XI Lezione - Arabo LAR Giath Rammo @ Libera Accademia Romana
radio e fascismo
1. Media e fascismo Stampa Istituzioni Radio Cinema 1934: Sottosegretariato Stampa e propaganda 1935: Ministero Stampa e propaganda 1936: Ministero della Cultura Popolare 1925: direttore responsabile e Ordine dei giornalisti 1926: il bavaglio definitivo Decreti e divieti Proibita la cronaca nera Le veline 1924: nasce l’ URI 1927: nasce l’ EIAR 1933: costituzione del Centro Radiofonico Sperimentale “G. Marconi” 1933: iniziano le trasmissioni dell’ Ente Radio Rurale 1933: Galeazzo Ciano è nominato sottosegretario alla Stampa e propaganda 1937: ispettorato per la radiodiffusione e la televisione 1937: Cinecittà 1925: Istituto Luce 1935: legge sui finanziamenti statali + Centro Sperimentale di Cinematografia 1938: legge Alfieri
2. La radio da “scatola sonora” a “megafono” della parola autoritaria ancora nel 1934, “La Stampa” lamentava i costi troppo alti degli apparecchi radio in Italia: “ l’industria italiana concepisce ancora la radio come un giocattolo di lusso. È un errore imperdonabile: ci vogliono, per dirla chiara e semplice apparecchi che non costino più di 400 lire, compreso l’abbonamento, pagabili in dieci rate” (“La Stampa”, 27 gennaio 1934) Il problema dei costi da Radiorurale a Radiobalilla (1937)
3. La diffusione… Nel 1926, due anni dopo l’inizio delle trasmissioni dell’URI, in Italia ci sono 26.000 abbonati, mentre in Inghilterra - tanto per fare un paragone - sono quasi due milioni. Il problema rimarrà a lungo uguale, complice, come sosteneva “La Stampa” ancora nel 1937, gli alti costi: La Radio italiana sta per raggiungere gli 800.000 abbonati: al 31 dicembre da calcoli fatti dall’EIAR, saranno 795.000 (…) il rapporto con la Germania è di 1 a 6; la Francia in soli tre anni ha visto triplicare il numero dei suoi abbonati; piccoli paesi come il Belgio e la Cecoslovacchia hanno già un milione di iscritti. (…) Noi non abbiamo mai creduto alle fantasiose trovate che ci venivano offerte dagli interessati per giustificare il lento sviluppo della nostra radiofonia: il sole la luna il clima l’atmosfera la natura il temperamento… Tutte storie. Se il popolo italiano era restio alle lusinghe della radio ci dovevano essere (…) ragioni concrete e pratiche che hanno la loro importanza. E una di codeste ragioni (…) consiste nel costo degli apparecchi (…) (La Stampa, 28 dicembre 1937)
4. … e l’ascolto L’ascolto radiofonico interessa un numero più ampio rispetto agli abbonati. Esiste un ascolto che il “Radiocorriere” definisce “rubato”: Uno dei motori della diffusione della radiofonia è la passione dei radioamatori, detti sanfilisti (da sans fil , senza fili), i quali, utilizzando radio di propria costruzione non pagano l’abbonamento: secondo alcuni, la diffusione dell’abitudine all’ascolto nata dalle radio “a galena” avrebbe portato, prima o poi, all’acquisto di un apparecchio industriale. L’ascolto è inizialmente, e spontaneamente, collettivo, anche grazie a chi faceva “un’opera di apostolato immediata e sotterranea”: mettere il proprio apparecchio sul balcone e far sentire anche ai vicini le trasmissioni più interessanti. Per approfondire: Gianni Isola, Abbassa la tua radio, per favore… Storia dell’ascolto radiofonico nell’Italia fascista , La Nuova Italia, Firenze, 1990 “ i più si fermano a raccogliere la voce della radio davanti alle vetrine di un negozio, sull’angolo di una strada, nelle sale di un caffè, attraverso le finestre dei vicini”
5. Il tentativo più organico del regime di creare un ascolto di massa fu la creazione dell’ Ente Radio Rurale nel 1933 che aveva tra i suoi compiti l’incentivazione all’acquisto delle radio da parte delle Opere Nazionali Dopolavoro e delle scuole I suoi compiti erano: “educare la nuova generazione sin dalla più tenera infanzia secondo i dettami della dottrina fascista, completare e illustrare le lezioni impartite dall’insegnante e far partecipare i fanciulli, anche quelli dei più remoti villaggi, alla vita della Nazione”
6. Nonostante gli sforzi del regime per usare la radio come uno strumento di amplificazione della dottrina fascista, ancora nel 1939, data del primo referendum sulla radio realizzato dall’Eiar, la radio è essenzialmente concepita come uno strumento di evasione di divertimento di massa , con una generale uniformità di gusto e di ore di ascolto tra i diversi ceti sociali Per approfondire: Anna Lucia Natale, Gli anni della radio (1924-1954) , Liguori, Napoli 1990
7. Il cinema Dopo essersi assicurato il controllo della funzione propagandistica del cinema con la creazione dell’Istituto Luce , il fascismo sembra trascurare il cinema come strumento di costruzione del consenso. «Io vado raramente al cinematografo ma ho sempre constatato che invariabilmente il pubblico si annoia quando il cinematografo lo vuole educare. Il pubblico vuole essere divertito ed è precisamente su questo terreno che noi oggi vogliamo aiutare la cinematografia italiana» Giuseppe Bottai Inizialmente non c’è una linea di intervento coerente: solo negli anni Trenta comincia una politica per il cinema che cerca, dapprima, di incentivare la quantità e, poi, di premiare la qualità.
8. La svolta del 1934 : la creazione di una Direzione generale per la cinematografia fra le sezioni del Sottosegretariato per la Stampa e la Propaganda «lo Stato inquadra. Lo Stato aiuta. Lo Stato premia. Lo Stato controlla. Lo Stato sprona» Luigi Freddi
9. Il cinema di intrattenimento (e il caso del “cinema dei telefoni bianchi”) Il cinema di propaganda Il signor Max, di Mario Camerini (1937) Scipione l’africano, di Carmine Gallone (1937)
10. radio e propaganda Si possono individuare due fasi: 1) 1924-1935 2) 1935-1943 Nella prima fase l’obiettivo è la costruzione di un’immagine positiva del fascismo e dell’ uomo nuovo fascista; nella seconda, con l’inizio della guerra d’Etiopia, si rafforza la propaganda bellica
11. Tabella oraria dei programmi dell’Ente Radio Rurale (1934-1935) Viene creato con la legge 791 ( 15 giugno 1933 ) e dipende dal ministero delle Comunicazioni: il suo scopo è la diffusione degli apparecchi radiofonici nelle campagne e la creazione di appositi programmi che sarebbero stati diffusi dall’Eiar. “ In questo paesino ci sono altre due radio: solamente una del medico e una del ragioniere, ma che quasi tutti noi avevamo ascoltato dalla strada, senza poterle vedere. Ed ora ne abbiamo una tutta bella, elegante, con le scuri del Littori nelle quali ci raffiguriamo il Duce e l’Italia. Siamo stati attenti alla lezione ed abbiamo eseguito il disegno di Pinocchio che cosa bella che cosa grande e non abbiamo potuto frenarci ed abbiamo gridato con tutto il fiato: Viva il Duce! Viva Marconi!” citato in Gianni Isola, Abbassa la tua radio per favore… , p. 126 Ente Radio Rurale
12. 1929 nasce il Radiogiornale 1930 Giornale Radio : edizioni ed orari sfalsati per nord e sud Italia 1935 Edizioni unificate: direttore Antonio Piccone Stella 1934 nasce Cronache del Regime di Roberto Forges Davanzati 1936 Davanzati muore. Il programma cambia in Cronache fasciste 1938 Commento ai fatti del giorno “ il giornale radio taglia praticamente la testa all’analfabetismo (…) scova a domicilio quelli che di giornali non ne han mai voluto sapere e a poco a poco li porta ad interessarsi della vita pubblica” E. Rocca, Panorama dell’arte radiofonica , 1938 “ Il giornale radio non aveva (…) soltanto una funzione informativa ma rispondeva, sia per la ripetizione continua dei notiziari, sia per lo stile declamatorio dei suoi speaker , a un orientamento educativo più vasto e di indottrinamento globale delle masse” F. Monteleone, La radio italiana nel periodo fascista , Venezia 1976, p. 125 il radiogiornale
13. La guerra d’Etiopia 27 ottobre 1934: Inizia la trasmissione di Roberto Forges Davanzati Cronache del Regime , un «un commento vivo e pronto ai fatti politici, un mezzo di informazione, richiamo e interpretazione, secondo il punto di vista fascista, di avvenimenti interni e internazionali (…) un orientamento fra le molte notizie che si presentano sullo stesso piano» [ Commento ai fatti del giorno , “Radiocorriere”, 26 novembre – 8 dicembre 1933]
14. 1936: inizia la guerra civile spagnola La “guerra dei media” Il fotogiornalismo La “guerra delle onde” Radio Milano (propaganda antifascista: trasmette da Madrid) Radio Verdad (propaganda fascista: trasmette dall’Italia) vs
15. Le radio clandestine una forma di propaganda radiofonica che inizia con la guerra di Spagna e proseguirà nella seconda guerra mondiale 21 maggio 1940 La radio clandestina deve fare tutto il possibile per accrescere la tendenza al panico. La sua parola d’ordine deve essere: “Siamo perduti; basta con questa guerra”. (…) In Inghilterra invece l’apprensione e il panico devono essere stimolati facendo notare che i cannoni tedeschi si avvicinano sempre più alle coste inglesi (…) dai protocolli delle conferenze del ministero della propaganda tedesca
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17. propaganda e contropropaganda Appelius e il Commento ai fatti del giorno “ Il nostro modesto compito di radiocommentatori è pieno di responsabilità. A volte dobbiamo esaltare lo sforzo eroico dei nostri soldati e i duri, dignitosi sacrifici del popolo perché la gente oda una voce della folla esprimere, in parole concrete, ciò che ognuno ha allo stato indeterminato nel suo cuore, nel suo cervello e nel suo spirito e riconosca, così, nella voce che parla alla radio, la sua medesima voce di cittadino dell’Italia. Altre volte la nostra voce, dura e sdegnosa, deve interpretare con crudezza di espressioni il sentimento della nazione contro il nemico; rispondere magari, a nome di tutti, agli oltraggi villani ed ingiusti dell’avversario inferocito; condensare in parole violente l’odio contro il nemico, sacrosanto odio fruttificato dal dolore, santissimo odio senza del quale non si può strenuamente combattere e fortissimamente vincere. La rampogna contro l’oltraggio ritorce l’insulto e lo rimbalza sul ghigno del nemico. L’odio esplodendo arriva alla maledizione ed alla stramaledizione che interpreta lo stato d’animo del combattente nel furore della mischia. Altre volte il nostro compito è invece di spiegare, di chiarire ciò che può presentarsi al pubblico un po’ confuso, estrarre cioè dai cento elementi che costituiscono una situazione quei quattro o cinque elementi fondamentali che sono gli unici che contano. (…)” Mario Appelius, Parole dure e chiare , Mondadori, Milano 1942 La contropropaganda della Voce della libertà , sinonimo con cui il comunista Luigi Polano interferiva con le trasmissioni di Appelius
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19. 25 luglio 1943 “ Sua Maestà il Re e Imperatore, ha accettato le dimissioni dalla carica di Capo del Governo, Primo Ministro e Segretario di Stato di Sua Eccellenza il Cavaliere Benito Mussolini ed ha nominato Capo del Governo, Primo Ministro e Segretario di Stato il Cavaliere, Maresciallo d'Italia, Pietro Badoglio” come ha scritto Gianni Isola: «la caduta del regime (…) giungeva da quegli stessi altoparlanti che ne avevano scandito i momenti “fatidici”: la radio, moderno strumento di massa per la conquista del consenso, ne recitava quello che fu creduto l’epitaffio, riconfermando la sua funzione centrale di mezzo di comunicazione» G. Isola, Cari amici vicini e lontani , Firenze 1995, p. 3 8 settembre 1943 Ore 19,45. Alla radio Badoglio legge un comunicato con cui informa il paese che: "Il governo italiano, riconosciuta l'impossibilità di continuare l'impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell'intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione, ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane. La richiesta è stata accolta. Conseguentemente ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno a eventuali attacchi di qualsiasi altra provenienza"
20. L’annuncio dell’armistizio è seguito da un assordante silenzio : la radio non trasmette quelle informazioni che tutti attendevano con ansia. «La programmatica assenza di informazioni e la estrema genericità di quelle poche mandate in onda - ha scritto Enzo Forcella - hanno prodotto un effetto di black out altrettanto angoscioso e destabilizzante del silenzio assoluto» che modifica anche i ricordi… La radio che per quarantotto ore aveva taciuto riprende a funzionare. Trasmetteva continuamente dischi di canzonette sospendendole, a brevi intervalli, per lanciare appelli. Una voce tedesca ripeteva in un italiano chiaro e stentato, quasi infantile, le seguenti frasi: “Via i traditori! E tornate coi vostri camerati germanici…”. Poi aggiungeva delle disposizioni che si concludevano sempre con la pena di morte per i trasgressori, seguite subito dopo da qualche motivo frivolo di canzonetta. Mai trasmissioni radiofoniche furono più sinistre Ercole Patti