1. MARX
LA VITA
1818: Nasce a Treviri da una famiglia ebraica.
1835: Si iscrive a Giurisprudenza a Bonn (e poi a
Berlino) ed entra in contatto con i giovani hegeliani,
laureandosi poi in filosofia a Jena.
1843: Intrapresa l’attività giornalistica, si trasferisce a
Parigi.
1844: A Parigi esce il primo ed unico numero degli
Annali franco-tedeschi, con due importanti saggi di
Marx; in Francia conosce Engels. In seguito si
trasferisce a Bruxelles.
1849: Dopo essere ritornato in Germania, viene
espulso al termine della rivoluzione e si rifugia prima
a Parigi e poi a Londra.
1851: Si ritira dalla politica attiva ed inizia a lavorare
al British Museum, collaborando inoltre al “New York
Tribune”.
1864: Viene fondata l’Internazionale dei lavoratori, in
cui Marx è figura dominante.
1883: Muore a Londra all’età di 65 anni.
La critica al misticismo logico di Hegel
Il rapporto Hegel-Marx risulta assai complesso ed oggetto di divergenti interpretazioni:
alcuni studiosi hanno sottolineato le relazioni di continuità, altri hanno insistito sui nessi di
rottura.
Il misticismo logico ed il giustificazionismo hegeliano
Nella Critica della filosofia del diritto di Hegel, Marx colpisce al cuore il “metodo” di Hegel: il suo
limite consiste nel fare delle realtà empiriche delle manifestazioni necessarie dello
Spirito. Questo procedimento viene definito “misticismo logico” ed è il risultato del capovolgimento
idealistico tra soggetto e predicato, che tende a fare del concreto la manifestazione dell’astratto.
Il metodo hegeliano si configura come conservatore sul piano politico, perché porta a
“santificare” la realtà esistente facendone una manifestazione necessaria dello Spirito.
Perciò dal giustificazionismo speculativo si giunge al giustificazionismo politico.
LE OPERE MAGGIORI
Critica della filosofia del diritto di Hegel (1843)
Manoscritti economico-filosofici (1844)
L’ideologia tedesca (1845-46)
Manifesto del partito comunista (1848)
Per la critica dell’economia politica (1859)
Il Capitale (1867 – 1885, post. – , post.)
1894
2. La critica del liberalismo e
della civiltà borghese
Alla base della teoria di Marx e della sua adesione al comunismo vi è una critica globale alla
civiltà moderna ed allo Stato liberale.
LA “SCISSIONE” MODERNA TRA SOCIETÀ CIVILE E STATO
NELLA SOCIETÀ CIVILE… NELLO STATO…
L’individuo vive nell’ambito dell’egoismo e
degli interessi particolari.
L’individuo dovrebbe vivere, come cittadino,
nella sfera dell’interesse comune.
La falsa universalità dello Stato moderno
La pretesa dello Stato di porsi come organo che persegue l’interesse comune è
verificabilmente falsa: lo Stato si riduce a semplice strumento degli interessi particolari delle
classi più forti. Pertanto la civiltà moderna rappresenta da un lato la società dell’egoismo e
delle particolarità reali, e dall’altro la società della fratellanza e delle universalità illusorie.
La falsa universalità dello Stato deriva dal tipo di società che si è formata nel mondo moderno, i cui tratti
essenziali sono l’individualismo e l’atomismo (ovvero la separazione del singolo dal tessuto
comunitario). E poiché lo politica di una società “controStato-sociale” riflette e legalizza questa situazione,
esso non è altro che la proiezione ( rifiuto totale della civiltà borghese-liberale).
Marx propugna invece un modello di democrazia sostanziale, in cui esiste una compenetrazione
perfetta fra l’individuo e la comunità: l’unico modo per realizzarla è l’eliminazione delle disuguaglianze
reali fra gli uomini, ed in particolare della proprietà privata. L’arma cui fare appello è la rivoluzione
sociale, il cui soggetto esecutore è il proletariato: la classe destinata ad eseguire la condanna storica
della civiltà egoistica in favore di una emancipazione umana che mira alla democrazia ed
all’uguaglianza sostanziale.
3. La critica dell’economia politica e l’alienazione
L’economia politica borghese ha il torto di “eternizzare” il sistema capitalistico,
considerandolo (in maniera a-storica) come il modo naturale, immutabile e razionale di
produrre e distribuire la ricchezza; ed inoltre non scorge la conflittualità del sistema, che si
incarna soprattutto nell’opposizione tra capitale e lavoro salariato.
L’ALIENAZIONE
Mentre in Feuerbach l’alienazione è un fatto coscienziale, in Marx è un
fenomeno reale, di natura socio-economica, e si identifica con la
condizione storica dell’operaio nell’ambito della società capitalistica.
L’alienazione ha 4 aspetti fondamentali:
Prodotto: il lavoratore produce un oggetto che non gli appartiene.
Attività: il lavoro dell’operaio prende la forma di un lavoro “forzato” in cui
egli è strumento di fini estranei.
Essenza: l’operaio è costretto ad un lavoro ripetitivo e unilaterale, mentre
prerogativa dell’uomo è il lavoro libero e creativo.
Prossimo: per l’operaio “l’altro” è soprattutto il capitalista, e ciò implica
che il suo rapporto con l’umanità sia per forza conflittuale.
La causa dell’alienazione risiede nella proprietà privata dei mezzi di
produzione: dall’alienazione economica
derivano quella politica e quella religiosa. La riconquista
dell’essenza dell’uomo passa dunque dal superamento
della logica capitalistica del profitto e dall’ avvento della
società comunista.
4. L’interpretazione della religione in
chiave sociale
IL DISTACCO CON FEUERBACH
MERITI DI FEUERBACH… DEMERITI DI FEUERBACH…
- rivendicazione della naturalità e concretezza
degli uomini
- demistificazione della dialettica hegeliana
mediante il rovesciamento materialistico
soggettopredicato
- individuazione del meccanismo
dell’alienazione religiosa
- dimenticanza della storicità dell’uomo, che è
sempre prodotto di una specifica società storica -
incapacità di cogliere le cause reali del fenomeno
religioso e di offrire validi mezzi per il suo
superamento
- trascuratezza dell’aspetto attivo e pratico
della natura umana
LA RELIGIONE COME “OPPIO DEI POPOLI”
Le radici del fenomeno religioso non vanno cercate nell’uomo in quanto
tale, come soggetto astratto ed avulso dalla storia, ma in un tipo storico
di società. La religione è infatti il prodotto di un’umanità alienata e
sofferente a causa delle ingiustizie sociali, che cerca illusoriamente
nell’aldilà ciò che le è negato nella vita terrena.
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Pertanto l’unico modo per eliminarla non è la critica filosofica, ma la
trasformazione rivoluzionaria della società, che può distruggere le strutture sociali
che producono la religione (disalienazione economica disalienazione religiosa).
Al materialismo di Feuerbach, Marx oppone un nuovo materialismo che considera
l’uomo soprattutto come dev’essere cercata nella speculazione ma nell’praxis, ritenendo che la azione.
soluzione dei problemi non
La concezione materialistica della storia
Il testo in cui si compie il passaggio dall’umanismo al materialismo storico è “L’ideologia
tedesca”, un’opera che rappresenta il tentativo di cogliere il “movimento reale” della storia.
5. IDEOLOGIA SCIENZA
È una rappresentazione deformata della
realtà, che mistifica e nasconde i reali
rapporti tra gli uomini.
È la comprensione oggettiva della società e
della storia, in grado di descrivere come sono
realmente gli uomini al di là delle
rappresentazioni ideologiche.
LA CONCEZIONE MATERIALISTICA DELLA STORIA
La storia non è un evento spirituale, ma un processo materiale fondato sulla
dialettica bisogno-soddisfacimento. Alla sua base c’è il lavoro, ovvero i processi
di produzione che permettono all’uomo di sostenersi e di distinguersi dagli altri
animali.
FORZE PRODUTTIVE
Gli elementi necessari al processo
produttivo:
a. Forza-lavoro
b. Mezzi di produzione
c. Conoscenze tecniche
RAPPORTI DI PRODUZIONE
I rapporti che si instaurano tra gli
uomini nel corso della produzione e
che regolano il possesso e l’impiego dei
mezzi di lavoro e dei profitti.
+
6. =
LEGGE DELLA CORRISPONDENZA
E DELLA CONTRADDIZIONE TRA F.P. E R.P.
FP RP
Ad un determinato grado di sviluppo delle FP tendono a corrispondere determinati RP.
STRUTTURA
F.P. e R.P. costituiscono
la base economica della società
SOVRASTRUTTURA
L’insieme dei rapporti giuridici, delle forze politiche,
delle dottrine religiose, artistiche e filosofiche,
che sono semplici espressioni della struttura
7. FP RP
Poiché le FP si sviluppano più rapidamente dei RP, ne deriva periodicamente una situazione
di contraddizione dialettica fra i due elementi. Infatti le nuove FP sono sempre incarnate da
una classe in ascesa, mentre i vecchi RP sono sempre incarnati da una classe dominante al
tramonto: risulta inevitabile lo scontro sociale, politico e culturale fra di esse, che si conclude
in genere col trionfo della classe in ascesa.
Questa “legge” consente di scandire il cammino dell’umanità in base ad alcune grandi
formazioni economico-sociali:
GRANDI FORMAZIONI ECONOMICO-SOCIALI
COMUNITÀ PRIMITIVA
SOCIETÀ ASIATICA
SOCIETÀ ANTICA
SOCIETÀ FEUDALE
SOCIETÀ BORGHESE
FUTURA SOCIETÀ SOCIALISTA
Carattere “progressivo” della storia
Comunismo come sbocco inevitabile della dialettica storica
Il “Manifesto”
Nel Manifesto Marx si propone di esporre gli scopi ed i metodi dell’azione rivoluzionaria.
Esso si articola in tre punti salienti:
Analisi della funzione storica della borghesia.
A differenza delle classi che hanno dominato in passato, la borghesia non può esistere senza
rivoluzionare continuamente gli strumenti di produzione e l’insieme dei rapporti sociali.
Tuttavia le moderne forze produttive, sempre più sociali, si rivoltano contro i vecchi rapporti
di proprietà privatistici, generando crisi che minacciano l’esistenza stessa del capitalismo. Il
proletariato, classe oppressa, mette dunque in opera una dura lotta di classe.
8. La storia come lotta di classe.
Le classi si definiscono essenzialmente in relazione alla proprietà o meno dei mezzi di
produzione, la quale fa sì che in ogni epoca ci siano sempre due classi fondamentali. In merito
alla classe, è possibile distinguere:
Classe “in sé”: è un aggregato di individui che in una data società si trovano in una
situazione economico-sociale molto simile;
Classe “per sé”: è un’unità autocosciente che lotta in modo solidale per i medesimi
obiettivi.
Pertanto una classe si trasforma in soggetto rivoluzionario solamente quando perviene alla
coscienza di classe. Marx insiste inoltre sull’internazionalismo della lotta proletaria e chiude
il Manifesto con il celebre slogan:
“Proletari di tutti i Paesi, unitevi!”
La critica dei socialismi non-scientifici.
Marx divide la letteratura socialista in tre tendenze di fondo:
SOCIALISMO REAZIONARIO Attacca la borghesia secondo parametri
conservatori, rivolti al passato.
SOCIALISMO BORGHESE
È incarnato da economisti e filantropi che
vorrebbero rimediare agli inconvenienti sociali del
capitalismo, senza distruggerlo (es.: Proudhon).
SOCIALISMO UTOPISTICO
È costituito da quegli autori che, pur avendo scorto
l’antagonismo tra le classi, non hanno riconosciuto
al proletariato una funzione storica autonoma,
facendo appello a tutta la società per una pacifica
azione di riforme e vagheggiando astratte “società
ideali” (es.: Saint-Simon, Fourier, Owen).
“Il Capitale”
Il Capitale è l’opera in cui Marx si propone di mettere in luce i meccanismi strutturali della
società capitalistico-borghese. A differenza dei teorici dell’economia borghese classica, Marx
è convinto che:
• non esistano leggi universali dell’economia, dato che ogni formazione sociale ha
caratteri e leggi storiche specifiche
• la società borghese porti in sé contraddizioni strutturali che pongono le basi oggettive
della sua fine
• l’economia debba studiare il capitalismo come totalità organica, in maniera dialettica,
cioè svelandone l’intima connessione tra gli elementi
9. L’ANALISI DELLA “MERCE”
La caratteristica specifica del modo di produzione capitalistico consiste nell’essere
produzione generalizzata di merci, fenomeno dal quale parte l’analisi marxiana.
La merce possiede due tipologie di valore:
VALORE D’USO VALORE DI SCAMBIO
Un merce deve poter servire a qualcosa, ovvero
essere utile al soddisfacimento di determinati
bisogni.
Una merce deve possedere anche un valore di
scambio che ne garantisca la possibilità di essere
scambiata con altre.
↓
VALORE = LAVORO
VALORE ≠ PREZZO
ossia il valore di scambio dipende dalla quantità di
lavoro socialmente necessaria per produrre la merce.
IL CICLO ECONOMICO CAPITALISTICO
Caratteristica peculiare del capitalismo è il fatto che in esso la produzione non risulta
finalizzata al consumo, ma all’accumulazione di denaro :
Il ciclo economico capitalistico non è M.D.M. (merce-denaro-merce), tipico della
società pre-borghese
Il ciclo economico capitalistico è D.M.D+. (denaro-merce-più denaro). Infatti il
capitalista investe del denaro in una merce, per ottenerne al termine più denaro:
ovvero un plus-valore
10. SAGGIO DEL PLUS-VALORE E SAGGIO DEL PROFITTO
Distinguendo tra capitale variabile (= capitale investito in salari) e capitale costante
(= capitale investito in macchine ed infrastrutture ):
SAGGIO DEL PLUS-VALORE = Plus-valore / capitale variabile SAGGIO
DEL PROFITTO = Plus-valore / capitale costante + capitale variabile
TENDENZE E CONTRADDIZIONI DEL CAPITALISMO
PLUS -VALORE E PLUS -LAVORO
Da dove deriva il plus
-valore che il capitalista ricava dalla merce?
L’origine del plus-valore va cercata a livello della produzione capitalistica
delle merci. Infatti ilcapitalista ha la possibilità di comprare una merce
particolare, in grado di produrre valore: laforza-lavoro dell’operaio .
↓↓↓
Il capitalista compra la forza-lavoro pagandola come una
qualsiasi merce, ovvero corrispondendo all’ operaio il salario
necessario per vivere. Ma l’operaio ha la capacità di produrre un
valore maggiore di quello che gli è corrisposto, attraverso un
plus-lavoro.
↓↓↓
Il plus-valore discende quindi dal plus-lavoro dell’operaio, e
si identifica con il valore da lui gratuitam ente offerto al
capitalista (in quanto possessore dei mezzi di produzione).
11. Il fine strutturale del capitalismo è produrre la maggiore quantità possibile di plus-valore,
caratterizzandosi come una società retta dalla logica del profitto privato
A ciò si può giungere attraverso un aumento del plus-valore relativo,
ovvero accrescendo la produttività del lavoro
Nascita dell’industria meccanizzata, capace di aumentare enormemente la
quantità di merce prodotta con lo stesso numero di operai,
di allungare la giornata lavorativa (perché non ha bisogno di riposo) e
di potersi avvalere anche del lavoro di donne e bambini
CRISI CICLICHE DI SOVRAPPRODUZIONE
Nel capitalismo le crisi sono provocate dall’eccesso di merci in circolazione rispetto alle esigenze del
mercato: ciò costringe alla distruzione capitalistica dei beni ed all’aumento della disoccupazione.
CADUTA TENDENZIALE DEL SAGGIO DI PROFITTO
Accrescendosi a dismisura il capitale costante rispetto al capitale variabile, il saggio di
profitto tende a diminuire, perché risulta progressivamente sempre più scarso rispetto a
tutto il capitale impiegato.
CRISI FINALE DEL CAPITALISMO
Questa legge produce la scissione della società in due sole classi antagonistiche: è la situazione
finale del capitalismo, in cui i magnati del capitale risultano sempre di meno, contrapposti ad
una massa sempre più grande di salariati (occupati e disoccupati). È lo specchio della
contraddizione alla base del capitalismo, ovvero il contrasto tra forze
produttive s empre più sociali e rapporti di produzione sempre più privatistici.
“Suona l’ultima ora della proprietà privata capitalistica.
Gli espropriatori vengono espropriati”
La rivoluzione dalla dittatura del proletariato alla
futura società comunista
12. Le contraddizioni della società borghese rappresentano la base oggettiva della rivoluzione del proletariato,
il quale si impadronisce del potere politico e dà avvio alla trasformazione globale della società ( missione
storico-universale del proletariato).
Ma la rivoluzione comunista non abolisce soltanto un tipo particolare di produzione e di egemonia di classe:
mira invece a cancellare ogni forma di proprietà privata attraverso la socializzazione dei mezzi di
produzione che, passando alle mani delle comunità, pongono fine allo sfruttamento di classe.
La rivoluzione proletaria deve mirare innanzitutto all’abbattimento dello Stato borghese e
delle sue istituzioni, e non ad impadronirsene per i propri scopi. Se infatti lo Stato borghese è
un insieme di apparati ideologici che servono alla borghesia per esercitare il suo dominio di
classe, esso dev’essere distrutto dal proletariato.
LA DITTATURA DEL PROLETARIATO
Tra la società capitalistica e la società comunista vi è un periodo politico di transizione, denominato
“dittatura del proletariato”. Il proletariato, se intende edificare il comunismo, deve instaurare
una sua dittatura, la quale appare come una dittatura della maggioranza degli oppressi su
una minoranza di ex-oppressori. Questa misura di transizione deve fare da preludio, però, al
superamento di se medesima e di ogni forma di Stato.
LA FUTURA SOCIETÀ COMUNISTA
Marx non ha mai elaborato un prototipo ideale della futura società comunista, limitandosi ad accennare
ad essa in modo frammentario.
Il comunismo gli appare comunque quella situazione in cui l’uomo, superato l’orizzonte
socioantropologico della proprietà, cessa di intrattenere con il mondo rapporti di possesso e consumo.
All’homo oeconomicus Marx contrappone l’uomo onnilaterale , che esercita in modo creativo l’insieme
delle sue potenzialità. Altrove distingue:
PRIMA FASE DEL COMUNISMO:
La socializzazione dei mezzi di produzione fa della società l’unico datore di lavoro e trasforma tutti in salariati,
ognuno dei quali riceve una quantità di beni equivalente al lavoro prestato ( un’uguaglianza ancora
“borghese”)
SECONDA FASE DEL COMUNISMO:
“Ognuno secondo le sue capacità, ad ognuno secondo i suoi bisogni”