo favorevole al dialogo
• Includere le persone significative e aiutarle a inserirsi nello spazio sociale di presenza
• Incoraggiare lo spazio mentale aperto per rispettosa curiosità ed empatia
• Conservare il discorso dialogico insieme agli altri negli incontri e scongiurare il discorso autorevole
LINEE GUIDA GENERALI
• Rifletti, Sii rispettoso, curioso e sensibile
• Evita i commenti giudicanti
• Rispetta il silenzio
• Ripeti le parole dell’altro; sono sempre diverse nella tua voce e il riascoltarli permette
di ascoltare sè stessi con uno nuovo sguardo
• Nel gruppo riflessivo del cerchio interno, lo sguardo non è diretto ai partecipanti nel
cerchio esterno: nel cerchio esterno I partecipanti sono liberi di ascoltare se e come
lo desiderano. (T.Andersen):
• Formula le idee soggettivamente e in forma ipotetica:
"Potrebbe essere quello...?"
“Mi sembra come se…”
“Non ne sono sicuro, ma forse…”
“Mi chiedo se...”
Ascolto responsivo
• Parla lentamente e rendi brevi le tue riflessioni
• Fai brevi pause (5 sec) tra un relatore e l'altro
• Parla in prima persona, in modo personale
• Esprimi un dialogo interiore; “nel mentre vi ascoltavo, mi veniva in
mente…”
• Differenze e la polifonia sono utili
• Fai emergere delle idee complementari o addirittura contrarie
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BOLOGNA TIME OUT

  • 1. Il Dialogo ARRICCHIRE LO SPAZIO DIALOGICO CON IL MODELLO TIMEOUT DOTT.SSA NINA SAARINEN
  • 2. Programma 1. Sintonizzazione 2. Orientamento allo spazio dialogico 3. Il modello Timeout 4. Dialogo:pratica 5. Riflessioni sul ruolo del facilitatore Conclusione
  • 3. Partiamo dallo spazio dialogico come bussola che nel suo insieme apre alle opportunità dialogiche. Prima attivazione/sintonizzazione: che cosa è il tempo per me? un approfondimento riflessivo in tre tempi in coppia. Condivisione in dialogo con tutti I partecipanti delle riflessioni emerse nel susseguirsi delle tre domande. Tutte le dimensioni sono esplorabili in profondità, emerge un tutt’uno, le dimensioni sono interdipendenti. Le dimensioni dello spazio dialogico di Tom Arnkil 2019 In che modo il modello timeout arricchisce lo spazio dialogico?
  • 4. LO SPAZIO DIALOGICO DI TOM ERIK ARNKIL • Spazio fisico – stare in un cerchio è un modo per poter vedere-ascoltare tutti, si incorpora l’esperienza dialogica nell’interezza che inlcude lo spazio fisico, c’è un’immediata sintonizzazione corporea del sistema nervoso. • Spazio nel tempo – un tempo per ascoltare e sentirsi ascoltati, lasciarsi coinvolgere nei pensieri, emozioni e sentimenti che ermergono, l’importanza della sintonizzazione a cui dovremmo dedicare molto più tempo dell’abituale. • Spazio sociale – chi e come invitiamo, chi invita? Abbiamo presenze orizzontali e verticali, degli stakeholders. Nella polifonia risuonano gli aspetti demografici, geografici, culturali. Come individuare la rete: “Chiudete gli occhi è visualizzate le persone a cui vi rivolgereste in caso di perdita lavoro, separazione divorzio, lutti, malattie gravi? Questa è la vostra rete.Professionisti? • Spazio discorsivo – il non sapere già, le espressioni sono nel contempo sia risposte sia inviti, siamo aperti ad essere trasformati insieme, lasciamo il discorso monologico “se solo l’altro pensasse come me, tutto andrebbe al meglio” I turni di parola permettono di scoprire il proprio dialogo interiore nel silenzio e apre all’ascolto dell’altro; al pensare insieme. Interrompere l’altro è interrompere l’ascolto di Sè, diviene una barriera per giungere a pensare; per pensare insieme. • Spazio mentale – l’altro è di più di quello che mai possiamo afferrare, sapere, l’unicità può emergere solo nella polifonia grazie alle differenze e nel rispetto incondizionato dell’altro.
  • 5. Tom Arnkil prende spunto da Ba per descrivere lo spazio dialogico – l’ideogramma giapponese Kanji
  • 6. BA - l’ideogramma giapponese Kanji • Ba è un ideogramma Kanji la cui parte sinistra significa terra, acqua bollente o ciò che sta salendo e la cui parte destra significa abilitare. • Da un lato indica un potenziale e dall'altro una specie di motore che dà una direzione. La parte destra dell'ideogramma si riferisce alla filosofia yin e yang della trasformazione permanente. • La realtà è un susseguirsi di eventi che scorre senza sosta, scriveva Kitaro Nishida, il filosofo giapponese. • Uno spazio fisico dove giace un potere nascosto, dove si può ricevere energia quando ci si immerge. • Ba è un momento in cui si può vivere un processo di trasformazione ma anche un emergente. • Ba è una sorta di atmosfera che rimanda a un particolare sentimento legato allo spazio e al tempo condivisi di una comunità. • Ba potrebbe essere assimilato a una sorta di livello di coscienza.
  • 7. Ikujiro Nonaka – studioso delle organizzazioni , della conoscenza • Per Ikujiro Nonaka, un ba potrebbe essere pensato come uno spazio condiviso per le relazioni emergenti. • Questo spazio può essere fisico (ad es. ufficio, spazio commerciale), mentale (ad es. esperienze condivise, idee, ideali) o qualsiasi combinazione di essi. • Ciò che differenzia ba da qualsiasi normale interazione umana è il concetto di creazione della conoscenza. • Ba fornisce una prospettiva trascendentale che integra la trasformazione. • Ba può anche essere pensato come il riconoscimento del Sé in tutto. Secondo la teoria dell'esistenzialismo, ba è un contesto che racchiude un significato. Pertanto, consideriamo ba uno spazio condiviso che funge da base per la creazione di conoscenza.
  • 8. Il modello timeout come uno spazio dialogico
  • 9. Come mai abbiamo bisogno del dialogo?
  • 10. Mondo complesso Discussione accesa Crisi della democrazia Come mai abbiamo bisogno del dialogo?
  • 11. Nel modello Timeout è cruciale condividere: • la definizione di che cosa intendiamo per dialogo (definizione non per nulla scontata per le persone) • le regole come responsabilità di tutti • le carte volte a facilitare il dialogo per il facilitatore, per aver cura del dialogo.
  • 12. DIALOGO • Il dialogo è una forma specifica di conversazione che differisce dalla normale conversazione (semplice scambio), dibattito (chi ha ragione/ torto- giusto/sbagliato), negoziazione (trovare una soluzione, prendere una decisione) o ricerca di consenso (mirare all’unanimità). • Lo scopo del dialogo è di acquisire una migliore comprensione: dell'argomento, delle altre persone, di sé stessi. • Nel dialogo riflettiamo sul significato delle cose attraverso le nostre esperienze individuali; siamo interessati di come lo stesso argomento evoca diverse esperienze nei partecipanti. • Nel dialogo cerchiamo di massimizzare l'uguaglianza e la libertà di espressione dei partecipanti.
  • 13. ”IL MOVIMENTO PER IL DIALOGO” IN FINLANDIA Origine e sfondo culturale Mediazione internazionale dei conflitti (presidente Martti Ahtisaari) Il dialogo aperto come Sistema di trattamento nell'assistenza psichiatrica (professor Jaakko Seikkula) Dialoghi di anticipazione “del futuro” nel servizio sociale (professor Tom Arnkil) Supervisione dialogica (Aretai Ltd. e Dialogue Academy) Recenti sviluppi Modello Timeout (Fondo finlandese per l'innovazione SITRA) Timeout Foundation Dialoghi nazionali finlandesi: durante la crisi della pandemia Centinaia di organizzazioni hanno iniziato a utilizzare il dialogo e a formare il proprio personale alle abilità di dialogo
  • 14. LE REGOLE DI BASE DEL DIALOGO TIMEOUT Ascolta, non interrompere, non avviare conversazioni collaterali. Partecipa e usa un linguaggio comune, quotidiano. Condividi la tua esperienza. Rivolgiti alle persone e chiedi loro cosa pensano. Sii presente e favorisci un clima rispetto e di fiducia. Cerca e costruisci. Affronta con coraggio gli eventuali conflitti e fai emergere ciò che si trova nascosto.
  • 15. Esempi di dialoghi Timeout • Emarginazione • Cambiamento climatico: cosa ci impedisce di agire? • Opportunità di lavoro • Politica di protezione dei minori • Significato moderno di "essere un finlandese” • In che modo il pensionamento dal lavoro influisce sul benessere mentale? • Spazi pubblici nella città di Espoo • Buona vita nella Lapponia rurale (Finlandia settentrionale) nel 2030 • Intelligenza artificiale • Va bene mangiare carne? • Immigrazione • Potenza dell’energia:la fusione • Dialoghi nazionali finlandesi: Corona crisi Partecipanti finora ... 50.000 persone 300 organizzazioni
  • 16. • Connettere delle persone diverse • Ascoltare le esperienze individuali • Imparare gli uni dagli altri • Esplorare degli argomenti sensibili • Sviluppare delle idee • Preparare le decisioni Timeout è un opportunità per:
  • 17. Vantaggi del Timeout • Offre una bassa soglia di coinvolgimento • Possibilità di riunire persone con background diversi • Incontro tra pari • Maggiore empatia e fiducia • Approfondisce la comprensione degli argomenti discussi • Esplorazione sicura delle tensioni • Maggiore impegno per le soluzioni, per un obiettivo comune e il processo decisionale (il dialogo precede il momento delle decisioni – decision making)
  • 18. WWW.TIMEOUTDIALOGUE.FI CARTE PER FACILITARE PER DIALOGO Strumenti pratici: pianificare e facilitare i dialoghi GUIDA DEL FORMATORE SI T R A S T U DIES 197 O C OTO B E R 2 0 2 1 TIMEOUT INSTRUCTOR’S GUIDE Hannele Laaksolahti and Kai Alhanen Open source: gratuiti e modificabili - liberi
  • 19. I TO I AR I DIALOGO EL ALE T TTE E T TTI I PARTECIPA TI O O LLO TE O PIA O Sintonizzarsi consente di incontrarsi in un clima di fiducia, nel quale tutte e tutti i partecipanti sono sullo stesso piano. La sintonizzazione sposta l'attenzione da altre questioni al momento presente: lo spazio, le altre persone, l'argomento in discussione. È necessario utilizzare un tempo adeguato per sintonizzarsi al fine di creare un'atmosfera di fiducia in cui chi partecipa sia in grado di a condividere le reciproche esperienze. Chi sei e cosa oggi? Quali sono le che ti vengono in mente quando pensi a questo argomento? Quali o associ all'argomento? Com'è parlare di questo insieme ? In che modo influenzano il tuo modo di approcciare questo tema? Qual è di questo dialogo? 7
  • 20. ODI PER APPROFO DIRE LA CO ER A IO E CO A FARE CO A DIRE Trova un argomento specifico sul quale il gruppo possa discutere in modo più approfondito. “Abbiamo discusso degli argomenti A, B e C. Per proseguire nel dialogo con maggiore profondità, su quale argomento vi piacerebbe focalizzarvi?” Chiedi ai partecipanti su quali tematiche vorrebbero migliorare la propria comprensione. "Quali temi ciascuno di voi vorrebbe comprendere meglio?" Incoraggia a far emergere punti di vista che non sono ancora stati considerati. Possono anche essere motivo di conflitto o di difficoltà. "Vi viene in mente qualcosa di cui non abbiamo ancora discusso in relazione a questo argomento?" Per orientare la discussione da un livello generale alle esperienze delle e dei partecipanti, racconta una tua esperienza personale relativa all'argomento. "Questa conversazione mi ricorda una mia esperienza in cui xxxx ... Qualcuna o qualcuno ha esperienze simili o anche completamente diverse che hanno a che fare col nostro argomento?" Aiuta il gruppo ad affrontare su un piano emotivo le esperienze legate al tema. "Cosa emerge dentro di voi in relazione a questo argomento? Che tipo di emozioni evoca questo tema?" Osserva l'atmosfera della conversazione e il livello di dialogo. Pensi che le partecipanti e i partecipanti trovino la discussione interessante e importante? "Penso che stiamo ancora parlando ad un livello piuttosto generale. Come potremmo approfondire questa conversazione? Quale argomento dovremmo approfondire?" 10
  • 21.
  • 22.
  • 23. CO CL DERE IL DIALOGO C Qual è stata la scoperta più importante che hai fatto in questa conversazione? Dove dovrebbe proseguire questo dialogo e chi dovrebbe continuarlo? Abbiamo preso in considerazione temi utili? Abbiamo considerato diversi punti di vista? Il nostro dialogo è stato costruttivo? La nostra comprensione dell'argomento è migliorata? 19
  • 24. Il dialogo come modalità partecipativa inclusiva 1. I gruppi scelgono uno dei seguenti temi: a) i piccoli cambiamenti dialogici come sentieri verso i cambiamenti più grandi b) l’invito al dialogo come parte cruciale del processo dialogico c) il silenzio nel dialogo 1. Concordare l'ordine; tre membri del gruppo fungono da facilitatori per 15 minuti (carte 7, 10, 19) 1. Una persona funge da segretario
  • 25. LE NOSTRE ESPERIENZE DEL MODELLO TIMEOUT – IL FOCUS SULLA FACILITAZIONE Il doppio ruolo del facilitatore nel timeout che nel dialgo può portare il proprio punto di vista ha stimolato molte riflessioni: • L’opportunità per il facilitatore di osservare e ascoltare con maggiore attenzione il divenire del dialogo • La difficoltà del doppio ruolo; stare dentro e stare fuori, ascoltare sè - ascoltando gli altri, stare nell’interregno, percepito anche come un piacevole allenamento, entrare e uscire con naturalezza • Valutare come facilitatore se i propri punti di vista fossero a sostegno del dialogo • Il piacere come facilitatore di sentirsi parte del gruppo • Il piacere di condividere la faciltazione fra I tre partecipanti, osservando diversi stili ( sintonizzazione-approfondimento-conclusione) • L’apertura nella sintonizzazione è intrisa di maggiore incertezza • Accorgersi come il gruppo si orienta da sè – “non coglieva le mie proposte” • Riflettere sulla differenza fra facilitare e condurre: quanto si orienta il gruppo? • Preoocupazione di non lasciare uno spazio equo ai partecipanti, saper attivare I silenziosi • Mi è piaciuto tantissimo avere una traccia; ho sempre avuto timore di questo ruolo, invece qui ho sentito che C’è la posso fare • Accresce la fiducia nel gruppo, nel processo del dialogo, nel suo essere come un’onda
  • 26. LE NOSTRE ESPERIENZE DEL MODELLO TIMEOUT – IL FOCUS SUL SENTIRSI FACILITATI • Un fluire facile del dialogo anche senza una sequenza ma a random • Mi sentivo in uno spazio sicuro • Tranquillità • Tempo per le parole – rilassante • Piacevole; tutti si ascoltavano e riportavano parole degli altri • Sentire il fluire delle riflessioni, le tante esperienze rilanciavano altre • Ci si concentra maggiormente su ciò che si dice • Ci si riporta al tema • La sorpresa di come su un tema ci fossero tanti punti di vista, molte sfaccettature • Una nuova comprensione, nuove idee rispetto ai temi • Un sentimento di gioco di squadra • Non giudizio, non trarre conclusioni, piacevole curiosità • Mi piace tanto, sentire di stare al proprio posto
  • 27. IL RUOLO DEL SEGRETARIO https://www.sitra.fi/en/publications/lockdown-dialogues/ https://valtioneuvosto.fi/en/-/10623/summary-of-lockdown- dialogues-gives-an-overview-of-the-current-situation-in-society https://oecd-opsi.org/wp- content/uploads/2021/09/Anticipatory-Innovation- Governance-in-Finland.pdf • Difficoltà nello scrivere “tutto” • Stare in silenzio fino alla fine • Opportunità di seguire il dialogo – a volte era difficile trovare un significato perchè le rilflessioni erano poste In modo aperto, I partecipanti si capivano ma a scrivere nasceva la questione scrivo ciò che dicono o cosa intendono • Come scrivere e come mai scrivere? • Avere degli osservatori? Timeout è stato utilizzato in ambito dell’esperienza finlandese: Esempi di come trarre dagli appunti un report:
  • 28. I TEMI - IL SILENZIO Il silenzio è sempre un momento pesante da reggere, viene quasi l’emergenza di interrompere questo momento. Il percorso finito mi ha permesso di tollerarlo di più e di accettarlo.Per dargli un signficato bisognerebbe che tutto il gruppo condividesse questa impostazione. Molto difficile avere dei momenti di silenzio spesso capita che ci si sovrapponga.Lo si vive più con l’utenza quasi mai con I colleghi. A volte pensare riflettere su quello che sta avvenendo diventa necessario. Il silenzio capita raramente in ambito lavorativo la dove presente ha un suo significato ricco di contenuti, soprattutto nei colloqui con il paziente e mi fa arrabbiare quando questo momento viene interrotto. Il silenzio è anche un momento di rispetto. Evoca un momento di tristezza, quando non viene data questa opportunità; l’approccio dialogico permette maggiore attenzione e rispetto verso le persone. Ho scelto questo tema perchè è quello meno affrontato nel corso degli anni della formazione.Nel mio equipe l’obbligo di dover parlare, generalmente quelle che di solito rimanevano in silenzio, molti si sono mostrati in difficoltà e si sono Rifiutati di parlare.La regola che la persona poteva anche rimanere in silenzio non è stata esplicitata.
  • 29. L’imporatanza di non interrompere l’altro, ascoltare il proprio silenzio interiore che permette all’altro di comunicare per poi comunicare alla propria volta. Il silenzio è un valore? Ai pasti in famiglia colgo il momento del silenzio per poter parlare. Sento la necessità del silenzio sopratutto in questo momento in ambito lavorativo dove ormai c’è un esigenza da parte di tutti in maniera frenetica di sovrapporsi e dire la propria parola anche in modo noioso. Non c’è rispetto per il silenzio, il rispetto per questo momento non viene visto e considerato come valore aggiunto, in famiglia se non si parla; come mai non parli? Al lavoro se non hai niente da dire, parlo io. E’ faticoso non vedere rispettato il proprio bisogno di silenzio. Mi sono accorto che se sto in silenzio oltre a conoscere gli altri, mi faccio spazio dentro.Il silenzio può essere anche un momento di crescita, in gruppo, perchè il silenzio da solo mi da da fare ed è un pò scomodo. Il dover imporre il silenzio, la sua necessità come valore, in ambito lavorativo non è facile ci vuole tempo essere direttivi ma non troppo. Ci vuole empatia per riconoscere il silenzio, tutti siamo vittime e carnefici non lo concediamo, non lo rispettiamo.
  • 30. Non viene mai data l’indicazione del tempo di parola a ciascuno, riconoscendo il silenzio come momento integrante del dialogo. In che modo posso conoscere quella posizione di silenzio? La coesistenza del silenzio nelle riunioni. Il silenzio mi ha sempre messo a disagio nell’infanzia e nell’adolescenza, un vuoto da riempire di pensiero. La mia mamma parlava con il silenzio, toglieva la relazione, silenzio come mancanza, non come ricchezza. Ascolto quando in silenzio quando l’altro parla, senza interrompere, ma qualcuno è in silenzio mettendosi all’esterno, non in relazione. Nell’equipe si sta il silenzio per ripartire dopo un momento di analisi per riflettere meglio. A volte il silenzio è molto rumoroso, leggo troppe cose nel silenzio. Il silenzio come forma di preghiera, il silenzio degli innamorati, se colto è quasi più profondo delle parole. Il silenzio non esiste come assenza, è assenza di parola, comunica, non si può non comunicare. Il silenzio provoca rabbia, chi dice non a parole, poi dice, perchè quella persona non vuole esporsi?
  • 31. Il silenzio è come nella musica, suono/pausa, è se il silenzio fuori è ricco o per me troppo forte la musica non riesce bene, come si definiscono le pause, indicate dal direttore d’orchestra? Per fare in modo che il silenzio non diventi persecutorio “non parla ma chi sa cosa pensa?” possiamo dire all’inzio che il silenzio è ammesso, potrebbe avere un senso e un valore esplicitarla come regola del dialogo. Nel dialogo nei momenti di silenzio ho fatica a stare nel silenzio, mi piacerebbe intervenire, vorrei riempire lo spazio di silenzio, vorrei trovare soluzioni d’istinto. Nel dialogo è rimbombante, opprimente, in alcuni dialoghi si apprezza in altri risuona tantissimo più delle parole. Adoro il silenzio, nel tempo che dedico a me stessa. Nel dialgo a volte sortisce disagio, può far pensare a tante cose. Può mettere in difficoltà chi ascolta, da spazio all’immaginazione.Può essere destabilizzante, rumoroso. Il silenzio può essere ostile, di sedimantazione, tempo per ragionare su qualcosa di meditato. Nel tempo ho cercato di Viverlo diversamente, stare insieme per ripensare a quello detto dall’altro. Quando pensi di aver detto tutto dopo un momento di silenzio per esperienza vengono fuori le idee più interessanti è curioso perchè emerge quello che pensano gli altri. Oggi molto faticoso ma necessario per capire come viene letto dall’altro. Se dò un significato e lo condivido, elimino le interpretazioni soggettive che potrebbero creare incomprensioni.
  • 32. Evoca la soggettività e arricchisce I punti di vista altrui. Spesso si riempie il silenzio con soluzioni e risposte in una logica prestazionale, invece di dare spazio per l’altro di emergere, perchè le cose decantino. Bisogna approfondire la potenzialità del silenzio.
  • 33. PER CHI VOLESSE APPROFONDIRE https://www.timeoutdialogue.fi/timeout-material-in-italian/
  • 34. RIASSUNTO DELLE DIMENSIONI DELLO SPAZIO DIALOGICO – ARTICOLO DI TOM ARNKIL 2019
  • 35. • Il contesto fisico non è così innocente come potrebbe sembrare: "incarna" le idee. • Chi è interessato a Foucault penserà alla genealogia: per esempio, quale “teoria” degli incontri e delle comunicazioni umane si “solidifica” nella disposizione fisica data. • Per i dialoghi, vogliamo trovare un luogo di incontro appropriato, percepito come sicuro e organizzarlo in modo da assicurare che tutti si vedano e si ascoltino, garantendo la flessibilità per delle discussioni in piccoli gruppi. • Gli spazi e le disposizioni fisiche non consentono o inibiscono la dialogicità in quanto tale, ma possono aumentare o ostacolare le possibilità in modo significativo. • Hai partecipato a seminari in auditorium con le presentazioni sul podio, senza spazi di discussione? Queste potrebbero non essere la combinazione di spazi fisici più favorevole al dialogo. LO SPAZIO FISICO
  • 36. • Un dialogo profondo richiederà più di un paio di minuti, anche tra due sole persone, e più tempo con più persone presenti a discutere di questioni importanti e soprattutto affinchè tutte le voci possano essere apprezzate ed ascoltate. • Differiscono nella frequenza con più incontri (come nel Dialogo Aperto) o con un solo incontro (come nel Dialogo Anticipatorio). • I partecipanti hanno un tempo pari di parola, tutti possono sentirsi ascoltati e ascoltare • Vi è la separazione tra parlare e ascoltare, questo attiva il dialogo interiore e l’ascolto responsivo; ci si ascolta entrando in contatto con sè per poter ascoltare l’altro. Questa pratica, originariamente ispirata dal lavoro di Tom Andersen, mira a creare spazio per l'ascolto di voci sia esterne che interne. LO SPAZIO NEL TEMPO
  • 37. Spazio sociale di presenza: creazione di un ambiente sicuro e accogliente, un’atmosfera che incoraggia una sensazione di «noi qui ora insieme» • La relazione è il punto di partenza • L'aspetto dell'inclusione e dell'esclusione è fondamentale • Chi sono le persone significative? • Chi li indica e perché? • Una polifonia di voci è presente anche nei dialoghi fra due persone • Oltre a partecipare ai dialoghi tra le persone presenti, ogni partecipante partecipa a dialoghi con le proprie voci interiori. Integrare lavoro professionale e piani d'azione: 1. Orizzontale: competenza, funzione, pari. 2. Verticale: grado, classe, anzianità, autorità, potere. 3. Stakeholder: partner, circoscrizioni elettorali, catena del valore, comunità. 4. Demografia: genere, generazione, nazionalità, cultura, personalità, ideologia. 5. Geografico: posizione, regione, mercati, distanza. LO SPAZIO SOCIALE
  • 38. • Tutte le espressioni, non solo quelle verbali, sono simultaneamente una risposta e un invito a rispondere (Bakthin, 1984): • Nel discorso autoritario gli enunciati sono finiti senza che l'ascoltatore si unisca per svilupparli, non richiedono o accolgono altri enunciati per modificarli. “Dovresti riconoscere l'autorità di chi parla e gli altri sono invitati ad assorbire le idee”. • Nel discorso dialogico, invece, gli enunciati sono aperti e invitano a modifiche e persino a giocarci. LO SPAZIO DISCORSIVO
  • 39. • I partecipanti sperimentano nelle risposte di essere trattati come persone uniche, degne di essere ascoltate invece di percepirsi come meri destinatari: • L’unicità psicologica (Shotter, 1993) • Importanza della differenza per la dialogicità (Bakhtin, 1984) • L'Altro è sempre più di quanto si possa afferrare (Levinas, 2004) • Lascia spazio all'intuizione • Abbiate la certezza di non sapere • Rispetterò incondizionatamente la tua alterità» vs Ti ascolterò, se... • Rispettare gli individui relazionali unici • Evitare forti convinzioni e discorsi autoritari • Essere consapevoli dei rischi delle categorizzazioni LO SPAZIO MENTALE
  • 40. • Le emozioni sono contagiose • Come corpo sono incarnata nelle relazioni, ci sintonizziamo l'uno con l'altro senza sforzi e tutto il tempo (Seikkula et al, 2015) • Anche se non possiamo leggerci i sentimenti a vicenda, possiamo provarli • Comprensione più ricca se rimaniamo aperti a più voci (natura polifonica della verità) • Essere rispettosi, curiosi ed empatici • Prerequisiti ed esiti delle pratiche dialogiche LO SPAZIO MENTALE
  • 41. • Ai partecipanti dovrebbe essere data la possibilità di pensare da soli • Includi riflessioni • Tutti hanno la possibilità di condividere • Usa i nomi degli altri • Parla solo una persona alla volta • Non esiste un'unica risposta giusta • Essere consapevoli - nel momento presente • Disporre il luogo fisico per renderlo adatto al dialogo • Assicurarsi che ci sia tempo adeguato e che sia “distribuito” in modo favorevole al dialogo • Includere le persone significative e aiutarle a inserirsi nello spazio sociale di presenza • Incoraggiare lo spazio mentale aperto per rispettosa curiosità ed empatia • Conservare il discorso dialogico insieme agli altri negli incontri e scongiurare il discorso autorevole LINEE GUIDA GENERALI
  • 42. • Rifletti, Sii rispettoso, curioso e sensibile • Evita i commenti giudicanti • Rispetta il silenzio • Ripeti le parole dell’altro; sono sempre diverse nella tua voce e il riascoltarli permette di ascoltare sè stessi con uno nuovo sguardo • Nel gruppo riflessivo del cerchio interno, lo sguardo non è diretto ai partecipanti nel cerchio esterno: nel cerchio esterno I partecipanti sono liberi di ascoltare se e come lo desiderano. (T.Andersen): • Formula le idee soggettivamente e in forma ipotetica: "Potrebbe essere quello...?" “Mi sembra come se…” “Non ne sono sicuro, ma forse…” “Mi chiedo se...” Ascolto responsivo
  • 43. • Parla lentamente e rendi brevi le tue riflessioni • Fai brevi pause (5 sec) tra un relatore e l'altro • Parla in prima persona, in modo personale • Esprimi un dialogo interiore; “nel mentre vi ascoltavo, mi veniva in mente…” • Differenze e la polifonia sono utili • Fai emergere delle idee complementari o addirittura contrarie Ascolto responsivo e riflessivo