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35Martedì 16 Aprile 2019
ISTITUTO NAZIONALE DI RAGIONERIA
Intervista a Sergio Margotti, presidente dell’Ordine dei commercialisti di Cremona
Crescere tramite l’innovazione
Le specializzazioni sono il primo passo necessario
I
l futuro della professio-
ne passa dall’innova-
zione. Il commercialista
è, quindi, chiamato a
disegnare il proprio futuro
ripensando l’attività alla
luce delle esigenze di mer-
cato. Come, infatti, ha sem-
pre sostenuto l’economista
americano Michael Porter,
«l’innovazione è l’argomen-
to centrale della prosperità
economica». Ne è convinto
Sergio Margotti, presidente
dell’Ordine dei dottori com-
mercialisti e degli esperti
contabili di Cremona, che
vede nelle specializzazioni
il primo passo da percorrere
per garantire alla categoria
il ruolo da protagonista che
merita. «Solo attraverso
un progressivo affinamen-
to delle proprie competen-
ze in specifici settori con
alta profittabilità e bassa
concorrenza, il professio-
nista potrà affrancarsi dal
mercato dei meri servizi
contabili-tributari. Essen-
doci sempre meno possi-
bilità per il professionista
generalista», ha spiegato il
numero uno dell’Odcec di
Cremona, «altre soluzioni,
ma non altrettanto effica-
ci, potrebbero essere quelle
legate alla multidisciplina-
rietà e agli studi associati,
anche se è necessario tenere
conto delle realtà delle im-
prese italiane, costituite per
la maggior parte da aziende
di piccole dimensioni». Le-
gato al proprio territorio,
con una passione profonda
per la professione, la natura
e l’equitazione, per Margot-
ti la sensibilità istituzionale
per gli organismi della ca-
tegoria trae origine nel pe-
riodo del praticantato e si
sviluppa con il passare degli
anni, fino ad arrivare alla
candidatura alla Presidenza
in un periodo particolarmen-
te delicato alla luce della fu-
sione con l’Ordine di Crema,
a seguito della soppressione
del Tribunale. «È indubbio
che la professione del com-
mercialista abbia subito
profondi mutamenti negli
ultimi decenni. L’evoluzione
delle tecnologie informati-
che e la digitalizzazione in
corso, con l’introduzione del-
la fatturazione elettronica,
presentano scenari incerti,
con particolare riferimento
a quei professionisti da sem-
pre impegnati nella gestione
degli adempimenti tributari.
Taluni sono anche arrivati a
profetizzare l’estinzione del-
le professioni economiche.
Un simile rischio però»,
ha spiegato Margotti, «po-
trebbe sussistere solo se il
Commercialista continuas-
se a svolgere la professione
con un occhio al passato,
con studi incentrati esclu-
sivamente sugli adempi-
menti tributari-fiscali. Non
credo sinceramente che la
contabilità potrà sparire»,
ha precisato Margotti, «ma
sarebbe sbagliato pensare
che il futuro della professio-
ne possa prescindere da un
profondo ripensamento della
professione stessa». Il com-
mercialista, di conseguenza,
potrà continuare a svolgere
un ruolo indispensabile alle
imprese ed al paese solo se
saprà reinterpretare la pro-
fessione ed adeguarla alle
mutevoli caratteristiche del
mercato. Una fase comples-
sa, dunque, ma ricca di op-
portunità. Soprattutto per i
giovani, linfa vitale per la
categoria. «Il numero dei
ragazzi che scelgono la pro-
fessione negli ultimi anni
è diminuito. Lo testimonia
la riduzione che si registra
nel praticantato. Sono, però,
fortemente convinto che sia
ancora possibile ottene-
re soddisfazioni, anche di
natura economica, per un
giovane che voglia diventa-
re Commercialista, purché
abbia cura di specializzarsi
nei settori della professione
che nei tempi più recenti
mostrano maggiore bisogno
di intervento. A tal fine»,
ha concluso il Presidente,
«credo sia fondamentale
per il praticante ottenere i
giusti indirizzi da parte del
proprio dominus oltre che
frequentare l’Ordine terri-
toriale al fine di allargare i
propri orizzonti ed avere la
possibilità di capire in qua-
le direzione la professione si
sta evolvendo».
Secondo alcuni la felicità è un con-
cetto astratto, un’irraggiungibile
ologramma che l’essere umano
brama, senza mai raggiungere.
Secondo altri ancora, è uno stato
fugace e transitorio, quel fram-
mento di istante incastonato tra
equilibrio e disequilibrio. L’essere
umano, come un funambolo sospe-
so su un filo sottile si troverebbe
così ad oscillare perennemente
sull’orlo dell’abisso alla ricerca
di uno stato di quiete. Molti so-
stengono, oggi, che la felicità sia
un muscolo che, se allenato co-
stantemente e tenacemente, può
portarci ad essere equilibristi su
quel filo sospeso sul nulla.
Siamo abituati a pensare alla felici-
tà come ad una serie storica di cer-
tezze che si inanellano l’una dietro
all’altra, ma la vita è incertezza ed
essere felici richiede movimento e
non stasi. Gli eventi esterni con-
dizionano le nostre giornate ma è
la risposta che diamo a tali eventi
esterni ad avere un significativo
impatto sul nostro stato d’animo.
Esiste una corrispondenza biuni-
voca di segnali tra il nostro inter-
no e esterno, infatti molto spesso
proiettiamo all’esterno ciò che
abbiamo dentro.
La nostra mente spesso, mente.
Non tutto ciò che ci appare rea-
le è vero. I nostri sensi ci ingan-
nano molto spesso restituendoci
una serie erronea di convinzioni.
La nostra mente non è affidabile
al 100% e molto spesso ci trae in
inganno facendoci credere cose
false.
Esistono molte sfaccettature del-
la realtà che ci circonda e molto
spesso ci creiamo delle convin-
zioni perché decidiamo di captare
solo alcuni stimoli, ignorando gli
altri. Le nostre percezioni creano
le nostre proiezioni e formano le
nostre convinzioni. La verità che
ci creiamo è quella che i nostri
pensieri sollecitano la mente a
credere.
Il nostro cervello è duttile e quin-
di può diventare il nostro più po-
tente alleato. Occorre quindi al-
lenare la nostra mente a pensare
con efficacia. La qualità dei nostri
pensieri ha un impatto tanto sulla
nostra psiche quanto sul nostro fi-
sico e condiziona lavoro, relazioni
e vita sociale. Pratiche come la ri-
flessione e la meditazione educa-
no a ricercare internamente e non
all’esterno ciò di cui abbiamo più
bisogno. L’emisfero destro del no-
stro cervello, ad esempio, rifugge e
non comprende le negazioni, ecco
perché quando in un’affermazione
inseriamo una negazione, la nostra
mente la ignora inizialmente. Suc-
cessivamente, l’emisfero sinistro
interviene portandoci verso un ap-
proccio razionale. Tuttavia ciò non
avviene sempre poiché l’emisfero
destro e quello sinistro il più delle
volte entrano in conflitto ed ecco
perché molto spesso siamo solle-
citati da dubbi e pensieri contra-
stanti. La nostra mente, in altre
parole, tutto crea, tutto distrugge
e tutto trasforma. Spesso vediamo
il passato e il futuro in maniera se-
lettiva, ricordandone o creandoci
aspettative solo su alcune parti.
Se confidiamo ciecamente nella
nostra mente, senza mai mettere
mai in discussione le nostre per-
cezioni e convinzioni, corriamo il
rischio di giungere a conclusioni
erronee e finiamo col credere in
ciò che non è veritiero. In altre pa-
role, ci stiamo ingannando e stia-
mo sabotando la nostra felicità. La
felicità passiva è quella cui tutti
anelano, poiché non richiede il mi-
nimo sforzo per essere ottenuta
ed è dovuta principalmente a fat-
tori esterni (aumento di stipendio,
auto nuova ...). Ma la vera felicità
è quella attiva, quella sulla quale
abbiamo potere. Senza il minimo
impegno, sforzo o dedizione nes-
sun tipo di situazione o relazione
potrà farci sentire appagati.
Distruggere è molto più facile
che impegnarsi per costruire, ri-
nunciare e arrendersi costa meno
fatica che provare. Permanere nel
proprio stato di infelicità è più fa-
cile che attivarsi e interrompere la
catena. La felicità è un processo e
richiede azioni, intraprendenza e
nulla potrà renderci felici finché
non decideremo di attivarci per
esserlo. Tutto ciò che otteniamo
troppo facilmente o viviamo con
superficialità è destinato rapida-
mente a perdersi nell’odierna so-
cietà dell’usa e getta.
Jessica Sini
La mente umana crea, distrugge e trasforma
Qui sopra, Sergio Margotti.
A destra, dall’alto, un circuito
di salto ad ostacoli e uno scorcio
del Parco Oglio Sud

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  • 1. 35Martedì 16 Aprile 2019 ISTITUTO NAZIONALE DI RAGIONERIA Intervista a Sergio Margotti, presidente dell’Ordine dei commercialisti di Cremona Crescere tramite l’innovazione Le specializzazioni sono il primo passo necessario I l futuro della professio- ne passa dall’innova- zione. Il commercialista è, quindi, chiamato a disegnare il proprio futuro ripensando l’attività alla luce delle esigenze di mer- cato. Come, infatti, ha sem- pre sostenuto l’economista americano Michael Porter, «l’innovazione è l’argomen- to centrale della prosperità economica». Ne è convinto Sergio Margotti, presidente dell’Ordine dei dottori com- mercialisti e degli esperti contabili di Cremona, che vede nelle specializzazioni il primo passo da percorrere per garantire alla categoria il ruolo da protagonista che merita. «Solo attraverso un progressivo affinamen- to delle proprie competen- ze in specifici settori con alta profittabilità e bassa concorrenza, il professio- nista potrà affrancarsi dal mercato dei meri servizi contabili-tributari. Essen- doci sempre meno possi- bilità per il professionista generalista», ha spiegato il numero uno dell’Odcec di Cremona, «altre soluzioni, ma non altrettanto effica- ci, potrebbero essere quelle legate alla multidisciplina- rietà e agli studi associati, anche se è necessario tenere conto delle realtà delle im- prese italiane, costituite per la maggior parte da aziende di piccole dimensioni». Le- gato al proprio territorio, con una passione profonda per la professione, la natura e l’equitazione, per Margot- ti la sensibilità istituzionale per gli organismi della ca- tegoria trae origine nel pe- riodo del praticantato e si sviluppa con il passare degli anni, fino ad arrivare alla candidatura alla Presidenza in un periodo particolarmen- te delicato alla luce della fu- sione con l’Ordine di Crema, a seguito della soppressione del Tribunale. «È indubbio che la professione del com- mercialista abbia subito profondi mutamenti negli ultimi decenni. L’evoluzione delle tecnologie informati- che e la digitalizzazione in corso, con l’introduzione del- la fatturazione elettronica, presentano scenari incerti, con particolare riferimento a quei professionisti da sem- pre impegnati nella gestione degli adempimenti tributari. Taluni sono anche arrivati a profetizzare l’estinzione del- le professioni economiche. Un simile rischio però», ha spiegato Margotti, «po- trebbe sussistere solo se il Commercialista continuas- se a svolgere la professione con un occhio al passato, con studi incentrati esclu- sivamente sugli adempi- menti tributari-fiscali. Non credo sinceramente che la contabilità potrà sparire», ha precisato Margotti, «ma sarebbe sbagliato pensare che il futuro della professio- ne possa prescindere da un profondo ripensamento della professione stessa». Il com- mercialista, di conseguenza, potrà continuare a svolgere un ruolo indispensabile alle imprese ed al paese solo se saprà reinterpretare la pro- fessione ed adeguarla alle mutevoli caratteristiche del mercato. Una fase comples- sa, dunque, ma ricca di op- portunità. Soprattutto per i giovani, linfa vitale per la categoria. «Il numero dei ragazzi che scelgono la pro- fessione negli ultimi anni è diminuito. Lo testimonia la riduzione che si registra nel praticantato. Sono, però, fortemente convinto che sia ancora possibile ottene- re soddisfazioni, anche di natura economica, per un giovane che voglia diventa- re Commercialista, purché abbia cura di specializzarsi nei settori della professione che nei tempi più recenti mostrano maggiore bisogno di intervento. A tal fine», ha concluso il Presidente, «credo sia fondamentale per il praticante ottenere i giusti indirizzi da parte del proprio dominus oltre che frequentare l’Ordine terri- toriale al fine di allargare i propri orizzonti ed avere la possibilità di capire in qua- le direzione la professione si sta evolvendo». Secondo alcuni la felicità è un con- cetto astratto, un’irraggiungibile ologramma che l’essere umano brama, senza mai raggiungere. Secondo altri ancora, è uno stato fugace e transitorio, quel fram- mento di istante incastonato tra equilibrio e disequilibrio. L’essere umano, come un funambolo sospe- so su un filo sottile si troverebbe così ad oscillare perennemente sull’orlo dell’abisso alla ricerca di uno stato di quiete. Molti so- stengono, oggi, che la felicità sia un muscolo che, se allenato co- stantemente e tenacemente, può portarci ad essere equilibristi su quel filo sospeso sul nulla. Siamo abituati a pensare alla felici- tà come ad una serie storica di cer- tezze che si inanellano l’una dietro all’altra, ma la vita è incertezza ed essere felici richiede movimento e non stasi. Gli eventi esterni con- dizionano le nostre giornate ma è la risposta che diamo a tali eventi esterni ad avere un significativo impatto sul nostro stato d’animo. Esiste una corrispondenza biuni- voca di segnali tra il nostro inter- no e esterno, infatti molto spesso proiettiamo all’esterno ciò che abbiamo dentro. La nostra mente spesso, mente. Non tutto ciò che ci appare rea- le è vero. I nostri sensi ci ingan- nano molto spesso restituendoci una serie erronea di convinzioni. La nostra mente non è affidabile al 100% e molto spesso ci trae in inganno facendoci credere cose false. Esistono molte sfaccettature del- la realtà che ci circonda e molto spesso ci creiamo delle convin- zioni perché decidiamo di captare solo alcuni stimoli, ignorando gli altri. Le nostre percezioni creano le nostre proiezioni e formano le nostre convinzioni. La verità che ci creiamo è quella che i nostri pensieri sollecitano la mente a credere. Il nostro cervello è duttile e quin- di può diventare il nostro più po- tente alleato. Occorre quindi al- lenare la nostra mente a pensare con efficacia. La qualità dei nostri pensieri ha un impatto tanto sulla nostra psiche quanto sul nostro fi- sico e condiziona lavoro, relazioni e vita sociale. Pratiche come la ri- flessione e la meditazione educa- no a ricercare internamente e non all’esterno ciò di cui abbiamo più bisogno. L’emisfero destro del no- stro cervello, ad esempio, rifugge e non comprende le negazioni, ecco perché quando in un’affermazione inseriamo una negazione, la nostra mente la ignora inizialmente. Suc- cessivamente, l’emisfero sinistro interviene portandoci verso un ap- proccio razionale. Tuttavia ciò non avviene sempre poiché l’emisfero destro e quello sinistro il più delle volte entrano in conflitto ed ecco perché molto spesso siamo solle- citati da dubbi e pensieri contra- stanti. La nostra mente, in altre parole, tutto crea, tutto distrugge e tutto trasforma. Spesso vediamo il passato e il futuro in maniera se- lettiva, ricordandone o creandoci aspettative solo su alcune parti. Se confidiamo ciecamente nella nostra mente, senza mai mettere mai in discussione le nostre per- cezioni e convinzioni, corriamo il rischio di giungere a conclusioni erronee e finiamo col credere in ciò che non è veritiero. In altre pa- role, ci stiamo ingannando e stia- mo sabotando la nostra felicità. La felicità passiva è quella cui tutti anelano, poiché non richiede il mi- nimo sforzo per essere ottenuta ed è dovuta principalmente a fat- tori esterni (aumento di stipendio, auto nuova ...). Ma la vera felicità è quella attiva, quella sulla quale abbiamo potere. Senza il minimo impegno, sforzo o dedizione nes- sun tipo di situazione o relazione potrà farci sentire appagati. Distruggere è molto più facile che impegnarsi per costruire, ri- nunciare e arrendersi costa meno fatica che provare. Permanere nel proprio stato di infelicità è più fa- cile che attivarsi e interrompere la catena. La felicità è un processo e richiede azioni, intraprendenza e nulla potrà renderci felici finché non decideremo di attivarci per esserlo. Tutto ciò che otteniamo troppo facilmente o viviamo con superficialità è destinato rapida- mente a perdersi nell’odierna so- cietà dell’usa e getta. Jessica Sini La mente umana crea, distrugge e trasforma Qui sopra, Sergio Margotti. A destra, dall’alto, un circuito di salto ad ostacoli e uno scorcio del Parco Oglio Sud