Vicende di una passione per scalare
Autore: Sandro Neri
Editore: Idea Montagna
Argomento: arrampicata
Pagine: 208
Formato: 12x20 cm
Data di pubblicazione: 10/10/2012
Sandro Neri è riconosciuto come uno dei più forti arrampicatori bellunesi. Fin dai primi anni '80, seguendo le orme di Mauro Corona e Icio Dall'Omo (i famosi "ragazzi dello zoo di Erto"), ha contribuito alla crescita, nella sua provincia e in Italia più in generale, dell'arrampicata sportiva.
Arrampicatore di talento ci spiega come è nata la sua passione per la scalata e come si è evoluta negli anni, dall'apertura di nuovi itinerari di altissimo livello alle gare, nate proprio in quel periodo.
Il tutto è ricordato con le "zampe all'aria" dopo che una banale caduta in falesia lo ha costretto a diversi mesi di degenza e riabilitazione.
Ora Sandro Neri rappresenta l'anello di congiunzione tra la prima e la seconda generazione di arrampicatori. È infatti allenatore di una squadra di giovani promettenti che gli permettono di non vedere la sua grande passione svanire con i suoi acciacchi di cinquantenne.
Neri in questo libro non è solo narratore ma anche poeta. Riesce, con pochi versi dialettali, a rendere l'essenza della scalata e del valore educativo che essa contiene.
Una lettura piacevole, emozionante, a volte esilarante.
www.ideamontagna.it/librimontagna/libro-alpinismo-montagna.asp?cod=41
Nashira è un mondo misterioso in cui l’elemento più prezioso è l’aria: è sempre più scarsa, e solo i giganteschi alberi che ricoprono Talaria, il suo regno più esteso, sono in grado di produrla. Ma l’aria tende a disperdersi in fretta ed è trattenuta sulla superficie da speciali pietre dotate di poteri arcani, che possono essere attivate solo da una casta di sacerdoti, i Risonanti. I Risonanti hanno un unico destino: votarsi al culto di una delle quattro divinità che vegliano su Talaria.
Viaggio di Solidarietà - V Edizione (Diario di Viaggio)Nonno Franceschini
Già la quinta edizione.
Da una necessità pratica – quella di portare a destinazione gli aiuti raccolti – i Viaggi di Solidarietà sono tramutati, nel corso del tempo, in uno degli aspetti essenziali per il sostegno e lo sviluppo delle stesse azioni di solidarietà.
Sotto il profilo umano e di percorso personale garantiscono un’esperienza unica, a poche ore di auto da casa, dove poter ricollocare le proprie priorità in fatto di valori e di cose veramente importanti;
l’aspetto sociale garantisce invece il fiorire di nuove amicizie, anche – e soprattutto – tra persone con diversi retroterra culturali, visioni del mondo e atteggiamenti, che ‘a casa’ avrebbero avuto difficilmente l’occasione di confrontarsi, soprattutto con quel pathos e sincerità che si creano naturalmente durante la visita e l’esperienza di contesti difficili, di povertà e di violenza;
l’aspetto solidaristico è quello che, più di tutti, rende il viaggio, non il semplice macinare 3.500 km in poco più di una settimana, ma una meta metafisica e simbolica che altro non è che il trovare sé stessi, centrarsi, una metafora che riesce a coniugare l’essere utili a qualcuno che ne a bisogno con l’essere utili a sé stessi.
Niente di nuovo, comunque: io ho quel che ho donato, recita il motto dannunziano.
Corrado è uno dei ragazzi che da deciso di mettersi in discussione in un viaggio di otto giorni tra esperienze nuove, con compagni di viaggio sconosciuti, in una terra che aveva studiata grazie al suo percorso di studi, culminando in una tesi “Kosovo, una storia balcanica” che affronta la storia della regione dall’etimologia del nome fino ai fatti di violenza degli ultimi anni.
La sua esperienza e le sue emozioni li restituisce in questo diario di viaggio.
È un pensiero personale la cui condivisione riteniamo importante, non solo per il racconto in sé, ma anche per lo slancio che può dare ad altre persone a voler intraprendere una strada di ricerca personale e di aiuto verso gli altri.
A lui va il nostro ringraziamento per avere trasferito su carta i pensieri e le emozioni, permettendoci di poterli quindi condividere con tutti.
Cogliamo l’occasione per rivolgere un sincero ringraziamento a Giorgio De Rocchis, instancabile e prezioso nella creazione di relazioni e la raccolta di materiali e aiuti; a Davide, Guido, Muppet, Elisa (fotografa eccezionale), Massimo, Simone, José, Carlo, Michael, Matteo e Chiara, Jacopo, Marcello, Daniele, Stefano e Benedetta per la compagnia, la pazienza e il pensiero che giornalmente dedicano alle famiglie delle enclavi.
BeLoveRevolution
“L’essenziale è invisibile agli occhi”
Il Piccolo Principe
Antoine De Saint-Exupéry
Le produzioni della Compagnia Teatrale Ibuka Amizero desiderano raccontare storie di donne e di uomini, dando voce a chi non ha voce.
La compagnia crede nel narrare attraverso l'insieme di linguaggi.
I temi scelti dalla compagnia toccano la sensibilità del gruppo e vengono tradotti in linguaggio teatrale dopo un approfondito lavoro di ricerca e documentazione.
I testi e la maggior parte delle musiche degli spettacoli sono creati dalla compagnia stessa.
La compagnia si avvale da anni della supervisione registica e artistica di Matteo Destro, dell’ATELIER Mask Movement Theatre.
Nashira è un mondo misterioso in cui l’elemento più prezioso è l’aria: è sempre più scarsa, e solo i giganteschi alberi che ricoprono Talaria, il suo regno più esteso, sono in grado di produrla. Ma l’aria tende a disperdersi in fretta ed è trattenuta sulla superficie da speciali pietre dotate di poteri arcani, che possono essere attivate solo da una casta di sacerdoti, i Risonanti. I Risonanti hanno un unico destino: votarsi al culto di una delle quattro divinità che vegliano su Talaria.
Viaggio di Solidarietà - V Edizione (Diario di Viaggio)Nonno Franceschini
Già la quinta edizione.
Da una necessità pratica – quella di portare a destinazione gli aiuti raccolti – i Viaggi di Solidarietà sono tramutati, nel corso del tempo, in uno degli aspetti essenziali per il sostegno e lo sviluppo delle stesse azioni di solidarietà.
Sotto il profilo umano e di percorso personale garantiscono un’esperienza unica, a poche ore di auto da casa, dove poter ricollocare le proprie priorità in fatto di valori e di cose veramente importanti;
l’aspetto sociale garantisce invece il fiorire di nuove amicizie, anche – e soprattutto – tra persone con diversi retroterra culturali, visioni del mondo e atteggiamenti, che ‘a casa’ avrebbero avuto difficilmente l’occasione di confrontarsi, soprattutto con quel pathos e sincerità che si creano naturalmente durante la visita e l’esperienza di contesti difficili, di povertà e di violenza;
l’aspetto solidaristico è quello che, più di tutti, rende il viaggio, non il semplice macinare 3.500 km in poco più di una settimana, ma una meta metafisica e simbolica che altro non è che il trovare sé stessi, centrarsi, una metafora che riesce a coniugare l’essere utili a qualcuno che ne a bisogno con l’essere utili a sé stessi.
Niente di nuovo, comunque: io ho quel che ho donato, recita il motto dannunziano.
Corrado è uno dei ragazzi che da deciso di mettersi in discussione in un viaggio di otto giorni tra esperienze nuove, con compagni di viaggio sconosciuti, in una terra che aveva studiata grazie al suo percorso di studi, culminando in una tesi “Kosovo, una storia balcanica” che affronta la storia della regione dall’etimologia del nome fino ai fatti di violenza degli ultimi anni.
La sua esperienza e le sue emozioni li restituisce in questo diario di viaggio.
È un pensiero personale la cui condivisione riteniamo importante, non solo per il racconto in sé, ma anche per lo slancio che può dare ad altre persone a voler intraprendere una strada di ricerca personale e di aiuto verso gli altri.
A lui va il nostro ringraziamento per avere trasferito su carta i pensieri e le emozioni, permettendoci di poterli quindi condividere con tutti.
Cogliamo l’occasione per rivolgere un sincero ringraziamento a Giorgio De Rocchis, instancabile e prezioso nella creazione di relazioni e la raccolta di materiali e aiuti; a Davide, Guido, Muppet, Elisa (fotografa eccezionale), Massimo, Simone, José, Carlo, Michael, Matteo e Chiara, Jacopo, Marcello, Daniele, Stefano e Benedetta per la compagnia, la pazienza e il pensiero che giornalmente dedicano alle famiglie delle enclavi.
BeLoveRevolution
“L’essenziale è invisibile agli occhi”
Il Piccolo Principe
Antoine De Saint-Exupéry
Le produzioni della Compagnia Teatrale Ibuka Amizero desiderano raccontare storie di donne e di uomini, dando voce a chi non ha voce.
La compagnia crede nel narrare attraverso l'insieme di linguaggi.
I temi scelti dalla compagnia toccano la sensibilità del gruppo e vengono tradotti in linguaggio teatrale dopo un approfondito lavoro di ricerca e documentazione.
I testi e la maggior parte delle musiche degli spettacoli sono creati dalla compagnia stessa.
La compagnia si avvale da anni della supervisione registica e artistica di Matteo Destro, dell’ATELIER Mask Movement Theatre.
Damiano aveva giurato: quell’ultima vetta ancora, e poi avrebbe dato l’addio all’alpinismo. Ma proprio sull’agognata Cima Dodici un avvenimento inaspettato mette sottosopra la sua vita.
Sullo sfondo, due grandi storie d’amore: quelle tra lo scalatore e Cecilia e fra gli studenti universitari Marco e Milena, che finiranno imprevedibilmente con l’intrecciarsi.
Un limoncello all'inferno (prima stazione)elnovovassor
Quel 27 gennaio mio papà mi ha liberata dalle zavorre della nostalgia; mi ha permesso di accettare la mia identità composta da due anime, da due culture, da due patrie: non potrei consistere senza una delle due.
Storia di un reduce dai campi di sterminio nazisti, fra i molti che racchiude, è questo forse il messaggio conclusivo del libro memoria-romanzo di Centonze. Quello che condensa i caratteri del suo animo esuberante e mette in luce il legame profondo con il padre. Legame che non è banale attaccamento al genitore preferito, ma elogio della paternità – il senso acuto della responsabilità sopravvissuto in uomo pur così ferito e segnato da una esperienza atroce - e della maternità. Perché Cosetta (colei che scrive in prima persona) l’ha preso veramente per mano, come quei bambini che si sono persi in un contesto non più familiare, e che il sentimento materno spinge a raccogliere per “riportare a casa”. Rapporto unico ed esemplare sul quale fiorisce come sentimento maturo il perdono di Lui ai suoi aguzzini e la sapiente - sperimentata sulla sua carne - fraternità di Lei.
Quel 27 gennaio mio papà mi ha liberata dalle zavorre della nostalgia; mi ha permesso di accettare la mia identità composta da due anime, da due culture, da due patrie: non potrei consistere senza una delle due.
Storia di un reduce dai campi di sterminio nazisti, fra i molti che racchiude, è questo forse il messaggio conclusivo del libro memoria-romanzo di Centonze. Quello che condensa i caratteri del suo animo esuberante e mette in luce il legame profondo con il padre. Legame che non è banale attaccamento al genitore preferito, ma elogio della paternità – il senso acuto della responsabilità sopravvissuto in uomo pur così ferito e segnato da una esperienza atroce - e della maternità. Perché Cosetta (colei che scrive in prima persona) l’ha preso veramente per mano, come quei bambini che si sono persi in un contesto non più familiare, e che il sentimento materno spinge a raccogliere per “riportare a casa”. Rapporto unico ed esemplare sul quale fiorisce come sentimento maturo il perdono di Lui ai suoi aguzzini e la sapiente - sperimentata sulla sua carne - fraternità di Lei.
Premessa
I racconti di questo volume, non sempre corrispondono a fatti realmente accaduti. Alcuni sono frutto della fantasia e del “sentito dire”. Altri ancora veramenti accaduti, sono conditi con un po’ di umorismo personale, tra il serio e il faceto, per stimolarne la lettura.
Così dicasi per i nomi e soprannomi dei personaggi. Chiedo scusa se mai qualcuno si identifica in essi. Il mio intento e solo quello di raccontare il contenuto di un segmento dell’anello che tiene unito il presente al passato nella Bassa Reggiana. Ciò che è accaduto nei cinquant’anni a partire dal primo quarto dopo il 1900.
Sergio Subazzoli
Askesis | "Oltre la notte" di Massimo FoladorAskesisSrl
Vorresti uscire nel buio ininterrotto della notte, ma non riesci, chiuso come sei dentro un guscio fatto di mobili e di quadri, di qualche carabattola sparsa sul pavimento e di una cucina perennemente in disordine, rifugio divenuto luogo di pena, simulacro.
Chissà se dietro alle finestre è già estate, se il mondo sa di futuro e di domani o si sta accartocciando ancora come quando l’hai lasciato. È trascorso così tanto tempo che ricordi appena l’ultima estate giù al mare, rallegrata dalle onde e dall’odore di pesce; la tua pelle era arsa di sole e di sabbia e un’allegria contenuta ma sana ti costringeva ad aprire gli occhi e a guardare lontano. Avevi un lavoro semplice ma capace di farti sentire al centro del mondo, perché era il tuo lavoro. C’è chi ha bisogno di tante suppellettili e di altrettante persone per sentirsi vivo, a te invece bastava girovagare tra gli ombrelloni, giocherellare sulla spiaggia con i bambini e chiacchierare a bassa voce con la gente, fare cioè le piccole cose per cui eri stato assunto. Ti piaceva fare il bagnino perché erano ore dense di una bellezza minuta, grazie alla quale la sera avevi mille motivi per sentirti contento. Te ne rendevi conto quando sprofondavi stanco nella tua poltrona preferita e restavi per ore a osservare il tempo trascorrere sereno. Soltanto oggi puoi dire di aver toccato con mano il nome vero di quella che allora chiamavi stanchezza, ora che fatichi ad alzarti la mattina e la notte sembra infinita e senza pudore.
WARNING: ADULTS ONLY - PER ADULTI
Non aprite quella... PUBBLICAZIONE.
Gli esperti dicono che gran parte del successo di un libro proviene dalla sua copertina. Capita che delle copertine, anche molto azzeccate, non possano essere proposte per pura correttezza. Pubblico dappertutto, non tutti i lettori sono appassionati di eros, così le copertine più intriganti, spesso restano nel ripostiglio, eccole per i cultori del genere. 25 Illustrazioni sessualmente esplicite. TASSATIVAMENTE VIETATO AI MINORI E AD UN PUBBLICO SENSIBILE.
Che cosa racconta Antonio Scurati alle lettrici di Gioia....a voi scoprirlo nell'articolo di Ilaria Solari....scoprirete che nel nuovo romanzo la salvezza è affidata alle donne.....
Autore: Marcello Mason
Editore: Idea Montagna
Argomento: alpinismo
Pagine: 320 in bianco e nero e colori
Formato: 16,5x24 cm
Data di pubblicazione: giugno 2010
Antelao.
Pietra, neve, prati e ghiaccio.
Ma anche silenzio ed ardimento.
Nulla sull'Antelao passa "osservato", quasi come se la montagna stessa non volesse, per timidezza o, ancora più plausibile, per superiorità, far vedere e conoscere la sua storia.
Ci son voluti oltre 150 anni perché qualcuno osasse, col suo beneplacito, profanare questa riservatezza.
E scopriamo che molti uomini silenziosi hanno calcato le sue pareti, i suoi costoni, le sue "laste".
Vicende eroiche, passate molte volte in sordina, senza i clamori di pareti più blasonate.
Ora possiamo conoscere, valutare, capire fino in fondo il valore degli uomini al cospetto del Re del Cadore.
E la loro poesia.
Ogni montagna può essere bella, può assumere le forme più congeniali ad ogni animo umano ma può anche diventare un semplice mucchio di sassi se non se ne conosce la storia.
L'alpinista ne traccia le vie, interpreta le conformazioni, dà vita alla pietra.
È questo l'invito rivolto al lettore: amare una montagna non solo perché oggettivamente bella ma soprattutto per la forma delle sue linee, tutte conquistate con fatica, rischio e sudore.
Damiano aveva giurato: quell’ultima vetta ancora, e poi avrebbe dato l’addio all’alpinismo. Ma proprio sull’agognata Cima Dodici un avvenimento inaspettato mette sottosopra la sua vita.
Sullo sfondo, due grandi storie d’amore: quelle tra lo scalatore e Cecilia e fra gli studenti universitari Marco e Milena, che finiranno imprevedibilmente con l’intrecciarsi.
Un limoncello all'inferno (prima stazione)elnovovassor
Quel 27 gennaio mio papà mi ha liberata dalle zavorre della nostalgia; mi ha permesso di accettare la mia identità composta da due anime, da due culture, da due patrie: non potrei consistere senza una delle due.
Storia di un reduce dai campi di sterminio nazisti, fra i molti che racchiude, è questo forse il messaggio conclusivo del libro memoria-romanzo di Centonze. Quello che condensa i caratteri del suo animo esuberante e mette in luce il legame profondo con il padre. Legame che non è banale attaccamento al genitore preferito, ma elogio della paternità – il senso acuto della responsabilità sopravvissuto in uomo pur così ferito e segnato da una esperienza atroce - e della maternità. Perché Cosetta (colei che scrive in prima persona) l’ha preso veramente per mano, come quei bambini che si sono persi in un contesto non più familiare, e che il sentimento materno spinge a raccogliere per “riportare a casa”. Rapporto unico ed esemplare sul quale fiorisce come sentimento maturo il perdono di Lui ai suoi aguzzini e la sapiente - sperimentata sulla sua carne - fraternità di Lei.
Quel 27 gennaio mio papà mi ha liberata dalle zavorre della nostalgia; mi ha permesso di accettare la mia identità composta da due anime, da due culture, da due patrie: non potrei consistere senza una delle due.
Storia di un reduce dai campi di sterminio nazisti, fra i molti che racchiude, è questo forse il messaggio conclusivo del libro memoria-romanzo di Centonze. Quello che condensa i caratteri del suo animo esuberante e mette in luce il legame profondo con il padre. Legame che non è banale attaccamento al genitore preferito, ma elogio della paternità – il senso acuto della responsabilità sopravvissuto in uomo pur così ferito e segnato da una esperienza atroce - e della maternità. Perché Cosetta (colei che scrive in prima persona) l’ha preso veramente per mano, come quei bambini che si sono persi in un contesto non più familiare, e che il sentimento materno spinge a raccogliere per “riportare a casa”. Rapporto unico ed esemplare sul quale fiorisce come sentimento maturo il perdono di Lui ai suoi aguzzini e la sapiente - sperimentata sulla sua carne - fraternità di Lei.
Premessa
I racconti di questo volume, non sempre corrispondono a fatti realmente accaduti. Alcuni sono frutto della fantasia e del “sentito dire”. Altri ancora veramenti accaduti, sono conditi con un po’ di umorismo personale, tra il serio e il faceto, per stimolarne la lettura.
Così dicasi per i nomi e soprannomi dei personaggi. Chiedo scusa se mai qualcuno si identifica in essi. Il mio intento e solo quello di raccontare il contenuto di un segmento dell’anello che tiene unito il presente al passato nella Bassa Reggiana. Ciò che è accaduto nei cinquant’anni a partire dal primo quarto dopo il 1900.
Sergio Subazzoli
Askesis | "Oltre la notte" di Massimo FoladorAskesisSrl
Vorresti uscire nel buio ininterrotto della notte, ma non riesci, chiuso come sei dentro un guscio fatto di mobili e di quadri, di qualche carabattola sparsa sul pavimento e di una cucina perennemente in disordine, rifugio divenuto luogo di pena, simulacro.
Chissà se dietro alle finestre è già estate, se il mondo sa di futuro e di domani o si sta accartocciando ancora come quando l’hai lasciato. È trascorso così tanto tempo che ricordi appena l’ultima estate giù al mare, rallegrata dalle onde e dall’odore di pesce; la tua pelle era arsa di sole e di sabbia e un’allegria contenuta ma sana ti costringeva ad aprire gli occhi e a guardare lontano. Avevi un lavoro semplice ma capace di farti sentire al centro del mondo, perché era il tuo lavoro. C’è chi ha bisogno di tante suppellettili e di altrettante persone per sentirsi vivo, a te invece bastava girovagare tra gli ombrelloni, giocherellare sulla spiaggia con i bambini e chiacchierare a bassa voce con la gente, fare cioè le piccole cose per cui eri stato assunto. Ti piaceva fare il bagnino perché erano ore dense di una bellezza minuta, grazie alla quale la sera avevi mille motivi per sentirti contento. Te ne rendevi conto quando sprofondavi stanco nella tua poltrona preferita e restavi per ore a osservare il tempo trascorrere sereno. Soltanto oggi puoi dire di aver toccato con mano il nome vero di quella che allora chiamavi stanchezza, ora che fatichi ad alzarti la mattina e la notte sembra infinita e senza pudore.
WARNING: ADULTS ONLY - PER ADULTI
Non aprite quella... PUBBLICAZIONE.
Gli esperti dicono che gran parte del successo di un libro proviene dalla sua copertina. Capita che delle copertine, anche molto azzeccate, non possano essere proposte per pura correttezza. Pubblico dappertutto, non tutti i lettori sono appassionati di eros, così le copertine più intriganti, spesso restano nel ripostiglio, eccole per i cultori del genere. 25 Illustrazioni sessualmente esplicite. TASSATIVAMENTE VIETATO AI MINORI E AD UN PUBBLICO SENSIBILE.
Che cosa racconta Antonio Scurati alle lettrici di Gioia....a voi scoprirlo nell'articolo di Ilaria Solari....scoprirete che nel nuovo romanzo la salvezza è affidata alle donne.....
Autore: Marcello Mason
Editore: Idea Montagna
Argomento: alpinismo
Pagine: 320 in bianco e nero e colori
Formato: 16,5x24 cm
Data di pubblicazione: giugno 2010
Antelao.
Pietra, neve, prati e ghiaccio.
Ma anche silenzio ed ardimento.
Nulla sull'Antelao passa "osservato", quasi come se la montagna stessa non volesse, per timidezza o, ancora più plausibile, per superiorità, far vedere e conoscere la sua storia.
Ci son voluti oltre 150 anni perché qualcuno osasse, col suo beneplacito, profanare questa riservatezza.
E scopriamo che molti uomini silenziosi hanno calcato le sue pareti, i suoi costoni, le sue "laste".
Vicende eroiche, passate molte volte in sordina, senza i clamori di pareti più blasonate.
Ora possiamo conoscere, valutare, capire fino in fondo il valore degli uomini al cospetto del Re del Cadore.
E la loro poesia.
Ogni montagna può essere bella, può assumere le forme più congeniali ad ogni animo umano ma può anche diventare un semplice mucchio di sassi se non se ne conosce la storia.
L'alpinista ne traccia le vie, interpreta le conformazioni, dà vita alla pietra.
È questo l'invito rivolto al lettore: amare una montagna non solo perché oggettivamente bella ma soprattutto per la forma delle sue linee, tutte conquistate con fatica, rischio e sudore.
MAGAZINE PAMA NATALIZIO TERAMO 2017
La PaMa Marketing & Comunicazione di Teramo di Patrizia Manente è lieta di comunicare la realizzazione del nuovo progetto editoriale “MAGAZINE PAMA NATALIZIO TERAMO 2017 ”.
https://www.lelcomunicazione.it/blog/magazine-pama-natalizio-teramo-2017/
MAGAZINE PAMA NATALIZIO TERAMO 2017 La PaMa Marketing & Comunicazione di Teramo di Patrizia Manente è lieta di comunicare la realizzazione del nuovo progetto editoriale “MAGAZINE PAMA NATALIZIO TERAMO 2017 ”. https://www.lelcomunicazione.it/blog/magazine-pama-natalizio-teramo-2017/
Cronache delle operazioni della Regia Marina italiana nell'Adriatico negli ultimi mesi di guerra del 1918, redatte da Maffio Maffii e pubblicate nel 1919.
Speleologia in Veneto
Autore: Sandro Sedran
Editore: Idea Montagna
Argomento: speleologia
Pagine: 240 a colori
Formato: 15x21 cm
Data di pubblicazione: 28/10/2011
Il meraviglioso, e utile, immaginario di Sandro Sedran
Sandro Sedran ha la cultura estetica e tecnica del fotoreporter. Non si limita a mostrare, documenta. Gli itinerari sotterranei proposti non sono banali, non sono semplici o semplicemente belli. Sono estremamente vari, mostrano il vuoto per eccellenza del 131 della Preta, ma anche la Grotta del Ciabattino in un’inedita versione invernale.
Vi sono cavità splendide per concrezioni, altre deturpate dall’uso come discarica. Il Buso della Rana ci è quasi famigliare, ma Sedran ci fa davvero percepire la grotta come parte di un tutto articolato e complesso. Sandro, idealmente ci accompagna, proponendo una chiave di lettura di ogni singolo ambiente. Nella prefazione offre una lettura d’insieme dei fenomeni, quasi ci prende per mano prima di attraversare la soglia. Ovviamente, le note sulla geomorfologia ed il carsismo hanno finalità divulgative, perché questa non è una pubblicazione dedicata ad approfondimenti specialistici. Questo volume è un atto d’amore verso un territorio conosciuto, percorso, documentato. È un invito, non solo ad andare, ma a sapere che c’è.
Vengono presentate 26 grotte, localizzate nel Veneto, alcune molto famose e frequentate ed altre poco conosciute , ma non per questo meno affascinanti. La scelta non è stata sicuramente facile, anche perché le cavità censite nel Catasto delle Grotte del Veneto sono circa 8000.
Sandro le conosce molto bene perché le ha frequentate, spesso in compagnia di Simona Tuzzato e del suo S-Team. Avere un’équipe affiatata permette di raggiungere risultati di altissima qualità, poiché l’affiatamento consente di tradurre, anche in situazioni estreme, le intuizioni creative.
In questo libro, le immagini hanno una componente primaria, aiutano a scegliere gli itinerari, offrendo un’ideale anteprima. Naturalmente, troverete una descrizione della cavità, l’itinerario per raggiungerla, il grado di difficoltà la scheda tecnica, ma le immagini sono assolute protagoniste.
www.ideamontagna.it/librimontagna/libro-alpinismo-montagna.asp?cod=28
L’autore, naturalista e scrittore, invita a percorrere e ad ammirare “consapevolmente” le più belle montagne del mondo, quale incredibile laboratorio naturale.
Propone 12 temi legati alla natura, all’ecologia e all’intervento dell’uomo, sviscerandoli con approfondita scientificità e comprensibile divulgazione. L’escursionista può così sperimentare direttamente, durante i 44 itinerari proposti, le nozioni acquisite, scoprendo, anzi ri-scoprendo, una regione, quella dolomitica, che non dev’essere solo territorio di conquista ma, soprattutto, terreno d’azione per una crescita culturale legata alla Natura.
https://www.ideamontagna.it/librimontagna/libro-alpinismo-montagna.asp?cod=148
Il Coscile: compagno di viaggio…MY TRAVELLING COMPANION…
PROGETTO RICERCA-AZIONE sui percorsi fluviali - Anno Internazionale dell'Acqua 2003/2004- International Year of Freshwater
Educazione e sviluppo delle risorse ambientali e culturali della Calabria
Progetto Ricerca-Azione: Metodologia della ricerca come didattica dell’insegnamento
Valtournenche e Valle di Saint Barthélemy
Questo primo volume della collana Vie Normali Valle d'Aosta prende in esame tutte le vette quotate e indicate come tali nella cartografia ufficiale della Regione Autonoma Valle d'Aosta, che ricadono come accesso dalla Valle di Saint Barthélemy e dalla Valtournenche, per un totale di 95 cime.
Non è stata tralasciata alcuna cima e tutte le vie sono state salite personalmente dagli autori, quasi esclusivamente nella stagione estiva 2018. Alcune montagne presentano vie logiche di salita da più di un versante e da vallate differenti, ma sono state selezionate in questo caso le vie tecnicamente più facili e con il percorso più logico, con il minore dislivello, con un avvicinamento più agevole e con una durata più breve. Sono comunque indicate, nelle rispettive voci, eventuali varianti e altre possibilità di salita alla stessa cima.
Alcune cime che fanno parte dell'orizzonte geografico, visivo e alpinistico di queste valli, ma che presentano una via normale più breve, logica e sicura (anche in relazione alle trasformazioni delle montagne avvenute negli ultimi decenni) che si sviluppa dalle valli limitrofe, sono inserite nei relativi volumi della collana e in particolare nel Volume 2. Monte Rosa. Valle d’Ayas e Valle di Gressoney e nel Volume 8. Dent d’Heréns. Valpelline.
https://www.ideamontagna.it/librimontagna/libro-alpinismo-montagna.asp?cod=210
Definire il Lago di Como “ambiente magnifico“ è a dir poco riduttivo.
Chi ha la fortuna di vivere sulle sue sponde ritiene assurdo che vi possano essere persone che non ne abbiano mai sentito parlare. Sarà forse a causa di quel curioso fenomeno per il quale ciò che ci riguarda, che conosciamo e che amiamo debba giocoforza essere noto a tutti?
O perché il piccolo mondo nel quale viviamo, per quanto limitato esso sia, rappresenta sempre e comunque la totalità degli universi possibili? Ma esistono persone che non abbiano mai sentito parlare di Alessandro Volta? O del Manzoni? Chi non conosce la particolare forma a “lambda“ del Lago di Como? Chi non conosce gli sfarzi lussuosi o l’intimità malinconica delle tante ville che adornano le rive del lago?
https://www.ideamontagna.it/librimontagna/libro-alpinismo-montagna.asp?cod=205
Das Westufer, Nördlicher Gardasee, Ledrotal, Sarcatal, Das Ostufer.
Der Gardasee ist im Laufe der Jahrzehnte zu einem Wahrzeichen des Freiluftsports geworden, ein wahres Muss für Wanderfreunde, Jogger, Kletterer, Radfahrer, Drachenflieger und Schwimmer in ganz Europa. Die Fuß- und Radwege ziehen sich in jedes kleine Tal hinein und säumen auf fast 160 km Länge in unmittelbarer Nähe der Gardaseeberge den größten See Italiens.
Da die Wege praktisch ganzjährig begehbar sind, taucht man im Wandel der Jahreszeiten in die ganze Farbfülle der Natur sowie in die Geschichte dieses Sees ein.
https://www.ideamontagna.it/librimontagna/libro-alpinismo-montagna.asp?cod=195
Valle del Boite, Centro Cadore, Val d’Ansiei, Misurina.
Il Cadore rientra tra quelle regioni montane tanto forti dal punto di vista identitario quanto indefinite dal punto di vista geografico. Un territorio con labili confini, ma con fortissime fondamenta culturali, che ne fanno una delle regioni alpine dove seguire in maniera esemplare l'evoluzione storica del paesaggio. Una terra di forti contrasti, dove isolate frazioni quasi disabitate si trovano a brevissima distanza da centri turistici di primaria importanza, dove sentieri affollatissimi si trovano a pochi chilometri in linea d’aria da percorsi completamenti immersi nel silenzio.
Non si può dire che manchino montagne importanti, anzi proprio in Cadore si ergono alcune delle più alte vette delle Dolomiti e alcuni dei gruppi più monumentali, come il Sorapìs, il Pelmo e l’Antelao e le stesse Dolomiti di Sesto che si affacciano con il loro versante meridionale sulla Val d’Ansiei. Altresì il Cadore è via d'accesso alle Marmarole e alle Dolomiti Friulane, zone fra le più selvagge, spettacolari e silenziose dell’intero arco alpino.
https://www.ideamontagna.it/librimontagna/libro-alpinismo-montagna.asp?cod=202
50 escursioni.
C’è una stretta valle, compresa fra le vette rocciose delle Dolomiti di Brenta e la verde dorsale della Paganella, dove sorgono due ameni paesini dolomitici, Molveno e Andalo, accompagnati dalle altre tre località turistiche con cui formano la Comunità della Paganella: Cavedago, Spormaggiore e Fai della Paganella.
Nel complesso un’area da cui godere di visioni privilegiate sulle guglie e le torri del Brenta, fra tutte la Brenta Alta, il celeberrimo Campanile Basso, la Torre di Brenta e tutte le vette della Catena Centrale. Escursioni panoramiche per tutti i gusti, in cui ritrovare spazi di quiete e silenzio prima di rigettarsi nella vivace mondanità di Molveno, Andalo e dei paesi vicini. Fra questi scenari naturali e lungo questi sentieri accoglienti auguro a chi vorrà percorrerli di trovare la pace, l’armonia e la serenità che hanno accompagnato le mie escursioni.
https://www.ideamontagna.it/librimontagna/libro-alpinismo-montagna.asp?cod=198
65 itinerari.
Sfogliando questo libro, molti riconosceranno nelle fotografie i perfetti e magnetici denti rocciosi delle Tre Cime di Lavaredo, la grande e incantatrice parete nord ovest della Civetta, le piramidi maestose delle Tofane o il balcone panoramico del Lagazuoi.
Un attimo di incertezza è facile che cominci ad affiorare nel tentativo di riconoscere i profili del Cimon del Froppa e dei Tàmer, ma magari anche nell’individuare al primo sguardo il versante sud della Croda dei Toni o i profili più ombrosi del Pelmo e della Moiazza.
Sarà infine il conoscitore più attento e il frequentatore più curioso delle Dolomiti, a non perdersi tra le immagini dei verdi pascoli delle Vette Feltrine, nelle guglie tormentate del Bosconero o lungo la seghettata cresta del Miaron. Ma ridurre un libro come “Escursioni ad anello nelle Dolomiti Orientali”, soltanto a un elenco di magnifici percorsi destinati a stupire, è addirittura riduttivo.
Come nel gemello “Escursioni ad anello nelle Dolomiti Occidentali”, gli autori riversano, in parole e immagini, non solo gli itinerari eseguiti sul campo e la loro esperienza, ma anche il loro amore per la montagna, le loro competenze e le loro conoscenze, il rigore e l’autorevolezza di chi “guida” nel senso più antico e moderno del termine, prendendo per mano il camminatore e consentendogli di trovare il “suo” percorso, la “sua” cima, le “sue Dolomiti”, trasformando l’escursione non solo in un’attività fisica che consente di allenare muscoli.
https://www.ideamontagna.it/librimontagna/libro-alpinismo-montagna.asp?cod=207
Camminare a Chamonix? Apparentemente non ha senso! Siamo nella capitale mondiale dell’alpinismo, nel luogo dove questa attività ha avuto la sua origine ufficiale. A partire dalla fine del Settecento, Chamonix è stata il campo base per generazioni di appassionati, venuti da ogni angolo della terra a combattere la propria battaglia personale sui ghiacciai e sulle guglie granitiche del Monte Bianco. Eppure non sono stati gli alpinisti a “scoprire” Chamonix. Sono stati gli antichi viaggiatori, gli escursionisti del passato. Questi primi esploratori, curiosi e impressionabili, si sono lasciati travolgere dall’esperienza sublime (proprio nel senso romantico del termine) che qui, di fronte al Monte Bianco in tutta la sua poderosa magnificenza, costituisce uno stimolo costante e intenso.
Ancora oggi l’escursionismo è una delle attività sportive più praticate nella valle di Chamonix. È proprio camminando, prendendo il proprio tempo, alternando liberamente il ritmo sereno del passo alle pause per guardare, toccare, ascoltare, che si apprezza al meglio la semplice bellezza di questo “tempio della natura”. Camminando oppure correndo, per godere del puro piacere di uno sforzo intenso nell’aria cristallina, di fronte a un panorama grandioso.
Sui bei sentieri di Chamonix c’è spazio per tutti e si incontra un po’ di tutto: escursionisti, trail runners, alpinisti in avvicinamento alle vie d’arrampicata o in salita ai rifugi. Non importa se si va lenti o veloci, carichi o leggeri, soli o in compagnia. Quello che conta è sapersi avvicinare a questa maestosa natura alpina con lo stesso sguardo incantato dei pionieri, magari arricchito dalla consapevolezza moderna dell’estrema fragilità della natura stessa.
https://www.ideamontagna.it/librimontagna/libro-alpinismo-montagna.asp?cod=211
Randonner à Chamonix ? On pourrait penser que cela n’a pas de sens ! C’est en effet la capitale mondiale de l’alpinisme, là où est officiellement née cette discipline. En effet, dès la fin du XVIIème siècle, Chamonix est devenu le camp de base de toutes les générations d’alpinistes, venus du monde entier pour se mesurer aux glaciers et aux aiguilles de granit du massif du Mont-Blanc. Mais les alpinistes n’ont pas été les premiers à découvrir Chamonix. Ce fut les explorateurs, les “randonneurs du passé” ! Ces derniers, curieux et admirateurs, furent littéralement conquis par les paysages sublimes et variés de la vallée.
La randonnée pédestre est encore aujourd’hui une des activités phare à Chamonix. C’est bien en marchant à son propre rythme, en prenant le temps de faire des pauses pour observer, toucher et écouter que l’on profite au mieux de la richesse qu’offre ce merveilleux “temple de la nature”. En marchant ou en courant, randonner dans la vallée de Chamonix permet d’allier effort et contemplation !
Sur les sentiers de la vallée, il y a de la place pour tout le monde et on y rencontre une diversité de pratiquants insolites : randonneurs, traileurs et alpinistes qui les empruntent pour rejoindre les refuges ou les voies d’escalade. Rapides ou lents, seuls ou accompagnés, avec un gros ou un petit sac, cela n’a pas d’importance. Ce qui compte, c’est de savoir s’approcher de cette formidable nature alpine avec le même esprit et regard enchanté que les premiers explorateurs, avec peut être en plus, la conscience de l’extrême fragilité de ce milieu.
https://www.ideamontagna.it/librimontagna/libro-alpinismo-montagna.asp?cod=212
130 vie normali in Ampezzo, Cadore, Braies, Pusteria
La conca ampezzana, certamente una delle più belle delle Dolomiti, è, malgrado l’alta frequentazione, per gran parte sconosciuta.
Questo volume permette di scoprirne gli angoli più nascosti, ma per questo non meno affascinanti degli itinerari iper-frequentati che d’estate vengono presi d’assalto.
Sono qui descritte 130 vie normali ad altrettante vette attorno alla perla dolomitica. Accanto ai percorsi classici, quindi, risultano finalmente valorizzate esplorazioni semi-sconosciute, anche per i Cortinesi stessi.
Una guida escursionistica che comprende a volte quell’alpinismo facile che richiede una certa dose di esperienza e capacità di orientamento in terreni poco battuti.
https://www.ideamontagna.it/librimontagna/libro-alpinismo-montagna.asp?cod=214&from=IM
Il desiderio fondamentale di questo libro è quello di diffondere una cultura sanitaria. Una cultura che non sia ovviamente specialistica o professionale ma che, in maniera semplice e divulgativa, permetta di scoprire e apprendere le principali modalità di trattamento e di gestione di piccole e grandi problematiche sanitarie.
Affrontando escursioni più o meno impegnative in ambienti cosiddetti “impervi” non è possibile non conoscere i rudimenti del Primo Soccorso, pur nella speranza di non dover mai impiegare i concetti e le tecniche apprese.
Il testo vorrebbe illustrare come soccorrere un infortunato, in quegli ambienti dove l’aiuto dell’equipe sanitaria professionale potrebbe tardare ad arrivare, proprio a causa della natura del territorio e a causa della distanza dai centri urbani.
Libro su: https://www.ideamontagna.it/librimontagna/libro-alpinismo-montagna.asp?cod=163
Le vallate delle Orobie Valtellinesi hanno orientamento all’incirca nord-sud e sono racchiuse da montagne severe, con versanti ripidi. I pendii ricchi di itinerari scialpinistici hanno esposizioni prevalentemente da nord est a nord ovest (salvo poche eccezioni) e consentono di trovare neve in ottime condizioni per gran parte della stagione sciistica.
Sebbene molti siano facilmente raggiungibili, agli itinerari più frequentati si affiancano percorsi poco conosciuti, che offrono uno scialpinismo di ricerca ed esplorazione, nei quali non è raro dover battere traccia con le pelli per tutto il percorso di salita, fino ai pendii sui quali lasciare i primi solchi sulla neve intonsa nelle divertenti discese.
Questa guida nasce con l’intento di raccogliere i principali itinerari scialpinistici delle Orobie Valtellinesi e offrire una panoramica quasi completa a chi senta il desiderio di esplorare questa stupenda area geografica, a torto spesso trascurata perché molti itinerari fra le sue valli non sono entrati nel novero delle grandi classiche, ripetute magari ogni stagione.
Scheda del libro: https://www.ideamontagna.it/librimontagna/libro-alpinismo-montagna.asp?cod=162
Il territorio della Valle Aurina occupa il bacino imbrifero del Torrente Aurino che percorre il rigoglioso fondovalle per tutta la sua lunghezza, dalla sua sorgente a monte dell’abitato di Casere/Kasern fino alla chiusa naturale di Campo Tures, oltre 30 chilometri più a valle. È un territorio davvero straordinario e ricco di contrasti questo remoto angolo d’Italia, incastonato nel punto più settentrionale della nostra nazione. Si tratta di una caratteristica vallata alpina caratterizzata sul lato destro orografico dall’impressionante muraglia rocciosa delle Alpi Aurine che cinge a nord il solco vallivo principale senza soluzione di continuità. In questo gruppo montuoso si contano numerosi “tremila”, che culminano nei 3420 m della Cima di Campo/Turnerkamp in Valle di Riobianco. Questa splendida cordigliera, impreziosita da numerosi ghiacciai, svetta di oltre 2000 metri sul fondovalle dove sono adagiati i numerosi e ridenti centri abitati della valle. Un'ininterrotta catena di monti, il cui paesaggio è stato nei millenni plasmato dall’azione dei ghiacciai, in cui percorrere splendidi itinerari escursionistici altamente panoramici.
https://www.ideamontagna.it/librimontagna/libro-alpinismo-montagna.asp?cod=161
Die Dreitausender der Dolomiten erheben sich wie alleinstehende Kolosse zwischen den herrlichen T älern und Gipfeln des TrentinoS üdtirol und Venetiens. Einige davon sind erwanderbar, andere wiederum sind anspruchsvolle Routen, die erfahrenen Wanderern mit den nötigen Kenntnissen f ür das Voranschreiten auf Fels und als Seilschaft vorbehalten sind.
Diese dritte Ausgabe ist eine wichtige Aktualisierung der vorhergehenden von 2012 und 2014 und stellt einige Routen vor, die in der ersten Niederschrift nicht enthalten sind (wie die Originalf ühre von Grohmann auf die Fópa di Matìa und die Route auf der Nordflanke der Hohen Schlechten Gaisl), und einige ausf ührlichere Routenbeschreibungen (wie die Normalwege zur Klein-Schusterspitze, zum Pilastro (Pfeiler) Nino, zur Kleinen Furchetta, zur Cima de Falkner und zum Antelao, dessen Normalweg im November 2014 durch einen grossen Felssturz besch ädigt worden ist). Dies alles auch dank dem Beitrag einiger Mitglieder des Gruppo 3000 Dolomiti, darunter Beppe Ziggiotto aus Vicenza, der nach unserem Wissen 2017 als Erster die Besteigung aller 3000er der Dolomiten abgeschlossen hat, darunter die wahrscheinlich seit 65 Jahren unbestiegene Cima De Falkner. Man findet auch einige neue Skizzen von Kletterrouten durch den Zeichner und Alpinisten Marco Romelli, sowie neue Bilder einiger Routen.
https://www.ideamontagna.it/librimontagna/libro-alpinismo-montagna.asp?cod=160
I 3000 delle Dolomiti si ergono come isolati colossi fra le splendide valli e cime dolomitiche del Trentino Alto Adige e del Veneto. Se alcune vette sono alla portata di ogni escursionista, altre costituiscono degli impegnativi itinerari alpinistici riservati a escursionisti esperti con le necessarie conoscenze di arrampicata in cordata ed esperienza su terreni e pareti rocciose.
Il grande successo decretato dagli amanti delle Dolomiti ha costretto autori ed editore a pubblicare la terza edizione del volume "3000 delle Dolomiti". Un successo certamente non casuale, visto l'approfondimento delle relazioni di tutte le elevazioni dolomitiche che superano i tremila metri di altezza.
Questa terza edizione costituisce un importante aggiornamento alle precedenti del 2012 e 2014, presentando alcuni itinerari non esposti nella prima stesura come la via originale di Grohmann alla Fópa di Matìa e la salita dal versante nord della Crodaccia Alta e alcune relazioni più dettagliate come le vie normali alla Punta Piccola dei Scarpèri, al Pilastro Nino, alla Piccola Furchetta, alla Cima De Falkner e all'Antelao, la cui via normale ha subito un importante crollo nel novembre 2014. Questo anche grazie al contributo di alcuni membri del Gruppo 3000 Dolomiti, fra cui il vicentino Beppe Ziggiotto che nel 2017 ha concluso per primo, a quanto ci risulta, la salita di tutti i 3000 dolomitici fra cui la Cima De Falkner, probabilmente inaccessa da 65 anni. Sono inoltre presenti dei nuovi schizzi di salita per gli itinerari in roccia curati dal disegnatore e alpinista Marco Romelli, nonché nuove immagini di alcuni itinerari.
https://www.ideamontagna.it/librimontagna/libro-alpinismo-montagna.asp?cod=159
I tre versanti di un Parco
Nel cuore geografico delle Alpi, accanto ai confini con la Svizzera e l’Austria, si estende una delle più belle e importanti aree protette d’Europa.
Nato nel 1935, passato grazie a successivi ampliamenti dagli 8.000 ettari iniziali agli attuali 134.619, il Parco Nazionale dello Stelvio ospita vette altissime come l’Ortles, il Gran Zebrù e il Cevedale, meravigliose foreste di abete rosso e larice, pascoli d’alta quota e cascate, un centinaio tra laghi e laghetti di montagna e lo stesso numero di ghiacciai.
Chi percorre i sentieri, le vette e i ghiacciai dello Stelvio è il benvenuto. L’invito dell’autore a chi legge e utilizza sul terreno questa guida è di guardarsi intorno, ammirare e capire. E di rispettare gli animali e le piante, il lavoro dell’uomo, la fragile bellezza di quest’angolo straordinario delle Alpi e della Terra.
https://www.ideamontagna.it/librimontagna/libro-alpinismo-montagna.asp?cod=152
Appennino piacentino, parmense e reggiano
Un’accurata selezione di escursioni adatte alle famiglie, a chi muove i primi passi in montagna e agli escursionisti che si vogliono avvicinare alle tante sorprese dell’Appennino settentrionale.
Un approccio innovativo ai sentieri, non solo descritti nel dettaglio, ma anche spunto per comprendere la natura e la storia, per raccontare leggende e per giocare. Un libro per grandi e piccoli camminatori che vogliono divertrisi in maniera sicura consapevole sulle colline e le montagne emiliane.
https://www.ideamontagna.it/librimontagna/libro-alpinismo-montagna.asp?cod=156
Arrampicate nei Colli Euganei
La seconda edizione preannuncia un incremento di attività nella parete regina dei Colli Euganei: Rocca Pendice, dove l’arrampicata è resa molto particolare dalla trachite, facendola assomigliare a quella in granito. La sua parete est continua a regalare grandi vie all'insegna sia dell'alpinismo che dell'arrampicata sportiva. Tante le vie aperte negli ultimi anni, tutte comprese nel nuovo volume, rinnovato nella grafica e nei contenuti.
Completano il quadro gli aggiornamenti alle pareti del Monte Pirio, della Busa dell'Oro e del Sasso delle Eriche.
https://www.ideamontagna.it/librimontagna/libro-alpinismo-montagna.asp?cod=154
22 itinerari
Se chiedete a qualsiasi biker che cosa vuol dire per lui la mountain bike, con tutta probabilità vi risponderà che essa rappresenta una delle massime espressioni di libertà, e pensandoci bene ha ragione. Pedalare tra i boschi, arrampicandosi su irti sentieri o gettandosi a capofitto lungo adrenaliniche discese, appaga completamente il desiderio di evasione e di ricerca del contatto con la natura, che molto spesso nel quotidiano si tende a smarrire.
I Colli Euganei sono un perfetto mix di natura e luoghi di estremo interesse storico, religioso e culturale. La mountain bike è il mezzo ideale per scoprirli.
https://www.ideamontagna.it/librimontagna/libro-alpinismo-montagna.asp?cod=147
1. Vicende
di una
passione
per scalare
Zampe
all’aria
Sandro Neri
Sandro Neri è riconosciuto come uno dei più forti arrampi-
catori bellunesi. Fin dai primi anni ‘80, seguendo le orme di
Mauro Corona e Icio Dall’Omo (i famosi “ragazzi dello zoo di
Erto”), ha contribuito alla crescita, nella sua provincia e in Italia
più in generale, dell’arrampicata sportiva.
Arrampicatore di talento ci spiega come è nata la sua passione
per la scalata e come si è evoluta negli anni, dall’apertura di
nuovi itinerari di altissimo livello alle gare, nate proprio in quel
periodo.
Il tutto è ricordato con le “zampe all’aria” dopo che una banale
caduta in falesia lo ha costretto a diversi mesi di degenza e
riabilitazione.
Ora Sandro Neri rappresenta l’anello di congiunzione tra la
prima e la seconda generazione di arrampicatori. È infatti alle-
natore di una squadra di giovani promettenti che gli permet-
tono di non vedere la sua grande passione svanire con i suoi
acciacchi di cinquantenne.
Neri, in questo libro, non è solo narratore ma anche poeta.
Riesce, con pochi versi dialettali, a rendere l’essenza della sca-
lata e del valore educativo che essa contiene.
Una lettura piacevole, emozionante, a volte esilarante.
Zampeall’ariaSandroNeri
Sandro Neri è nato a Belluno nel 1963.
Da adolescente pratica sci agonistico
e pallavolo e a sedici anni inizia ad
arrampicare in occasione del primo
corso roccia del Cai Belluno (1979).
Terminato il liceo classico entra all’Isef
di Padova, dove si diploma nel ’90
con una tesi sui valori educativi
dell’arrampicata sportiva.
Come alpinista si lega a cordate
bellunesi di primo piano, come quella
di Gigi Dal Pozzo e Riccardo Bee,
quest’ultimo poi scomparso sull’Agnèr
nel 1982.
Sempre dai primi anni ’80, Sandro
condivide con arrampicatori quali
Mauro Corona e Icio Dall’Omo la
nascita e l’evoluzione di successo della
falesia di Erto, vera e propria culla
dell’arrampicata sportiva, tra le prime
in Italia e in Europa.
Dal 1998 Neri è presidente di
Climband Belluno, Associazione
aderente alla Fasi (Federazione Italiana
di Arrampicata Sportiva). Istruttore,
tracciatore e allenatore di questo sport
prepara e segue diversi giovani atleti,
anche di livello nazionale.
ISBN 978-88-97299-26-4
9 788897 299264 >
€ 14,00
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editoria e alpinismo
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2. 54
Prefazione
C’ero anch’io, quella sera dell’autunno 1998 nella trattoria
di Pian del Monte, sulle Prealpi intorno a Belluno quando
venne fondata l’associazione Climband. Avevo iniziato l’an-
no prima ad organizzare per conto del Comune di Belluno
la rassegna Oltre le vette, ma erano molti anni che per conto
della sezione del Cai organizzavo serate con alpinisti famosi
ed eventi legati alla montagna. Così mi avevano chiamato,
anche se non arrampicavo certo al loro livello, e la discussione
era stata bella e aperta, autentica. A molti nell’ambiente Cai
che frequentavo il free climbing e poi l’arrampicata sportiva
sembravano un po’ un tradimento, un abbandono dei nobili
ideali dell’alpinismo classico per ridurre il tutto a uno sterile
su e giù per massi e paretine, con il definitivo appiattimento
della scalata a livello di qualsiasi altro sport, con le gare, i giu-
dici, i campionati.
Quella sera – lo ricordo ancora – rimasi colpito dalla pas-
sione di tutti quei ragazzi nel voler dare un senso compiuto
e ordinato a quanto già facevano da anni nelle falesie delle
vallate intorno e frequentando da almeno un decennio gare
di arrampicata e raduni di climbers. E la cosa sorprendente
era che in pratica tutti venivano dall’alpinismo, anche ad alto
livello, in Dolomiti e qualcuno anche fuori. Sandro Neri ne
era il naturale leader: di buoni studi ma semplice e alla mano,
di grande livello tecnico ma pronto e disponibile con i prin-
cipianti, non più giovanissimo ma perfettamente a suo agio
con i bambini e gli adolescenti. Fu naturale che diventasse
lui, per molti anni, il presidente di Climband, vero punto di
riferimento ogni volta che, in città, si parlava di arrampicata
sportiva.
Ora Sandro ci propone questo libro, scritto in occasione della
lunga pausa della sua attività causata da un grave infortunio. I
capitoli, come vedrete, si alternano nel raccontarci la sua vita
di arrampicatore e le lunghe cure e sofferenze causate da un
brutto incidente, una caduta, in fondo da poco, su una via
conosciutissima della falesia credo da lui più amata. L’idea è
buona: la tensione e lo sgomento che proviamo nel leggere
dell’incidente, degli interventi chirurgici, dei farmaci che ten-
tano invano di contrastare il dolore, sono per fortuna stem-
perati dalle lunghe narrazioni dei suoi primi giorni in monta-
gna, delle sue scalate come ragazzino legato a cordate famose,
di una passione totale che gli imponeva viaggi, allenamenti,
sacrifici continui, con una dedizione assoluta. Nel leggere di
questa formazione di alpinista e della sua evoluzione verso
il mondo dell’arrampicata sportiva, si corre facilmente il ri-
schio di non comprendere a fondo l’importanza di ciò che
si sta leggendo. Per la semplicità dello stile e del linguaggio
utilizzati e – soprattutto – per la modestia dell’autore, no-
tevoli imprese alpinistiche affrontate con mezzi ed etica ri-
gorosi vengono liquidate in poche righe, addirittura talvolta
in poche parole. Ma non va dimenticato che Sandro Neri e i
suoi compagni – a partire da Gigi Dal Pozzo, Nanni De Biasi,
Nicola Balestra e i molti altri che la lettura vi farà scoprire -
portano sulle Dolomiti tecniche, stile e difficoltà sviluppati in
falesia, con risultati sorprendenti per qualità e quantità. Forse
non furono i primi, d’accordo, e sicuramente non furono gli
unici: ma tante belle pagine le hanno scritte anche loro, in Ci-
vetta, Marmolada, Schiara, e altre cime famose, senza che la
“storia dell’alpinismo dolomitico” ne avesse piena coscienza,
sovente legata a studiare i decenni precedenti e i loro celebra-
ti protagonisti. Ma non era il loro mondo, quello alpinistico,
dove ancora si guardava più allo “scandalo” dello spit che al
grado di difficoltà affrontato, magari multiplo di quello su-
http://www.ideamontagna.it/librimontagna/libro-alpinismo-montagna.asp?cod=41
3. 76
perato da chi non comprendeva e criticava e per cui l’allena-
mento quotidiano non esisteva o era un optional. D’altronde,
si sa che per gli alpinisti classici le giornate buone per scalare
erano condizionate dai lunghi approcci in quota e dai pochi
mesi utili per le grandi imprese, condizione ben diversa da chi
scalava ai massimi livelli tutto l’anno. L’arrampicata in falesia
offriva dunque a questi ragazzi un universo di possibilità, di
viaggi, di incontri, e in seguito di gare, in un gioco serissimo
e quotidiano di allenamenti, sacrifici, rinunce, ma anche di
soddisfazioni e divertimento. Si coglie tutto ciò, in questo li-
bro, ma vanno letti attentamente i tanti passaggi dove Sandro
Neri ci racconta con semplicità dei suoi amici di quegli anni,
con aneddoti rivelatori del clima e delle personalità di quegli
scalatori fortissimi.
Ma il libro, lo si scopre proprio dall’inizio, dalla prima pagina,
è particolare anche per un altro evidente motivo: vi sono mol-
te poesie in dialetto bellunese, per comodità dei lettori con
la efficace traduzione in italiano. Ora, la poesia è arte della
“parola difficile”, in cui suono e significato hanno spesso quasi
equivalente valore. Ciò è ancor più vero per la poesia in dialet-
to, dove l’impiego di un termine media significati e suoni che
in lingua ufficiale sovente si perdono. Per cui, per favore, an-
che se vi costa fatica e non siete bellunesi o veneti, leggetele in
dialetto, le sue poesie. Poi, caso mai, andate a curiosare sull’al-
tra pagina il significato di certi termini lontani e quasi perdu-
ti, altrimenti incomprensibili ai più. Ma se le leggeste solo in
italiano non avrebbero senso, vi restituirebbero (male) solo
un po’ di ciò che l’autore voleva. Perché le poesie, in questo li-
bro? Per due motivi, credo: innanzitutto perché uno esprime
scrivendo, dipingendo, suonando (scalando?) ciò che in altro
modo non riuscirebbe a far uscire ed è proprio costretto ad
usare un mezzo profondamente proprio e autentico per co-
municare. L’altro è che il padre di Sandro era Ugo Neri (sua è
la prima poesia del libro), notevole personaggio della Belluno
del dopoguerra e bravo, bravissimo poeta dialettale. Vi basta
una facile ricerca su Internet per trovare qualche sua poesia,
dove grazia ed eleganza si sposano con la ruvidezza delle paro-
le tronche e delle dure consonanti bellunesi. Da lì, da questa
fonte importante, credo Sandro Neri abbia appreso il gusto e
la sensibilità per le flessibili rime in dialetto, giocando con i
suoni, i significati, i rimandi. Del resto, proprio leggendo con
attenzione alcune poesie si scopre un Sandro Neri più intimo,
profondo, sincero, quasi che la prosa ufficiale non bastasse,
oppure fosse troppo rivelatrice di intimità che invece richie-
dono la penombra dei versi.
C’è un happy end nel libro? Certo che c’è, o meglio, certo
che l’autore, con la sua risolutezza, determinazione, volontà,
vuole che ci sia. Su falesie naturali e artificiali, nelle valli di
casa sua o al mare, con vecchi e nuovi amici, con i ragazzini di
Climband, con la moglie. Come potrebbe mai un incidente
ai piedi fermare una passione così?
Flavio Faoro
4. 7170
Vent’anni dopo averla salita, scoprii che la mia prima via di 8a
(decimo grado inferiore) risaliva al 1985 in Carnia: Svaghi di
Kalì, sul Pal Piccolo. A quel tempo, sempre per quel solito vi-
zio di voler comprimere le difficoltà, non me la sentii proprio
di menzionare l’8a, grado che suscitava clamore. Gli amici di
Tolmezzo avevano coinvolto la nostra “tribù” ertana nell’or-
ganizzare un raduno festoso di scalatori: “Arrampicarnia”.
Ci munirono di trapano e spit, liberi di attrezzare vie sulle
rocce del Pal Piccolo, sul Passo Monte Croce Carnico; ce
la spassammo per l’intera estate, chiodando e scalando in
quell’ambiente tipicamente alpino dalla croda grigia e liscia,
che spicca nel verde delle conifere, fra mulattiere belliche. Il
meeting si dimostrò un vero e proprio successo, con molte
centinaia di persone presenti, tanto che questi eventi si ripe-
terono per diverse edizioni, sia in Carnia che poi nella stessa
Erto.
Queste manifestazioni contribuirono a rendere le nostre sa-
lite conosciute; gli strapiombi ertani figuravano spesso nella
stampa specifica e la falesia divenne uno dei luoghi di riferi-
mento per l’arrampicata in Italia.
Nei periodi piovosi, con altre palestre bagnate e impraticabili,
decine di corde spiccavano alle estremità della fascia roccio-
sa, dove si trovano i settori più facili. I tettoni centrali, dove
salgono linee come PolePosition,Tucson e MisterRase, contavano
scarse ripetizioni.
Impegnato a salire quei “gradi 8”, prendevo il treno da Pado-
va alle 13, trascurando le lezioni pomeridiane al terzo anno
di Isef, quella che oggi si chiama facoltà di Scienze motorie.
Raggiungevo Belluno nel pomeriggio e, di corsa in Vespa,
Fuori corsodere l’importanza di giocare tutti allo stesso gioco, quindi di
parlare più o meno la stessa lingua, in ambito di valutazione
delle difficoltà: per quanto diversi l’uno dall’altro, chi più e
chi meno appassionato di placche o strapiombi, montagne o
falesie, ghiaccio, neve o roccia, in un mondo così meraviglio-
samente variopinto valeva la pena di ricercare un linguaggio
comune, universalmente sportivo, almeno in quel luogo, che
ci offriva tante nuove emozioni.
5. 7372
che del parere di altri forti climbers. Col senno di poi, tanti
aspetti di quel lavoro atletico primordiale vennero azzeccati;
ma insieme ad altri compagni di tentativi empirici, commisi
anche svariati errori: l’accanirsi per anni a lavorare sempre su
due braccia con sovraccarico mi procurò l’usura di parte della
colonna dorsale e dei gomiti; come pure l’insistere per altret-
tanti anni con la corsa su strada, causò a mia insaputa l’artrosi
alle anche.
Insomma mi ritrovo con un buon numero di acciacchi, coi
quali peraltro avevo imparato a convivere, prima dell’inciden-
te ai calcagni.
Tornando a metà anni ’80, i momenti di allenamento e scala-
ta si alternavano a svariati corsi, come insegnante di attività
motoria per gente di ogni età: pomeriggi sportivi per ragazzi
delle elementari, corsi di presciistica per adulti, preparazione
atletica per giovani tennisti e sciatori, corsi di ginnastica per
anziani.
In tal modo maturai le mie prime esperienze didattiche, insie-
me ad un paio di supplenze di educazione fisica vera e propria,
alla scuola media di Tambre d’Alpago e all’Istituto alberghie-
ro di Falcade Agordino. Da situazioni puramente contem-
plative, quali le sensazioni provate nei vari panorami in tante
pareti o cime, oppure momenti di scalata e di studio, in cui mi
rivolgevo a me stesso, mi ritrovai nella realtà opposta: quella
del confrontarmi con gli altri, proponendo qualcosa ai miei
interlocutori.
Capitandomi a un tratto di insegnare, compresi subito che si
trattava di proporre, di trasmettere, con convinzione ed entu-
siasmo, non certo di imporsi pretendendo o forzando, tanto
meno i ragazzi. Nonostante alcuni soggetti difficili, quali boce
problematici, troppo turbolenti o viceversa apatici, scoprii
che l’insegnamento mi piaceva, mi offriva soddisfazione.
Coinvolgere quei piccoli in giochi vari e vederli divertire, cor-
Erto, ignorando la preoccupazione dei miei genitori per una
dedizione così totale; ripartivo per Padova il mattino presto
successivo, cercando di studiare in treno. Ben presto finii fuo-
ri corso, disertando sessioni intere di esami.
I primi due anni eran trascorsi con diversi 30, ma al vortice fa-
natico del dedicarmi all’arrampicata si affiancò a poco a poco
il tarlo di una certa delusione per questa scuola universitaria
di educazione fisica: accettavo e preparavo con impegno gli
esami scientifici, quali anatomia e fisiologia, come pure quelli
sportivi, ad esempio pallavolo o ginnastica artistica; non di-
gerivo per nulla le materie tecniche, che mi annoiavano mor-
talmente nella vacua terminologia da imparare a memoria.
Insomma questa parte di studi mi appariva priva di sostanza,
di concreta utilità; a differenza delle vie che provavo e salivo,
la cui preparazione atletica era terribilmente concreta!
Per sistemare il travo in casa smontai mezza camera da letto:
questo tronco squadrato di abete, intarsiato di appigli vari,
misurava oltre due metri; mia madre se lo ritrovò sospeso a
mezz’aria, fra il mio letto e la scrivania, fissato a due robusti
supporti montati dall’armadio alla finestra, precisamente nel
vano che ospita la persiana avvolgibile.
Sprovvisto di pesi costosi, usavo una cassa piena di mattoni
(fino a 65 kg) il cui peso variabile veniva testato su una bilan-
cia:aggiungevootoglievomattonipertrovareilgiustocarico,
legavo la cassa alla cintura di un vecchio imbrago portato bas-
so, intorno al bacino (per non gravare la colonna lombare), e
trazionavo con vari esercizi piramidali per le braccia e per le
dita; calcolavo numero di serie, singole ripetizioni e tempi di
recupero, con tanto di cronometro.
Per buona parte si trattava di farina del mio sacco, o meglio
le metodiche e gli esercizi venivano “importati” dai testi di
pesistica: ogni nozione importante sull’allenamento appresa
all’Isef veniva adattata all’arrampicata, tenendo conto an-
6. 7574
rere, saltare, per quanto schiamazzassero mi rendeva sereno, e
le ore passavano in un baleno. Inoltre, con queste attività mi
barcamenavo centellinando gli introiti, riservati al carburante
e manutenzione moto per raggiungere montagne e falesie.
Così volarono giornate e settimane per un paio d’anni, finché
mi giunse la cartolina per il servizio militare, nel pieno della
forma, a maggio ‘87.
Presentando domanda di rinviare la naia per motivi di studio,
la evitai per diversi anni; tralasciando il rinvio, la cartolina
arrivò puntuale, e mi trovai convocato a Trieste, ai test per
entrare in Polizia di Stato.
L’obiettivo era di farmi destinare a Moena, al centro di ad-
destramento alpino, in virtù dei miei risultati arrampicatori,
oltre l’iter di studi all’Isef, giunto a metà strada. Mi presentai
a Trieste con i capelli alquanto accorciati, ma mi rasarono su-
bito di brutto, così assaporai il clima della matricola… Erava-
mo chiusi a decine in un camerone, privi di licenza serale per
tre giorni; mi sentii improvvisamente come in carcere, anche
perché in quei tre giorni non accadde nulla, nessun colloquio,
né visita o test alcuno.
Abituato a ritmi dinamici, per quanto non frenetici, attende-
re per ore chiuso come in gabbia si rivelò terribile, caddi in
una vera e propria ansia; finalmente cominciarono i test atti-
tudinali, i colloqui e una sorta di compito di italiano.
La settimana successiva salii raggiante sulla corriera diretta a
Moena, allievo del 17mo corso agenti di Polizia: avevo schiva-
to il classico “naiòn”, inteso come anno inutile nella fremente
attesa del congedo; non solo, disponevo di un impiego statale
con tanto di stipendio!
A Moena mi aspettavano altri arrampicatori in Polizia che
avevo conosciuto anni addietro e che mi accolsero come uno
di famiglia; negli orari serali, libero dal corso iniziale di agente
ausiliario, mi accompagnavano in Val S. Nicolò, falesia alpina
presso la Val di Fassa, unica in Dolomiti, sia per lo scenario
naturale in cui sono immersi quei sassoni, sia per la severità
del tipo di arrampicata.
Rock Master 1987
7. 191190
Il piatto di gnocchi 146
Salite in parete intorno al 2000 149
Nuove falesie vicine 160
Climband 165
Una strana ritirata 171
Spiriti liberi 175
Coltivar na passion… 184
Poesie
Na cadena (Ugo Neri) 8
Senza vergogna 48
A Riccardo 60
Doi ciacole co’ me fiol (Ugo Neri) 84
An zogo in paradiso 90
Al mestièr de le zirèle 112
L’ort dei me veci 120
A ti 130
’Na perlina 144
Le man piene de grop 156
La patente 158
An bon crodaròl 182
Canzon de na volta 188
Prefazione 4
Prologo 10
Dopo lo schianto 12
Primi passi 14
Zampe all’aria 17
Sotto i ferri 20
Corso roccia 22
Viaggi in ambulanza 26
Prime classiche in Dolomiti 28
Altre vie, con compagni indimenticabili 31
Mezzi di sintesi 39
Bazar gruppe 42
Riccardo Bee 52
Contando i minuti 62
I ragazzi dello zoo di Erto 65
Fuori corso 71
Rock Master 1987 75
A Lamon 80
Libero di scalare… 86
La ripresa 92
Sogni di gloria 95
Grave zoppia 99
Nervi a posto 102
Giacca e cravatta 106
Il tetto di casa 116
Doriana 122
La crescita di un giovane sport 132
I due intrusi 137
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