1. UN FUTURO “FUZZY”?
1. Due paroline sulla logica “fuzzy”
La logica “fuzzy” mette in discussione la “logica classica”, secondo la quale i predicati possono
assumere solamente due stati: vero e falso. Ma la “ logica classica” non è aderente alla realtà; nel
mondo reale non esistono solo il bianco o il nero, ci sono anche le sfumature.
Come disse Einstein: nella misura in cui le leggi della matematica si riferiscono alla realtà non
sono certe, e, nella misura in cui sono certe, non si riferiscono alla realtà.
La logica “fuzzy” ha anche origini filosofiche1.
E, ricordando che un tempo si sosteneva che in Giappone non esistesse un vocabolo dal significato
equivalente a “filosofia”, forse può apparire strano che la logica “fuzzy” si sia sviluppata più in
Giappone che nel mondo occidentale.
Comunque, come afferma il logico americano Bart Kosko: "la logica fuzzy comincia dove finisce la
logica occidentale".
2. Perché un futuro “fuzzy” ?
Chiunque acquisti un Ipad, uno smartphone, un tablet, un PC, o roba simile, dovrà (se già non lo
sapeva) scoprire che, anche consultando i manuali d’uso (che peraltro sono disponibili via internet,
ma solo dopo che si è riusciti a far funzionare l’apparecchio !), per svolgere le funzioni che
interessano, spesso dovrà procedere per tentativi, provando a premere su schermo o pulsanti un po’
a caso, fino ad ottenere il risultato voluto.
E, al supermercato, si acquista in base a criteri di “logica classica” (confronto “matematico” fra
necessità, qualità, prezzo) o in base ad una logica “fuzzy” , cioè là dove cade (o dove la “maestria
pubblicitaria” degli operatori fa cadere) l’occhio, o per un’improvvisa ”fantasia” sollecitata da non
si sa bene cosa ?
Che dire poi dell’economia finanziaria ?
Quale senso, in termini di “logica classica”, hanno i movimenti finanziari che sembrano guardare
più alle estemporanee dichiarazioni di un manager o di un politico che non alle condizioni
dell’economia reale ?
3. La cultura dell’Occidente
Se è consentito semplificare al massimo …..
La cultura occidentale si basa(va) sulle eredità greco-romana, cristiana e illuminista.
1
Si pensi all’antico paradosso del mentitore: il cretese Epimenide afferma che il cretese è bugiardo.
Secondo la “logica classica”, per la quale esiste solo il vero o il falso, il paradosso è irresolubile.
Secondo la logica “fuzzy” l'enunciato del paradosso non è né vero né falso, ma è semplicemente
una mezza verità o una mezza falsità.
2. L’eredità greco-romana è caratterizzata dalla filosofia, dalla logica aristotelica, dal diritto romano,
dalla democrazia.
L’eredità cristiana è caratterizzata dall’obbligo di comportarsi in modo da meritarsi il futuro
Paradiso, ma con la consapevolezza che l’umanità è debole (e, quindi, nella vulgata cattolica, con la
consapevolezza di essere “inevitabilmente” peccatrici/ori, ma con la possibilità di “redimersi”
attraverso la confessione).
L’eredità illuminista è caratterizzata dalla fiducia nelle capacità umane, nella conoscenza
scientifica, nel continuo sviluppo.
E adesso ?
3.1 Eredità greco-romana
Quanto alla filosofia, essa è certamente ancora viva e presente nell’Occidente, e non appiattita sul
passato, sia pure con alterne vicende.
Da una parte rinvigorita dalla necessità di affrontare le questioni di fondo dell’etica, sia pure se
“etero-diretta” dall’impegno nel trovare una risposta, non religiosa, ma laica, e quindi filosofica, ai
problemi connessi con la vita: lo statuto dell’embrione, la procreazione assistita, l’aborto, il
testamento biologico.
Dall’altra un po’ immiserita, nei filoni minimalisti e nella “deriva” linguistica alla Chomsky.
Ma, soprattutto, messa in crisi appunto dall’emergere della logica “fuzzy”, che sembra prefigurare il
superamento della “logica classica”, con la conseguenza di un crescente pessimismo sulla
possibilità di dare risposte “alte”, intrinsecamente valide, assolute.
E il diritto romano, ancora molto “presente” nei paesi latini, sembra ormai inadeguato, col suo
bagaglio procedurale e un po’ bizantino, a dare le necessarie e tempestive risposte richieste dalla
velocità delle trasformazioni in atto.
Anche la democrazia, a lungo considerata il miglior sistema possibile o, per dirla con Churcill: la
democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle altre forme che si sono
sperimentate finora, è ormai soggetta a forti critiche e, alla luce delle recenti crisi, messa addirittura
in discussione per la sua incapacità di gestire la sempre crescente globalizzazione finanziaria.
3.2 Eredità cristiana
Se non consideriamo fondamentale, da un punto di vista pratico, il messaggio evangelico centrato
sull’altruismo, sull’amore per le/gli altre/i, sulla rinuncia ai beni materiali, l’eredità cristiana
(soprattutto nella sua versione cattolica) si caratterizza, da una parte, come le altre grandi religioni
monoteistiche, nell’affermare di continuo una supremazia naturale dei valori (definiti appunto come
“naturali”) espressi dalla chiesa sui valori laici, supremazia che non può essere messa in
discussione. Dall’altra (di nuovo nella versione cattolica) in una piena condiscendenza nei confronti
di ogni azione “cattiva” (il peccato), riconosciuta come inevitabile (siamo tutti peccatori) e
comunque “risanabile” attraverso la confessione: di qui la tolleranza, il perdono, sempre purché non
si tratti di una messa in discussione dei valori definiti “naturali”.
Considerando poi l’eredità derivante dalla versione protestante del cristianesimo non si può non
ricordare come il valore primario della responsabilità individuale possa essere considerato (vedi
L'etica protestante e lo spirito del capitalismo di Max Weber) uno dei fondamenti dello sviluppo
3. del capitalismo, sia pure nella versione che considera un vero capitalista chi ottiene la massima
soddisfazione dal conseguimento del profitto e non dai piaceri procurati dal guadagno.
3.3 Eredità illuministica
Dal “secolo dei Lumi” abbiamo poi ereditato la fede nella ragione, coniugata con il metodo
scientifico, ritenendo che in tal modo si potesse prefigurare un continuo progresso in termini
conoscitivi, materiali, ed anche etici.
Ma è stata la scienza stessa a mostrare l’impossibilità di una crescente conoscenza razionale che
potesse man mano spiegare tutto.
Basti pensare, limitandosi al campo scientifico, a quanto è maturato col principio di
indeterminazione di Heisemberg, o, più in generale, all’incapacità di pervenire ad una conoscenza
“sicura” di tanti fenomeni fisici (ad esempio: le attuali polemiche su riscaldamento globale, effetto
serra, tossicità/cancerogenicità di alcune sostanze, ecc.).
4. Futuro fuzzy ?
Comunque non si tratta, credo, di buttare a mare il nostro patrimonio culturale, politico, scientifico.
E’ però necessario fare i conti con la realtà.
E forse può essere di qualche aiuto anche l’invito di François Julienne 2 ad avvicinarsi alla cultura
cinese e provare a cimentarsi con una ipotesi di continua e lenta, e ineluttabile, trasformazione,
senza fossilizzarsi su certezze, che poi non si rivelano più tali.
Per questo un approccio “fuzzy” può essere utile.
Riconoscere che le certezze di oggi sono destinate ad essere sostituite da altre in futuro.
Riconoscere anzi che non esistono certezze assolute, ma solo approssimazioni di conoscenza.
Abituarsi a vivere nella consapevolezza dell’incertezza, ma senza rinunciare comunque ad operare
(pur con la coscienza della nostra imperfezione).
E dovrebbe essere una logica conseguenza, in assenza di “assoluti”, la tolleranza (se non l’interesse)
verso posizioni diverse dalle proprie.
2
François Julienne - Le trasformazioni silenziose – Raffaello Cortina Editore