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QUANDO L’AFRICA CONQUISTA LA FILOSOFIA:
           la finestra dell’atomo spirituale si apre
                    su jazz ed elettronica
                                                                      paolo davoli

    “L’Africa nera ha il più alto livello di urbanizzazione al mondo.
    Nel 2020, il 63% della sua popolazione vivrà nelle città. Nei             Retro-azione e torniamo al passato. 1997, dunque, non una
    prossimi dieci anni, 50 milioni di persone si trasferiranno nelle         moltitudine di tempo addietro. Galliano esordisce con un’opera
    città dell’Africa Occidentale” (Fonte: Global Urban Observatory)          dal sapore, forse, acerbo ma assolutamente originale. Una
                                                                              originalità persino travolgente. Da giovane curioso e impaziente,
    Chissà se il nostro Frederic Galliano, da giovane studente di             è innamorato del cotè jazz più spirituale e radicale, quello di John
    filosofia nelle università francesi, pensava a una brillante carriera     Coltrane, periodo Meditations, primi anni Sessanta del secolo
    accademica speculativa oppure già favoleggiava su un futuro               scorso. L’attività a latere di scultore lo fa teorizzare sul concetto
    torbidamente africano, bramando la vita nomade e il pensiero              e sul ruolo della forma, del suo legame con lo spazio. Crismi
    “berbero”, libero, illimitato. Alla fine ha scelto l’orizzonte lontano,   artistici e speculazioni filosofiche lo aiutano nel forgiare una
    terso, oltre le sabbie sub-sahariane, tra i laghi evaporanti delle        “materia” musicale che ha l’ambizione del jazz storico, l’esuberanza
    savane e le nuove grandi città che si bagnano sui fiumi del               dell’elettronica europea e la spiritualità della black music afro-
    Nord-Ovest, il Niger, il Senegal o il Volta. Oggigiorno, il giovane       americana. Espaces Baroques, spazi barocchi, questo è il titolo
    studente di filosofia                                                                                           dell’importante debutto.
    francese, dimora frequente-                                                                                     In Galliano, si percepisce
    mente l’Afrikè, il continente                                                                                   subito il “soffio” artistico, il
    che gli ha mostrato l’anima                                                                                     “coraggio” del giovane
    e ne ha impreziosito l’arte.                                                                                    sperimentatore, la ratio
    Frederic Galliano viaggia                                                                                       d’altissimo livello teoretico.
    sempre più spesso; sono                                                                                         Espaces Baroques è un lavoro
    itinerari di formazione, da                                                                                     tipicamente “ leibniziano ”,
    moderno           electronic                                                                                    costruito sulla teorizzazione,
    traveller; non sappiamo se                                                                                      non       solo       musicale,
    visita l’Europa e soggiorna                                                                                     dell’atomismo spirituale.
    in Africa o giusto il                                                                                           Il mondo, per Leibniz, è
    contrario.                                                                                                      un’entità colma di energia;
    Il poeta senegalese                                                                                             questa energia, nella sua
    Senghor ha parlato spesso                                                                                       essenza minima, è irriducibile
    nei suoi canti della màlia                                                                                      e indivisibile e costituisce il
    della negritudine. Galliano                                                                                     fondamento del nostro
    accoglie questo concetto e                                                                                      universo.
    lo fa interagire con le                                                                                         La sua unità di misura, la sua
    musiche utilizzate dalla                                                                                        forma più pura e immateriale
    nuova          generazione                                                                                      è la “monade”.
    europea: il jazz e                                                                                              La monade è un atomo
    l’elettronica. Il suo nuovo                                                                                     spirituale che “ conosce” il
    album, Frederic Galliano                                                                                        mondo e ha come “desiderio”
    and the African Divas,                                                                                          la realizzazione di un progetto
    racconta di questo viaggio,                                                                                     metafisico: esperire l’universo
    di questa fatica e                                                                                              e l’intera sua storia, creare
    restituisce ai due continenti,                                                                                  un’interconnessione tra
    Europa e Africa, le voci per                                                                                    monadi         e     sostanze
    un incontro di suoni che non                                                                                    soprannaturali, imitando e
    sono muti di fronte ai                                                                                          sollecitando l’onniscienza
    sentimenti. Questi suoni                                                                                        divina. Per Galliano la
    hanno il colore e il calore                                                                                     “monade” è nomade e l’uomo
    del fuoco, la forma del                                                                                         è una “monade” di tipo
    vento e della tempesta e                                                                                        superiore. L’amore è il luogo
    hanno infine la bellezza e la                                                                                   e la destinazione della
    maestosità di un continente                                                                                     coscienza umana: la gioia il
    sospeso tra Spirito e Idea                                                                                      solo segreto. Di questa
    che, con il suo passato, ha                                                                                     tipologia di spiritualismo è
    inventato il nostro futuro.                                                                                     permeata l’intera l’opera
    Già... l’Africa... passione                                                                                     Espaces baroques: i titoli sono
    fatale e irresistibile...                                                                                       esplicativi in tal senso, l’Uno
4         reset
multiplo, Monadi Nomadi, Pieghe Infinite (in quattro              Guinea, Niger, Burkina Faso. Sono nazioni sconvolte dalla
movimenti). Non aspettatevi però una resa musicale                modernizzazione forzata, tentate dal mantenere uno spazio altro,
astrusa e saccente; lo scultore-filosofo francese rifugge         differente e che conservano – in turbinosa mutazione –
il lato più sperimentale dell’elettronica. Il suono di Galliano   l’architettura eterna dell’ame monstruose, l’anima perturbata
infatti riverbera ed evoca un’immaginario meditativo e            dell’uomo contemporaneo. Frederic Galliano and the African
suadente, grazie a una eleganza stilistica raffinatissima:        Divas è un album doppio: caotico, complesso e seducente. Ci
tocchi di piano fluttuanti, ritmiche spezzate, quasi              si trova dentro le steppe d’Africa e i venti del deserto, le tranche
crepuscolari, vicine al breakbeat-jazz oppure gracilmente         de vie rubate agli angoli smembrati delle città bagnate dal sole
minimaliste. Una dimensione “poetica”; musiche della notte        e le splendide voci delle “dive africane” che rispondono ai
che accendono il fuoco della fantasia. Il jazz fa la parte        gorgheggi millenari di Hadja Kouyatè, Nahawa Doumbia,
preponderante, strutturando i brani su trame solide e             Ramata Doussia, Sira Cissoko e tante altre stelle di un
sofisticate grazie ai fiati dei fratelli Belmondo, veri motori    firmamento che non splende in Europa e nel mondo Occidentale
dell’universo jazz-spirituale degli “spazi barocchi”. La          ma che qui, tra questi solchi, assume un senso ancestrale e
natura del suono afro-jazz-elettronico non inganna e anzi         inequivoco. “African Divas” pesca dalla sorgente intangibile di
convince: la sua volontà di insinuarsi, di dissolversi in         una cultura millenaria, organica, lussureggiante. E’ in questa terra
lunghe comete di ambient-jazz astrale, leggiadro e                che sono nati i ritmi che hanno forgiato, in altri continenti, le
solenne, ne aumenta la capacità di fascino. Espaces               musiche che noi chiamiamo funk, blues, jazz, samba, drum and
Baroques pone più domande che risposte ma è l’assaggio            bass, bossanova, house, techno. Prima, molto prima del
coraggioso di un’arte in movimento, in “divenire”... afro-        meticciato antropologico-sonoro del Novecento e del reticolo
filosofia che attraversa il “medium” elettronico, con molta       rizomatico afro-mediterraneo o atlantico-caraibico. Qui nasce il
coscienza e poca supponenza... L’album live che segue             poliritmo, la “differenza” anti-dogmatica che costituisce il “centro”
nel 1998, Live Infinis, è il logico passaggio al contesto         perennemente ondeggiante della musica “danzante”. Qui i
più “vacillante”, oscuro e fisico del suo electronic sextet       tamburi “parlano” e “vedono”: le bellissime polifonie vocali si
con cui Galliano ha girato l’Europa e l’America nei mesi          sposano con i poliritmi impossibili, asimmetrici eppure
successivi al debutto discografico. Live infinis è colmo di
forza dall’oscura provenienza, interiormente profondo, un
buco nero dal fascino terribile che risucchia energia e
spirito, come l’epitaffio estremo di un universo
matematicamente descritto ma emotivamente arcano...
Live Infinis non è di facile “lettura” ma corrobora e incide...
è suono puro, perso nel gorgo dello spazio-tempo, un
eterno precipitare.

Differente la cronaca dell’esperienza Frikyiwa, etichetta
fiancheggiatrice di Galliano e da lui diretta, che
contribuisce alla collaborazione diretta tra l’artista e i
musicisti “autoctoni” dell’Africa sub-sahariana. Oltre a
numerosi singoli, due sono gli assemblaggi su vinile/cd
promossi dall’etichetta francese. Laconicamente intitolati
“Collection 1” e “Collection 2” e ambedue usciti nel 2000,
la menzione delle due compilations è giustificata dal
riuscito connubio tra ars electronica e tradizione, non solo
vocale, africana. I remix rimarchevoli – perché di questo
si tratta – riguardano, tra gli innumerevoli altri, Nahawa
Doumbia e Aqua Bassino in “Yankaw” e Lobi Traorè e
Pole in “Sayo”. La collaborazione, tra l’arcaico e l’attuale,
ritraccia l’indefinibile confine tra la scena broken beat/nu
house/dub e la musica africana, creando una ricca zona
d’inter-scambio, una “bramosia d’Africa”, che rafforza la
“deriva” intuitiva che cattura molte delle musiche afro-
centriche di provenienza europea, funzionali alla pista da
ballo.

“Investigare l’invisibile ed ascoltare l’inaudito”
(Arthur Rimbaud)

Se escludiamo le due compilazioni targate Frikyiwa,
dall’ultimo live set al contemporaneo “African Divas”
passano ben quattro anni. Quattro lunghi anni che
rappresentano l’ingresso di Galliano nel labirinto selvaggio
della macchina nervosa urbana, un viaggio esteso e
profondo nella cintura tropicale che cinge il deserto a Sud
Ovest del Sahara. Luoghi per noi quasi esotici che portano
i nomi coloniali dell’Africa francofona: Ciad, Mali, Senegal,
                                                                                                                                          5
                                                                                                                                          5
estremamente vitali, esuberanti, liberatori. E’ qui, in between, fra questi         Il suono e lo spirito trovano in African Divas l’inesplicabile miracolo: l’incanto
    ritmi, che Galliano cerca l’uomo-monade-nomade, l’atomo spirituale che              dell’inaspettato, la pienezza del “profondissimo sentire”, la fragilità di un
    “informa” il mondo. E la musica ne esce enigmatica, visionaria, de-formata,         universo “al femminile” compiuto ma misterioso, il magico gioco d’ombre
    da “ultimo confine” prima dell’ignoto. Suoni, voci e musiche smembrate,             che sta dietro “l’istante del mondo” che Cèzanne voleva dipingere e che
    ricucite dal jazz, dall’elettronica, ma anche dal blues post-rurale “sporcato”      Galliano ha fortunatamente còlto e musicato. Il viaggio in Africa si è per
    dalla ”tessitura” digitale. Questo suono-torrente si scioglie in mille rivoli, si   ora concluso. Galliano si lascia alle spalle le terre incognite dell’Essere:
    sfibra e s’arriccia sul poliritmo che “batte” sulla marmorea cassa deep             due ore di magia totale e assoluta sono la testimonianza di un sentire che
    house, o sul balafon, lo xilofono d’Africa, o sui tamburi di metallo - le steel     eccede “il suono della luce” su cui si riflette la nostra anima. Capolavoro.
    drums, i metal scrapers.
    Le voci africane femminili cantano come farfalle, volando, così sensuali,
    così sublimi, e si arrampicano altere sui mantra sahariani dove i bassi             Frederic Galliano Espaces Baroques
    dub, gli electronics e i Fender Rhodes mormorano senza fine, tra rumori             1997 F Communications
    di strada, brezze aurali ed echi ventosi che trasportano le parole flebili,         Frederic Galliano Electronic Sextet
    quasi sussurrate, degli ambasciatori del deserto, i mercanti-nomadi:                Live Infinis
    sequenze ambientali di un universo potente ed eterno.                               1998 F Communications
    Delle due parti che compongono “African Divas”, la blue e la gialla, la
                                                                                        AAVV Frikyiwa: Collection 1
    prima è strepitosa, ma la seconda è addirittura immensa: da Bko-Dkr
                                                                                        2000 Frikyiwa/F Com
    (Bamako – Dakar) a Bien sofè dè! è tutto un nastro di ritmi, visioni, esplosioni,
    estasi, folgori, tramonti, che lasciano senza fiato. Anche le tracce segrete,
    ben simulate, concorrono a formare la metafora dell’enigma della vita e             AAVV Frikyiwa: Collection 2
                                                                                        2000 Frikyiwa/F Com
    dell’iniziazione a “un lungo, enorme e ragionato sgretolamento di tutti i
    sensi” (Rimbaud).                                                                   Frederic Galliano
                                                                                        Frederic Galliano & African Divas
                                                                                        2002 F Communications




6
Nati nel 1995 da una costola di Orange (JB Dunckel più Alex Gopher), gli           (parte bene, si perde, si riprende), The Neptunes (sul lato hip hoppegiante),
     Air (Dunckel + Godin) si sono imposti all’attenzione del pubblico e critica        The Hacker (synth-pop a manetta) e Malibu (aka. Roger Manning di Moog
     con una serie di singoli brillanti, da “Modular” a “Casanova” pubblicati da        Cookbook). La brillante cover dub reggae di “How Does It Make You Feel”
     etichette come Mo’ Wax e Source. Poi tre lavori micidiali che hanno                è stata firmata da Adrian Sherwood. La versione uno punto uno
     contribuito a ridefinire il nu sound di fine millennio: Moon Safari, Premiers      impreziosita dai vocalizzi di Junior Delgado. C’è spazio anche per due
     Symptomes e, perché no?, The Virgin Suicides.                                      edit, giusto per, Modjo e Jack Lahana hanno rifatto “People In The City”,
     Nel 2001, gli “Electronic Performers” sono ritornati (insieme a Daft Punk)         ma la vera chicca è “The Way You Look Tonight”, un bonus firmato da Air.
     sulle scene della dance/elettronica francese con l’ambizioso 10,000 Hz.            Last but not least, sul ciddì c’è pure un videoclip.
     Legend. Seguito ufficiale di Moon Safari (1998), l’album ha messo d’accordo        Piatto ricco, mi ci ficco.
     una fauna musicale eterogenea, da Brian Reitzell, ex-percussionista dei
     Red Kross - che ha fornito i vocalizzi di “The Vagabond” e “Don’t Be Light”
     [autore di “Logan’s Sanctuary”, soundtrack del sequel mai girato del classico
     sci-fi La Fuga di Logan, 1976] – a Sugarand Yumiko di Buffalo Daughter,
     che qui interpreta “Sex Born Poison”. Ma il cameo più caramelloso è
     chiaramente quello di Beck (“Don’t Be Light” e “The Vagabond”), che da
     solo vale l’acquisto dell’album come si dice in questi casi. Anche un anno
     dopo, ”Don’t Be Light” resta uno dei momenti migliori di 10,000 Hz Legend:
     Il brano parte con coretti angelici, si trasforma in un raggio missile alla
     Kraftwerk e si reinventa a metà grazie ad un assolo di chitarra elettrica
     che lascia un ‘attimino’ spiazzati. Ma non c’è tempo per riprendersi, perché
     subentrano i gorgheggi di Beck, quindi una serie di inquietanti fischietti e
     poi via, verso nuove mirabolanti avventure... Dall’auto referenziale (radio-
     referenziale?) “Radio # 1”, si passa alle sirene della polizia di “People In
     The City”. Suoni colorati, architetture aurali che creano curiosi tableau




         Air
         10,000 Hz. Legend
         Air
         everybody Hertz

     vivant, beats leggeri e delicati. Melodie che evaporano, in cui le reverie
     tinte pastello dei safari sulla Luna e dei primi sintomi si sono fatte più
     cupe. La dolcezza di brani come “Kelly Watch The Stars”, “J’ai Dormi
     Sous L’Eau” e soprattutto “Playground Love”? Un lontano ricordo. Qui
     troviamo beat piu’ inaspettati, ritmi che spaziano dal breakbeat al
     downtempo, rifiniti con pattern di tastiera, organetti e arpe. 10,000 Hz.
     Legend, leggi undici brani ipnotici, una lunga traversata nella via Lattea
     (“Wonder Milky Bitch”, l’inno al sesso orale) che si conclude con “Caramel
     Prisoner”. Un finale pirotecnico tra mille luci, raggi laser e circuiti di mille
     valvole. La giustapposizione di strumenti elettronici ed analogici – specie
     le chitarre, trés Phoenix – ha irritato e conquistato in dosi eguali. 10,000
     Hz. Legend resta un campionario di suoni eccentrici, che miscela
     sintetizzatori e percussioni. Un album che sembra creato da androidi per
     androidi che suonano tastiere e sognano pecore elettriche. “Voglio diventare
     una macchina” era il mantra di Warhol. Gli fanno eco Air che proclamano
     “Machines give me some freedom/We need to use ample filters to say                 DISCOGRAFIA ESSENZIALE               Air, 10,000hz Legend
     how we feel”. Liriche cibernetiche profferite da ingegneri di emozioni al          Moon Safari (1998)                   Astralwerks
     lavoro su sensori dei desideri.                                                    Premiers Symptomes (1999)
     L’inevitabile riscrittura. Everybody Hertz, è un EP di dieci tracce che include    The Virgin Suicides E.P. (2000)      Air e altra gente
     vari remix e un brano inedito. Si parte con la versione riveduta e corretta        10,000hz Legend (2001)               Everybody Hertz
     di “Don’t Be Light”, firmata da Thomas Bangalter (1/2 di Daft Punk). Altri         Everybody Hertz E.P. (2002)          Astralwerks
     divertissement sono stati realizzati da tizi come il (pu)pazzoide Mr. Oizo

                                                       matteo bittanti                       air website
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Certe volte un album di remix può anche significare qualcosa di più che          non ne saremmo capaci. Ma i Neptunes sulla nostra musica hanno fatto
una semplice uscita discografica tanto per tenere occupati gli scaffali dei      un grandissimo lavoro”.
negozi di dischi. Certe volte questi album possono essere un buon pretesto       Del resto Jean Benoit sottolinea che gli Air tengono molto a spiazzare, ad
per noi ascoltatori di fermarci un attimo, riflettere e provare a fare un        ampliare il proprio vocabolario espressivo, è così che si spiega la
punto della situazione. E’ sicuramente questo il caso di “Everybody Hertz”:      consistente differenza che intercorre fra il primo e il secondo album di
già di suo un valido cd con dieci pezzi piuttosto diversi fra loro più una       studio: “La nostra convinzione è sempre stata che in qualche modo non
traccia video, diventa anche un buon argomento di discussione da bar su          potevamo “permetterci” di fare due album simili. Dovevamo dimostrare
quello che è il presente e il futuro della cosiddetta “scena francese”, dato     qualche cosa agli altri e anche a noi stessi. Ecco perché “10.000 Hertz
che qua sono in gioco gli Air, che di questa scena sono fra gli esponenti        Legends” suona così differente da “Moon Safari”: volevamo far vedere
più conosciuti ed emblematici. Non è azzardato dire che questo cd di             che eravamo in grado di padroneggiare diversi timbri musicali, di giostrare
remix affidati ad una compagnia molto varia dice tanto sullo spirito del         con gli arrangiamenti e la struttura delle canzoni. E anche di saper lavorare
gruppo quanto i due album “ufficiali”, il delizioso “Moon Safari” e il più       sulle emozioni, perché il nostro intento è stato quello di fare un album
controverso “10.000 Hertz Legends”.                                              molto scuro, profondo. Credo che ci siamo riusciti”.
Avere l’opportunità di parlare direttamente con Jean Benoit Dunkel,              Jean Benoit ci tiene poi a sfatare quello che è un luogo comune sulla
comproprietario della ditta assieme al socio Nicolas Godin, non fa che           musica degli Air: “Non è vero che siamo concentrati su un recupero delle
confermare questa ipotesi: le parole spese con lui danno una migliore            sonorità e dell’immaginario degli anni ’70. Questa cosa è stata più volte
cartografia sia di questo cd di remix che di conseguenza dell’intera             ripetuta riguardo a “Moon Safari”... beh, proprio recentemente l’ho
avventura artistica degli Air. “La scelta degli artisti a cui affidare i remix   riascoltato con attenzione e ribadisco che non è vero. Nella nostra musica
non è stata per nulla complicata: sono tutte persone che ammiriamo               vogliamo essere moderni, o per lo meno suonare “senza tempo”, usando
tantissimo. Con alcuni di questi siamo amici di lunga data, come può essere      riferimenti musicali temporalmente diversi fra loro, mica solo gli anni ‘70”.
il caso di Modjo o Mr. Oizo, o anche Thomas Bangalter dei Daft Punk; con         Inevitabile fare qualche considerazione sulla cosiddetta “scena francese”;
altri invece sono stati incontri inediti ma che desideravamo da tempo. Ad        ma anche in questo caso le parole di Dunkel non sono banali: “Se esiste
esempio, per noi “How Does It Make You Feel?” ha sempre avuto un sapore          una “scena francese” è solo perché si sono ritrovati a fare musica nello
reggae e siamo stati molto contenti quando Adrian Sherwood ha accettato          stesso periodo storico alcuni artisti molto bravi ma soprattutto coraggiosi,




     Air
     intervista




di lavorarci sopra – figurati poi quando abbiamo visto che la traccia vocale     che hanno avuto il coraggio di seguire la loro strada senza imitare modelli
è stata affidata a Junior Delgado, che pare passasse dalle parti dello studio    inglesi o americani di successo. Tutto qua. Gente con un sacco di
di Adrian per caso. Troviamo che anche The Hacker abbia fatto un gran            personalità, che ha capito fin da subito l’importanza di essere artisticamente
bel lavoro su “Don’t Be Light”, non trovi?”.                                     indipendenti. Detto questo, crediamo che ci siano molte differenze musicali
Verissimo; ma la collaborazione più apparentemente bizzarra è quella coi         tra gente come noi e Laurent Garnier o i Daft Punk. A questo proposito,
Neptunes, geniali e iperprolifici reucci della musica black                                        vorrei dire a chiare lettere una cosa: gli Air non sono un
contemporanea. E’ opera loro il folgorante singolo d’esordio                                       gruppo dance. Non appartengono alla scena dei club,
di Kelis (sì, quello dell’urlo e del “hate you so much right                                       anche se questa scena la rispettano e la amano. E’ proprio
now!”...) così come è imperdibile il loro album d’esordio                                          questo il motivo per cui abbiamo voluto fare un album di
“N.E.R.D.”, che i Neptunes stessi hanno deciso di ritirare                                         remix: affidare cioè la nostra musica a gente che da quella
subito dal mercato così, per puro sfizio. E nel caso sentiate                                      scena proviene sul serio, caso che non è il nostro. Siamo
delle cose di Britney Spears musicalmente molto                                                    soddisfatti del risultato, ma confermiamo che le nostre
interessanti non vergognatevi e non sorprendetevi di voi                                           radici stanno da un’altra parte”.
stessi: dietro c’è la loro mano, dato che ormai sono                                               Dove porteranno queste radici?
ovunque. Se bisogna cercare degli eredi di Prince, compresi                                        “Il nostro prossimo lavoro sarà probabilmente molto
anche atteggiamenti e attitudine, loro sono al primo posto                                         minimalista. Con “10.000 Hertz Legends” volevamo
fra gli indiziati. Ma che c’azzeccano coi bianchi ed elegantini                                    dimostrare di essere in grado di gestire situazioni
Air?                                                                                               musicalmente molto complesse; ora invece vogliamo
“So che non sembra da quello che facciamo, ma noi siamo                                            tornare a concentrarci sul songwriting, come avevamo
dei grandissimi amanti della musica black contemporanea. L’adoriamo.             fatto nel caso del primo album”.
Troviamo che sia la cosa più inventiva che c’è nel pop oggiogiorno. Ne           Se il frutto sarà un altro gioiellino del calibro di “Moon Safari”, si può già
abbiamo così rispetto che non proviamo a farla: sappiamo che per ora             cominciare a festeggiare...

     damir ivic                                                                                                                                                   23
Attacco                                                          2001), un testo straordinario del 1978, già
AREA 51: PIANI DI CRISI ED ESTSETICHE DEVIATE
                                                                                                                 divenuto un classico dell’architettura. Koolhaas
                                                al cuore                                                         nel suo libro si sofferma innanzitutto sul
                                                                                                                 manhattanismo, vera e propria summa del
                                                dell’impero                                                      Novecento, il delirante topos della Città dei Titani.
                                                                                                                 Il manhattanismo viene visto come il disturbo di
                                                PARTE TERZA                                                      New York: “Esistere in un mondo interamente
                                                                                                                 fabbricato dall’uomo e quindi vivere dentro la
                                                Dreamland brucia: si delirano continenti,                        fantasia”. In DNY – come viene chiamato il libro in
                                                nazioni, città, culture. Ideologie urbani-                       chiave pop – New York viene analizzata da un
                                                stiche ed estetiche della sparizione a con-                      punto di vista architettonico, storico, psicologico:
                                                fronto. Blues architettonico e jazz                              qualcuno può a questo punto suggerire il termine
                                                numerologico. Manifesto della Necropoli                          “benjaminiano” e non si sbaglierà di certo. Koolhas
                                                Moderna. Dromologia del terrore.                                 propone il libro come “un simulacro della Griglia
                                                                                                                 di Manhattan”. Ma ciò che avrà infervorato Atta lo
                                                Also begann Zarathustras Untergang.                              troviamo nel capitolo Coney Islands: la
                                                Nietzsche (1883)                                                 Tecnologia del Fantastico dove Koolhaas
                                                                                                                 ricorda l’incendio del 1911 di Dreamland - la
                                                La Contro-architettura come difesa dello                         zona-luna park di Coney Islands incubatrice dello
                                                Spazio Sacro                                                     stadio mitologico di Manhattan - (vi ricordate che
                                                Si delirano le culture... Una notizia che pare                   incontrammo un’altra Dreamland nella prima parte
                                                essere sfuggita ai più è che Mohammed Atta,                      di Area 51 in UT 12?) che avvenne in un olocausto
                                                il terrorista suicida della Fratellanza Musulmana                di fuoco e distruzione che ricorda molto da vicino
                                                che ha guidato l’attacco alle Twin Towers, era                   ciò che Atta realizzò novant’anni più tardi. In tre
                                                un urbanista e ingegnere laureatosi alle                         sole ore Dreamland fu rasa al suolo dalle fiamme.
                                                Università del Cairo e di Amburgo. La notizia                    “Delirious New York” cita a questo proposito le
                                                viene ripresa da Roger Friedland, docente di                     parole di Maksim Gorky: “L’anima viene
                                                sociologia e studi religiosi all’Università di                   conquistata dal desiderio di un fuoco ardente, un
                                                Santa Barbara in California, nel suo bell’articolo               fuoco sublime, che libererebbe la gente dalla
                                                “La costruzione sacra di Mohammed Atta”                          schiavitù...”. Risulta quasi “strutturale” a questo
                                                (Reset, 2001, N.68). Friedland suggerisce,                       punto inserire l’attentato del World Trade Center
                                                con fascinosa teoria, che Atta con il suo gesto                  nell’orizzonte “delirante” della psico-architettura
                                                omicida e altamente simbolico intendesse                         di NY. Ed è bellissima l’idea – sempre seguendo il
                                                difendere la sacralità dello spazio islamico                     filo onirico di Benjamin/Koolhaas - dei seguaci di
                                                contro il debordante estetismo architettonico.                   Minoru Yamasaki, il capo degli architetti del WTC,
                                                Atta credeva, unitamente a Deleuze e Guattari,                   di non ricostruire le torri gemelle ma di
                                                che “l’architettura fosse la prima delle arti”e                  “progettare” due grattacieli “monumenti” di luce
                                                che quindi bisognasse difendere la logica                        cruda, purissima, galleggianti nello spazio, che
                                                estetica e spaziale della città islamica dal                     non abbiano come frontiera che il cielo,
                                                modernismo occidentale. Il casus belli per Atta                  giganteschi angels immateriali che vegliano sulla
                                                fu nel 1995 quando, recandosi in visita di                       memoria delle migliaia di innocenti vittime dell’11
                                                studio al Cairo, vide lo scempio nel restauro                    settembre. Viviamo i tempi dell’estetica della
                                                delle due antiche porte dell’XI secolo, Bab al-                  sparizione, come ha scritto Paul Virilio. “Tutta la
                                                Nasr e Bab al-Futuh, compiuto secondo criteri                    nuova tecnologia tende ad affermare l’emergenza
                                                profani e consumistici, creando intorno alle due                 dell’a-corporale: perdere corpo, smaterializzarsi,
                                                porte-torri una sorta di Disneyland araba. Per                   in una parola sparire”. (Estetica della sparizione
                                                proteggere la propria ummah, la comunità                         – Liguori Editore, Napoli, 1992)
                                                islamica, e le proprie Bab, porte-torri, Moham-
                                                med Atta concepì il proprio disegno criminale                    Meccaniche di risonanza urbana.
                                                come un gesto di contro-architettura totale che                  L’audiomanifesto della Necropoli moderna.
                                                simbolicamente difendesse lo Spazio Sacro                        I manipolatori Artcore dei “writing sounds”
                                                Musulmano e contemporaneamente                                   Si delirano le città dei morti... Gli antichi latini
                                                distruggesse le torri che rappresentavano                        indicavano con il termine lira il solco tracciato
                                                l’architettura blasfema della cultura                            nel terreno con il vomere per seminare o per
                                                occidentale. Con buona pace di Mc Luhan, oggi                    fondare una città. In questo caso “lira” era il
                                                è l’atto a essere il messaggio.                                  confine tracciato per “limitare” la griglia urbana
                                                                                                                 della città nascente. “Delirare” vuol dire, poichè
                                                Il “delirante” newyorchese e i grattacieli                       si esce dal “solco/lira”, uscire dai limiti prestabiliti.
                                                di luce cruda                                                    Dj Spooky, aka That Subliminal Kid, è l’agent
                                                Si delirano le città dei vivi... Certamente                      provocateur della scena elettronica di New York.
                                                l’urbanista-terrorista Atta durante i suoi anni                  Abilissimo nel districarsi tra dub e drum and bass,
                                                amburghesi di studio lesse “Delirious New                        hip hop e ambient, Dj Spooky guarda al dj come
                                                York” di Rem Koolhaas (Electa, Milano,                           “ingegnere spaziale” che organizza paesaggi
                                                                                                                 sonori di punti coordinati nello spazio della città.

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                                                     paolo davoli
L’urbe è vista come un flusso costante di                     Altri deliri americani: il blues architettonico             nero è duro, nervoso, sudato. Urta e travolge
linguaggi, una fabbrica di segni e significati: un            dell’emigrante a New York.                                  senza rimedio. La solitudine e la paranoia dello
paraspazio dove tempo, spazio e cultura                       Si delirano le posizioni sociali...“Il delirio è storico-   sguattero Pepe, architetto argentino affogato nel
collassano. Nel suo cd-mix “Necropolis: The                   mondiale e non familiare. Si delirano le razze, le          delirio metropolitano newyorchese esce dalle
Dialogic Project” (Knitting Factory Works, Usa,               tribù, i continenti, le culture, le posizioni sociali...”   tavole per finire indelebile nel nostro immaginario.
1995) Dj Spooky assembla un viaggio                           così scrivono Deleuze e Guattari in                         Chi l’avrebbe detto che l’architettura è un’arte così
sperimentale tra i pionieri della scena “illbient” –          “Millepiani.Capitalismo e schizofrenia”. E non              pericolosa?
la patologia newyorchese del breakbeat - e i rumori           sbagliano di certo, aiutati in questa teorizzazione
organici del tessuto urbano: sirene, treni, aerei,            dalle idee di Koolhaas e Virilio. Ma anche il nobile        Jazz e Numerologia. Oltre il Manhattismo:
traffico, intervalli arbitrari, audio-rifrazioni.             mondo del fumetto dà loro una mano. La                      Harlem brucia e sogna l’Africa
Congestionati collages sonori della “street life”             formidabile coppia argentina di Munoz e Sampayo             Si delirano i continenti... 23 Aprile 1967, 43E.
metropolitana. Con visionaria capacità descrittiva,           ha appena dato alle stampe “Nel Bar” (Coconino              125th Street, Harlem, New York: un
Dj Spooky mischia Russolo, Afrika Bambaataa e                 Press, Bologna, 2001), raccolta di storie in “noir”         appuntamento magico con il destino. L’Africa
Foucault in una analisi emotiva e percettiva di rara          di una New York da prime luci dell’alba, emaciata           rivoluzionaria si presenta all’Olatunji Center. Nel




potenza: non è forse il fonografo – oggi il “deck”-           e derelitta. Il primo racconto è illuminante: “Pepe         manifesto compare John Coltrane incorniciato
la macchina che, leggendo i solchi, “traduce”                 l’architetto” narra di un architetto-clandestino po-        dentro alla sagoma del Continente Nero. “Roots
suoni scritti e codificati nel disco? Codici, flussi,         litico che, al tramonto dei Seventies, fugge da             of Africa” recita il botteghino. Per Coltrane siamo
rumori ambientali, spore soniche, cronotopie. Qui             tutto e da tutti, anche e soprattutto da se stesso.         agli sgoccioli di una vita inquieta e turbinosa.
il delirio è reale: cartografare il “paraspazio”              Pepe, costretto a eludere le attenzioni della               L’Olatunji Center è il penultimo concerto del
significa un radicale “uscire dai solchi”, sia dei            migra, la polizia corrotta che ricatta i clandestini,       sassofonista. L’ultimo registrato live. Il cancro
vinili che delle lirae urbanistiche delle griglie             lavora come uomo delle pulizie in un bar notturno           divora già il suo corpo: morirà tre mesi più tardi.
cittadine; significa sovra-eccitare con azione                di New York senza permesso di soggiorno. La                 La performance è un martirio infernale. Il suo
audio-motoria le nascoste zone autonome e                     sua esistenza, perennemente in bilico                       pubblico è composto di militanti delle Pantere
interstiziali della città per portarle in superficie.         allucinatorio, lo conduce in un buio labirinto di           Nere, di “white niggers”, di afroheadz, di
De-lirare è quindi un gettarsi oltre i solchi,                paranoia urbana. Pepe sente solo angoscia e                 beatnicks, di agitatori provenienti dalla suburbia
oltrepassare tutti i livelli fino a raggiungere la            solitudine dentro di sè. Ora è un architetto                furiosa e disperata. La musica è un ruggito tribale
Necropoli, la Città Invisibile. Il dj è quindi l’architetto   fuorilegge. Il tragico epilogo della storia avviene         lancinante, agonizzante: caos, jazz, free, musica
che lavora sul paesaggio sonoro per snaturare lo              con la sua morte. Non sappiamo se la                        sacra del XX secolo, afrofuturismo drum and sax
spazio organizzato dai “solchi-lirae”. Il futuro è            disperazione esistenziale dell’architetto emigrante         ante-litteram. Il suo quintetto suona all’African
un’approssimazione, scrive Dj Spooky, e l’artista             sia stata la stessa per Mohammed Atta o per                 Center come se corresse freneticamente verso il
è un “reality hacker” che insegna ai nostri occhi             Pepe, ma l’atmosfera da blues rattrappito che               dirupo, dentro l’abisso. Coltrane è sulla croce. Il
l’ascolto, alle nostre orecchie lo sguardo critico            accompagna le tavole espressioniste di Munoz e              quintetto picchia sui chiodi. “Dalla preghiera si
sull’esistente. Enter the Necropolis...                       Sampayo graffia e sporca, come raramente                    passa al grido” così ne scrisse Geoff Dyer. Siamo
                                                              accade, la nostra coscienza. La matita del Maes-            oltre la musica. Siamo al fondo di quel vortice
                                                              tro Munoz è micidiale: il suo segno in bianco e             artistico-esistenziale che avviluppava artisti come

                                                                                                                                                                                  43
Miles Davis, Sun Ra, Pharoah Sanders, Thomas                                                                     intellettuali colui che si è messo in luce con analisi
      Pynchon, William Burroughs. Sono i tempi in cui                                                                  del tutto originali ed efficaci è l’urbanista e filosofo
      Coltrane si presenta alle prove con mappe                                                                        apocalittico Paul Virilio. Le sue teorie sulla
      geografiche dell’Africa e dell’India, con brogliacci                                                             dromologia della Politica cioè la velocità intrinseca
      di numeri e algoritmi. Su lavagne immaginarie,                                                                   della stessa (Velocità e politica, Multhipla, 1981)
      con gesso malfermo, tratteggia note e numeri,                                                                    e sul rapporto immagini e guerra (Guerra e cin-
      equazioni e notazioni. Dialoga con gli arcangeli di                                                              ema. Logistica della percezione, Lindau ) sono
      Vologda, almanacca di un “mappamondo di                                                                          fondamentali nello scenario odierno. Possiamo
      numeri”, di armonie segrete tra suoni e pianeti,                                                                 quindi utilizzare alcune delle sue categorie di
      favoleggia di esistenze ultraterrene, di jazz della                                                              analisi per dipanare il bandolo della matassa
      tetraktys e di un unico Dio per tutte le religioni,                                                              terroristica. Osama Bin Laden incarna per Virilio
      dall’India ad Harlem. “The Olatunji Concert: The                                                                 il classico dèspota asiatico alla guida di un micro-
      Last Live Recording” (Impulse-Verve, USA, 2001)                                                                  esercito modernissimo di soldati ideali, cioè votati
      è la catarsi di un Pitagora nero moderno che                                                                     alla morte. La dimensione mitica e mistica del
      straccia la propria carne per assiomizzare lo                                                                    soldato-religioso suicida pare quasi invincibile date
      spirito. Coltrane, che ha conosciuto la “fama” negli                                                             le peculiarità delle società occidentali
      anni ruggenti del Village a Downtown Manhattan,                                                                  caratterizzate dalla mobilità, dallo scambio e dal
      è già oltre il delirio del manhattanismo. Lui, che                                                               rapporto laico stato/religione. Il trionfo, parziale,
      ha scritto brani come “Peace on Earth”, è tra                                                                    di Osama Bin Laden è quindi il trionfo, totale, della
      coloro che appiccano il fuoco ad Harlem. Nato                                                                    mistica: le nuove caserme sono le chiese, spesso
      bluesman, cresciuto jazzista, muore incendiario.                                                                 illegali, il personale militare è il clero militante-
                                                                                                                       latitante, molto spesso con tratti nomadici. I
                                                                                                                       protocolli d’attacco del Terrore Freddo appaiono
      Il Californismo Universale e il Techno-                                                                          di altissimo livello sia tecnologico che geo-
      gnosticismo: Ermete a Disneyland                                                                                 strategico. Paul Virilio lo ha messo in evidenza
      Si delirano le nazioni... E non v’è dubbio che la                                                                nel suo capitolo New York dèlire - un altro! - in
                                                              Davis è uno di quegli intellettuali di nuova
      California sia la nazione-stato dell’utopia                                                                      “Un Paysage d’evènements” sul precedente
                                                              generazione che, con piercing, tatuaggi tribali e
      americana realizzata, una sorta di hyper-                                                                        attentato alle Twin Towers nel 1993. Il paradosso
                                                              vestiti di pelle nera, si trovano a proprio agio sia
      America al cubo. In-cubo o sogno, la California                                                                  della guerra del Terrore Freddo sarà quello
                                                              tra le pagine di Aristotele che fra i suoni dei Boards
      è uno strano attrattore di mitologie e di scenari                                                                prospettato da Ballard nel suo racconto Storia
                                                              of Canada. Coraggioso e riuscitissimo il suo
      bizzarri. Logico quindi che dall’osservatorio                                                                    Segreta della Terza Guerra Mondiale – che
                                                              tentativo di mappare, da Ermete Trismegisto a
      privilegiato della West Coast, nell’epicentro di quel                                                            dura quattro minuti e del cui svolgimento nessuno
                                                              Norbert Wiener, da Platone a Timothy Leary,
      “californismo universale” che è la Silicon Valley e                                                              se ne accorge tranne il protagonista – o sarà
                                                              l’inconscio tecnologico nella storia della cultura
      San Francisco, il giornalista Erik Davis abbia                                                                   quello prospettato da Virilio e cioè la Prima Guerra
                                                              occidentale. I miti, la magia e il misticismo nell’era
      perlustrato le “terre incognite” della spiritualità                                                              Accidentale, un conflitto mondiale dai contorni
                                                              dell’informazione – questo il sottotitolo del libro –
      applicata alla tecnologia e alla rivoluzione                                                                     incerti e poco prevedibili?
                                                              sono il pretesto per un viaggio eroico nella
      digitale.(Techgnosis, Ipermedium, 2001) Erik
                                                              contemporaneità più utopica ma anche il testa-
                                                              mento di un’epoca che segna forse l’inizio del
                                                              dominio della tecnica.
                                                              Cos’è infatti, se non disperazione, quella
                                                              persistente speranza di immortalità che pervade
                                                              tutti gli attori inconsapevoli di “Techgnosis”? La
                                                              California – o la terra di Magonia, se preferite -
                                                              grazie al prezioso saggio di Erik Davis, si
                                                              conferma terra di estetiche deviate e
                                                              apocalittiche: basta la lettura del capitolo “Il
                                                              richiamo alieno” per convincersi di quanto
                                                              l’immaginario del “californismo universale” abbia
                                                              informato il nostro dopoguerra. L’Area 51 è in
                                                              mezzo a noi. Enjoy the trip!!


                                                              Dalla Guerra Fredda al Terrore Freddo.
                                                              Dromologia del terrorismo.
                                                              Si delirano le guerre... Il destino del nodo gordiano
                                                              – che prometteva il dominio dell’Asia a chi lo
                                                              avesse reciso - evocato da Ernst Junger e Carl
                                                              Schmitt nel loro saggio del 1955 (Il nodo di
                                                              Gordio, Il Mulino, 1987) pare non essere ancora
                                                              stato sciolto. La contrapposizione tra i due mondi,
                                                              l’Oriente e l’Occidente, sembra essere tuttora
                                                              irrisolta data la siderale lontananza di “universi
                                                              concettuali” a cui fanno riferimento. Tra gli

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REVIEW
     LTJ BUKEM
     & Mc Conrad
     14-02-2002 DAL VIVO AL MAFFIA
     Stile, classe, eleganza. In poche parole si puo’ riassumere il live
     set di Ltj Bukem al Maffia, supportato da Mc Conrad. I presenti,
     perfetti conoscitori del poliedrico universo drum and bass, sanno
     gia’ cosa li attende.
     I duri e puri del dancefloor infatti sono assenti, ma chi ama
     veramente i suoni targati Good Looking non rimarra’ deluso. Sono
     le due passate quando i due inglesi arrivano sul palco del Maffia e
     gia’ l’apparenza e’ quella dei musicisti professionisti, non il classico
     dj style. Veri professionisti insomma. Ma questo non si traduce in
     suoni freddi e distaccati, tutt’altro: le linee di basso e batteria,
     all’apparenza semplici, tracciate da Bukem sono arricchite da piatti
     e improvvise accelerazioni in puro stile jungle cui si aggiunge la
     voce di Conrad. Personalissimo il modo d’intendere la figura dell’Mc,
     non solo veicolo per tenere alta la tensione emotiva della pista ma
     vero e proprio singer, al quale lo stesso Ltj fa da supporto con i
     propri suoni e non viceversa come spesso accade nel gioco a due
     dj - Mc. Si potrebbe definirla una sorta di ‘soul dnb’: la voce di
     Conrad, calda ed evocativa, si integra, come detto, con le
     architetture ritmiche di Bukem invitando i presenti a lasciarsi
     trasportare, a viaggiare, grazie all’apertura di sempre nuovi spazi
     sonori, che diventano veri e propri spazi dell’anima. Non sono rari
     i momenti in cui ci si sofferma ad ascoltare rapiti i due musicisti,
     come magari accade in un concerto jazz, assai vicino, come mood,
     al set di stasera. Proprio cosi’, per una volta ci scordiamo la
     tensione, la carica aggressiva del ballo, comunque presenti e
     lasciamo che a vincere sia l’aspetto mentale, non quello fisico.
     Ben si comprende quindi, assistendo ad una serata del genere, il
     perche’ del nome Progression Sessions, che esprime appieno tutta
     la classe e l’evoluzione continua del lavoro di Bukem e soci.


     francesco marchese




www.basebog.it                                                                   41
CARL CRAIG:
     A MAN FROM
     OUTER SPACE

           fabrizio tavernelli

     “Ma la freddezza dell’era delle macchine                                                                       progettano i piani per staccarsi definitivamente
     rappresentata dalla techno si fonda sulla                                                                      da questa terra.
     produzione e la distinzione di massa, e                                                                        Detroit Motorcity, città dei motori, della
     sull’interfaccia uomo-macchina della catena di                                                                 meccanica, della tecnologia più sporca e
     montaggio di Henry Ford, una forza produttiva           black scientists, studiosi ed alchimisti delle
                                                                                                                    rumorosa, zona archeologica dell’industria
                                                             combinazioni ritmiche, della scomposizione
     urbana, ordinata e inquadrata dall’industria                                                                   pesante. Tra le rovine del progresso bianco, tra
                                                             quantica della musica. Schiere di geniali
     pesante che poi l’ha lasciata nei guai dopo la                                                                 la corruzione e la corrosione, nasce l’ennesima
                                                             ricercatori della matrice sonora: Sun Ra, Art
     ricollocazione in Asia. L’ispirazione centrale                                                                 evoluzione del sapere atavico dei neri. Talkin
                                                             Ensemble Of Chicago, Sly Stone, George
     della techno europea proviene dai progetti per                                                                 Drum ed Afro-beatz sostituiti da moderne
                                                             Clinton, James Brown, Afrika Bambaataa,
     la sistemazione dei neri a Detroit... Cresciuti                                                                macchine: drum machine e bass-lines, 909, 808,
                                                             Prince.
     durante i recenti effetti del fordismo, i                                                                      TB303. Sigle e secoli di maestri del ritmo ad
                                                             Uomini da un altro spazio, da Marte, da Giove,
     musicisti techno di Detroit leggono La terza                                                                   esercitarsi sulle scansioni e sugli spostamenti
                                                             da Saturno o più probabilmente da pianeti
     ondata del futurologo Alvin Toffler trovando                                                                   di battuta capaci di portare alla trascendenza
                                                             segretamente custoditi da altre galassie.
     che le sue predizioni di tracce sonore in                                                                      mistica. Carl Craig, uno degli ultimi depositari
                                                             Piombati come meteore in Egitto, nelle savane
     cambiamento – “la cultura del blip”,                                                                           della scuola esoterica del beat, pratiche
                                                             sub-equatoriali o nelle lussureggianti foreste del
     “l’atmosfera intelligente”, “l’infosfera”, “la                                                                 sciamaniche tramandate dal primordiale battere
                                                             Congo, catturati e trascinati a forza da mutanti
     demassificazione dei media che demassifica le                                                                  di mani. Percussioni che accompagnano rituali
                                                             traditori dalla pelle bianca. Incatenati e privati
     nostre menti”, “i ribelli della techno”, “le                                                                   tribali, programming e sequencers che
                                                             della loro condizione regale, in balia degli oceani
     tecnologie idonee” – si accordavano con                                                                        alimentano riti di corpi in movimento scossi da
                                                             verso continenti ignoti. Schiavitù e ribellione,
     alcune, sebbene non tutte, delle loro                                                                          onde sinusoidali e basse frequenze. Carl Craig
                                                             radici e futuro, sincretismi ed orgoglio. La civiltà
     intuizioni.”                                                                                                   progettista di ritmiche replicanti, tinge di colori
                                                             nera si riorganizza, le città si fanno meticce,
     (David Toop - Oceano di suono - Costa&Nolan)                                                                   alla “Blade Runner” la Techno City Detroit.
                                                             riprende il cammino antropologico-culturale che
                                                                                                                    Vangelis in the House.
                                                             porta alla luce, che prepara alla prossima
     Africa e nascita: i resti dei primi ominidi ritrovati
                                                             spedizione. New York, New Orleans, Chicago,
     nelle sconfinate distese. Africa e genetica: il
                                                             Detroit… Stax, Motown, Universal Sound, Strata
     corredo cromosomico degli umani rivela la sua                                                                    CARL CRAIG ESSENTIALS:
                                                             East, Cosmic-funk, jazz elettrico, electro, hip-hop,
     provenienza da un unico ceppo. L’arianesimo è
                                                             house, techno.
     sconfessato, l’evoluzione porta verità: persino i
                                                             Suoni ed architetture, costruzioni geometriche,          Psyche "Elements" (10)
     biondi popoli nordici sono il risultato della
                                                             patterns e clusters, ogni città diventa trampolino       BFC "Galaxy" (Fragile)
     mutazione del nero-cromosoma. Pelle ed occhi,
                                                             di lancio, nel caos urbano, strateghi dell’estasi
     prima scuri, si fanno più chiari per meglio                                                                      Psyche "Andromeda" (Transmat)
     assorbire la poca luce.                                                                                          Sarah Gregory "Wrap Me In Its Arms"
     Migrazioni che portano in luoghi inesplorati dove
                                                                                                                      (Retroactive)
     l’organismo reagisce adattandosi a nuovi
     ambienti. Africa e fantascienza: sarà di nuovo                                                                   BFC "Chicken Noodle Soup" (A.R.T.)
     un nero pionere a lasciare i propri resti su altri                                                               Innerzone Orchestra "Bug In The Bassbin
     pianeti, sarà un pilota dalla pelle nera a guidarci                                                              (street mix)" (Mo Wax)
     nei prossimi viaggi spaziali. La colonizzazione                                                                  Carl Craig "At Les" (Buzz)
     dell’universo continua senza sosta, una arca                                                                     Psyche "Crackdown (remix)" (Buzz)
     astrale imbarca nuclei famigliari allargati, capaci
                                                                                                                      69 "Desire" (R&S)
     di garantire un ricambio generazionale lungo
     l’eterno tragitto interstellare. Anni luce per                                                                   Incognito "Out Of The Storm (C2 remix)"
     approdare a nuovi sistemi solari.                                                                                (Talkin Loud)
     La stirpe che giunse sulla terra all’alba dei tempi                                                              Maurizio "Domina (Carl Craig remix) (M)
     por tò con sé insegnamenti, tecniche e                                                                           Yennek "Serena X (Carl Craig remix) (Buzz)
     conoscenza. I principi neri fecero sorgere dal
     nulla splendide e misteriose civiltà dove si
                                                                                                                      selected by Volcov for Neroli productions
     sviluppò la scienza dei numeri, il linguaggio, i
     calcoli astrofisici, le teorie dell’atomo. Illuminati                                                            (www.neroli.it)

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Sumner dei New Order, mancano le chitarre di Jonathan Donahue dei
     INTERVISTA:                                                                     Mercury Rev, ma c’è la magica voce di Beth Orton e il pathos di Richard
                                                                                     Ashcroft nella bellissima “The Test”. E ci sono soprattutto i classici
     CHEMICAL BROTHERS                                                               ingrediente dei Fratelli Chimici: riff psichedelici e seducenti induriti da
                                                                                     alchimie ritmiche essenziali e definitive. Inconfondibile, in effetti.
                                                                                     Certo, a nessuno piace essere considerato un monumento vivente, men
                                                                                     che meno a due persone molto gentili e alla mano come Simons e Rowlands.
          damir ivic
                                                                                     Loro insistono sempre molto sulla loro voglia di innovarsi, di “confondere
          press agency                                                               le aspettative”: siamo convinti siano sinceri, ma al tempo stesso un dato
                                                                                     di fatto oggettivo è che ormai la musica dei Chemical Brothers è assurta
                                                                                     allo status di classico; ed è forse il miglior complimento che si possa fare,
     E’ quantomeno bizzarro che la prima scintilla di uno degli act degli ultimi
                                                                                     in una musica come quella elettronica che consuma voracemente (qualche
     decenni più influenti nel suo modernismo sia nato nelle aule di un corso di
                                                                                     volta troppo voracemente...) nomi, stili, identità, mode – o per lo meno, è
     Storia Medievale, all’Università di Manchester. E’ lì che si incontrano, nel
                                                                                     così che la disegnano. E’ comunque da questo punto che comincia la
     1989, gli ancora non ventenni Ed Simons e Tom Rowlands, è lì che tra
                                                                                     nostra chiacchierata con Tom Rowlands...
     castelli, crociate, intrighi clericali
     e faide tra cortigiani i due
                                                                                                                             Anche con questo ultimo album
     cominciano a condividere
                                                                                                                             avete voluto “confondere le
     passioni musicali che vanno
                                                                                                                             aspettative”? Nelle interviste
     dall’hip hop ai New Order, dai
                                                                                                                             che accompagnavano l’uscita
     rare grooves a Jesus & Mary
                                                                                                                             di “Surrender”, il vostro
     Chain, dai Public Enemy agli
                                                                                                                             precedente disco, indicavate
     Heaven 17; il tutto, va da sé,
                                                                                                                             questo come il primo dei buoni
     mescolato con la selvaggia e
                                                                                                                             propositi...
     visionaria       energia       della
                                                                                                                             Ogni volta che ci mettiamo a
     Manchester di quegli anni, quella
                                                                                                                             lavorare su un nuovo album
     dell’Hacienda, quella del corto
                                                                                                                             seguiamo il principio di provare a
     circuito mooolto psichedelico tra
                                                                                                                             fare qualcosa di differente rispetto
     indie rock e il futurismo acido di
                                                                                                                             al passato. L’innovare è al centro
     techno e house. Terreno fertile
                                                                                                                             del nostro progetto. “Surrender”
     per chiunque abbia un minimo di
                                                                                                                             alla fine è risultato esattamente
     sensibilità artistica. E che in Ed
                                                                                                                             quello che volevamo risultasse,
     e Tom il talento naturale non
                                                                                                                             siamo molto soddisfatti di lui; ma
     manchi, lo si vede fin dall’inizio:
                                                                                                                             non per questo volevamo che
     giusto il tempo di raggranellare
                                                                                                                             “Come With Us” ne fosse la
     qualche soldo con le prime
                                                                                                                             prosecuzione o che comunque
     uscite da dj, i due decidono di
                                                                                                                             corresse sugli stessi binari.
     autoprodursi un dodici pollici,
     “Song To The Siren”. E’ il 1992,
                                                                                                                             Tutti parlano sempre della forza
     loro si fanno chiamare The Dust
                                                                                                                             dei brani dei Chemical
     Brothers (nome che poi
                                                                                                                             Brothers, della loro carica
     dovranno cambiare in quanto già
                                                                                                                             adrenalinica. Ma proprio per
     appannaggio di uno dei più
                                                                                                                             questo motivo vorrei chiedervi
     quotati      team        produttivi
                                                                                                                             invece cos’è il concetto di
     americani, i creatori per dire di
                                                                                                                             “eleganza” per voi... Quando si
     quel gioiello che è “Paul’s
                                                                                                                             parla di Chemical Brothers,
     Boutique” dei Beastie Boys), a
                                                                                                                             eleganza e stile non sono le
     breve diventeranno famosissimi
                                                                                                                             prime parole che vengono
     ma ancora non lo sanno. La
                                                                                                                             citate.
     prima spinta gliela darà Andrew
                                                                                                                             Mah, credo che la nostra musica
     Weatherall: passa per caso ad
                                                                                                                             non abbia una dimensione sola,
     una delle loro serate, sente il
                                                                                                                             quella dell’adrenalina, della
     pezzo, ne resta folgorato, lo
                                                                                     dinamica. Soprattutto se guardi nel nostro primo album, ci sono alcuni
     inserisce subito nel roster della sua etichetta (la Junior Boy’s Own, quella
                                                                                     brani veramente atmosferici. Sono convinto che uno dei motivi del nostro
     di Underworld e Ballistic Brothers, per intenderci: mica poco!), lo remixa
                                                                                     successo è proprio il fatto che nella nostra musica ci siano diversi piani,
     col suo alias Sabres Of Paradise. Da lì in avanti, comincia l’ascesa senza
                                                                                     diverse attitudini. Anche le nostre tracce più trascinanti e più ritmiche
     freni che porterà Ed e Tom disco dopo disco a essere fra le figure più
                                                                                     penso che non siano mai dozzinali. Ad esempio, “It Began Afrika” ha una
     influenti di tutti i tempi nella musica elettronica, soprattutto per la loro
                                                                                     struttura molto complessa, intricata, pur senza perdere nulla in
     capacità di renderla comprensibile e appassionante per il mainstream.
                                                                                     immediatezza adrenalinica.
     Come i Prodigy, come gli Underworld di “Born Slippy”, come in parte i
     Leftfield: Chemical Brothers è ormai una sigla, un archetipo, un argomento
                                                                                     Non hai paura che qualche volta la musica dance sia troppo
     che potete usare per spiegare a vostra zia cos’è la musica dance di qualità.
                                                                                     collegata al concetto di “stile”, e di conseguenza di “genere”?
     Anche quest’ultimo “Come With Us” non tradisce le attese: non ci sono più
                                                                                     Sì. Noi non riusciremo mai ad abituarci alle categorizzazioni che ci sono
     Gillespie dei Primal Scream, non c’è più Noel Gallagher degli Oasis o Bernard
                                                                                     nella musica dance. Ad esempio si faceva un gran parlare prima di big

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beat: quando abbiamo cominciato a fare musica, il primo singolo che              abbia dietro di sé un certo tipo di lavoro e di accuratezza che lo possa far
abbiamo fatto uscire era trip hop per come ce la dicevano, ma già il nostro      durare nel tempo. Questo è. Una delle nostre più grandi soddisfazione è
primo album è diventato big beat. Per il nostro terzo album “Surrender”          vedere che la musica che abbiamo fatto ormai anni fa suoni ancora oggi
manco riuscivano a trovare una definizione, stavano lì a chiedersi cosa          fresca.
fosse.
                                                                                 Non trovate però stancante qualche volta stare seduti tutto il giorno
Facile che lo stiano facendo ancora...                                           nello studio?
Sì, e questo è ottimo! I generi possono pure cambiare, ma l’unica cosa           (risate) Ci sono alcuni giorni in cui tutto scorre alla perfezione e il tempo
evidente è che noi siamo ancora qua e continuiamo a fare le nostre cose.         passa che è un piacere... trovi una bella linea di basso, riesci a combinare
Per il nostro quarto album l’unica definizione che potremmo dare è che si        un po’ di suoni... ma ci sono anche giorni in cui le idee sì ci sono, ma non
tratta di “Chemical Brothers Music”. Non ci siamo certo posti il problema        riescono in alcun modo ad appassionarti. Lì bisogna avere pazienza. La
mentre creavamo di in quale genere potesse essere incasellato. Questo ci         musica è un lavoro lungo. Questo fa parte del processo. Mi piace questa
consente di concentrarci sull’identità della nostra musica: ciò è eccitante,     lotta e la sua profondità, mi piace il fatto di dedicare me stesso e tutta la
è ottimo. Lavorare su una propria identità, questo è il punto fondamentale!      mia vita alla musica.
Non       vogliamo     fare    dischi
genericamente           techno       o                                                                                          E’ difficile portare avanti
genericamente house, vogliamo                                                                                                   un sodalizio a due? Sono
ancora semplicemente fare dei dischi                                                                                            ormai dieci anni, non è
che spicchino. Quando tu senti un                                                                                               mica poco! Con Ed siete
pezzo in un club, vogliamo che se si                                                                                            come un matrimonio ben
tratta del nostro sia un pezzo che ti                                                                                           riuscito... ma portare
sorprenda, un pezzo di cui tu abbia                                                                                             avanti i matrimoni anche
voglia di parlare in giro agli amici.                                                                                           meglio riusciti non è mai
Qualcosa che suoni differente da tutto                                                                                          facile, no?
il resto.                                                                                                                       Lo sooo, ah ah ah! In due è
                                                                                                                                difficile perché non si è tre:
Vi sentite ancora degli outsider                                                                                                non si può avere una
rispetto al mainstream, come                                                                                                    maggioranza. Quando si è in
avete dichiarato qualche anno fa?                                                                                               due, succede che uno dice
Ma sì, dai. Abbiamo amici coinvolti                                                                                             sì e l’altro dice no: e allora
prima di tutto nella scena dei dj, in                                                                                           cosa fai?! La democrazia di
generale è ancora tutto sul livello                                                                                             due persone è un’arte molto
dell’amicizia, non certo del nome o                                                                                             complicata. Ma bisogna dire
della fama. Così è molto più bello,                                                                                             che quando alla fine tutti e
piuttosto che inseguire chissà quale                                                                                            due siamo d’accordo su
jet set dove l’unica cosa certa è che                                                                                           un’idea,        vuol     dire
più di metà di quello che viene detto                                                                                           probabilmente che l’idea è
e fatto è artefatto.                                                                                                            quella giusta.

Ci vuole sempre un bel po’ di                                                                                                  Ora avete raggiunto i
tempo prima di un nuovo album                                                                                                  trent’anni: continuerete a
dei Chemicals... A sentire il                                                                                                  registrare musica dance
prodotto finito, si capice perché,                                                                                             anche quando avrete
la vostra ansia di curare i                                                                                                    sessant’anni?
particolari è evidente, penso anzi                                                                                             Oh, non voglio vedermi nel
sia proprio questa la vostra forza.                                                                                            futuro! Quando hai vent’anni
Credo sia abbastanza facile                                                                                                    non riesci a immaginarti
mettere insieme un po’ di sample                                                                                               trentenne, quando ne hai
e assemblare un brano, ciò che è                                                                                               trenta, beh, continui a sentirti
veramente difficile è che questi                                                                                               allo stesso modo di quando
sample suonino consistenti.                                                                                                    avevi vent’anni. Sei sempre
Questa cosa, per quanto                                                                                                        la stessa persona, ma è
fondamentale, non è molto riconosciuta: la gente ascolta la musica               anche vero che hai molta più esperienza alle spalle. Arrivare a trent’anni
alla radio, magari distrattamente, e se sente una vostra canzone                 non ti pare che ti cambi in maniera più o meno definitiva: la preoccupazione
non percepisce tutto il lavoro che c’è dietro. La cosa vi dà fastidio?           è sempre quella di vivere giorno per giorno, esattamente come dieci anni
In realtà no. La prima cosa che ci interessa è la reazione immediata alla        fa.
nostra musica, e devo dire che di solito è positiva. Alla gente non interessa
che ci siano volute due settimane per far suonare quell’hi hat nella maniera     Hai ancora la forza di aspettare l’alba dopo una notte in un club?
giusta, loro ascoltano solo il risultato finale, sentono se il tutto suona       Sì. Assolutamente!
eccitante e se sta succedendo qualcosa, se provano delle emozioni... poi
è chiaro che c’è una categoria di ascoltatori molto più attenta che riconosce    “Come With us”: ovvero, dove ci volete portare?
anche le finezze, sente quando ci sono delle soluzioni inedite e ben rifinite.   Quando facciamo dischi, vogliamo creare un mondo, un ambiente, dare
Penso che si debba lavorare su entrambi questi piani. Per noi è vitale che       respiro ad una trama complessa. Non si tratta quindi di un’unica idea, di
la nostra musica abbia un impatto immediato ma che al tempo stesso               un unico feeling. Crediamo che in questo album, come negli altri che
                                                                                                                                                                  19
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abbiamo registrato finora, ci sia tutto un dipanarsi      qualche parte politica, di lottare per ottenere
     di sensazioni, tra la prima e l’ultima traccia            qualcosa, di mettere in pratica un’ideologia: lo fai
     succedono molto cose e cambiano molti                     semplicemente perché ti piace. Bisogna comunque
     panorami.                                                 dire che oggi nel duemiladue questo stile di vita da
                                                               club è stato in qualche modo metabolizzato dal
     E’ possibile vedere la vostra musica anche                mainstream. La cosa non mi mette a disagio; è
     come qualcosa di sociale, di politico? Il video           comunque strano, ma ora comunque ho un’altra
     di “Out Of Control” ad esempio, con tutte le              età, di questa vita ora ne faccio un uso magari un
     sue       ambientazioni          da       guerriglia      po’ diverso. L’evoluzione forse è stata reciproca.
     centroamericana, può farvi ritagliare                     L’unica cosa che conta alla fin fine è che la gente
     addosso un certo tipo di immagine piuttosto               riesca a vivere la vita che vuole vivere; e non è
     politicizzata.                                            mica semplice. Sappiamo di essere dei privilegiati
     Mmh, non saprei. Per noi fare la musica nei clubs         nel poterlo fare.
     era senz’altro anche un modo di portare avanti
     uno stile di vita alternativo. Sai, storie di tornare a   Il video di “Out Of Control”?
     casa alle otto di mattina quando invece la maggior        Beh, è stata una scelta del regista, noi in effetti lo
     parte della gente sta andando a lavorare, e               abbiamo trovato un po’ aggressivo, non si sposava
     incrociarsi sui bus... Fin dall’inizio avevi la           bene con la musica, secondo noi. Noi siamo ancora
     percezione che stavi facendo qualcosa di                  persone semplicemente entusiaste. Non siamo degli
     differente, un qualcosa di non convenzionale. Non         agnellini, ma di sicuro odio e aggressività non sono
     si tratta comunque di schierarsi esplicitamente da        nelle nostre corde.




                                                                       Barley Arts
                                                               & Institute Of Dubbology




                                                                   Giovedì
                                                                4 Aprile 2002
                                                                 PALAVOBIS
                                                                  MILANO

                                                                              INFO
                                                                          02 7611 3055
                                                                        www.barleyarts.com


20
AVVENTURE
     E INFUSIONI:
     le tecniche
     dub
     proliferano
     in Europa




          paolo davoli




     Basso e batteria scuotono l’Europa. Non stiamo           Dub Adventurers”: non si sa se l’avventura è per i     loro sotto-etichetta Best Seven. Il selectah è Daniel
     parlando del drum and bass ma del dub                    fortunati ascoltatori o per coloro che praticano –     Haaksman e il “tiro” è obliquo assai, andando a
     giamaicano che, abbandonate le spiagge asso-             come produttori - la terza via, tra house e techno,    parare lontanissimo dal calore “giamaicano” come
     late di Montego Bay si climatizza in Europa. Re-         attraverso il dub. In ogni caso, va subito sottoli-    dal “dolce stilnovo” europeo. Sembra che i
     censiamo qui due sommi esempi di dub euro-               neato, che l’album in questione è un ottimo esem-      berlinesi amino di più gli incroci e gli ibridi ottenibili
     peo: la scuola di Pistoia e quella di Berlino. Pre-      pio di dub, sintetico e sinuoso, all’altezza del mi-   con l’intramontabile formula dub. Ecco quindi scor-
     sentiamo prima gli italiani. Ora come il dub abbia       glior suono europeo: non aspettatevi un                rere la coriacea “Millions of Images” di Gus Van
     messo radici in quel di Pistoia resta un bel miste-      “marleysmo” in retroazione o i dreadlocks alla         Sant & William Burroughs (sì, avete letto bene!),
     ro: gli indiziati, in ogni caso, sono quei bass-killah   Garfagnana; i Dubital sono assai cresciuti negli       la sognante dubbosità jazz di Recloose “Absence
     dei Dubital, matrice Suiteque., i quali collabora-       ultimi tempi e le loro produzioni possono salpare      of One”, i nostri amati Swayzak con il poeta
     no con Minox nella nerboruta etichetta indipen-          sicure per tutti i porti in ogni angolo del globo.     elegantone Benjamin Zephaniah in “Illegal” e giu-
     dente Suite Inc. La compilation che Dubital pre-         Novelli Jonathan Swift del viaggio tra i flutti del    sto all’inizio il super-diamante di Rhythm & Sound
     senta al pubblico internazionale ha per titolo “The      dub, i “dubitabili” hanno come preziosi marinai        in “King in My Empire”. Ora, dovete sapere, che
                                                              nella faticosa attraversata il maestoso “principe      dietro la sigla R&S si nasconde il team di produ-
                                                              nero” Mad Professor, gli Zion Train e i Tassilli       zione della Basic Channel, leggendaria etichetta
                                                              Players – le nuove leve del dub britannico più         berlinese, responsabile in primis di “aver inserito
                                                              “radicoso” – e Twilight Circus, olandesi scapestrati   i suoni techno nel dub e quelli del dub nella
                                                              dediti al nomadismo circense. Perla dell’album,        techno”. Capito l’antifona? E tutto questo già anni
                                                              la traccia “Tom Dub” di Atzara featuring Papa, un      e anni fa; il negozio che sta dietro l’etichetta,
                                                              produttore dal sapore mediterraneo e innovativo        l’Hardwax, aprì a Berlino nel 1989. Come non ri-
                                                              assai. Clamorosa anche la tempra di “Slalom            manere estasiati di un suono, quello di Basic
                                                              Block” di Floppa & Nogales, moniker torbido del        Channel, che ha giustamente guadagnato legioni
                                                              giro Suite Inc.. Ok, non sarà ancora la On-U Sound     di fans in tutto il mondo? Dub It!!
                                                              o la Ariwa, ma vi assicuro che la Suite con Dubital
                                                              sta battendo il ritmo giusto e in poco tempo ot-
                                                              terrà la meritata attenzione in tutta Europa.
                                                              Berlino: qui è la Sonar Kollektiv di Jurgen
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                                                              condo capitolo di “Dub Infusions”, sempre per la
                                                                                                                     AAVV More Dub Infusions
                                                                                                                     Sonar Kollektiv Germania 2001

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  • 1. QUANDO L’AFRICA CONQUISTA LA FILOSOFIA: la finestra dell’atomo spirituale si apre su jazz ed elettronica paolo davoli “L’Africa nera ha il più alto livello di urbanizzazione al mondo. Nel 2020, il 63% della sua popolazione vivrà nelle città. Nei Retro-azione e torniamo al passato. 1997, dunque, non una prossimi dieci anni, 50 milioni di persone si trasferiranno nelle moltitudine di tempo addietro. Galliano esordisce con un’opera città dell’Africa Occidentale” (Fonte: Global Urban Observatory) dal sapore, forse, acerbo ma assolutamente originale. Una originalità persino travolgente. Da giovane curioso e impaziente, Chissà se il nostro Frederic Galliano, da giovane studente di è innamorato del cotè jazz più spirituale e radicale, quello di John filosofia nelle università francesi, pensava a una brillante carriera Coltrane, periodo Meditations, primi anni Sessanta del secolo accademica speculativa oppure già favoleggiava su un futuro scorso. L’attività a latere di scultore lo fa teorizzare sul concetto torbidamente africano, bramando la vita nomade e il pensiero e sul ruolo della forma, del suo legame con lo spazio. Crismi “berbero”, libero, illimitato. Alla fine ha scelto l’orizzonte lontano, artistici e speculazioni filosofiche lo aiutano nel forgiare una terso, oltre le sabbie sub-sahariane, tra i laghi evaporanti delle “materia” musicale che ha l’ambizione del jazz storico, l’esuberanza savane e le nuove grandi città che si bagnano sui fiumi del dell’elettronica europea e la spiritualità della black music afro- Nord-Ovest, il Niger, il Senegal o il Volta. Oggigiorno, il giovane americana. Espaces Baroques, spazi barocchi, questo è il titolo studente di filosofia dell’importante debutto. francese, dimora frequente- In Galliano, si percepisce mente l’Afrikè, il continente subito il “soffio” artistico, il che gli ha mostrato l’anima “coraggio” del giovane e ne ha impreziosito l’arte. sperimentatore, la ratio Frederic Galliano viaggia d’altissimo livello teoretico. sempre più spesso; sono Espaces Baroques è un lavoro itinerari di formazione, da tipicamente “ leibniziano ”, moderno electronic costruito sulla teorizzazione, traveller; non sappiamo se non solo musicale, visita l’Europa e soggiorna dell’atomismo spirituale. in Africa o giusto il Il mondo, per Leibniz, è contrario. un’entità colma di energia; Il poeta senegalese questa energia, nella sua Senghor ha parlato spesso essenza minima, è irriducibile nei suoi canti della màlia e indivisibile e costituisce il della negritudine. Galliano fondamento del nostro accoglie questo concetto e universo. lo fa interagire con le La sua unità di misura, la sua musiche utilizzate dalla forma più pura e immateriale nuova generazione è la “monade”. europea: il jazz e La monade è un atomo l’elettronica. Il suo nuovo spirituale che “ conosce” il album, Frederic Galliano mondo e ha come “desiderio” and the African Divas, la realizzazione di un progetto racconta di questo viaggio, metafisico: esperire l’universo di questa fatica e e l’intera sua storia, creare restituisce ai due continenti, un’interconnessione tra Europa e Africa, le voci per monadi e sostanze un incontro di suoni che non soprannaturali, imitando e sono muti di fronte ai sollecitando l’onniscienza sentimenti. Questi suoni divina. Per Galliano la hanno il colore e il calore “monade” è nomade e l’uomo del fuoco, la forma del è una “monade” di tipo vento e della tempesta e superiore. L’amore è il luogo hanno infine la bellezza e la e la destinazione della maestosità di un continente coscienza umana: la gioia il sospeso tra Spirito e Idea solo segreto. Di questa che, con il suo passato, ha tipologia di spiritualismo è inventato il nostro futuro. permeata l’intera l’opera Già... l’Africa... passione Espaces baroques: i titoli sono fatale e irresistibile... esplicativi in tal senso, l’Uno 4 reset
  • 2. multiplo, Monadi Nomadi, Pieghe Infinite (in quattro Guinea, Niger, Burkina Faso. Sono nazioni sconvolte dalla movimenti). Non aspettatevi però una resa musicale modernizzazione forzata, tentate dal mantenere uno spazio altro, astrusa e saccente; lo scultore-filosofo francese rifugge differente e che conservano – in turbinosa mutazione – il lato più sperimentale dell’elettronica. Il suono di Galliano l’architettura eterna dell’ame monstruose, l’anima perturbata infatti riverbera ed evoca un’immaginario meditativo e dell’uomo contemporaneo. Frederic Galliano and the African suadente, grazie a una eleganza stilistica raffinatissima: Divas è un album doppio: caotico, complesso e seducente. Ci tocchi di piano fluttuanti, ritmiche spezzate, quasi si trova dentro le steppe d’Africa e i venti del deserto, le tranche crepuscolari, vicine al breakbeat-jazz oppure gracilmente de vie rubate agli angoli smembrati delle città bagnate dal sole minimaliste. Una dimensione “poetica”; musiche della notte e le splendide voci delle “dive africane” che rispondono ai che accendono il fuoco della fantasia. Il jazz fa la parte gorgheggi millenari di Hadja Kouyatè, Nahawa Doumbia, preponderante, strutturando i brani su trame solide e Ramata Doussia, Sira Cissoko e tante altre stelle di un sofisticate grazie ai fiati dei fratelli Belmondo, veri motori firmamento che non splende in Europa e nel mondo Occidentale dell’universo jazz-spirituale degli “spazi barocchi”. La ma che qui, tra questi solchi, assume un senso ancestrale e natura del suono afro-jazz-elettronico non inganna e anzi inequivoco. “African Divas” pesca dalla sorgente intangibile di convince: la sua volontà di insinuarsi, di dissolversi in una cultura millenaria, organica, lussureggiante. E’ in questa terra lunghe comete di ambient-jazz astrale, leggiadro e che sono nati i ritmi che hanno forgiato, in altri continenti, le solenne, ne aumenta la capacità di fascino. Espaces musiche che noi chiamiamo funk, blues, jazz, samba, drum and Baroques pone più domande che risposte ma è l’assaggio bass, bossanova, house, techno. Prima, molto prima del coraggioso di un’arte in movimento, in “divenire”... afro- meticciato antropologico-sonoro del Novecento e del reticolo filosofia che attraversa il “medium” elettronico, con molta rizomatico afro-mediterraneo o atlantico-caraibico. Qui nasce il coscienza e poca supponenza... L’album live che segue poliritmo, la “differenza” anti-dogmatica che costituisce il “centro” nel 1998, Live Infinis, è il logico passaggio al contesto perennemente ondeggiante della musica “danzante”. Qui i più “vacillante”, oscuro e fisico del suo electronic sextet tamburi “parlano” e “vedono”: le bellissime polifonie vocali si con cui Galliano ha girato l’Europa e l’America nei mesi sposano con i poliritmi impossibili, asimmetrici eppure successivi al debutto discografico. Live infinis è colmo di forza dall’oscura provenienza, interiormente profondo, un buco nero dal fascino terribile che risucchia energia e spirito, come l’epitaffio estremo di un universo matematicamente descritto ma emotivamente arcano... Live Infinis non è di facile “lettura” ma corrobora e incide... è suono puro, perso nel gorgo dello spazio-tempo, un eterno precipitare. Differente la cronaca dell’esperienza Frikyiwa, etichetta fiancheggiatrice di Galliano e da lui diretta, che contribuisce alla collaborazione diretta tra l’artista e i musicisti “autoctoni” dell’Africa sub-sahariana. Oltre a numerosi singoli, due sono gli assemblaggi su vinile/cd promossi dall’etichetta francese. Laconicamente intitolati “Collection 1” e “Collection 2” e ambedue usciti nel 2000, la menzione delle due compilations è giustificata dal riuscito connubio tra ars electronica e tradizione, non solo vocale, africana. I remix rimarchevoli – perché di questo si tratta – riguardano, tra gli innumerevoli altri, Nahawa Doumbia e Aqua Bassino in “Yankaw” e Lobi Traorè e Pole in “Sayo”. La collaborazione, tra l’arcaico e l’attuale, ritraccia l’indefinibile confine tra la scena broken beat/nu house/dub e la musica africana, creando una ricca zona d’inter-scambio, una “bramosia d’Africa”, che rafforza la “deriva” intuitiva che cattura molte delle musiche afro- centriche di provenienza europea, funzionali alla pista da ballo. “Investigare l’invisibile ed ascoltare l’inaudito” (Arthur Rimbaud) Se escludiamo le due compilazioni targate Frikyiwa, dall’ultimo live set al contemporaneo “African Divas” passano ben quattro anni. Quattro lunghi anni che rappresentano l’ingresso di Galliano nel labirinto selvaggio della macchina nervosa urbana, un viaggio esteso e profondo nella cintura tropicale che cinge il deserto a Sud Ovest del Sahara. Luoghi per noi quasi esotici che portano i nomi coloniali dell’Africa francofona: Ciad, Mali, Senegal, 5 5
  • 3. estremamente vitali, esuberanti, liberatori. E’ qui, in between, fra questi Il suono e lo spirito trovano in African Divas l’inesplicabile miracolo: l’incanto ritmi, che Galliano cerca l’uomo-monade-nomade, l’atomo spirituale che dell’inaspettato, la pienezza del “profondissimo sentire”, la fragilità di un “informa” il mondo. E la musica ne esce enigmatica, visionaria, de-formata, universo “al femminile” compiuto ma misterioso, il magico gioco d’ombre da “ultimo confine” prima dell’ignoto. Suoni, voci e musiche smembrate, che sta dietro “l’istante del mondo” che Cèzanne voleva dipingere e che ricucite dal jazz, dall’elettronica, ma anche dal blues post-rurale “sporcato” Galliano ha fortunatamente còlto e musicato. Il viaggio in Africa si è per dalla ”tessitura” digitale. Questo suono-torrente si scioglie in mille rivoli, si ora concluso. Galliano si lascia alle spalle le terre incognite dell’Essere: sfibra e s’arriccia sul poliritmo che “batte” sulla marmorea cassa deep due ore di magia totale e assoluta sono la testimonianza di un sentire che house, o sul balafon, lo xilofono d’Africa, o sui tamburi di metallo - le steel eccede “il suono della luce” su cui si riflette la nostra anima. Capolavoro. drums, i metal scrapers. Le voci africane femminili cantano come farfalle, volando, così sensuali, così sublimi, e si arrampicano altere sui mantra sahariani dove i bassi Frederic Galliano Espaces Baroques dub, gli electronics e i Fender Rhodes mormorano senza fine, tra rumori 1997 F Communications di strada, brezze aurali ed echi ventosi che trasportano le parole flebili, Frederic Galliano Electronic Sextet quasi sussurrate, degli ambasciatori del deserto, i mercanti-nomadi: Live Infinis sequenze ambientali di un universo potente ed eterno. 1998 F Communications Delle due parti che compongono “African Divas”, la blue e la gialla, la AAVV Frikyiwa: Collection 1 prima è strepitosa, ma la seconda è addirittura immensa: da Bko-Dkr 2000 Frikyiwa/F Com (Bamako – Dakar) a Bien sofè dè! è tutto un nastro di ritmi, visioni, esplosioni, estasi, folgori, tramonti, che lasciano senza fiato. Anche le tracce segrete, ben simulate, concorrono a formare la metafora dell’enigma della vita e AAVV Frikyiwa: Collection 2 2000 Frikyiwa/F Com dell’iniziazione a “un lungo, enorme e ragionato sgretolamento di tutti i sensi” (Rimbaud). Frederic Galliano Frederic Galliano & African Divas 2002 F Communications 6
  • 4. Nati nel 1995 da una costola di Orange (JB Dunckel più Alex Gopher), gli (parte bene, si perde, si riprende), The Neptunes (sul lato hip hoppegiante), Air (Dunckel + Godin) si sono imposti all’attenzione del pubblico e critica The Hacker (synth-pop a manetta) e Malibu (aka. Roger Manning di Moog con una serie di singoli brillanti, da “Modular” a “Casanova” pubblicati da Cookbook). La brillante cover dub reggae di “How Does It Make You Feel” etichette come Mo’ Wax e Source. Poi tre lavori micidiali che hanno è stata firmata da Adrian Sherwood. La versione uno punto uno contribuito a ridefinire il nu sound di fine millennio: Moon Safari, Premiers impreziosita dai vocalizzi di Junior Delgado. C’è spazio anche per due Symptomes e, perché no?, The Virgin Suicides. edit, giusto per, Modjo e Jack Lahana hanno rifatto “People In The City”, Nel 2001, gli “Electronic Performers” sono ritornati (insieme a Daft Punk) ma la vera chicca è “The Way You Look Tonight”, un bonus firmato da Air. sulle scene della dance/elettronica francese con l’ambizioso 10,000 Hz. Last but not least, sul ciddì c’è pure un videoclip. Legend. Seguito ufficiale di Moon Safari (1998), l’album ha messo d’accordo Piatto ricco, mi ci ficco. una fauna musicale eterogenea, da Brian Reitzell, ex-percussionista dei Red Kross - che ha fornito i vocalizzi di “The Vagabond” e “Don’t Be Light” [autore di “Logan’s Sanctuary”, soundtrack del sequel mai girato del classico sci-fi La Fuga di Logan, 1976] – a Sugarand Yumiko di Buffalo Daughter, che qui interpreta “Sex Born Poison”. Ma il cameo più caramelloso è chiaramente quello di Beck (“Don’t Be Light” e “The Vagabond”), che da solo vale l’acquisto dell’album come si dice in questi casi. Anche un anno dopo, ”Don’t Be Light” resta uno dei momenti migliori di 10,000 Hz Legend: Il brano parte con coretti angelici, si trasforma in un raggio missile alla Kraftwerk e si reinventa a metà grazie ad un assolo di chitarra elettrica che lascia un ‘attimino’ spiazzati. Ma non c’è tempo per riprendersi, perché subentrano i gorgheggi di Beck, quindi una serie di inquietanti fischietti e poi via, verso nuove mirabolanti avventure... Dall’auto referenziale (radio- referenziale?) “Radio # 1”, si passa alle sirene della polizia di “People In The City”. Suoni colorati, architetture aurali che creano curiosi tableau Air 10,000 Hz. Legend Air everybody Hertz vivant, beats leggeri e delicati. Melodie che evaporano, in cui le reverie tinte pastello dei safari sulla Luna e dei primi sintomi si sono fatte più cupe. La dolcezza di brani come “Kelly Watch The Stars”, “J’ai Dormi Sous L’Eau” e soprattutto “Playground Love”? Un lontano ricordo. Qui troviamo beat piu’ inaspettati, ritmi che spaziano dal breakbeat al downtempo, rifiniti con pattern di tastiera, organetti e arpe. 10,000 Hz. Legend, leggi undici brani ipnotici, una lunga traversata nella via Lattea (“Wonder Milky Bitch”, l’inno al sesso orale) che si conclude con “Caramel Prisoner”. Un finale pirotecnico tra mille luci, raggi laser e circuiti di mille valvole. La giustapposizione di strumenti elettronici ed analogici – specie le chitarre, trés Phoenix – ha irritato e conquistato in dosi eguali. 10,000 Hz. Legend resta un campionario di suoni eccentrici, che miscela sintetizzatori e percussioni. Un album che sembra creato da androidi per androidi che suonano tastiere e sognano pecore elettriche. “Voglio diventare una macchina” era il mantra di Warhol. Gli fanno eco Air che proclamano “Machines give me some freedom/We need to use ample filters to say DISCOGRAFIA ESSENZIALE Air, 10,000hz Legend how we feel”. Liriche cibernetiche profferite da ingegneri di emozioni al Moon Safari (1998) Astralwerks lavoro su sensori dei desideri. Premiers Symptomes (1999) L’inevitabile riscrittura. Everybody Hertz, è un EP di dieci tracce che include The Virgin Suicides E.P. (2000) Air e altra gente vari remix e un brano inedito. Si parte con la versione riveduta e corretta 10,000hz Legend (2001) Everybody Hertz di “Don’t Be Light”, firmata da Thomas Bangalter (1/2 di Daft Punk). Altri Everybody Hertz E.P. (2002) Astralwerks divertissement sono stati realizzati da tizi come il (pu)pazzoide Mr. Oizo matteo bittanti air website 22
  • 5. Certe volte un album di remix può anche significare qualcosa di più che non ne saremmo capaci. Ma i Neptunes sulla nostra musica hanno fatto una semplice uscita discografica tanto per tenere occupati gli scaffali dei un grandissimo lavoro”. negozi di dischi. Certe volte questi album possono essere un buon pretesto Del resto Jean Benoit sottolinea che gli Air tengono molto a spiazzare, ad per noi ascoltatori di fermarci un attimo, riflettere e provare a fare un ampliare il proprio vocabolario espressivo, è così che si spiega la punto della situazione. E’ sicuramente questo il caso di “Everybody Hertz”: consistente differenza che intercorre fra il primo e il secondo album di già di suo un valido cd con dieci pezzi piuttosto diversi fra loro più una studio: “La nostra convinzione è sempre stata che in qualche modo non traccia video, diventa anche un buon argomento di discussione da bar su potevamo “permetterci” di fare due album simili. Dovevamo dimostrare quello che è il presente e il futuro della cosiddetta “scena francese”, dato qualche cosa agli altri e anche a noi stessi. Ecco perché “10.000 Hertz che qua sono in gioco gli Air, che di questa scena sono fra gli esponenti Legends” suona così differente da “Moon Safari”: volevamo far vedere più conosciuti ed emblematici. Non è azzardato dire che questo cd di che eravamo in grado di padroneggiare diversi timbri musicali, di giostrare remix affidati ad una compagnia molto varia dice tanto sullo spirito del con gli arrangiamenti e la struttura delle canzoni. E anche di saper lavorare gruppo quanto i due album “ufficiali”, il delizioso “Moon Safari” e il più sulle emozioni, perché il nostro intento è stato quello di fare un album controverso “10.000 Hertz Legends”. molto scuro, profondo. Credo che ci siamo riusciti”. Avere l’opportunità di parlare direttamente con Jean Benoit Dunkel, Jean Benoit ci tiene poi a sfatare quello che è un luogo comune sulla comproprietario della ditta assieme al socio Nicolas Godin, non fa che musica degli Air: “Non è vero che siamo concentrati su un recupero delle confermare questa ipotesi: le parole spese con lui danno una migliore sonorità e dell’immaginario degli anni ’70. Questa cosa è stata più volte cartografia sia di questo cd di remix che di conseguenza dell’intera ripetuta riguardo a “Moon Safari”... beh, proprio recentemente l’ho avventura artistica degli Air. “La scelta degli artisti a cui affidare i remix riascoltato con attenzione e ribadisco che non è vero. Nella nostra musica non è stata per nulla complicata: sono tutte persone che ammiriamo vogliamo essere moderni, o per lo meno suonare “senza tempo”, usando tantissimo. Con alcuni di questi siamo amici di lunga data, come può essere riferimenti musicali temporalmente diversi fra loro, mica solo gli anni ‘70”. il caso di Modjo o Mr. Oizo, o anche Thomas Bangalter dei Daft Punk; con Inevitabile fare qualche considerazione sulla cosiddetta “scena francese”; altri invece sono stati incontri inediti ma che desideravamo da tempo. Ad ma anche in questo caso le parole di Dunkel non sono banali: “Se esiste esempio, per noi “How Does It Make You Feel?” ha sempre avuto un sapore una “scena francese” è solo perché si sono ritrovati a fare musica nello reggae e siamo stati molto contenti quando Adrian Sherwood ha accettato stesso periodo storico alcuni artisti molto bravi ma soprattutto coraggiosi, Air intervista di lavorarci sopra – figurati poi quando abbiamo visto che la traccia vocale che hanno avuto il coraggio di seguire la loro strada senza imitare modelli è stata affidata a Junior Delgado, che pare passasse dalle parti dello studio inglesi o americani di successo. Tutto qua. Gente con un sacco di di Adrian per caso. Troviamo che anche The Hacker abbia fatto un gran personalità, che ha capito fin da subito l’importanza di essere artisticamente bel lavoro su “Don’t Be Light”, non trovi?”. indipendenti. Detto questo, crediamo che ci siano molte differenze musicali Verissimo; ma la collaborazione più apparentemente bizzarra è quella coi tra gente come noi e Laurent Garnier o i Daft Punk. A questo proposito, Neptunes, geniali e iperprolifici reucci della musica black vorrei dire a chiare lettere una cosa: gli Air non sono un contemporanea. E’ opera loro il folgorante singolo d’esordio gruppo dance. Non appartengono alla scena dei club, di Kelis (sì, quello dell’urlo e del “hate you so much right anche se questa scena la rispettano e la amano. E’ proprio now!”...) così come è imperdibile il loro album d’esordio questo il motivo per cui abbiamo voluto fare un album di “N.E.R.D.”, che i Neptunes stessi hanno deciso di ritirare remix: affidare cioè la nostra musica a gente che da quella subito dal mercato così, per puro sfizio. E nel caso sentiate scena proviene sul serio, caso che non è il nostro. Siamo delle cose di Britney Spears musicalmente molto soddisfatti del risultato, ma confermiamo che le nostre interessanti non vergognatevi e non sorprendetevi di voi radici stanno da un’altra parte”. stessi: dietro c’è la loro mano, dato che ormai sono Dove porteranno queste radici? ovunque. Se bisogna cercare degli eredi di Prince, compresi “Il nostro prossimo lavoro sarà probabilmente molto anche atteggiamenti e attitudine, loro sono al primo posto minimalista. Con “10.000 Hertz Legends” volevamo fra gli indiziati. Ma che c’azzeccano coi bianchi ed elegantini dimostrare di essere in grado di gestire situazioni Air? musicalmente molto complesse; ora invece vogliamo “So che non sembra da quello che facciamo, ma noi siamo tornare a concentrarci sul songwriting, come avevamo dei grandissimi amanti della musica black contemporanea. L’adoriamo. fatto nel caso del primo album”. Troviamo che sia la cosa più inventiva che c’è nel pop oggiogiorno. Ne Se il frutto sarà un altro gioiellino del calibro di “Moon Safari”, si può già abbiamo così rispetto che non proviamo a farla: sappiamo che per ora cominciare a festeggiare... damir ivic 23
  • 6. Attacco 2001), un testo straordinario del 1978, già AREA 51: PIANI DI CRISI ED ESTSETICHE DEVIATE divenuto un classico dell’architettura. Koolhaas al cuore nel suo libro si sofferma innanzitutto sul manhattanismo, vera e propria summa del dell’impero Novecento, il delirante topos della Città dei Titani. Il manhattanismo viene visto come il disturbo di PARTE TERZA New York: “Esistere in un mondo interamente fabbricato dall’uomo e quindi vivere dentro la Dreamland brucia: si delirano continenti, fantasia”. In DNY – come viene chiamato il libro in nazioni, città, culture. Ideologie urbani- chiave pop – New York viene analizzata da un stiche ed estetiche della sparizione a con- punto di vista architettonico, storico, psicologico: fronto. Blues architettonico e jazz qualcuno può a questo punto suggerire il termine numerologico. Manifesto della Necropoli “benjaminiano” e non si sbaglierà di certo. Koolhas Moderna. Dromologia del terrore. propone il libro come “un simulacro della Griglia di Manhattan”. Ma ciò che avrà infervorato Atta lo Also begann Zarathustras Untergang. troviamo nel capitolo Coney Islands: la Nietzsche (1883) Tecnologia del Fantastico dove Koolhaas ricorda l’incendio del 1911 di Dreamland - la La Contro-architettura come difesa dello zona-luna park di Coney Islands incubatrice dello Spazio Sacro stadio mitologico di Manhattan - (vi ricordate che Si delirano le culture... Una notizia che pare incontrammo un’altra Dreamland nella prima parte essere sfuggita ai più è che Mohammed Atta, di Area 51 in UT 12?) che avvenne in un olocausto il terrorista suicida della Fratellanza Musulmana di fuoco e distruzione che ricorda molto da vicino che ha guidato l’attacco alle Twin Towers, era ciò che Atta realizzò novant’anni più tardi. In tre un urbanista e ingegnere laureatosi alle sole ore Dreamland fu rasa al suolo dalle fiamme. Università del Cairo e di Amburgo. La notizia “Delirious New York” cita a questo proposito le viene ripresa da Roger Friedland, docente di parole di Maksim Gorky: “L’anima viene sociologia e studi religiosi all’Università di conquistata dal desiderio di un fuoco ardente, un Santa Barbara in California, nel suo bell’articolo fuoco sublime, che libererebbe la gente dalla “La costruzione sacra di Mohammed Atta” schiavitù...”. Risulta quasi “strutturale” a questo (Reset, 2001, N.68). Friedland suggerisce, punto inserire l’attentato del World Trade Center con fascinosa teoria, che Atta con il suo gesto nell’orizzonte “delirante” della psico-architettura omicida e altamente simbolico intendesse di NY. Ed è bellissima l’idea – sempre seguendo il difendere la sacralità dello spazio islamico filo onirico di Benjamin/Koolhaas - dei seguaci di contro il debordante estetismo architettonico. Minoru Yamasaki, il capo degli architetti del WTC, Atta credeva, unitamente a Deleuze e Guattari, di non ricostruire le torri gemelle ma di che “l’architettura fosse la prima delle arti”e “progettare” due grattacieli “monumenti” di luce che quindi bisognasse difendere la logica cruda, purissima, galleggianti nello spazio, che estetica e spaziale della città islamica dal non abbiano come frontiera che il cielo, modernismo occidentale. Il casus belli per Atta giganteschi angels immateriali che vegliano sulla fu nel 1995 quando, recandosi in visita di memoria delle migliaia di innocenti vittime dell’11 studio al Cairo, vide lo scempio nel restauro settembre. Viviamo i tempi dell’estetica della delle due antiche porte dell’XI secolo, Bab al- sparizione, come ha scritto Paul Virilio. “Tutta la Nasr e Bab al-Futuh, compiuto secondo criteri nuova tecnologia tende ad affermare l’emergenza profani e consumistici, creando intorno alle due dell’a-corporale: perdere corpo, smaterializzarsi, porte-torri una sorta di Disneyland araba. Per in una parola sparire”. (Estetica della sparizione proteggere la propria ummah, la comunità – Liguori Editore, Napoli, 1992) islamica, e le proprie Bab, porte-torri, Moham- med Atta concepì il proprio disegno criminale Meccaniche di risonanza urbana. come un gesto di contro-architettura totale che L’audiomanifesto della Necropoli moderna. simbolicamente difendesse lo Spazio Sacro I manipolatori Artcore dei “writing sounds” Musulmano e contemporaneamente Si delirano le città dei morti... Gli antichi latini distruggesse le torri che rappresentavano indicavano con il termine lira il solco tracciato l’architettura blasfema della cultura nel terreno con il vomere per seminare o per occidentale. Con buona pace di Mc Luhan, oggi fondare una città. In questo caso “lira” era il è l’atto a essere il messaggio. confine tracciato per “limitare” la griglia urbana della città nascente. “Delirare” vuol dire, poichè Il “delirante” newyorchese e i grattacieli si esce dal “solco/lira”, uscire dai limiti prestabiliti. di luce cruda Dj Spooky, aka That Subliminal Kid, è l’agent Si delirano le città dei vivi... Certamente provocateur della scena elettronica di New York. l’urbanista-terrorista Atta durante i suoi anni Abilissimo nel districarsi tra dub e drum and bass, amburghesi di studio lesse “Delirious New hip hop e ambient, Dj Spooky guarda al dj come York” di Rem Koolhaas (Electa, Milano, “ingegnere spaziale” che organizza paesaggi sonori di punti coordinati nello spazio della città. 42 dj spooky paolo davoli
  • 7. L’urbe è vista come un flusso costante di Altri deliri americani: il blues architettonico nero è duro, nervoso, sudato. Urta e travolge linguaggi, una fabbrica di segni e significati: un dell’emigrante a New York. senza rimedio. La solitudine e la paranoia dello paraspazio dove tempo, spazio e cultura Si delirano le posizioni sociali...“Il delirio è storico- sguattero Pepe, architetto argentino affogato nel collassano. Nel suo cd-mix “Necropolis: The mondiale e non familiare. Si delirano le razze, le delirio metropolitano newyorchese esce dalle Dialogic Project” (Knitting Factory Works, Usa, tribù, i continenti, le culture, le posizioni sociali...” tavole per finire indelebile nel nostro immaginario. 1995) Dj Spooky assembla un viaggio così scrivono Deleuze e Guattari in Chi l’avrebbe detto che l’architettura è un’arte così sperimentale tra i pionieri della scena “illbient” – “Millepiani.Capitalismo e schizofrenia”. E non pericolosa? la patologia newyorchese del breakbeat - e i rumori sbagliano di certo, aiutati in questa teorizzazione organici del tessuto urbano: sirene, treni, aerei, dalle idee di Koolhaas e Virilio. Ma anche il nobile Jazz e Numerologia. Oltre il Manhattismo: traffico, intervalli arbitrari, audio-rifrazioni. mondo del fumetto dà loro una mano. La Harlem brucia e sogna l’Africa Congestionati collages sonori della “street life” formidabile coppia argentina di Munoz e Sampayo Si delirano i continenti... 23 Aprile 1967, 43E. metropolitana. Con visionaria capacità descrittiva, ha appena dato alle stampe “Nel Bar” (Coconino 125th Street, Harlem, New York: un Dj Spooky mischia Russolo, Afrika Bambaataa e Press, Bologna, 2001), raccolta di storie in “noir” appuntamento magico con il destino. L’Africa Foucault in una analisi emotiva e percettiva di rara di una New York da prime luci dell’alba, emaciata rivoluzionaria si presenta all’Olatunji Center. Nel potenza: non è forse il fonografo – oggi il “deck”- e derelitta. Il primo racconto è illuminante: “Pepe manifesto compare John Coltrane incorniciato la macchina che, leggendo i solchi, “traduce” l’architetto” narra di un architetto-clandestino po- dentro alla sagoma del Continente Nero. “Roots suoni scritti e codificati nel disco? Codici, flussi, litico che, al tramonto dei Seventies, fugge da of Africa” recita il botteghino. Per Coltrane siamo rumori ambientali, spore soniche, cronotopie. Qui tutto e da tutti, anche e soprattutto da se stesso. agli sgoccioli di una vita inquieta e turbinosa. il delirio è reale: cartografare il “paraspazio” Pepe, costretto a eludere le attenzioni della L’Olatunji Center è il penultimo concerto del significa un radicale “uscire dai solchi”, sia dei migra, la polizia corrotta che ricatta i clandestini, sassofonista. L’ultimo registrato live. Il cancro vinili che delle lirae urbanistiche delle griglie lavora come uomo delle pulizie in un bar notturno divora già il suo corpo: morirà tre mesi più tardi. cittadine; significa sovra-eccitare con azione di New York senza permesso di soggiorno. La La performance è un martirio infernale. Il suo audio-motoria le nascoste zone autonome e sua esistenza, perennemente in bilico pubblico è composto di militanti delle Pantere interstiziali della città per portarle in superficie. allucinatorio, lo conduce in un buio labirinto di Nere, di “white niggers”, di afroheadz, di De-lirare è quindi un gettarsi oltre i solchi, paranoia urbana. Pepe sente solo angoscia e beatnicks, di agitatori provenienti dalla suburbia oltrepassare tutti i livelli fino a raggiungere la solitudine dentro di sè. Ora è un architetto furiosa e disperata. La musica è un ruggito tribale Necropoli, la Città Invisibile. Il dj è quindi l’architetto fuorilegge. Il tragico epilogo della storia avviene lancinante, agonizzante: caos, jazz, free, musica che lavora sul paesaggio sonoro per snaturare lo con la sua morte. Non sappiamo se la sacra del XX secolo, afrofuturismo drum and sax spazio organizzato dai “solchi-lirae”. Il futuro è disperazione esistenziale dell’architetto emigrante ante-litteram. Il suo quintetto suona all’African un’approssimazione, scrive Dj Spooky, e l’artista sia stata la stessa per Mohammed Atta o per Center come se corresse freneticamente verso il è un “reality hacker” che insegna ai nostri occhi Pepe, ma l’atmosfera da blues rattrappito che dirupo, dentro l’abisso. Coltrane è sulla croce. Il l’ascolto, alle nostre orecchie lo sguardo critico accompagna le tavole espressioniste di Munoz e quintetto picchia sui chiodi. “Dalla preghiera si sull’esistente. Enter the Necropolis... Sampayo graffia e sporca, come raramente passa al grido” così ne scrisse Geoff Dyer. Siamo accade, la nostra coscienza. La matita del Maes- oltre la musica. Siamo al fondo di quel vortice tro Munoz è micidiale: il suo segno in bianco e artistico-esistenziale che avviluppava artisti come 43
  • 8. Miles Davis, Sun Ra, Pharoah Sanders, Thomas intellettuali colui che si è messo in luce con analisi Pynchon, William Burroughs. Sono i tempi in cui del tutto originali ed efficaci è l’urbanista e filosofo Coltrane si presenta alle prove con mappe apocalittico Paul Virilio. Le sue teorie sulla geografiche dell’Africa e dell’India, con brogliacci dromologia della Politica cioè la velocità intrinseca di numeri e algoritmi. Su lavagne immaginarie, della stessa (Velocità e politica, Multhipla, 1981) con gesso malfermo, tratteggia note e numeri, e sul rapporto immagini e guerra (Guerra e cin- equazioni e notazioni. Dialoga con gli arcangeli di ema. Logistica della percezione, Lindau ) sono Vologda, almanacca di un “mappamondo di fondamentali nello scenario odierno. Possiamo numeri”, di armonie segrete tra suoni e pianeti, quindi utilizzare alcune delle sue categorie di favoleggia di esistenze ultraterrene, di jazz della analisi per dipanare il bandolo della matassa tetraktys e di un unico Dio per tutte le religioni, terroristica. Osama Bin Laden incarna per Virilio dall’India ad Harlem. “The Olatunji Concert: The il classico dèspota asiatico alla guida di un micro- Last Live Recording” (Impulse-Verve, USA, 2001) esercito modernissimo di soldati ideali, cioè votati è la catarsi di un Pitagora nero moderno che alla morte. La dimensione mitica e mistica del straccia la propria carne per assiomizzare lo soldato-religioso suicida pare quasi invincibile date spirito. Coltrane, che ha conosciuto la “fama” negli le peculiarità delle società occidentali anni ruggenti del Village a Downtown Manhattan, caratterizzate dalla mobilità, dallo scambio e dal è già oltre il delirio del manhattanismo. Lui, che rapporto laico stato/religione. Il trionfo, parziale, ha scritto brani come “Peace on Earth”, è tra di Osama Bin Laden è quindi il trionfo, totale, della coloro che appiccano il fuoco ad Harlem. Nato mistica: le nuove caserme sono le chiese, spesso bluesman, cresciuto jazzista, muore incendiario. illegali, il personale militare è il clero militante- latitante, molto spesso con tratti nomadici. I protocolli d’attacco del Terrore Freddo appaiono Il Californismo Universale e il Techno- di altissimo livello sia tecnologico che geo- gnosticismo: Ermete a Disneyland strategico. Paul Virilio lo ha messo in evidenza Si delirano le nazioni... E non v’è dubbio che la nel suo capitolo New York dèlire - un altro! - in Davis è uno di quegli intellettuali di nuova California sia la nazione-stato dell’utopia “Un Paysage d’evènements” sul precedente generazione che, con piercing, tatuaggi tribali e americana realizzata, una sorta di hyper- attentato alle Twin Towers nel 1993. Il paradosso vestiti di pelle nera, si trovano a proprio agio sia America al cubo. In-cubo o sogno, la California della guerra del Terrore Freddo sarà quello tra le pagine di Aristotele che fra i suoni dei Boards è uno strano attrattore di mitologie e di scenari prospettato da Ballard nel suo racconto Storia of Canada. Coraggioso e riuscitissimo il suo bizzarri. Logico quindi che dall’osservatorio Segreta della Terza Guerra Mondiale – che tentativo di mappare, da Ermete Trismegisto a privilegiato della West Coast, nell’epicentro di quel dura quattro minuti e del cui svolgimento nessuno Norbert Wiener, da Platone a Timothy Leary, “californismo universale” che è la Silicon Valley e se ne accorge tranne il protagonista – o sarà l’inconscio tecnologico nella storia della cultura San Francisco, il giornalista Erik Davis abbia quello prospettato da Virilio e cioè la Prima Guerra occidentale. I miti, la magia e il misticismo nell’era perlustrato le “terre incognite” della spiritualità Accidentale, un conflitto mondiale dai contorni dell’informazione – questo il sottotitolo del libro – applicata alla tecnologia e alla rivoluzione incerti e poco prevedibili? sono il pretesto per un viaggio eroico nella digitale.(Techgnosis, Ipermedium, 2001) Erik contemporaneità più utopica ma anche il testa- mento di un’epoca che segna forse l’inizio del dominio della tecnica. Cos’è infatti, se non disperazione, quella persistente speranza di immortalità che pervade tutti gli attori inconsapevoli di “Techgnosis”? La California – o la terra di Magonia, se preferite - grazie al prezioso saggio di Erik Davis, si conferma terra di estetiche deviate e apocalittiche: basta la lettura del capitolo “Il richiamo alieno” per convincersi di quanto l’immaginario del “californismo universale” abbia informato il nostro dopoguerra. L’Area 51 è in mezzo a noi. Enjoy the trip!! Dalla Guerra Fredda al Terrore Freddo. Dromologia del terrorismo. Si delirano le guerre... Il destino del nodo gordiano – che prometteva il dominio dell’Asia a chi lo avesse reciso - evocato da Ernst Junger e Carl Schmitt nel loro saggio del 1955 (Il nodo di Gordio, Il Mulino, 1987) pare non essere ancora stato sciolto. La contrapposizione tra i due mondi, l’Oriente e l’Occidente, sembra essere tuttora irrisolta data la siderale lontananza di “universi concettuali” a cui fanno riferimento. Tra gli 44 44
  • 9. REVIEW LTJ BUKEM & Mc Conrad 14-02-2002 DAL VIVO AL MAFFIA Stile, classe, eleganza. In poche parole si puo’ riassumere il live set di Ltj Bukem al Maffia, supportato da Mc Conrad. I presenti, perfetti conoscitori del poliedrico universo drum and bass, sanno gia’ cosa li attende. I duri e puri del dancefloor infatti sono assenti, ma chi ama veramente i suoni targati Good Looking non rimarra’ deluso. Sono le due passate quando i due inglesi arrivano sul palco del Maffia e gia’ l’apparenza e’ quella dei musicisti professionisti, non il classico dj style. Veri professionisti insomma. Ma questo non si traduce in suoni freddi e distaccati, tutt’altro: le linee di basso e batteria, all’apparenza semplici, tracciate da Bukem sono arricchite da piatti e improvvise accelerazioni in puro stile jungle cui si aggiunge la voce di Conrad. Personalissimo il modo d’intendere la figura dell’Mc, non solo veicolo per tenere alta la tensione emotiva della pista ma vero e proprio singer, al quale lo stesso Ltj fa da supporto con i propri suoni e non viceversa come spesso accade nel gioco a due dj - Mc. Si potrebbe definirla una sorta di ‘soul dnb’: la voce di Conrad, calda ed evocativa, si integra, come detto, con le architetture ritmiche di Bukem invitando i presenti a lasciarsi trasportare, a viaggiare, grazie all’apertura di sempre nuovi spazi sonori, che diventano veri e propri spazi dell’anima. Non sono rari i momenti in cui ci si sofferma ad ascoltare rapiti i due musicisti, come magari accade in un concerto jazz, assai vicino, come mood, al set di stasera. Proprio cosi’, per una volta ci scordiamo la tensione, la carica aggressiva del ballo, comunque presenti e lasciamo che a vincere sia l’aspetto mentale, non quello fisico. Ben si comprende quindi, assistendo ad una serata del genere, il perche’ del nome Progression Sessions, che esprime appieno tutta la classe e l’evoluzione continua del lavoro di Bukem e soci. francesco marchese www.basebog.it 41
  • 10. CARL CRAIG: A MAN FROM OUTER SPACE fabrizio tavernelli “Ma la freddezza dell’era delle macchine progettano i piani per staccarsi definitivamente rappresentata dalla techno si fonda sulla da questa terra. produzione e la distinzione di massa, e Detroit Motorcity, città dei motori, della sull’interfaccia uomo-macchina della catena di meccanica, della tecnologia più sporca e montaggio di Henry Ford, una forza produttiva black scientists, studiosi ed alchimisti delle rumorosa, zona archeologica dell’industria combinazioni ritmiche, della scomposizione urbana, ordinata e inquadrata dall’industria pesante. Tra le rovine del progresso bianco, tra quantica della musica. Schiere di geniali pesante che poi l’ha lasciata nei guai dopo la la corruzione e la corrosione, nasce l’ennesima ricercatori della matrice sonora: Sun Ra, Art ricollocazione in Asia. L’ispirazione centrale evoluzione del sapere atavico dei neri. Talkin Ensemble Of Chicago, Sly Stone, George della techno europea proviene dai progetti per Drum ed Afro-beatz sostituiti da moderne Clinton, James Brown, Afrika Bambaataa, la sistemazione dei neri a Detroit... Cresciuti macchine: drum machine e bass-lines, 909, 808, Prince. durante i recenti effetti del fordismo, i TB303. Sigle e secoli di maestri del ritmo ad Uomini da un altro spazio, da Marte, da Giove, musicisti techno di Detroit leggono La terza esercitarsi sulle scansioni e sugli spostamenti da Saturno o più probabilmente da pianeti ondata del futurologo Alvin Toffler trovando di battuta capaci di portare alla trascendenza segretamente custoditi da altre galassie. che le sue predizioni di tracce sonore in mistica. Carl Craig, uno degli ultimi depositari Piombati come meteore in Egitto, nelle savane cambiamento – “la cultura del blip”, della scuola esoterica del beat, pratiche sub-equatoriali o nelle lussureggianti foreste del “l’atmosfera intelligente”, “l’infosfera”, “la sciamaniche tramandate dal primordiale battere Congo, catturati e trascinati a forza da mutanti demassificazione dei media che demassifica le di mani. Percussioni che accompagnano rituali traditori dalla pelle bianca. Incatenati e privati nostre menti”, “i ribelli della techno”, “le tribali, programming e sequencers che della loro condizione regale, in balia degli oceani tecnologie idonee” – si accordavano con alimentano riti di corpi in movimento scossi da verso continenti ignoti. Schiavitù e ribellione, alcune, sebbene non tutte, delle loro onde sinusoidali e basse frequenze. Carl Craig radici e futuro, sincretismi ed orgoglio. La civiltà intuizioni.” progettista di ritmiche replicanti, tinge di colori nera si riorganizza, le città si fanno meticce, (David Toop - Oceano di suono - Costa&Nolan) alla “Blade Runner” la Techno City Detroit. riprende il cammino antropologico-culturale che Vangelis in the House. porta alla luce, che prepara alla prossima Africa e nascita: i resti dei primi ominidi ritrovati spedizione. New York, New Orleans, Chicago, nelle sconfinate distese. Africa e genetica: il Detroit… Stax, Motown, Universal Sound, Strata corredo cromosomico degli umani rivela la sua CARL CRAIG ESSENTIALS: East, Cosmic-funk, jazz elettrico, electro, hip-hop, provenienza da un unico ceppo. L’arianesimo è house, techno. sconfessato, l’evoluzione porta verità: persino i Suoni ed architetture, costruzioni geometriche, Psyche "Elements" (10) biondi popoli nordici sono il risultato della patterns e clusters, ogni città diventa trampolino BFC "Galaxy" (Fragile) mutazione del nero-cromosoma. Pelle ed occhi, di lancio, nel caos urbano, strateghi dell’estasi prima scuri, si fanno più chiari per meglio Psyche "Andromeda" (Transmat) assorbire la poca luce. Sarah Gregory "Wrap Me In Its Arms" Migrazioni che portano in luoghi inesplorati dove (Retroactive) l’organismo reagisce adattandosi a nuovi ambienti. Africa e fantascienza: sarà di nuovo BFC "Chicken Noodle Soup" (A.R.T.) un nero pionere a lasciare i propri resti su altri Innerzone Orchestra "Bug In The Bassbin pianeti, sarà un pilota dalla pelle nera a guidarci (street mix)" (Mo Wax) nei prossimi viaggi spaziali. La colonizzazione Carl Craig "At Les" (Buzz) dell’universo continua senza sosta, una arca Psyche "Crackdown (remix)" (Buzz) astrale imbarca nuclei famigliari allargati, capaci 69 "Desire" (R&S) di garantire un ricambio generazionale lungo l’eterno tragitto interstellare. Anni luce per Incognito "Out Of The Storm (C2 remix)" approdare a nuovi sistemi solari. (Talkin Loud) La stirpe che giunse sulla terra all’alba dei tempi Maurizio "Domina (Carl Craig remix) (M) por tò con sé insegnamenti, tecniche e Yennek "Serena X (Carl Craig remix) (Buzz) conoscenza. I principi neri fecero sorgere dal nulla splendide e misteriose civiltà dove si selected by Volcov for Neroli productions sviluppò la scienza dei numeri, il linguaggio, i calcoli astrofisici, le teorie dell’atomo. Illuminati (www.neroli.it) 34
  • 11. Sumner dei New Order, mancano le chitarre di Jonathan Donahue dei INTERVISTA: Mercury Rev, ma c’è la magica voce di Beth Orton e il pathos di Richard Ashcroft nella bellissima “The Test”. E ci sono soprattutto i classici CHEMICAL BROTHERS ingrediente dei Fratelli Chimici: riff psichedelici e seducenti induriti da alchimie ritmiche essenziali e definitive. Inconfondibile, in effetti. Certo, a nessuno piace essere considerato un monumento vivente, men che meno a due persone molto gentili e alla mano come Simons e Rowlands. damir ivic Loro insistono sempre molto sulla loro voglia di innovarsi, di “confondere press agency le aspettative”: siamo convinti siano sinceri, ma al tempo stesso un dato di fatto oggettivo è che ormai la musica dei Chemical Brothers è assurta allo status di classico; ed è forse il miglior complimento che si possa fare, E’ quantomeno bizzarro che la prima scintilla di uno degli act degli ultimi in una musica come quella elettronica che consuma voracemente (qualche decenni più influenti nel suo modernismo sia nato nelle aule di un corso di volta troppo voracemente...) nomi, stili, identità, mode – o per lo meno, è Storia Medievale, all’Università di Manchester. E’ lì che si incontrano, nel così che la disegnano. E’ comunque da questo punto che comincia la 1989, gli ancora non ventenni Ed Simons e Tom Rowlands, è lì che tra nostra chiacchierata con Tom Rowlands... castelli, crociate, intrighi clericali e faide tra cortigiani i due Anche con questo ultimo album cominciano a condividere avete voluto “confondere le passioni musicali che vanno aspettative”? Nelle interviste dall’hip hop ai New Order, dai che accompagnavano l’uscita rare grooves a Jesus & Mary di “Surrender”, il vostro Chain, dai Public Enemy agli precedente disco, indicavate Heaven 17; il tutto, va da sé, questo come il primo dei buoni mescolato con la selvaggia e propositi... visionaria energia della Ogni volta che ci mettiamo a Manchester di quegli anni, quella lavorare su un nuovo album dell’Hacienda, quella del corto seguiamo il principio di provare a circuito mooolto psichedelico tra fare qualcosa di differente rispetto indie rock e il futurismo acido di al passato. L’innovare è al centro techno e house. Terreno fertile del nostro progetto. “Surrender” per chiunque abbia un minimo di alla fine è risultato esattamente sensibilità artistica. E che in Ed quello che volevamo risultasse, e Tom il talento naturale non siamo molto soddisfatti di lui; ma manchi, lo si vede fin dall’inizio: non per questo volevamo che giusto il tempo di raggranellare “Come With Us” ne fosse la qualche soldo con le prime prosecuzione o che comunque uscite da dj, i due decidono di corresse sugli stessi binari. autoprodursi un dodici pollici, “Song To The Siren”. E’ il 1992, Tutti parlano sempre della forza loro si fanno chiamare The Dust dei brani dei Chemical Brothers (nome che poi Brothers, della loro carica dovranno cambiare in quanto già adrenalinica. Ma proprio per appannaggio di uno dei più questo motivo vorrei chiedervi quotati team produttivi invece cos’è il concetto di americani, i creatori per dire di “eleganza” per voi... Quando si quel gioiello che è “Paul’s parla di Chemical Brothers, Boutique” dei Beastie Boys), a eleganza e stile non sono le breve diventeranno famosissimi prime parole che vengono ma ancora non lo sanno. La citate. prima spinta gliela darà Andrew Mah, credo che la nostra musica Weatherall: passa per caso ad non abbia una dimensione sola, una delle loro serate, sente il quella dell’adrenalina, della pezzo, ne resta folgorato, lo dinamica. Soprattutto se guardi nel nostro primo album, ci sono alcuni inserisce subito nel roster della sua etichetta (la Junior Boy’s Own, quella brani veramente atmosferici. Sono convinto che uno dei motivi del nostro di Underworld e Ballistic Brothers, per intenderci: mica poco!), lo remixa successo è proprio il fatto che nella nostra musica ci siano diversi piani, col suo alias Sabres Of Paradise. Da lì in avanti, comincia l’ascesa senza diverse attitudini. Anche le nostre tracce più trascinanti e più ritmiche freni che porterà Ed e Tom disco dopo disco a essere fra le figure più penso che non siano mai dozzinali. Ad esempio, “It Began Afrika” ha una influenti di tutti i tempi nella musica elettronica, soprattutto per la loro struttura molto complessa, intricata, pur senza perdere nulla in capacità di renderla comprensibile e appassionante per il mainstream. immediatezza adrenalinica. Come i Prodigy, come gli Underworld di “Born Slippy”, come in parte i Leftfield: Chemical Brothers è ormai una sigla, un archetipo, un argomento Non hai paura che qualche volta la musica dance sia troppo che potete usare per spiegare a vostra zia cos’è la musica dance di qualità. collegata al concetto di “stile”, e di conseguenza di “genere”? Anche quest’ultimo “Come With Us” non tradisce le attese: non ci sono più Sì. Noi non riusciremo mai ad abituarci alle categorizzazioni che ci sono Gillespie dei Primal Scream, non c’è più Noel Gallagher degli Oasis o Bernard nella musica dance. Ad esempio si faceva un gran parlare prima di big 18 18
  • 12. beat: quando abbiamo cominciato a fare musica, il primo singolo che abbia dietro di sé un certo tipo di lavoro e di accuratezza che lo possa far abbiamo fatto uscire era trip hop per come ce la dicevano, ma già il nostro durare nel tempo. Questo è. Una delle nostre più grandi soddisfazione è primo album è diventato big beat. Per il nostro terzo album “Surrender” vedere che la musica che abbiamo fatto ormai anni fa suoni ancora oggi manco riuscivano a trovare una definizione, stavano lì a chiedersi cosa fresca. fosse. Non trovate però stancante qualche volta stare seduti tutto il giorno Facile che lo stiano facendo ancora... nello studio? Sì, e questo è ottimo! I generi possono pure cambiare, ma l’unica cosa (risate) Ci sono alcuni giorni in cui tutto scorre alla perfezione e il tempo evidente è che noi siamo ancora qua e continuiamo a fare le nostre cose. passa che è un piacere... trovi una bella linea di basso, riesci a combinare Per il nostro quarto album l’unica definizione che potremmo dare è che si un po’ di suoni... ma ci sono anche giorni in cui le idee sì ci sono, ma non tratta di “Chemical Brothers Music”. Non ci siamo certo posti il problema riescono in alcun modo ad appassionarti. Lì bisogna avere pazienza. La mentre creavamo di in quale genere potesse essere incasellato. Questo ci musica è un lavoro lungo. Questo fa parte del processo. Mi piace questa consente di concentrarci sull’identità della nostra musica: ciò è eccitante, lotta e la sua profondità, mi piace il fatto di dedicare me stesso e tutta la è ottimo. Lavorare su una propria identità, questo è il punto fondamentale! mia vita alla musica. Non vogliamo fare dischi genericamente techno o E’ difficile portare avanti genericamente house, vogliamo un sodalizio a due? Sono ancora semplicemente fare dei dischi ormai dieci anni, non è che spicchino. Quando tu senti un mica poco! Con Ed siete pezzo in un club, vogliamo che se si come un matrimonio ben tratta del nostro sia un pezzo che ti riuscito... ma portare sorprenda, un pezzo di cui tu abbia avanti i matrimoni anche voglia di parlare in giro agli amici. meglio riusciti non è mai Qualcosa che suoni differente da tutto facile, no? il resto. Lo sooo, ah ah ah! In due è difficile perché non si è tre: Vi sentite ancora degli outsider non si può avere una rispetto al mainstream, come maggioranza. Quando si è in avete dichiarato qualche anno fa? due, succede che uno dice Ma sì, dai. Abbiamo amici coinvolti sì e l’altro dice no: e allora prima di tutto nella scena dei dj, in cosa fai?! La democrazia di generale è ancora tutto sul livello due persone è un’arte molto dell’amicizia, non certo del nome o complicata. Ma bisogna dire della fama. Così è molto più bello, che quando alla fine tutti e piuttosto che inseguire chissà quale due siamo d’accordo su jet set dove l’unica cosa certa è che un’idea, vuol dire più di metà di quello che viene detto probabilmente che l’idea è e fatto è artefatto. quella giusta. Ci vuole sempre un bel po’ di Ora avete raggiunto i tempo prima di un nuovo album trent’anni: continuerete a dei Chemicals... A sentire il registrare musica dance prodotto finito, si capice perché, anche quando avrete la vostra ansia di curare i sessant’anni? particolari è evidente, penso anzi Oh, non voglio vedermi nel sia proprio questa la vostra forza. futuro! Quando hai vent’anni Credo sia abbastanza facile non riesci a immaginarti mettere insieme un po’ di sample trentenne, quando ne hai e assemblare un brano, ciò che è trenta, beh, continui a sentirti veramente difficile è che questi allo stesso modo di quando sample suonino consistenti. avevi vent’anni. Sei sempre Questa cosa, per quanto la stessa persona, ma è fondamentale, non è molto riconosciuta: la gente ascolta la musica anche vero che hai molta più esperienza alle spalle. Arrivare a trent’anni alla radio, magari distrattamente, e se sente una vostra canzone non ti pare che ti cambi in maniera più o meno definitiva: la preoccupazione non percepisce tutto il lavoro che c’è dietro. La cosa vi dà fastidio? è sempre quella di vivere giorno per giorno, esattamente come dieci anni In realtà no. La prima cosa che ci interessa è la reazione immediata alla fa. nostra musica, e devo dire che di solito è positiva. Alla gente non interessa che ci siano volute due settimane per far suonare quell’hi hat nella maniera Hai ancora la forza di aspettare l’alba dopo una notte in un club? giusta, loro ascoltano solo il risultato finale, sentono se il tutto suona Sì. Assolutamente! eccitante e se sta succedendo qualcosa, se provano delle emozioni... poi è chiaro che c’è una categoria di ascoltatori molto più attenta che riconosce “Come With us”: ovvero, dove ci volete portare? anche le finezze, sente quando ci sono delle soluzioni inedite e ben rifinite. Quando facciamo dischi, vogliamo creare un mondo, un ambiente, dare Penso che si debba lavorare su entrambi questi piani. Per noi è vitale che respiro ad una trama complessa. Non si tratta quindi di un’unica idea, di la nostra musica abbia un impatto immediato ma che al tempo stesso un unico feeling. Crediamo che in questo album, come negli altri che 19 19
  • 13. abbiamo registrato finora, ci sia tutto un dipanarsi qualche parte politica, di lottare per ottenere di sensazioni, tra la prima e l’ultima traccia qualcosa, di mettere in pratica un’ideologia: lo fai succedono molto cose e cambiano molti semplicemente perché ti piace. Bisogna comunque panorami. dire che oggi nel duemiladue questo stile di vita da club è stato in qualche modo metabolizzato dal E’ possibile vedere la vostra musica anche mainstream. La cosa non mi mette a disagio; è come qualcosa di sociale, di politico? Il video comunque strano, ma ora comunque ho un’altra di “Out Of Control” ad esempio, con tutte le età, di questa vita ora ne faccio un uso magari un sue ambientazioni da guerriglia po’ diverso. L’evoluzione forse è stata reciproca. centroamericana, può farvi ritagliare L’unica cosa che conta alla fin fine è che la gente addosso un certo tipo di immagine piuttosto riesca a vivere la vita che vuole vivere; e non è politicizzata. mica semplice. Sappiamo di essere dei privilegiati Mmh, non saprei. Per noi fare la musica nei clubs nel poterlo fare. era senz’altro anche un modo di portare avanti uno stile di vita alternativo. Sai, storie di tornare a Il video di “Out Of Control”? casa alle otto di mattina quando invece la maggior Beh, è stata una scelta del regista, noi in effetti lo parte della gente sta andando a lavorare, e abbiamo trovato un po’ aggressivo, non si sposava incrociarsi sui bus... Fin dall’inizio avevi la bene con la musica, secondo noi. Noi siamo ancora percezione che stavi facendo qualcosa di persone semplicemente entusiaste. Non siamo degli differente, un qualcosa di non convenzionale. Non agnellini, ma di sicuro odio e aggressività non sono si tratta comunque di schierarsi esplicitamente da nelle nostre corde. Barley Arts & Institute Of Dubbology Giovedì 4 Aprile 2002 PALAVOBIS MILANO INFO 02 7611 3055 www.barleyarts.com 20
  • 14. AVVENTURE E INFUSIONI: le tecniche dub proliferano in Europa paolo davoli Basso e batteria scuotono l’Europa. Non stiamo Dub Adventurers”: non si sa se l’avventura è per i loro sotto-etichetta Best Seven. Il selectah è Daniel parlando del drum and bass ma del dub fortunati ascoltatori o per coloro che praticano – Haaksman e il “tiro” è obliquo assai, andando a giamaicano che, abbandonate le spiagge asso- come produttori - la terza via, tra house e techno, parare lontanissimo dal calore “giamaicano” come late di Montego Bay si climatizza in Europa. Re- attraverso il dub. In ogni caso, va subito sottoli- dal “dolce stilnovo” europeo. Sembra che i censiamo qui due sommi esempi di dub euro- neato, che l’album in questione è un ottimo esem- berlinesi amino di più gli incroci e gli ibridi ottenibili peo: la scuola di Pistoia e quella di Berlino. Pre- pio di dub, sintetico e sinuoso, all’altezza del mi- con l’intramontabile formula dub. Ecco quindi scor- sentiamo prima gli italiani. Ora come il dub abbia glior suono europeo: non aspettatevi un rere la coriacea “Millions of Images” di Gus Van messo radici in quel di Pistoia resta un bel miste- “marleysmo” in retroazione o i dreadlocks alla Sant & William Burroughs (sì, avete letto bene!), ro: gli indiziati, in ogni caso, sono quei bass-killah Garfagnana; i Dubital sono assai cresciuti negli la sognante dubbosità jazz di Recloose “Absence dei Dubital, matrice Suiteque., i quali collabora- ultimi tempi e le loro produzioni possono salpare of One”, i nostri amati Swayzak con il poeta no con Minox nella nerboruta etichetta indipen- sicure per tutti i porti in ogni angolo del globo. elegantone Benjamin Zephaniah in “Illegal” e giu- dente Suite Inc. La compilation che Dubital pre- Novelli Jonathan Swift del viaggio tra i flutti del sto all’inizio il super-diamante di Rhythm & Sound senta al pubblico internazionale ha per titolo “The dub, i “dubitabili” hanno come preziosi marinai in “King in My Empire”. Ora, dovete sapere, che nella faticosa attraversata il maestoso “principe dietro la sigla R&S si nasconde il team di produ- nero” Mad Professor, gli Zion Train e i Tassilli zione della Basic Channel, leggendaria etichetta Players – le nuove leve del dub britannico più berlinese, responsabile in primis di “aver inserito “radicoso” – e Twilight Circus, olandesi scapestrati i suoni techno nel dub e quelli del dub nella dediti al nomadismo circense. Perla dell’album, techno”. Capito l’antifona? E tutto questo già anni la traccia “Tom Dub” di Atzara featuring Papa, un e anni fa; il negozio che sta dietro l’etichetta, produttore dal sapore mediterraneo e innovativo l’Hardwax, aprì a Berlino nel 1989. Come non ri- assai. Clamorosa anche la tempra di “Slalom manere estasiati di un suono, quello di Basic Block” di Floppa & Nogales, moniker torbido del Channel, che ha giustamente guadagnato legioni giro Suite Inc.. Ok, non sarà ancora la On-U Sound di fans in tutto il mondo? Dub It!! o la Ariwa, ma vi assicuro che la Suite con Dubital sta battendo il ritmo giusto e in poco tempo ot- terrà la meritata attenzione in tutta Europa. Berlino: qui è la Sonar Kollektiv di Jurgen Jazzanova e Stefan Rogall a promuovere il se- AAVV The Dub Adventurers Suiteque - Italia 2001 condo capitolo di “Dub Infusions”, sempre per la AAVV More Dub Infusions Sonar Kollektiv Germania 2001 36