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                       Riflessioni e rievocazione nel centenario della nascita
                       Intervista esclusiva della Rivista a Marcello Staglieno

      Indro Montanelli: l’uomo e il giornalista
                                                      Servizio e intervista di Monica Mazzei


                   icorre quest’anno il centena-    stare a qualunque ricatto o compromesso;




     R
                   rio dalla nascita di Indro       senza dimenticarsi di condire ogni scritto
                   Montanelli, il grande giorna-    con la celebre creatività compositiva ed
                   lista scomparso nel 2001. La     espressiva di cui era innatamente dotato.
                   «Rivista di Locarno» si è già    Può dunque essere considerato il bu-
                   occupata di lui in un edito-     giardo, l’irriverente e il superficiale de-
     riale del gennaio dello scorso anno, in oc-    scritto da Renata Broggini nel suo libro
     casione dell’uscita del libro di Renata        «Passaggio in Svizzera: l’anno nascosto di
     Broggini sul periodo trascorso da Monta-       Indro Montanelli» (Feltrinelli), frutto
     nelli in Svizzera, durante la Seconda          della sua ricerca documentaristica durata
     Guerra mondiale. Il testo della Broggini è     diversi anni? Non facilmente si possono
     stato molto controverso, in particolare du-    smentire i risultati e le verità estrapolate
     rante la presentazione al Centro Svizzero      dai documenti ufficiali consultati e passati
     di Milano; lo si può dedurre anche da          alla lente d’ingrandimento dalla ricerca-
     quanto scrisse la «Gazzetta Svizzera» in       trice, che merita indubbiamente rispetto
     Italia.                                        per il tenace e preciso lavoro fatto. Tanto
         Ma chi era Montanelli? Certamente          è vero che avremmo voluto pubblicare an-
     una persona per la quale la cultura (e         che la sua versione in occasione di questa
     quindi il suo bagaglio culturale), costi-      commemorazione. Purtroppo la signora            Visita di Montanelli a Fucecchio nel 1992
     tuiva la chiave di volta per interpretare il   Broggini ha preferito declinare la nostra       con, a destra con il cappello, lo scrittore
     mondo e ancor di più la storia. Ma, soprat-    proposta.                                       Manlio Cancogni (amico di Montanelli).
     tutto, lo strumento per distinguere e ca-          Ma il punto è: la verità è davvero una
     pire gli uomini e le loro azioni. Montanelli   soltanto? Si può avvolgere nell’ombra la        rico che si stava vivendo in tutta Europa?
     ha coltivato fermamente la sua capacità di     vita di un giornalista, intellettuale e di un   Questa persona ha vissuto una vita tal-
     riflettere e di elaborare delle attente a-     uomo come Montanelli che, se pur in quel        mente lunga e talmente colma di episodi
     nalisi di qualsiasi situazione, accompa-       periodo qualche bugia avrà forse detto,         storici e politici italiani e internazionali,
     gnando ogni suo racconto e descrizione da      non può più dire e spiegare cosa lo spinse a    che non si deve in ogni caso ridurla e rias-
     un indubbio realismo e da una tale onestà      farlo e diventa impossibile per noi giudi-      sumerla in un anno soltanto,dimenticando
     di cronaca, che gli impedivano di sotto-       care, senza tener conto del momento sto-        le sue imprese che gli permettono quasi di
                                                                                                    identificarsi con almeno 70 anni di storia
                                                                                                    italiana e non, durante la quale ha versato
                                                                                                    fiumi di inchiostro grazie alla sua lunghis-
                                                                                                    sima carriera umana e giornalistica.

                                                                                                    Le campagne d’Africa
                                                                                                        Giova qui ricordare che aveva solo 26
                                                                                                    anni quando decise di arruolarsi volonta-
                                                                                                    riamente nel XX Battaglione eritreo. Le
                                                                                                    ragioni che lo spinsero sono da ritrovare
                                                                                                    nell’essersi sentito poco uomo, nel dover
                                                                                                    ammettere di non aver ancora dato nes-
                                                                                                    suna prova di coraggio, e il voler dimo-
                                                                                                    strare a se stesso di saper uscire da quella
                                                                                                    bambagia nella quale, da borghese, aveva
                                                                                                    avuto il privilegio di crescere e di piantare
                                                                                                    le basi della professione che voleva prati-
                                                                                                    care con incrollabile vocazione. Voleva
                                                                                                    poter dire per una volta «io c’ero». Sa-
                                                                                                    peva, con profonda autocritica di non aver
                                                                                                    realmente partecipato allo sviluppo del
                                                                                                    Fascismo. Quando il Duce si impose al
                                                                                                    Paese, Indro era appena un ragazzino e ne
     I relatori al recente convegno di Varese per i 100 anni dalla nascita di Montanelli. Nella     era stato assorbito in modo automatico
     foto, da sinistra, Tiziana Abate (vice dir. Il Giorno), Egidio Sterpa (senatore), Mauro        come tanti altri. Non aveva vissuto lo
     Della Porta Raffo (moderatore), Mario Cervi (storico), Fernando Mezzetti                       squadrismo o la marcia su Roma. Anche
     (corrispondente da Pechino), Paolo Avanti, Armando Dadò (editore). Nella foto                  questi suoi sentimenti di inadeguatezza
     mancano Antonio Di Bella (dir. TG3 RAI), Paolo Occhipinti (dir. Oggi) e Paolo                  dovrebbero aiutare a «scagionarlo» agli
     Granzotto (Il Giornale).                                                                       occhi di chi non aveva accettato il suo de-
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finirsi un antifascista dal «di dentro». E al
tempo delle campagne d’Africa, correva il           L’ a t t e n t a t o b r i g a t i s t a
1935, un convinto patriota desiderava ve-           Alle 10,02 del 2 giugno 1977 Montanelli, davanti ai giardini pubblici di via Manin a Milano, fu
dere l’Italia rifulgere, non inferiore ad al-       colpito con quattro pallottole alle gambe (tre fuoruscirono,una gli fu estratta accanto al femore
cun Paese europeo, riuscendo a far germi-           sinistro) da tre brigatisti rossi. Solo il «Corriere della Sera», per disposizione del direttore Piero
nare i semi della propria identità culturale        Ottone, evitò di citare nel titolo il nome di Montanelli. Questi,una settimana dopo, sul «Gior-
in un continente come l’Africa, conside-            nale», scrisse che quei brigatisti «sono i figli – sia pure deviazionisti e eretici – del Pci, i frutti
rato addirittura bisognoso di essere colo-          di odio che per trent’anni questo partito ha condotto contro di noi indicandoci al pubblico fu-
nizzato, indirizzato e ovviamente civiliz-          rore come fascisti,nemici del popolo,agenti della Cia ecc.». I tre vennero arrestati e condannati.
zato. Stralci di un antico «imperialismo»           Nel 1987 Montanelli fece visita in carcere a uno di loro, Franco Bonisoli, e lo perdonò.
che vedeva le maggiori nazioni europee              I l l a t ic l a v io a v i t a
intente a «prolungare» se stesse attra-             Nel 1991 il presidente della Repubblica, Francesco Cossiga comunicò a Montanelli che inten-
verso la conquista dei Paesi considerati            deva farlo senatore a vita. Ma questi,con una lettera del 19 maggio 1991, dopo averlo ringra-
più deboli, ma ricchi di risorse. Nell’ideale       ziato,rifiutò. E, per spirito d’indipendenza, precisò qualche settimana dopo: «Io parlo e scrivo
di italianizzare questi luoghi Montanelli           contro il Palazzo da mezzo secolo, anzi di più. Se avessi accettato chiunque avrebbe potuto rin-
credeva intensamente; ma tornerà deluso             facciarmelo: ‘Ma come, proprio lei...’, e invece niente. Resto insomma per conto mio. Un gior-
e amareggiato, nonostante le prime vitto-           nalista e basta».
rie italiane, dopo l’aver visto troppi com-
militoni e superiori adagiarsi e nel ren-           N a s c i t a d e l l a « Vo c e »
dersi conto che gli unici prodotti italiani         Già il 17 dicembre 1993, prevedendo che scendendo in politica Silvio Berlusconi voleva un ap-
esportati alla grande sarebbero stati una           poggio incondizionato, Montanelli si trovò davanti a un dilemma: se non lo aiutava sarebbe
lentissima burocrazia che avrebbe ostaco-           parso un ingrato e, aiutandolo, un cortigiano. Prese allora contatto con Victor Uckmar,il quale
lato gravemente un impiego concreto                 gli offerse la direzione di un nuovo quotidiano per conto della Piemmei, futura editrice della
delle risorse e una morale di stampo cat-           «Voce». Montanelli si disse disponibile ma, prima di accettare, chiese a Silvio e Paolo Berlusconi
tolico. Addio alla libertà e ai sogni di una        di cedergli la loro quota di maggioranza del «Giornale». Al loro rifiuto, si predispose ad andar-
vita diversa! Indro capirà che tutto rimane         sene. L’occasione gli venne dall’inattesa visita che, in sua assenza, Silvio Berlusconi l’8 gennaio
uguale se è l’uomo a non cambiare. Per              1994 fece a un’assemblea dei redattori, offrendo sostanzialmente forti contributi economici se
l’impaziente, irrequieto e ingenuo giorna-          avessero appoggiato la sua futura azione politica. L’11 gennaio Montanelli si dimise, seguito
                                                    subito dopo da 35 giornalisti. Rifiutando l’immediata offerta, da parte di Gianni Agnelli di as-
lista che voleva vivere la Storia e vedere
                                                    sumere accanto a Paolo Mieli la direzione del «Corriere della Sera», fondò «La Voce»: un quo-
attraverso il cuore di un uomo, tutto que-
                                                    tidiano che, nato in omaggio all’omonima rivista di Prezzolini, pur in una posizione inizialmente
sto fu troppo e tornò.
                                                    centrista finì per trovarsi accanto a quelle sinistre che in passato l’avevano duramente attac-
                                                    cato. «La Voce», con 78 redattori, uscì il 22 marzo 1994 e chiuse i battenti il 27 aprile 1995, per
La mitica via Solferino                             crisi economica determinata dalle scarse vendite.
    Intraprese così, grazie a tutte queste
avventure all’estero durante le quali si era        M o n t a n e l l i e l a S v i zze r a
già fatto conoscere come una penna ar-              Agli amici Montanelli raccontava spesso del fatto che in Svizzera,dove trovò ospitale rifugio sal-
guta e affilata nei suoi articoli, i primi con-     vandosi da una probabile condanna a morte da parte di nazisti e fascisti della Rsi, l’unica ostile
tatti con il «Corriere della sera». Venne           diffidenza gli venne da numerosi fuorusciti, specie da appartenenti al Partito d’Azione. «Potei
scelto, nel 1938, proprio come «redattore           anche scrivere, guadagnando abbastanza per campare», dirà molti decenni dopo. «E provo a
viaggiante», in pratica come corrispon-             tutt’oggi riconoscenza per la Confederazione, conservando tutto sommato di quel periodo un
dente dall’estero. Fu Borelli a volerlo, che        buon ricordo, ero giovane, e pieno di speranze…».
nella sua lunga carriera era stato a sua
volta a lungo un corrispondente di guerra,
per cui di queste cose se ne intendeva e
non poteva non apprezzare le capacità
analitiche e descrittive di Indro. Il giovane
Montanelli si troverà così a spostarsi dalla
terra d’Albania, ove il Duce aveva pun-
tato le consuete mire imperialistiche, alla
Germania, dove seguirà lo svolgersi della
propaganda fascista ad opera di alcuni
giovani italiani ivi insediatisi. In questa oc-
casione, visto l’immutato patriottismo, In-
dro stenderà articoli a volte anche ammi-
rati nei confronti di Mussolini, in un’Italia
sempre più fascista e un’Europa sempre
più fascista e nazista.
    Ma in seguito, sempre ipercritico, farà
presto a cambiare opinione: prim’ancora
di approdare al «Corriere» durante la
guerra di Spagna, con un articolo sul quo-
tidiano romano «Il Messaggero» che gli
procurò l’espulsione dal partito, dall’or-
dine dei giornalisti e un esilio in Estonia.
Poi, una volta al quotidiano di via Solfe-
rino, un suo maggiore sentimento di cri-
tica al fascismo maturò durante la conqui-
sta di Varsavia. Sapeva di non poter fare
della politica e che non c’era molto da
guadagnare nello scrivere dando contro al         I festeggiamenti a Fucecchio nel 1999, in occasione del 90° compleanno. Al centro
Regime; ma quando si trovò a sorvolare la         Cesare Romiti. (Foto Orsini-Fucecchio)
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capitale polacca a bordo di un                                                                          da quasi un quindicennio mag-
aereo tedesco e vide la devasta-                                                                        giore azionista del quotidiano,
zione cui i polacchi avevano op-                                                                        gli fece capire che si aspettava
posto resistenza con coraggio e                                                                         da lui degli articoli che peroras-
scarsissimi mezzi per giorni e                                                                          sero le proprie cause: non tanto
giorni, non poté nascondere la                                                                          nelle lotte contro la televisione
sua ammirazione e rispetto per                                                                          di Stato e per l’affermazione
questo popolo. Montanelli ten-                                                                          delle sue nascenti reti private in
ne spudoratamente per i polac-                                                                          un circuito unificato: quanto so-
chi, come da sue stesse parole, e                                                                       prattutto un deciso appoggio
concluse un articolo con un in-                                                                         nell’arena politica dove, costi-
fiammato «Viva la Polonia!».                                                                            tuendo Forza Italia, stava per
Ciò non piacque al Ministro                                                                             scendere.
della Propaganda berlinese e                                                                                A questo punto insorse la
piovvero i primi rimproveri alla                                                                        consueta ribellione del giornali-
volta del «Corriere». Nono-                                                                             sta, che irremovibilmente non
stante ciò, Indro seguitò su que-                                                                       volle piegarsi a diventare pro-
sta linea e Borelli si vide co-                                                                         prietà di un «padroncino». «Il
stretto a allontanarlo dal Reich.                                                                       Giornale» era nato con tutt’al-
                                                                                                        tro ideale! Non lo ammorbidì
In Finlandia                                                                                            nemmeno l’iniziale simpatia
     Si ritrovò a vagare a lungo                                                                        nutrita nei confronti di Berlu-
fra Estonia, Lettonia e Lituania                                                                        sconi e la possibile concordanza
per esserne espulso regolar-                                                                            con le sue battaglie. Indro era
mente, non appena queste ven- Sempre i festeggiamenti per il compleanno con Gianni Agnelli              già entrato in una maturità
nero invase dai sovietici, nel (al centro) e Gaetano Afeltra.                                           avanzata e non era mai stato
frattempo alleatisi con la Ger-                                                                         agli ordini di nessuno, nem-
mania. Approdò infine in Finlandia, dove bile successo avuto con i lettori. Proprio meno in guerra!
continuò il suo lavoro di corrispondente quel Borelli che sedeva al «Corriere» gra-             Quanta sensazione era destinata a su-
per Borelli. Proprio qui avrebbe avuto il zie al volere del Duce!                           scitare, forse ancora più dopo la sua morte,
suo vero battesimo internazionale: de-                                                      avvenuta 7 anni fa, il 21 luglio 2001. Cosa
scrisse con una passione senza eguali nei Montanelli                                        direbbe oggi Montanelli nel vedersi an-
suoi colleghi, la resistenza del Paese nor- e Berlusconi                                    cora citato, al centro di un acceso dibattito
dico quando i sovietici sbarcarono anche         Facciamo un salto nel tempo. Nel giu- nel quale molti gli hanno attribuito spesso
lì. Riferì ogni tattica, ogni passo per resi- gno 1974, Indro Montanelli fondava, in- della cattiva fede? Certo è che nell’infinita
stere, con dovizia di particolari a dir poco sieme ad alcuni nomi del giornalismo ita- discussione sui suoi trascorsi, Montanelli
unica, senza mal celare le sue opinioni e il liano (fra i quali Marcello Staglieno), «Il non ha mai negato di essere stato fascista e
suo compiacimento. Anche in questa oc- Giornale». Concepito come «risposta» che non se ne è nemmeno vergognato. Lui
casione Montanelli fu capace di valoriz- ideale al sistema che piegava i professio- stesso ammetteva che da fuori non si po-
zare e stimare un popolo per la sua gran- nisti della notizia ad obblighi politici giu- teva giudicare chi, come lui, si era trovato a
dezza, pur non appartenendovi. E senza dicati «compiacenti» verso il Pci, o che la crescere umanamente e professional-
tener conto di chi fosse ormai il più forte. categoria stessa imponeva, con questo mente, in quel periodo. Leggendo «Lo
Migliaia di lettori italiani, fra coloro che quotidiano, il nutrito e battagliero grup- Stregone» (Gerbi – Liucci, Einaudi), sem-
cominciavano ad aprire gli occhi sulla dit- petto di allora costituito da molti fuoru- bra addirittura emergere una certa inclina-
tatura fascista, e che il regime voleva ad sciti dal «Corriere» diretto da Piero Ot- zione, in Montanelli, a subire la «fascina-
ogni costo ridurre al silenzio e costringere tone, si prefiggeva di mettere in primo zione» che personalità maschili di indub-
a dirsi d’accordo con Mussolini e quindi piano solo ciò che il lettore aveva bisogno bia forza di carattere esercitavano (seppur
alla completa sudditanza, scrissero lettere di sapere: l’andamento e i problemi di involontariamente), su di lui. A prova di
di ammirazione per Montanelli alla reda- un’Italia che, secondo Montanelli, pote- questo, le ammirate parole scritte da Indro,
zione del Corriere!                           vano essere risolti solo riconsegnando il dopo un incontro di gruppo con il Duce,
     Di più: Indro si trovò improvvisa- Paese agli Italiani che, con onestà e labo- dove descrive se stesso come qualcuno che
mente ad incarnare la voce stessa della re- riosità, volevano veder riconosciuto an- quasi si «prostra», chiedendo un po’ di at-
sistenza descrivendo il desiderio di libertà cora il valore del loro impegno. In par- tenzione a «quegli occhi» che a momenti lo
e indipendenza di qualunque Paese ri- tenza, visti i pochi mezzi finanziari a attanagliavano. Del resto, Indro diceva di
belle, nel quale anche l’Italia cominciava disposizione, saranno proprio i lettori a ammirare coloro i quali si dimostravano
a rispecchiarsi.                              decretare il successo di una testata, che vi- capaci di credere fino in fondo in un ideale
     Il Duce cercò vergognosamente di vol- vrà per la maggior parte grazie a chi deci- e di morire per esso; e non era importante
gere la situazione a proprio favore, intro- derà di acquistarla nelle edicole.              quale questo ideale fosse, ma la determina-
ducendo in Finlandia un altro corrispon-         Montanelli, nell’editoriale che inaugu- zione di chi lo coltivava. Così come si ren-
dente a lui asservito, che descrivesse il rava il primo numero, tuonò contro l’a- deva conto che l’unico esame importante e
Paese accerchiato come sanzionista e per- bitudine ormai acquisita di dare troppo il più difficile da passare, nella vita, era
ciò meritevole di tanta violenza. Ma la sua risalto a notizie di «cronaca di second’or- quello del «carattere».
pedina nulla poté contro l’irrefrenabile dine», come delitti compiuti «nell’Italia              Forse, un po’ sua colpa, è l’aver quasi
penna montanelliana! Borelli finì per bene» o persino al numero di goal del cal- banalizzato il Fascismo in Italia, riducen-
mantenere per sempre un rapporto di ciatore in carica: «Chi vuole la ‘sensazio- dolo ad un passaggio storico destinato ad
odio-amore, di stima e rabbia, con Indro: ne’, probabilmente non sarà nostro let- esaurirsi per un indebolimento interno e
lo avrebbe «licenziato» ogni volta che scri- tore», il succo della linea che voleva non per una reale presa di posizione della
veva pezzi sovversivi e, al contempo, lo imprimere al «Giornale» («La Stecca nel gente: Indro ha sempre parlato a propo-
avrebbe sempre difeso contro le pressioni coro», Indro Montanelli, Rizzoli).                sito di questo, dell’evoluzione che un fe-
dittatoriali che gli imponevano di allonta-      Montanelli lascerà con amarezza la nomeno analogo come il «Franchismo»,
narlo dal giornale, sostenendo l’incredi- sua creatura nel 1994, quando Berlusconi, aveva avuto in Spagna. Militanza o non
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militanza concreta come fascista? E come        vece una dimostrazione di coerenza, con         prese in considerazione nell’intervista al
non-fascista? Anche qui, si possono ver-        le precedenti parole, spese per spiegare        già citato Marcello Staglieno, autore in
sare fiumi di parole. Montanelli abban-         cosa significhi diventare un antifascista       passato di un bestseller, «Novant’anni
dona di certo il Fascismo nel ’38. E, con la    «dal di dentro»; manifestando da lì in poi      controcorrente» (Mondadori), sulla vita
consueta e conosciuta abilità espositiva,       una forma di «allergia» a qualsiasi movi-       del Nostro.
comincerà a scrivere articoli che, pur con      mento di massa, che rischiasse di rendere           Chissà se davvero Montanelli sarebbe
qualche condiscendenza, seppero anche           cieca ed estremista la gente. Già nel libro     voluto rimanere «alla finestra»… Così af-
essere vetrioleggianti e corrosivi, specie      «Qui non riposano», scritto durante la          fermava sotto la firma di uno dei suoi tanti
nei riguardi di molti profittatori della dit-   permanenza in Svizzera, in lui affiorava        pseudonimi. Di sicuro aveva girato il
tatura, dai quali si dichiarerà disgustato,     anche la tendenza a depressioni che cicli-      mondo; e qualche cosa doveva aver pur vi-
che non verso il sistema, che per lui molto     camente lo costringevano ad isolarsi dal        sto… E di lui rimane impressa nella memo-
era stato in seguito «inquinato» dal nazi-      mondo e ad allontanarsi dall’amatissima         ria di chi l’ha letto, la sbalorditiva capacità
smo e verso il quale apparirà forse sempre      professione: si potrebbe ipotizzare che al-     di operare quasi delle magie, raccontando
un po’ tollerante, forse perché indulgente      cune sue «esagerazioni» siano in certi          esperienze viste più con l’occhio della
verso se stesso… Ma di questo sarebbe           frangenti il frutto di un altalenante stato     mente che non nella realtà, trasforman-
stato accusato anche per i suoi commenti        umorale? Chissà.                                dole così in ciò che serviva a centrare l’at-
sul processo di Norimberga (vedi intervi-           Intanto, alcune delle bugie di Monta-       tenzione di chi leggeva, suscitando spesso
sta a Staglieno). Eppure, io vi intravedo in-   nelli denunciate dalla Broggini, sono state     accesi dibattiti.


                 La verità su Montanelli: l’attentato delle BR, «la Voce»
                              Intervista a Marcello Staglieno

 Come risolvere il caso Indro Montanelli?
    A Marcello Staglieno, già vicepresi-        tore? Si è basato su documenti ufficiali o      al contrario di quanto abitualmente conti-
dente del Senato, giornalista di lungo corso    solo su quello che ricordava?                   nuo a fare: altrimenti il volume, che per la
e tra i fondatori nel 1974 del «Giornale»,          Dal giorno successivo alla morte di         rapidità con cui l’ho scritto presenta qua e
autore di numerosi saggi storico-politici       Montanelli, 22 luglio 2001, ai primi di no-     là qualche minima svista, sarebbe stato di
(ha in cantiere un volume sulla guerra ci-      vembre di quell’anno, scrissi cinquecento       almeno mille pagine.
vile spagnola per Mondadori e uno sul           pagine. In esse l’amicizia è del tutto mar-
d’Annunzio libertario a Fiume per Bo-           ginale. Certo, mi sono anche basato su ri-      Ha voluto questa intervista con me per
roli), ho rivolto alcune domande sulla bio-     cordi personali, specie per l’intensa mia       smentire ciò che la Broggini ha scritto di
grafia da lui pubblicata nel 2001, «Monta-      frequentazione quotidiana, dal 1974 al          Montanelli?
nelli. Novant’anni controcorrente» (Mon-        1992 al «Giornale», con Montanelli (as-             La Broggini, ha ragione su un punto:
dadori). Forse potrà aiutarci a capire          sieme pubblicammo altresì alcuni libri, tra     nelle dichiarazioni rese alla polizia di Bel-
qualcosa di più del «Principe dei giornali-     cui la biografia Leo Longanesi, Rizzoli         linzona il 15 agosto 1944, per entrare in
sti».                                           1983). Soprattutto mi sono basato sul va-       Svizzera dopo la sua evasione dal carcere
                                                glio accurato delle fonti: ma, per precisa      di San Vittore a Milano, Montanellli mentì.
Da che punto di vista ha scritto questa bio-    scelta editoriale, ho immesso nel corpo del     O meglio, evitò di rilevare ogni proprio tra-
grafia: come un amico o come un ricerca-        testo i riferimenti bibliografici essenziali,   scorso giornalistico che potesse collegarlo
                                                                                                con il fascismo per non correre il rischio di
                                                                                                non essere accolto come rifugiato politico.
                                                                                                Ma si tratta soltanto, comprensibilmente,
                                                                                                di un peccato veniale. Se l’avessero re-
                                                                                                spinto, in Italia poteva essere ucciso: ho ci-
                                                                                                tato, in proposito, ben precisi documenti
                                                                                                da parte antifascista (specie quelli di Luigi
                                                                                                Borgomaneri) che non lasciano dubbi.

                                                                                                Quanto al resto?
                                                                                                    Per comprendere di più, bisognerebbe
                                                                                                chiedersi perché Montanelli dopo l’8 set-
                                                                                                tembre 1943 si diede alla clandestinità e
                                                                                                per quale motivo frequentò personaggi
                                                                                                della Resistenza (Leo Valiani, Adolfo
                                                                                                Tino, Ugo La Malfa, Poldo Gasparotto,
                                                                                                Eddy Sogno ecc.), e infine perché scrisse
                                                                                                articoli su giornali clandestini, prima di es-
                                                                                                sere arrestato? Montanelli venne pure ar-
                                                                                                restato e finì a San Vittore nel «braccio dei
                                                                                                politici». Montanelli fu rilasciato per
                                                                                                500mila lire versate da Aldo Crespi per
                                                                                                farlo evadere… Descritto dalla Broggini,
                                                                                                sembra che Montanelli fosse un originale,
Lo studio di Montanelli a Milano oggi trasferito presso la Fondazione Montanelli                un disattento, uno sprovveduto, senz’al-
Bassi. Tutte le foto (ad esclusione di quella sul convegno di Varese) sono state messe a        cuna coscienza di ciò che faceva e come se
disposizione dalla Fondazione Montanelli-Bassi di Fucecchio.                                    non sapesse di rischiare la vita.
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E il fatto che non sia stato trovato alcun do-    centinaia di metri sino a Drezzo e poi,         gnò, poi fu assunto come redattore viag-
cumento sulla sua condanna a morte?               sulla macchina di Greco-Naccarato as-           giante dal «Corriere della Sera», scrivendo
    È del tutto irrilevante: anche i fucilati     sieme a Pepe, giunse a Milano. Informato        memorabili articoli a favore della Finlan-
di Fossoli e quelli in Piazzale Loreto non        la mattina del 28 da Gaetano Afeltra di         dia invasa dai sovietici (in quel momento
hanno avuto alcuna condanna a morte uf-           Piazzale Loreto, volle recarvisi, ma fu poi     alleati dei nazisti), e durante il secondo
ficiale e scritta, eppure sono stati giusti-      convinto di fare ritorno a Berna, la notte      conflitto mondiale, pur con qualche ini-
ziati. Cosa doveva fare Montanelli per es-        tra il 28 e 29 aprile, per evitare eventuali    ziale condiscendenza verso il regime per
sere più credibile? Doveva farsi fucilare?        rappresaglie dai partigiani.                    senso del dovere verso la patria in guerra,
                                                                                                  si limitò a fare il proprio mestiere: il giorna-
Un punto fondamentale sul quale si è              Una precisazione: Montanelli non ha mai         lista. Ma l’8 settembre prese definitiva-
molto soffermata la Broggini: Montanelli          nascosto di essere stato fascista?              mente le distanze, dandosi alla clandestini-
era in Piazzale Loreto domenica 28 aprile             Mai. Nel dopoguerra non l’ha mai ne-        tà. L’accusa di Mussolini è comprensibile,
1945 quando vennero esposti i cadaveri di         gato. Non l’ha nascosto neppure nella sua       era infuriato. Altrettanto comprensibile
Mussolini e dei gerarchi?                         autobiografia «Qui non riposano». Né lo         resta il comportamento, coerente e corag-
     Montanelli era indubitabilmente in           nascose quando fondò «Il Giornale». Il          gioso, di Montanelli: con la RSI prigioniera
Piazzale Loreto! Sul quotidiano «Libero»          fatto è che lui era approdato all’antifasci-    del Terzo Reich, il fascismo-regime era so-
e sul mensile «Storia in rete», ho negli ul-      smo dal «di dentro», in modo che risultò        stanzialmente finito, come del resto nei
timi mesi pubblicato due missive, indiriz-        intollerabile (fatta eccezione per Leo Va-      propri libri autobiografici pubblicati ven-
zategli ai primi di maggio 1945 dagli amici       liani) soprattutto agli esponenti del Par-      t’anni fa dal Mulino scrisse Dino Grandi.
Antonio Pepe e Gaetano Greco-Nacca-               tito d’Azione. Per motivi politici, prima e
ratto, che in modo inconfutabile provano          dopo l’attentato brigatista subito nel 1977     Saltiamo un po’ più oltre, fino al processo
la sua presenza. Senza contare la testimo-        ma anche oggi, c’è chi continua a rinfac-       di Norimberga ai criminali nazisti. Perché
nianza della svedese Gunil Berger, l’unica        ciargli il suo passato fascista.                Montanelli viene talvolta accusato di ecces-
giornalista straniera presente a quel ludi-                                                       siva condiscendenza verso il nazismo?
brio. La Broggini si basa su documenti uf-        Mussolini definì Montanelli un approfitta-          Un’accusa inconsistente, ingiusta. In-
ficiali, in base ai quali lui si trovava invece   tore del fascismo e non un contestatore. È      viato dal «Corriere della Sera» a quel pro-
a Berna in casa dell’amico Piero Scan-            vero che Indro abbandonò il fascismo            cesso, biasimò in numerosi articoli il fatto
ziani. Ma non spiega perché mai, come lei         quando fiutò che le cose stavano per an-        che non fosse un tribunale tedesco, bensì
stessa ammette, il 26 aprile, giorno della        dare male? Vogliamo magari ricordare in         soltanto con giudici anglo-americani e
fuga di Mussolini da Milano, Montanelli           che anno a Montanelli fu ritirata la tessera    sovietici, a far rendere conto, anche con
chiese e ottenne dalle autorità svizzere il       del Partito fascista?                           condanne a morte, ai gerarchi nazisti dei
permesso di rientrare in Italia. Il fatto è           Montanelli si staccò dal regime al ri-      delitti enormi commessi. Lo lasciava per-
che era ossessionato dal desiderio di tor-        torno dall’Africa, ancor prima del 1937 e       plesso, e in questo lo è anche parte della
nare al «Corriere della Sera». Raggiunta          ancor prima di andare in Spagna. Ma fu lì       recente storiografia in proposito, che non
in treno Lugano da Berna, la notte tra il 27      che, a causa di alcuni articoli, venne          ci fosse a Norimberga almeno un giudice
e il 28 aprile preferì, per non essere bloc-      espulso dall’Albo dei giornalisti e dal PNF.    germanico che potesse legittimare dal di
cato, passare clandestinamente il confine         Con l’appoggio di Bottai, ch’era suo            dentro, agli occhi dei tedeschi, quelle con-
svizzero a Seseglio, percorrendo poche            grande amico, andò in Estonia dove inse-        danne, più che legittime.




           Piazzogna, la sagra di S. Antonio
              non dà segni di stanchezza
     Cambiano le mode e le abitudini, ogni anno qualcuno manca
all’appello, persino il clima non è più lo stesso di una volta, eppure
la Festa Patronale di Sant’Antonio a Piazzogna non ha ancora «le
rughe» e ogni anno allunga le tracce di un percorso che parte da
lontano. Lo si è notato anche lo scorso 18 gennaio, giorno in cui ri-
correva l’evento, con un gran viavai di gente giunta in collina dai
villaggi confinanti. Nessun naso all’insù, quest’anno, per salutare
il primo sole che solitamente si ripresenta sulla torre campanaria
proprio in quel giorno dopo un lungo letargo: il cielo uggioso glielo
ha impedito. Poco male: i fedeli che avevano riempito la chiesa per
assistere alle funzioni religiose, quasi non se ne sono accorti... in
quanto il loro sguardo, all’uscita, è stato rapito dai prodotti della
mazza nostrana (freschissima e profumata) esposti sul sagrato per
il tradizionale incanto. Il detto «sacro e profano a Piazzogna sono
gemelli» calzava a pennello… tanto che la gara per concedersi un
peccato di gola ha reso felice il battitore Pierluigi Paganini e l’in-
tera comunità parrocchiale. L’introito, infatti, servirà ai bisogni
della chiesa locale. È stato bello constatare tanto calore (anche
senza sole) in un’era – la nostra – dov’è facile non accorgersi delle
braccia e delle menti volonterose che s’immettono spontanea-               Il presidente del Consiglio parrocchiale Pierluigi Paganini nella
mente sul tracciato della continuità per far vivere ogni anno la fe-       veste di «battitore» durante l’incanto dei derivati della mazza
sta tanto cara ai «Maiüch».                                       (d.i.)   casalinga.

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XI Lezione - Arabo LAR Giath Rammo @ Libera Accademia Romana
 

"Montanelli: l'uomo e il giornalista"

  • 1. 22 Riflessioni e rievocazione nel centenario della nascita Intervista esclusiva della Rivista a Marcello Staglieno Indro Montanelli: l’uomo e il giornalista Servizio e intervista di Monica Mazzei icorre quest’anno il centena- stare a qualunque ricatto o compromesso; R rio dalla nascita di Indro senza dimenticarsi di condire ogni scritto Montanelli, il grande giorna- con la celebre creatività compositiva ed lista scomparso nel 2001. La espressiva di cui era innatamente dotato. «Rivista di Locarno» si è già Può dunque essere considerato il bu- occupata di lui in un edito- giardo, l’irriverente e il superficiale de- riale del gennaio dello scorso anno, in oc- scritto da Renata Broggini nel suo libro casione dell’uscita del libro di Renata «Passaggio in Svizzera: l’anno nascosto di Broggini sul periodo trascorso da Monta- Indro Montanelli» (Feltrinelli), frutto nelli in Svizzera, durante la Seconda della sua ricerca documentaristica durata Guerra mondiale. Il testo della Broggini è diversi anni? Non facilmente si possono stato molto controverso, in particolare du- smentire i risultati e le verità estrapolate rante la presentazione al Centro Svizzero dai documenti ufficiali consultati e passati di Milano; lo si può dedurre anche da alla lente d’ingrandimento dalla ricerca- quanto scrisse la «Gazzetta Svizzera» in trice, che merita indubbiamente rispetto Italia. per il tenace e preciso lavoro fatto. Tanto Ma chi era Montanelli? Certamente è vero che avremmo voluto pubblicare an- una persona per la quale la cultura (e che la sua versione in occasione di questa quindi il suo bagaglio culturale), costi- commemorazione. Purtroppo la signora Visita di Montanelli a Fucecchio nel 1992 tuiva la chiave di volta per interpretare il Broggini ha preferito declinare la nostra con, a destra con il cappello, lo scrittore mondo e ancor di più la storia. Ma, soprat- proposta. Manlio Cancogni (amico di Montanelli). tutto, lo strumento per distinguere e ca- Ma il punto è: la verità è davvero una pire gli uomini e le loro azioni. Montanelli soltanto? Si può avvolgere nell’ombra la rico che si stava vivendo in tutta Europa? ha coltivato fermamente la sua capacità di vita di un giornalista, intellettuale e di un Questa persona ha vissuto una vita tal- riflettere e di elaborare delle attente a- uomo come Montanelli che, se pur in quel mente lunga e talmente colma di episodi nalisi di qualsiasi situazione, accompa- periodo qualche bugia avrà forse detto, storici e politici italiani e internazionali, gnando ogni suo racconto e descrizione da non può più dire e spiegare cosa lo spinse a che non si deve in ogni caso ridurla e rias- un indubbio realismo e da una tale onestà farlo e diventa impossibile per noi giudi- sumerla in un anno soltanto,dimenticando di cronaca, che gli impedivano di sotto- care, senza tener conto del momento sto- le sue imprese che gli permettono quasi di identificarsi con almeno 70 anni di storia italiana e non, durante la quale ha versato fiumi di inchiostro grazie alla sua lunghis- sima carriera umana e giornalistica. Le campagne d’Africa Giova qui ricordare che aveva solo 26 anni quando decise di arruolarsi volonta- riamente nel XX Battaglione eritreo. Le ragioni che lo spinsero sono da ritrovare nell’essersi sentito poco uomo, nel dover ammettere di non aver ancora dato nes- suna prova di coraggio, e il voler dimo- strare a se stesso di saper uscire da quella bambagia nella quale, da borghese, aveva avuto il privilegio di crescere e di piantare le basi della professione che voleva prati- care con incrollabile vocazione. Voleva poter dire per una volta «io c’ero». Sa- peva, con profonda autocritica di non aver realmente partecipato allo sviluppo del Fascismo. Quando il Duce si impose al Paese, Indro era appena un ragazzino e ne I relatori al recente convegno di Varese per i 100 anni dalla nascita di Montanelli. Nella era stato assorbito in modo automatico foto, da sinistra, Tiziana Abate (vice dir. Il Giorno), Egidio Sterpa (senatore), Mauro come tanti altri. Non aveva vissuto lo Della Porta Raffo (moderatore), Mario Cervi (storico), Fernando Mezzetti squadrismo o la marcia su Roma. Anche (corrispondente da Pechino), Paolo Avanti, Armando Dadò (editore). Nella foto questi suoi sentimenti di inadeguatezza mancano Antonio Di Bella (dir. TG3 RAI), Paolo Occhipinti (dir. Oggi) e Paolo dovrebbero aiutare a «scagionarlo» agli Granzotto (Il Giornale). occhi di chi non aveva accettato il suo de-
  • 2. 23 finirsi un antifascista dal «di dentro». E al tempo delle campagne d’Africa, correva il L’ a t t e n t a t o b r i g a t i s t a 1935, un convinto patriota desiderava ve- Alle 10,02 del 2 giugno 1977 Montanelli, davanti ai giardini pubblici di via Manin a Milano, fu dere l’Italia rifulgere, non inferiore ad al- colpito con quattro pallottole alle gambe (tre fuoruscirono,una gli fu estratta accanto al femore cun Paese europeo, riuscendo a far germi- sinistro) da tre brigatisti rossi. Solo il «Corriere della Sera», per disposizione del direttore Piero nare i semi della propria identità culturale Ottone, evitò di citare nel titolo il nome di Montanelli. Questi,una settimana dopo, sul «Gior- in un continente come l’Africa, conside- nale», scrisse che quei brigatisti «sono i figli – sia pure deviazionisti e eretici – del Pci, i frutti rato addirittura bisognoso di essere colo- di odio che per trent’anni questo partito ha condotto contro di noi indicandoci al pubblico fu- nizzato, indirizzato e ovviamente civiliz- rore come fascisti,nemici del popolo,agenti della Cia ecc.». I tre vennero arrestati e condannati. zato. Stralci di un antico «imperialismo» Nel 1987 Montanelli fece visita in carcere a uno di loro, Franco Bonisoli, e lo perdonò. che vedeva le maggiori nazioni europee I l l a t ic l a v io a v i t a intente a «prolungare» se stesse attra- Nel 1991 il presidente della Repubblica, Francesco Cossiga comunicò a Montanelli che inten- verso la conquista dei Paesi considerati deva farlo senatore a vita. Ma questi,con una lettera del 19 maggio 1991, dopo averlo ringra- più deboli, ma ricchi di risorse. Nell’ideale ziato,rifiutò. E, per spirito d’indipendenza, precisò qualche settimana dopo: «Io parlo e scrivo di italianizzare questi luoghi Montanelli contro il Palazzo da mezzo secolo, anzi di più. Se avessi accettato chiunque avrebbe potuto rin- credeva intensamente; ma tornerà deluso facciarmelo: ‘Ma come, proprio lei...’, e invece niente. Resto insomma per conto mio. Un gior- e amareggiato, nonostante le prime vitto- nalista e basta». rie italiane, dopo l’aver visto troppi com- militoni e superiori adagiarsi e nel ren- N a s c i t a d e l l a « Vo c e » dersi conto che gli unici prodotti italiani Già il 17 dicembre 1993, prevedendo che scendendo in politica Silvio Berlusconi voleva un ap- esportati alla grande sarebbero stati una poggio incondizionato, Montanelli si trovò davanti a un dilemma: se non lo aiutava sarebbe lentissima burocrazia che avrebbe ostaco- parso un ingrato e, aiutandolo, un cortigiano. Prese allora contatto con Victor Uckmar,il quale lato gravemente un impiego concreto gli offerse la direzione di un nuovo quotidiano per conto della Piemmei, futura editrice della delle risorse e una morale di stampo cat- «Voce». Montanelli si disse disponibile ma, prima di accettare, chiese a Silvio e Paolo Berlusconi tolico. Addio alla libertà e ai sogni di una di cedergli la loro quota di maggioranza del «Giornale». Al loro rifiuto, si predispose ad andar- vita diversa! Indro capirà che tutto rimane sene. L’occasione gli venne dall’inattesa visita che, in sua assenza, Silvio Berlusconi l’8 gennaio uguale se è l’uomo a non cambiare. Per 1994 fece a un’assemblea dei redattori, offrendo sostanzialmente forti contributi economici se l’impaziente, irrequieto e ingenuo giorna- avessero appoggiato la sua futura azione politica. L’11 gennaio Montanelli si dimise, seguito subito dopo da 35 giornalisti. Rifiutando l’immediata offerta, da parte di Gianni Agnelli di as- lista che voleva vivere la Storia e vedere sumere accanto a Paolo Mieli la direzione del «Corriere della Sera», fondò «La Voce»: un quo- attraverso il cuore di un uomo, tutto que- tidiano che, nato in omaggio all’omonima rivista di Prezzolini, pur in una posizione inizialmente sto fu troppo e tornò. centrista finì per trovarsi accanto a quelle sinistre che in passato l’avevano duramente attac- cato. «La Voce», con 78 redattori, uscì il 22 marzo 1994 e chiuse i battenti il 27 aprile 1995, per La mitica via Solferino crisi economica determinata dalle scarse vendite. Intraprese così, grazie a tutte queste avventure all’estero durante le quali si era M o n t a n e l l i e l a S v i zze r a già fatto conoscere come una penna ar- Agli amici Montanelli raccontava spesso del fatto che in Svizzera,dove trovò ospitale rifugio sal- guta e affilata nei suoi articoli, i primi con- vandosi da una probabile condanna a morte da parte di nazisti e fascisti della Rsi, l’unica ostile tatti con il «Corriere della sera». Venne diffidenza gli venne da numerosi fuorusciti, specie da appartenenti al Partito d’Azione. «Potei scelto, nel 1938, proprio come «redattore anche scrivere, guadagnando abbastanza per campare», dirà molti decenni dopo. «E provo a viaggiante», in pratica come corrispon- tutt’oggi riconoscenza per la Confederazione, conservando tutto sommato di quel periodo un dente dall’estero. Fu Borelli a volerlo, che buon ricordo, ero giovane, e pieno di speranze…». nella sua lunga carriera era stato a sua volta a lungo un corrispondente di guerra, per cui di queste cose se ne intendeva e non poteva non apprezzare le capacità analitiche e descrittive di Indro. Il giovane Montanelli si troverà così a spostarsi dalla terra d’Albania, ove il Duce aveva pun- tato le consuete mire imperialistiche, alla Germania, dove seguirà lo svolgersi della propaganda fascista ad opera di alcuni giovani italiani ivi insediatisi. In questa oc- casione, visto l’immutato patriottismo, In- dro stenderà articoli a volte anche ammi- rati nei confronti di Mussolini, in un’Italia sempre più fascista e un’Europa sempre più fascista e nazista. Ma in seguito, sempre ipercritico, farà presto a cambiare opinione: prim’ancora di approdare al «Corriere» durante la guerra di Spagna, con un articolo sul quo- tidiano romano «Il Messaggero» che gli procurò l’espulsione dal partito, dall’or- dine dei giornalisti e un esilio in Estonia. Poi, una volta al quotidiano di via Solfe- rino, un suo maggiore sentimento di cri- tica al fascismo maturò durante la conqui- sta di Varsavia. Sapeva di non poter fare della politica e che non c’era molto da guadagnare nello scrivere dando contro al I festeggiamenti a Fucecchio nel 1999, in occasione del 90° compleanno. Al centro Regime; ma quando si trovò a sorvolare la Cesare Romiti. (Foto Orsini-Fucecchio)
  • 3. 24 capitale polacca a bordo di un da quasi un quindicennio mag- aereo tedesco e vide la devasta- giore azionista del quotidiano, zione cui i polacchi avevano op- gli fece capire che si aspettava posto resistenza con coraggio e da lui degli articoli che peroras- scarsissimi mezzi per giorni e sero le proprie cause: non tanto giorni, non poté nascondere la nelle lotte contro la televisione sua ammirazione e rispetto per di Stato e per l’affermazione questo popolo. Montanelli ten- delle sue nascenti reti private in ne spudoratamente per i polac- un circuito unificato: quanto so- chi, come da sue stesse parole, e prattutto un deciso appoggio concluse un articolo con un in- nell’arena politica dove, costi- fiammato «Viva la Polonia!». tuendo Forza Italia, stava per Ciò non piacque al Ministro scendere. della Propaganda berlinese e A questo punto insorse la piovvero i primi rimproveri alla consueta ribellione del giornali- volta del «Corriere». Nono- sta, che irremovibilmente non stante ciò, Indro seguitò su que- volle piegarsi a diventare pro- sta linea e Borelli si vide co- prietà di un «padroncino». «Il stretto a allontanarlo dal Reich. Giornale» era nato con tutt’al- tro ideale! Non lo ammorbidì In Finlandia nemmeno l’iniziale simpatia Si ritrovò a vagare a lungo nutrita nei confronti di Berlu- fra Estonia, Lettonia e Lituania sconi e la possibile concordanza per esserne espulso regolar- con le sue battaglie. Indro era mente, non appena queste ven- Sempre i festeggiamenti per il compleanno con Gianni Agnelli già entrato in una maturità nero invase dai sovietici, nel (al centro) e Gaetano Afeltra. avanzata e non era mai stato frattempo alleatisi con la Ger- agli ordini di nessuno, nem- mania. Approdò infine in Finlandia, dove bile successo avuto con i lettori. Proprio meno in guerra! continuò il suo lavoro di corrispondente quel Borelli che sedeva al «Corriere» gra- Quanta sensazione era destinata a su- per Borelli. Proprio qui avrebbe avuto il zie al volere del Duce! scitare, forse ancora più dopo la sua morte, suo vero battesimo internazionale: de- avvenuta 7 anni fa, il 21 luglio 2001. Cosa scrisse con una passione senza eguali nei Montanelli direbbe oggi Montanelli nel vedersi an- suoi colleghi, la resistenza del Paese nor- e Berlusconi cora citato, al centro di un acceso dibattito dico quando i sovietici sbarcarono anche Facciamo un salto nel tempo. Nel giu- nel quale molti gli hanno attribuito spesso lì. Riferì ogni tattica, ogni passo per resi- gno 1974, Indro Montanelli fondava, in- della cattiva fede? Certo è che nell’infinita stere, con dovizia di particolari a dir poco sieme ad alcuni nomi del giornalismo ita- discussione sui suoi trascorsi, Montanelli unica, senza mal celare le sue opinioni e il liano (fra i quali Marcello Staglieno), «Il non ha mai negato di essere stato fascista e suo compiacimento. Anche in questa oc- Giornale». Concepito come «risposta» che non se ne è nemmeno vergognato. Lui casione Montanelli fu capace di valoriz- ideale al sistema che piegava i professio- stesso ammetteva che da fuori non si po- zare e stimare un popolo per la sua gran- nisti della notizia ad obblighi politici giu- teva giudicare chi, come lui, si era trovato a dezza, pur non appartenendovi. E senza dicati «compiacenti» verso il Pci, o che la crescere umanamente e professional- tener conto di chi fosse ormai il più forte. categoria stessa imponeva, con questo mente, in quel periodo. Leggendo «Lo Migliaia di lettori italiani, fra coloro che quotidiano, il nutrito e battagliero grup- Stregone» (Gerbi – Liucci, Einaudi), sem- cominciavano ad aprire gli occhi sulla dit- petto di allora costituito da molti fuoru- bra addirittura emergere una certa inclina- tatura fascista, e che il regime voleva ad sciti dal «Corriere» diretto da Piero Ot- zione, in Montanelli, a subire la «fascina- ogni costo ridurre al silenzio e costringere tone, si prefiggeva di mettere in primo zione» che personalità maschili di indub- a dirsi d’accordo con Mussolini e quindi piano solo ciò che il lettore aveva bisogno bia forza di carattere esercitavano (seppur alla completa sudditanza, scrissero lettere di sapere: l’andamento e i problemi di involontariamente), su di lui. A prova di di ammirazione per Montanelli alla reda- un’Italia che, secondo Montanelli, pote- questo, le ammirate parole scritte da Indro, zione del Corriere! vano essere risolti solo riconsegnando il dopo un incontro di gruppo con il Duce, Di più: Indro si trovò improvvisa- Paese agli Italiani che, con onestà e labo- dove descrive se stesso come qualcuno che mente ad incarnare la voce stessa della re- riosità, volevano veder riconosciuto an- quasi si «prostra», chiedendo un po’ di at- sistenza descrivendo il desiderio di libertà cora il valore del loro impegno. In par- tenzione a «quegli occhi» che a momenti lo e indipendenza di qualunque Paese ri- tenza, visti i pochi mezzi finanziari a attanagliavano. Del resto, Indro diceva di belle, nel quale anche l’Italia cominciava disposizione, saranno proprio i lettori a ammirare coloro i quali si dimostravano a rispecchiarsi. decretare il successo di una testata, che vi- capaci di credere fino in fondo in un ideale Il Duce cercò vergognosamente di vol- vrà per la maggior parte grazie a chi deci- e di morire per esso; e non era importante gere la situazione a proprio favore, intro- derà di acquistarla nelle edicole. quale questo ideale fosse, ma la determina- ducendo in Finlandia un altro corrispon- Montanelli, nell’editoriale che inaugu- zione di chi lo coltivava. Così come si ren- dente a lui asservito, che descrivesse il rava il primo numero, tuonò contro l’a- deva conto che l’unico esame importante e Paese accerchiato come sanzionista e per- bitudine ormai acquisita di dare troppo il più difficile da passare, nella vita, era ciò meritevole di tanta violenza. Ma la sua risalto a notizie di «cronaca di second’or- quello del «carattere». pedina nulla poté contro l’irrefrenabile dine», come delitti compiuti «nell’Italia Forse, un po’ sua colpa, è l’aver quasi penna montanelliana! Borelli finì per bene» o persino al numero di goal del cal- banalizzato il Fascismo in Italia, riducen- mantenere per sempre un rapporto di ciatore in carica: «Chi vuole la ‘sensazio- dolo ad un passaggio storico destinato ad odio-amore, di stima e rabbia, con Indro: ne’, probabilmente non sarà nostro let- esaurirsi per un indebolimento interno e lo avrebbe «licenziato» ogni volta che scri- tore», il succo della linea che voleva non per una reale presa di posizione della veva pezzi sovversivi e, al contempo, lo imprimere al «Giornale» («La Stecca nel gente: Indro ha sempre parlato a propo- avrebbe sempre difeso contro le pressioni coro», Indro Montanelli, Rizzoli). sito di questo, dell’evoluzione che un fe- dittatoriali che gli imponevano di allonta- Montanelli lascerà con amarezza la nomeno analogo come il «Franchismo», narlo dal giornale, sostenendo l’incredi- sua creatura nel 1994, quando Berlusconi, aveva avuto in Spagna. Militanza o non
  • 4. 25 militanza concreta come fascista? E come vece una dimostrazione di coerenza, con prese in considerazione nell’intervista al non-fascista? Anche qui, si possono ver- le precedenti parole, spese per spiegare già citato Marcello Staglieno, autore in sare fiumi di parole. Montanelli abban- cosa significhi diventare un antifascista passato di un bestseller, «Novant’anni dona di certo il Fascismo nel ’38. E, con la «dal di dentro»; manifestando da lì in poi controcorrente» (Mondadori), sulla vita consueta e conosciuta abilità espositiva, una forma di «allergia» a qualsiasi movi- del Nostro. comincerà a scrivere articoli che, pur con mento di massa, che rischiasse di rendere Chissà se davvero Montanelli sarebbe qualche condiscendenza, seppero anche cieca ed estremista la gente. Già nel libro voluto rimanere «alla finestra»… Così af- essere vetrioleggianti e corrosivi, specie «Qui non riposano», scritto durante la fermava sotto la firma di uno dei suoi tanti nei riguardi di molti profittatori della dit- permanenza in Svizzera, in lui affiorava pseudonimi. Di sicuro aveva girato il tatura, dai quali si dichiarerà disgustato, anche la tendenza a depressioni che cicli- mondo; e qualche cosa doveva aver pur vi- che non verso il sistema, che per lui molto camente lo costringevano ad isolarsi dal sto… E di lui rimane impressa nella memo- era stato in seguito «inquinato» dal nazi- mondo e ad allontanarsi dall’amatissima ria di chi l’ha letto, la sbalorditiva capacità smo e verso il quale apparirà forse sempre professione: si potrebbe ipotizzare che al- di operare quasi delle magie, raccontando un po’ tollerante, forse perché indulgente cune sue «esagerazioni» siano in certi esperienze viste più con l’occhio della verso se stesso… Ma di questo sarebbe frangenti il frutto di un altalenante stato mente che non nella realtà, trasforman- stato accusato anche per i suoi commenti umorale? Chissà. dole così in ciò che serviva a centrare l’at- sul processo di Norimberga (vedi intervi- Intanto, alcune delle bugie di Monta- tenzione di chi leggeva, suscitando spesso sta a Staglieno). Eppure, io vi intravedo in- nelli denunciate dalla Broggini, sono state accesi dibattiti. La verità su Montanelli: l’attentato delle BR, «la Voce» Intervista a Marcello Staglieno Come risolvere il caso Indro Montanelli? A Marcello Staglieno, già vicepresi- tore? Si è basato su documenti ufficiali o al contrario di quanto abitualmente conti- dente del Senato, giornalista di lungo corso solo su quello che ricordava? nuo a fare: altrimenti il volume, che per la e tra i fondatori nel 1974 del «Giornale», Dal giorno successivo alla morte di rapidità con cui l’ho scritto presenta qua e autore di numerosi saggi storico-politici Montanelli, 22 luglio 2001, ai primi di no- là qualche minima svista, sarebbe stato di (ha in cantiere un volume sulla guerra ci- vembre di quell’anno, scrissi cinquecento almeno mille pagine. vile spagnola per Mondadori e uno sul pagine. In esse l’amicizia è del tutto mar- d’Annunzio libertario a Fiume per Bo- ginale. Certo, mi sono anche basato su ri- Ha voluto questa intervista con me per roli), ho rivolto alcune domande sulla bio- cordi personali, specie per l’intensa mia smentire ciò che la Broggini ha scritto di grafia da lui pubblicata nel 2001, «Monta- frequentazione quotidiana, dal 1974 al Montanelli? nelli. Novant’anni controcorrente» (Mon- 1992 al «Giornale», con Montanelli (as- La Broggini, ha ragione su un punto: dadori). Forse potrà aiutarci a capire sieme pubblicammo altresì alcuni libri, tra nelle dichiarazioni rese alla polizia di Bel- qualcosa di più del «Principe dei giornali- cui la biografia Leo Longanesi, Rizzoli linzona il 15 agosto 1944, per entrare in sti». 1983). Soprattutto mi sono basato sul va- Svizzera dopo la sua evasione dal carcere glio accurato delle fonti: ma, per precisa di San Vittore a Milano, Montanellli mentì. Da che punto di vista ha scritto questa bio- scelta editoriale, ho immesso nel corpo del O meglio, evitò di rilevare ogni proprio tra- grafia: come un amico o come un ricerca- testo i riferimenti bibliografici essenziali, scorso giornalistico che potesse collegarlo con il fascismo per non correre il rischio di non essere accolto come rifugiato politico. Ma si tratta soltanto, comprensibilmente, di un peccato veniale. Se l’avessero re- spinto, in Italia poteva essere ucciso: ho ci- tato, in proposito, ben precisi documenti da parte antifascista (specie quelli di Luigi Borgomaneri) che non lasciano dubbi. Quanto al resto? Per comprendere di più, bisognerebbe chiedersi perché Montanelli dopo l’8 set- tembre 1943 si diede alla clandestinità e per quale motivo frequentò personaggi della Resistenza (Leo Valiani, Adolfo Tino, Ugo La Malfa, Poldo Gasparotto, Eddy Sogno ecc.), e infine perché scrisse articoli su giornali clandestini, prima di es- sere arrestato? Montanelli venne pure ar- restato e finì a San Vittore nel «braccio dei politici». Montanelli fu rilasciato per 500mila lire versate da Aldo Crespi per farlo evadere… Descritto dalla Broggini, sembra che Montanelli fosse un originale, Lo studio di Montanelli a Milano oggi trasferito presso la Fondazione Montanelli un disattento, uno sprovveduto, senz’al- Bassi. Tutte le foto (ad esclusione di quella sul convegno di Varese) sono state messe a cuna coscienza di ciò che faceva e come se disposizione dalla Fondazione Montanelli-Bassi di Fucecchio. non sapesse di rischiare la vita.
  • 5. 26 E il fatto che non sia stato trovato alcun do- centinaia di metri sino a Drezzo e poi, gnò, poi fu assunto come redattore viag- cumento sulla sua condanna a morte? sulla macchina di Greco-Naccarato as- giante dal «Corriere della Sera», scrivendo È del tutto irrilevante: anche i fucilati sieme a Pepe, giunse a Milano. Informato memorabili articoli a favore della Finlan- di Fossoli e quelli in Piazzale Loreto non la mattina del 28 da Gaetano Afeltra di dia invasa dai sovietici (in quel momento hanno avuto alcuna condanna a morte uf- Piazzale Loreto, volle recarvisi, ma fu poi alleati dei nazisti), e durante il secondo ficiale e scritta, eppure sono stati giusti- convinto di fare ritorno a Berna, la notte conflitto mondiale, pur con qualche ini- ziati. Cosa doveva fare Montanelli per es- tra il 28 e 29 aprile, per evitare eventuali ziale condiscendenza verso il regime per sere più credibile? Doveva farsi fucilare? rappresaglie dai partigiani. senso del dovere verso la patria in guerra, si limitò a fare il proprio mestiere: il giorna- Un punto fondamentale sul quale si è Una precisazione: Montanelli non ha mai lista. Ma l’8 settembre prese definitiva- molto soffermata la Broggini: Montanelli nascosto di essere stato fascista? mente le distanze, dandosi alla clandestini- era in Piazzale Loreto domenica 28 aprile Mai. Nel dopoguerra non l’ha mai ne- tà. L’accusa di Mussolini è comprensibile, 1945 quando vennero esposti i cadaveri di gato. Non l’ha nascosto neppure nella sua era infuriato. Altrettanto comprensibile Mussolini e dei gerarchi? autobiografia «Qui non riposano». Né lo resta il comportamento, coerente e corag- Montanelli era indubitabilmente in nascose quando fondò «Il Giornale». Il gioso, di Montanelli: con la RSI prigioniera Piazzale Loreto! Sul quotidiano «Libero» fatto è che lui era approdato all’antifasci- del Terzo Reich, il fascismo-regime era so- e sul mensile «Storia in rete», ho negli ul- smo dal «di dentro», in modo che risultò stanzialmente finito, come del resto nei timi mesi pubblicato due missive, indiriz- intollerabile (fatta eccezione per Leo Va- propri libri autobiografici pubblicati ven- zategli ai primi di maggio 1945 dagli amici liani) soprattutto agli esponenti del Par- t’anni fa dal Mulino scrisse Dino Grandi. Antonio Pepe e Gaetano Greco-Nacca- tito d’Azione. Per motivi politici, prima e ratto, che in modo inconfutabile provano dopo l’attentato brigatista subito nel 1977 Saltiamo un po’ più oltre, fino al processo la sua presenza. Senza contare la testimo- ma anche oggi, c’è chi continua a rinfac- di Norimberga ai criminali nazisti. Perché nianza della svedese Gunil Berger, l’unica ciargli il suo passato fascista. Montanelli viene talvolta accusato di ecces- giornalista straniera presente a quel ludi- siva condiscendenza verso il nazismo? brio. La Broggini si basa su documenti uf- Mussolini definì Montanelli un approfitta- Un’accusa inconsistente, ingiusta. In- ficiali, in base ai quali lui si trovava invece tore del fascismo e non un contestatore. È viato dal «Corriere della Sera» a quel pro- a Berna in casa dell’amico Piero Scan- vero che Indro abbandonò il fascismo cesso, biasimò in numerosi articoli il fatto ziani. Ma non spiega perché mai, come lei quando fiutò che le cose stavano per an- che non fosse un tribunale tedesco, bensì stessa ammette, il 26 aprile, giorno della dare male? Vogliamo magari ricordare in soltanto con giudici anglo-americani e fuga di Mussolini da Milano, Montanelli che anno a Montanelli fu ritirata la tessera sovietici, a far rendere conto, anche con chiese e ottenne dalle autorità svizzere il del Partito fascista? condanne a morte, ai gerarchi nazisti dei permesso di rientrare in Italia. Il fatto è Montanelli si staccò dal regime al ri- delitti enormi commessi. Lo lasciava per- che era ossessionato dal desiderio di tor- torno dall’Africa, ancor prima del 1937 e plesso, e in questo lo è anche parte della nare al «Corriere della Sera». Raggiunta ancor prima di andare in Spagna. Ma fu lì recente storiografia in proposito, che non in treno Lugano da Berna, la notte tra il 27 che, a causa di alcuni articoli, venne ci fosse a Norimberga almeno un giudice e il 28 aprile preferì, per non essere bloc- espulso dall’Albo dei giornalisti e dal PNF. germanico che potesse legittimare dal di cato, passare clandestinamente il confine Con l’appoggio di Bottai, ch’era suo dentro, agli occhi dei tedeschi, quelle con- svizzero a Seseglio, percorrendo poche grande amico, andò in Estonia dove inse- danne, più che legittime. Piazzogna, la sagra di S. Antonio non dà segni di stanchezza Cambiano le mode e le abitudini, ogni anno qualcuno manca all’appello, persino il clima non è più lo stesso di una volta, eppure la Festa Patronale di Sant’Antonio a Piazzogna non ha ancora «le rughe» e ogni anno allunga le tracce di un percorso che parte da lontano. Lo si è notato anche lo scorso 18 gennaio, giorno in cui ri- correva l’evento, con un gran viavai di gente giunta in collina dai villaggi confinanti. Nessun naso all’insù, quest’anno, per salutare il primo sole che solitamente si ripresenta sulla torre campanaria proprio in quel giorno dopo un lungo letargo: il cielo uggioso glielo ha impedito. Poco male: i fedeli che avevano riempito la chiesa per assistere alle funzioni religiose, quasi non se ne sono accorti... in quanto il loro sguardo, all’uscita, è stato rapito dai prodotti della mazza nostrana (freschissima e profumata) esposti sul sagrato per il tradizionale incanto. Il detto «sacro e profano a Piazzogna sono gemelli» calzava a pennello… tanto che la gara per concedersi un peccato di gola ha reso felice il battitore Pierluigi Paganini e l’in- tera comunità parrocchiale. L’introito, infatti, servirà ai bisogni della chiesa locale. È stato bello constatare tanto calore (anche senza sole) in un’era – la nostra – dov’è facile non accorgersi delle braccia e delle menti volonterose che s’immettono spontanea- Il presidente del Consiglio parrocchiale Pierluigi Paganini nella mente sul tracciato della continuità per far vivere ogni anno la fe- veste di «battitore» durante l’incanto dei derivati della mazza sta tanto cara ai «Maiüch». (d.i.) casalinga.