4. 4
Il dopoguerra: la crisi economica
Alla fine della prima guerra mondiale, si erano determinate le seguenti condizioni:
• il centro economico del mondo si era spostato
– non più l’Europa, ma gli Stati Uniti, detenevano il primato economico mondiale
– la politica estera statunitense si orientò verso l’isolazionismo, non assumendo quel
ruolo-guida nelle relazioni internazionali che si sarebbe dovuto accompagnare alla
fondazione della Società delle nazioni (alle cui riunioni non parteciparono mai)
• l’Europa era in piena crisi economica
– la guerra aveva prosciugato tutte le ricchezze e le risorse
– per riconvertire l’industria di guerra in industria “di pace”, servivano investimenti di
capitali che i paesi europei avevano difficoltà a reperire
– l’inflazione ( = svalutazione del potere d’acquisto della moneta) strozzava i consumi e
aumentava vertiginosamente il costo del denaro e la povertà dei singoli cittadini
• i domini coloniali europei erano in rapido declino
– i paesi che avevano conservato domini coloniali (Francia e Inghilterra) facevano fatica
a controllare le spinte antimperialiste e indipendentiste delle loro colonie
• le colonie britanniche a prevalenza demografica bianca divennero “dominions” =
comunità autonome legate all’impero britannico da un vincolo di “fedeltà commerciale”
(Canada, Australia, Nuova Zelanda e Unione sudafricana: paesi del Commonwealth,
fondato nel 1926)
• l’Irlanda centro-meridionale fu riconosciuta indipendente nel 1922
5. 5
Tre risposte alla crisi:
CRISI
del 1929
Stati Uniti
fascismo
e nazismo
Unione
Sovietica
New Deal
di Roosevelt
protezionismo
controllo
della società
spese militari
pianificazione
centralizzata
interventi
sociali
regolamentazione
di banche
e corporations
collettivizzazione
delle campagne
industrializzazione
forzata
8. 8
Il “programma di San Sepolcro”
Capitanata da Mussolini, il 23 marzo 1919 ebbe luogo a Milano, a Piazza San Sepolcro (da cui il
nome di “Sansepolcristi” assunto dai partecipanti), la prima riunione delle organizzazioni di ex-
combattenti, futuristi, dannunziani, nazionalisti ed ex-socialisti che andranno a formare la base del
fascismo delle origini.
In quello, e nei successivi incontri, venne formulato il “Manifesto dei Fasci di combattimento”,
che venne pubblicato il 6 giugno su Il Popolo d’Italia.
Intorno al “Manifesto” si raccolse l’omonimo movimento che nel 1921 si trasformerà in partito,
assumendo il nome definitivo di “Partito nazionale fascista”.
Il Manifesto dei Fasci di combattimento presenta un programma fortemente rivoluzionario e
batte fortemente l’accento su rivendicazioni politiche e sociali (dal voto alle donne alla
giornata lavorativa di otto ore), dichiarando al contempo“l’imperialismo fondamento della
vita di ogni popolo” e rivendicando all’Italia un “posto nel mondo”.
Questo atteggiamento, definito da alcuni storici di “bivalenza delle formule”, avrebbe avuto lo
scopo di raccogliere attorno a un programma verbalmente e opportunisticamente “di sinistra” (ma
non privo di concessioni alla Destra) forze sociali eterogenee, rendendo con ciò possibile la
conquista del potere.
Secondo altri studiosi, invece, il fascismo “del primo anno” andrebbe radicalmente distinto da
quello successivo, e ciò sarebbe testimoniato dal fatto che molti sansepolcristi diventarono nel giro
degli anni successivi antifascisti (come, ad esempio, Pietro Nenni, che nel 1919 aveva fondato il
Fascio di combattimento di Bologna e tre anni dopo era tra i dirigenti del Partito socialista).
13. 13
L’Italia fascista: prima metà degli anni Venti
• Ottobre 1922: marcia su Roma e inizio del governo Mussolini (il 30 ottobre).
• Dicembre 1922: Mussolini istituisce il Gran Consiglio del Fascismo, una struttura
politica che fa da raccordo tra la vecchia impalcatura dello Stato monarchico (retto
dallo Statuto Albertino, formalmente in vigore) e la nuova struttura del Partito Fascista,
con tutte le sue ramificazioni. Mussolini riunisce in sé le qualifiche di capo del governo
e duce del fascismo.
• Gennaio 1923: viene istituita la Milizia volontaria per la sicurezza nazionale, un
corpo armato di partito che inquadrava le “squadre” fasciste e che (in teoria) avrebbe
anche dovuto disciplinarne le azioni, che tendevano a sfuggire a ogni controllo.
• NB: entrambi i provvedimenti erano incompatibili con i principi basilari dello Stato
liberale, ma i liberali e i cattolici all’interno del governo non reagirono.
• Conseguenze:
• proseguimento della repressione illegale (da parte dello squadrismo) e avvio di
una repressione legale (eseguita dalla magistratura e dagli organi di polizia) nei
confronti degli oppositori, in particolare i comunisti, che furono costretti alla semi-
clandestinità mediante sequestri di giornali, scioglimenti di amministrazioni locali e
arresti preventivi;
• i sindacati si sciolgono (tranne la FIOM, i metalmeccanici) e gli scioperi
diminuiscono sensibilmente.
14. 14
Politica economica 1922-25
• Mussolini, per risanare la crisi post-bellica, perseguì inizialmente una
politica economica liberista:
– abbassamento dei salari degli operai
– sgravi fiscali alle imprese (= sostegno all’iniziativa privata)
– abolizione dell’assistenza statale (es. le assicurazioni sulla vita)
– privatizzazione del servizio telefonico
– oltre 20.000 licenziamenti nel pubblico impiego (in particolare i ferrovieri)
• Tra il ’22 e il ’25 la produzione aumentò e il bilancio dello Stato tornò in
pareggio.
Alleanza con la Chiesa:
Febbraio 1922: eletto al soglio pontificio il conservatore Pio XI; Mussolini
riconosce “la missione universale” della Chiesa cattolica e promette
concessioni.
15. 15
Riforma della scuola:
Nella primavera del 1923 viene varata la Riforma Gentile (il filosofo
Giovanni Gentile era allora Ministro della Pubblica Istruzione):
• primato dell’istruzione classica come formazione della classe dirigente
• insegnamento obbligatorio della religione nelle scuole elementari
• introduzione di un esame di Stato al termine di ogni ciclo di studi
(che serviva a mettere su uno stesso piano scuole pubbliche e scuole
private)
La cacciata dei Popolari (Ppi):
Primavera del 1923: Mussolini impone le dimissioni ai ministri popolari
nel suo Governo (perché alleati dei socialisti); poco dopo Pio XI esercita
pressioni che fanno dimettere Don Sturzo dalla segreteria del Partito.
Il Ppi è la prima vittima dell’alleanza Fascismo – Chiesa.
16. 16
Elezioni politiche del 1924
• Luglio 1923: approvazione di una legge elettorale maggioritaria, che
avvantaggia la maggioranza relativa.
• Elezioni del 6 aprile ’24:
– cattolici di destra e conservatori si candidano insieme con i fascisti nelle “liste
nazionali”;
– le forze antifasciste (socialisti, comunisti e liberali d’opposizione, come Giovanni
Amendola) si presentano in liste separate, condannandosi alla sconfitta;
– vittoria fascista: le liste nazionali ottennero il 65% dei voti e tre quarti dei seggi in
Parlamento; il successo fu soprattutto rimarchevole al Sud, dove i candidati
conservatori erano dei notabili che si erano portati appresso le loro “clientele”.
Delitto Matteotti
10 giugno 1924: il deputato Giacomo Matteotti, segretario del Psu
(Partito socialista unitario), viene rapito a Roma da un gruppo di
squadristi, caricato a forza su un auto e ucciso a pugnalate.
Dieci giorni prima, in un discorso alla Camera, aveva denunciato
le violenze fasciste e contestato i risultati elettorali.
L’opinione pubblica, benché assuefatta alle violenze, reagì con
sdegno, e il fascismo si trovò isolato (crollo della fiducia in
Mussolini). Giacomo Matteotti
17. 17
La “secessione sull’Aventino”
• L’unica iniziativa concreta presa dai gruppi di opposizione fu quella di astenersi dai
lavori parlamentari e riunirsi separatamente finché non fosse stata ripristinata la
legalità democratica.
• I partiti “aventiniani” sollevarono una “questione morale”, sperando in un intervento
del re o in uno sfaldamento della maggioranza fascista.
• Ma il re non intervenne, e i fiancheggiatori del fascismo, pur denunciandone le
illegalità, non tolsero il loro appoggio al capo del governo.
• Mussolini si limitò a dimettersi dalla carica di ministro degli Interni, e a sacrificare
qualcuno dei suoi collaboratori più coinvolti nel delitto Matteotti.
Il discorso alla Camera del 3 gennaio 1925
Nel giro di pochi mesi l’ondata di sdegno rifluì. Mussolini dichiarò chiusa la “questione
morale” e, rompendo ogni cautela legalitaria, asserì:
“Ebbene, dichiaro qui, al cospetto […] di tutto il popolo italiano, che io
assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto
è avvenuto. […] Se il fascismo è stato un’associazione a delinquere, io
sono il capo di questa associazione a delinquere! […] Il governo è
abbastanza forte per stroncare definitivamente la secessione
dell’Aventino. “
18. 18
NON MOLLARE Non Mollare fu un
quotidiano clandestino
antifascista – il primo in
Italia – fondato da un
gruppo di intellettuali
salveminiani, stampato a
Firenze tra il gennaio e
l’ottobre del 1925.
Lo scopo del Non
Mollare, nelle intenzioni
dei suoi fondatori, era
soprattutto quello di
disobbedire alle
proibizioni impartite dal
governo fascista,
esercitando il diritto a
promuovere il “libero
pensiero”.
Identificati dal regime,
nel 1926 gli intellettuali
coinvolti dovettero
prendere la via
dell’esilio.