2. Un nuovo
modo di
pensare
● Scienza vs religione e filosofia
● Come vs perché
● Valore dell’esperienza
● Ragionamento induttivo vs ragionamento
deduttivo
● Valore del lavoro pratico e manuale
● La realtà scritta nel linguaggio dei numeri
● Relativismo
● Il mondo non è fatto solo per gli uomini
3. Francesco
Bacone
Bacone ha chiarissimo, e costituisce il suo
segno nella cultura europea moderna, il
rapporto inscindibile tra esperienza e scienza
e, di ritorno, tra scienza e tecnica, e quindi tra
scienza e società. La scienza non è pura
contemplazione delle cose ma osservazione
diretta della natura da cui si traggono gli
strumenti per un intervento diretto nella e
sulla natura stessa, in nome del benessere
collettivo dell’umanità.
4. Francesco
Bacone
Il metodo baconiano si accentra attorno alla teoria
dell’induzione, che occupa gran parte del Novum Organum
(1620). L’induzione è quell’itinerario logico della scoperta
che permette di risalire dall’osservazione di fatti empirici
all’enunciazione di principi generali astratti dotati di valore
esplicativo rispetto a un dato fenomeno: è l’idea, tutta
moderna, di un protocollo sperimentale della scienza,
ampiamente descritto nel Novum Organon.
5. Renato Cartesio
Pone quattro regole: Le quattro regole
prescrivono rispettivamente: 1) di accettare
soltanto conoscenze evidenti; 2) di scomporre i
problemi complessi in altri più semplici; 3) di
seguire un ordine logico nell’analisi delle
questioni, iniziando dalle più semplici per poi
elevarsi alle altre; 4) di contemplare tutti i casi
possibili, senza tralasciarne neppure uno.
6. Galileo
Galilei
Sperimentare, per Galileo, significa isolare dei
fenomeni specifici, ricostruibili in laboratorio,
per estrarre da essi le leggi matematiche
fondamentali della materia. L’esperimento
galileiano deve essere semplice, perché le
leggi della natura sono semplici e generali,
ripetibili, falsificabili, quantificabili: tutti
caratteri che denotano da allora ogni
esperimento scientifico degno di questo
nome.
7. Thomas
Hobbes
- Ogni uomo è affetto da una bramosia
naturale che lo porta a voler godere da solo di
quei beni che dovrebbero essere comuni. Per
Hobbes, quindi, l’uomo è un animale mosso
meccanicisticamente da pulsioni egoistiche.
- Ogni uomo per natura ritiene la morte
violenta il peggior male possibile e la sfugge
in ogni modo; ovvero, in ogni uomo, sin dallo
stato di natura, è insito l’impulso
all’autoconservazione
8. Thomas
Hobbes
L’associazione in gruppi nasce così dal timore reciproco o dal
bisogno, non certo dalla benevolenza.
Dati questi presupposti (l’uguaglianza naturale e la volontà di
nuocere al prossimo) lo stato di natura è uno stato di guerra di
tutti contro tutti, continua e costante; Hobbes lo definisce, con
una celebre formula latina, bellum omnium contra omnes.
Ma siccome l’istinto naturale dell’uomo lo porta a fuggire il
male più grande che può concepire, cioè la morte violenta, e
siccome lo stato di guerra continua non può che concludersi
con la distruzione dell’umanità, la ragione umana, dotata della
capacità di imparare dall’esperienza e provvedere al futuro,
suggerisce l’adozione delle leggi e del vivere civile.
9. Thomas
Hobbes
Patto sociale mediante cui gli uomini
rinunciano al “diritto su tutto” (ius in omnia)
dello stato di natura trasferendolo a terzi in
modo tale che, con la sottomissione della
volontà di tutti, si realizzi uno stato che si
ponga a difesa per tutti. Questo trasferimento
porta così alla costituzione dello Stato, o
persona civile, che ingloba in sé la volontà di
tutti e colui che lo rappresenta è il sovrano, di
cui ogni altro cittadino è suddito .
10. John Locke
Nello stato di natura il diritto naturale di ogni
uomo (composto di vita, libertà, sicurezza e
proprietà) è limitato dal diritto naturale di tutti
gli altri; questa è la sola legge valida ma, non
essendoci un’autorità superiore in grado di
proteggere tutti, ciascuno deve provvedere alla
difesa dei propri diritti. Si costituisce lo stato
civile, in cui gli uomini si organizzano in
società, la cui struttura permette di conservare
tutti i diritti implicati nel diritto di natura, fuorché
quello di farsi giustizia da soli (cioè l’uso
privato e personale della forza).
11. John Locke Il potere della società civile che comanda in società è scelto
dai cittadini stessi per mezzo dell’adesione e del consenso
e si divide in lesgislativo, esecutivo e federativo.
- Il potere legislativo, che è esercitato da un’assemblea
e riguarda le leggi, che devono essere uguali per tutti
e non variabili a seconda dei casi singoli. Le leggi
devono difendere la proprietà privata (che per Locke è
un diritto inalienabile della persona) ed essere
promulgate con il consenso del popolo, anche quando
si tratta di stabilire delle tasse, intese come un male
necessario per la sopravvivenza dello Stato stesso.
12. John Locke
- Il potere esecutivo, che deve occuparsi di
eseguire le leggi promulgate dal potere
legislativo e che è subordinato ad esso,
anche se esso è sempre in funzione (dato
che bisogna sempre obbedire alle leggi).
- il potere federativo, che rappresenta la
comunità di fronte a chiunque sia esterno
ad essa, si tratti di un singolo o di un’altra
comunità; il potere federativo è
inseparabile dal potere esecutivo.