Essere o non essere multitasking: l’essere umano ha potenzialità cognitive limitate che devono essere suddivise tra le diverse attività. Il cosiddetto sovraccarico cognitivo è determinato da un eccessivo impiego di risorse in situazioni di multi-tasks e può compromettere l’effi cacia della prestazione.
L'era digitale e il nuovo Modern Prometheus - 8.05.2018, Jessica Sini, Italia...
L'importanza di essere Multitasking
1. 37Martedì 3 Novembre 2020
ISTITUTO NAZIONALE DI RAGIONERIA
Fabrizio Acerbis, presidente della Commissione Milano place to be dell’Odcec meneghino
L’attrattività è la parola chiave
Comunicazione e attività di rete devono essere le priorità
R
idurre gli elementi
strutturali che impe-
discono agli investitori
stranieri di impegnarsi
in Italia.Valorizzare le peculia-
rità territoriali. Implementare
lacapacitàdifarereteedisaper
comunicare.Dialogareconipro-
fessionisti del settore economi-
co. Questi sono i quattro fronti
su cui lavorare per assicurare
alla Lombardia e al Paese la
possibilità di svolgere un ruolo
da protagonista nello scenario
economico interna-
zionale. Ad esserne
convinto è Fabrizio
Acerbis, presidente
della commissione
Milano place to be
dell’Ordine dei dot-
tori commercialisti e
degliesperticontabi-
li del capoluogo lom-
bardo.Abilitato dalla
fine degli anni 80,
nelle prime fasi del suo percor-
so professionale dopo la caduta
del muro di Berlino, Acerbis ha
la possibilità di entrare in con-
tattoconrealtàinternazionalidi
paesi emergenti e di maturare
una breve esperienza all’inter-
no del mondo industriale, per
poi scegliere definitivamente
di dedicarsi alla libera profes-
sione. Una scelta dettata dal
«desiderio di vivere e conoscere
da vicino più realtà aziendali e
quindi»,haraccontatoilnumero
unodellacommissione,«dipoter
essere a contatto con un mondo
imprenditoriale estremamente
ampio e variegato rispetto alla
singola azienda». Esperienze
che gli hanno dato la possibi-
lità di approfondire, nel corso
degli anni, tematiche relative
alla corporate governance di
grandi gruppi industriali. «La
vicinanza a realtà internazio-
nali», ha spiegato Acerbis, «mi
ha permesso di apprezzare la
rilevanza dei temi dell’attrat-
tività e della competitività tra
Sistemi-Paeseesoprattutto»,ha
sottolineato il presidente della
commissione, «quanto questi
argomenti siano importanti
per il mondo delle imprese». La
candidatura di Milano per la
sede dell’Agenzia del farmaco e
la Brexit, con l’orga-
nizzazionediunciclo
di incontri tuttora
in corso, sono stati
eventi che hanno
interessato l’Odcec
di Milano su queste
tematiche, e hanno
permesso ad Acer-
bis di impegnarsi
nella vita ordinisti-
ca. «La competitivi-
tà e l’attrattività dell’Italia per
gli investimenti internazionali
sono di grande interesse per i
Commercialistimilanesi,perché
operiamo nel cuore della produ-
zione economica del Paese. In
questa ottica», ha proseguito,
«l’Ordine di Milano ha dato un
grande contributo perché ha
favorito lo sviluppo di un dibat-
titocriticotraiprofessionistidel
settore. Questo ci ha permesso
di scongiurare un rischio rea-
le, ovvero quello di distogliere
l’attenzione dal tema e di non
percepirne l’urgenza. L’Italia,
infatti, è un Paese che deve at-
trarre investimenti in misura
maggiore rispetto a quanto non
riesca a fare». Per farlo però, è
necessario intervenire a livello
sistemico. «Sul tema dell’at-
trattività»,ha spiegatoAcerbis,
«l’Italiascontaalcunedebolezze
strutturali, in gran parte note.
Quindi, in primo luogo è neces-
sario rimuovere tutti quegli
elementi che,nella lettura degli
investitoristranieri,riduconola
possibilità di fare business. In
secondo luogo», ha proseguito,
«sarebbe necessario che ciascu-
na area territoriale iniziasse, o
proseguisse rafforzandola, una
concretapoliticadivalorizzazio-
ne delle proprie peculiarità,per
esseremaggiormenteattrattiva.
Il passo successivo,poi,dovreb-
be essere quello di sviluppare
la capacità di fare rete a livello
territoriale: la dimensione di
questa competizione è tale da
non poter pensare di adottare
strategie isolate». «Infine», ha
concluso Acerbis, «deve essere
valorizzato il ruolo dei profes-
sionisti, dei commercialisti in
particolare, perché siamo a
tutti gli effetti, le prime senti-
nelle proattive e qualificate in
grado di recepire la positività
e la negatività che si riflettono
sulleimpresedalcontestoincui
queste operano».
«Essendospecializzatoinmatematica,credevochetuttofosse
ugualeallasommadellesueparti,finchénonhocominciatoa
lavorare con le squadre.Poi,quando divenni allenatore,capii
che il tutto non è mai la somma delle sue parti. È, invece,
maggiore o minore,a seconda di come riescono a collaborare i
suoi membri».Con queste parole l’allenatore di football ame-
ricano Chuck Noll,ha sempre posto l’accento sui risultati che
si possono ottenere lavorando insieme, indipendentemente
dalla tipologia di gruppi coinvolti: squadre, classi, aziende
oppure liberi professionisti appartenenti ad una categoria,
come nel caso dei commercialisti. Una convinzione che ha
sempre mosso Alessandro Marelli, presidente della com-
missione Cassa di previdenza dei ragionieri commercialisti
dell’ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili
di Milano. Classe ’67, milanese di
nascita,piacentinodiadozione,let-
tore appassionato,con il sogno nel
cassettodipoterviaggiareevisita-
re l’America in lungo ed in largo,
per il presidente della commissio-
ne,uno degli aspetti maggiormen-
te gratificanti della professione «è
stata la possibilità di applicarmi
in un continuo esercizio di adat-
tamento del mio modo di pensare
a materie,come il diritto e l’econo-
mia, che sono per loro stessa na-
tura sempre soggette a modifiche.
Con il tempo, poi», ha proseguito,
«hoimparatoadapprezzareilfattochequestocontinuosforzo
che svolgevo ogni giorno, se condiviso con i colleghi, poteva
portare a dei risultati migliori e più costruttivi». L’incontro
con la realtà milanese ha, poi, portato Marelli a scegliere di
impegnarsi per la categoria.«All’inizio del mio percorso pro-
fessionale ho avuto l’occasione di frequentare un corso sulla
revisione che mi ha dato la possibilità di entrare in contatto
con molti professionisti del territorio che mi hanno coinvolto
nellavitadicategoria,introducendomi»,haraccontatoMarel-
li,«alle materie previdenziali.Un’attività che questi anni mi
ha portato a comprendere un elemento centrale:occuparsi di
previdenza significa, in primo luogo, scegliere di prestare il
proprio tempo all’ascolto e al supporto dei colleghi sia da un
punto di vista umano, sia
da un punto di vista pro-
fessionale». Un supporto
che, ad avviso del numero
uno della commissione,
dovrebbe arrivare anche
dalle istituzioni. «Come
professionisti ci troviamo
coinvolti, sia in prima
persona, sia in qualità di
intermediari,nella gestio-
neeapplicazionedinorme
estremamente complesse
e che cambiano molto
velocemente e questo,
molto spesso, si tramuta
in criticità legate anche
al mancato rispetto dello
statuto del contribuente»,
ha spiegato Marelli, «ecco
perché come categoria
siamo sempre di più chia-
mati ad implementare le
attività indirizzate verso
un lavoro di squadra, così
come ha fatto l’Odcec di
Milano negli ultimi anni.
Ilmessaggiochedobbiamo
riuscire a trasmettere e,
parallelamente l’obiettivo
a cui dobbiamo puntare,
infatti», ha proseguito, «è
quello di essere un gruppo
coeso che può puntare ad
essere un punto di riferi-
mentoperilsistemapaese
e per le istituzioni».
ALESSANDRO MARELLI, ORDINE DI MILANO
A fianco dei colleghi
La parola multitasking si riferisce all’in-
sieme di comportamenti che ci portano
ad essere impegnati contemporanea-
mente in differenti compiti. Il termi-
ne, preso in prestito dall’informatica,
designa la capacità di un sistema ope-
rativo di eseguire più compiti simulta-
neamente. Il fenomeno sembra essere
un’inevitabile conseguenza dell’attua-
le contesto socio-culturale nel quale
la nostra attenzione è contesa da una
sempre più invadente multicanalità e
cross-medialità. I dispositivi tecnologici
come tablet, laptop e smartphone han-
no intensificato i ritmi di lavoro, reso le
comunicazioni istantanee e velocizzato
l’esecuzione dei compiti, potenziando le
nostre capacità e semplificando la no-
stra vita quotidiana, diminuendo però
l’accuratezza e la memorabilità delle
azioni, sia nell’ambito lavorativo che
privato.
La nostra mente, come un grande ela-
boratore di info in entrata e in uscita,
fa sì che i processi cognitivi gestiscano
le singole attività e determinino come,
quando e con quale ordine debbano es-
sere eseguite. La prioritizzazione dei
compiti e la frammentazione in micro
taskdiventanopertantounaprecisaesi-
genza cognitiva, dettata dal fatto che
il completamento di un task, fa sì che
il nostro cervello rilasci una sostanza
chiamata dopamina, la quale ci dà una
sensazione di appagamento.
Nell’ambito della psicologia sperimen-
tale e della neuropsicologia, il multita-
sking fa riferimento al «paradigma del
doppio compito», lo svolgimento di due
attività contemporaneamente. Se la
prestazione nei due compiti è inferiore
rispetto a quella che si avrebbe svolgen-
do una singola azione, allora i due task
interferiscono tra di loro e quindi «com-
petono» per le stesse risorse all’interno
del sistema cognitivo. Se invece, lo svol-
gimento simultaneo dei due compiti non
inficia la qualità della performance, essi
afferiscono a risorse cognitive differen-
ti. Ad esempio cantare non pregiudica
la capacità di guidare, mentre parlare e
leggere sono azioni che interferiscono
tra loro in termini di funzioni cognitive.
L’essere umano ha potenzialità cogniti-
ve limitate che devono essere suddivise
tra le diverse attività. Il cosiddetto so-
vraccarico cognitivo è determinato da
un eccessivo impiego di risorse in situa-
zioni di multi-tasks e può compromet-
tere l’efficacia della prestazione. Due
studi, condotti dai prestigiosi atenei di
Stanford e Londra, hanno evidenzia-
to le conseguenze sulla nostra psiche
dell’abitudine a gestire contemporanea-
mente più attività: perdita della capaci-
tà di filtrare le informazioni importanti,
aumento dell’ansia, difficoltà di focaliz-
zare l’attenzione, incapacità di organiz-
zarelepriorità,riduzionedell’efficienza
e della velocità della prestazione, fino
addirittura ad un calo di 15 punti del
quoziente intellettivo. La ricerca, che
collega il comportamento multitasking
alla struttura fisica del cervello, ha
evidenziato come le persone abituate
ad utilizzare contemporaneamente più
device, abbiano addirittura una minor
densità di materia grigia nella corteccia
cingolata anteriore, la zona del cervello
deputata al controllo delle funzionalità
emotive e cognitive.
Tuttavia, per non cadere nella cosid-
detta «trappola del multitasking», ci
sono una serie di regole auree da im-
plementare che ci aiutano a rimanere
focalizzati sulla qualità del risultato:
organizzare delle to do list, prioritizza-
re i compiti con il micromanagement,
concedersi delle pause per far riposare
la mente (20 minuti al giorno minimo
lontani da pc e cellulare), trascorrere
del tempo coltivando le nostre passioni
e le amicizie.
Essere o non essere multitasking? Un
dilemma estremamente attuale!
Jessica Sini, presidente Neurec
L’importanza di essere multitasking
Fabrizio Acerbis
Alessandro Marelli