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35Martedì 10 Settembre 2019
ISTITUTO NAZIONALE DI RAGIONERIA
Intervista a Marco Santoni, presidente dell’Ordine dei commercialisti di Viterbo
Il valore nasce dal territorio
Servono ascolto e rispetto per il futuro della professione
I
l predicatore statunitense
Thomas S.Monson ha sem-
pre sostenuto che “quando
trattiamo le persone solo
come sono, esse rimarranno
come sono. Quando trattia-
mo le persone come se fossero
quello che dovrebbero essere,
esse diventano quello che do-
vrebbero essere”. Una convin-
zione che può rappresentare
un monito per chi è chiamato
a guidare le libere professioni
in Italia e, allo stesso tempo,
una importante e concreta spe-
ranza per il futuro. Ad esserne
convinto è Marco Santoni,pre-
sidente dell’Ordine dei dottori
commercialisti e degli esperti
contabili di Viterbo, che nella
lealtà, nel rispetto e nella se-
rietà nei confronti dei colleghi
e della professione, vede le
colonne portanti per il futuro
della categoria. A patto, però,
che questi sentimenti siano
reciproci.
Classe ’63, appassionato di
sci, ciclismo e sport motori-
stici, con il sogno del cassetto
di visitare la Patagonia e un
amore per i molossoidi, Santo-
ni matura durante l’università
una passione forte per quello
che sarebbe diventato l’im-
pegno di una vita. Ed è pro-
prio grazie a questo legame
profondo che, nel corso degli
anni, il presidente dell’Odcec
di Viterbo, raggiunge la con-
sapevolezza che la categoria
a cui appartiene necessita di
due elementi fondamentali per
poter sopravvivere:una spicca-
ta capacità di ascolto da parte
degli organi di governo della
professione e il rispetto e la le-
altà da parte dello Stato. “La
nostra professione”,ha spiega-
to Santoni,“nonostante i muta-
menti degli ultimi tempi, con-
tinua ad avere radici profonde
nell’attività contabile. Questo
elemento ci ha resi i massimi
esperti della materia intesa
nella sua più ampia accezio-
ne, ma nonostante questo, di
contabilità, delle sue funzioni,
dell’importanza che ricopre il
poter usufruire delle informa-
zioniinessacontenutenessuno
parla. Di contro continuiamo
sempre a subire i cambiamenti
che ci vengono imposti a livello
normativo senza essere spesso
consultati né dal governo, né
dall’amministrazione finanzia-
ria. Questa è una realtà che ci
danneggia fortemente,sia mo-
ralmente che professionalmen-
te e che non è più accettabile”.
Intanto,in attesa che l’attività
di rivalutazione del ruolo del
commercialista all’interno del
tessuto sociale dia i suoi frut-
ti, “è necessario rimanere ben
ancorati alle problematiche
quotidiane della professione,
prestando ascolto a chi, ogni
giorno,nonostante tutto,riesce
a portarla avanti con dedizione
e competenza”, ha precisato il
numero uno dell’Odcec di Vi-
terbo.
I professionisti stessi, però,
devono essere i primi ad affron-
tare con coraggio questa fase
di forti cambiamenti.“Il nostro
lavoro si è sempre sviluppato
sulla base delle caratteristi-
che del territorio in cui veniva
svolto e da questo elemento di-
scendono le profonde diversità
che contraddistinguo la profes-
sione in Italia”, ha spiegato il
presidente, “ma questo è un
elemento che è sempre stato
visto come un qualcosa di ne-
gativo, invece che considerato
come una grande opportunità.
Lavorare in territori con carat-
teristiche differenti ha reso i
commercialisti i professioni-
sti con la maggior capacità di
adattamento e con una visione
globale dell’economia del pae-
se. L’essere 120 mila con uno
sguardo ampio su quella che è
larealtàchecicircondacirende
straordinariamente qualificati
e permetterà alla professione
di recuperare quell’appeal che
è andato perdendo negli ultimi
anni”.La categoria,infatti,ne-
cessita di nuova linfa vitale che
porti entusiasmo e speranza ai
colleghi. “Oggi intraprendere
la libera professione rischia di
essere una scelta che pochi gio-
vani possono permettersi.Solo
avendo una famiglia alle spalle
che accetti di fare determinati
sacrifici è possibile pensare di
avviare una propria attività.Al
di là di questo,però”,ha conclu-
so Santoni,“credo fermamente
che la nostra sia ancora una
realtà che offre ai giovani la
possibilità di affermarsi tro-
vando lo spazio che meritano.
Chi oggi sceglie questo percor-
so, infatti, non è ancorato alla
visione del commercialista di
un tempo e può avere la mente
sgombra per la ricerca di nuo-
ve possibilità”.
© Riproduzione riservata
“Chi non può cambiare idea non può
cambiare nulla” era solito dire Ge-
orge Bernard Shaw e la sua linea di
pensiero sembra mettere d’accordo
diversi uomini di successo dei nostri
giorni. Think out of the box è il man-
tra dei moderni Mavericks, che non
si sono accontentati degli ipse dixit
ma che hanno voluto scandagliare
la realtà. Questi moderni Nemo,
ricordano il capitano del Nautilus
che, alle verità calate dall’alto, an-
teponeva la costante ricerca della
verità. Infatti the pursuit of truth,
non può che passare dalla messa in
dubbio delle convinzioni. Cambiare
idea non è sintomo di debolezza o
indecisione ed è un pattern che do-
vremmo adottare. Il moderno Carte-
sio direbbe Dubito ergo sum.
Jeff Bezos identifica come persone
vincenti proprio coloro che cambia-
no idea frequentemente. L’ancorag-
gio è tra i bias più letali poiché in
virtù di decisioni del passato ci frena
dal prenderne di nuove, differenti
e migliori. Ci aggrappiamo al primo
input informativo che riceviamo, ci
schieriamo e ingabbiamo la realtà
nel nostro schema monocromatico.
Senza sfumature non esisterebbe-
ro le possibilità. Limitiamo così le
opportunità e costruiamo con le no-
stre mani una gabbia, un muro im-
penetrabile di convinzioni a prova
di caterpillar. Ignoriamo persino le
evidenze che dimostrano che la stra-
da intrapresa è errata e interpre-
tiamo a nostro favore ogni evento.
Richard Branson sostiene che non
sempre saremo in grado di prende-
re la decisione giusta e che “A volte
è necessario indirizzarsi verso una
nuova strada, perché le circostanze
e le opportunità sono cambiate”.
Steve Jobs cambiava idea molto
spesso, non si faceva condizionare
dalle azioni pregresse e non si an-
corava alle scelte precedenti. Il vero
leader è sempre pronto a mettersi in
discussione e rivedere la strategia.
La realtà è un caleidoscopio di colori
e guardarla da diverse angolazioni
aiuta a prendere decisioni lavora-
tive e personali illuminate. Un ap-
proccio scientifico e analitico, data
driven e data oriented, basato sulle
evidenze e sulle esperienze aiuta a
contrastare i bias radicati nel nostro
metodo d’azione. Nella vita di tutti i
giorni dubitare dei patterns mentali,
mettere in discussione le euristiche
e gli ancoraggi, analizzare le azioni
è fondamentale per costruire una
strategia vincente. Invertire la rotta
prima di finire in un burrone è giu-
sto se si seguono alcune regole come
quella di comunicare in modo chiaro
le motivazioni del cambiamento di
rotta, affinché le persone intorno a
noi possano comprenderne le cause.
Questo metodo, se applicato costan-
temente, ci protegge dagli effetti de-
leteri di scelte sbagliate.
“E’ nel momento delle decisioni che
si plasma il nostro destino” dice
Antony Robbins e non c’è nessun
uomo più schiavo di colui il quale
non vede le proprie catene. Il plato-
nico Mito della caverna allude pro-
prio a quegli uomini che, incatenati
ad una propria visione della realtà,
non si fanno contagiare dall’espe-
rienza e dagli input esterni. Nulla
contamina la loro monolitica visio-
ne che li assuefà all’immobilismo.
Il loro mondo diviene quell’antro
buio dal quale non immaginano
nemmeno di uscire. Prigionieri di
una illusione di libertà che non con-
templa altro spazio al di fuori del
microcosmo/prigione che si sono
costruiti. Anche qualora, lo schia-
vo liberato decidesse uscire dalla
caverna e di rientrarvi per comu-
nicare agli altri prigionieri ciò che
esiste fuori per aiutarli a liberarsi,
verrebbe schernito e additato come
folle. I prigionieri arriverebbero
perfino ad uccidere, insieme a lui,
ogni possibilità di far penetrare la
luce nelle loro volontarie tenebre.
Le ombre sono l’unica realtà esi-
stente difesa ostinatamente come
unica verità possibile. Il dubbio, il
sole che li abbaglierebbe se uscisse-
ro non può salvare costoro perché
la caverna è una prigione che abi-
ta dapprima dentro di loro. Erich
Fromm in “Fuga dalla libertà” ana-
lizza proprio tutti quegli schemi che
mettiamo in campo per autosabo-
tare il nostro diritto alla libertà.
Possedere una mentalità aperta
comporta farci continuamente do-
mande piuttosto che accontentarci
sempre delle medesime risposte. Le
persone con una buona autostima
e che si sentono bene con se stes-
se hanno una minore resistenza a
cambiare punto di vista, grazie ad
una mente più aperta che non teme
il confronto e la condivisione. Alla
base del Kaizen, del miglioramento
continuo, non può che esserci il di-
ritto di cambiare consapevolmente
idea.
Jessica Sini, presidente
Neurec
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Sopra,
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Patagonia. A
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Marco
Santoni

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  • 1. 35Martedì 10 Settembre 2019 ISTITUTO NAZIONALE DI RAGIONERIA Intervista a Marco Santoni, presidente dell’Ordine dei commercialisti di Viterbo Il valore nasce dal territorio Servono ascolto e rispetto per il futuro della professione I l predicatore statunitense Thomas S.Monson ha sem- pre sostenuto che “quando trattiamo le persone solo come sono, esse rimarranno come sono. Quando trattia- mo le persone come se fossero quello che dovrebbero essere, esse diventano quello che do- vrebbero essere”. Una convin- zione che può rappresentare un monito per chi è chiamato a guidare le libere professioni in Italia e, allo stesso tempo, una importante e concreta spe- ranza per il futuro. Ad esserne convinto è Marco Santoni,pre- sidente dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Viterbo, che nella lealtà, nel rispetto e nella se- rietà nei confronti dei colleghi e della professione, vede le colonne portanti per il futuro della categoria. A patto, però, che questi sentimenti siano reciproci. Classe ’63, appassionato di sci, ciclismo e sport motori- stici, con il sogno del cassetto di visitare la Patagonia e un amore per i molossoidi, Santo- ni matura durante l’università una passione forte per quello che sarebbe diventato l’im- pegno di una vita. Ed è pro- prio grazie a questo legame profondo che, nel corso degli anni, il presidente dell’Odcec di Viterbo, raggiunge la con- sapevolezza che la categoria a cui appartiene necessita di due elementi fondamentali per poter sopravvivere:una spicca- ta capacità di ascolto da parte degli organi di governo della professione e il rispetto e la le- altà da parte dello Stato. “La nostra professione”,ha spiega- to Santoni,“nonostante i muta- menti degli ultimi tempi, con- tinua ad avere radici profonde nell’attività contabile. 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I prigionieri arriverebbero perfino ad uccidere, insieme a lui, ogni possibilità di far penetrare la luce nelle loro volontarie tenebre. Le ombre sono l’unica realtà esi- stente difesa ostinatamente come unica verità possibile. Il dubbio, il sole che li abbaglierebbe se uscisse- ro non può salvare costoro perché la caverna è una prigione che abi- ta dapprima dentro di loro. Erich Fromm in “Fuga dalla libertà” ana- lizza proprio tutti quegli schemi che mettiamo in campo per autosabo- tare il nostro diritto alla libertà. Possedere una mentalità aperta comporta farci continuamente do- mande piuttosto che accontentarci sempre delle medesime risposte. Le persone con una buona autostima e che si sentono bene con se stes- se hanno una minore resistenza a cambiare punto di vista, grazie ad una mente più aperta che non teme il confronto e la condivisione. Alla base del Kaizen, del miglioramento continuo, non può che esserci il di- ritto di cambiare consapevolmente idea. 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