XIII Lezione - Arabo G.Rammo @ Libera Accademia Romana
giovanni campagnoli (2008), Linee guida di un centro giovani e lavoro di rete,.Bolzano
1. Bolzano, 26 maggio 2008
Linee guida di un centro giovani e lavoro di rete
2. TEMI GENERATORI
Agio/disagio
Occuparsi di trasgressioni
Legalita´
Stranieri
Prodotto/processo
Eventi/quotidianitá
Ipotesi (es. Centro
giovani tematico)
Risorse e progettualita´
Valore dell´identita´di un
centro giovani
Lavoro di rete (e strumenti per)
3. Spazio giovanile, spazi di aggregazione e progettazione
Le 4 finalità di uno spazio di aggregazione giovanile:
· 1: rappresenta il contenitore per la “nuova nascita” del giovane
· 2: da stabilità, visibilità, continuità nel territorio e nella comunità
· 3: funge da palestra, laboratorio di partecipazione e
democrazia
• 4: favorisce la produzione culturale giovanile tramite l’azione
rielaborata
Se l’obiettivo del Centro è il raggiungimento di queste quattro
finalità, il centro diventa un’efficace strumento di politiche
giovanili, in grado di generare protagonismo, cittadinanza,
democrazia.
4. A cosa serve uno spazio per (e dei) giovani
A diventare cittadini, formandosi quindi un’identità sociale e
sviluppando tutte quelle competenze sociali che servono per
crescere e diventare adulti qui e oggi (partecipare, dialogare,
responsabilizzarsi, promuovere, prendere decisioni, risolvere
problemi, gestire gli errori, ascoltare, inventare, creare,
rispettare…).
Si tratta di competenze ad alto valore, spendibili sul mercato
del lavoro, acquisite grazie a percorsi di educazione non
formale, che dai centri partono nella comunità
5. A chi serve?
Ai giovani di questa generazione, caratterizzata da:
- MULTIAPPARTENENZA,
- UTILIZZO DELLA TECNOLOGIA,
- RICERCA D’INDENTITA’,
- IMMEDIATEZZA,
- INCERTEZZA E DISORIENTAMENTO
6. Gli obiettivi dell’animazione di un Centro Giovani:
1) ricerca dell’equilibrio io/noi. Senza l’equilibrio io /noi è
impossibile attivare un processo in cui le persone vivono
l’esperienza comune di gruppo e di comunità come
mutuamente arricchente e solidale (fiducia, accoglienza).
2) costituzione di una nuova soggettività sociale attraverso lo
scambio culturale. Il gruppo è uno strumento privilegiato di
animazione solo se non rimane sistema relazionale ma
diventa un crogiolo di senso, un luogo di costruzione di
significati e interpretazione di se e della realtà.
L’animazione è vista come strumento per cambiare, che
consente al singolo di crescere nel e per il gruppo di
appartenenza, facendolo crescere a sua volta (il gruppo,
binomio io-gruppo, gruppo-mondo, mondi-io).
7. 3) capacità di agire progettualmente. E’ essenziale che il
metodo dell’animazione si fondi sulla capacità di far vivere
esperienze in cui si avviano delle azioni per realizzarle e si
valutino i risultati raggiunti. Progetti ed azioni in cui tutti i
membri del gruppo possono sperimentare un adeguato
protagonismo (agire strutturato, valutazione, costruzione di
azioni concrete).
4) rielaborazione dei significati. Dopo aver agito è importante
partire dalle esperienze vissute nelle tappe precedenti e
sperimentare come la diversa lettura e combinazione degli
elementi presenti nella realtà del gruppo e della comunità
possono produrre una nuova realtà culturale, innovativa e
creativa (una diversa sensibilità porta ad una diversa
comprensione della realtà).
8. Le attenzioni del percorso:
- 1. la definizione del clima di accoglienza (con la
considerazione dell’unicità dell’altro, della presenza di segnali
positivi latenti)
- 2. la centratura sul piccolo gruppo
- 3. i cambiamenti (individuali-gruppali-culturali)
- 4. la valutazione come feed-back del processo di animazione
- 5. l’esercizio di democrazia diretta
Considerazioni da M. Pollo: “Il percorso ovvero il metodo dell’animazione”