2. 2
Cari amici di Negrar,
Vorremmo presentarvi la
nostra terra e le sue
tradizioni.
Abbiamo scelto per voi quelle
che per noi sono le più
significative !!
Speriamo di essere riusciti
A farvi amare la Sicilia!!
9. 9
IL CARNEVALE A PALERMO HA INIZIO CON LA “TRASUTA
DU NANNU”,(ENTRATA DEL NONNO) TRA CORIANDOLI E
STELLE FILANTI E MASCHERE VARIE CHE ACCORRONO
PER ACCOGLIERLO NEL MODO PIU’ RUMOROSO. E’ UN
VECCHIO FANTOCCIO, IMBOTTITO DI PAGLIA, UN
PERSONAGGIO BASSINO, ALLEGRO, ABBIGLIATO DA
STIMATO NOTABILE. LA DOMENICA SEGNA IL SUO
ARRIVO, VIENE PORTATO IN GIRO PER LA CITTA’. LA
SERA DEL MARTEDI’ GRASSO VIENE BRUCIATO COME
UNA SPECIE DI VITTIMA DESIGNATA PER PURIFICARE LA
COMUNITA’: MUORE COLUI CHE AVEVA LANCIATO
CORIANDOLI E CONFETTI, SIMBOLI DI ABBONDANZA.
PRIMA DI ESSERE BRUCIATO, VIENE LETTO IL
“TESTAMENTO DU NANNU”.TUTT’OGGI, NEL QUARTIERE
DI BALLARO’, LA FIGURA DU NANNU VIENE SEDUTA AD
UN BALCONE O PRESSO UN TAVOLO IN UNA DELLE
TAVERNE DEL LUOGO.
10. 10
IL CARNEVALE È SEMPRE STATO SINONIMO DEL
DIVERTIMENTO, DELLO SFARZO NEL GIOCO, NEL
TRAVESTIMENTO E NELLA TAVOLA.
LE PRIME NOTIZIE STORICHE DEL CARNEVALE SICILIANO
RISALGONO AL 1600 E RIGUARDANO LA CITTÀ DI PALERMO.
COL PASSARE DEGLI ANNI, ASSUNSE SEMPRE PIÙ SFARZO
NELLA PREPARAZIONE DEGLI ADDOBBI E DEI COSTUMI E
DELLE MASCHERE E POTERE SUL DESIDERIO COLLETTIVO
DI EVADERE DALLA ROUTINE E DAL QUOTIDIANO.
11. 11
Nel 1700 tutta la cittadinanza del capoluogo
veniva coinvolta nei cortei in costume lungo le
strade principali, come il “Cassaro” e la “Strada
Nuova”; in cui sfilavano le carrozze patronali
che ospitavano i nobili del luogo i quali
amavano mescolarsi con il popolo per vivere in
prima persona la festa, dando luogo alle così
dette “Carrozzate”.
12. 12
….INTANTO AI
PIEDI DELL’ETNA
Nel 1667 si ha la comparsa di una maschera
l'Abbatazzu, con l’intenzione di mimare
nobili o membri del clero, portando un
grosso libro da cui facendo finta di leggere
sentenziava battute satiriche.
Cosi nacque la satira con l'autorizzazione
del Vescovo di Catania Bonadies.
13. 13
In seguito in occasione
della festa del
patrono di San
Sebastiano, occasione
di festa pubblica con giochi,
maschere e spettacoli vari…
nasce il Carnevale di Acireale.
Nel 1800, inoltre, c’erano
sfilate di carri nobiliari dai
quali i nobili del posto,
appunto, lanciavano
leccornie al popolo.
Soltanto nel 1929 la festa col passare degli anni, diventa
sempre più sfarzosa e invadente tanto da diventare una
tappa quasi obbligata per chi vuole trascorrere qualche
giorno di euforia prima dell’avvento della Quaresima.
Ogni anno si ha la sfilata di carri allegorici infiorati
costruiti in cartapesta, di gruppi folkloristici e
mascherati.
14. 14
…E ALLE FALDE DEL
MONTE SAN CALOGERO…
Sciacca e il suo Carnevale
è diventato un vero e proprio
richiamo per i turisti.
L’evento ha origini antiche,
risale al 1800, quando
la festa era l’occasione per dare
libero sfogo all’allegria e per
dedicarsi ai “peccati di gola”.
Le manifestazioni cominciano
il giovedì grasso con la consegna
delle chiavi della città alla maschera
di PEPPE NAPPA ( PEPPI = GIUSEPPE,
NAPPA= TOPPE DEI PANTALONI).
15. 15
PEPPE NAPPA è un
personaggio strafottente
che, con la scusa di essere
mezzo scemo, lotta
furbescamente contro la
nobiltà siciliana del 1700.
Si allea con il popolo e
smaliziato e boccaccesco,
intrigante fino a far
rompere i matrimoni,
riesce a far perdere
immense fortune ai nobili.
16. 16
Il corteo mascherato,
ogni anno,
è stato inaugurato da un
carro raffigurante
questo personaggio,
rappresentante la
maschera
principale del carnevale
di Sciacca:
“PEPPE NAPPA”
Vera peculiarità di "Peppe Nappa" è la tradizionale
distribuzione, a tutto il popolo partecipante alla festa, di
caramelle, vino e salsiccia: quest'ultima preparata sulla
brace, nella parte posteriore del carro.
17. 17
IL ROGO DI PEPPE NAPPA
E’ il momento finale e il più
emozionante della
manifestazione saccense: il
pupazzo raffigurante PEPPE
NAPPA, staccato dalla
piattaforma che lo aveva
portato in giro per la città,
viene collocato al centro
della piazza:
Tutti si riuniscono intorno a lui
danzando in un grande
girotondo sulle note
dell’inno e lanciando
centinaia di martelletti
carnascialeschi sul pupazzo
in fiamme.
Impressionante è lo spettacolo,
tra i mille colori e i flash
delle macchine fotografiche.
19. 19
NEI RIONI PALERMITANI SI VIVEVA
UN’ANIMAZIONE PARTICOLARE,
I RAGAZZI NE COMBINAVANO
DELLE BELLE:
I “PITTIDDI” (i coriandoli) VENIVANO
LANCIATI SOPRATTUTTO MENTRE SI
PARLAVA;
IL “CUOPPO” (coppo di carta ripieno di talco)
VENIVA LANCIATO SUL VISO DEL
PASSANTE PRESO DI MIRA;
“’A BAIA” SI CIRCONDAVA UNA PERSONA E TUTTI
GRIDANDO “i_é, i_è” SI APPUNTAVA SULLE SPALLE
DEL MALCAPITATO, CON UNO SPILLO, UNA CODA O LE
CORNA DEL DIAVOLO:
“A LIENZA” DAI BALCONI, CON UN FILO DI LENZA, SI
PESCAVANO I CAPPELLI DEI SIGNORI CHE SI
TROVAVANO A PASSARE LI’ SOTTO.
21. 21
CARNIVALI TUTTI LI FESTI FA TURNARI
(con questo detto inizia ufficialmente la festa;
DOPPU LI TRI RE, TUTTI OLE’
( dopo l’epifania, quindi l’arrivo dei tre re, è già Carnevale);
PA CANDELORA U LANUTU NESCI FORA PI QUARANTA
JIORNA ANCORA
( dal giorno della Candelora il lupo resta fuori ancora per
quaranta giorni) restano solo quaranta giorni alla fine
dell’inverno. Il “lanutu” è il lupo nel quale viene
identificato l’inverno;
CUJE’ FISSA? CARNALIVALI O CUI CI VA APPRISSU?
( chi è più scemo, carnevale o chi lo segue?)
22. 22
DURANTE LA SETTIMANA DI CARNEVALE SI FA LARGO USO
DI SUGHI DI CARNE E DI PIETANZE ELABORATE COME:
MACCHERONI AL RAGU’: PASTA IN CASA PREPARATA
CON 500 GRAMMI DI FARINA E QUALCHE UOVO E CONDITA
CON IL RAGU’ PREPARATO CON COTENNA DI MAIALE E
SPEZIE;
MINESTRONE DEL GIOVEDI’ GRASSO: ALLE CLASSICHE
VERDURE COME LE PATATE, LE FAVE SECCHE SGUSCIATE,
UNA CIPOLLA E PREZZEMOLO, VIENE UNITO IL LARDO DEL
MAIALE SENZA COTENNA E TAGLIATO A CUBETTI;
TESTE DI TURCO: FRITTELLE DOLCI RIPIENE DI CREMA E
DI UVA PASSA
23. 23
PIGNOCCATA: DOLCE PREPARATO IMPASTANDO
FARINA, TUORLI, ZUCCHERO E SALE, L’IMPASTO VIENE
POI TAGLIATO A TOCCHETTI, FRITTO IN OLIO BOLLENTE
O SUGNA, SGOCCIALATO E DECORATO CON MIELE
ALLENTATO CON ACQUA D’ARANCE E SPOLVERATO DI
CANNELLA;IL DOLCE PRENDE QUESTO NOME PERCHÉ
ASSUME LA FORMA DI UNA PIGNA;
CANNOLO: E’ IL DOLCE PER ECCELLENZA, AL
PLURALE “I CANNOLA”. IL SUO NOME VIENE DA CANNA
(RUBINETTO):UNO SCHERZO CARNEVALESCO DEL
TEMPO FACEVA USCIRE DA UN RUBINETTO, INVECE
DELL’ACQUA, CREMA DI RICOTTA.
26. 26
La candida fioritura dei mandorli annuncia
nella Valle dei Templi ad Agrigento il ritorno
della primavera.
La Sagra del Mandorlo in
Fiore nasce nel 1934 a
Naro da un'idea del
Conte Dott. Alfonso
Gaetani, lo scopo era
quello di esaltare la
primavera agrigentina
regalando una giornata di
festa e spensieratezza a
tutti i contadini della
Valle del paradiso (valle
sottostante il paese di
Naro).
27. 27
Durante la festa tutto si fermava e sembrava che la valle fosse
incantata dalla nube bianca dei fiori di mandorlo, una magia
che si ripeteva ogni anno in primavera.
Il conte rendendosi conto delle prospettive che una simile
magia potesse offrire, decise di trasferire la festa ad
Agrigento, dove avrebbe potuto avere una maggiore
risonanza, e mostrare questo splendido spettacolo a tutta
la provincia agrigentina.
Agrigento adottò volentieri la festa: una sfilata di carri
allegorici attraversava tutta la città, esaltandone le bellezze
naturali ed architettoniche!!
L a prima edizione della Sagra del mandorlo in fiore si svolse il
14 febbraio 1937, continuò fino al 1940 anno in cui dovette
interrompersi a causa della seconda guerra mondiale, ma
nel 1948 il sabato 21 e la domenica 22 febbraio, la festa
riprese registrando la quinta edizione.
28. 28
C'era una volta una principessa
greca di nome Filide che si
innamorò di Acamante,
valoroso figlio di Teseo.
Quando gli Achei partirono alla
volta di Troia anche lui,
giovane e forte guerriero si uni'
alla spedizione.
Passarono gli anni e per Filide
l'attesa del ritorno del suo
amato sembrava non volere
finire mai. La giovane
trascorreva il suo tempo in una
spiaggia in preda alla
preoccupazione ed alla
disperazione, nella speranza di
vedere apparire all'orizzonte la
nave che avrebbe riportato
Acamante a casa.
29. 29
Ma l'ansia fu troppa, tanto da spezzare
il suo giovane cuore, così la povera
Filide morì di crepacuore credendo
che il suo amato non avrebbe più
fatto ritorno dalla guerra.
Acamante, però non era morto. Solo
innumerevoli traversie ne stavano
ritardando il rientro dopo che,
caduta Troia, la flotta achea aveva
issato le vele per rientrare in patria.
Ma quando finalmente giunse era gia'
troppo tardi: la sua amata Filide era
gia' morta.
Sulla spiaggia, pero', la' dove lei
aveva trascorso lunghe ore di
tristezza e di pianto, Acamante trovo'
uno snello albero di mandorlo.
Preso anche lui dalla disperazione e
dallo sconforto, abbracciò ed
accarezzò il tronco, perso nel
ricordo del suo amore, e,
all'improvviso la pianta si coprì di
fiori candidi e profumati.
30. 30
"Quando i mandorli della più
celebre Valle del mondo
cominciano a fiorire,
quando le rondini
cinguettando, posano le ali
sui rami dei maestosi
ulivi che avvolgono
la Valle dei Templi, è ormai
arrivato il momento in cui i
colori della natura si fondono
con quelli dei variopinti
costumi di tutti i gruppi
folkloristici internazionali"
31. 31
La Sagra del Mandorlo in Fiore inizia proprio nella Valle
dei Templi con l'accensione del Tripode dell'Amicizia
davanti al Tempio della Concordia e si conclude
sempre nella Valle dei Templi con lo spettacolo finale
e la premiazione.
Partecipano gruppi provenienti da tutto il mondo:
ARGENTINA
BULGARIA
CROAZIA
ISRAELE
POLONIA
SENEGAL
SIERRA LEONE
TURCHIA
ITALIA
33. 33
Nel giorno del 18
marzo, la
tradizione vuole
che nel pomeriggio
di quel giorno, con
il rito delle
“vampe”, si
annunci la festa di
S. Giuseppe.
34. 34
L'antico mito delle "vampe"
di San Giuseppe
Gran fermento tra bambini e
ragazzi che di casa in casa
percorrevano le anguste vie del
centro storico e i quartieri
popolari di Palermo.
Nei vicoli, negli slarghi e nelle
piazze, tutti affaccendati ad
accumulare vecchio mobilio,
assi, tavole, oggetti e materiale di
ogni genere facilmente
combustibile da sacrificare per il
rito del fuoco.
35. 35
LLa notte delle vampe è un momento di
grande aggregazione, che vede gli adulti
impegnati a tenere lontano dal fuoco i più
piccoli, mentre la grande folla si riunisce
per guardare affascinata la propria roba
vecchia che brucia…
Si brucia il vecchio per dare spazio al
nuovo…
“La primavera”!!
36. 36
19 marzo San Giuseppe
“U’ SANTU DI PUVIREDDI”
(il protettore dei poveri, degli
orfani e della famiglia)
Tra le immagini devote del popolo
palermitano e siciliano, quella di San
Giuseppe conserva una nutrita
devozione per questa figura patriarcale,
considerato “padre di provvidenza”. La
consuetudine vuole che i devoti onorino
il Santo prodigandosi in opere di carità.
37. 37
La sua è sempre stata la Festa dei
poveri. Una tradizionale e simbolica
“TAVULATA” anima ancora oggi il
fervore di tutti i fedeli: viene infatti
imbandita una gran tavolata sulla quale
sono presentate le più svariate vivande,
prevalentemente composte dai piatti
tipici che da sempre hanno
contraddistinto la cucina povera e
genuina della mensa contadina.
41. 41
LA SETTIMANA SANTA A
PALERMO
La settimana santa a
Palermo prevede varie
manifestazioni come le
rappresentazioni sacre
dell’ultima Cena; ma il
giorno veramente
particolare è il VENERDI’
SANTO che prevede
quattro processioni.
42. 42
La prima è quella dei
“Cocchieri” che in
passato, quando la nobiltà
palermitana era fiorente,
era molto fastosa perché
venivano utilizzate le livree
molto eleganti con i colori
di riferimento delle casate
di appartenenza.
Oggi i cocchieri portano la
“vara“( bara) del Cristo
morto e la statua della
Madonna Addolorata,
scortate da figuranti che
indossano armature tardo-
medievali.
43. 43
La seconda processione
è organizzata dalla
confraternita dei
“Panettieri”, intestata
a S. Maria Addolorata.
Le statue vengono
scortate da figuranti
che indossano
armature romane, le
fanciulle devote alla
Madonna, un
“centurione romano”
e i confrati.
44. 44
La terza processione è
organizzata dalla
confraternita dei
“Calzettieri”, devoti
alla vergine
SS.Addolorata della
Soledad.
Il corteo porta per le vie
della città la scultura
lignea del Cristo
morto e della Vergine
della Soledad.
45. 45
La quarta ed ultima
processione del
venerdì santo
coinvolge gli
artigiani
palermitani, devoti
alla Madonna del
Lume, che portano
il simulacro fino al
Teatro Massimo.
47. 47
PASQUA A PIANA DEGLI
ALBANESI
A 22 Km da Palermo, Piana degli
Albanesi è una comunità albanese
che conserva i riti greci legati alla
Settimana Santa.
I riti pasquali iniziano con il canto
del “LAZERI” (Lazzaro);
Per la domenica delle Palme il
Vescovo, ripropone l’entrata di
Gesù a Gerusalemme, cavalcando
un asino e tenendo in mano un
crocifisso e una piccola palma.
48. 48
Il giorno di Pasqua tutte le
donne sfilano in corteo
indossando il costume
tipico del luogo (ricamato
tutto in oro e con il
“brezi” la cintura in
argento e oro raffigurante
San Giorgio);
49. 49
Le uova rosse si regalano il
giorno di Pasqua a Piana
degli Albanesi dove tutti,
in costume tradizionale,
assistono alla sacra
funzione durante la quale,
in un tripudio di canti e
colori, viene esaltata la
resurrezione di Cristo.
Al termine avviene la
cerimonia della
benedizione delle uova
rosse che sono distribuite
dalle donne e dagli uomini
in costume al popolo: il
colore rosso vuole
ricordare il sacrificio
cruento di Gesù per la
redenzione dell’umanità.
50. 50
PASQUA A TRAPANI
La processione dei Misteri si
attua con le statue e
l’evento della “SCINNUTA
DEI MISTERI”, cioè quando
sfila il gruppo statuario che
rappresenta i “Misteri”;
in tutto si hanno sei misteri a
partire dalla Caduta di
Cedron, alla flagellazione,
fino ad arrivare
all’Addolorata.
51. 51
In quaresima i nostri nonni vietavano non solo le carni,
costituite per lo più da galline, ma il divieto stranamente fu
esteso anche all’uovo.
Le tante uova accumulate erano regalate per Pasqua,
arricchite da dediche e decorazioni bizzarre.
Nel settecento si regalavano uova impreziosite da minerali e
gemme.
Oggi le uova di cioccolata prodotte artisticamente vengono
spesso utilizzate da chi decide di fare un regalo "a
sorpresa" alla fidanzata o alla moglie (ed in tal caso al
pasticciere viene richiesto di inserire all'interno dell'uovo il
gioiello precedentemente acquistato).
Le uova di cioccolato prodotte industrialmente fanno bella
mostra di sé infiocchettate e rivestite di coloratissima
carta.
52. 52
Fino a non molti anni fa, nelle
famiglie tradizionali si
disponevano a tavola le
uova sode colorate
preparate dalle nostre
nonne, “i pupi cù l’uova” (i
pupi con le uova), che
erano composti da pasta
da pane che conteneva,
immersi o affioranti dalla
pasta, delle uova spesso
colorate.
Il pane veniva cotto con le
forme più svariate e
curiose: panierini, uccelli e
forme antropomorfiche .
Si acquistano le “picuredda”,
le pecorelle di pasta reale
con il solito sorriso
smagliante e recanti sul
dorso lo stesso stendardo
che impugna il Cristo
risorto
53. 53
non può mancare nel pranzo pasquale
Tutti trionfalmente chiudevano e chiudono il pranzo con la
cassata e cassatieddi (piccole cassate), questo mito della
pasticceria che si gustava solamente per Pasqua, trae le
sue origini da un dolce arabo: il Quas’at (scodella) una
specie di zuccotto di tuma fresca addolcita (formaggio
fresco povero di sale).
La tuma venne dapprima sostituita con la ricotta dolcificata,
e in un secondo tempo la cassata venne "foderata" con il
pan di spagna.
Nella metà del settecento, le suore del monastero di Valverde
di Palermo aggiunsero le attuali decorazioni barocche
rappresentandola come un fiore che sboccia il primo
giorno di primavera!!
home
54. 54
E’ GIUNTO IL MOMENTO DI
FARVI CONOSCERE UNA
DELLE FESTE PIU’
IMPORTANTI PER LA
CITTA’ DI PALERMO
55. 55
Rosalia Sinibaldi era una ricchissima e nobile fanciulla
palermitana di origini normanne; nacque nel 1130 e, ancor
giovane, morì nel 1166 nella grotta dove oggi si erge il
santuario e dove, probabilmente, furono trovati i suoi resti.
56. 56
Da allora nessuno mai seppe la fine di questa nobile
fanciulla.
Dopo secoli, nel 1624, mentre a Palermo infieriva la peste
che decimava il popolo, lo spirito di Rosalia apparve in
sogno prima ad una malata di peste, poi ad un
cacciatore. A quest'ultimo Rosalia indicò la strada per
ritrovare i suoi resti ossei, e chiese di portarli in
processione per la città.
Così fu fatto: dove passavano i resti della Santa i malati
guarivano e si univano alla processione, liberando
totalmente la città in pochi giorni dall'orribile morbo.
In segno di riconoscenza per tanto beneficio, il Senato
palermitano si votò alla nuova Santa e decretò che in suo
onore, ogni anno, i giorni della liberazione fossero
ricordati come il trionfo della Santa, nel frattempo
divenuta protettrice della città.
Da allora la processione si ripete ogni anno con il fine di
proseguire nei secoli il rituale di liberazione dai mali che
affliggono l'umanità.
57. 57
Il festino: tutti in strada…
“VIVA PALERMO E SANTA
ROSALIA”
Palermo, fin dal 1625, festeggia ogni anno il
trionfo della sua patrona, Santa Rosalia.
Un’importante festa popolare nota come il
“festino” poiché esso è considerato “a granni
festa”, la grande festa, si svolge per cinque
giorni, dal 10 al 15 luglio, e rappresenta il
momento più alto dell’espressione popolare delle
tradizioni e del folklore palermitano.
58. 58
IL CARRO DI SANTA ROSALIA
Strumento fondamentale per la
rappresentazione del trionfo è il
carro, introdotto per la prima volta
nel 1686,
come ci riferisce il Villabianca,
preceduto da quattro piccoli carri
detti “macchinette”.
Nel corso dei secoli Il carro ha
assunto diverse forme (galeone,
vascello, conca…); fino al 1974
quando l’architetto Santoro
progettò un carro settecentesco
lungo nove metri, largo sei e alto
circa dieci metri.
59. 59
Il carro discende il
Cassero, per sostare
nel terrapieno del
Foro Italico, preceduto
da dieci tamburini, da
un esercito di soldati
in uniforme del
seicento (alcuni veri
militari di leva, altri
figuranti), da sette
portantine su cui
siedono le Virtù
cardinali e teologali, e
da quattro portantine
con i dignitari e il
viceré.
60. 60
Tutto il corteo è
suddiviso in tre quadri
teatralizzati: il primo,
racconta la Palermo
seicentesca, con le sue
botteghe artigiane e
con il fiorire di
attività, vita e colori;
poi l’arrivo della peste e
la morte, la città
piegata dal male.
61. 61
IL SECONDO
QUADRO RACCONTA
LA LIBERAZIONE
DALLA PESTE,
RAPPRESENTATA
ATTRAVERSO
L’APPARIZIONE
DELLA STATUA
DELLA SANTA SUL
CARRO TRIONFALE.
62. 62
Il carro si ferma al centro dei
Quattro Canti, piazza
Vigliena, “invasa” da
palermitani e turisti, dove il
sindaco sale sul Carro, ai
piedi della statua della
Santa, deponendo un
mazzo di fiori e gridando
per ben due volte il
tradizionale “viva Palermo,
viva Santa Rosalia”.
63. 63
Il corteo festante si
dirige verso la
“passeggiata a mare”,
dove a mezzanotte
esplodono i fuochi
d’artificio per
simboleggiare il
trionfo della vita sulla
morte (ovvero del
Bene sul Male)
e la rinascita della
città liberata dalla
peste grazie alla santa
patrona.
64. 64
I festeggiamenti si
concludono il 15 luglio,
quando, con una solenne
processione, le reliquie
della “Santuzza” vengono
portate per le vie della
città.
65. 65
Il 4 di Settembre si festeggia
il nome Rosalia e, come si
può facilmente
immaginare, molti cittadini
festeggiano l'onomastico.
Ma il 4 Settembre è anche
un giorno di
Pellegrinaggio per i
palermitani: si recano
presso il Santuario a piedi
percorrendo tutto
l'itinerario della strada
vecchia, chi a piedi nudi,
chi in ginocchio secondo
la promessa fatta alla
Santa per grazia ricevuta.
"U viaggiu a Munti Piddirinu“
(il viaggio a Monte Pellegrino)
66. 66
Che ne dite siamo riusciti a farvi
conoscere una parte delle nostre
tradizioni?
Noi crediamo di si!
E per questo ci facciamo un grande
applauso
Perché crediamo di meritarcelo!!
Ciao e a presto!!
home
67. 67
PRESENTAZIONE AUTORIZZATA DALPRESENTAZIONE AUTORIZZATA DAL
DIRIGENTE SCOLASTICODIRIGENTE SCOLASTICO
PROF. SCELSA GIUSEPPEPROF. SCELSA GIUSEPPE
REALIZZATA DALLE CLASSI QUINTEREALIZZATA DALLE CLASSI QUINTE
DEL CIRCOLO VILLAGRAZIADEL CIRCOLO VILLAGRAZIA
IDEATA E MONTATA DALLEIDEATA E MONTATA DALLE
INSEGNANTIINSEGNANTI
COSTANTINO GIUSEPPA ECOSTANTINO GIUSEPPA E
GUADALUPI FRANCESCAGUADALUPI FRANCESCA
CON L’AIUTO PREZIOSO DEL TECNICOCON L’AIUTO PREZIOSO DEL TECNICO
SIG. DI CARLO GIUSEPPESIG. DI CARLO GIUSEPPE