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35Martedì 18 Giugno 2019
ISTITUTO NAZIONALE DI RAGIONERIA
Intervista ad Alberto Santolini, presidente dell’ordine dei commercialisti di Isernia
La primavera della professione
Collaborazione e formazione per il futuro della categoria
L
o scrittore Hermann
Hesse ha sempre so-
stenuto che «qualsiasi
fortuna buona o catti-
va possa capitarci noi possia-
mo sempre dargli significato
e trasformarla in qualcosa
di valore». Per raggiungere
questo obiettivo, però, è ne-
cessario maturare la consa-
pevolezza di essere di fronte
ad una vera e propria sfida
che, come tale, deve essere
prima di tutto colta. Una
convinzione che accompagna
Alberto Santolini, presi-
dente dell’Ordine dei dottori
commercialisti e degli esper-
ti contabili di Isernia, forte-
mente convinto del fatto che
la fase di transizione che sta
vivendo la professione possa
portare ad una nuova prima-
vera per la categoria. Nato
alla fine degli anni 50, legato
alla sua terra, amante del-
la letteratura, della storia e
alla continua ricerca di tem-
po da dedicare ai grandi clas-
sici e alle opere omeriche, per
Santolini «la professione di
commercialista sta vivendo
un momento di transizione
e, considerato che la profes-
sione si compone di diverse
specializzazioni è essenziale
che i nuovi aspiranti profes-
sionisti approfondiscano nel
miglior modo possibile le va-
rie aree tematiche». Un im-
portante sostegno in questo
senso può e deve essere offer-
to dagli ordini territoriali. «
Come presiden-
te di ordine mi
sono reso conto
del fatto che
l’istituzione più
prossima ai col-
leghi resta sem-
pre e comunque
l’Odcec», ha
sottolineato il
numero uno
dei commercia-
listi di Isernia,
«di conseguen-
za, soprattutto
in un periodo
complesso come
quello che stia-
mo attraversan-
do negli ultimi
anni, l’Ordine
professiona-
le può e deve
svolgere un
ruolo positivo e
propositivo nei
confronti dei
colleghi e del-
la loro attività
professionale».
Ecco, dunque,
che tra le prio-
rità del medio
periodo, il fatto
che i professio-
nisti tornino a
rivestire il ruo-
lo di consulenti risulta di
estrema importanza. «Non
possiamo più prescindere
dal tenere in considerazione
che le trasformazioni del tes-
suto economico e sociale del
nostro paese si stanno orien-
tando sempre più verso nuo-
ve forme di organizzazione
degli studi professionali che,
attraverso veri e propri net-
work», ha spiegato Santolini,
«sono in grado
di rispondere al
meglio alle dif-
ferenti esigen-
ze del mondo
imprenditoria-
le. Ed è questa
la strada che
siamo chiamati
a seguire, por-
tando il valore
aggiunto che ci
contraddistin-
gue».
Una affini-
tà, quella per
il mondo im-
prenditoriale,
che ha sempre
contraddistin-
to l’attività
professionale
del presiden-
te dell’Odcec
di Isernia. «Lo
studio della
storia e dei
processi socia-
li ed economici
che la determi-
nano e che da
essa nascono
mi ha sempre
appassionato
fin da ragazzo,
ecco perché mi
è sempre stato
chiaro che l’economia con le
sue dinamiche sarebbe sta-
ta, in qualche modo, l’am-
bito professionale in cui mi
sarei realizzato. Negli anni,
poi, mi sono reso conto del
fatto che il rapporto con gli
imprenditori e le problema-
tiche aziendali sarebbero
stati i temi sui quali avrei
prevalentemente concentra-
to la mia attività anche per
avere la possibilità di inter-
facciarmi in modo concreto
con tematiche legate allo
sviluppo sociale».
Ed è proprio dall’istintiva
capacità di vedere i fenome-
ni economici nel loro insieme
che in Santolini è cresciuto
il desiderio di potersi met-
tere in gioco per la catego-
ria. «L’attenzione verso le
problematiche dei colleghi»,
ha precisato il Presidente
dell’Odcec molisano, «è sta-
ta parte integrante del mio
percorso professionale. Fin
dai primi anni di attività, in-
fatti, mi sono reso conto che
la professione di commercia-
lista è qualcosa che va ben
al di là della sola attività
professionale e che coinvolge
i molti aspetti del contesto
sociale in cui siamo chiamati
ad operare. Questa consape-
volezza e questa attenzione
mi hanno portato a mettermi
in gioco per la guida dell’Or-
dine con un obiettivo preci-
so», ha concluso Santolini,
«far passare il messaggio ai
colleghi futuri e attuali che
essere commercialista è e
sarà sempre un’esperienza
appassionante se la si indi-
vidua come prospettiva del
proprio futuro».
Come un sassolino gettato in uno
specchio d’acqua crea cerchi con-
centrici che si propagano dal cen-
tro verso l’esterno, così l’empatia
perturba lo schema egocentrico e
genera onde che si diramano e al-
terano lo stato di quiete. Il siste-
ma stagnante odierno, impregnato
della logica egoistica, competitiva e
orientata al darwinismo sociale ed
economico, crea un fosco orizzonte
distopico nel quale l’uomo moderno
annaspa alienato. Lo stato di natu-
ra del «Bellum omnium contra om-
nes», la guerra di tutti contro tutti è
la contraddizione letale del mondo
odierno in cui l’uomo stesso è pro-
grammato all’obsolescenza. Enormi
sacche di egoismo sociale ed indivi-
duale, retaggio di un vecchio siste-
ma, persistono nell’odierna socie-
tà e sono comunemente accettate
come il compromesso da pagare per
la via al successo.
Ecco che gli Ebeneezer Scrooge non
redenti, campioni dell’aridità, gli
Uomini vuoti della Terra desolata,
gli Spettri di Baudelaire, i Narci-
so di Ovidio e gli Ignavi di Dante
diventano un modello di successo
invece che decretare il fallimento
del nostro secolo.
«Per quanto egoista si possa rite-
nere l’uomo, sono chiaramente pre-
senti nella sua natura alcuni prin-
cipi che lo rendono partecipe delle
fortune altrui, e che rendono per lui
necessaria l’altrui felicità…». Così
Adam Smith, padre dell’economia
moderna, nel suo capolavoro «Teo-
ria dei sentimenti morali» esprime il
suo timore per uno scenario orrori-
fico e desolato che ricorda i dipinti
di William Blake e di Salvador Dalì
e mette in guardia l’Homo oecono-
micus dall’affidarsi ad un siffatto
modello. Per Smith nessuna società
può sperare di sopravvivere se af-
fonda le sue radici nell’egoismo e
nella sola aspettativa di guadagno.
L’unica salvezza del sistema econo-
mico e sociale, Smith la rintraccia
nei sentimenti morali di simpatia e
benevolenza. Tali «emozioni simpa-
tetiche» garantiscono un orizzonte
di reciprocità, stabilità, coesione e
la sopravvivenza del genere umano e
sono l’argine naturale ad un’attività
economica dissennata e ad un’inimi-
cizia sociale che desertificano invece
che far crescere il futuro.
Ogni essere umano è programmato
per connettersi fin dalla nascita e
«la nostra vita mentale è frutto di
co-creazione, di un dialogo continuo
con le menti degli altri, che costitui-
sce la nostra matrice intersoggetti-
va». Così lo psichiatra Daniel Stern
descrive la naturale predisposizio-
ne dell’essere umano all’empatia.
La regione del lobo parietale, det-
ta circonvoluzione sopramarginale
destra è l’area del nostro cervello
che si attiva nelle reazioni empati-
che e le neuroscienze ci dicono che
resta spenta quando ci poniamo in
abitudini narcisiste ed egocentri-
che. I neuroni specchio, presenti in
quest’area agiscono come un simu-
latore interno che, oltre ad attivarsi
nelle azioni, ci consente di percepire
sensazioni, emozioni ed intenzioni
altrui, producendo empatia.
Una buona educazione emotiva pro-
muove concretamente la costruzio-
ne di una rete di neuroni che collega
il cervello razionale con il cervello
emotivodandovitaadunnuovouma-
nesimo basato sulla condivisione de-
gli stati d’animo e sulla costruzione
del benessere comune. Non stupisce
infatti che siano proprio le persone
empatiche ad avere più successo sia
nel lavoro che nelle relazioni umane
poiché sono più orientati agli obiet-
tivi, grazie ai meccanismi di ascolto
proattivo e alle abilità di teambuil-
ding. «Se guardiamo al futuro, nel
prossimo secolo i leader saranno
coloro che sono in grado di poten-
ziare gli altri», sostiene Bill Gates,
suggerendoci che il futuro appartie-
ne ai teamworker, a coloro che non
vogliono eccellere sugli altri ma che
sentono la responsabilità di crescere
aiutando gli altri a migliorare. Ecco
che la competizione assume le giu-
ste proporzioni e diventa sinonimo
di una cultura della motivazione a
migliorare misurandosi con se stessi
e non con gli altri. In Danimarca l’in-
segnamento dell’empatia è materia
di studio scolastico obbligatoria dal
1993 ed è vista come un fattore che
contribuisce alla felicità del paese
che, secondo il World happiness re-
port dell’Onu, è uno dei paesi più
felici al mondo e uno dei migliori in
cui lavorare. A «lezione di empatia»
ci si focalizza sull’apprendimento
collaborativo e sull’«Hygge», parola
danese per indicare l’«intimità crea-
ta intenzionalmente». Un ponte con
l’altro che dà vita ad una generazio-
ne di adulti felici e fa crescere un
indicatore di benessere economico
e sociale fondamentale, il Fil, la fe-
licità interna lorda.
Jessica Sini - Presidente
Neurec
L’empatia è la chiave del successo sul lavoro
Dall’alto,Alberto Santolini, una copia del poema Iliade
e, sotto, la cattedrale di San Pietro Apostolo a Isernia

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Nato alla fine degli anni 50, legato alla sua terra, amante del- la letteratura, della storia e alla continua ricerca di tem- po da dedicare ai grandi clas- sici e alle opere omeriche, per Santolini «la professione di commercialista sta vivendo un momento di transizione e, considerato che la profes- sione si compone di diverse specializzazioni è essenziale che i nuovi aspiranti profes- sionisti approfondiscano nel miglior modo possibile le va- rie aree tematiche». Un im- portante sostegno in questo senso può e deve essere offer- to dagli ordini territoriali. « Come presiden- te di ordine mi sono reso conto del fatto che l’istituzione più prossima ai col- leghi resta sem- pre e comunque l’Odcec», ha sottolineato il numero uno dei commercia- listi di Isernia, «di conseguen- za, soprattutto in un periodo complesso come quello che stia- mo attraversan- do negli ultimi anni, l’Ordine professiona- le può e deve svolgere un ruolo positivo e propositivo nei confronti dei colleghi e del- la loro attività professionale». Ecco, dunque, che tra le prio- rità del medio periodo, il fatto che i professio- nisti tornino a rivestire il ruo- lo di consulenti risulta di estrema importanza. «Non possiamo più prescindere dal tenere in considerazione che le trasformazioni del tes- suto economico e sociale del nostro paese si stanno orien- tando sempre più verso nuo- ve forme di organizzazione degli studi professionali che, attraverso veri e propri net- work», ha spiegato Santolini, «sono in grado di rispondere al meglio alle dif- ferenti esigen- ze del mondo imprenditoria- le. Ed è questa la strada che siamo chiamati a seguire, por- tando il valore aggiunto che ci contraddistin- gue». Una affini- tà, quella per il mondo im- prenditoriale, che ha sempre contraddistin- to l’attività professionale del presiden- te dell’Odcec di Isernia. «Lo studio della storia e dei processi socia- li ed economici che la determi- nano e che da essa nascono mi ha sempre appassionato fin da ragazzo, ecco perché mi è sempre stato chiaro che l’economia con le sue dinamiche sarebbe sta- ta, in qualche modo, l’am- bito professionale in cui mi sarei realizzato. Negli anni, poi, mi sono reso conto del fatto che il rapporto con gli imprenditori e le problema- tiche aziendali sarebbero stati i temi sui quali avrei prevalentemente concentra- to la mia attività anche per avere la possibilità di inter- facciarmi in modo concreto con tematiche legate allo sviluppo sociale». Ed è proprio dall’istintiva capacità di vedere i fenome- ni economici nel loro insieme che in Santolini è cresciuto il desiderio di potersi met- tere in gioco per la catego- ria. «L’attenzione verso le problematiche dei colleghi», ha precisato il Presidente dell’Odcec molisano, «è sta- ta parte integrante del mio percorso professionale. Fin dai primi anni di attività, in- fatti, mi sono reso conto che la professione di commercia- lista è qualcosa che va ben al di là della sola attività professionale e che coinvolge i molti aspetti del contesto sociale in cui siamo chiamati ad operare. Questa consape- volezza e questa attenzione mi hanno portato a mettermi in gioco per la guida dell’Or- dine con un obiettivo preci- so», ha concluso Santolini, «far passare il messaggio ai colleghi futuri e attuali che essere commercialista è e sarà sempre un’esperienza appassionante se la si indi- vidua come prospettiva del proprio futuro». Come un sassolino gettato in uno specchio d’acqua crea cerchi con- centrici che si propagano dal cen- tro verso l’esterno, così l’empatia perturba lo schema egocentrico e genera onde che si diramano e al- terano lo stato di quiete. Il siste- ma stagnante odierno, impregnato della logica egoistica, competitiva e orientata al darwinismo sociale ed economico, crea un fosco orizzonte distopico nel quale l’uomo moderno annaspa alienato. Lo stato di natu- ra del «Bellum omnium contra om- nes», la guerra di tutti contro tutti è la contraddizione letale del mondo odierno in cui l’uomo stesso è pro- grammato all’obsolescenza. Enormi sacche di egoismo sociale ed indivi- duale, retaggio di un vecchio siste- ma, persistono nell’odierna socie- tà e sono comunemente accettate come il compromesso da pagare per la via al successo. Ecco che gli Ebeneezer Scrooge non redenti, campioni dell’aridità, gli Uomini vuoti della Terra desolata, gli Spettri di Baudelaire, i Narci- so di Ovidio e gli Ignavi di Dante diventano un modello di successo invece che decretare il fallimento del nostro secolo. «Per quanto egoista si possa rite- nere l’uomo, sono chiaramente pre- senti nella sua natura alcuni prin- cipi che lo rendono partecipe delle fortune altrui, e che rendono per lui necessaria l’altrui felicità…». Così Adam Smith, padre dell’economia moderna, nel suo capolavoro «Teo- ria dei sentimenti morali» esprime il suo timore per uno scenario orrori- fico e desolato che ricorda i dipinti di William Blake e di Salvador Dalì e mette in guardia l’Homo oecono- micus dall’affidarsi ad un siffatto modello. Per Smith nessuna società può sperare di sopravvivere se af- fonda le sue radici nell’egoismo e nella sola aspettativa di guadagno. L’unica salvezza del sistema econo- mico e sociale, Smith la rintraccia nei sentimenti morali di simpatia e benevolenza. Tali «emozioni simpa- tetiche» garantiscono un orizzonte di reciprocità, stabilità, coesione e la sopravvivenza del genere umano e sono l’argine naturale ad un’attività economica dissennata e ad un’inimi- cizia sociale che desertificano invece che far crescere il futuro. Ogni essere umano è programmato per connettersi fin dalla nascita e «la nostra vita mentale è frutto di co-creazione, di un dialogo continuo con le menti degli altri, che costitui- sce la nostra matrice intersoggetti- va». Così lo psichiatra Daniel Stern descrive la naturale predisposizio- ne dell’essere umano all’empatia. La regione del lobo parietale, det- ta circonvoluzione sopramarginale destra è l’area del nostro cervello che si attiva nelle reazioni empati- che e le neuroscienze ci dicono che resta spenta quando ci poniamo in abitudini narcisiste ed egocentri- che. I neuroni specchio, presenti in quest’area agiscono come un simu- latore interno che, oltre ad attivarsi nelle azioni, ci consente di percepire sensazioni, emozioni ed intenzioni altrui, producendo empatia. Una buona educazione emotiva pro- muove concretamente la costruzio- ne di una rete di neuroni che collega il cervello razionale con il cervello emotivodandovitaadunnuovouma- nesimo basato sulla condivisione de- gli stati d’animo e sulla costruzione del benessere comune. 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In Danimarca l’in- segnamento dell’empatia è materia di studio scolastico obbligatoria dal 1993 ed è vista come un fattore che contribuisce alla felicità del paese che, secondo il World happiness re- port dell’Onu, è uno dei paesi più felici al mondo e uno dei migliori in cui lavorare. A «lezione di empatia» ci si focalizza sull’apprendimento collaborativo e sull’«Hygge», parola danese per indicare l’«intimità crea- ta intenzionalmente». Un ponte con l’altro che dà vita ad una generazio- ne di adulti felici e fa crescere un indicatore di benessere economico e sociale fondamentale, il Fil, la fe- licità interna lorda. Jessica Sini - Presidente Neurec L’empatia è la chiave del successo sul lavoro Dall’alto,Alberto Santolini, una copia del poema Iliade e, sotto, la cattedrale di San Pietro Apostolo a Isernia