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LUIGI PIRANDELLO
- BIOGRAFIA -
Luigi Pirandello nasce il 28 giugno 1867 in una villa di
campagna chiamata il “Caos” vicino Girgenti l’attuale
Agrigento da Stefano e Caterina Ricci-Gramitto, entrambi di
sentimenti liberali e antiborbonici (il padre aveva partecipato
alle imprese dei Mille).
La famiglia è proprietaria di alcune solfare e si era rifugiata a
Girgenti per sfuggire ad una violenta epidemia di colera.
Ricevuta l’istruzione elementare in casa, Pirandello frequentò le
prime due classi dell’Istituto Tecnico, ma passò poi al Ginnasio,
per amore degli studi umanistici.
Dal 1880 proseguì gli studi liceali a Palermo. Ben diversa da
Agrigento, Palermo era fornita di biblioteche, dove egli si
recava spesso. Al termine del Liceo rientrò con la famiglia a
Girgenti, dove per breve tempo affianca il padre nella
conduzione di una miniera di zolfo e si fidanza con una cugina
(rompendo in seguito il fidanzamento).
Si iscrive prima all’Università di Palermo, poi passa alla
Facoltà di Lettere dell’Università di Roma, ma a causa di un
contrasto con il preside, il latinista Onorato Occioni, si
trasferisce all’Università di Bonn, dove nel 1891 si laurea in
Filologia romanza con una tesi sui suoni e sviluppi di suono
della parlata di Girgenti.
Intanto ha già esordito come poeta con Mal giocondo (1889) e
con Pasqua di Gea (1881), raccolte che dedica a Jenny Schulz-
Lander, di cui a Bonn si è innamorato. Nel’92, fermamente
deciso a dedicarsi alla sua vocazione letteraria, si stabilisce a
Roma dove vive con un assegno mensile del padre.
Nell’ambiente letterario della capitale conosce e stringe
amicizia con il conterraneo Luigi Capuana che lo spinge verso il
campo della narrativa. Compone così le prime novelle e il suo
primo romanzo, uscito nel 1901 con il titolo l’esclusa.
Nel 1894 sposa a Girgenti con matrimonio combinato tra le
famiglie la bella e ricca ventiduenne Antonietta Portulano,
figlia di un ricco socio in affari del padre. Si stabilisce
definitivamente a Roma dove nascono i tre figli Stefano (1895),
Rosalia (1897) e Fausto (1899).
Nel 1897 accettò la cattedra di Lingua italiana presso l’Istituto
Superiore di Magistero di Roma.
Nel 1903 l’allargamento di una miniera di zolfo causa alla
famiglia Pirandello un grave dissesto economico: il padre
Stefano perde insieme al proprio capitale anche la dote della
nuora. In seguito alla notizia dell’improvviso disastro
finanziario, Antonietta, già sofferente di nervi entrò in
depressione e si abbatté su di lei una grave forma di paranoia.
Luigi Pirandello, nonostante le sue cure più affettuose verso la
moglie dovette prendere la decisione di ricoverarla in una casa
di cura, dove vi morirà nel 1959.
Il 1915 fu un altro anno nero per Pirandello sul piano
esistenziale. Con l’entrata in guerra dell’Italia, infatti, il figlio
Stefano partì volontario: venne fatto prigioniero dagli Austriaci
nel novembre e internato in un campo di concentramento fino
al termine del conflitto. Tale dolore andava consolidando la
propria triste concezione del vivere nel mondo.
Nel 1923 grazie ai grandi successi ottenuti, si recò prima a
Parigi e poi a New York per assistere alle rappresentazioni delle
proprie opere.
Successivamente chiese l’iscrizione al partito fascista e l’anno
seguente assunse la direzione del “Teatro d’Arte” di Roma, dove
collaborò con l’attrice Marta Abba. Conseguì il premio Nobel
per la letteratura nel 1934.
Nel 1936 Pirandello si ammalò di polmonite e morì nella sua
casa romana il 10 dicembre del 1936. Data la sua grande
notorietà, Mussolini voleva indirgli i funerali di stato, ma restò
deluso quando scoprì che in un suo testamento, Pirandello
dichiarò che voleva essere trasportato al cimitero con il “carro
dei poveri”. Le sue ceneri riposano in un cratere scavato sotto il
pino a lui più caro vicino alla sua casa a Girgenti.
Nel pensiero pirandelliano si confluisce il relativismo
psicologico che si può suddividere in relativismo orizzontale e
in relativismo verticale.
- Il relativismo orizzontale, riguarda il rapporto che si ha con
gli altri e secondo lui, gli uomini sono liberi, ma possono essere
paragonati a delle marionette nelle mani di un burattinaio che
in questo caso è la vita. Infatti quando veniamo al mondo, ci
inseriamo in un contesto già determinato, che ci assegna una
parte e ci obbliga a muoverci secondo uno schema ben definito
che noi accettiamo o per pigrizia o per convenienza.
Questo relativismo orizzontale, si materializza nell’opera Il fu
Mattia Pascal:
Mattia Pascal è un impiegato alla biblioteca di un paese ligure
chiamato Miragno. Un giorno in seguito ad una lite con la
moglie e con la suocera, decide di fuggire via da Miragno con
l’intenzione di imbarcarsi per l’America, ma durante una sosta
a Montecarlo, vince un grande somma di denaro e decide di
ritornare a casa, ma una volta in treno, legge sul giornale che a
Miragno, è stato trovato un omo morto in un mulino e che è
stato riconosciuto come Mattia Pascal. Dopo un primo
smarrimento, pensò di potersi finalmente liberare della sua
vecchia forma e ne assunse una nuova, quella di Adriano Meis e
si stabilì in una pensione a Roma dove si innamorò della figlia
del proprietario e volendola sposare, si rende conto che non può
farlo perché non ha una forma ufficiale, dopodichè un ladro lo
deruba ma non può denunciare l’accaduto perché non è
riconosciuto ufficialmente, così stanco di questa nuova forma,
decise di riprendere quella di Mattia Pascal, così inscenò il
suicidio di Adriano Meis sul ponte Margherita sul Tevere
lasciando un biglietto con le sue generalità.
Quindi divenne di nuovo Mattia Pascal e rientrò a Miragno ma
ben presto si accorse che la moglie si era risposata ed aveva
avuto anche un figlio; se avesse voluto, con l’aiuto della legge
che ora riconosceva la sua forma, avrebbe potuto rifarsi la sua
famiglia ma non volle farlo perché si sentiva ormai un estraneo.
Decise così di ritirarsi in solitudine ed ogni tanto si recava al
cimitero per visitare la sua tomba e se qualcuno lo fermava e
gli chiedeva chi fosse, lui rispondeva io sono il fu Mattia Pascal.
Se il relativismo orizzontale, riguarda il rapporto che si ha con
gli altri individui, quello verticale riguarda il rapporto che si ha
con se stessi, con il proprio subconscio. Infatti dalla profondità
dell’animo umano affiorano sempre sentimenti diversi che
fanno cambiare lo spirito delle persone e non permette loro di
riconoscersi in una personalità ben definita. L’opera che
rappresenta questo relativismo verticale, è Uno, nessuno e
centomila:
Un giorno Vitangelo Moscarda, il protagonista del romanzo,
venne informato dalla moglie che lui aveva il naso pendente
verso destra e che ha molti difetti. Da questa rivelazione
Vitangelo intraprende la strada che lo porterà alla follia. Il
fatto che più gli provoca disagio, non è che è pieno di difetti, ma
che per moltissimi anni non è stato quello che lui credeva di
essere e ognuno lo ha visto in un modo diverso. Così decise di
demolire tutte le forme che la gente si erano fatte di lui e decise
di vivere senza una coscienza come una pianta o una pietra.
Notiamo che l’uomo è nello stesso tempo uno, nessuno e
centomila: uno perché è quello che di volta in volta lui crede di
essere, nessuno perché dato il suo velocissimo mutamento, non
riesce a fissarsi un’immagine ben definita; centomila perché
ciascuna delle persone che lo avvicinano, gli attribuiscono una
forma diversa.
Nelle prime opere del Pirandello si nota immediatamente la
sicilianità di queste ultime, perché svolte in un ambiente pieno
di pregiudizi, miti e credenze popolari.
Il pensiero di Pirandello deriva dalla crisi del positivismo
avutasi tra la fine dell’ ‘800 e gli inizi del ‘900 che ha come
effetto la sfiducia nella scienza e in tutto quello che poteva dare
qualche certezza. Così nello opere pirandelliane, il
protagonista non è più l’uomo intero, aggrappato a dei valori
oggettivi, ma un uomo frantumato che si trova solo e si sente
diverso non soltanto dagli altri ma anche da se stesso. E
riapprodiamo nel concetto espresso dall’opera Uno, nessuno e
centomila.
In comune i due romanzi hanno in comune il senso della
solitudine dell’uomo in un mondo estremamente mutevole,
incomprensibile e assurdo.
Le ragioni del relativismo psicologico sono esposte con
particolare lucidità da Pirandello in una novella: la trappola.
Noi tutti, la terra, gli astri, l’uomo – dice Pirandello – siamo
esseri presi in trappola, staccati dal fluido che non si arresta
mai e fissati in una forma in attesa della morte. Ma l’uomo
conserva in sé l’anima, che è mutevole, instabile, finché muore.
Con la morte fisica il corpo ritorna alla materia, mentre
l’anima, che è in noi, ritorna a Dio.
Pirandello descrive nelle sue opere la società del suo tempo a
cavallo tra due secoli, e rappresenta soprattutto la piccola
borghesia costituita da impiegati, insegnanti ecc.. tutti
consumati da un profondo malessere vittime delle condizioni
alienanti della società.
Inoltre sono rinchiusi un po’ tutti i momenti della vita del
Pirandello soprattutto la distruzione delle solfare del padre,
eventi che portano Pirandello ad avere una concezione
pessimistica della vita, inducendolo a penetrare negli abissi
dello spirito umano..
L’umorismo Pirandelliano, è definito come il “sentimento del
contrario” che nasce da due forze diverse ma unite: il
sentimento e la ragione; il sentimento osserva i casi che la vita
ci propone, mentre la ragione li analizza. Si porta avanti come
esempio quello di una vecchia signora che si trucca e si tinge i
capelli volendo sembrare una ragazzina. La prima reazione
vendendola in quel modo, è quella di ridere avvertendo la
comicità della situazione perché la vecchia signora è il
contrario di ciò che dovrebbe essere ovvero una donna seria;
questo è il momento dell’avvertimento del contrario.
Ma poi interviene la ragione, che con la riflessione vuole
rendersi conto del perché di quell’ atteggiamento e si scopre
che quel modo di truccarsi è una forma di autoinganno perché
si scopre che la vecchia si riduce in quel modo perché vuole
trattenere ancora l’amore del marito che è un uomo più
giovane di lei. Questo è il sentimento del contrario, perché alla
comicità subentra la pietà per il dramma della povera donna.
OPERE
Pirandello inizio la sua attività letteraria con le raccolte in
versi, ma c’è da dire che queste hanno poca importanza
artistica mentre ben più importanti sono le novelle, i romanzi,
le commedie i drammi.
Le novelle dovevano essere 365 infatti il titolo doveva essere
Novelle per un anno ma Pirandello riuscì a scriverne soltanto
246.
Esse risentono dell’esperienza verista, rivissuta però in modo
originale, con una sensibilità e un’inquietudine di impronta
decadente. Come solitamente avviene in chi vive in un’età di
transizione, vecchio e nuovo, Verismo e Decadentismo
coesistono in Pirandello, dando luogo ad un’arte originale ,
tipicamente “pirandelliana”.
I romanzi del Pirandello sono sette : L’esclusa, Il fu Mattia
Pascal, Suo marito, I vecchi e i giovani, Si gira, Uno nessuno e
centomila.
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  • 1. LUIGI PIRANDELLO - BIOGRAFIA - Luigi Pirandello nasce il 28 giugno 1867 in una villa di campagna chiamata il “Caos” vicino Girgenti l’attuale Agrigento da Stefano e Caterina Ricci-Gramitto, entrambi di sentimenti liberali e antiborbonici (il padre aveva partecipato alle imprese dei Mille). La famiglia è proprietaria di alcune solfare e si era rifugiata a Girgenti per sfuggire ad una violenta epidemia di colera. Ricevuta l’istruzione elementare in casa, Pirandello frequentò le prime due classi dell’Istituto Tecnico, ma passò poi al Ginnasio, per amore degli studi umanistici. Dal 1880 proseguì gli studi liceali a Palermo. Ben diversa da Agrigento, Palermo era fornita di biblioteche, dove egli si recava spesso. Al termine del Liceo rientrò con la famiglia a Girgenti, dove per breve tempo affianca il padre nella conduzione di una miniera di zolfo e si fidanza con una cugina (rompendo in seguito il fidanzamento). Si iscrive prima all’Università di Palermo, poi passa alla
  • 2. Facoltà di Lettere dell’Università di Roma, ma a causa di un contrasto con il preside, il latinista Onorato Occioni, si trasferisce all’Università di Bonn, dove nel 1891 si laurea in Filologia romanza con una tesi sui suoni e sviluppi di suono della parlata di Girgenti. Intanto ha già esordito come poeta con Mal giocondo (1889) e con Pasqua di Gea (1881), raccolte che dedica a Jenny Schulz- Lander, di cui a Bonn si è innamorato. Nel’92, fermamente deciso a dedicarsi alla sua vocazione letteraria, si stabilisce a Roma dove vive con un assegno mensile del padre. Nell’ambiente letterario della capitale conosce e stringe amicizia con il conterraneo Luigi Capuana che lo spinge verso il campo della narrativa. Compone così le prime novelle e il suo primo romanzo, uscito nel 1901 con il titolo l’esclusa. Nel 1894 sposa a Girgenti con matrimonio combinato tra le famiglie la bella e ricca ventiduenne Antonietta Portulano, figlia di un ricco socio in affari del padre. Si stabilisce definitivamente a Roma dove nascono i tre figli Stefano (1895), Rosalia (1897) e Fausto (1899). Nel 1897 accettò la cattedra di Lingua italiana presso l’Istituto Superiore di Magistero di Roma. Nel 1903 l’allargamento di una miniera di zolfo causa alla famiglia Pirandello un grave dissesto economico: il padre Stefano perde insieme al proprio capitale anche la dote della nuora. In seguito alla notizia dell’improvviso disastro finanziario, Antonietta, già sofferente di nervi entrò in
  • 3. depressione e si abbatté su di lei una grave forma di paranoia. Luigi Pirandello, nonostante le sue cure più affettuose verso la moglie dovette prendere la decisione di ricoverarla in una casa di cura, dove vi morirà nel 1959. Il 1915 fu un altro anno nero per Pirandello sul piano esistenziale. Con l’entrata in guerra dell’Italia, infatti, il figlio Stefano partì volontario: venne fatto prigioniero dagli Austriaci nel novembre e internato in un campo di concentramento fino al termine del conflitto. Tale dolore andava consolidando la propria triste concezione del vivere nel mondo. Nel 1923 grazie ai grandi successi ottenuti, si recò prima a Parigi e poi a New York per assistere alle rappresentazioni delle proprie opere. Successivamente chiese l’iscrizione al partito fascista e l’anno seguente assunse la direzione del “Teatro d’Arte” di Roma, dove collaborò con l’attrice Marta Abba. Conseguì il premio Nobel per la letteratura nel 1934. Nel 1936 Pirandello si ammalò di polmonite e morì nella sua casa romana il 10 dicembre del 1936. Data la sua grande notorietà, Mussolini voleva indirgli i funerali di stato, ma restò deluso quando scoprì che in un suo testamento, Pirandello dichiarò che voleva essere trasportato al cimitero con il “carro dei poveri”. Le sue ceneri riposano in un cratere scavato sotto il
  • 4. pino a lui più caro vicino alla sua casa a Girgenti. Nel pensiero pirandelliano si confluisce il relativismo psicologico che si può suddividere in relativismo orizzontale e in relativismo verticale. - Il relativismo orizzontale, riguarda il rapporto che si ha con gli altri e secondo lui, gli uomini sono liberi, ma possono essere paragonati a delle marionette nelle mani di un burattinaio che in questo caso è la vita. Infatti quando veniamo al mondo, ci inseriamo in un contesto già determinato, che ci assegna una parte e ci obbliga a muoverci secondo uno schema ben definito che noi accettiamo o per pigrizia o per convenienza. Questo relativismo orizzontale, si materializza nell’opera Il fu Mattia Pascal: Mattia Pascal è un impiegato alla biblioteca di un paese ligure chiamato Miragno. Un giorno in seguito ad una lite con la moglie e con la suocera, decide di fuggire via da Miragno con l’intenzione di imbarcarsi per l’America, ma durante una sosta a Montecarlo, vince un grande somma di denaro e decide di ritornare a casa, ma una volta in treno, legge sul giornale che a Miragno, è stato trovato un omo morto in un mulino e che è stato riconosciuto come Mattia Pascal. Dopo un primo smarrimento, pensò di potersi finalmente liberare della sua vecchia forma e ne assunse una nuova, quella di Adriano Meis e
  • 5. si stabilì in una pensione a Roma dove si innamorò della figlia del proprietario e volendola sposare, si rende conto che non può farlo perché non ha una forma ufficiale, dopodichè un ladro lo deruba ma non può denunciare l’accaduto perché non è riconosciuto ufficialmente, così stanco di questa nuova forma, decise di riprendere quella di Mattia Pascal, così inscenò il suicidio di Adriano Meis sul ponte Margherita sul Tevere lasciando un biglietto con le sue generalità. Quindi divenne di nuovo Mattia Pascal e rientrò a Miragno ma ben presto si accorse che la moglie si era risposata ed aveva avuto anche un figlio; se avesse voluto, con l’aiuto della legge che ora riconosceva la sua forma, avrebbe potuto rifarsi la sua famiglia ma non volle farlo perché si sentiva ormai un estraneo. Decise così di ritirarsi in solitudine ed ogni tanto si recava al cimitero per visitare la sua tomba e se qualcuno lo fermava e gli chiedeva chi fosse, lui rispondeva io sono il fu Mattia Pascal. Se il relativismo orizzontale, riguarda il rapporto che si ha con gli altri individui, quello verticale riguarda il rapporto che si ha con se stessi, con il proprio subconscio. Infatti dalla profondità dell’animo umano affiorano sempre sentimenti diversi che fanno cambiare lo spirito delle persone e non permette loro di riconoscersi in una personalità ben definita. L’opera che rappresenta questo relativismo verticale, è Uno, nessuno e centomila:
  • 6. Un giorno Vitangelo Moscarda, il protagonista del romanzo, venne informato dalla moglie che lui aveva il naso pendente verso destra e che ha molti difetti. Da questa rivelazione Vitangelo intraprende la strada che lo porterà alla follia. Il fatto che più gli provoca disagio, non è che è pieno di difetti, ma che per moltissimi anni non è stato quello che lui credeva di essere e ognuno lo ha visto in un modo diverso. Così decise di demolire tutte le forme che la gente si erano fatte di lui e decise di vivere senza una coscienza come una pianta o una pietra. Notiamo che l’uomo è nello stesso tempo uno, nessuno e centomila: uno perché è quello che di volta in volta lui crede di essere, nessuno perché dato il suo velocissimo mutamento, non riesce a fissarsi un’immagine ben definita; centomila perché ciascuna delle persone che lo avvicinano, gli attribuiscono una forma diversa. Nelle prime opere del Pirandello si nota immediatamente la sicilianità di queste ultime, perché svolte in un ambiente pieno di pregiudizi, miti e credenze popolari. Il pensiero di Pirandello deriva dalla crisi del positivismo avutasi tra la fine dell’ ‘800 e gli inizi del ‘900 che ha come effetto la sfiducia nella scienza e in tutto quello che poteva dare qualche certezza. Così nello opere pirandelliane, il protagonista non è più l’uomo intero, aggrappato a dei valori oggettivi, ma un uomo frantumato che si trova solo e si sente diverso non soltanto dagli altri ma anche da se stesso. E
  • 7. riapprodiamo nel concetto espresso dall’opera Uno, nessuno e centomila. In comune i due romanzi hanno in comune il senso della solitudine dell’uomo in un mondo estremamente mutevole, incomprensibile e assurdo. Le ragioni del relativismo psicologico sono esposte con particolare lucidità da Pirandello in una novella: la trappola. Noi tutti, la terra, gli astri, l’uomo – dice Pirandello – siamo esseri presi in trappola, staccati dal fluido che non si arresta mai e fissati in una forma in attesa della morte. Ma l’uomo conserva in sé l’anima, che è mutevole, instabile, finché muore. Con la morte fisica il corpo ritorna alla materia, mentre l’anima, che è in noi, ritorna a Dio. Pirandello descrive nelle sue opere la società del suo tempo a cavallo tra due secoli, e rappresenta soprattutto la piccola borghesia costituita da impiegati, insegnanti ecc.. tutti consumati da un profondo malessere vittime delle condizioni alienanti della società. Inoltre sono rinchiusi un po’ tutti i momenti della vita del Pirandello soprattutto la distruzione delle solfare del padre, eventi che portano Pirandello ad avere una concezione pessimistica della vita, inducendolo a penetrare negli abissi dello spirito umano..
  • 8. L’umorismo Pirandelliano, è definito come il “sentimento del contrario” che nasce da due forze diverse ma unite: il sentimento e la ragione; il sentimento osserva i casi che la vita ci propone, mentre la ragione li analizza. Si porta avanti come esempio quello di una vecchia signora che si trucca e si tinge i capelli volendo sembrare una ragazzina. La prima reazione vendendola in quel modo, è quella di ridere avvertendo la comicità della situazione perché la vecchia signora è il contrario di ciò che dovrebbe essere ovvero una donna seria; questo è il momento dell’avvertimento del contrario. Ma poi interviene la ragione, che con la riflessione vuole rendersi conto del perché di quell’ atteggiamento e si scopre che quel modo di truccarsi è una forma di autoinganno perché si scopre che la vecchia si riduce in quel modo perché vuole trattenere ancora l’amore del marito che è un uomo più giovane di lei. Questo è il sentimento del contrario, perché alla comicità subentra la pietà per il dramma della povera donna. OPERE Pirandello inizio la sua attività letteraria con le raccolte in versi, ma c’è da dire che queste hanno poca importanza artistica mentre ben più importanti sono le novelle, i romanzi, le commedie i drammi. Le novelle dovevano essere 365 infatti il titolo doveva essere
  • 9. Novelle per un anno ma Pirandello riuscì a scriverne soltanto 246. Esse risentono dell’esperienza verista, rivissuta però in modo originale, con una sensibilità e un’inquietudine di impronta decadente. Come solitamente avviene in chi vive in un’età di transizione, vecchio e nuovo, Verismo e Decadentismo coesistono in Pirandello, dando luogo ad un’arte originale , tipicamente “pirandelliana”. I romanzi del Pirandello sono sette : L’esclusa, Il fu Mattia Pascal, Suo marito, I vecchi e i giovani, Si gira, Uno nessuno e centomila.