2. KARL
MARX
Karl Marx nacque a Treviri il 15 Maggio 1818 da Heinrich,
avvocato, e da Henriette Pressburg. I genitori erano ebrei,
tuttavia, in seguito alle leggi antisemitiche, quando il padre
dovette scegliere tra la professione e la fede, scelse la
professione, per cui Marx non fu educato nella fede ebraica.
Dopo il liceo, Marx andò a studiare prima a Bonne poi alla più
severa università di Berlino.
Nel 1836 conobbe Jenny von Westphalen, che sposerà nel
1843.
Nel 1841 Marx si laureò in filosofia con una tesi sulla
Differenza tra la filosofia della natura di Democrito e quella di
Epicuro.
3. Il Manifesto del Partito Comunista fu scritto da Karl
Marx e Friedrich Engels fra il 1847 e il 1848 e
pubblicato a Londra il 21 febbraio 1848. La prima e
parziale traduzione italiana fu pubblicata nel 1889. Una
successiva traduzione fu pubblicata, ancora parziale, nel
1891 mentre la prima traduzione completa fu pubblicata
a puntate nel 1892 sul periodico Lotta di classe a opera
di Pompeo Bettini.
IL MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA
4. INTRODUZIONE DEL MANIFESTO
"Uno spettro s'aggira per l'Europa - lo spettro del comunismo. Tutte le potenze
della vecchia Europa si sono alleate in una santa battuta di caccia contro
questo spettro: papa e zar, Metternich e Guizot, radicali francesi e poliziotti
tedeschi. Quale partito d'opposizione non è stato tacciato di comunismo dai
suoi avversari governativi; qual partito d'opposizione non ha rilanciato
l'infamante accusa di comunismo tanto sugli uomini più progrediti
dell'opposizione stessa, quanto sui propri avversari reazionari? Da questo fatto
scaturiscono due specie di conclusioni. Il comunismo è di già riconosciuto
come potenza da tutte le potenze europee. È ormai tempo che i comunisti
espongano apertamente in faccia a tutto il mondo il loro modo di vedere, i loro
fini, le loro tendenze, e che contrappongano alla favola dello spettro del
comunismo un manifesto del partito stesso. A questo scopo si sono riuniti a
Londra comunisti delle nazionalità più diverse e hanno redatto il seguente
manifesto che viene pubblicato in inglese, francese, tedesco, italiano,
fiammingo e danese..."
5. LA CONCEZIONE DELLA STORIA
La storia di ogni società esistita fino a questo
momento è la storia di lotte di classi. Liberi e
schiavi, patrizi e plebei baroni e servi della gleba,
membri delle corporazioni e garzoni, in breve,
oppressori e oppressi, furono continuamente in
reciproco contrasto, e condussero una lotta
ininterrotta, ora latente ora aperta.
6. LA NASCITA DELLA BORGHESIA
Dai servi della gleba del medioevo sorse il popolo
minuto delle prime città; da questo popolo minuto
si svilupparono i primi elementi della borghesia.
La scoperta dell'America la circumnavigazione
dell'Africa crearono alla sorgente borghesia un
nuovo terreno.
7. L'EFFETO DELLA BORGHESIA NELLA SOCIETA'
La borghesia ha disciolto la dignità personale nel valore di scambio e al
posto di innumerevoli libertà patentate e onestamente conquistate, ha
messo, unica, la libertà di commercio priva di scrupoli.
In una parola: ha messo lo sfruttamento aperto, spudorato e arido al
posto dello sfruttamento mascherato d'illusioni religiose e politiche.
La borghesia ha spogliato della loro aureola tutte le attività che fino
allora erano venerate e considerate con pio timore. Ha tramutato il
medico, il giurista , il prete, il poeta , l'uomo della scienza, in salariati ai
suoi stipendi.
La borghesia ha strappato il commuovente velo sentimentale al
rapporto familiare e lo ha ricondotto ad un puro rapporto di denaro.
8. PROPRIETA' PRIVATA
Tutti I rapporti di proprietà sono stati soggetti a
continui cambiamenti storici, a una continua
alterazione storica. Per esempio , la
rivoluzione francese abolì la proprietà feudale
in favore di quella borghese. Quel che
contraddistingue il comunismo non è
l'abolizione della proprietà in generale, bensì,
l'abolizione della proprietà borghese. Ma la
proprietà privata borghese moderna e l'ultima
e la più perfetta espressione della produzione
e dell'appropriazione dei prodotti che poggia
su antagonismi di classe, sullo sfruttamento
degli uni da parte degli altri.
9. PROPRIETA' PRIVATA, PRIVAZIONE DI UN DIRITTO?
"È stato rimproverato a noi comunisti di voler abolire la
proprietà personalmente acquisita attraverso il penoso
lavoro: quella proprietà che si dice costituisca il
fondamento di ogni libertà, di ogni attività e
dell’indipendenza dell’individuo. Proprietà acquistata
col penoso lavoro, e individualmente meritata! Parlate
voi forse della proprietà del piccolo borghese, o del
piccolo possidente contadino, anteriore alla proprietà
borghese? Quella non abbiamo bisogno di abolirla;
perché lo sviluppo dell’industria l’ha già tolta di mezzo,
o è sulla via di distruggerla. O parlate voi, invece, della
moderna proprietà privata borghese? Ma il lavoro
salariato, il lavoro del proletario, crea forse proprietà
per il proletario stesso? In nessun modo. Quel lavoro
salariato non genera che capitale, ossia genera la
proprietà che sfrutta il lavoro salariato stesso e che può
accrescersi solo a patto di generare nuovo lavoro
salariato da sfruttare nuovamente. La proprietà, nella
sua forma presente, si muove entro l’opposizione fra
capitale e lavoro salariato."
10. ABOLIZIONE DELLA MERITOCRAZIA?
È stato obiettato che, abolita la proprietà privata, cesserebbe ogni impulso di
attività e nel mondo si diffonderebbe una generale inerzia. Se questo
ragionamento reggesse, la società borghese già da un pezzo avrebbe dovuto
andare in rovina per effetto dell’indolenza, poiché quelli che in essa lavorano
non guadagnano, e quelli che in essa guadagnano non lavorano. Tutta la grave
obiezione si riduce a questa tautologia: non c’è più lavoro salariato là dove non
c’è più il capitale
11. PRODUZIONE INTELLETUALE SOCIETA' COMUNISTA
Tutte le obiezioni che sono state rivolte alla forma comunistica di
produzione e appropriazione dei prodotti materiali, sono state
estese anche alla produzione e appropriazione dei prodotti
intellettuali. Quello stesso borghese che ritiene che, eliminando
la proprietà di classe, cessi la produzione, afferma allo stesso
tempo che, eliminando la cultura di classe, muoia la cultura nel
suo insieme. La cultura, di cui si rimpiange la perdita, non è altro
per la maggior parte degli uomini che l’avviamento a diventare
delle macchine belle e buone. Ma non discutete con noi
applicando i vostri criteri borghesi di libertà, cultura, diritto e così
via all’abolizione della proprietà borghese. Le vostre idee sono
anch’esse un prodotto dei rapporti borghesi di proprietà e di
produzione, come il vostro diritto è il volere della vostra classe
elevato a legge, un volere il cui contenuto è già dato dalle
condizioni materiali d’esistenza della vostra stessa classe.
12. COMUNISMO E FAMIGLIA BORGHESE
Ma voi dite che noi infrangiamo i più sacri legami perché
all’educazione domestica sostituiamo quella sociale. Ma la vostra
educazione non è anch’essa determinata dalla società e cioè
dalle condizioni sociali all’interno delle quali voi educate, e
dall’intervento più o meno diretto od indiretto della società stessa,
per mezzo della scuola? Non sono i comunisti che inventano
l’azione della società sull’educazione: essi ne mutano soltanto il
carattere, sottraendo l’educazione all’influsso della classe
dominante. Le dichiarazioni borghesi sulla famiglia,
sull’educazione e sui dolci legami che uniscono i figli ai genitori
diventano sempre più nauseanti quanto più, per effetto della
grande industria, i legami di famiglia si perdono del tutto tra i
proletari, e i fanciulli si trasformano in articoli di commercio e in
strumenti di lavoro.
13. COMUNANZA DELLE DONNE
II matrimonio borghese è, in realtà, la comunanza delle donne. Tutt’al più si
potrebbe rimproverare ai comunisti di voler sostituire alla comunione delle donne
dissimulata con ipocrisia, una ufficiale e sincera. Ma si capisce poi del resto che,
aboliti gli attuali rapporti di produzione, sparirebbe allo stesso tempo la presente
comunanza delle donne, che da quei rapporti deriva, quindi la prostituzione ufficiale
e la non ufficiale.
14. PATRIA PROLETARIA
"I comunisti vengono inoltre accusati di voler distruggere la patria,
la nazionalità. Gli operai non hanno patria. Non si può toglier
loro ciò che non hanno. Ma come il proletariato d’ogni paese
deve innanzitutto conquistare il potere politico, deve elevarsi a
classe nazionale e costituirsi in nazione, così esso è e rimane
ancora nazionale, sebbene sia tale in un senso del tutto diverso
da quello della borghesia. Le separazioni e gli antagonismi dei
popoli vanno via via sparendo con lo sviluppo della borghesia,
la libertà del commercio, l’azione del mercato mondiale,
l’uniformità della produzione industriale e le condizioni di
esistenza che da essa derivano. Quelle differenze e quegli
antagonismi spariranno ancor di più per effetto della
supremazia del proletariato. L’azione combinata, per lo meno
dei proletari dei paesi civili, è una delle prime condizioni
dell’emancipazione del proletariato."
15. DITTATURA PROLETARIATO NEI PAESI
PIU' ABBIENTI,
COME VERRA APPLICATA
1. Espropriazione della proprietà fondiaria e impiego della rendita
fondiaria per le spese dello stato.
2. Imposta fortemente progressiva.
3. Abolizione del diritto di eredità.
4. Confisca dei beni degli emigrati e dei ribelli.
5. Accentramento del credito nelle mani dello stato attraverso una
banca nazionale con capitale di Stato e con monopolio esclusivo.
6. Accentramento dei mezzi di trasporto nelle mani dello stato.
7. Aumento delle fabbriche nazionali e degli strumenti di produzione,
dissodamento e miglioramento dei terreni secondo un piano
generale.
8. Uguale obbligo di lavoro per tutti, organizzazione di eserciti
industriali specialmente per l’agricoltura.
9. Unificazione dell’esercizio dell’agricoltura e dell’industria e misure
atte a preparare la progressiva eliminazione della differenza fra
città e campagna.
10.educazione pubblica e gratuita di tutti i fanciulli. Abolizione del
lavoro dei fanciulli nelle fabbriche nella sua forma attuale.
Combinazione dell’educazione con la produzione materiale
16. SOCIALISMO FEUDALE
Per raccogliere e tirarsi dietro il popolo, questi signori inalberavano
a mo’ di bandiera la bisaccia del proletariato mendicante. Ma quelli
che provarono a seguirli li videro da dietro adorni dei vecchi blasoni
feudali, e si dispersero scoppiando in rumorose e irriverenti risate.
Una parte dei legittimisti francesi e la giovane Inghilterra offrirono
questo allegro spettacolo.
17. LUDWIG FEUERBACH
Ludwig Feuerbach nacque il 28
luglio 1804 a Landshut, in Baviera, in
una numerosa famiglia protestante.
Fu incoraggiato dal professore di
teologia, a frequentare nel 1823 la facoltà
di teologia di Heidelberg, ma Feuerbach
si rese subito conto che quella disciplina
non concordava con le esigenze del suo
spirito. Attratto dal successo delle lezioni
che Hegel teneva a Berlino, s'iscrisse
nel 1824 in quella Università.
18. PENSIERO
La religione, sostiene Feuerbach, ha quindi spogliato l’uomo dei
suoi migliori attributi e delle sue aspirazioni infinite: tanto più Dio è
perfetto, tanto più l’uomo sarà spoglio. La filosofia ha il compito di
superare la religione facendo aprire gli occhi all’uomo affinché si
renda conto che è lui l’artefice della religione. La religione deve
quindi farsi antropologia, liberando la vera essenza dell’uomo,
concentrarsi su di lui per riportarlo alla consapevolezza che quelle
aspirazioni proiettate in Dio sono sue infinite possibilità. La filosofia
deve rendere consapevole di ciò l’uomo, creando un nuovo culto
per l’uomo (umanismo). Feuerbach propone una filosofia che
è l’ateismo.