LE IMPOSSIBILI CERTEZZE - PRODOTTI FITOSANITARI E PERICOLOSITA’
1. Estratto dal sito
www.ilfuturomigliore.org
LE IMPOSSIBILI CERTEZZE
PRODOTTI FITOSANITARI, PESTICIDI, DISERBANTI
INQUINAMENTO, TOSSICITÀ, CANCEROGENICITÀ
sergio benassai
1. L’ultima “emergenza”: il glifosato
L’ultima accesa discussione in materia è relativa al glifosato, uno dei diserbanti più usati anche in
Italia.
Nel marzo 2015 la IARC (International Agency for Research on Cancer) ha classificato il glifosato
(e i fitofarmaci che lo contengono) come sostanza cancerogena di categoria 2° (probabilmente
cancerogeno per l’uomo).
Nel novembre 2015, l'EFSA (European Food Safety Authority) ha concluso che è improbabile che
il glifosato costituisca un pericolo di cancerogenicità per l'uomo
Nel maggio 2016 una riunione congiunta di esperti della OMS (Organizzazione Mondiale della
Sanità) e della FAO (Food and Agricultural Organisation) ha confermato che è improbabile che il
glifosato comporti un rischio cancerogeno per le persone come conseguenza della esposizione
attraverso la dieta.
In un rapporto del 2016 dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) è
indicato che, nelle acque superficiali italiane, il glifosato supera nel 25% dei casi lo Standard di
qualità ambientale.
2. I cancerogeni 2A
Il glifosato, secondo la IARC, è un “probabile cancerogeno per l'uomo", così come lo sono (sempre
secondo la IARC) :
2. - le carni rosse
- il fumo del camino a legna
- l’esposizione professionale nell’industria petrolifera
- l’esposizione professionale nell’applicazione di pesticidi non arsenicali
- il mate (l’infusione simile al the molto popolare in Argentina)
- l’esposizione professionale di parrucchiere e barbieri
3. La pericolosità del glifosato e dei pesticidi
Che il glifosato (al di là della sua cancerogenicità) sia una sostanza pericolosa è un fatto
ampiamente riconosciuto.
Infatti, nel Regolamento europeo sulla classificazione delle sostanze pericolose (Regolamento
1272/2008) il glifosato è classificato come corrosivo per gli occhi (categoria 1) e pericoloso per
l’ambiente acquatico (tossicità cronica di categoria 2).
Facendo ancora riferimento al rapporto dell’ISPRA, risulta che, nel 2014, i prodotti fitosanitari
“molto tossici e tossici” rappresentano il 5,8% del totale, i “nocivi” il 24,3% e i “non classificabili”
il restante 69,9 %.
4. Attente/i a cosa si decide
Si deve dunque proibire l’uso del glifosato ?
Ma, come già accennato, diversi altri erbicidi o pesticidi sono altrettanto pericolosi.
Allora perché proibire solo il glifosato ?
La soluzione ideale sembrerebbe essere quella di decidere che i prodotti fitosanitari pericolosi non
devono essere usati .
Ma questo significa modificare radicalmente le attuali modalità di produzione di prodotti agricoli.
Siamo allora sicure/i di volere, per noi, e per tutto il mondo, solo alimenti biologici (chiarendo cosa
vuol dire), non trattati, e magari a km 0 ?
Se sì, credo proprio che dovremmo cambiare radicalmente le nostre diete e abituarci a pagare gli
alimenti molto di più.
5. Certezza-incertezza
Il punto centrale, relativamente all’argomento in questione, è sicuramente quello della validità dei
risultati dei “dati scientifici”.
Ebbene in materie come questa, la risposta scientifica non può essere una certezza.
Tornando al problema della pericolosità, va in primo luogo ricordato che una sostanza, come il
glifosato, che viene classificata come tossica, pericolosa per l’ambiente, ed eventualmente
cancerogena, è considerata tale solo se presente in concentrazioni superiori ad un certo valore.
E come viene stabilito questo valore ?
Non esiste una soglia certa al di sopra della quale si verificano certi effetti dannosi, e al di sotto
della quale non ci sono pericoli.
3. Le soglie sono valori convenzionali che, tra l’altro, sono definiti per grandi raggruppamenti di
sostanze.
Ad esempio una sostanza è definita come molto tossica se la dose letale media per ingestione (che
provoca la morte della metà di un gruppo di ratti albini) è inferiore a 5 mg per kg (peso del ratto): il
che significa che è classificata come molto tossica sia una sostanza per la quale è stato determinato
un valore di 0,01 mg/kg sia una sostanza per la quale è stato determinato un valore di 4 mg/kg.
Ma poi si tratta di stabilire a quale concentrazione una sostanza molto tossica presente, ad esempio,
nell’acqua, sia in grado di produrre effetti negativi per le persone che la utilizzano.
E qui di nuovo vengono “concordati” a livello internazionale o comunitario valori che in genere
vanno da 0,01 μg/l in su.
Per quanto riguarda la valutazione di cancerogenicità di una sostanza invece si utilizzano sia studi
epidemiologici sulle persone, sia analisi statistiche sugli animali, che però non possono mai dare
certezze, ma solo probabilità.
Se poi si tratta di valutare se un prodotto contenente una sostanza cancerogena sia a sua volta da
classificarsi come cancerogeno, seguendo il sistema globale armonizzato di classificazione dei
prodotti chimici, si definisce come cancerogeno un prodotto se esso contiene una sostanza
cancerogena in concentrazioni superiori a 0,1%.
Tenendo conto del fatto che le soglie finora descritte sono spesso basate su dati essenzialmente di
tipo probabilistico (percentuali di effetti letali negli animali da esperimento, risultati di studi
epidemiologici su popolazioni umane), ai quali si aggiungono ulteriori considerazioni (utilizzo di
fattori di abbattimento delle soglie per avere una maggiore sicurezza, raggruppamento di sostanze
sotto un’unica soglia, allarme sociale, ecc.), non ha alcun senso asserire che se si supera una certa
soglia c’è sicuramente un danno: al massimo si può asserire che c’è un aumento di probabilità di
danno.
Analogamente non avrebbe senso asserire che se si è al di sotto di una certa soglia non c’è
sicuramente un danno: al massimo si potrebbe asserire che c’è una riduzione della probabilità di
danno. Ma, a questo proposito, va anche ricordato che alcune sostanze, che sono pericolose in certe
quantità, potrebbero addirittura essere utili, se non necessarie, in piccole quantità
Una cosa dunque è certa: non ci sono certezze.