Lo psicologo che opera in ambiti come quello dell’infanzia e dell’adolescenza si trova spesso di fronte a genitori che vivono difficoltà nell’area del sonno dei propri figli. Il sonno dei bambini è considerato un tema “caldo”, già nel periodo prenatale. La persona che si prepara a diventare genitore inizia a chiedersi come sarà il sonno del proprio figlio e a sperare “che dorma”. Successivamente, specie durante i primi tre anni di vita, accade frequentemente di incontrare genitori che lamentano difficoltà nella gestione del sonno dei propri figli, tanto che spesso ci si trova di fronte a vere e proprie problematiche che interferiscono con il benessere dell’intera famiglia.
In questi due webinar verrà affrontato il tema del sonno in età evolutiva con un taglio teorico-pratico, utile per tutti gli psicologi che, lavorando con i genitori, hanno voglia di acquisire strumenti validi per la valutazione e l’intervento in quest’area. In tal senso verrà proposto anche un caso pratico di valutazione e intervento.
2. OBIETTIVI
• Acquisire conoscenze rispetto alla fisiologia
del sonno in età evolutiva
• Saper definire una problematica di sonno in
età evolutiva
• Conoscere i principali approcci di lettura
• Conoscere i principali modelli e metodi di
intervento
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3. Fisiologia del sonno
Quanto dormono i bambini?
• I neonati passano circa 16 ore su 24 a
dormire. Nei primi periodi di vita il sonno è
polifasico
• Dopo il primo mese di vita il sonno inizia ad
organizzarsi seguendo il ciclo luce-buio
• A sei mesi il periodo di sonno più lungo e
continuativo avviene durante la notte,
almeno nella maggioranza dei casi
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4. Fisiologia del sonno
Come dormono i bambini?
• Il sonno, in generale, è caratterizzato da
un’alternanza di fasi
• Nei bambini la quantità di sonno REM (detto
anche «sonno leggero») è pari alla quantità di
sonno NREM (detto anche «sonno profondo»)
• Un ciclo di sonno di un bambino è pari a 45-50
minuti, mentre quello di un adulto è di 90
minuti
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5. Cos’è un problema di sonno?
• Come problema del sonno infantile si definisce in
generale quel comportamento che disturba il
sonno dei genitori
• Un problema del sonno infantile si può definire tale
se il bambino impiega più di un’ora per
addormentarsi e si sveglia più di tre volte a notte
• Dormire diventa un problema quando le
aspettative dei genitori non vengono soddisfatte. In
questo caso, le stesse cure notturne prestate in
modo sollecito e naturale cominciano davvero a
pesare
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6. Quali difficoltà riportano i
genitori?
• Frequenti risvegli notturni
• Difficoltà nell’addormentamento
• Incubi e terrori notturni
• Lettone si o no?
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7. I risvegli notturni
• Il sonno del bambino è definito «sonno leggero»
• I cicli di sonno di un bambino sono più brevi di
quelli di un adulto, perciò i brevi risvegli sono più
numerosi
• I neonati e i bambini piccoli si svegliano per
soddisfare il bisogno di mangiare, bere, essere
cambiati, ecc.
• A seguito di un risveglio il bambino potrebbe aver
bisogno del genitore per riaddormentarsi e di
alcune modalità presenti in fase di
addormentamento
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8. L’addormentamento
• Le modalità e gli orari cambiano a seconda dell’età
• Spesso i bambini possono opporre resistenza al
momento di andare a dormire, specie man mano
che crescono
• Quanto più il bambino è stanco tanto maggiore è la
probabilità che si opponga energicamente ai
tentativi dei genitori di farlo dormire
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9. Incubi e terrori notturni (parasonnie)
Pavor nocturnus
• Possono considerarsi un disturbo di arousal
• Compaiono dopo i 2 anni e possono manifestarsi fino
ai 6 anni
• Compaiono nelle prime ore del sonno, durano
generalmente da 1 a 15 muniti
• Il bambino appare terrorizzato e agitato, può parlare
incoerentemente e mettersi bruscamente a sedere sul
letto, gridando o in preda al pianto con segni
neurovegetativi quali tachicardia, vampate cutanee,
sudorazione, dilatazione delle pupille, aumento del
tono muscolare
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10. Incubi e terrori notturni (parasonnie)
incubi
• Gli incubi, associati a sogni dal contenuto
pauroso e angosciante, emergono nelle ultime
ore della notte e in corrispondenza del sonno
REM
• Mentre il terrore notturno difficilmente viene
ricordato ed è solitamente privo di immagini
mentali, l’incubo viene più facilmente
richiamato alla memoria
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11. Lettone si, lettone no?
Definiamo i luoghi del sonno…
• Co-sleeping: dormire insieme nello stessa stanza
• Bed sharing: condividere il letto
• Letto, lettino, culla: luogo dove il bambino
dorme da solo
• Side bed: lettino attaccato al lettone
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12. Lettone si, lettone no?
Le domande dei genitori
• È giusto che mio figlio dorma nel lettone con
noi?
• Da quando? Fino a quando?
• Si abituerà a dormire da solo?
• Come faccio a spostarlo dal lettone al lettino?
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13. Approcci di lettura e metodi di
intervento
• Teorie sul sonno condiviso (Gozales,
McKenna, Sears)
• Metodo dell’estinzione graduale del
pianto (Estivill, Feber)
• Modelli multifattoriali (Brazelton, Rankl,
Pantley)
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14. Teorie sul sonno condiviso (Gozales,
Mckenna, Sears)
• Le «aspettative biologiche» del neonato,
rispetto alle sue esperienze di sonno, sono in
contrasto con le nostre «aspettative culturali»
• I neonati che hanno problemi di sonno
risentono della separazione dalla madre
• I suggerimenti proposti dagli autori riguardano
diversi modi di condividere il sonno, al fine di
rispondere prontamente alle esigenze notturne
del bambino (un enorme lettone per tutti, unire
lettone e lettino, lasciare che i fratelli dormano
insieme, ecc.)
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15. Metodo dell’estinzione graduale del
pianto (Estivill, Ferber)
• Secondo Estivill il 98% dei bambini si sveglia per
cattive abitudini, il 2% per problemi psicologici e il
35% dei bambini soffre di insonnia
• Il metodo consiste nell’insegnare al bambino ad
addormentarsi e riaddormentarsi da solo, nel
proprio letto e nella sua stanza stabilendo “tempi
controllati” per il pianto che aumentano di volta
in volta
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16. Modelli multifattoriali(Brazelton, Rankl,
Pantley)
A cosa è dovuto un problema di sonno?
• Fattori fisiologici (cicli di sonno più brevi, bisogno di
mangiare, bisogno di bere, fastidi vari, problemi di salute)
• Fattori temperamentali (sensibilità, irritabilità, livello di
attivazione)
• Fattori esterni al bambino/ambientali (regolazione degli
stimoli provenienti dall’esterno, stile di accudimento
genitoriale, inserimenti nido e scuola,
dipendenza/autonomia, situazione familiare, eventi di vita,
ecc.)
• Fattori comportamentali (abitudini)
• Punti salienti-fasi critiche
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