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Corriere della Sera Domenica 31 Marzo 2013
                                                                                                                                                                                                                                       Primo Piano 13


 Dopo il voto L’intervista

  Il colloquio                            Il maestro: gli artisti saliti sul carro 5 Stelle? Ognuno segue quel che ritiene giusto. Ma arte non è fare lo scapigliato, barba e baffi lunghi e parole in libertà


 di ALDO CAZZULLO
                                                             Muti: «Basta con l’Italia del turpiloquio
 «I
            o sono profondamente grato al mio Pae-
            se. All’Italia devo tutto. Per questo mi fa
            male vederla così. E avverto la necessità
 di alzare la voce, per segnalare qualche pericolo e
 qualche opportunità».
    Riccardo Muti, dopo il successo del concerto ver-
 diano di Roma e prima di partire per Chicago, sta
                                                             Grillo è come Iago, soltanto un critico»
 passando qualche giorno in montagna. A chieder-
 gli se abbia sciato, sorride. «Io non so sciare. I miei
 figli si divertono molto, il mio nipotino di 5 anni
                                                             «Si invoca il 100% di voti: un’avventura che abbiamo conosciuto, finita malissimo»
 sta imparando. Ma io appartengo a una generazio-
 ne di italiani per cui sciare non entrava nel novero        sorridere. Ha smarrito non solo il senso degli enor-                                                                                                   "il 100% dei voti": un’avventura che abbiamo già co-
 delle cose possibili. Se ripenso alla mia giovinezza,
 nella Puglia degli anni 50, mi sembra di essere vis-
 suto secoli addietro. Non c’era la tv; anche quando
                                                             mi sacrifici dei padri, ma anche la loro gioia di vive-
                                                             re. La Spagna è messa peggio di noi, però ha ancora
                                                             vitalità, joie de vivre, quell’attitudine che un tempo
                                                                                                                           ❜❜italiani
                                                                                                                           Gli
                                                                                                                                                                                                                    nosciuto, finita malissimo. E poi questo turpilo-
                                                                                                                                                                                                                    quio mi fa orrore. Un segno di abbrutimento». E gli
                                                                                                                                                                                                                    artisti saliti sul carro di Grillo? «Ognuno è libero di
 nacque la Rai, nessuno a Molfetta aveva il televiso-        ci rendeva simpatici al mondo e ora abbiamo perdu-                                                                                                     seguire quel che ritiene giusto. Faccio notare però
 re, per vedere Lascia e raddoppia si andava al cine-        to. A Chicago vedo tanti ragazzi italiani, gente in           si sono                                                                                  che noi abbiamo una idea un po’ distorta, per cui si
 ma. Ma era un Paese laborioso, in senso latino: "la-        gamba, che è dovuta fuggire. Non voglio fare il "lau-         stancati                                                                                 "fa" l’artista, mentre nella realtà si "è" artista. Esse-
 bor". Vigoroso, forte, disponibile alla fatica, al sacri-   dator temporis acti", ho sempre detestato chi dice-                                                                                                    re artista non significa fare lo scapigliato, un po’
 ficio, pieno di speranza».                                  va: "Ai miei tempi". Ma questo è un Paese malato,             della vecchia                                                                            folle, con la barba e i baffi lunghi e le parole in liber-
    «La mia era una famiglia numerosa. Non erava-            molto diverso da quello che sognavamo da ragazzi.             politica                                                                                 tà, sempre ad agitare le mani con violenza e a insul-
 mo poveri, papà era medico, ma dovette lavorare             Persino i profumi sembrano spariti: i profumi che                                                                                                      tare gli interlocutori. Non pretendo che tutti debba-
 molto per farci studiare. Alle elementari il maestro        uscivano dalle finestre d’estate, quando nelle case
                                                                                                                           ma ora hanno                                                                             no essere come Bach, solennemente seduto al suo
 era mio nonno, direttore della scuola Alessandro            ancora si cucinava, e si rideva. Ora viviamo in una           bisogno                                                                                  organo a comporre opere da consegnare a Dio e al-
 Manzoni: inflessibile, rigoroso, severo; un esempio         società grigia. L’Italia sembra aver tirato i remi in         di vedere luce                                                                           l’umanità, concependo nelle pause un sacco di fi-
 di decoro, dignità, lealtà. Davanti alla villa comuna-      barca. Non crede più nel futuro e in se stessa. Non                                                                                                    gli. Un modello di artista per me è Toscanini, uomo
 le, dove portavamo le ragazze a passeggiare, c’era          si fida più di nessuno; e con qualche motivo».                in fondo                                                                                 di grande semplicità, eleganza, coscienza civile. O
                                                                 «Non voglio dare giudizi sui politici; ma il livello      al tunnel                                                                                come Verdi. Uomini per cui la forma è contenuto».
                                                             di questi anni è sconfortante. Per mestiere mi capi-                                                                                                       A Verdi, Muti ha dedicato un libro e parte della

                       ❜❜ i politici
                       Pochi
                                                             ta di seguire dieci linee musicali, che si intersecano
                                                             e si contrappuntano, ma tendono all’armonia. Inve-
                                                             ce se metti anche solo tre politici in tv subito si gri-
                                                                                                                                                                                                                    stagione dell’Opera di Roma, con lavori considerati
                                                                                                                                                                                                                    minori che però esprimono l’identità italiana, da
                                                                                                                                                                                                                    Genova — con il Simon Boccanegra — a Venezia,
                                                             dano addosso, e non si capisce più nulla. Io credo                                                                                                     con I due Foscari. «Il ritorno del sentimento nazio-
                       interessati ai                        nella dialettica, nel confronto, nel rispetto. È evi-                                                                                                  nale può essere la premessa per la rinascita. Negli
                       concerti: Ciampi                      dente che per non precipitare verso il voto anticipa-                                                                                                  anni 70 l’inno, il tricolore, la patria erano parole so-
                                                             to occorre fare un governo di larghe intese, anche                                                                                                     spette. Io ci credevo già allora, ho sempre fatto l’in-
                       e Napolitano                          se, più dell’aggettivo, mi interessa il sostantivo: in-                                                                                                no, e soffrii quando si tentò di creare una polemica
                                                             tese. Una soluzione non populista, in cui i migliori                                                                                                   con Ciampi: dirigevo alla Scala il Fidelio, che consi-
                                                             esponenti delle diverse culture politiche si applica-                                                                                                  dero una sorta di inno del mondo, per questo rinun-
 l’orologio con la scritta: "Mortales vos esse docet         no ai problemi del Paese, si occupano delle fami-                                                                                                      ciai a Mameli; la cosa non fu spiegata al presidente
 quae labitur hora"; in sostanza, ricordati che devi         glie che già alla seconda settimana del mese sono                                                                                                      che ci rimase male, i media avevano già allestito il
 crepare. La scritta è sempre lì, ma nessuno ci fa più       in difficoltà. Ricordo Berlinguer e Almirante: ideo-                                                                                                   rogo, per fortuna ci chiarimmo subito». Alla guida
 caso. Per noi era davvero un richiamo etico, ci ricor-      logie sbagliate; ma personaggi strepitosi. I tagli alla                                                                                                della Scala, Muti ha passato 19 anni. E quella di og-
 dava il dovere di comportarci in modo civile, anche         cultura, al cinema, ai teatri, alle orchestre, sono ver-                                                                                               gi? «Il punto non è privilegiare Wagner rispetto a
 con le donne. Al liceo, dove aveva studiato Salvemi-        gognosi, ma non mi stupiscono: ai concerti, i politi-                                                                                                  Verdi: due geni che hanno avuto il solo torto di na-
 ni, le nostre serate erano il seguito delle lezioni: le     ci non vengono mai. Quelli davvero interessati li                                                                                                      scere nello stesso anno. Il punto è che la Scala rap-
 passavamo a conversare con gli insegnanti di lette-         conti sulle dita di una mano: come Ciampi e Napoli-                                                                                                    presenta storicamente la nostra nazione. È la voce
 ratura, latino, filosofia. Mio fratello maggiore è di-      tano, che vedevo a Salisburgo anche prima che di-                                                                                                      dell’Italia all’estero. La nostra anima. Se a un teatro
 ventato neuropsichiatra, il secondo ha fatto l’uni-         ventasse capo dello Stato. A quasi tutti gli altri, del-                                                                                               togli l’anima, gli hai tolto tutto. Sarebbe un tradi-
 versità navale di Napoli, i gemelli nati dopo di me         la musica e della cultura non importa nulla».                                                                                                          mento. È ovvio che la Scala può mettere in scena i
 sono ingegneri elettronici. Mio padre volle che                 E Grillo? «Mi ricorda Iago, che nell’Otello dice:                                                                                                  grandi musicisti austriaci e tedeschi. Ma dev’essere
 ognuno avesse una cultura musicale, a ingentilire           "Io non sono che un critico...". Criticare senza dare                                                                                                  consapevole che a Vienna, a Berlino, a Bayreuth so-
 una formazione così rigida; anche se il massimo             soluzioni credibili possono farlo tutti. Se dirigessi                                                                                                  no attrezzati — per tradizione, lingua, cultura — a
 che ci si poteva attendere, nella provincia del Sud,        un’orchestra dicendo solo quello che non va, non                                                                                                       farlo meglio di noi. Mentre se perdiamo la capacità
 era diventare direttore della banda del paese. A 7          risolverei nulla. Gli italiani si sono stancati della                                                                                                  di mettere in scena meglio degli altri Verdi, Pucci-
 anni mi misero in mano un violino, che ovviamen-            vecchia politica, ma ora hanno bisogno di vedere                                                                                                       ni, Bellini, Donizetti, Rossini, allora il danno sareb-
 te ho detestato con tutte le mie forze; anche perché        una luce in fondo al tunnel, e di qualcuno che li                                                                                                      be gravissimo, perché quella è la nostra cultura, sia-
 avrei voluto un fucile di legno con il tappo, all’epo-      guidi verso la luce. Invece sento invocare dittature,      Musica Riccardo Muti, nato nel ’41 a Napoli, iniziò a studiare musica in Puglia (Reuters)   mo noi. In Cina ogni anno aprono teatri, conserva-
 ca il più bel regalo possibile. Papà si era già arreso:                                                                                                                                                            tori, orchestre che la studiano, e se non teniamo il
 "Riccardo non è portato per la musica". Fu mia ma-                                                                                                                                                                 loro passo ne saremo sommersi. Questa era la linea
 dre a dire: "Diamogli ancora un mese". Un mese                                                                                                                                                                     che prima di me aveva seguito il mio predecessore
 proficuo. Decisivo è stato poi l’incontro con Nino
 Rota, il mio padre musicale, cui sono rimasto vici-
                                                             Per non precipitare verso il voto anticipato occorre un                                                                                                Abbado». Ma con Abbado non siete rivali? «Queste
                                                                                                                                                                                                                    sono cretinate messe in giro da chi ha sempre biso-
 no sino alla morte. Però la cosa più importante è                                                                                                                                                                  gno di rappresentare gli italiani divisi, come Coppi
 stata crescere in un’Italia piccola ma seria. Un Paese
 dalle radici poderose. Per questo oggi non ho diffi-
                                                             governo di larghe intese. E più dell’aggettivo mi interessa                                                                                            e Bartali. Ma Coppi e Bartali facevano la stessa cor-
                                                                                                                                                                                                                    sa. Abbado e io no, e per fortuna, altrimenti ci ren-
 coltà a stare accanto all’uomo più semplice della                                                                                                                                                                  deremmo ridicoli, visto che non abbiamo più
 terra come alla regina Elisabetta. Parte del mio per-
 corso si è svolta all’estero, ma io mi sento profonda-      il sostantivo: intese. Serve una soluzione non populista                                                                                               vent’anni. Apparteniamo a generazioni diverse, ma
                                                                                                                                                                                                                    abbiamo sempre avuto rapporti cordiali e ci stimia-




                                                             ❜❜
 mente italiano, ho dato ai figli i nomi dei nostri                                                                                                                                                                 mo, perché condividiamo lo stesso amore per il no-
 grandi santi — Francesco, Chiara, Domenico —, e                                                                                                                                                                    stro Paese e per quel linguaggio universale che la
 mi ribello nel vedere il mio Paese ridotto così».                                                                                                                                                                  musica italiana parla a tutti gli uomini».
    «L’Italia di oggi non sa più soffrire e non sa più                                                                                                                                                                                                       © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Muti sul corriere 31.3.2013

  • 1. Corriere della Sera Domenica 31 Marzo 2013 Primo Piano 13 Dopo il voto L’intervista Il colloquio Il maestro: gli artisti saliti sul carro 5 Stelle? Ognuno segue quel che ritiene giusto. Ma arte non è fare lo scapigliato, barba e baffi lunghi e parole in libertà di ALDO CAZZULLO Muti: «Basta con l’Italia del turpiloquio «I o sono profondamente grato al mio Pae- se. All’Italia devo tutto. Per questo mi fa male vederla così. E avverto la necessità di alzare la voce, per segnalare qualche pericolo e qualche opportunità». Riccardo Muti, dopo il successo del concerto ver- diano di Roma e prima di partire per Chicago, sta Grillo è come Iago, soltanto un critico» passando qualche giorno in montagna. A chieder- gli se abbia sciato, sorride. «Io non so sciare. I miei figli si divertono molto, il mio nipotino di 5 anni «Si invoca il 100% di voti: un’avventura che abbiamo conosciuto, finita malissimo» sta imparando. Ma io appartengo a una generazio- ne di italiani per cui sciare non entrava nel novero sorridere. Ha smarrito non solo il senso degli enor- "il 100% dei voti": un’avventura che abbiamo già co- delle cose possibili. Se ripenso alla mia giovinezza, nella Puglia degli anni 50, mi sembra di essere vis- suto secoli addietro. Non c’era la tv; anche quando mi sacrifici dei padri, ma anche la loro gioia di vive- re. La Spagna è messa peggio di noi, però ha ancora vitalità, joie de vivre, quell’attitudine che un tempo ❜❜italiani Gli nosciuto, finita malissimo. E poi questo turpilo- quio mi fa orrore. Un segno di abbrutimento». E gli artisti saliti sul carro di Grillo? «Ognuno è libero di nacque la Rai, nessuno a Molfetta aveva il televiso- ci rendeva simpatici al mondo e ora abbiamo perdu- seguire quel che ritiene giusto. Faccio notare però re, per vedere Lascia e raddoppia si andava al cine- to. A Chicago vedo tanti ragazzi italiani, gente in si sono che noi abbiamo una idea un po’ distorta, per cui si ma. Ma era un Paese laborioso, in senso latino: "la- gamba, che è dovuta fuggire. Non voglio fare il "lau- stancati "fa" l’artista, mentre nella realtà si "è" artista. Esse- bor". Vigoroso, forte, disponibile alla fatica, al sacri- dator temporis acti", ho sempre detestato chi dice- re artista non significa fare lo scapigliato, un po’ ficio, pieno di speranza». va: "Ai miei tempi". Ma questo è un Paese malato, della vecchia folle, con la barba e i baffi lunghi e le parole in liber- «La mia era una famiglia numerosa. Non erava- molto diverso da quello che sognavamo da ragazzi. politica tà, sempre ad agitare le mani con violenza e a insul- mo poveri, papà era medico, ma dovette lavorare Persino i profumi sembrano spariti: i profumi che tare gli interlocutori. Non pretendo che tutti debba- molto per farci studiare. Alle elementari il maestro uscivano dalle finestre d’estate, quando nelle case ma ora hanno no essere come Bach, solennemente seduto al suo era mio nonno, direttore della scuola Alessandro ancora si cucinava, e si rideva. Ora viviamo in una bisogno organo a comporre opere da consegnare a Dio e al- Manzoni: inflessibile, rigoroso, severo; un esempio società grigia. L’Italia sembra aver tirato i remi in di vedere luce l’umanità, concependo nelle pause un sacco di fi- di decoro, dignità, lealtà. Davanti alla villa comuna- barca. Non crede più nel futuro e in se stessa. Non gli. Un modello di artista per me è Toscanini, uomo le, dove portavamo le ragazze a passeggiare, c’era si fida più di nessuno; e con qualche motivo». in fondo di grande semplicità, eleganza, coscienza civile. O «Non voglio dare giudizi sui politici; ma il livello al tunnel come Verdi. Uomini per cui la forma è contenuto». di questi anni è sconfortante. Per mestiere mi capi- A Verdi, Muti ha dedicato un libro e parte della ❜❜ i politici Pochi ta di seguire dieci linee musicali, che si intersecano e si contrappuntano, ma tendono all’armonia. Inve- ce se metti anche solo tre politici in tv subito si gri- stagione dell’Opera di Roma, con lavori considerati minori che però esprimono l’identità italiana, da Genova — con il Simon Boccanegra — a Venezia, dano addosso, e non si capisce più nulla. Io credo con I due Foscari. «Il ritorno del sentimento nazio- interessati ai nella dialettica, nel confronto, nel rispetto. È evi- nale può essere la premessa per la rinascita. Negli concerti: Ciampi dente che per non precipitare verso il voto anticipa- anni 70 l’inno, il tricolore, la patria erano parole so- to occorre fare un governo di larghe intese, anche spette. Io ci credevo già allora, ho sempre fatto l’in- e Napolitano se, più dell’aggettivo, mi interessa il sostantivo: in- no, e soffrii quando si tentò di creare una polemica tese. Una soluzione non populista, in cui i migliori con Ciampi: dirigevo alla Scala il Fidelio, che consi- esponenti delle diverse culture politiche si applica- dero una sorta di inno del mondo, per questo rinun- l’orologio con la scritta: "Mortales vos esse docet no ai problemi del Paese, si occupano delle fami- ciai a Mameli; la cosa non fu spiegata al presidente quae labitur hora"; in sostanza, ricordati che devi glie che già alla seconda settimana del mese sono che ci rimase male, i media avevano già allestito il crepare. La scritta è sempre lì, ma nessuno ci fa più in difficoltà. Ricordo Berlinguer e Almirante: ideo- rogo, per fortuna ci chiarimmo subito». Alla guida caso. Per noi era davvero un richiamo etico, ci ricor- logie sbagliate; ma personaggi strepitosi. I tagli alla della Scala, Muti ha passato 19 anni. E quella di og- dava il dovere di comportarci in modo civile, anche cultura, al cinema, ai teatri, alle orchestre, sono ver- gi? «Il punto non è privilegiare Wagner rispetto a con le donne. Al liceo, dove aveva studiato Salvemi- gognosi, ma non mi stupiscono: ai concerti, i politi- Verdi: due geni che hanno avuto il solo torto di na- ni, le nostre serate erano il seguito delle lezioni: le ci non vengono mai. Quelli davvero interessati li scere nello stesso anno. Il punto è che la Scala rap- passavamo a conversare con gli insegnanti di lette- conti sulle dita di una mano: come Ciampi e Napoli- presenta storicamente la nostra nazione. È la voce ratura, latino, filosofia. Mio fratello maggiore è di- tano, che vedevo a Salisburgo anche prima che di- dell’Italia all’estero. La nostra anima. Se a un teatro ventato neuropsichiatra, il secondo ha fatto l’uni- ventasse capo dello Stato. A quasi tutti gli altri, del- togli l’anima, gli hai tolto tutto. Sarebbe un tradi- versità navale di Napoli, i gemelli nati dopo di me la musica e della cultura non importa nulla». mento. È ovvio che la Scala può mettere in scena i sono ingegneri elettronici. Mio padre volle che E Grillo? «Mi ricorda Iago, che nell’Otello dice: grandi musicisti austriaci e tedeschi. Ma dev’essere ognuno avesse una cultura musicale, a ingentilire "Io non sono che un critico...". Criticare senza dare consapevole che a Vienna, a Berlino, a Bayreuth so- una formazione così rigida; anche se il massimo soluzioni credibili possono farlo tutti. Se dirigessi no attrezzati — per tradizione, lingua, cultura — a che ci si poteva attendere, nella provincia del Sud, un’orchestra dicendo solo quello che non va, non farlo meglio di noi. Mentre se perdiamo la capacità era diventare direttore della banda del paese. A 7 risolverei nulla. Gli italiani si sono stancati della di mettere in scena meglio degli altri Verdi, Pucci- anni mi misero in mano un violino, che ovviamen- vecchia politica, ma ora hanno bisogno di vedere ni, Bellini, Donizetti, Rossini, allora il danno sareb- te ho detestato con tutte le mie forze; anche perché una luce in fondo al tunnel, e di qualcuno che li be gravissimo, perché quella è la nostra cultura, sia- avrei voluto un fucile di legno con il tappo, all’epo- guidi verso la luce. Invece sento invocare dittature, Musica Riccardo Muti, nato nel ’41 a Napoli, iniziò a studiare musica in Puglia (Reuters) mo noi. In Cina ogni anno aprono teatri, conserva- ca il più bel regalo possibile. Papà si era già arreso: tori, orchestre che la studiano, e se non teniamo il "Riccardo non è portato per la musica". Fu mia ma- loro passo ne saremo sommersi. Questa era la linea dre a dire: "Diamogli ancora un mese". Un mese che prima di me aveva seguito il mio predecessore proficuo. Decisivo è stato poi l’incontro con Nino Rota, il mio padre musicale, cui sono rimasto vici- Per non precipitare verso il voto anticipato occorre un Abbado». Ma con Abbado non siete rivali? «Queste sono cretinate messe in giro da chi ha sempre biso- no sino alla morte. Però la cosa più importante è gno di rappresentare gli italiani divisi, come Coppi stata crescere in un’Italia piccola ma seria. Un Paese dalle radici poderose. Per questo oggi non ho diffi- governo di larghe intese. E più dell’aggettivo mi interessa e Bartali. Ma Coppi e Bartali facevano la stessa cor- sa. Abbado e io no, e per fortuna, altrimenti ci ren- coltà a stare accanto all’uomo più semplice della deremmo ridicoli, visto che non abbiamo più terra come alla regina Elisabetta. Parte del mio per- corso si è svolta all’estero, ma io mi sento profonda- il sostantivo: intese. Serve una soluzione non populista vent’anni. Apparteniamo a generazioni diverse, ma abbiamo sempre avuto rapporti cordiali e ci stimia- ❜❜ mente italiano, ho dato ai figli i nomi dei nostri mo, perché condividiamo lo stesso amore per il no- grandi santi — Francesco, Chiara, Domenico —, e stro Paese e per quel linguaggio universale che la mi ribello nel vedere il mio Paese ridotto così». musica italiana parla a tutti gli uomini». «L’Italia di oggi non sa più soffrire e non sa più © RIPRODUZIONE RISERVATA