"Montanelli: l'uomo e il giornalista" - Speciale apparso su La Rivista di Locarno, Armando Dadò editore, marzo 2009.
Per il centenario dalla nascita.
Di Monica Mazzei
XI Lezione - Arabo LAR Giath Rammo @ Libera Accademia Romana
"Montanelli: l'uomo e il giornalista"
1. 22
Riflessioni e rievocazione nel centenario della nascita
Intervista esclusiva della Rivista a Marcello Staglieno
Indro Montanelli: l’uomo e il giornalista
Servizio e intervista di Monica Mazzei
icorre quest’anno il centena- stare a qualunque ricatto o compromesso;
R
rio dalla nascita di Indro senza dimenticarsi di condire ogni scritto
Montanelli, il grande giorna- con la celebre creatività compositiva ed
lista scomparso nel 2001. La espressiva di cui era innatamente dotato.
«Rivista di Locarno» si è già Può dunque essere considerato il bu-
occupata di lui in un edito- giardo, l’irriverente e il superficiale de-
riale del gennaio dello scorso anno, in oc- scritto da Renata Broggini nel suo libro
casione dell’uscita del libro di Renata «Passaggio in Svizzera: l’anno nascosto di
Broggini sul periodo trascorso da Monta- Indro Montanelli» (Feltrinelli), frutto
nelli in Svizzera, durante la Seconda della sua ricerca documentaristica durata
Guerra mondiale. Il testo della Broggini è diversi anni? Non facilmente si possono
stato molto controverso, in particolare du- smentire i risultati e le verità estrapolate
rante la presentazione al Centro Svizzero dai documenti ufficiali consultati e passati
di Milano; lo si può dedurre anche da alla lente d’ingrandimento dalla ricerca-
quanto scrisse la «Gazzetta Svizzera» in trice, che merita indubbiamente rispetto
Italia. per il tenace e preciso lavoro fatto. Tanto
Ma chi era Montanelli? Certamente è vero che avremmo voluto pubblicare an-
una persona per la quale la cultura (e che la sua versione in occasione di questa
quindi il suo bagaglio culturale), costi- commemorazione. Purtroppo la signora Visita di Montanelli a Fucecchio nel 1992
tuiva la chiave di volta per interpretare il Broggini ha preferito declinare la nostra con, a destra con il cappello, lo scrittore
mondo e ancor di più la storia. Ma, soprat- proposta. Manlio Cancogni (amico di Montanelli).
tutto, lo strumento per distinguere e ca- Ma il punto è: la verità è davvero una
pire gli uomini e le loro azioni. Montanelli soltanto? Si può avvolgere nell’ombra la rico che si stava vivendo in tutta Europa?
ha coltivato fermamente la sua capacità di vita di un giornalista, intellettuale e di un Questa persona ha vissuto una vita tal-
riflettere e di elaborare delle attente a- uomo come Montanelli che, se pur in quel mente lunga e talmente colma di episodi
nalisi di qualsiasi situazione, accompa- periodo qualche bugia avrà forse detto, storici e politici italiani e internazionali,
gnando ogni suo racconto e descrizione da non può più dire e spiegare cosa lo spinse a che non si deve in ogni caso ridurla e rias-
un indubbio realismo e da una tale onestà farlo e diventa impossibile per noi giudi- sumerla in un anno soltanto,dimenticando
di cronaca, che gli impedivano di sotto- care, senza tener conto del momento sto- le sue imprese che gli permettono quasi di
identificarsi con almeno 70 anni di storia
italiana e non, durante la quale ha versato
fiumi di inchiostro grazie alla sua lunghis-
sima carriera umana e giornalistica.
Le campagne d’Africa
Giova qui ricordare che aveva solo 26
anni quando decise di arruolarsi volonta-
riamente nel XX Battaglione eritreo. Le
ragioni che lo spinsero sono da ritrovare
nell’essersi sentito poco uomo, nel dover
ammettere di non aver ancora dato nes-
suna prova di coraggio, e il voler dimo-
strare a se stesso di saper uscire da quella
bambagia nella quale, da borghese, aveva
avuto il privilegio di crescere e di piantare
le basi della professione che voleva prati-
care con incrollabile vocazione. Voleva
poter dire per una volta «io c’ero». Sa-
peva, con profonda autocritica di non aver
realmente partecipato allo sviluppo del
Fascismo. Quando il Duce si impose al
Paese, Indro era appena un ragazzino e ne
I relatori al recente convegno di Varese per i 100 anni dalla nascita di Montanelli. Nella era stato assorbito in modo automatico
foto, da sinistra, Tiziana Abate (vice dir. Il Giorno), Egidio Sterpa (senatore), Mauro come tanti altri. Non aveva vissuto lo
Della Porta Raffo (moderatore), Mario Cervi (storico), Fernando Mezzetti squadrismo o la marcia su Roma. Anche
(corrispondente da Pechino), Paolo Avanti, Armando Dadò (editore). Nella foto questi suoi sentimenti di inadeguatezza
mancano Antonio Di Bella (dir. TG3 RAI), Paolo Occhipinti (dir. Oggi) e Paolo dovrebbero aiutare a «scagionarlo» agli
Granzotto (Il Giornale). occhi di chi non aveva accettato il suo de-
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finirsi un antifascista dal «di dentro». E al
tempo delle campagne d’Africa, correva il L’ a t t e n t a t o b r i g a t i s t a
1935, un convinto patriota desiderava ve- Alle 10,02 del 2 giugno 1977 Montanelli, davanti ai giardini pubblici di via Manin a Milano, fu
dere l’Italia rifulgere, non inferiore ad al- colpito con quattro pallottole alle gambe (tre fuoruscirono,una gli fu estratta accanto al femore
cun Paese europeo, riuscendo a far germi- sinistro) da tre brigatisti rossi. Solo il «Corriere della Sera», per disposizione del direttore Piero
nare i semi della propria identità culturale Ottone, evitò di citare nel titolo il nome di Montanelli. Questi,una settimana dopo, sul «Gior-
in un continente come l’Africa, conside- nale», scrisse che quei brigatisti «sono i figli – sia pure deviazionisti e eretici – del Pci, i frutti
rato addirittura bisognoso di essere colo- di odio che per trent’anni questo partito ha condotto contro di noi indicandoci al pubblico fu-
nizzato, indirizzato e ovviamente civiliz- rore come fascisti,nemici del popolo,agenti della Cia ecc.». I tre vennero arrestati e condannati.
zato. Stralci di un antico «imperialismo» Nel 1987 Montanelli fece visita in carcere a uno di loro, Franco Bonisoli, e lo perdonò.
che vedeva le maggiori nazioni europee I l l a t ic l a v io a v i t a
intente a «prolungare» se stesse attra- Nel 1991 il presidente della Repubblica, Francesco Cossiga comunicò a Montanelli che inten-
verso la conquista dei Paesi considerati deva farlo senatore a vita. Ma questi,con una lettera del 19 maggio 1991, dopo averlo ringra-
più deboli, ma ricchi di risorse. Nell’ideale ziato,rifiutò. E, per spirito d’indipendenza, precisò qualche settimana dopo: «Io parlo e scrivo
di italianizzare questi luoghi Montanelli contro il Palazzo da mezzo secolo, anzi di più. Se avessi accettato chiunque avrebbe potuto rin-
credeva intensamente; ma tornerà deluso facciarmelo: ‘Ma come, proprio lei...’, e invece niente. Resto insomma per conto mio. Un gior-
e amareggiato, nonostante le prime vitto- nalista e basta».
rie italiane, dopo l’aver visto troppi com-
militoni e superiori adagiarsi e nel ren- N a s c i t a d e l l a « Vo c e »
dersi conto che gli unici prodotti italiani Già il 17 dicembre 1993, prevedendo che scendendo in politica Silvio Berlusconi voleva un ap-
esportati alla grande sarebbero stati una poggio incondizionato, Montanelli si trovò davanti a un dilemma: se non lo aiutava sarebbe
lentissima burocrazia che avrebbe ostaco- parso un ingrato e, aiutandolo, un cortigiano. Prese allora contatto con Victor Uckmar,il quale
lato gravemente un impiego concreto gli offerse la direzione di un nuovo quotidiano per conto della Piemmei, futura editrice della
delle risorse e una morale di stampo cat- «Voce». Montanelli si disse disponibile ma, prima di accettare, chiese a Silvio e Paolo Berlusconi
tolico. Addio alla libertà e ai sogni di una di cedergli la loro quota di maggioranza del «Giornale». Al loro rifiuto, si predispose ad andar-
vita diversa! Indro capirà che tutto rimane sene. L’occasione gli venne dall’inattesa visita che, in sua assenza, Silvio Berlusconi l’8 gennaio
uguale se è l’uomo a non cambiare. Per 1994 fece a un’assemblea dei redattori, offrendo sostanzialmente forti contributi economici se
l’impaziente, irrequieto e ingenuo giorna- avessero appoggiato la sua futura azione politica. L’11 gennaio Montanelli si dimise, seguito
subito dopo da 35 giornalisti. Rifiutando l’immediata offerta, da parte di Gianni Agnelli di as-
lista che voleva vivere la Storia e vedere
sumere accanto a Paolo Mieli la direzione del «Corriere della Sera», fondò «La Voce»: un quo-
attraverso il cuore di un uomo, tutto que-
tidiano che, nato in omaggio all’omonima rivista di Prezzolini, pur in una posizione inizialmente
sto fu troppo e tornò.
centrista finì per trovarsi accanto a quelle sinistre che in passato l’avevano duramente attac-
cato. «La Voce», con 78 redattori, uscì il 22 marzo 1994 e chiuse i battenti il 27 aprile 1995, per
La mitica via Solferino crisi economica determinata dalle scarse vendite.
Intraprese così, grazie a tutte queste
avventure all’estero durante le quali si era M o n t a n e l l i e l a S v i zze r a
già fatto conoscere come una penna ar- Agli amici Montanelli raccontava spesso del fatto che in Svizzera,dove trovò ospitale rifugio sal-
guta e affilata nei suoi articoli, i primi con- vandosi da una probabile condanna a morte da parte di nazisti e fascisti della Rsi, l’unica ostile
tatti con il «Corriere della sera». Venne diffidenza gli venne da numerosi fuorusciti, specie da appartenenti al Partito d’Azione. «Potei
scelto, nel 1938, proprio come «redattore anche scrivere, guadagnando abbastanza per campare», dirà molti decenni dopo. «E provo a
viaggiante», in pratica come corrispon- tutt’oggi riconoscenza per la Confederazione, conservando tutto sommato di quel periodo un
dente dall’estero. Fu Borelli a volerlo, che buon ricordo, ero giovane, e pieno di speranze…».
nella sua lunga carriera era stato a sua
volta a lungo un corrispondente di guerra,
per cui di queste cose se ne intendeva e
non poteva non apprezzare le capacità
analitiche e descrittive di Indro. Il giovane
Montanelli si troverà così a spostarsi dalla
terra d’Albania, ove il Duce aveva pun-
tato le consuete mire imperialistiche, alla
Germania, dove seguirà lo svolgersi della
propaganda fascista ad opera di alcuni
giovani italiani ivi insediatisi. In questa oc-
casione, visto l’immutato patriottismo, In-
dro stenderà articoli a volte anche ammi-
rati nei confronti di Mussolini, in un’Italia
sempre più fascista e un’Europa sempre
più fascista e nazista.
Ma in seguito, sempre ipercritico, farà
presto a cambiare opinione: prim’ancora
di approdare al «Corriere» durante la
guerra di Spagna, con un articolo sul quo-
tidiano romano «Il Messaggero» che gli
procurò l’espulsione dal partito, dall’or-
dine dei giornalisti e un esilio in Estonia.
Poi, una volta al quotidiano di via Solfe-
rino, un suo maggiore sentimento di cri-
tica al fascismo maturò durante la conqui-
sta di Varsavia. Sapeva di non poter fare
della politica e che non c’era molto da
guadagnare nello scrivere dando contro al I festeggiamenti a Fucecchio nel 1999, in occasione del 90° compleanno. Al centro
Regime; ma quando si trovò a sorvolare la Cesare Romiti. (Foto Orsini-Fucecchio)
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capitale polacca a bordo di un da quasi un quindicennio mag-
aereo tedesco e vide la devasta- giore azionista del quotidiano,
zione cui i polacchi avevano op- gli fece capire che si aspettava
posto resistenza con coraggio e da lui degli articoli che peroras-
scarsissimi mezzi per giorni e sero le proprie cause: non tanto
giorni, non poté nascondere la nelle lotte contro la televisione
sua ammirazione e rispetto per di Stato e per l’affermazione
questo popolo. Montanelli ten- delle sue nascenti reti private in
ne spudoratamente per i polac- un circuito unificato: quanto so-
chi, come da sue stesse parole, e prattutto un deciso appoggio
concluse un articolo con un in- nell’arena politica dove, costi-
fiammato «Viva la Polonia!». tuendo Forza Italia, stava per
Ciò non piacque al Ministro scendere.
della Propaganda berlinese e A questo punto insorse la
piovvero i primi rimproveri alla consueta ribellione del giornali-
volta del «Corriere». Nono- sta, che irremovibilmente non
stante ciò, Indro seguitò su que- volle piegarsi a diventare pro-
sta linea e Borelli si vide co- prietà di un «padroncino». «Il
stretto a allontanarlo dal Reich. Giornale» era nato con tutt’al-
tro ideale! Non lo ammorbidì
In Finlandia nemmeno l’iniziale simpatia
Si ritrovò a vagare a lungo nutrita nei confronti di Berlu-
fra Estonia, Lettonia e Lituania sconi e la possibile concordanza
per esserne espulso regolar- con le sue battaglie. Indro era
mente, non appena queste ven- Sempre i festeggiamenti per il compleanno con Gianni Agnelli già entrato in una maturità
nero invase dai sovietici, nel (al centro) e Gaetano Afeltra. avanzata e non era mai stato
frattempo alleatisi con la Ger- agli ordini di nessuno, nem-
mania. Approdò infine in Finlandia, dove bile successo avuto con i lettori. Proprio meno in guerra!
continuò il suo lavoro di corrispondente quel Borelli che sedeva al «Corriere» gra- Quanta sensazione era destinata a su-
per Borelli. Proprio qui avrebbe avuto il zie al volere del Duce! scitare, forse ancora più dopo la sua morte,
suo vero battesimo internazionale: de- avvenuta 7 anni fa, il 21 luglio 2001. Cosa
scrisse con una passione senza eguali nei Montanelli direbbe oggi Montanelli nel vedersi an-
suoi colleghi, la resistenza del Paese nor- e Berlusconi cora citato, al centro di un acceso dibattito
dico quando i sovietici sbarcarono anche Facciamo un salto nel tempo. Nel giu- nel quale molti gli hanno attribuito spesso
lì. Riferì ogni tattica, ogni passo per resi- gno 1974, Indro Montanelli fondava, in- della cattiva fede? Certo è che nell’infinita
stere, con dovizia di particolari a dir poco sieme ad alcuni nomi del giornalismo ita- discussione sui suoi trascorsi, Montanelli
unica, senza mal celare le sue opinioni e il liano (fra i quali Marcello Staglieno), «Il non ha mai negato di essere stato fascista e
suo compiacimento. Anche in questa oc- Giornale». Concepito come «risposta» che non se ne è nemmeno vergognato. Lui
casione Montanelli fu capace di valoriz- ideale al sistema che piegava i professio- stesso ammetteva che da fuori non si po-
zare e stimare un popolo per la sua gran- nisti della notizia ad obblighi politici giu- teva giudicare chi, come lui, si era trovato a
dezza, pur non appartenendovi. E senza dicati «compiacenti» verso il Pci, o che la crescere umanamente e professional-
tener conto di chi fosse ormai il più forte. categoria stessa imponeva, con questo mente, in quel periodo. Leggendo «Lo
Migliaia di lettori italiani, fra coloro che quotidiano, il nutrito e battagliero grup- Stregone» (Gerbi – Liucci, Einaudi), sem-
cominciavano ad aprire gli occhi sulla dit- petto di allora costituito da molti fuoru- bra addirittura emergere una certa inclina-
tatura fascista, e che il regime voleva ad sciti dal «Corriere» diretto da Piero Ot- zione, in Montanelli, a subire la «fascina-
ogni costo ridurre al silenzio e costringere tone, si prefiggeva di mettere in primo zione» che personalità maschili di indub-
a dirsi d’accordo con Mussolini e quindi piano solo ciò che il lettore aveva bisogno bia forza di carattere esercitavano (seppur
alla completa sudditanza, scrissero lettere di sapere: l’andamento e i problemi di involontariamente), su di lui. A prova di
di ammirazione per Montanelli alla reda- un’Italia che, secondo Montanelli, pote- questo, le ammirate parole scritte da Indro,
zione del Corriere! vano essere risolti solo riconsegnando il dopo un incontro di gruppo con il Duce,
Di più: Indro si trovò improvvisa- Paese agli Italiani che, con onestà e labo- dove descrive se stesso come qualcuno che
mente ad incarnare la voce stessa della re- riosità, volevano veder riconosciuto an- quasi si «prostra», chiedendo un po’ di at-
sistenza descrivendo il desiderio di libertà cora il valore del loro impegno. In par- tenzione a «quegli occhi» che a momenti lo
e indipendenza di qualunque Paese ri- tenza, visti i pochi mezzi finanziari a attanagliavano. Del resto, Indro diceva di
belle, nel quale anche l’Italia cominciava disposizione, saranno proprio i lettori a ammirare coloro i quali si dimostravano
a rispecchiarsi. decretare il successo di una testata, che vi- capaci di credere fino in fondo in un ideale
Il Duce cercò vergognosamente di vol- vrà per la maggior parte grazie a chi deci- e di morire per esso; e non era importante
gere la situazione a proprio favore, intro- derà di acquistarla nelle edicole. quale questo ideale fosse, ma la determina-
ducendo in Finlandia un altro corrispon- Montanelli, nell’editoriale che inaugu- zione di chi lo coltivava. Così come si ren-
dente a lui asservito, che descrivesse il rava il primo numero, tuonò contro l’a- deva conto che l’unico esame importante e
Paese accerchiato come sanzionista e per- bitudine ormai acquisita di dare troppo il più difficile da passare, nella vita, era
ciò meritevole di tanta violenza. Ma la sua risalto a notizie di «cronaca di second’or- quello del «carattere».
pedina nulla poté contro l’irrefrenabile dine», come delitti compiuti «nell’Italia Forse, un po’ sua colpa, è l’aver quasi
penna montanelliana! Borelli finì per bene» o persino al numero di goal del cal- banalizzato il Fascismo in Italia, riducen-
mantenere per sempre un rapporto di ciatore in carica: «Chi vuole la ‘sensazio- dolo ad un passaggio storico destinato ad
odio-amore, di stima e rabbia, con Indro: ne’, probabilmente non sarà nostro let- esaurirsi per un indebolimento interno e
lo avrebbe «licenziato» ogni volta che scri- tore», il succo della linea che voleva non per una reale presa di posizione della
veva pezzi sovversivi e, al contempo, lo imprimere al «Giornale» («La Stecca nel gente: Indro ha sempre parlato a propo-
avrebbe sempre difeso contro le pressioni coro», Indro Montanelli, Rizzoli). sito di questo, dell’evoluzione che un fe-
dittatoriali che gli imponevano di allonta- Montanelli lascerà con amarezza la nomeno analogo come il «Franchismo»,
narlo dal giornale, sostenendo l’incredi- sua creatura nel 1994, quando Berlusconi, aveva avuto in Spagna. Militanza o non
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militanza concreta come fascista? E come vece una dimostrazione di coerenza, con prese in considerazione nell’intervista al
non-fascista? Anche qui, si possono ver- le precedenti parole, spese per spiegare già citato Marcello Staglieno, autore in
sare fiumi di parole. Montanelli abban- cosa significhi diventare un antifascista passato di un bestseller, «Novant’anni
dona di certo il Fascismo nel ’38. E, con la «dal di dentro»; manifestando da lì in poi controcorrente» (Mondadori), sulla vita
consueta e conosciuta abilità espositiva, una forma di «allergia» a qualsiasi movi- del Nostro.
comincerà a scrivere articoli che, pur con mento di massa, che rischiasse di rendere Chissà se davvero Montanelli sarebbe
qualche condiscendenza, seppero anche cieca ed estremista la gente. Già nel libro voluto rimanere «alla finestra»… Così af-
essere vetrioleggianti e corrosivi, specie «Qui non riposano», scritto durante la fermava sotto la firma di uno dei suoi tanti
nei riguardi di molti profittatori della dit- permanenza in Svizzera, in lui affiorava pseudonimi. Di sicuro aveva girato il
tatura, dai quali si dichiarerà disgustato, anche la tendenza a depressioni che cicli- mondo; e qualche cosa doveva aver pur vi-
che non verso il sistema, che per lui molto camente lo costringevano ad isolarsi dal sto… E di lui rimane impressa nella memo-
era stato in seguito «inquinato» dal nazi- mondo e ad allontanarsi dall’amatissima ria di chi l’ha letto, la sbalorditiva capacità
smo e verso il quale apparirà forse sempre professione: si potrebbe ipotizzare che al- di operare quasi delle magie, raccontando
un po’ tollerante, forse perché indulgente cune sue «esagerazioni» siano in certi esperienze viste più con l’occhio della
verso se stesso… Ma di questo sarebbe frangenti il frutto di un altalenante stato mente che non nella realtà, trasforman-
stato accusato anche per i suoi commenti umorale? Chissà. dole così in ciò che serviva a centrare l’at-
sul processo di Norimberga (vedi intervi- Intanto, alcune delle bugie di Monta- tenzione di chi leggeva, suscitando spesso
sta a Staglieno). Eppure, io vi intravedo in- nelli denunciate dalla Broggini, sono state accesi dibattiti.
La verità su Montanelli: l’attentato delle BR, «la Voce»
Intervista a Marcello Staglieno
Come risolvere il caso Indro Montanelli?
A Marcello Staglieno, già vicepresi- tore? Si è basato su documenti ufficiali o al contrario di quanto abitualmente conti-
dente del Senato, giornalista di lungo corso solo su quello che ricordava? nuo a fare: altrimenti il volume, che per la
e tra i fondatori nel 1974 del «Giornale», Dal giorno successivo alla morte di rapidità con cui l’ho scritto presenta qua e
autore di numerosi saggi storico-politici Montanelli, 22 luglio 2001, ai primi di no- là qualche minima svista, sarebbe stato di
(ha in cantiere un volume sulla guerra ci- vembre di quell’anno, scrissi cinquecento almeno mille pagine.
vile spagnola per Mondadori e uno sul pagine. In esse l’amicizia è del tutto mar-
d’Annunzio libertario a Fiume per Bo- ginale. Certo, mi sono anche basato su ri- Ha voluto questa intervista con me per
roli), ho rivolto alcune domande sulla bio- cordi personali, specie per l’intensa mia smentire ciò che la Broggini ha scritto di
grafia da lui pubblicata nel 2001, «Monta- frequentazione quotidiana, dal 1974 al Montanelli?
nelli. Novant’anni controcorrente» (Mon- 1992 al «Giornale», con Montanelli (as- La Broggini, ha ragione su un punto:
dadori). Forse potrà aiutarci a capire sieme pubblicammo altresì alcuni libri, tra nelle dichiarazioni rese alla polizia di Bel-
qualcosa di più del «Principe dei giornali- cui la biografia Leo Longanesi, Rizzoli linzona il 15 agosto 1944, per entrare in
sti». 1983). Soprattutto mi sono basato sul va- Svizzera dopo la sua evasione dal carcere
glio accurato delle fonti: ma, per precisa di San Vittore a Milano, Montanellli mentì.
Da che punto di vista ha scritto questa bio- scelta editoriale, ho immesso nel corpo del O meglio, evitò di rilevare ogni proprio tra-
grafia: come un amico o come un ricerca- testo i riferimenti bibliografici essenziali, scorso giornalistico che potesse collegarlo
con il fascismo per non correre il rischio di
non essere accolto come rifugiato politico.
Ma si tratta soltanto, comprensibilmente,
di un peccato veniale. Se l’avessero re-
spinto, in Italia poteva essere ucciso: ho ci-
tato, in proposito, ben precisi documenti
da parte antifascista (specie quelli di Luigi
Borgomaneri) che non lasciano dubbi.
Quanto al resto?
Per comprendere di più, bisognerebbe
chiedersi perché Montanelli dopo l’8 set-
tembre 1943 si diede alla clandestinità e
per quale motivo frequentò personaggi
della Resistenza (Leo Valiani, Adolfo
Tino, Ugo La Malfa, Poldo Gasparotto,
Eddy Sogno ecc.), e infine perché scrisse
articoli su giornali clandestini, prima di es-
sere arrestato? Montanelli venne pure ar-
restato e finì a San Vittore nel «braccio dei
politici». Montanelli fu rilasciato per
500mila lire versate da Aldo Crespi per
farlo evadere… Descritto dalla Broggini,
sembra che Montanelli fosse un originale,
Lo studio di Montanelli a Milano oggi trasferito presso la Fondazione Montanelli un disattento, uno sprovveduto, senz’al-
Bassi. Tutte le foto (ad esclusione di quella sul convegno di Varese) sono state messe a cuna coscienza di ciò che faceva e come se
disposizione dalla Fondazione Montanelli-Bassi di Fucecchio. non sapesse di rischiare la vita.
5. 26
E il fatto che non sia stato trovato alcun do- centinaia di metri sino a Drezzo e poi, gnò, poi fu assunto come redattore viag-
cumento sulla sua condanna a morte? sulla macchina di Greco-Naccarato as- giante dal «Corriere della Sera», scrivendo
È del tutto irrilevante: anche i fucilati sieme a Pepe, giunse a Milano. Informato memorabili articoli a favore della Finlan-
di Fossoli e quelli in Piazzale Loreto non la mattina del 28 da Gaetano Afeltra di dia invasa dai sovietici (in quel momento
hanno avuto alcuna condanna a morte uf- Piazzale Loreto, volle recarvisi, ma fu poi alleati dei nazisti), e durante il secondo
ficiale e scritta, eppure sono stati giusti- convinto di fare ritorno a Berna, la notte conflitto mondiale, pur con qualche ini-
ziati. Cosa doveva fare Montanelli per es- tra il 28 e 29 aprile, per evitare eventuali ziale condiscendenza verso il regime per
sere più credibile? Doveva farsi fucilare? rappresaglie dai partigiani. senso del dovere verso la patria in guerra,
si limitò a fare il proprio mestiere: il giorna-
Un punto fondamentale sul quale si è Una precisazione: Montanelli non ha mai lista. Ma l’8 settembre prese definitiva-
molto soffermata la Broggini: Montanelli nascosto di essere stato fascista? mente le distanze, dandosi alla clandestini-
era in Piazzale Loreto domenica 28 aprile Mai. Nel dopoguerra non l’ha mai ne- tà. L’accusa di Mussolini è comprensibile,
1945 quando vennero esposti i cadaveri di gato. Non l’ha nascosto neppure nella sua era infuriato. Altrettanto comprensibile
Mussolini e dei gerarchi? autobiografia «Qui non riposano». Né lo resta il comportamento, coerente e corag-
Montanelli era indubitabilmente in nascose quando fondò «Il Giornale». Il gioso, di Montanelli: con la RSI prigioniera
Piazzale Loreto! Sul quotidiano «Libero» fatto è che lui era approdato all’antifasci- del Terzo Reich, il fascismo-regime era so-
e sul mensile «Storia in rete», ho negli ul- smo dal «di dentro», in modo che risultò stanzialmente finito, come del resto nei
timi mesi pubblicato due missive, indiriz- intollerabile (fatta eccezione per Leo Va- propri libri autobiografici pubblicati ven-
zategli ai primi di maggio 1945 dagli amici liani) soprattutto agli esponenti del Par- t’anni fa dal Mulino scrisse Dino Grandi.
Antonio Pepe e Gaetano Greco-Nacca- tito d’Azione. Per motivi politici, prima e
ratto, che in modo inconfutabile provano dopo l’attentato brigatista subito nel 1977 Saltiamo un po’ più oltre, fino al processo
la sua presenza. Senza contare la testimo- ma anche oggi, c’è chi continua a rinfac- di Norimberga ai criminali nazisti. Perché
nianza della svedese Gunil Berger, l’unica ciargli il suo passato fascista. Montanelli viene talvolta accusato di ecces-
giornalista straniera presente a quel ludi- siva condiscendenza verso il nazismo?
brio. La Broggini si basa su documenti uf- Mussolini definì Montanelli un approfitta- Un’accusa inconsistente, ingiusta. In-
ficiali, in base ai quali lui si trovava invece tore del fascismo e non un contestatore. È viato dal «Corriere della Sera» a quel pro-
a Berna in casa dell’amico Piero Scan- vero che Indro abbandonò il fascismo cesso, biasimò in numerosi articoli il fatto
ziani. Ma non spiega perché mai, come lei quando fiutò che le cose stavano per an- che non fosse un tribunale tedesco, bensì
stessa ammette, il 26 aprile, giorno della dare male? Vogliamo magari ricordare in soltanto con giudici anglo-americani e
fuga di Mussolini da Milano, Montanelli che anno a Montanelli fu ritirata la tessera sovietici, a far rendere conto, anche con
chiese e ottenne dalle autorità svizzere il del Partito fascista? condanne a morte, ai gerarchi nazisti dei
permesso di rientrare in Italia. Il fatto è Montanelli si staccò dal regime al ri- delitti enormi commessi. Lo lasciava per-
che era ossessionato dal desiderio di tor- torno dall’Africa, ancor prima del 1937 e plesso, e in questo lo è anche parte della
nare al «Corriere della Sera». Raggiunta ancor prima di andare in Spagna. Ma fu lì recente storiografia in proposito, che non
in treno Lugano da Berna, la notte tra il 27 che, a causa di alcuni articoli, venne ci fosse a Norimberga almeno un giudice
e il 28 aprile preferì, per non essere bloc- espulso dall’Albo dei giornalisti e dal PNF. germanico che potesse legittimare dal di
cato, passare clandestinamente il confine Con l’appoggio di Bottai, ch’era suo dentro, agli occhi dei tedeschi, quelle con-
svizzero a Seseglio, percorrendo poche grande amico, andò in Estonia dove inse- danne, più che legittime.
Piazzogna, la sagra di S. Antonio
non dà segni di stanchezza
Cambiano le mode e le abitudini, ogni anno qualcuno manca
all’appello, persino il clima non è più lo stesso di una volta, eppure
la Festa Patronale di Sant’Antonio a Piazzogna non ha ancora «le
rughe» e ogni anno allunga le tracce di un percorso che parte da
lontano. Lo si è notato anche lo scorso 18 gennaio, giorno in cui ri-
correva l’evento, con un gran viavai di gente giunta in collina dai
villaggi confinanti. Nessun naso all’insù, quest’anno, per salutare
il primo sole che solitamente si ripresenta sulla torre campanaria
proprio in quel giorno dopo un lungo letargo: il cielo uggioso glielo
ha impedito. Poco male: i fedeli che avevano riempito la chiesa per
assistere alle funzioni religiose, quasi non se ne sono accorti... in
quanto il loro sguardo, all’uscita, è stato rapito dai prodotti della
mazza nostrana (freschissima e profumata) esposti sul sagrato per
il tradizionale incanto. Il detto «sacro e profano a Piazzogna sono
gemelli» calzava a pennello… tanto che la gara per concedersi un
peccato di gola ha reso felice il battitore Pierluigi Paganini e l’in-
tera comunità parrocchiale. L’introito, infatti, servirà ai bisogni
della chiesa locale. È stato bello constatare tanto calore (anche
senza sole) in un’era – la nostra – dov’è facile non accorgersi delle
braccia e delle menti volonterose che s’immettono spontanea- Il presidente del Consiglio parrocchiale Pierluigi Paganini nella
mente sul tracciato della continuità per far vivere ogni anno la fe- veste di «battitore» durante l’incanto dei derivati della mazza
sta tanto cara ai «Maiüch». (d.i.) casalinga.