1. LA CRISI DELLE CERTEZZE DA NIETZSCHE A FREUD
Angelo Napoli 5F
A primoimpattosembrerebbe che il filosofoNietzsche e lopsicanalista Freud fossero due pensatori molto
diversi. Tuttavia entrambi i personaggi vengono considerati critici e confutatori di diverse certezze che
investirono il pensierocollettivonel XIXsecolo.Infatti,questopuòessere consideratoun punto in comune:
entrambi criticano la tradizione e la civiltà contemporanea in qui vivono. In questo periodo, ad esempio,
alcune malattie come l'isteria, erano considerate malattie legate al corpo e non a condizioni nevrotiche
legate alla coscienza, o meglio all'inconscio dell'uomo. Freud è ricordato per questo: egli considera la
sessualità (confusa tradizionalmente con la genitalità) come energia, che chiama libido, la quale bisogna
essere espressa;e se ciònon avvenisse si formerebberonell'uomole nevrosi,ovverosquilibri che derivano
dal conflittotra l'Io e il suo Es. Ne “Il disagio della civiltà”, egli afferma che nella società succede la stessa
cosa: la repressionedellalibido dovuta ad un Super Io collettivo, indispensabile per garantire la sicurezza
nellasocietàcontemporanea,causamalessere e sconfortoall'uomo.PerFreud,infatti,l'uomoharinunciato
un po' di libertà in cambio di sicurezza, per cui in realtà l'infelicità che investe l'uomo deriva proprio da
questa restrizione imposta all'Es da parte della società. Tuttavia, egli sostiene che una società civile sia il
mal minore rispettoaduna societàdel tuttoliberanellaquale l'uomopossasfogare tutti i suoi desideri.Per
quanto riguarda Nietzsche, gli errori dell'umanità sono stati la morale e la metafisica ed egli giudica
entrambe. Come si può evincere dalla “Gaia Scienza”, Nietzsche, critica la metafisica e le religione
definendole menzogne originatedallaproiezione di alcune tendenze umane dell’esistenza,nelle quali Dio è
la piùantica:essanasce dallapaura originariadell'uomodi fronte allavita.Anche perFreud, ne “L'avvenire
di un’illusione”, la religione nasce per appagare il desiderio di sentirsi protetti di fronte alla vita, ma a
differenza di Freud, nella “Genealogia della morale”, Nietzsche vede nella religione (per lo più nel
cristianesimo) non un senso di protezione, bensì il frutto del risentimento dell'uomo verso la vita stessa.
Questorisentimentoproviene dagli schiavi,lacui morale esprimevalori antivitali, e conil tempoha avutola
meglio sulla morale dei signori, che esprime valori di vita. Per Nietzsche, infatti, l'uomo reprime i suoi
impulsi primari in quanto è sempre sopraffatto da sensi di colpa generati dalla concezione di peccato.
Proprioperquestol'eticadi Freud,secondocui l'uomodovrebbe rinunciare alle mete pulsionali per ridurre
la sofferenzanellasocietà,perNietzsche corrispondeallamorale dello schiavo, molto più apollinea, e non
ha quella dei signori, più vicina al concetto dionisiaco della vita. Da qui, infatti, si può scorgere questa
divergenza. In contrapposizione alla morale contemporanea, Nietzsche, propone la trasvalutazione dei
valori che non è intesa come un nuovo rapporto nei confronti di nuovi valori ma come una nuova
sensibilità, da parte dell'Ubermensch, capace di affermare se stessa per mezzo della volontà di potenza,
ovvero attraverso quella forza vitale, che coincide con la vita stessa, che produce continuamente se
medesimaautoaffermandosisopraogni cosa.Questo"oltreuomo"dev'essereanche ingradodi accettare la
dimensione tragicae dionisiacadellavita,di guardare in faccia alla realtà rapportandosi diversamente con
essa,oltrepassandoi limiti imposti dalla morale e dalla società contemporanea: azioni senza le quali non
reggerebbe l'eterno ritorno dell'uguale, concezione secondo cui tutto è destinato a ripetersi. In
conclusione,nonostante le lorodifferenze,ciòche accomuna di più entrambi i filosofi, è la loro capacità di
mettere indiscussione tutte le certezze, non solo di tipo filosofiche ma anche a livello psicologico, che si
erano fondate durante i secoli precedenti.