1. Prof.ssa Cristina Galizia www.arringo.wordpress.com
PROEMIO ODISSEA (traduzione di Vincenzo Monti)
« Narrami, o musa, dell'eroe multiforme, che tanto
vagò, dopo che distrusse la Rocca sacra di Troia:
di molti uomini vide le città e conobbe i pensieri,
molti dolori patì sul mare nell'animo suo,
per riacquistare a sé la vita e il ritorno ai compagni.
Ma i compagni neanche così li salvò, pur volendo:
con la loro empietà si perdettero,
stolti, che mangiarono i buoi del Sole
Iperione: ad essi tolse il dì del ritorno.
Racconta qualcosa anche a noi, o dea figlia di Zeus.
Invocazione alla Musa Calliope. cfr
Iliade (Cantami, o diva, del Pelide
Achille)
E’ il primo aggettivo Ulisse. πολύτροπον, polytropon,
che vuol dire “dai molti percorsi”: questo rimanda sia
ai molti percorsi attraversati fisicamente, dopo la
caduta di Troia, sia ai percorsi compiuti con la mente
e l’astuzia. Questi due aspetti si determinano l’un
l’altro: dal momento che ha viaggiato tanto, ha una
mente capace di districarsi in ogni situazione;
viceversa una mente così agile e astuta gli ha
permesso di superare le prove più difficili del suo
viaggio
Di Odisseo vengono da subito presentate le
sue caratteristiche:
il grande ingegno;
la capacità di sopportare il destino;
il desiderio di ritorno.
Odisseo viene rappresentato da subito
anche pietoso e rispettoso degli dei, a
differenza dei compagni stolti. La citazione
del fatto dell’ecatombe dei buoi serve ad
anticipare, fin già dal proemio, il tema della
punizione divina nei confronti dei malvagi,
che ripercorre l’intero poema.