XI Lezione - Arabo LAR Giath Rammo @ Libera Accademia Romana
67+68 M5C3 Lezione 2. dalla medicalizzazione all inserimento
1. DALLA LOGICA DELLA
MEDICALIZZAZIONE ALLA LOGICA
DELL’INSERIMENTO
L’incremento delle istituzioni “speciali” fu notevole a
partire dagli anni Sessanta. Poi, negli anni del decennio
successivo, si registrò una flessione, segno di una
tendenza Diversa che porterà a transitare dalla logica
della medicalizzazione alla logica dell’inserimento9. Si
diffuse sempre di più un intenso dibattito pedagogico
connesso alla scuola diventata di Massa e divenne
emergente il problema della democratizzazione
dell’insegnamento e della Reale partecipazione di tutti
senza discriminazioni elitarie o personali.
2. La sfida era quella, Sollecitata anche dalle riflessioni
culturali del Sessantotto, di fare della scuola
un’istituzione Davvero capace di garantire ad ognuno,
indipendentemente dalle diverse condizioni di Partenza,
il pieno raggiungimento degli obiettivi di apprendimento e
di cittadinanza10. Fu in Questo periodo che, in risposta
alle pesanti critiche nei confronti della scuola considerata
Tradizionale, verbalistica, nozionistica, passivizzante,
burocratizzata, elitaria e non capace di Essere attenta ai
più deboli, presero piede sempre più in Italia le teorie
curricolari.
3. La contestazione alla scuola e alla didattica tradizionali
portarono ad un impegno Volto alla trasformazione della
scuola stessa, che doveva essere più democratica.
Bisognava Riuscire a garantire anche agli alunni che si
trovano nelle situazioni di maggior svantaggio il Pieno
successo negli studi. Ben si capiscono tutte le azioni,
espresse in quegli anni, volte ad Un rinnovamento
dell’impianto scolastico e del modello didattico. Divenne
anche sempre Più marcata la critica nei confronti
dell’emarginazione istituzionalizzata.
4. Sull’onda della Contestazione, nella prima parte degli
anni Settanta si diede il via a un rapido abbattimento
Delle istituzioni speciali e all’inserimento degli alunni
disabili nella scuola normale. Mancava Però una cultura
pedagogica capace di affrontare le varie dinamiche
connesse alla sfera della Disabilità. Con gli anni
Settanta, che furono quelli della grande
“democratizzazione” della Società e della scuola, anche
l’inserimento scolastico degli studenti disabili trovò la sua
Regolamentazione. Il 30 marzo 1971 venne emanata la
Legge n. 118 che segnò una decisiva Svolta culturale.
5. La legge sancì il principio secondo il quale, di norma, l’istruzione
Dell’obbligo doveva avvenire nella scuola comune: Ai mutilati e
invalidi civili che non siano autosufficienti e che frequentino la
scuola dell’obbligo o i corsi di addestramento professionale
finanziati dallo Stato vengono assicurati:
A) il trasporto gratuito dalla propria abitazione alla sede della
scuola o del corso e viceversa a carico dei patronati scolastici o
degli enti gestori dei corsi;
B) l’accesso alla scuola mediante accorgimenti per il
superamento delle barriere architettoniche che ne impediscono
la frequenza;
C) l’assistenza durante gli orari scolastici degli invalidi più gravi.
6. L’istruzione dell’obbligo deve avvenire nelle classi
normali della scuola pubblica, salvi i casi in cui i
soggetti siano affetti da gravi deficienze intellettive o
da menomazioni fisiche di tali gravità da impedire o
rendere molto difficoltoso l’apprendimento o
l’inserimento nelle predette classi normali. Sarà
facilitata la frequenza Degli invalidi e dei mutilati civili
alle scuole superiori o universitarie. Le stesse
disposizioni valgono per le istituzioni scolastiche e
per i doposcuola (art. 28, Legge n. 118/1971).
7. La possibilità di frequenza scolastica degli alunni disabilità in
classi ordinarie non fu Però associata a provvedimenti atti a
facilitare la sua attuazione. Non si intervenne Adeguatamente
per rimuovere le barriere architettoniche, mancavano gli
insegnanti Specializzati, non c’era un’adeguata azione di
formazione dei docenti e un’efficace Sensibilizzazione sociale.
C’era la convinzione che la semplice frequenza di una classe
“normale” potesse “normalizzare” le persone disabili. E fu così
che l’inserimento delle Persone disabili nelle classi comuni vene
etichettato addirittura come “selvaggio” o “brado”.
8. In questo scenario gli insegnanti si trovarono a vivere
un’esperienza di Accoglienza e di proposta educativa per certi
versi anche scioccante. Pochissimi, in una Cornice di scarsa
programmazione unitaria di team, sapevano come operare, che
cosa Proporre ad un allievo con potenzialità e comportamenti
differenti. Nonostante tutto ciò Bisogna riconoscere che questa
fase ebbe il grande merito di avviare il cammino di Integrazione
delle persone disabili. Cammino che caratterizzò l’Italia con un
volto per Nulla ovvio e per nulla scontato nel panorama
internazionale. Non tutti i Paesi, infatti, Intrapresero una strada
così fortemente orientata all’inserimento e all’integrazione delle
Persone disabili nelle scuole di tutti