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Leonora Carrington
vita
Nata a Lancaster, in Inghilterra, il 6 Aprile 1917 in una famiglia agiata: suo padre Harold
Wilde Carrington era un produttore di tessuti, sua madre, Maureen, una nobildonna di origine
irlandese.Ha tre fratelli: Patrick, Leonard e Arthur. Leonora rielabora e descrive storie, in
particolare con ricorrenti scene di animali, quali cavalli, tartarughe e gatti giganteschi. Anche
i racconti della madre su spettri e personaggi del folclore irlandese hanno una gran influenza
nel suo immaginario.
Seguendo il costume del tempo viene mandata dai genitori a studiare in un collegio cattolico.
La mancanza di interesse per gli studi che Leonora manifesterà, si deve in parte alla dislessia,
che le causa molta difficoltà nell'apprendimento, ma soprattutto al suo carattere eccentrico e
ribelle, che la porterà ad essere espulsa da svariati istituti.
A quindici anni si trasferisce a Firenze, per continuare la sua istruzione presso l'accademia
d'arte di Miss Penrose nonostante il disaccordo del padre; si dedica alla pittura, affascinata
soprattutto da artisti del XIV e XV secolo.
Tornata in Inghilterra, la giovane espone ai genitori il desiderio di iscriversi alla Chelsea
School of Art di Londra, e dopo svariate insistenze le viene permesso. Leonora si trasferisce
così in una suite di famiglia in un esclusivo hotel londinese, in compagnia di un'amica. Si
rivela nuovamente un'allieva difficile e ribelle alla ferrea disciplina imposta dal direttore della
scuolat, che per un anno la obbliga a ripetere lo stesso esercizio: copiare una mela con una
matita a carboncino. Risale a questo periodo (inizi degli anni Trenta) il suo primo dipinto
Portrait of Joan Powell, che ritrae la compagna di stanza con in mano una copia de I ragazzi
terribili di Jean Cocteau e con un muro di mattoni sullo sfondo.
Gli anni trenta
Nel 1936, in occasione della prima esposizione surrealista a Londra, entra in contatto con il
gruppo surrealista. La madre le regala una copia di Surrealism di Herbert Read che mostra
in copertina un dipinto di Max Ernst, Two Children Menaced by Nightingale, e ne resta
affascinata. Lo stesso anno i due si conoscono tramite un amico in comune, ed è amore a
prima vista. Lui è uno degli esponenti di spicco del movimento, ha quarantasei anni, lei
diciannove, e con il suo fascino innocente e perverso incarna l'ideale surrealista della femme-
enfant.[7]
La coppia si trasferisce a Parigi per convivere, e ciò segna per Leonora la rottura del rapporto
con il padre. Nel 1938, partecipa alla Exposition International du Surréalisme di Parigi e poi
di Amsterdam.[7] Successivamente la coppia si sposta a Saint-Martin-d'Arde, un villaggio
della Provenza, dove lei produce i suoi primi racconti in un francese sgrammaticato, che
diverte gli amici surrealisti.
Ernst rappresenta per Leonora sia una fonte di ispirazione, sia una figura paterna autoritaria
ed esigente dalla quale dipendere, come dichiara nell'intervista rilasciata a Marina Warner nel
1990, in cui l'artista afferma che "una relazione d'amore implica sempre un rapporto di
dipendenza. [...] Penso che molte donne - dovrei dire persone, ma in realtà sono quasi sempre
le donne la parte dipendente - siano fin ora state schiacciate, forse addirittura annientate da
questo tipo di dipendenza".
Nel 1939, durante il conflitto tra Francia e Germania, che vede Ernst arrestato, sperimenta gli
effetti di questa dipendenza. Lascia la loro casa sconvolta, e dopo aver vagato per alcuni
giorni, viene ritrovata dalla proprietaria di un caffè del paese, dove viene ospitata. Alcuni
mesi più tardi, Ernst torna per un breve periodo, durante il quale Leonora dipinge un suo
ritratto, ma poco dopo viene internato in un campo di concentramento. Dopo aver tentato
inutilmente di farlo rilasciare, Leonora cede la casa in cambio di un permesso di espatrio e, su
consiglio di alcuni amici, si trasferisce in Spagna, dove viene dichiarata pazza e rinchiusa in
un manicomio.
Dopo alcuni mesi, per intercessione della famiglia è dimessa e affidata alle cure di una
vecchia governante, che ha il compito di condurla a Lisbona e successivamente in Sud Africa,
per farla ricoverare in una clinica psichiatrica. A Lisbona incontra il diplomatico Renato
Leduc, che aveva precedentemente conosciuto a Parigi, il quale si offre di condurla in
America, a condizione che lei lo sposi. Nella primavera del 1941 Max, uscito di prigione,
incontra casualmente Leonora in un mercato di Lisbona e la prega di lasciare Renato e di
seguirlo a New York. I due continuano comunque a frequentarsi, prima a Lisbona e poi a
New York, nonostante la loro relazione sia ormai finita.
Il Messico
Nell'estate del 1942 Leonora lascia New York per trasferirsi con Leduc a Città del Messico.
Come lei, altri surrealisti si trasferiscono in Messico.L'anno successivo, Leonora e Renato
divorziano e poco dopo lei conosce il fotografo ungherese Emerico Imri Weisz, con cui si
risposa e dal quale avrà due figli: Gabriel e Pablo. Leonora ricorda l'esperienza della
maternità come una nuova fonte di ispirazione e infatti in quel periodo dipinge Baby Giant,
mentre è in attesa del secondo figlio. In Messico si dedica alla sperimentazione di nuove
tecniche; sviluppa, essendo ambidestra, la capacità di dipingere con entrambe le mani e
dedica molta più attenzione alla definizione del disegno.
Nei primi anni Settanta, si schiera pubblicamente a favore del movimento per i diritti della
donna. In diverse occasioni inoltre, espone le proprie teorie sull’uguaglianza di tutte le forme
di vita e sul ruolo della donna come colei che ha il compito di mantenere l'armonia tra tutte le
specie viventi, compito che alcune religioni e miti dell'antichità attribuivano alle divinità
femminili.
Nel 2000 è nominata Ciudadana de Honor de México. Nell'estate del 2010, alla Chichester's
Pallant House Gallery nel Regno Unito, all'interno di una stagione di mostre internazionali
chiamata Surreal Friends che celebrava il ruolo delle donne nel movimento surrealista, si
svolse una delle maggiori mostre delle sue opere.
Leonora Carrington muore il 26 maggio 2011, all'età di 94 anni, a Città del Messico, a causa
di complicazioni dovute a una polmonite.
tematiche e simbolismo
Nelle sue opere è evidente la componente liberatoria, giocosa e fiabesca tipica del sogno;
tuttavia non si interroga né teorizza il lavoro onirico (occhio a Frued). L'artista prende dai
surrealisti il linguaggio visivo in cui veglia e sonno coesistono con facilità e con cui
comporre immagini ossessive e strane, ma utilizza questo patrimonio in modo personale,
arricchendolo di continui riferimenti autobiografici e rimandi alle sue letture di formazione.
Tra le caratteristiche tipiche dei lavori di Leonora, vi è lo svincolamento, se non
l'annullamento, delle coordinate spazio-temporali dalla realtà.
Nelle opere di Carrington, nella dimensione onirica si invertono i concetti di attrazione e
repulsione; figure ibride, animalesche, mostruose, non solo non suscitano orrore, ma si
caricano di una forte connotazione erotica.
Altro tratto tipico delle sue opere è la manifestazione di atteggiamenti trasgressivi o violenti;
ricorrono immagini di sangue, cadaveri e corpi in decomposizione e il cannibalismo e
l'omicidio sono presentati come atti consueti e legittimati. Inoltre la tendenza alla
teatralizzazione, alla messa in scena, tipica dei sogni, si traduce nella riproduzione meticolosa
di costumi e travestimenti, festini e banchetti, e nella caricatura satirica di figure autorevoli e
di personalità ecclesiastiche.
Un altro simbolo ricorrente è quello della mano, immagine utilizzata dall'artista per riferirsi
all'importanza della manualità nella pratica artistica, ma anche, secondo un approccio
femminista, all'abilità manuale della donna nelle svariate attività umane.
Risultano ,infine, di particolare interesse le modalità di auto-rappresentazione dell'artista, che
spesso si ritrae in forma di manichino, o con una maschera che riproduce le sembianze del
suo stesso volto. Tale auto-rappresentazione di sé è da intendersi come una denuncia del
mancato riconoscimento, in ambito artistico, della figura dell'artista-donna, libera di creare.
Leonora carrington

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Leonora carrington

  • 1. Leonora Carrington vita Nata a Lancaster, in Inghilterra, il 6 Aprile 1917 in una famiglia agiata: suo padre Harold Wilde Carrington era un produttore di tessuti, sua madre, Maureen, una nobildonna di origine irlandese.Ha tre fratelli: Patrick, Leonard e Arthur. Leonora rielabora e descrive storie, in particolare con ricorrenti scene di animali, quali cavalli, tartarughe e gatti giganteschi. Anche i racconti della madre su spettri e personaggi del folclore irlandese hanno una gran influenza nel suo immaginario. Seguendo il costume del tempo viene mandata dai genitori a studiare in un collegio cattolico. La mancanza di interesse per gli studi che Leonora manifesterà, si deve in parte alla dislessia, che le causa molta difficoltà nell'apprendimento, ma soprattutto al suo carattere eccentrico e ribelle, che la porterà ad essere espulsa da svariati istituti. A quindici anni si trasferisce a Firenze, per continuare la sua istruzione presso l'accademia d'arte di Miss Penrose nonostante il disaccordo del padre; si dedica alla pittura, affascinata soprattutto da artisti del XIV e XV secolo. Tornata in Inghilterra, la giovane espone ai genitori il desiderio di iscriversi alla Chelsea School of Art di Londra, e dopo svariate insistenze le viene permesso. Leonora si trasferisce così in una suite di famiglia in un esclusivo hotel londinese, in compagnia di un'amica. Si
  • 2. rivela nuovamente un'allieva difficile e ribelle alla ferrea disciplina imposta dal direttore della scuolat, che per un anno la obbliga a ripetere lo stesso esercizio: copiare una mela con una matita a carboncino. Risale a questo periodo (inizi degli anni Trenta) il suo primo dipinto Portrait of Joan Powell, che ritrae la compagna di stanza con in mano una copia de I ragazzi terribili di Jean Cocteau e con un muro di mattoni sullo sfondo. Gli anni trenta Nel 1936, in occasione della prima esposizione surrealista a Londra, entra in contatto con il gruppo surrealista. La madre le regala una copia di Surrealism di Herbert Read che mostra in copertina un dipinto di Max Ernst, Two Children Menaced by Nightingale, e ne resta affascinata. Lo stesso anno i due si conoscono tramite un amico in comune, ed è amore a prima vista. Lui è uno degli esponenti di spicco del movimento, ha quarantasei anni, lei diciannove, e con il suo fascino innocente e perverso incarna l'ideale surrealista della femme- enfant.[7] La coppia si trasferisce a Parigi per convivere, e ciò segna per Leonora la rottura del rapporto con il padre. Nel 1938, partecipa alla Exposition International du Surréalisme di Parigi e poi di Amsterdam.[7] Successivamente la coppia si sposta a Saint-Martin-d'Arde, un villaggio della Provenza, dove lei produce i suoi primi racconti in un francese sgrammaticato, che diverte gli amici surrealisti. Ernst rappresenta per Leonora sia una fonte di ispirazione, sia una figura paterna autoritaria ed esigente dalla quale dipendere, come dichiara nell'intervista rilasciata a Marina Warner nel 1990, in cui l'artista afferma che "una relazione d'amore implica sempre un rapporto di dipendenza. [...] Penso che molte donne - dovrei dire persone, ma in realtà sono quasi sempre le donne la parte dipendente - siano fin ora state schiacciate, forse addirittura annientate da questo tipo di dipendenza". Nel 1939, durante il conflitto tra Francia e Germania, che vede Ernst arrestato, sperimenta gli effetti di questa dipendenza. Lascia la loro casa sconvolta, e dopo aver vagato per alcuni giorni, viene ritrovata dalla proprietaria di un caffè del paese, dove viene ospitata. Alcuni mesi più tardi, Ernst torna per un breve periodo, durante il quale Leonora dipinge un suo
  • 3. ritratto, ma poco dopo viene internato in un campo di concentramento. Dopo aver tentato inutilmente di farlo rilasciare, Leonora cede la casa in cambio di un permesso di espatrio e, su consiglio di alcuni amici, si trasferisce in Spagna, dove viene dichiarata pazza e rinchiusa in un manicomio. Dopo alcuni mesi, per intercessione della famiglia è dimessa e affidata alle cure di una vecchia governante, che ha il compito di condurla a Lisbona e successivamente in Sud Africa, per farla ricoverare in una clinica psichiatrica. A Lisbona incontra il diplomatico Renato Leduc, che aveva precedentemente conosciuto a Parigi, il quale si offre di condurla in America, a condizione che lei lo sposi. Nella primavera del 1941 Max, uscito di prigione, incontra casualmente Leonora in un mercato di Lisbona e la prega di lasciare Renato e di seguirlo a New York. I due continuano comunque a frequentarsi, prima a Lisbona e poi a New York, nonostante la loro relazione sia ormai finita. Il Messico Nell'estate del 1942 Leonora lascia New York per trasferirsi con Leduc a Città del Messico. Come lei, altri surrealisti si trasferiscono in Messico.L'anno successivo, Leonora e Renato divorziano e poco dopo lei conosce il fotografo ungherese Emerico Imri Weisz, con cui si risposa e dal quale avrà due figli: Gabriel e Pablo. Leonora ricorda l'esperienza della maternità come una nuova fonte di ispirazione e infatti in quel periodo dipinge Baby Giant, mentre è in attesa del secondo figlio. In Messico si dedica alla sperimentazione di nuove tecniche; sviluppa, essendo ambidestra, la capacità di dipingere con entrambe le mani e dedica molta più attenzione alla definizione del disegno. Nei primi anni Settanta, si schiera pubblicamente a favore del movimento per i diritti della donna. In diverse occasioni inoltre, espone le proprie teorie sull’uguaglianza di tutte le forme di vita e sul ruolo della donna come colei che ha il compito di mantenere l'armonia tra tutte le specie viventi, compito che alcune religioni e miti dell'antichità attribuivano alle divinità femminili. Nel 2000 è nominata Ciudadana de Honor de México. Nell'estate del 2010, alla Chichester's Pallant House Gallery nel Regno Unito, all'interno di una stagione di mostre internazionali chiamata Surreal Friends che celebrava il ruolo delle donne nel movimento surrealista, si svolse una delle maggiori mostre delle sue opere. Leonora Carrington muore il 26 maggio 2011, all'età di 94 anni, a Città del Messico, a causa di complicazioni dovute a una polmonite.
  • 4. tematiche e simbolismo Nelle sue opere è evidente la componente liberatoria, giocosa e fiabesca tipica del sogno; tuttavia non si interroga né teorizza il lavoro onirico (occhio a Frued). L'artista prende dai surrealisti il linguaggio visivo in cui veglia e sonno coesistono con facilità e con cui comporre immagini ossessive e strane, ma utilizza questo patrimonio in modo personale, arricchendolo di continui riferimenti autobiografici e rimandi alle sue letture di formazione. Tra le caratteristiche tipiche dei lavori di Leonora, vi è lo svincolamento, se non l'annullamento, delle coordinate spazio-temporali dalla realtà. Nelle opere di Carrington, nella dimensione onirica si invertono i concetti di attrazione e repulsione; figure ibride, animalesche, mostruose, non solo non suscitano orrore, ma si caricano di una forte connotazione erotica. Altro tratto tipico delle sue opere è la manifestazione di atteggiamenti trasgressivi o violenti; ricorrono immagini di sangue, cadaveri e corpi in decomposizione e il cannibalismo e l'omicidio sono presentati come atti consueti e legittimati. Inoltre la tendenza alla teatralizzazione, alla messa in scena, tipica dei sogni, si traduce nella riproduzione meticolosa di costumi e travestimenti, festini e banchetti, e nella caricatura satirica di figure autorevoli e di personalità ecclesiastiche. Un altro simbolo ricorrente è quello della mano, immagine utilizzata dall'artista per riferirsi all'importanza della manualità nella pratica artistica, ma anche, secondo un approccio femminista, all'abilità manuale della donna nelle svariate attività umane. Risultano ,infine, di particolare interesse le modalità di auto-rappresentazione dell'artista, che spesso si ritrae in forma di manichino, o con una maschera che riproduce le sembianze del suo stesso volto. Tale auto-rappresentazione di sé è da intendersi come una denuncia del mancato riconoscimento, in ambito artistico, della figura dell'artista-donna, libera di creare.