Linee guida per l'accoglienza e l' integrazione degli alunni stranieri Laura Franchini
I Punti chiave del Documento MIUR di febbraio 2014
Linee guida per l'accoglienza e l' integrazione degli alunni stranieri.
A cura della Prof.ssa Lucia Abbruzzese
Linee guida per l'accoglienza e l' integrazione degli alunni stranieri Laura Franchini
I Punti chiave del Documento MIUR di febbraio 2014
Linee guida per l'accoglienza e l' integrazione degli alunni stranieri.
A cura della Prof.ssa Lucia Abbruzzese
Materiali per l’insegnamento dell’italiano L2 e l’integrazione degli alunni stranieri. Un anno di formazione e ricerca nella provincia di Arezzo. Sezione I
Materiali per l’insegnamento dell’italiano L2 e
l’integrazione degli alunni stranieri. Un anno di formazione e ricerca nella provincia di Arezzo. Sezione II
2. l’alunno e le sue specifiche sfide Le risposte della scuola e degli insegnanti Curricoli, programmi
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4. Io non volevo venire qua perché avevo paura di non parlare subito l’italiano e non volevo lasciare i miei cugini Volevo venire per la mia mamma, però, quando ho trovato il biglietto in mano, mi sono detta:”No … cosa sto facendo? Devo rimanere qui, sto bene, la mia vita qua è divertente” Da “Ragazzi e ragazze nella migrazione”, a cura di G. Favaro e M. Napoli; Guerini Studio
5. I primi tempi avevo sempre mal di testa per la confusione che c’era in classe. Non ero abituata al disordine e non capivo che cosa fare. Da “Ragazzi e ragazze nella migrazione”, a cura di G. Favaro e M. Napoli; Guerini Studio Quando parlo con i ragazzi italiani confondo le parole e loro mi prendono in giro per il mio modo di parlare.
6. Ricordo il mio primo giorno di scuola: tutti mi guardavano e Silvia, quando sono entrato nel pulmino, mi ha fatto posto vicino a lei e mi ha detto di sedermi. Per me è stata dura, perché io mi vergognavo e se non c’era Mattia non sapevo con chi stare. All’inizio non capivo l’italiano e a volte pensavo che parlassero male di me. Per noi (stranieri) è più difficile fare amicizia.
7. I miei genitori sono sempre contenti e lo saranno anche in futuro, perché i complimenti che le insegnanti fanno a me, a mia sorella e a mio fratello sono la loro gioia e riempie di felicità il cuore: si sentono dei genitori bravi, perché hanno fatto molti sacrifici per poterci educare. Da Sotto lo stesso sole, Istituto Comprensivo “Fogazzaro” di Follina (TV)
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14. L’alunno immigrato ha bisogno di imparare l’italiano per imparare in italiano Di fatto deve contemporaneamente imparare l’italiano imparando in italiano
22. Il tema della coerenza fra verifica/valutazione e percorsi di insegnamento/apprendimento “A quali criteri si deve far riferimento per valutare gli apprendimenti degli alunni stranieri che effettuano percorsi scolastici diversi, personali ?” “La valutazione, pur riferendosi al percorso dell’allievo, deve comunque rapportarsi agli obiettivi minimi della classe di appartenenza ?”
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24. Le questioni di legalità e legittimità “ Si possono adottare approcci –criteri, modalità, tempi - differenti nella valutazione degli alunni stranieri? “ “ E’ corretto nei riguardi degli altri alunni ?”
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Editor's Notes
Occorre allora considerare la valutazione nel contesto del fare scuola che possiamo rappresentare schematicamente come costituito da tre rotelle che devono funzionare, girare, simultaneamente.
La rilevazione in ingresso non può ovviamente, né deve, esaurire tutti gli ambiti ma centrarsi su aspetti significativi. Occorre che la rilevazione prosegua anche successivamente. Non bisogna avere la pretesa che la prima rilevazione sia esaustiva: gli alunni in un certo senso si “scoprono” progressivamente.
Innanzitutto una considerazione riguardo agli “obiettivi minimi”: che cosa si intende ? Forse è più opportuno parlare in termini di essnzialità In secondo luogo, credo che occorra, come si è detto, assumere una prospettiva temporale adeguata che significa tener conto dei punti di partenza e delle sfide proprie di ogni alunno, dell’impegno posto, dell’effettivo percorso sviluppato. La prospettiva potrebbe quindi anche non essere “annuale”. Ad esempio consideriamo un alunno di anni arrivato nella seconda metà dell’anno scolastico, diciamo a marzo. Poniamo che, per età, dovesse essere inserito in una terza media ma che si decide, dopo aver preso in considerazione il percorso scolastico pregresso di inserirlo in una seconda media. Sarebbe assurdo, credo, riferirsi rigidamente per la valutazione di fine anno agli obiettivi minimi della classe, qualsiasi cosa essi siano.
La VERIFICA riguarda gli strumenti che si usano per raccogliere informazioni relative alle conoscenze possedute, comporta misurazioni. La VALUTAZIONE rimanda a giudizi che derivani la loro fondatezza dall’analisi dei dati raccolti, è dunque sempre un processo interpretativo dei dati raccolti, a carattere inevitabilmente soggettivo/intersoggettivo.
Le questioni di ordine tecnico/pratico e normativo, non esauriscono la problematica della valutazione degli alunni stranieri immigrati, ma sono collegate al grande e complesso tema dell’ADATTAMENTO DEI PROGRAMMI DI INSEGNAMENTO, previsto dalle norme vigenti.
Finora il discorso sembrerebbe svolgersi attorno ai problemi che la scuola e gli insegnanti sentono di vivere quando devono valutare gli alunni stranieri immigrati. Ponendoci per così dire da un punto di vista più esterno, più ampio e critico, occorre considerare alcuni aspetti: 1. E’ dimostrato che la qualità degli apprendimenti e il percorso formativo sono fortemente influenzati dalle modalità valutative, che non sono neutre (Rezzara). 2. D’altra parte esse sono in stretta relazione con l’ordine di interazione in classe, più o meno collaborativo, competitivo, individualistico, che favorisce o, al contrario disincentiva, processi di inclusione. Consideriamo allora il POTERE DEL VALUTARE che incide direttamente sulla vita di alunni che possono trovarsi in una situazione di “vulnerabilità”.