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33Martedì 11 Febbraio 2020
ISTITUTO NAZIONALE DI RAGIONERIA
Intervista a Paolo Moretti, presidente dell’Ordine dei commercialisti di Vercelli
Le soluzioni attraverso l’ascolto
Nelle piccole realtà più facile instaurare un confronto
L’
alpinista Reinhold
Messner ha sempre
sostenuto che, quan-
do si sale sulla cima
di una montagna, non bisogna
portarsi mai dietro bandiere.
Suimonti,infatti,almassimosi
possonolasciareleproprieorme
cheilvento,prontamente,prov-
vede a cancellare. Un traguar-
do,dunque,non è sempre qual-
cosa che deve essere mostrato,
ma piuttosto un qualcosa che
arricchisce interiormente e che
dona lo slancio per continuare
ad andare avanti e migliorare.
Una convinzione che accom-
pagna da sempre anche Paolo
Moretti, alla guida dell’Ordine
dei dottori commercialisti e de-
gli esperti contabili di Vercelli.
Classe 1964, nato in provincia
di Bergamo, ma cresciuto alle
pendici del Monte Rosa,appas-
sionato di sci, di alpinismo, di
letteratura di montagna e della
musica di Mozart, Moretti ha
sempre scelto di interpreta-
re l’impegno ordinistico come
una vera e propria chiamata a
servire la categoria. Dopo aver
mosso i primi passi nel mondo
del lavoro in realtà aziendali,
Moretti ha la possibilità di av-
vicinarsi alla libera professione
insieme alla moglie,dando vita
ad un percorso professionale
che, nonostante le difficoltà del
periodo, si sentirebbe comun-
que di consigliere alle nuove
generazioni. «La nostra profes-
sione sta attraversando una
fase di profondo cambiamento.
E su questo non vi sono dubbi.
A mio avviso, però, i temi cen-
trali delle esclusive e delle spe-
cializzazioni, che sicuramente
saranno determinanti per il
futuro della nostra professio-
ne, non dovrebbero essere con-
cepiti in antagonismo tra loro,
bensì come complementari. Al
dilàdiquestoaspetto,però»,ha
raccontato il presidente, «sono
profondamente convinto di al-
tre cose: la prima è che questa
fase di mutamento può trasfor-
marsi in una reale possibilità
di crescita per i colleghi, so-
prattutto su materie differenti
rispetto alla contabilità in sen-
so stretto. Penso, ad esempio»,
ha proseguito, «a una maggio-
re conoscenza delle tematiche
relative alla revisione legale, a
quelle legate alla consulenza
aziendale e alla gestione delle
pratiche di finanziamento. La
seconda, invece, è connessa
alla relazione con i clienti. Non
vi è dubbio, infatti, che saremo
sempre di più noi professionisti
a doverci adeguare, in termini
di servizi offerti e competenze,
a quelle che saranno le neces-
sità dei nostri clienti. Questo
sarà un percorso sicuramente
complesso, ma sono convinto
che i commercialisti sapranno
cogliere al meglio questa sfida».
Una consapevolezza, quella di
Moretti, che deriva da una co-
noscenza attenta e premurosa
dei propri iscritti. «La nostra è
una piccola realtà di poco meno
di300anime.Alivellogestiona-
ledobbiamofareiconticonogni
tipo di adempimento burocrati-
co e, soprattutto, con l’obiettivo
di garantire una formazione
professionale continua quanto
più di buon livello possibile per
i colleghi. Se da un lato, però,
è veramente complesso fare
fronte alle necessità di tipo
pratico, dall’altro lato ci sono
grandi vantaggi», ha racconta-
to Moretti, «e il principale tra
questi, è avere il privilegio di
poter instaurare dei preziosi
rapporti umani con i colleghi
che vanno al di là dell’aspetto
strettamente professionale. A
questo si aggiunge il fatto che,
la conoscenza delle persone che
ogni giorno portano avanti la
professione mi ha, tante volte,
dato l’onore di dialogare con le
istituzioni locali e nazionali in
merito all’importanza del ruolo
che siamo chiamati a svolgere
perlacollettività».Ilmotoreche
continua a spingere il numero
uno dell’Odcec diVercelli resta,
dunque, la possibilità di essere
utile, senza mai dimenticare,
però, che il ruolo che è stato
chiamato a svolgere è tempo-
raneo.Il 2020,infatti,è l’ultimo
anno da presidente ma anche
il primo dedicato alla program-
mazione di un futuro in cui «la
famiglia, la conoscenza più ap-
profondita dell’Italia e il volon-
tariato saranno protagonisti»,
ha concluso Moretti.
© Riproduzione riservata
Quando la quantità di input supera la capacità di elabo-
razione di un sistema si parla di «overload information
system». Il fenomeno della «bulimia informativa» fa sì che
una sovrabbondanza di informazioni causi un sovraccari-
co cognitivo, provocando dipendenza e, contemporanea-
mente, una sorta di crisi d’astinenza informativa. Avere
un’infinita quantità d’informazioni disponibile e subito
è un miracolo tecnologico che ci fa provare il senso di
onnipotenza, i social network e la comunicazione digitale
hanno amplificato tale fenomeno. La Reality bubble, ov-
vero l’ecosistema informativo è governato da algoritmi, i
quali determinano la dinamica della visibilità e seleziona-
no le informazioni in base agli interessi e alle abitudini,
clusterizzando e segmentando. La Reality bubble è un
network informativo potenzialmente infinito composto
di tante piccole Filter bubble, aggregazioni polarizzate
di narrative condivise. La minaccia che si palesa è una
polarizzazione dell’informazione che rischia di esporci
sempre più al fenomeno delle fake news. Il rischio echo
chamber è dietro l’angolo. Una rete polarizzata, un nostro
microcosmo informativo tagliato e cucito su misura per
noi, chiuso e isolato che non permette innesti dall’ester-
no. L’evoluzione nel tempo del processo di selezione delle
informazioni in base alla rilevanza eseguito dal cervello
umano è stato così bruscamente interrotto. La selezione
delle informazioni viene delegata a meccanismi binari che
decidono se esporci o meno ad un certo tipo di informa-
zione sulla base di un input che gli abbiamo fornito nel
corso del tempo. Il tempo di riflessione, la ricerca multi
canale e multi dispositivo, hanno lasciato il posto ad una
sorta di pigrizia informativa. Inoltre la mente umana è
per definizione dinamica e plastica. Gli interessi si evol-
vono, le opinioni si arricchiscono e la libertà di informarsi
è l’anticamera della libertà di pensiero. L’era dei Big data
ha come corollario l’ossimoro dato dal binomio bulimia
informativa e pigrizia euristica. Cattedrali di dati, una
mole infinita di informazioni che prende forma in base al
posizionamento del primo tassello. Tanti effetto domino
dell’informazione si generano contemporaneamente e il
deus ex machina al quale abbiamo delegato tale potere
è un algoritmo che posiziona il tassello che fa a cascata
cadere gli altri.
Jessica Sini
© Riproduzione riservata
Bulimia informativa nell’era
del sovraccarico di notizie
Il cervello non può essere considerato un obsoleto cal-
colatore elettronico al quale aggiungere tasti, funzioni
o dispositivi software per adeguarlo e potenziarlo al
fine di governare i pensieri!
Il nostro cervello possiede doti cognitive che lo ren-
dono unico e plastico e quindi evoluto. La nostra ca-
pacità di pensiero meditante e creativo funziona per
consapevolezza, presa di coscienza, non per solo cal-
colo e duplicazione. Un cervello artificiale raccoglie
informazioni e subito le salva, archiviandole nella sua
memoria, senza alcun bisogno di riflessione e selezio-
ne. Il cervello umano continua la sua elaborazione dei
dati a lungo, li riprende, li seleziona, li associa… La
qualità e la quantità dei ricordi dipendono proprio
dall’elaborazione dell’informazione in risposta a diver-
si stimoli e a più attività svolte contemporaneamente
sotto una pioggia di sollecitazioni dell’ambiente circo-
stante. La memoria dell’uomo, diversamente da quella
di un computer, è viva e non funziona in serie, ma si
accende in parallelo. Infiniti nodi e infiniti archi costi-
tuiscono un sistema aperto e in continua connessione
con la realtà. Lo stato di coscienza si attiva nella Ras,
posta nel tronco encefalico del nostro cervello e vengono
attivati i suoi neuroni che controllano lo stato di veglia
e il ritmo cardiaco e ci consentono di notare o ignorare
delle cose, difendendo il cervello contro il sovraccarico.
La sovrabbondanza di notizie immobilizza le nostre rea-
zioni, paralizza le nostre azioni perché il cervello non è
in grado di assimilare tutte le informazioni. Riduce anche
la produttività perché navigare in un oceano di informa-
zioni, a volte inutili, allontana l’obiettivo da raggiungere.
Il mondo incantevole di internet che fornisce risposte
ad ogni nostra richiesta finisce per distrarci e riduce la
nostra capacità di mettere a fuoco l’informazione. La
cultura dell’umanità deve essere rinnovata, rinvigorita
e tramandata alle generazioni per essere vitale; rima-
ne spenta e meccanica se l’affidiamo alle macchine. La
moderna avidità sociale richiede utilità e la macchina
pensante assolve questo compito mirabilmente, ma c’è
un luogo in cui la libertà dallo scopo e la sospensione del
pensiero dall’economia ridona dignità al pensare libero
e il divagare mi è dolce in questo mare!
Jessica Sini
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  • 1. 33Martedì 11 Febbraio 2020 ISTITUTO NAZIONALE DI RAGIONERIA Intervista a Paolo Moretti, presidente dell’Ordine dei commercialisti di Vercelli Le soluzioni attraverso l’ascolto Nelle piccole realtà più facile instaurare un confronto L’ alpinista Reinhold Messner ha sempre sostenuto che, quan- do si sale sulla cima di una montagna, non bisogna portarsi mai dietro bandiere. Suimonti,infatti,almassimosi possonolasciareleproprieorme cheilvento,prontamente,prov- vede a cancellare. Un traguar- do,dunque,non è sempre qual- cosa che deve essere mostrato, ma piuttosto un qualcosa che arricchisce interiormente e che dona lo slancio per continuare ad andare avanti e migliorare. Una convinzione che accom- pagna da sempre anche Paolo Moretti, alla guida dell’Ordine dei dottori commercialisti e de- gli esperti contabili di Vercelli. 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Al dilàdiquestoaspetto,però»,ha raccontato il presidente, «sono profondamente convinto di al- tre cose: la prima è che questa fase di mutamento può trasfor- marsi in una reale possibilità di crescita per i colleghi, so- prattutto su materie differenti rispetto alla contabilità in sen- so stretto. Penso, ad esempio», ha proseguito, «a una maggio- re conoscenza delle tematiche relative alla revisione legale, a quelle legate alla consulenza aziendale e alla gestione delle pratiche di finanziamento. La seconda, invece, è connessa alla relazione con i clienti. Non vi è dubbio, infatti, che saremo sempre di più noi professionisti a doverci adeguare, in termini di servizi offerti e competenze, a quelle che saranno le neces- sità dei nostri clienti. Questo sarà un percorso sicuramente complesso, ma sono convinto che i commercialisti sapranno cogliere al meglio questa sfida». Una consapevolezza, quella di Moretti, che deriva da una co- noscenza attenta e premurosa dei propri iscritti. «La nostra è una piccola realtà di poco meno di300anime.Alivellogestiona- ledobbiamofareiconticonogni tipo di adempimento burocrati- co e, soprattutto, con l’obiettivo di garantire una formazione professionale continua quanto più di buon livello possibile per i colleghi. Se da un lato, però, è veramente complesso fare fronte alle necessità di tipo pratico, dall’altro lato ci sono grandi vantaggi», ha racconta- to Moretti, «e il principale tra questi, è avere il privilegio di poter instaurare dei preziosi rapporti umani con i colleghi che vanno al di là dell’aspetto strettamente professionale. A questo si aggiunge il fatto che, la conoscenza delle persone che ogni giorno portano avanti la professione mi ha, tante volte, dato l’onore di dialogare con le istituzioni locali e nazionali in merito all’importanza del ruolo che siamo chiamati a svolgere perlacollettività».Ilmotoreche continua a spingere il numero uno dell’Odcec diVercelli resta, dunque, la possibilità di essere utile, senza mai dimenticare, però, che il ruolo che è stato chiamato a svolgere è tempo- raneo.Il 2020,infatti,è l’ultimo anno da presidente ma anche il primo dedicato alla program- mazione di un futuro in cui «la famiglia, la conoscenza più ap- profondita dell’Italia e il volon- tariato saranno protagonisti», ha concluso Moretti. © Riproduzione riservata Quando la quantità di input supera la capacità di elabo- razione di un sistema si parla di «overload information system». Il fenomeno della «bulimia informativa» fa sì che una sovrabbondanza di informazioni causi un sovraccari- co cognitivo, provocando dipendenza e, contemporanea- mente, una sorta di crisi d’astinenza informativa. Avere un’infinita quantità d’informazioni disponibile e subito è un miracolo tecnologico che ci fa provare il senso di onnipotenza, i social network e la comunicazione digitale hanno amplificato tale fenomeno. La Reality bubble, ov- vero l’ecosistema informativo è governato da algoritmi, i quali determinano la dinamica della visibilità e seleziona- no le informazioni in base agli interessi e alle abitudini, clusterizzando e segmentando. La Reality bubble è un network informativo potenzialmente infinito composto di tante piccole Filter bubble, aggregazioni polarizzate di narrative condivise. La minaccia che si palesa è una polarizzazione dell’informazione che rischia di esporci sempre più al fenomeno delle fake news. Il rischio echo chamber è dietro l’angolo. Una rete polarizzata, un nostro microcosmo informativo tagliato e cucito su misura per noi, chiuso e isolato che non permette innesti dall’ester- no. L’evoluzione nel tempo del processo di selezione delle informazioni in base alla rilevanza eseguito dal cervello umano è stato così bruscamente interrotto. La selezione delle informazioni viene delegata a meccanismi binari che decidono se esporci o meno ad un certo tipo di informa- zione sulla base di un input che gli abbiamo fornito nel corso del tempo. Il tempo di riflessione, la ricerca multi canale e multi dispositivo, hanno lasciato il posto ad una sorta di pigrizia informativa. Inoltre la mente umana è per definizione dinamica e plastica. Gli interessi si evol- vono, le opinioni si arricchiscono e la libertà di informarsi è l’anticamera della libertà di pensiero. L’era dei Big data ha come corollario l’ossimoro dato dal binomio bulimia informativa e pigrizia euristica. Cattedrali di dati, una mole infinita di informazioni che prende forma in base al posizionamento del primo tassello. Tanti effetto domino dell’informazione si generano contemporaneamente e il deus ex machina al quale abbiamo delegato tale potere è un algoritmo che posiziona il tassello che fa a cascata cadere gli altri. Jessica Sini © Riproduzione riservata Bulimia informativa nell’era del sovraccarico di notizie Il cervello non può essere considerato un obsoleto cal- colatore elettronico al quale aggiungere tasti, funzioni o dispositivi software per adeguarlo e potenziarlo al fine di governare i pensieri! Il nostro cervello possiede doti cognitive che lo ren- dono unico e plastico e quindi evoluto. La nostra ca- pacità di pensiero meditante e creativo funziona per consapevolezza, presa di coscienza, non per solo cal- colo e duplicazione. Un cervello artificiale raccoglie informazioni e subito le salva, archiviandole nella sua memoria, senza alcun bisogno di riflessione e selezio- ne. Il cervello umano continua la sua elaborazione dei dati a lungo, li riprende, li seleziona, li associa… La qualità e la quantità dei ricordi dipendono proprio dall’elaborazione dell’informazione in risposta a diver- si stimoli e a più attività svolte contemporaneamente sotto una pioggia di sollecitazioni dell’ambiente circo- stante. La memoria dell’uomo, diversamente da quella di un computer, è viva e non funziona in serie, ma si accende in parallelo. Infiniti nodi e infiniti archi costi- tuiscono un sistema aperto e in continua connessione con la realtà. Lo stato di coscienza si attiva nella Ras, posta nel tronco encefalico del nostro cervello e vengono attivati i suoi neuroni che controllano lo stato di veglia e il ritmo cardiaco e ci consentono di notare o ignorare delle cose, difendendo il cervello contro il sovraccarico. La sovrabbondanza di notizie immobilizza le nostre rea- zioni, paralizza le nostre azioni perché il cervello non è in grado di assimilare tutte le informazioni. Riduce anche la produttività perché navigare in un oceano di informa- zioni, a volte inutili, allontana l’obiettivo da raggiungere. Il mondo incantevole di internet che fornisce risposte ad ogni nostra richiesta finisce per distrarci e riduce la nostra capacità di mettere a fuoco l’informazione. La cultura dell’umanità deve essere rinnovata, rinvigorita e tramandata alle generazioni per essere vitale; rima- ne spenta e meccanica se l’affidiamo alle macchine. La moderna avidità sociale richiede utilità e la macchina pensante assolve questo compito mirabilmente, ma c’è un luogo in cui la libertà dallo scopo e la sospensione del pensiero dall’economia ridona dignità al pensare libero e il divagare mi è dolce in questo mare! Jessica Sini © Riproduzione riservata Il cervello umano come sistema evoluto Paolo Moretti Wolfgang Amadeus MozartIl Monte Rosa