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1996 – 2016
20 ANNI DI PROGETTUALITÀ,
INNOVAZIONE , RICERCA
SCIENTIFICA.
Prof. Grazia Labate
Bologna 30 settembre 2016
MEMORIA E RIFLESSIONI
q  Viviamo il tempo di internet, dei social network come
pane quotidiano, ma in sanità molti hanno dimenticato che
già prima che il web entrasse nelle case, negli uffici, nella
quotidianità della nostra comunicazione, il sociologo
Achille Ardigò, scomparso il 10 settembre del 2008,
immaginò come l’alta comunicazione poteva cambiare la
vita della gente, i servizi pubblici, il rapporto tra le
persone, tra lo stato e i cittadini, la politica e il lavoro.
q  Ardigò è stato uno dei fondatori della moderna sociologia
italiana, in particolare della sociologia sanitaria, ma
anche un precursore del tempo di internet, dell’alta
comunicazione applicata ai sistemi di welfare, del
pensiero sociotecnico messo a disposizione di quanti
avessero compreso o cercassero di intraprendere
percorsi volti a modificare un universo novecentesco
dominato dalla lentezza dei tempi e dalla burocrazia così
distante dalla vita dei cittadini.
IL VALORE DI UN PENSIERO 1
q  Un pensiero lungo, dalla ricerca sociologica di un
“codice organizzativo” originario, gerarchico, alla
comparsa della rete: una forma di organizzazione
per produrre comunicazione, capitale
informazionale, che fa dialogare in modo
straordinario le persone tra di loro e con le
organizzazioni della loro vita.
q  Dalla razionalità del pensiero industriale e
burocratico di Taylor e Weber, si giunge all’era
informazionale della società in rete, delle e-care
company.
q  Per una sanità del new welfare bisogna partire da
una gestione ambientale dei progetti di salute e
assistenza, dove l’azienda sanitaria
IL VALORE DI UN PENSIERO 2
q  costruisce percorsi individuali di salute/malattia assieme al
cittadino, quest’ultimo diventa un citizen manager, un gestore
di se stesso e della propria salute.
q 
La sanità andava ripensata su tre livelli: quello primario,
home terminal e delle reti e-care; quello territoriale e quello
delle cure intensive, tecnologico-ospedaliero. Le reti di sanità
– non solo tecnologiche, ma vere organizzazioni per
comunicare –costituivano il nuovo scenario dell’assistenza:
dall’accesso, alla presa in carico dell’utente, ai medici on
line. I modelli regionali della sanità e delle Asl avrebbero
dovuto adeguarsi alla rete: il fattore tecno-comunicativo
diventava determinante. Compariva una nuova Asl, la
struttura della managerialità e dell’e-health, ma anche la
nuova azienda al tempo di Internet.
q  Questo erano la sua ricerca ed il suo pensiero dominanti.
LA CONOSCENZA
q  L’ho conosciuto negli anni ‘80, nella commissione
nazionale famiglia del ministro del lavoro Foschi.
q  Allora giovane ricercatrice in economia sanitaria
lavorai con lui nel gruppo di lavoro “famiglia e
società negli anni ’80”.
q  Nacque una profonda amicizia cui non fu mai
d’ostacolo la diversa provenienza ed
appartenenza politica. Fu una grande curiosità
culturale ad unirci per andare oltre le difficoltà
politiche che pur emergevano in sede di proposte
per il governo. Trovammo sempre le necessarie
mediazioni e costruimmo canali di contatto e
approfondimento quando più tardi nel 1986
succedetti a Giovanni Berlinguer alla guida della
sanità nell’allora PCI.
ANNI DIFFICILI MA INTENSI DI
LAVORO E PROPOSTE
q  16 gennaio1987: Convegno nazionale del PCI
–”La salute ed il suo governo”(atti contenuti in
Quaderni della sanità del marzo ‘87).
q  Dibattito approfondito che portò al
superamento dei comitati di gestione,
all’approfondimento della natura delle aziende
sanitarie locali, alla necessità di riequilibrare il
rapporto Regioni-Comuni, ridefinendo funzioni e
compiti di indirizzo, programmazione e
controllo.
L’INTERVENTO APPASSIONATO DI
MORUZZI ASSESSORE ALLA SANITÀ
DEL COMUNE DI BOLOGNA.
q  “La crisi del movimento delle autonomie locali, a
partire dagli anni ‘70 ha fatto mancare al momento
di attuazione della riforma sanitaria del ‘78, il
soggetto istituzionale destinatario e protagonista
del processo riformatore. Affidare questo compito
ad un organo amministrativo di secondo grado, i
comitati di gestione delle USL, senza un forte
sostegno programmatico istituzionale del Comune
ha portato questo ceto amministrativo alla
lottizzazione, ad essere subalterno alle micidiali
insidie corporative. Il grande sforzo di riorganizzare
la sanità è rimasto in superficie, si è fermato
all’attivazione delle USL, all’assegnazione delle
funzioni alle regioni, senza andare in profondità.
MORUZZI
q  “L’elenco impietoso delle conseguenze è sotto gli occhi
di tutti: il rapporto conflittuale tra servizi e cittadini, il
non decollo dei distretti, dell’organizzazione
dipartimentale, la mancanza di verifica delle condizioni
di accesso dell’utenza ai sevizi.
q  La USL che lavora come la mutua, l’ospedale come il
vecchio ente ospedaliero, gli accessi discrezionali, il
procedere di un malcostume clientelare ed in qualche
caso delle ruberie.
q  Occorre che il comune affronti con un piano sanitario
della città la politica della salute per i suoi cittadini,
indirizzando e innovando la riorganizzazione di
prestazioni e servizi in funzione dei bisogni reali dei
cittadini, rendendo gli accessi facilitati , fuori dalle
pastoie burocratiche e dai favori”.
INIZIA LA STAGIONE FECONDA
Ò  Consapevoli del pensiero ardigoiano, nell’impostare il
piano sanitario della città, tenemmo conto delle
innovazioni sociotecniche per favorire la costruzione di
una rete urbana a dimensione metropolitana per
l’accesso ai servizi sociosanitari il CUP, cui Ardigò
collaborò pienamente.
Ò  Io mi occupai di presentare al ministero della sanità, al
Direttore generale della programmazione S. Paderni il
progetto che riuscii a far entrare nei progetti
sperimentali, a cui era dedicato l’1% del fondo sanitario
nazionale, per la somma di 200 milioni. Il CUP di
Bologna che parti con la consegna della cup card a
dicembre del1989 da parte dell’allora sindaco R.Imbeni,
di cui conservo la tessera onoraria, è stato il primo
esempio europeo di una grande rete di e-health booking
LA STAGIONE FECONDA 2
q  Il CUP di Bologna sarà scelto come modello del PSN
93/96 per le ASL italiane, con riferimento alla gestione
coordinata degli accessi ai servizi, attraverso la
disponibilità presso la sede del distretto dell’interfaccia
con la messa in opera di un centro unificato di
prenotazione denominato CUP.
q  Il modello fu ripreso nel 1999, dieci anni dopo, con
l’esperimento inglese del choose and book dal NHS.
q  Nel 2000 si costruisce la rete e Care per gli anziani
fragili. Proprio quell’anno Ardigò assunse la direzione
scientifica della società CUP 2000, che nel frattempo
era stata costituita come società in house, promossa
dal comune di Bologna, dalle ASL e dagli istituti
ortopedici Rizzoli come strumento per l’innovazione
tecnologica in sanità.
LA STAGIONE FECONDA: PERCHÉ
LA MIA LIGURIA NO? 3
q   
q  Sulla scorta della conoscenza e dell’entusiasmo con cui
seguivo l’esperienza bolognese lavorai perché anche la mia
Liguria potesse offrire ai suoi cittadini un servizio simile di
accesso ai servizi sanitari. Promossi i primi incontri con
l’allora assessore alla sanità F. Bertolani ed il Presidente
della giunta ligure Giancarlo Mori.
q  CUP 2000 veniva chiamata come uno dei soggetti operativi,
assieme alla società in house ligure Datasiel - azienda
partecipata dalla Regione Liguria - all’attuazione della
Convenzione tra la Regione Liguria e la stessa Regione Emilia
Romagna sottoscritta dai presidenti La Forgia e Mori.
q  La convenzione era finalizzata all’interscambio di esperienze
nello sviluppo, realizzazione e gestione di sistemi automatici
di accesso alla sanità.
q  Si trattò di un evento di grande importanza, unico in quegli
anni, per mettere al servizio dell’innovazione del welfare la
sperimentazione delle moderne tecnologie telecomunicative.
IL LAVORO IN LIGURIA 1
q  Si ha un comune e immediato banco di lavoro e
sperimentazione: la realizzazione di un Cup di
seconda generazione nell’area metropolitana
genovese e la sperimentazione nelle due aree
metropolitane - Bologna e Genova - di innovazioni
profonde nel campo dell’accesso al sistema
sanitario. Sotto la regia di due governance
regionali, e d’intesa con il Ministero della Sanità, si
attua una sperimentazione di valore nazionale.
q  CUP 2000 e Datasiel, realizzano una forte
collaborazione sinergica per la progettazione del
Cup metropolitano genovese, esprimendo il
massimo di progettualità.
IL LAVORO IN LIGURIA 2
q  Il Cup di area vasta, la standardizzazione delle agende
telematiche, il sistema informativo sui tempi di attesa, la
standardizzazione del sistema degli accessi. Una
progettazione che avrebbe potuto, nello spirito della
convenzione, coinvolgere altre regioni limitrofe.
q  Un progetto quindi nazionale per l’accesso nelle aree
metropolitane e il diritto all’equità distributiva. Si parte dalla
constatazione che i problemi dell’accesso alla sanità in
queste aree metropolitane costituiscono uno dei nodi irrisolti
per un corretto esercizio del diritto all’assistenza sanitaria:
un diritto che la legislazione sanitaria garantisce solo
formalmente, ma non nella realtà.
q  L’accesso informatizzato è quindi da considerarsi, a tutti gli
effetti, parte del diritto dei cittadini a ottenere una
prestazione sanitaria in modo efficiente ed efficace.
NEL 2001 CON IL MINISTRO VERONESI, DA SOTTOSEGRETARIO
ALLA SANITÀ ISTITUIAMO LA PRIMA COMMISSIONE
NAZIONALE SULL’ICT PER LA SALUTE
q  Siamo convinti che l’informatizzazione della sanità e
l’implementazione dei processi organizzativi e clinici
senza l’ict, non possa far progredire il sistema nella
qualità e nella modernizzazione di cui ha tanto bisogno.
q  L’accesso informatizzato è quindi da considerarsi, a tutti
gli effetti, parte del diritto dei cittadini a ottenere una
prestazione sanitaria in modo trasparente e con tempi
accettabili. A sostegno di questa esigenza, proponiamo
un vasto programma di collaborazione con tutte le regioni
italiane, al quale CUP 2000 può dare un contributo di
know-how e di esperienza, per la progettazione e la
realizzazione in tutte le grandi città italiane di Cup di
seconda generazione, in grado di garantire l’automazione
dei sistemi d’accesso e la conoscenza dei dati di
funzionamento dei servizi. Le iniziative collaborative
saranno estese, non senza difficoltà a Firenze, Mestre-
Venezia, Napoli, Milano, Torino, Cagliari, Palermo,
Mantova, Pavia, Roma.
CUP 2000
q  La società CUP 2000 è quindi, nel disegno
costitutivo dei soci, di proprietà di aziende ed
enti pubblici, ma giuridicamente e
imprenditorialmente autonoma a garanzia della
trasparenza e dell’efficienza del prodotto
sanitario fornito ai cittadini.
[1
q Questo impianto culturale viene oggi, vent'anni
dopo, confermato nella sua validità scientifica, da
una ricerca promossa dall'Università di Oslo in
collaborazione con l'Università Luiss di Roma.
LA RICERCA
q  La ricerca, presentata al Workshop Internazionale
sull’Electronic Personal Record in Europa, svoltosi a
Bologna il 6-7 giugno 2016, riprende l'esperienza della
nascita del Cup.
q  In essa si dimostra, nell'ambito di un'analisi comparata di
diverse esperienze analoghe europee, come le istituzioni
pubbliche abbiano enorme difficoltà a misurarsi con mercati
dinamici, in rapida evoluzione come quello delle tecnologie
digitali.
q  Per fare e rendere stabile l’innovazione, particolarmente in
un settore delicato del welfare come l’assistenza sanitaria,
occorrono piattaforme organizzative appropriate, specifiche,
strumenti adatti, terzietà del soggetto imprenditoriale.
q  A dimostrazione della validità di questo paradigma, oggi
riproposto dai ricercatori europei, potremmo citare le
enormi resistenze da parte dell’organizzazione della sanità
pubblica nella diffusione del Fascicolo Sanitario Elettronico
del cittadino.
IL SOGGETTO TERZO
q  Il ‘soggetto terzo’ diventa un punto di
riferimento culturale e programmatico per le
società in house ICT delle regioni italiane.
q  Nel documento ‘Il Made in Italy per la sanità
digitale, un welfare senza burocrazia’, del
maggio 2015– una piattaforma d’indirizzo
programmatico condivisa da tutte le società
ICT in house delle regioni italiane e da un
buon numero di grandi imprese informatiche
di mercato – si ripropone, vent’anni dopo la
vostra esperienza in una nuova chiave.
q  Questo ruolo ‘terzo’ nella realizzazioni di reti
e-Health citizen centered , ma anche come
snodo verso il mercato dinamico delle
tecnologie digitali.
LA NUOVA FASE
q  In una fase recentissima e ancora in corso - di
attuazione del Decreto Madia - Riforma della Pubblica
Amministrazione - D.Lg.vo 24 giugno 2014, n. 90,
recante "Misure urgenti per la semplificazione e la
trasparenza amministrativa e per l'efficienza degli
uffici giudiziari, sulle società in house - si ha una
parziale revisione del progetto riorganizzativo del 2013
con l’individuazione di un nuovo soggetto proposto alle
innovazioni nel welfare elettronico regionale, derivante
da una fusione tra la società CUP 2000 S.p.A. e Lepida
S.p.A., quest’ultima società regionale di
telecomunicazioni.
q  Piano di riordino delle partecipazioni societarie della
Regione Emilia Romagna approvato con la Delibera
della Regione Emilia-Romagna DGR n. 514/2016.
q  Mancando ancora un progetto definito e uno specifico
piano industriale (luglio 2014), la nuova proposta non
può essere analiticamente valutata in questa sede.
NEGLI ULTIMI 15 ANNI MOLTO E’ STATO
FATTO MA MOLTO RESTA DA FARE
q  Per il Sistema Sanitario: il futuro è digitale
q  ICT e telemedicina strade obbligate per coniugare
risparmio ed efficienza, qualità delle cure
q  La cura più importante per il sistema sanitario è la
digitalizzazione.
q  AFFERMARE un nuovo modello di sanità in grado di
curare non solo i pazienti più gravi ricoverati in
ospedale, ma anche di fornire assistenza domiciliare
tramite una rete che permette di utilizzare al meglio le
risorse umane e tecnologiche.
q  Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione
(ICT, secondo l’acronimo inglese) sono la via obbligata
per riformare il sistema, perché consentono di
risparmiare senza tagliare i servizi e di essere più
assistive rispetto ai bisogni dei cittadini.
L’EUROPA E L’ITALIA: QUALCHE DATO
q  Se in Europa il rapporto tra spesa sanitaria e investimenti
in ICT è del 3%, l’Italia è ferma all’1,34%.
q  Secondo le previsioni di IDC Health Insights, in Europa la
spesa complessiva per l’ICT in sanità crescerà dai 13,2
miliardi di dollari del 2013 ai 15,6miliardi del 2018.
q  Sempre secondo l’IDC, il protagonista della crescita sarà
il software, in aumento del 4,6%, mentre i servizi si
attesteranno sul 2% e l’hardware si contrarrà dell’1
q  I tre quarti della spesa ICT in sanità sono concentrati nei
primi cinque paesi europei: in testa il Regno Unito, seguito
da Germania, Francia, Italia e Spagna.
Gli investimenti per la digitalizzazione della Sanità italiana nel 2015 si
sono attestati a 1,34 miliardi di euro, pari all'1,2% della spesa sanitaria
pubblica, circa 22 euro per abitante, mostrando una sostanziale
stabilità rispetto al 2014 (1,37 miliardi di euro).
Nel dettaglio, 930 milioni di euro sono stati spesi dalle strutture
sanitarie, 320 milioni dalle Regioni, 70 milioni dai 47mila medici di
medicina generale e 18 milioni direttamente dal ministero della Salute.
ITALIA 1
q  Nel 2015 è stato dematerializzato il 40% dei referti e il 9%
delle cartelle cliniche. Il 16% dei referti è stato consegnato
online al cittadino mentre le prenotazioni e i pagamenti
effettuati via web sono rispettivamente, il 12% e l'8% del
totale.
q  Segnali positivi arrivano dai cittadini, che hanno
incrementato l'utilizzo di servizi sanitari online rispetto a
quanto rilevato nel 2014. Raddoppia la quota di quelli che
hanno sentito parlare del Fascicolo Sanitario Elettronico
(32%), anche se solo il 5% lo ha realmente già utilizzato,
considerando che al momento solo sei Regioni italiane hanno
un Fse già attivo e operativo.
ITALIA 2
q  Nel 2015 è stato dematerializzato il 40% dei referti e il 9%
delle cartelle cliniche.
q   Il 16% dei referti è stata consegnata online al cittadino
mentre le prenotazioni e i pagamenti effettuati via web sono
rispettivamente, il 12% e l'8% del totale.
q  Segnali positivi arrivano dai cittadini, che hanno
incrementato l'utilizzo di servizi sanitari online rispetto a
quanto rilevato lo scorso anno.
q  FSE: secondo i dati dell'Agenzia per l'Italia Digitale, ad aprile
2016 sono solo Emilia-Romagna, Lombardia, Toscana,
Sardegna, Valle d'Aosta e Provincia Autonoma di Trento, mentre
in altre 11 è in via di implementazione. Campania, Calabria e
Sicilia e Provincia Autonoma di Bolzano al momento non hanno
avviato alcun progetto.
ATTUARE LA SANITÀ DIGITALE
q  Tuttavia, la velocità di attuazione è ancora
modesta e disomogenea, inadeguata rispetto alla
portata e all'urgenza delle sfide in gioco.
q  È necessario attuare la sanità digitale con una
governance partecipata e responsabile ai diversi
livelli: è auspicabile un ruolo centrale del
ministero e dell'Agenzia per l'Italia Digitale per
fornire standard e linee guida secondo le
scadenze temporali.
q  Servono politiche regionali coerenti tra loro, in
grado di guidare e supportare gli attori del
sistema, fornendo competenze e servizi condivisi
e premiando i comportamenti virtuosi.
q  Sono necessari progetti coraggiosi di aziende
sanitarie e operatori, superando la logica delle
sperimentazioni».
IL 2017 POTREBBE ESSERE L’ANNO
DELLA SVOLTA PER IL NOSTRO PAESE.
q  Il Sistema Sanitario Nazionale ha infatti deciso di penalizzare
i ricoveri inappropriati e le dimissioni ospedaliere ritardate,
con tagli tariffari dal 50 al 60% per chi non si adegua.
q  Una nuova politica che potrebbe far decollare l’ICT in sanità,
vista la particolare attenzione del Governo allo sviluppo di
Italia Digitale.
q  Ma ci sono anche altri fattori che favoriscono l’adozione di
soluzioni di telemedicina per assistere i pazienti attraverso la
videoconferenza. Uno di questi è il progressivo
invecchiamento della popolazione, che mette a dura prova i
bilanci dei servizi sanitari regionali.
q  Gli anziani possono avere problemi di mobilità e soffrono
spesso di patologie che non richiedono il ricovero in
ospedale, ma un monitoraggio continuo delle condizioni di
salute si può effettuare in video conferenza in modo più
rapido e a costi molto ridotti.
IL MERCATO CHE VERRÀ
q  Ci potrebbero quindi essere nuove possibilità di espansione
per i Telemedicine Service Provider (TSP) internazionali, che
hanno già cominciato a guardare all’Italia attraverso
sondaggi e ricerche per capire se conviene puntare sul Bel
Paese.
q  I vendor di tecnologie per l’e-health possono prendere due
strade: continuare a illudersi che esistano compratori
pubblici interessati ad acquistare tecnologie per fornire
servizi ai pazienti o, più realisticamente, diventare partner
dei TSP nazionali e internazionali.
q  Cresce la domanda di soluzioni cloud e mobile
q  Recenti ricerche, come quella dell’Osservatorio Innovazione
Digitale in Sanità della School of Management del Politecnico
di Milano, confermano che la telemedicina può crescere.
Oltre alla domanda di sistemi di gestione di reparto e di
gestione amministrativa, aumenterà infatti la richiesta di
soluzioni cloud e mobile sia per la telemedicina che per i
processi socio-sanitari sul territorio.
L’E-HEALTH COME UNICA LEVA
STRUTTURALE
q  In questa congiuntura sfavorevole, gli esperti
indicano quindi l’e-health come l’unica leva
strutturale su cui agire per assicurare più
efficienza e qualità del sistema sanitario senza
tagliare i servizi ai cittadini.
q  Il meeting virtuale tra medico e paziente in
videoconferenza è in molti casi sufficiente per
una corretta diagnosi ed è comunque sempre
integrabile con visite tradizionali, che in questo
modo si riducono e diventano più mirate.
q  L’alta qualità di immagini e audio, la sicurezza e
la stabilità dei moderni servizi di video
conference professionali, soprattutto i servizi in
cloud, ci permettono di affidarci alla
telemedicina con fiducia.
LE SFIDE DEL FUTURO
q  Il futuro probabilmente sarà quello delle App sanitarie ed
assistenziali, tramite cellulare, tablet o quant'altro con
teleconsulti, telemonitoraggio e teleassistenza che
porteranno ad un radicale mutamento dell'organizzazione
sanitaria, non dimenticando però l'approccio olistico alla
persona in quanto tale.
q  Un futuro attuale e vicino dato dal crescente mercato
dell’ICT, delle App, intravisto da tempo da visionari
innovativi quali Ardigò, ma anche da Steve Job che ha da
anni reso possibile l'applicazione di una medicina
elettronica customizzata, come dimostrano le numerose
recenti esperienze negli USA e negli altri paesi ad alta
offerta tecnologica.
q  CUP 2000 con la sua storia, la sua esperienza, il
suo presente sono certa che saprà cogliere le
sfide del futuro.
q  BUON COMPLEANNO

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1996 - 2016 / 20 anni di progettualità, innovazione, ricerca scientifica

  • 1. 1996 – 2016 20 ANNI DI PROGETTUALITÀ, INNOVAZIONE , RICERCA SCIENTIFICA. Prof. Grazia Labate Bologna 30 settembre 2016
  • 2. MEMORIA E RIFLESSIONI q  Viviamo il tempo di internet, dei social network come pane quotidiano, ma in sanità molti hanno dimenticato che già prima che il web entrasse nelle case, negli uffici, nella quotidianità della nostra comunicazione, il sociologo Achille Ardigò, scomparso il 10 settembre del 2008, immaginò come l’alta comunicazione poteva cambiare la vita della gente, i servizi pubblici, il rapporto tra le persone, tra lo stato e i cittadini, la politica e il lavoro. q  Ardigò è stato uno dei fondatori della moderna sociologia italiana, in particolare della sociologia sanitaria, ma anche un precursore del tempo di internet, dell’alta comunicazione applicata ai sistemi di welfare, del pensiero sociotecnico messo a disposizione di quanti avessero compreso o cercassero di intraprendere percorsi volti a modificare un universo novecentesco dominato dalla lentezza dei tempi e dalla burocrazia così distante dalla vita dei cittadini.
  • 3. IL VALORE DI UN PENSIERO 1 q  Un pensiero lungo, dalla ricerca sociologica di un “codice organizzativo” originario, gerarchico, alla comparsa della rete: una forma di organizzazione per produrre comunicazione, capitale informazionale, che fa dialogare in modo straordinario le persone tra di loro e con le organizzazioni della loro vita. q  Dalla razionalità del pensiero industriale e burocratico di Taylor e Weber, si giunge all’era informazionale della società in rete, delle e-care company. q  Per una sanità del new welfare bisogna partire da una gestione ambientale dei progetti di salute e assistenza, dove l’azienda sanitaria
  • 4. IL VALORE DI UN PENSIERO 2 q  costruisce percorsi individuali di salute/malattia assieme al cittadino, quest’ultimo diventa un citizen manager, un gestore di se stesso e della propria salute. q  La sanità andava ripensata su tre livelli: quello primario, home terminal e delle reti e-care; quello territoriale e quello delle cure intensive, tecnologico-ospedaliero. Le reti di sanità – non solo tecnologiche, ma vere organizzazioni per comunicare –costituivano il nuovo scenario dell’assistenza: dall’accesso, alla presa in carico dell’utente, ai medici on line. I modelli regionali della sanità e delle Asl avrebbero dovuto adeguarsi alla rete: il fattore tecno-comunicativo diventava determinante. Compariva una nuova Asl, la struttura della managerialità e dell’e-health, ma anche la nuova azienda al tempo di Internet. q  Questo erano la sua ricerca ed il suo pensiero dominanti.
  • 5. LA CONOSCENZA q  L’ho conosciuto negli anni ‘80, nella commissione nazionale famiglia del ministro del lavoro Foschi. q  Allora giovane ricercatrice in economia sanitaria lavorai con lui nel gruppo di lavoro “famiglia e società negli anni ’80”. q  Nacque una profonda amicizia cui non fu mai d’ostacolo la diversa provenienza ed appartenenza politica. Fu una grande curiosità culturale ad unirci per andare oltre le difficoltà politiche che pur emergevano in sede di proposte per il governo. Trovammo sempre le necessarie mediazioni e costruimmo canali di contatto e approfondimento quando più tardi nel 1986 succedetti a Giovanni Berlinguer alla guida della sanità nell’allora PCI.
  • 6. ANNI DIFFICILI MA INTENSI DI LAVORO E PROPOSTE q  16 gennaio1987: Convegno nazionale del PCI –”La salute ed il suo governo”(atti contenuti in Quaderni della sanità del marzo ‘87). q  Dibattito approfondito che portò al superamento dei comitati di gestione, all’approfondimento della natura delle aziende sanitarie locali, alla necessità di riequilibrare il rapporto Regioni-Comuni, ridefinendo funzioni e compiti di indirizzo, programmazione e controllo.
  • 7. L’INTERVENTO APPASSIONATO DI MORUZZI ASSESSORE ALLA SANITÀ DEL COMUNE DI BOLOGNA. q  “La crisi del movimento delle autonomie locali, a partire dagli anni ‘70 ha fatto mancare al momento di attuazione della riforma sanitaria del ‘78, il soggetto istituzionale destinatario e protagonista del processo riformatore. Affidare questo compito ad un organo amministrativo di secondo grado, i comitati di gestione delle USL, senza un forte sostegno programmatico istituzionale del Comune ha portato questo ceto amministrativo alla lottizzazione, ad essere subalterno alle micidiali insidie corporative. Il grande sforzo di riorganizzare la sanità è rimasto in superficie, si è fermato all’attivazione delle USL, all’assegnazione delle funzioni alle regioni, senza andare in profondità.
  • 8. MORUZZI q  “L’elenco impietoso delle conseguenze è sotto gli occhi di tutti: il rapporto conflittuale tra servizi e cittadini, il non decollo dei distretti, dell’organizzazione dipartimentale, la mancanza di verifica delle condizioni di accesso dell’utenza ai sevizi. q  La USL che lavora come la mutua, l’ospedale come il vecchio ente ospedaliero, gli accessi discrezionali, il procedere di un malcostume clientelare ed in qualche caso delle ruberie. q  Occorre che il comune affronti con un piano sanitario della città la politica della salute per i suoi cittadini, indirizzando e innovando la riorganizzazione di prestazioni e servizi in funzione dei bisogni reali dei cittadini, rendendo gli accessi facilitati , fuori dalle pastoie burocratiche e dai favori”.
  • 9. INIZIA LA STAGIONE FECONDA Ò  Consapevoli del pensiero ardigoiano, nell’impostare il piano sanitario della città, tenemmo conto delle innovazioni sociotecniche per favorire la costruzione di una rete urbana a dimensione metropolitana per l’accesso ai servizi sociosanitari il CUP, cui Ardigò collaborò pienamente. Ò  Io mi occupai di presentare al ministero della sanità, al Direttore generale della programmazione S. Paderni il progetto che riuscii a far entrare nei progetti sperimentali, a cui era dedicato l’1% del fondo sanitario nazionale, per la somma di 200 milioni. Il CUP di Bologna che parti con la consegna della cup card a dicembre del1989 da parte dell’allora sindaco R.Imbeni, di cui conservo la tessera onoraria, è stato il primo esempio europeo di una grande rete di e-health booking
  • 10. LA STAGIONE FECONDA 2 q  Il CUP di Bologna sarà scelto come modello del PSN 93/96 per le ASL italiane, con riferimento alla gestione coordinata degli accessi ai servizi, attraverso la disponibilità presso la sede del distretto dell’interfaccia con la messa in opera di un centro unificato di prenotazione denominato CUP. q  Il modello fu ripreso nel 1999, dieci anni dopo, con l’esperimento inglese del choose and book dal NHS. q  Nel 2000 si costruisce la rete e Care per gli anziani fragili. Proprio quell’anno Ardigò assunse la direzione scientifica della società CUP 2000, che nel frattempo era stata costituita come società in house, promossa dal comune di Bologna, dalle ASL e dagli istituti ortopedici Rizzoli come strumento per l’innovazione tecnologica in sanità.
  • 11. LA STAGIONE FECONDA: PERCHÉ LA MIA LIGURIA NO? 3 q    q  Sulla scorta della conoscenza e dell’entusiasmo con cui seguivo l’esperienza bolognese lavorai perché anche la mia Liguria potesse offrire ai suoi cittadini un servizio simile di accesso ai servizi sanitari. Promossi i primi incontri con l’allora assessore alla sanità F. Bertolani ed il Presidente della giunta ligure Giancarlo Mori. q  CUP 2000 veniva chiamata come uno dei soggetti operativi, assieme alla società in house ligure Datasiel - azienda partecipata dalla Regione Liguria - all’attuazione della Convenzione tra la Regione Liguria e la stessa Regione Emilia Romagna sottoscritta dai presidenti La Forgia e Mori. q  La convenzione era finalizzata all’interscambio di esperienze nello sviluppo, realizzazione e gestione di sistemi automatici di accesso alla sanità. q  Si trattò di un evento di grande importanza, unico in quegli anni, per mettere al servizio dell’innovazione del welfare la sperimentazione delle moderne tecnologie telecomunicative.
  • 12. IL LAVORO IN LIGURIA 1 q  Si ha un comune e immediato banco di lavoro e sperimentazione: la realizzazione di un Cup di seconda generazione nell’area metropolitana genovese e la sperimentazione nelle due aree metropolitane - Bologna e Genova - di innovazioni profonde nel campo dell’accesso al sistema sanitario. Sotto la regia di due governance regionali, e d’intesa con il Ministero della Sanità, si attua una sperimentazione di valore nazionale. q  CUP 2000 e Datasiel, realizzano una forte collaborazione sinergica per la progettazione del Cup metropolitano genovese, esprimendo il massimo di progettualità.
  • 13. IL LAVORO IN LIGURIA 2 q  Il Cup di area vasta, la standardizzazione delle agende telematiche, il sistema informativo sui tempi di attesa, la standardizzazione del sistema degli accessi. Una progettazione che avrebbe potuto, nello spirito della convenzione, coinvolgere altre regioni limitrofe. q  Un progetto quindi nazionale per l’accesso nelle aree metropolitane e il diritto all’equità distributiva. Si parte dalla constatazione che i problemi dell’accesso alla sanità in queste aree metropolitane costituiscono uno dei nodi irrisolti per un corretto esercizio del diritto all’assistenza sanitaria: un diritto che la legislazione sanitaria garantisce solo formalmente, ma non nella realtà. q  L’accesso informatizzato è quindi da considerarsi, a tutti gli effetti, parte del diritto dei cittadini a ottenere una prestazione sanitaria in modo efficiente ed efficace.
  • 14. NEL 2001 CON IL MINISTRO VERONESI, DA SOTTOSEGRETARIO ALLA SANITÀ ISTITUIAMO LA PRIMA COMMISSIONE NAZIONALE SULL’ICT PER LA SALUTE q  Siamo convinti che l’informatizzazione della sanità e l’implementazione dei processi organizzativi e clinici senza l’ict, non possa far progredire il sistema nella qualità e nella modernizzazione di cui ha tanto bisogno. q  L’accesso informatizzato è quindi da considerarsi, a tutti gli effetti, parte del diritto dei cittadini a ottenere una prestazione sanitaria in modo trasparente e con tempi accettabili. A sostegno di questa esigenza, proponiamo un vasto programma di collaborazione con tutte le regioni italiane, al quale CUP 2000 può dare un contributo di know-how e di esperienza, per la progettazione e la realizzazione in tutte le grandi città italiane di Cup di seconda generazione, in grado di garantire l’automazione dei sistemi d’accesso e la conoscenza dei dati di funzionamento dei servizi. Le iniziative collaborative saranno estese, non senza difficoltà a Firenze, Mestre- Venezia, Napoli, Milano, Torino, Cagliari, Palermo, Mantova, Pavia, Roma.
  • 15. CUP 2000 q  La società CUP 2000 è quindi, nel disegno costitutivo dei soci, di proprietà di aziende ed enti pubblici, ma giuridicamente e imprenditorialmente autonoma a garanzia della trasparenza e dell’efficienza del prodotto sanitario fornito ai cittadini. [1 q Questo impianto culturale viene oggi, vent'anni dopo, confermato nella sua validità scientifica, da una ricerca promossa dall'Università di Oslo in collaborazione con l'Università Luiss di Roma.
  • 16. LA RICERCA q  La ricerca, presentata al Workshop Internazionale sull’Electronic Personal Record in Europa, svoltosi a Bologna il 6-7 giugno 2016, riprende l'esperienza della nascita del Cup. q  In essa si dimostra, nell'ambito di un'analisi comparata di diverse esperienze analoghe europee, come le istituzioni pubbliche abbiano enorme difficoltà a misurarsi con mercati dinamici, in rapida evoluzione come quello delle tecnologie digitali. q  Per fare e rendere stabile l’innovazione, particolarmente in un settore delicato del welfare come l’assistenza sanitaria, occorrono piattaforme organizzative appropriate, specifiche, strumenti adatti, terzietà del soggetto imprenditoriale. q  A dimostrazione della validità di questo paradigma, oggi riproposto dai ricercatori europei, potremmo citare le enormi resistenze da parte dell’organizzazione della sanità pubblica nella diffusione del Fascicolo Sanitario Elettronico del cittadino.
  • 17. IL SOGGETTO TERZO q  Il ‘soggetto terzo’ diventa un punto di riferimento culturale e programmatico per le società in house ICT delle regioni italiane. q  Nel documento ‘Il Made in Italy per la sanità digitale, un welfare senza burocrazia’, del maggio 2015– una piattaforma d’indirizzo programmatico condivisa da tutte le società ICT in house delle regioni italiane e da un buon numero di grandi imprese informatiche di mercato – si ripropone, vent’anni dopo la vostra esperienza in una nuova chiave. q  Questo ruolo ‘terzo’ nella realizzazioni di reti e-Health citizen centered , ma anche come snodo verso il mercato dinamico delle tecnologie digitali.
  • 18. LA NUOVA FASE q  In una fase recentissima e ancora in corso - di attuazione del Decreto Madia - Riforma della Pubblica Amministrazione - D.Lg.vo 24 giugno 2014, n. 90, recante "Misure urgenti per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l'efficienza degli uffici giudiziari, sulle società in house - si ha una parziale revisione del progetto riorganizzativo del 2013 con l’individuazione di un nuovo soggetto proposto alle innovazioni nel welfare elettronico regionale, derivante da una fusione tra la società CUP 2000 S.p.A. e Lepida S.p.A., quest’ultima società regionale di telecomunicazioni. q  Piano di riordino delle partecipazioni societarie della Regione Emilia Romagna approvato con la Delibera della Regione Emilia-Romagna DGR n. 514/2016. q  Mancando ancora un progetto definito e uno specifico piano industriale (luglio 2014), la nuova proposta non può essere analiticamente valutata in questa sede.
  • 19. NEGLI ULTIMI 15 ANNI MOLTO E’ STATO FATTO MA MOLTO RESTA DA FARE q  Per il Sistema Sanitario: il futuro è digitale q  ICT e telemedicina strade obbligate per coniugare risparmio ed efficienza, qualità delle cure q  La cura più importante per il sistema sanitario è la digitalizzazione. q  AFFERMARE un nuovo modello di sanità in grado di curare non solo i pazienti più gravi ricoverati in ospedale, ma anche di fornire assistenza domiciliare tramite una rete che permette di utilizzare al meglio le risorse umane e tecnologiche. q  Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT, secondo l’acronimo inglese) sono la via obbligata per riformare il sistema, perché consentono di risparmiare senza tagliare i servizi e di essere più assistive rispetto ai bisogni dei cittadini.
  • 20. L’EUROPA E L’ITALIA: QUALCHE DATO q  Se in Europa il rapporto tra spesa sanitaria e investimenti in ICT è del 3%, l’Italia è ferma all’1,34%. q  Secondo le previsioni di IDC Health Insights, in Europa la spesa complessiva per l’ICT in sanità crescerà dai 13,2 miliardi di dollari del 2013 ai 15,6miliardi del 2018. q  Sempre secondo l’IDC, il protagonista della crescita sarà il software, in aumento del 4,6%, mentre i servizi si attesteranno sul 2% e l’hardware si contrarrà dell’1 q  I tre quarti della spesa ICT in sanità sono concentrati nei primi cinque paesi europei: in testa il Regno Unito, seguito da Germania, Francia, Italia e Spagna. Gli investimenti per la digitalizzazione della Sanità italiana nel 2015 si sono attestati a 1,34 miliardi di euro, pari all'1,2% della spesa sanitaria pubblica, circa 22 euro per abitante, mostrando una sostanziale stabilità rispetto al 2014 (1,37 miliardi di euro). Nel dettaglio, 930 milioni di euro sono stati spesi dalle strutture sanitarie, 320 milioni dalle Regioni, 70 milioni dai 47mila medici di medicina generale e 18 milioni direttamente dal ministero della Salute.
  • 21. ITALIA 1 q  Nel 2015 è stato dematerializzato il 40% dei referti e il 9% delle cartelle cliniche. Il 16% dei referti è stato consegnato online al cittadino mentre le prenotazioni e i pagamenti effettuati via web sono rispettivamente, il 12% e l'8% del totale. q  Segnali positivi arrivano dai cittadini, che hanno incrementato l'utilizzo di servizi sanitari online rispetto a quanto rilevato nel 2014. Raddoppia la quota di quelli che hanno sentito parlare del Fascicolo Sanitario Elettronico (32%), anche se solo il 5% lo ha realmente già utilizzato, considerando che al momento solo sei Regioni italiane hanno un Fse già attivo e operativo.
  • 22. ITALIA 2 q  Nel 2015 è stato dematerializzato il 40% dei referti e il 9% delle cartelle cliniche. q   Il 16% dei referti è stata consegnata online al cittadino mentre le prenotazioni e i pagamenti effettuati via web sono rispettivamente, il 12% e l'8% del totale. q  Segnali positivi arrivano dai cittadini, che hanno incrementato l'utilizzo di servizi sanitari online rispetto a quanto rilevato lo scorso anno. q  FSE: secondo i dati dell'Agenzia per l'Italia Digitale, ad aprile 2016 sono solo Emilia-Romagna, Lombardia, Toscana, Sardegna, Valle d'Aosta e Provincia Autonoma di Trento, mentre in altre 11 è in via di implementazione. Campania, Calabria e Sicilia e Provincia Autonoma di Bolzano al momento non hanno avviato alcun progetto.
  • 23. ATTUARE LA SANITÀ DIGITALE q  Tuttavia, la velocità di attuazione è ancora modesta e disomogenea, inadeguata rispetto alla portata e all'urgenza delle sfide in gioco. q  È necessario attuare la sanità digitale con una governance partecipata e responsabile ai diversi livelli: è auspicabile un ruolo centrale del ministero e dell'Agenzia per l'Italia Digitale per fornire standard e linee guida secondo le scadenze temporali. q  Servono politiche regionali coerenti tra loro, in grado di guidare e supportare gli attori del sistema, fornendo competenze e servizi condivisi e premiando i comportamenti virtuosi. q  Sono necessari progetti coraggiosi di aziende sanitarie e operatori, superando la logica delle sperimentazioni».
  • 24. IL 2017 POTREBBE ESSERE L’ANNO DELLA SVOLTA PER IL NOSTRO PAESE. q  Il Sistema Sanitario Nazionale ha infatti deciso di penalizzare i ricoveri inappropriati e le dimissioni ospedaliere ritardate, con tagli tariffari dal 50 al 60% per chi non si adegua. q  Una nuova politica che potrebbe far decollare l’ICT in sanità, vista la particolare attenzione del Governo allo sviluppo di Italia Digitale. q  Ma ci sono anche altri fattori che favoriscono l’adozione di soluzioni di telemedicina per assistere i pazienti attraverso la videoconferenza. Uno di questi è il progressivo invecchiamento della popolazione, che mette a dura prova i bilanci dei servizi sanitari regionali. q  Gli anziani possono avere problemi di mobilità e soffrono spesso di patologie che non richiedono il ricovero in ospedale, ma un monitoraggio continuo delle condizioni di salute si può effettuare in video conferenza in modo più rapido e a costi molto ridotti.
  • 25. IL MERCATO CHE VERRÀ q  Ci potrebbero quindi essere nuove possibilità di espansione per i Telemedicine Service Provider (TSP) internazionali, che hanno già cominciato a guardare all’Italia attraverso sondaggi e ricerche per capire se conviene puntare sul Bel Paese. q  I vendor di tecnologie per l’e-health possono prendere due strade: continuare a illudersi che esistano compratori pubblici interessati ad acquistare tecnologie per fornire servizi ai pazienti o, più realisticamente, diventare partner dei TSP nazionali e internazionali. q  Cresce la domanda di soluzioni cloud e mobile q  Recenti ricerche, come quella dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano, confermano che la telemedicina può crescere. Oltre alla domanda di sistemi di gestione di reparto e di gestione amministrativa, aumenterà infatti la richiesta di soluzioni cloud e mobile sia per la telemedicina che per i processi socio-sanitari sul territorio.
  • 26. L’E-HEALTH COME UNICA LEVA STRUTTURALE q  In questa congiuntura sfavorevole, gli esperti indicano quindi l’e-health come l’unica leva strutturale su cui agire per assicurare più efficienza e qualità del sistema sanitario senza tagliare i servizi ai cittadini. q  Il meeting virtuale tra medico e paziente in videoconferenza è in molti casi sufficiente per una corretta diagnosi ed è comunque sempre integrabile con visite tradizionali, che in questo modo si riducono e diventano più mirate. q  L’alta qualità di immagini e audio, la sicurezza e la stabilità dei moderni servizi di video conference professionali, soprattutto i servizi in cloud, ci permettono di affidarci alla telemedicina con fiducia.
  • 27. LE SFIDE DEL FUTURO q  Il futuro probabilmente sarà quello delle App sanitarie ed assistenziali, tramite cellulare, tablet o quant'altro con teleconsulti, telemonitoraggio e teleassistenza che porteranno ad un radicale mutamento dell'organizzazione sanitaria, non dimenticando però l'approccio olistico alla persona in quanto tale. q  Un futuro attuale e vicino dato dal crescente mercato dell’ICT, delle App, intravisto da tempo da visionari innovativi quali Ardigò, ma anche da Steve Job che ha da anni reso possibile l'applicazione di una medicina elettronica customizzata, come dimostrano le numerose recenti esperienze negli USA e negli altri paesi ad alta offerta tecnologica. q  CUP 2000 con la sua storia, la sua esperienza, il suo presente sono certa che saprà cogliere le sfide del futuro. q  BUON COMPLEANNO