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PROGETTO MICROAREE:
TERRITORIALIZZAZIONE, DINAMICHE DI
GOVERNANCE ED EMERSIONE DELLA VOICE
Governance e Sistemi locali di
welfare – Prof.ssa de Leonardis
Autori: Elena Colli, Lorenzo De
Vidovich, Fabio Moras
STRUTTURA
1) Territorializzazione
- Problematiche di partenza
- La territorializzazione
- La riforma sanitaria
2) Progetto microaree
- Dinamiche della governance
- La questione della quantificazione
- Sanità VS Assistenza sociale
3) Focus: la capability for voice nelle microaree
- Premessa: l’eredità basagliana
- Costruzione sociale delle basi informative
- Meccanismi di emersione della voice
- Criticità nel processo di emersione della voice
TERRITORIALIZZAZIONE Lorenzo De Vidovich
QUARTIERI: DA SOLUZIONE A PROBLEMA
 «Quartieri di edilizia residenziale pubblica progettati come piattaforme per
l’inclusione sociale ed urbana, con uno sguardo alla densità delle interazioni sociali e
col vincolo di ridurre al minimo i costi di produzione» (Bricocoli, 2007: 145)
 Con una dinamica opposta gli stessi quartieri sono diventati emblema
dell’esclusione sociale e urbana
 «Ciò che era soluzione è divenuto un problema» (Watzlawick, 1974)
RIQUALIFICAZIONE “A BASE AREALE”
 Da qui, l’esigenza di politiche a misura di quartiere attraverso un insieme di
programmi basato sull’approccio a base areale:
 Assunzione di un ambito urbano quale campo d’azione per definire geografie
prioritarie
 «Promuovere l’azione su un ambito territoriale come leva per ri-combinare ciò che
le politiche pubbliche hanno trattato in modo disgiunto» (Bifulco, de Leonardis, 2006)
POLITICHE URBANE/POLITICHE SOCIALI
 Politiche di quartiere intrappolate nell’opposizione tra politiche sui luoghi e politiche
sulle persone
 La questione sociale soppiantata dalla questione urbana, separazione dei due
ambiti: «non si confligge ma ci si separa» (Donzelot, 2008, in Bifulco, 2015: 67)
 Quartiere come dispositivo attraverso cui perimetrare un’area che necessita degli
interventi:
«Sono i quartieri i contesti urbani più critici a segnalare l’accumularsi di
problematiche fisiche, sociali ed economiche e a rivelare l’inefficacia di politiche
ordinarie e settoriali» (Bricocoli, 2007: 147)
TRATTAMENTO MANICOMIALE
«Il territorio come manicomio, con i
suoi quartieri per i tranquilli e per
gli agitati, per i lavoratori e per
gli ammalati, per i vecchi e per i
giovani, con i suoi guardiani e le
sue regole» (Rotelli, 1988)
«Le Aziende dell’Edilizia
residenziale pubblica vedono
inquilini e non abitanti, i servizi
sociali trattano casi individuali e
non contesti, i lavori pubblici
guardano alla qualità di una
piazza in termini di un capitolato
d’appalto e non come uno spazio
sensibile» (Bricocoli, 2007: 150)
IL CASO DEI DISABILI A VALMAURA
«Se uno finisce in carrozzina e
abita ad un piano alto, rimane lì.
Per ovviare il problema hanno
costruito due torri senza barriere
architettoniche.
La gente prende il nuovo alloggio,
arrivano qua…e scoprono che ci
sono solo disabili. Questo ha fatto
l’ATER di Trieste mettendolo sui
giornali come l’ultimo progresso
della scienza»
C.R.
RIDEFINIRE IL TERRITORIO
 Trattare il territorio come un contesto
– e un dispositivo – per elaborare
progetti e processi dove la specificità
del caso individuale si relazioni ad una
dimensione collettiva nel definire
problemi, nell’individuare le domande,
e trovare le risposte
 Superare il riduttivismo e il
separatismo delle politiche e dei servizi
orientati verso un quartiere dove i
problemi sono intrecciati, intrisi l’uno
dell’altro
BIFULCO (2015): TERRITORIALIZZAZIONE
 Si riferisce a due fenomeni distinti ma collegati:
• La riorganizzazione territoriale basata meccanismi di rescaling dell’organizzazione fra
Stato e poteri pubblici
• Assumere il territorio come riferimento di politiche ed interventi
 Affrontare in modo mirato e integrato un insieme di problemi – sociali, fisici, economici
– in aree delimitate, favorendo la realizzazione di politiche attive, processi di
empowerment e inclusione
 Costruire welfare di comunità per contrastare i tradizionali limiti del welfare locale
TERRITORIO COME SETTING DEI SERVIZI
 «Uscire dalle stanze dei distretti»
 Nuovo setting dei servizi socio-sanitari
opposto al modello clinico della
separazione
 «Territorio come campo in cui far
dispiegare domande di servizi e risorse
locali» (Bifulco, Bricocoli, Monteleone, 2008:
377)
 «Innescare fenomeni di capacity
builiding: valorizzazione degli operatori
e dei cittadini» (de Leonardis, Monteleone,
2008) per accrescere civicness
 Operare nel e con il territorio alla
produzione di salute
LA CURA DEI LUOGHI
 Territorio inteso come un oggetto da curare,
dedicato alla produzione e al miglioramento
di condizioni di benessere sociale
 «Superare il riduzionismo clinico (individuo
senza contesto) ed il riduzionismo sociale
(contesto senza individuo), con il territorio che
fa da medium tra casa, lavoro, socialità»
(de Leonardis, Monteleone, 2007: 175-178)
 Riconsiderare il territorio come un fattore di
protezione e sostegno, nel far fronte a cause
di vulnerabilità
(Bifulco, 2015: 68)
 Azione reach-out: L’ombrellone giallo di
Giarizzole.
Trasformazione dello spazio pubblico in
mediatore predisposto all’ascolto attivo
 Individualizzazione: Personalizzazione degli
interventi con un lavoro street-level grazie
all’intesa fra organizzazioni di diversa natura
e finalità
ATTIVAZIONE
 Protezione-promozione sociale: attivazione come piena attuazione della
cittadinanza sociale
 Necessità di colmare i vuoti che si creano normalmente fra servizi e utenti, e di
abbattere gli ostacoli istituzionali
 Intervenire in situazioni di sofferenza per sviluppare capacità individuali
 Promozione di processi di inclusione delle collettività locali; destinatario al centro
dell’attenzione
Creare «una situazione molto civile con assistenza sia verso i giovani, sia verso gli
anziani» Carmen Roll
“PROGETTI ASSURDI. MA ARCHITETTI FAMOSI”
C.R.
RIFORMA SANITARIA REGIONALE
 Legge regionale 6/2006
 Nel FVG una tradizione di elevato investimento pubblico nelle politiche sociali
 Caratteristiche: centralità attore pubblico, riconoscimento diritti sociali, servizi socio-
sanitari articolati, presenza del terzo settore
 Necessità di costruire sul territorio un sistema di opportunità di inclusione sociale e
renderlo setting dei servizi
 Inoltre, esigenza di potenziare i servizi territoriali per gli anziani alla luce
dell’invecchiamento della Regione e della Provincia di Trieste
(+65: 2005-2008: 26,3%27,3%. Dati forniti da Carmen Roll)
RIFORMA SANITARIA REGIONALE
Articolazione pratica influenzata dalla storia delle politiche socio-sanitarie in FVG:
deistituzionalizzazione psichiatrica (Trieste e Gorizia)
Processo di dismissione psichiatrica:
• «Riammissione nella società col fondamentale passaggio dal manicomio al
territorio» (de Leonardis, Monteleone, 2007)
• «Trasformazioni del ruolo degli assistiti e delle competenze psichiatriche, e più in
generale del settore sanitario» (Bifulco, Bricocoli, Monteleone, 2008: 374)
RIFORMA SANITARIA REGIONALE –
FRANCO ROTELLI
«Le malattie sono una questione sociale, biologica e psicologica, e se si vuole fare una
politica sulla salute bisogna tenere conto di queste “determinanti non sanitarie della
salute”, delle condizioni macro e delle condizioni micro, delle condizioni economiche e
familiari»
«L’Italia ha imparato a frammentare le politiche sociali e sanitarie in tanti filoni,
immaginando che l’oggetto sia completamente a seconda che si tratti di un problema
sanitario o un problema sociale»
RIFORMA SANITARIA REGIONALE –
FRANCO ROTELLI
«Stare dove sta la gente, curare la gente dove la gente vive, la vita della gente è una
vita relazionata, ma l’ideologia dominante va nella direzione opposta, nella direzione
della singola prestazione, della quantificazione delle prestazioni, dell’efficientamento
del sistema e non dell’efficacia del sistema»
«Togliere la distinzione tra ospedale e territorio, rimettere insieme questi due sistemi,
fare in modo che il territorio si rafforzi succhiando anche competenze specialistiche che
giacciono nell’ospedale ma che possono anche essere sfruttate in ambiente territoriale»
MICRO-AREE A TRIESTE
 Applicando i principi della
territorializzazione, e con la
spinta della riforma sanitaria
regionale, nel Comune di
Trieste ha preso vita nel 2005
il progetto «Microaree»
 Intervento su place e people:
accomunare azioni sociali,
sanitarie e di riqualificazione
degli spazi; avvicinare servizi e
operatori ai quartieri per
aprire un terreno di confronto e
riflessione istituzionale
IL PROGETTO MICROAREE:
GOVERNANCE E QUANTIFICATION
Fabio Moras
COSA SONO LE MICRO-AREE
Il programma Micro-Aree, avviato a Trieste nel 2005 a partire da una
precedente sperimentazione (Progetto Habitat), prevede interventi integrati
sui temi della salute, dell’habitat e dello sviluppo di comunità in aree
territoriali molto circoscritte
Quartieri che contano in media fra 1000 e 2500 abitanti
Si tratta normalmente di aree caratterizzate dalla prevalenza di
insediamenti di edilizia pubblica
GLI OBIETTIVI DEL PROGETTO
QUALI SONO GLI ATTORI COINVOLTI?
 Gli attori coinvolti nel progetto sono:
•Azienda Sanitaria
•Comune (Trieste e Muggia)
•ATER (Azienda Territoriale Edilizia Residenziale )
•Terzo settore (cooperative, associazioni volontariato)
QUALI SONO GLI ATTORI COINVOLTI?
Il programma, voluto e promosso dall’Azienda sanitaria, è
basato sull’idea che nella piccola scala sia possibile dare
corpo a:
l’integrazione fra competenze
coinvolgimento dei servizi, del terzo settore e dei cittadini
nelle scelte rilevanti per il benessere
COSA HA PERMESSO QUESTO PROGETTO?
Riforma dell'assistenza del 2000 ha come obiettivo:
Costruire una nuova architettura di governance che distribuisca le responsabilità
politico-amministrative fra lo stato, le regioni e i comuni sulla base di un principio di
sussidarietà verticale. Quindi lo stato si fa garante dell'universalismo selettivo mentre
gli attori locali sono chiamati a tener conto della specificità delle persone e dei contesti.
→ combinazione tra autonomia locale e regolazione nazionale (Bifulco e Centemeri,
2008).
Costruendo un modello negoziale di governance, si profila un welfare locale attivo,
in cui siano coinvolte le comunità locali per la definizione delle politiche
 Scala di decentramento che pur mantenendo in capo allo stato la potestà legislativa, e i
compiti di indirizzo e coordinamento, rafforza il ruolo delle regioni e dei comuni (processo è
agevolato in questo caso dallo statuto speciale della regione del Friuli Venezia Giulia)
 Rafforzare le responsabilità delle istituzioni rispetto ai diritti al ben-essere. Con questo
approccio si tenta di far riemergere le persone cadute nei vuoti delle maglie dei servizi, le zone
d'ombra (Bifulco, Bricocoli, Monteleone)
 Sviluppo di partnership molto strette fra i servizi pubblici e le organizzazioni del terzo settore
 Complementarietà degli aspetti sociali con quelli sanitari: creazione di un conglomerato in
cui tutte le dimensioni dell'intervento non restano dissociate come una sommatoria di
funzioni, ma diano luogo ad una realtà di incontro e di messa in relazione di tanti soggetti
ciascuno i quali diventa protagonista del proprio percorso di salute
IN PRATICA...
Lo scopo quindi è quello di intervenire congiuntamente sui contesti e sulle persone,
mettendo insieme azioni sociali, sanitarie, di riqualificazione degli edifici e degli spazi
pubblici.
Avviene un aumento dei servizi di prossimità con interventi di tutela della salute,
prevenzione del disagio sociale e riqualificazione delle condizioni abitative
CHI LAVORA SUL CAMPO?
Referenti microarea
Associazioni
Portierati sociali (ATER)
Operatori dei distretti
Cooperative sociali
Servizi sociali
Volontari di servizio civile
Ruolo del referente:
 Coordinamento operativo in
collaborazione e raccordo con
Comune, Ater, Azienda
Sanitaria, terzo settore
 Intermediazione tra cittadini e
istituzioni
 Attivatore di processi
partecipativi
ESEMPIO DI GOVERNANCE: MICROAREA ZINDIS
POTENZIALITÀ E CRITICITÀ
Potenzialità
• Maggiore capitale
sociale
• Visione complessiva dei
problemi
• Aumento rapporti di
prossimità
Criticità
• Difficoltà coordinamento
• Sovrapposizioni di
competenze
• Rischio di competizioni
tra istituzioni (es.
delegittimazione servizi
sociali)
DIFFERENZE TRA MICROAREE
Microarea Zindis:
Referente del progetto: comune di
Muggia
Relazione scritta sulla situazione dei
progetti
Microaree distrettuali
Referente del progetto: Azienda
Sanitaria
Risposte in termini di dati sanitari
(quantitativi)
 La sanità presenta una separazione tra funzioni di finanziamento e funzioni di
erogazione. Essa è collegata al fenomeno dell'aziendalizzazione, cioè
all'introduzione di modelli organizzativi mutuati dall'impresa privata.
(Applicazione del New Public Managment)
 L'innesto di culture e di pratiche “privatistiche” nelle amministrazioni pubbliche ha
veicolato forme di responsabilità amministrativa incentrate sulla nozione di
accountability. Adottata dal mondo dell'impresa di mercato, questa nozione è
focalizzata sui risultati dell'azione (in termini di costi e di coerenza rispetto agli
obiettivi prefissati) e sulla loro verificabilità e comunicabilità/discutibilità pubblica
(Freedland, 2001)
CRITICITÀ NELLA RACCOLTA DEI DATI
“Io tra l'altro, ho anche problemi di tempo materiale per riempire le tabelle con questi dati,
avrei anche bisogno di qualcuno che mi aiuta, questa per me è una criticità importante,
perché le cose che faccio oggi magari le inserisco tra un mese.. e chi si ricorda che cosa
avevo fatto un mese prima?”
 Le relazioni vengono consegnate separatamente, e secondo i referenti, i dati non
vengono nè comparati nè analizzati complessivamente, arrivando addirittura a definirla
una perdita di tempo quasi inutile
IN SINTESI.. COSA INFLUENZA I PROCESSI ATTUATTIVI?
Rapporti istituzionali
Tipologia di professionalità in campo
Coordinamento tra referenti
Modo in cui vengono coinvolti i destinatari
LE DINAMICHE DELLA VOICE
MECCANISMI DI EMERSIONE E CRITICITÀ
Elena Colli
L’EREDITÀ DELL’ESPERIENZA BASAGLIANA
 Dall’apertura dei manicomi  all’apertura degli
ospedali
 Uscita dalle strutture per entrare nelle case e
distribuirsi nel territorio
Punti chiave:
 Concezione della sanità e del sociale come
dimensione unica
 Principio di autodeterminazione
 Presa di parola degli “utenti”: sono i diretti
interessati a sapere di cosa c’è bisogno!
UN WELFARE SU MISURA PER LE MICROAREE
Welfare
Universalistico
Valorizzazione
dell’individuo
Principio di
inclusione
Spazi come
beni pubblici
Contrapposto ad una trasformazione del welfare che vede:
 Diritti (di natura politica)  trasformarsi in bisogni a cui rispondere
(oggettivi e misurabili)
 Welfare residuale che agisce su bisogni già in stato avanzato/dove
c’è necessità
 Distribuzione delle risorse effettuata in base all’appropriatezza
della spesa
Avvicinamento
istituzioni/abitanti
Dalla CURA della
MALATTIA alla
PROMOZIONE
della SALUTE
COSTRUZIONE SOCIALE DELLE BASI INFORMATIVE
«Ciò che non viene contato non conta»
Inclusione della voice degli abitanti nella costruzione di buone basi
informative per la realizzazione di buone politiche
 Correzione del dato «street level», storie di vita, documentari
audiovisivi, incontri informali regolari, portierato sociale, laboratori…
L’obiettivo è
- Realizzare il massimo di conoscenza
delle condizioni di salute degli abitanti
- Ricerca di un nuovo tipo di indicatore
che misuri e dimostri l’operato delle MA
- Miglioramento delle politiche a loro
rivolte, impostazione di percorsi
personalizzati
Storie di vita
- Guarda Margherita, siamo famose!
- Hai visto?? Ma ci vieni a guardarlo il documentario?
- Aah no, gli altri guardano. Io la so a memoria la mia storia,
purtroppo l’ho anche vissuta!
 Libera Università dell'Autobiografia, dott. Duccio Demetrio
Video e interviste
Dare voce dal basso a tutti i soggetti coinvolti, senza distinzioni tra
operatori e abitanti. Il progetto come bene comune, realizzato tramite
laboratori multimediali nel quartiere.
Mostra fotografica
«Se non racconti quello che fai, nessuno sa quello che fai, non capisce
quello che fai, e quindi non lo fa!»
 Coinvolgimento di fotografi professionisti, e volontari
AVVICINAMENTO ISTITUZIONI - RESIDENTI
 «La microarea produce rapporti ‘umani’ che stanno alla base della salute!»
 «Una telefonata, e sono più contento»
 «Microarea è: ‘volete qualcosa da bere?’ una bottiglia d’acqua sotto l’ombrellone in piazzale…e poi
anche un tavolo sotto all’albero, vicino all’orto!»
 «La microarea arriva là dove il servizio a volte non riesce ad arrivare…»
 Rimozione dei simboli del potere
(cattedre, divise, camici, cartellini…) che
definiscono ruoli e gerarchie
«Se non sanno chi sei, allora hai un bonus e
puoi guadagnare la loro fiducia»
es. Ombrellone: tirare fuori la gente dalle
«tane»
 Presenza quotidiana sul territorio
«Bisogna viverci.»
 Collaborazione quotidiana con Servizio
Sociale, Azienda Sanitaria e ATER con
spazi di ascolto
 Utilizzo della sede come spazio di incontro
(caffè settimanale, laboratori di sartoria,
pranzi, spazio studio…)
BUONE BASI INFORMATIVE…
Approccio delle capabilities
«La libertà di essere e di fare» (Sen)
Capire cosa le persone sono in grado di fare
con le risorse a loro disposizione
Capacity to aspire
«La capacità di aspirare: di immaginare e
argomentare (anche attraverso la protesta)
una vita migliore»
(Appadurai)
Non sei la tua malattia
«Qui si parla della tua vita, non della tua
malattia»
Linguaggio
Non è quello sanitario ma quello della vita di
tutti i giorni. Salute anziché sanità… e tanto
dialetto!
Che cosa ti
piacerebbe fare?
…PER LA COSTRUZIONE DI BUONE POLITICHE
Mappatura competenze,
per rafforzarle e
trasformarle in risorse
(non “far fare altro ad
altri”)
Promuovere iniziative di
auto-aiuto da parte di
non professionali
Le risorse erogate dal
pubblico vengono
trasformate in
capabilities reali per i
destinatari
Es. Abitante di Zindis con forti problemi di depressione a cui viene “inventato” un lavoro, dunque un ruolo attivo
nella comunità (con una borsa di lavoro): le pulizie alla signora anziana il lunedì, la pulizia della palestra il
martedì, l’aiuto per la spesa insieme del mercoledì e così via.
Es. Abitante ex cuoco professionista in forte depressione che ora cucina i pranzi una volta a settimana per 12-14
persone con difficoltà economiche del palazzo (auto-organizzazione del pranzo di quartiere, i Puffi)
RISALITA IN GENERALITÀ:
DAL BISOGNO SINGOLO AL BENESSERE DELLA COMUNITÀ
Innescando nuove forme di ascolto, dialogo e quindi collaborazione con gli abitanti intorno ai problemi e
alle necessità del rione, si sono create le opportunità di partecipare alla definizione di cosa occorresse fare
e di come provare a farlo insieme: dal dialogo dei singoli al bene comune.
Bisogno
individuale
«Io non so fare le pulizie, io so
lavorare la terra!»
Risorsa
collettiva:
Orto
Sociale
Orto di proprietà di tutti,
utilizzato anche per la
redistribuzione delle verdure
in eccesso a chi è in difficoltà
«In microarea si dà spazio alle idee e
alle competenze di tutti e le persone non
vengono trattate come utenti: per noi
sono solo delle risorse»
PUNTI CHIAVE NEL PROCESSO DI ACQUISIZIONE
DELLA VOICE NELLE MICROAREE
 Ownership dei progetti
 Apprendimento by-doing
 «Il lavoro fa bene alla salute»  inventarsi
mansioni e professioni per gli abitanti
 La microarea come attivatore di servizi (non
servizio)
 Far emergere domande più che dare risposte
 Una volta avviato il processo, esso si
autoalimenta «Devi chiederti perchè è stato fatto, cosa volevano esprimere,
interrogarsi cosa fare per capire il disagio e attivare qualcosa»
MICROAREA AGISCE COME FATTORE DI CONVERSIONE
Diritti e
libertà
formali
Capacità
reali Funzionamenti
Ruolo della Microarea
tramite emersione
della voice
Possibilità di
accesso e scelta
CRITICITÀ EMERSE
 La voice può essere strumentalizzata o non
incanalata verso il decision making
 Per attivare la voice tramite queste
dinamiche servono risorse, coinvolgimento
porta a porta: ma il mancato riconoscimento
dell’assistenza sociale come componente della
salute comporta la carenza di risorse
BIBLIOGRAFIA
Appadurai, A. (2011) Le aspirazioni nutrono la democrazia, Et. Al. Edizioni, Milano
Bifulco, L. (2015) Il welfare locale. Processi e prospettive, Carocci, Roma, pp. 63-82, 117-123
Bifulco, L., Bricocoli, M., Monteleone, R. (2008) Welfare locale e istituzioni riflessive. Processi di
attivazione in Friuli-Venezia Giulia, in La Rivista della Politiche Sociali
Bifulco, L., de Leonardis, O. (2006) Integrazione tra le politiche come opportunità, in Donolo, C. (a cura
di) Il futuro delle politiche pubbliche, Mondadori, Milano, pp.31-57
Bricocoli, M. (2007) Territorio, contrattualizzazione e politiche urbane: scomposizioni e ri-composizioni
dell’azione pubblica nelle politiche di quartiere in Monteleone R. (a cura di), La contrattualizzazione nelle
politiche sociali: forme ed effetti, Officina edizioni, Roma
de Leonardis, O., Mauri, D., Rotelli, F. (1994) L’impresa sociale, Anabasi, Milano
de Leonardis, O. e Monteleone, R. (2007) Dai luoghi di cura alla cura dei luoghi a Trieste e dintorni in
Monteleone R. (a cura di), La contrattualizzazione nelle politiche sociali: forme ed effetti, Officina edizioni,
Roma
Massiotta, S. (2006) La sperimentazione Micro-Win a Trieste: cornici, dispositivi, pratiche di integrazione
delle politiche pubbliche, Tesi di Master in Sviluppo locale, Qualità sociale – Università degli Studi
Milano-Bicocca, Facoltà di Sociologia
GRAZIE PER L’ATTENZIONE!

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Progetto MicroAree: territorializzazione, dinamiche di governance ed emersione della voice

  • 1. PROGETTO MICROAREE: TERRITORIALIZZAZIONE, DINAMICHE DI GOVERNANCE ED EMERSIONE DELLA VOICE Governance e Sistemi locali di welfare – Prof.ssa de Leonardis Autori: Elena Colli, Lorenzo De Vidovich, Fabio Moras
  • 2. STRUTTURA 1) Territorializzazione - Problematiche di partenza - La territorializzazione - La riforma sanitaria 2) Progetto microaree - Dinamiche della governance - La questione della quantificazione - Sanità VS Assistenza sociale 3) Focus: la capability for voice nelle microaree - Premessa: l’eredità basagliana - Costruzione sociale delle basi informative - Meccanismi di emersione della voice - Criticità nel processo di emersione della voice
  • 4. QUARTIERI: DA SOLUZIONE A PROBLEMA  «Quartieri di edilizia residenziale pubblica progettati come piattaforme per l’inclusione sociale ed urbana, con uno sguardo alla densità delle interazioni sociali e col vincolo di ridurre al minimo i costi di produzione» (Bricocoli, 2007: 145)  Con una dinamica opposta gli stessi quartieri sono diventati emblema dell’esclusione sociale e urbana  «Ciò che era soluzione è divenuto un problema» (Watzlawick, 1974)
  • 5. RIQUALIFICAZIONE “A BASE AREALE”  Da qui, l’esigenza di politiche a misura di quartiere attraverso un insieme di programmi basato sull’approccio a base areale:  Assunzione di un ambito urbano quale campo d’azione per definire geografie prioritarie  «Promuovere l’azione su un ambito territoriale come leva per ri-combinare ciò che le politiche pubbliche hanno trattato in modo disgiunto» (Bifulco, de Leonardis, 2006)
  • 6. POLITICHE URBANE/POLITICHE SOCIALI  Politiche di quartiere intrappolate nell’opposizione tra politiche sui luoghi e politiche sulle persone  La questione sociale soppiantata dalla questione urbana, separazione dei due ambiti: «non si confligge ma ci si separa» (Donzelot, 2008, in Bifulco, 2015: 67)  Quartiere come dispositivo attraverso cui perimetrare un’area che necessita degli interventi: «Sono i quartieri i contesti urbani più critici a segnalare l’accumularsi di problematiche fisiche, sociali ed economiche e a rivelare l’inefficacia di politiche ordinarie e settoriali» (Bricocoli, 2007: 147)
  • 7. TRATTAMENTO MANICOMIALE «Il territorio come manicomio, con i suoi quartieri per i tranquilli e per gli agitati, per i lavoratori e per gli ammalati, per i vecchi e per i giovani, con i suoi guardiani e le sue regole» (Rotelli, 1988) «Le Aziende dell’Edilizia residenziale pubblica vedono inquilini e non abitanti, i servizi sociali trattano casi individuali e non contesti, i lavori pubblici guardano alla qualità di una piazza in termini di un capitolato d’appalto e non come uno spazio sensibile» (Bricocoli, 2007: 150)
  • 8. IL CASO DEI DISABILI A VALMAURA «Se uno finisce in carrozzina e abita ad un piano alto, rimane lì. Per ovviare il problema hanno costruito due torri senza barriere architettoniche. La gente prende il nuovo alloggio, arrivano qua…e scoprono che ci sono solo disabili. Questo ha fatto l’ATER di Trieste mettendolo sui giornali come l’ultimo progresso della scienza» C.R.
  • 9. RIDEFINIRE IL TERRITORIO  Trattare il territorio come un contesto – e un dispositivo – per elaborare progetti e processi dove la specificità del caso individuale si relazioni ad una dimensione collettiva nel definire problemi, nell’individuare le domande, e trovare le risposte  Superare il riduttivismo e il separatismo delle politiche e dei servizi orientati verso un quartiere dove i problemi sono intrecciati, intrisi l’uno dell’altro
  • 10. BIFULCO (2015): TERRITORIALIZZAZIONE  Si riferisce a due fenomeni distinti ma collegati: • La riorganizzazione territoriale basata meccanismi di rescaling dell’organizzazione fra Stato e poteri pubblici • Assumere il territorio come riferimento di politiche ed interventi  Affrontare in modo mirato e integrato un insieme di problemi – sociali, fisici, economici – in aree delimitate, favorendo la realizzazione di politiche attive, processi di empowerment e inclusione  Costruire welfare di comunità per contrastare i tradizionali limiti del welfare locale
  • 11. TERRITORIO COME SETTING DEI SERVIZI  «Uscire dalle stanze dei distretti»  Nuovo setting dei servizi socio-sanitari opposto al modello clinico della separazione  «Territorio come campo in cui far dispiegare domande di servizi e risorse locali» (Bifulco, Bricocoli, Monteleone, 2008: 377)  «Innescare fenomeni di capacity builiding: valorizzazione degli operatori e dei cittadini» (de Leonardis, Monteleone, 2008) per accrescere civicness  Operare nel e con il territorio alla produzione di salute
  • 12. LA CURA DEI LUOGHI  Territorio inteso come un oggetto da curare, dedicato alla produzione e al miglioramento di condizioni di benessere sociale  «Superare il riduzionismo clinico (individuo senza contesto) ed il riduzionismo sociale (contesto senza individuo), con il territorio che fa da medium tra casa, lavoro, socialità» (de Leonardis, Monteleone, 2007: 175-178)  Riconsiderare il territorio come un fattore di protezione e sostegno, nel far fronte a cause di vulnerabilità (Bifulco, 2015: 68)  Azione reach-out: L’ombrellone giallo di Giarizzole. Trasformazione dello spazio pubblico in mediatore predisposto all’ascolto attivo  Individualizzazione: Personalizzazione degli interventi con un lavoro street-level grazie all’intesa fra organizzazioni di diversa natura e finalità
  • 13. ATTIVAZIONE  Protezione-promozione sociale: attivazione come piena attuazione della cittadinanza sociale  Necessità di colmare i vuoti che si creano normalmente fra servizi e utenti, e di abbattere gli ostacoli istituzionali  Intervenire in situazioni di sofferenza per sviluppare capacità individuali  Promozione di processi di inclusione delle collettività locali; destinatario al centro dell’attenzione Creare «una situazione molto civile con assistenza sia verso i giovani, sia verso gli anziani» Carmen Roll
  • 14. “PROGETTI ASSURDI. MA ARCHITETTI FAMOSI” C.R.
  • 15. RIFORMA SANITARIA REGIONALE  Legge regionale 6/2006  Nel FVG una tradizione di elevato investimento pubblico nelle politiche sociali  Caratteristiche: centralità attore pubblico, riconoscimento diritti sociali, servizi socio- sanitari articolati, presenza del terzo settore  Necessità di costruire sul territorio un sistema di opportunità di inclusione sociale e renderlo setting dei servizi  Inoltre, esigenza di potenziare i servizi territoriali per gli anziani alla luce dell’invecchiamento della Regione e della Provincia di Trieste (+65: 2005-2008: 26,3%27,3%. Dati forniti da Carmen Roll)
  • 16. RIFORMA SANITARIA REGIONALE Articolazione pratica influenzata dalla storia delle politiche socio-sanitarie in FVG: deistituzionalizzazione psichiatrica (Trieste e Gorizia) Processo di dismissione psichiatrica: • «Riammissione nella società col fondamentale passaggio dal manicomio al territorio» (de Leonardis, Monteleone, 2007) • «Trasformazioni del ruolo degli assistiti e delle competenze psichiatriche, e più in generale del settore sanitario» (Bifulco, Bricocoli, Monteleone, 2008: 374)
  • 17. RIFORMA SANITARIA REGIONALE – FRANCO ROTELLI «Le malattie sono una questione sociale, biologica e psicologica, e se si vuole fare una politica sulla salute bisogna tenere conto di queste “determinanti non sanitarie della salute”, delle condizioni macro e delle condizioni micro, delle condizioni economiche e familiari» «L’Italia ha imparato a frammentare le politiche sociali e sanitarie in tanti filoni, immaginando che l’oggetto sia completamente a seconda che si tratti di un problema sanitario o un problema sociale»
  • 18. RIFORMA SANITARIA REGIONALE – FRANCO ROTELLI «Stare dove sta la gente, curare la gente dove la gente vive, la vita della gente è una vita relazionata, ma l’ideologia dominante va nella direzione opposta, nella direzione della singola prestazione, della quantificazione delle prestazioni, dell’efficientamento del sistema e non dell’efficacia del sistema» «Togliere la distinzione tra ospedale e territorio, rimettere insieme questi due sistemi, fare in modo che il territorio si rafforzi succhiando anche competenze specialistiche che giacciono nell’ospedale ma che possono anche essere sfruttate in ambiente territoriale»
  • 19. MICRO-AREE A TRIESTE  Applicando i principi della territorializzazione, e con la spinta della riforma sanitaria regionale, nel Comune di Trieste ha preso vita nel 2005 il progetto «Microaree»  Intervento su place e people: accomunare azioni sociali, sanitarie e di riqualificazione degli spazi; avvicinare servizi e operatori ai quartieri per aprire un terreno di confronto e riflessione istituzionale
  • 20. IL PROGETTO MICROAREE: GOVERNANCE E QUANTIFICATION Fabio Moras
  • 21. COSA SONO LE MICRO-AREE Il programma Micro-Aree, avviato a Trieste nel 2005 a partire da una precedente sperimentazione (Progetto Habitat), prevede interventi integrati sui temi della salute, dell’habitat e dello sviluppo di comunità in aree territoriali molto circoscritte Quartieri che contano in media fra 1000 e 2500 abitanti Si tratta normalmente di aree caratterizzate dalla prevalenza di insediamenti di edilizia pubblica
  • 22. GLI OBIETTIVI DEL PROGETTO
  • 23. QUALI SONO GLI ATTORI COINVOLTI?  Gli attori coinvolti nel progetto sono: •Azienda Sanitaria •Comune (Trieste e Muggia) •ATER (Azienda Territoriale Edilizia Residenziale ) •Terzo settore (cooperative, associazioni volontariato)
  • 24. QUALI SONO GLI ATTORI COINVOLTI? Il programma, voluto e promosso dall’Azienda sanitaria, è basato sull’idea che nella piccola scala sia possibile dare corpo a: l’integrazione fra competenze coinvolgimento dei servizi, del terzo settore e dei cittadini nelle scelte rilevanti per il benessere
  • 25. COSA HA PERMESSO QUESTO PROGETTO? Riforma dell'assistenza del 2000 ha come obiettivo: Costruire una nuova architettura di governance che distribuisca le responsabilità politico-amministrative fra lo stato, le regioni e i comuni sulla base di un principio di sussidarietà verticale. Quindi lo stato si fa garante dell'universalismo selettivo mentre gli attori locali sono chiamati a tener conto della specificità delle persone e dei contesti. → combinazione tra autonomia locale e regolazione nazionale (Bifulco e Centemeri, 2008). Costruendo un modello negoziale di governance, si profila un welfare locale attivo, in cui siano coinvolte le comunità locali per la definizione delle politiche
  • 26.  Scala di decentramento che pur mantenendo in capo allo stato la potestà legislativa, e i compiti di indirizzo e coordinamento, rafforza il ruolo delle regioni e dei comuni (processo è agevolato in questo caso dallo statuto speciale della regione del Friuli Venezia Giulia)  Rafforzare le responsabilità delle istituzioni rispetto ai diritti al ben-essere. Con questo approccio si tenta di far riemergere le persone cadute nei vuoti delle maglie dei servizi, le zone d'ombra (Bifulco, Bricocoli, Monteleone)  Sviluppo di partnership molto strette fra i servizi pubblici e le organizzazioni del terzo settore  Complementarietà degli aspetti sociali con quelli sanitari: creazione di un conglomerato in cui tutte le dimensioni dell'intervento non restano dissociate come una sommatoria di funzioni, ma diano luogo ad una realtà di incontro e di messa in relazione di tanti soggetti ciascuno i quali diventa protagonista del proprio percorso di salute
  • 27. IN PRATICA... Lo scopo quindi è quello di intervenire congiuntamente sui contesti e sulle persone, mettendo insieme azioni sociali, sanitarie, di riqualificazione degli edifici e degli spazi pubblici. Avviene un aumento dei servizi di prossimità con interventi di tutela della salute, prevenzione del disagio sociale e riqualificazione delle condizioni abitative
  • 28. CHI LAVORA SUL CAMPO? Referenti microarea Associazioni Portierati sociali (ATER) Operatori dei distretti Cooperative sociali Servizi sociali Volontari di servizio civile
  • 29. Ruolo del referente:  Coordinamento operativo in collaborazione e raccordo con Comune, Ater, Azienda Sanitaria, terzo settore  Intermediazione tra cittadini e istituzioni  Attivatore di processi partecipativi ESEMPIO DI GOVERNANCE: MICROAREA ZINDIS
  • 30. POTENZIALITÀ E CRITICITÀ Potenzialità • Maggiore capitale sociale • Visione complessiva dei problemi • Aumento rapporti di prossimità Criticità • Difficoltà coordinamento • Sovrapposizioni di competenze • Rischio di competizioni tra istituzioni (es. delegittimazione servizi sociali)
  • 31. DIFFERENZE TRA MICROAREE Microarea Zindis: Referente del progetto: comune di Muggia Relazione scritta sulla situazione dei progetti Microaree distrettuali Referente del progetto: Azienda Sanitaria Risposte in termini di dati sanitari (quantitativi)
  • 32.  La sanità presenta una separazione tra funzioni di finanziamento e funzioni di erogazione. Essa è collegata al fenomeno dell'aziendalizzazione, cioè all'introduzione di modelli organizzativi mutuati dall'impresa privata. (Applicazione del New Public Managment)  L'innesto di culture e di pratiche “privatistiche” nelle amministrazioni pubbliche ha veicolato forme di responsabilità amministrativa incentrate sulla nozione di accountability. Adottata dal mondo dell'impresa di mercato, questa nozione è focalizzata sui risultati dell'azione (in termini di costi e di coerenza rispetto agli obiettivi prefissati) e sulla loro verificabilità e comunicabilità/discutibilità pubblica (Freedland, 2001)
  • 33. CRITICITÀ NELLA RACCOLTA DEI DATI “Io tra l'altro, ho anche problemi di tempo materiale per riempire le tabelle con questi dati, avrei anche bisogno di qualcuno che mi aiuta, questa per me è una criticità importante, perché le cose che faccio oggi magari le inserisco tra un mese.. e chi si ricorda che cosa avevo fatto un mese prima?”  Le relazioni vengono consegnate separatamente, e secondo i referenti, i dati non vengono nè comparati nè analizzati complessivamente, arrivando addirittura a definirla una perdita di tempo quasi inutile
  • 34. IN SINTESI.. COSA INFLUENZA I PROCESSI ATTUATTIVI? Rapporti istituzionali Tipologia di professionalità in campo Coordinamento tra referenti Modo in cui vengono coinvolti i destinatari
  • 35. LE DINAMICHE DELLA VOICE MECCANISMI DI EMERSIONE E CRITICITÀ Elena Colli
  • 36. L’EREDITÀ DELL’ESPERIENZA BASAGLIANA  Dall’apertura dei manicomi  all’apertura degli ospedali  Uscita dalle strutture per entrare nelle case e distribuirsi nel territorio Punti chiave:  Concezione della sanità e del sociale come dimensione unica  Principio di autodeterminazione  Presa di parola degli “utenti”: sono i diretti interessati a sapere di cosa c’è bisogno!
  • 37. UN WELFARE SU MISURA PER LE MICROAREE Welfare Universalistico Valorizzazione dell’individuo Principio di inclusione Spazi come beni pubblici Contrapposto ad una trasformazione del welfare che vede:  Diritti (di natura politica)  trasformarsi in bisogni a cui rispondere (oggettivi e misurabili)  Welfare residuale che agisce su bisogni già in stato avanzato/dove c’è necessità  Distribuzione delle risorse effettuata in base all’appropriatezza della spesa Avvicinamento istituzioni/abitanti Dalla CURA della MALATTIA alla PROMOZIONE della SALUTE
  • 38. COSTRUZIONE SOCIALE DELLE BASI INFORMATIVE «Ciò che non viene contato non conta» Inclusione della voice degli abitanti nella costruzione di buone basi informative per la realizzazione di buone politiche  Correzione del dato «street level», storie di vita, documentari audiovisivi, incontri informali regolari, portierato sociale, laboratori… L’obiettivo è - Realizzare il massimo di conoscenza delle condizioni di salute degli abitanti - Ricerca di un nuovo tipo di indicatore che misuri e dimostri l’operato delle MA - Miglioramento delle politiche a loro rivolte, impostazione di percorsi personalizzati
  • 39. Storie di vita - Guarda Margherita, siamo famose! - Hai visto?? Ma ci vieni a guardarlo il documentario? - Aah no, gli altri guardano. Io la so a memoria la mia storia, purtroppo l’ho anche vissuta!  Libera Università dell'Autobiografia, dott. Duccio Demetrio Video e interviste Dare voce dal basso a tutti i soggetti coinvolti, senza distinzioni tra operatori e abitanti. Il progetto come bene comune, realizzato tramite laboratori multimediali nel quartiere. Mostra fotografica «Se non racconti quello che fai, nessuno sa quello che fai, non capisce quello che fai, e quindi non lo fa!»  Coinvolgimento di fotografi professionisti, e volontari
  • 40. AVVICINAMENTO ISTITUZIONI - RESIDENTI  «La microarea produce rapporti ‘umani’ che stanno alla base della salute!»  «Una telefonata, e sono più contento»  «Microarea è: ‘volete qualcosa da bere?’ una bottiglia d’acqua sotto l’ombrellone in piazzale…e poi anche un tavolo sotto all’albero, vicino all’orto!»  «La microarea arriva là dove il servizio a volte non riesce ad arrivare…»
  • 41.  Rimozione dei simboli del potere (cattedre, divise, camici, cartellini…) che definiscono ruoli e gerarchie «Se non sanno chi sei, allora hai un bonus e puoi guadagnare la loro fiducia» es. Ombrellone: tirare fuori la gente dalle «tane»  Presenza quotidiana sul territorio «Bisogna viverci.»  Collaborazione quotidiana con Servizio Sociale, Azienda Sanitaria e ATER con spazi di ascolto  Utilizzo della sede come spazio di incontro (caffè settimanale, laboratori di sartoria, pranzi, spazio studio…)
  • 42. BUONE BASI INFORMATIVE… Approccio delle capabilities «La libertà di essere e di fare» (Sen) Capire cosa le persone sono in grado di fare con le risorse a loro disposizione Capacity to aspire «La capacità di aspirare: di immaginare e argomentare (anche attraverso la protesta) una vita migliore» (Appadurai) Non sei la tua malattia «Qui si parla della tua vita, non della tua malattia» Linguaggio Non è quello sanitario ma quello della vita di tutti i giorni. Salute anziché sanità… e tanto dialetto! Che cosa ti piacerebbe fare?
  • 43. …PER LA COSTRUZIONE DI BUONE POLITICHE Mappatura competenze, per rafforzarle e trasformarle in risorse (non “far fare altro ad altri”) Promuovere iniziative di auto-aiuto da parte di non professionali Le risorse erogate dal pubblico vengono trasformate in capabilities reali per i destinatari Es. Abitante di Zindis con forti problemi di depressione a cui viene “inventato” un lavoro, dunque un ruolo attivo nella comunità (con una borsa di lavoro): le pulizie alla signora anziana il lunedì, la pulizia della palestra il martedì, l’aiuto per la spesa insieme del mercoledì e così via. Es. Abitante ex cuoco professionista in forte depressione che ora cucina i pranzi una volta a settimana per 12-14 persone con difficoltà economiche del palazzo (auto-organizzazione del pranzo di quartiere, i Puffi)
  • 44. RISALITA IN GENERALITÀ: DAL BISOGNO SINGOLO AL BENESSERE DELLA COMUNITÀ Innescando nuove forme di ascolto, dialogo e quindi collaborazione con gli abitanti intorno ai problemi e alle necessità del rione, si sono create le opportunità di partecipare alla definizione di cosa occorresse fare e di come provare a farlo insieme: dal dialogo dei singoli al bene comune. Bisogno individuale «Io non so fare le pulizie, io so lavorare la terra!» Risorsa collettiva: Orto Sociale Orto di proprietà di tutti, utilizzato anche per la redistribuzione delle verdure in eccesso a chi è in difficoltà «In microarea si dà spazio alle idee e alle competenze di tutti e le persone non vengono trattate come utenti: per noi sono solo delle risorse»
  • 45. PUNTI CHIAVE NEL PROCESSO DI ACQUISIZIONE DELLA VOICE NELLE MICROAREE  Ownership dei progetti  Apprendimento by-doing  «Il lavoro fa bene alla salute»  inventarsi mansioni e professioni per gli abitanti  La microarea come attivatore di servizi (non servizio)  Far emergere domande più che dare risposte  Una volta avviato il processo, esso si autoalimenta «Devi chiederti perchè è stato fatto, cosa volevano esprimere, interrogarsi cosa fare per capire il disagio e attivare qualcosa»
  • 46. MICROAREA AGISCE COME FATTORE DI CONVERSIONE Diritti e libertà formali Capacità reali Funzionamenti Ruolo della Microarea tramite emersione della voice Possibilità di accesso e scelta
  • 47. CRITICITÀ EMERSE  La voice può essere strumentalizzata o non incanalata verso il decision making  Per attivare la voice tramite queste dinamiche servono risorse, coinvolgimento porta a porta: ma il mancato riconoscimento dell’assistenza sociale come componente della salute comporta la carenza di risorse
  • 48. BIBLIOGRAFIA Appadurai, A. (2011) Le aspirazioni nutrono la democrazia, Et. Al. Edizioni, Milano Bifulco, L. (2015) Il welfare locale. Processi e prospettive, Carocci, Roma, pp. 63-82, 117-123 Bifulco, L., Bricocoli, M., Monteleone, R. (2008) Welfare locale e istituzioni riflessive. Processi di attivazione in Friuli-Venezia Giulia, in La Rivista della Politiche Sociali Bifulco, L., de Leonardis, O. (2006) Integrazione tra le politiche come opportunità, in Donolo, C. (a cura di) Il futuro delle politiche pubbliche, Mondadori, Milano, pp.31-57 Bricocoli, M. (2007) Territorio, contrattualizzazione e politiche urbane: scomposizioni e ri-composizioni dell’azione pubblica nelle politiche di quartiere in Monteleone R. (a cura di), La contrattualizzazione nelle politiche sociali: forme ed effetti, Officina edizioni, Roma de Leonardis, O., Mauri, D., Rotelli, F. (1994) L’impresa sociale, Anabasi, Milano de Leonardis, O. e Monteleone, R. (2007) Dai luoghi di cura alla cura dei luoghi a Trieste e dintorni in Monteleone R. (a cura di), La contrattualizzazione nelle politiche sociali: forme ed effetti, Officina edizioni, Roma Massiotta, S. (2006) La sperimentazione Micro-Win a Trieste: cornici, dispositivi, pratiche di integrazione delle politiche pubbliche, Tesi di Master in Sviluppo locale, Qualità sociale – Università degli Studi Milano-Bicocca, Facoltà di Sociologia