Di Anna Maria Ponzellini
Tra le molte disuguaglianze che caratterizzano il mondo del lavoro quella di genere è una delle più consolidate e riottose al miglioramento. Il genere continua a determinare differenti condizioni di accesso alle risorse, alle ricompense sociali, alle chances sociali. La divisione sessuale del lavoro in famiglia e nei ruoli lavorativi è una delle variabili più incidenti sulla disuguaglianza tra donne e uomini. Cui si assommano i diversi profili di tutela socio-istituzionale e consolidate tradizioni di potere. Quanto è profonda questa disuguaglianza? Quali forme prende? Quali sono le maggiori difficoltà per realizzare una maggiore parità tra uomini e donne? La tecnologia informatica, dematerializzando il lavoro e rendendo virtuale il nesso tra lavoro e posto fisico di lavoro, può favorire l’uguaglianza tra uomini e donne?
Anna Maria Ponzellini è sociologa del lavoro, è stata docente di Relazioni industriali e di Organizzazione e gestione delle risorse umane alle Università di Bergamo e di Brescia e direttore di ricerca alla Fondazione Pietro Seveso di Milano. È partner della società di consulenza Apotema, Etica ed Economia. Si occupa di relazioni industriali, organizzazione del lavoro e politiche del lavoro e del welfare, con particolare riferimento ai giovani, alle donne e agli anziani. Su questi temi ha pubblicato diversi libri e articoli su riviste nazionali e internazionali.
L'industria della finanza, la digitalizzazione dei processi lavorativi e la b...
Tecnologie, tempo e conciliazione
1. TECNOLOGIE E NUOVI PATTERN
SPAZIO-TEMPORALI NEL LAVORO
ISMEL - SETTIMANA DEL LAVORO
Anna M. Ponzellini (APOTEMA)
Torino, 25 maggio 2018
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2. Tre premesse
• Anche nelle sue espressioni più evolute, il job design ha tenuto in
scarso conto le dimensioni del tempo e dello spazio;
• Il conflitto sul tempo di lavoro non è mai finito, si è trasformato (più
individualizzato, più spinto dalle donne);
• E’ però la fine del luogo di lavoro unico l’elemento che segna il vero
cambiamento antropologico del lavoro.
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3. Pino E. – scelta del tempo
Pino, 25 anni, è un addetto alle vendite nell’area tessili della Market Hall di un negozio di
una grande catena della distribuzione organizzata no-food. Ha un contratto part time di 24
ore la settimana. Il sistema “time” introdotto con ultimo rinnovo contrattuale gli permette di
scegliere i turni di lavoro, collocando le sue preferenze in una tabella elettronica relativa a un
dato periodo di programmazione (in genere, otto settimane). Nel caso di sovrapposizione
delle preferenze, interviene un sistema automatico di totalizzatori che garantisce equità,
ridistribuendo le persone sui turni meno “gettonati”. Pino preferisce lavorare nelle fasce
orarie pomeridiane e serali (trova meno traffico sulla tangenziale) e nove volte su dieci
ottiene di lavorare nei turni che ha scelto. Sta partecipando a un programma aziendale di
formazione e affiancamento per poter ricoprire anche posizioni di vendita in aree diverse
(bambini, utensili cucina, ecc.), in quanto l’efficacia del sistema è legata alla numerosità del
bacino di persone che possono ruotare sui turni e la polivalenza è necessaria a massimizzare
le loro possibilità di scelta (caso Ikea/Pero e Ponzellini, Progetto Equipe2020).
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4. Loredana P. – scelta del tempo e del luogo
Loredana, 38 anni, lavora da 4 anni con contratto full-time e a t.i. in una società milanese
che fornisce alle aziende pacchetti di flexible benefits. Abita a Cologno M., ha due figli. In
azienda si occupa di caricare le fatture di acquisto dei beni per cui si può chiedere
rimborso. Da un paio d’anni ha aderito all’opportunità di lavorare per 4 giorni al mese da
remoto. In genere lavora da casa: interrompe il lavoro circa un’ora prima del solito orario
d’ufficio per accompagnare i figli in piscina e recupera più tardi o si è portata avanti la
mattina. Ha scelto il giovedì ma a volte cambia giorno, a seconda delle riunioni di lavoro o
anche di impegni familiari, deve solo mandare un messaggio con 48 ore di anticipo al suo
responsabile. Segnala il giorno in cui non va in ufficio attraverso l’accesso ad una agenda
elettronica collettiva che serve anche a prenotare il proprio spazio in azienda, dove sono
state superate le postazioni fisse personali. Ha dovuto organizzarsi nella nuova routine ma
attualmente, se potesse, aumenterebbe il numero di giornate da effettuare a distanza
(caso Muoversi, Ponzellini, 2016).
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5. Antimo C. – reperibilità a distanza
Antimo, 47 anni, è addetto all’assistenza e manutenzione di impianti (presso clienti
dovunque nel mondo), monitorati attraverso sistemi di manutenzione predittiva (sensori e
altri softaware che raccolgono dati sullo stato delle macchine e, attraverso il cloud, ne
consentono l’analisi in tempo reale, per esempio segnalando la presenza di problemi).
Oltre agli interventi ordinari che vengono eseguiti secondo i normali turni giornalieri di
lavoro, quando scaHa un allarme su un impianto a distanza, lui e i suoi colleghi ricevono
una segnalazione via email (o sms) e devono intervenire prontamente a qualsiasi ora e in
qualsiasi giorno della settimana. Per questi casi, il contratto aziendale prevede un sistema
di reperibilità particolare, che è regolato attraverso la presa in carico a rotazione di uno
smartphone collegato alle macchine: il telefono squilla quando queste richiedono
assistenza e il lavoratore reperibile deve rispondere, che sia notte o giorno, connettersi da
dove vuole e risolvere il problema. Per la reperibilità è prevista una particolare indennità
forfettaria mensile. Fino ad ora, gli interventi reperibili hanno riguardato una frazione
ridotta del tempo di lavoro (non più del 20% dell’orario) ma tendono ad aumentare (Caso
Micron, Della Rocca, Equipe2020, 2017).
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6. Franco G. – fine della presenza
Franco, 54 anni ed è un tecnico progettista, inquadrato al settimo livello, di una
grande multinazionale americana di semiconduttori, settore delle memorie. Si
occupa della progettazione di sistemi di supporto per la produzione (Computing
Integrated Manufacturing) per il settore automotive. L’azienda ha eliminato la
timbratura della presenza per i quadri e i settimi livelli ma chiede loro di
responsabilizzarsi sui tempi di consegna dei progetti, che vanno rispetatti in modo
stringente per evitare penali. Franco quindi è abituato a lavorare molte ore
quando è sotto scadenza, a volte anche per fare fronte a imprevisti e
malfunzionamenti non dipendenti da lui, anche se poi ha la possibilità di staccare
per un paio di giorni o anche per una settimana, senza dover chiedere a nessuno.
Per rendere conto del suo lavoro deve solo compilare mensilmente un time-sheet
con il resoconto dettagliato delle attività prestate per il controllo di gestione (Caso
Micron, Della Rocca, Equipe2020, 2017).
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7. Melissa C. – libertà a tempo denso
Melissa, 28 anni, una laurea umanistica, sta facendo un master in applicazioni
software per la cyber-sicurezza. Da circa un anno, guadagna discretamente come
free-lance svolgendo saltuariamente brevi lavori di business analytics tramite la
piattaforma Upwork a cui si è iscritta. In concreto, quando ha del tempo libero
accede alla piattaforma, seleziona una offerta (di clienti sconosciuti) e compete
con altri per aggiudicarsela in base al punteggio che si è guadagnata attraverso il
sistema di reputazione della piattaforma. Se si tratta di un incarico a tempo,
quando comincia il suo lavoro deve attivare una applicazione conta-tempo. Non
solo, per impedire opportunismi (mi connetto e poi vado a bere il caffè...), il
software di controllo registra l’attività che l’operatore sta facendo ogni dieci
minuti, anche verificando i programmi che sta usando e che devono essere
coerenti con l’attività pagata. Succede quindi che, quando si prende una pausa a
volte anche solo per una sigaretta, Melissa preferisca spegnere il conta-tempo
(Ponzellini, 2017).
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8. Ricapitolando
1. Il lavoratore a turni del grande magazzino può ora scegliere quando lavorare e conquistarsi così
un migliore equilibrio tra vita e lavoro, ma il suo tempo di lavoro resta accuratamente misurato,
anche perché la sua presenza in negozio è indispensabile per l’organizzazione per cui lavora...
2. L’impiegata in smartworking un giorno la settimana (o per qualche mese dopo la maternità)
lavora lo stesso numero di ore che in ufficio e, anche quando non è presente, deve essere
raggiungibile al telefono nelle fasce orarie prefissate, anche se in qualche caso potrà farlo dai
giardinetti dove ha accompagnato i bambini; è comunque contenta di poter gestire con maggiore
flessibilità la sua giornata di lavoro e soprattutto di risparmiare il tempo inutile del pendolarismo
quotidiano...
3. Il manutentore che risolve i problemi delle macchine a distanza, per la maggior parte della sua
settimana ha un normale lavoro di routine organizzato su turni all’interno delle mura aziendali;
l’obbligo a essere reperibile h.24 alcune giornate al mese in qualche modo peggiora la sua
qualità del lavoro, anche se il disagio è ben compensato da una consistente l’indennità di
reperibilità. L’orario di lavoro, anche se non sempre la presenza, guida il sistema di controllo a cui
è sottoposto (anche se il controllo della efficacia della sua prestazione è integrato nel processo di
produzione-manutenzione).
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9. Ricapitolando
4. Il professional che lavora in una società d i progettazione riconosce di godere di grande
autonomia nel lavoro: conosce gli obiettivi che deve raggiungere, gli standard di qualità
e le scadenze da rispettare; si è abituato a gestire la sua attività secondo i ritmi che gli
sono più consoni ma che devono essere anche efficienti per l’azienda, per cui non gli
pesa tenere sotto controllo la posta anche la sera o nel week-end e non chiede permessi
per le visite mediche. E’ vero che nessuno gli chiede conto del solito doppio a tennis del
mercoledì pomeriggio, ma quando è so)o scadenza non ci sono né sabati né domeniche
(né mercoledì)...
5. La studente che lavora sulla piattaforma Upwork vende a buon prezzo servizi di data
visualization e di business analytics, utilizza programmi che conosce bene e quindi sa
fare velocemente; lavora nei tempi liberi tra un esame e l’altro e magari anche in viaggio
mentre va a trovare amici in giro per il mondo (ma mediamente non più di una decina di
ore alla settimana); ogni tanto pensa che lavorerà così per sempre e comunque, per ora,
non gli pesa più che tanto che mentre è online il suo tempo-macchina sia
insistentemente monitorato...
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10. Su quali aspetti riflettere? QL e QWL
La qualità del lavoro e della vita di lavoro migliorano sensibilmente, tuttavia con alcune
criticità:
• Aumenta la libertà di scelta del tempo e del luogo (ma non sempre l’autonomia nella
gestione del lavoro: metodi, procedure);
• Gli spazi di lavoro si articolano: domestication del lavoro (Bologna e Fumagalli, 1997),
gestione dei nuovi spazi (Burchi, 2014);
• L’ equilibrio vita-lavoro diventa più facile ma i confini tra tempi di lavoro e di vita tendono a
sovrapporsi (Webster) e Il tempo di lavoro a dilatarsi (Crary, 2016; Schor, 2010; Morini,
2017): ci vogliono nuove competenze di autogestione del tempo;
• Nonostante le nuove possibilità di scelta, alcune dimensioni del tempo continuano ad
essere oggetto di misurazione: non sempre la durata e la collocazione (Ponzellini, 2003)
ma il ritmo (velocità), le pause (tendono ad essere eliminate: intensificazione), la
tempestività (i tempi di consegna), ecc.
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11. Su quali aspetti riflettere? il controllo
Se andiamo verso la fine della presenza (combinazione di un tempo e di un luogo unico)
come misura della prestazione...
Dove si concentrerà allora il controllo dell’impresa?
• aumenta la misurazione di altri aspetti della prestazione (risultati, carico di lavoro)
• aumenta la possibilità di controllo da remoto
• aumenta la richiesta di autocontrollo/commitment
Che spazi si aprono, che criticità avanzano?
• La necessità di autocontrollo/commitment apre spazi di partecipazione
• Le tecnologie possono rendere il lavoro più intenso
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12. Allargando la riflessione ...
• Limiti strutturali all'azione del sindacato tradizionale?
Non è solo il Lavoro agile. La fine del pattern fordista della presenza apre vuoti di regolazione
e problemi inediti per il sindacato. Le altre forme di controllo – carichi di lavoro, controlli da
remoto, reperibilità ad oltranza – richiedono norme contrattuali nuove.
• Annunci di fine della subordinazione?
La fine della presenza come parametro di misura del lavoro avvicina il lavoratore dipendente
al lavoratore autonomo. Nel mercato del lavoro, le aree occupate dai knowledge workers già
evidenziano una sovrapposizione.
Paradossalmente, i lavori free-lance sulle piattaforme, a causa delle tecnologie di controllo
(fattorini in furgone, riders delle consegne, professional on-demand) tendono ad assumere
caratteristiche tipiche del lavoro dipendente
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